Esteticamente parafrasando, e forse fecondamente ribaltando, la visione complessa di Walter Benjamin, questo spettacolo ci porta a pensare che forse la maniera migliore e più profonda per affrontare la poesia sta nel suo essere 'tradotta' (nei molti
significati, linguistici, letterari, ma anche fisici e geografici che questo termine porta con sé), quasi che questo 'transito' essenziale sia la chiave per indagare il mistero che la parola lirica custodisce, e che per essere svelato e rivelato in fondo non possa che, quella parola, essere 'tradita'.
È infatti, “Le Nuvole sopra Ferrara”, uno spettacolo che rappresenta un viaggio di trasformazione, che qualcuno ha per questo definito dantesco, un viaggio inevitabilmente 'lungo', se vuole essere creativo giungendo alla sua meta sconosciuta, e che appunto ci porta questo “barbaro in giardino” (è il titolo della raccolta inedita da cui si genera la drammaturgia) a partire da una 'Nonna', una nonna armena narratrice in fuga, alta ed elegante ma soprattutto semplicemente buona, una 'cristiana' come il poeta non ha mai in altri conosciuto.
Una sorta di piccolo”Grand Tour” fuori tempo (siamo alla fine degli anni '50 del novecento) da parte di un intelletuale e scrittore polacco, che in patria è isolato anche per motivi politici, e che finalmente ha modo di venire in Italia e incontrare la grande pittura e la grande architettura prima, durante e dopo il Rinascimento (che è nostro ma anche di tutti).
Ma poiché la poesia è in sé emozione sentimentale, che dunque accade senza poter essere fino in fondo raccontata, di altro dobbiamo parlare, e questo spettacolo lo fa, incominciando dal profondo legame culturale, storico e anche caldamente affettivo che lega Italia e Polonia, forse soprattutto la Polonia all'Italia, piuttosto che l'Italia, sempre 'distratta', alla Polonia.
Così la drammaturgia incastona le emozioni in questa narrazione appena accennata ma storicamente data, vista con gli occhi dell'uomo prima che dello scrittore.
Ma non solo, anche linguisticamente la efficace regia di Sergio Maifredi parla d'altro costruendo la drammaturgia nei movimenti scenici (entrate e uscite, luce e buio) che accompagnano le parole dette, facendo qualcosa che è più ed è diverso da una lettura grazie al dialogo che costruisce tra l'attore (un bravissimo Giuseppe Cederna dalla dizione e dalla mimica così empatica e spontanea da rifuggere ogni retorica) e il personaggio (il poeta polacco Zbigniew Herbert di cui ricorre il centenario della nascita), una distanza dovuta e necessaria ma continuamente attraversata come un confine osmotico, e tra le parole e la musica.
Soprattutto la musica, composta per l'occasione da uno spesso commovente e coinvolgente compositore esecutore di grande qualità Michele Sganga, non è utilizzata come semplice accompagnamento o colonna di sfondo, bensì è un incalzare continuo di domande e suggestioni che cercano risposta, spesso trovandola o anche solo suggerendola, nelle parole del poeta.
Nasce così uno spettacolo in cui il dialogo è un modo per uscire dalla solitudine del monologo, per gettare nel mondo un seme di lievito anche se la mano resta sconosciuta. Uno spettacolo nella concretezza della sua complessità che trascina e coinvolge quasi che noi stessi ci mettessimo in viaggio senza bagagli.
In questo contesto anche gli inevitabili riferimenti storici e perché no politici che ne sono scenario, si trasfigurano assumendo valori universali che prescindono dalla storia senza farne assolutamente a meno.
Nell'ambito del trentesimo Festival della Poesia di Genova “Parole Spalancate” (segue la dedica al premio Nobel Wisława Szymborska nel 2023 e prosegue nel 2025 con “La mia Europa” di Czesław Miłosz, altro poeta polacco Premio Nobel per la Letteratura), un festival che, grazie al suo 'inventore' Claudio Pozzani, pervicacemente e felicemente ripropone uno sguardo 'diverso' su un fare artistico, il fare poesia, di cui ben poco si 'questiona', nel senso di approfondire oltre la superficie, in questo nostro, molto prosaico, oggi.
L'8 giugno, alla presenza della Presidente della Fondazione Herbert di Varsavia che ha porto un breve indirizzo di saluto, nella magnifica “Sala del Maggior Consiglio” del Palazzo Ducale della città, piuttosto piena di un pubblico man mano sempre più interessato e coinvolto fino agli applausi, caldi e numerosi, che hanno chiosato lo spettacolo. In prima nazionale.
LE NUVOLE SOPRA FERRARA La poesia e il viaggio in Italia di ZBIGNIEW HERBERT, regia SERGIO MAIFREDI. Con GIUSEPPE CEDERNA. Musiche scritte ed eseguite al pianoforte da MICHELE SGANGA. Drammaturgia GIUSEPPE CEDERNA e SERGIO MAIFREDI. Consulenza e collaborazione ai testi ANDREA CECCHERELLI. Produzione Teatro Pubblico Ligure. Coproduzione Istituto Adam Mickiewicz di Varsavia. Con il patrocinio del Consolato Generale di Polonia in Milano. In collaborazione con Fondazione Zbigniew Herbert di Varsavia, Istituto Polacco Roma
Foto Max Valle