VOLUBILIS

di

Angela Villa

finalista premio Cendic Segesta 2018


Alle donne della Terra dei Veleni

Personaggi
Matadi: una donna né giovane né vecchia, né brutta né bella. Parla col Vesuvio.
Melanora: sua sorella, più giovane.
Malu: un immigrato.
Lui: un avvocato.


Napoli, ultimo giorno dell’anno, di un anno qualsiasi. Una cucina colorata e fatata che sembra essere uscita da un libro di favole. Gli oggetti quasi più grandi delle persone come in una scena di “Alice nel paese delle meraviglie”. Cesti carichi di frutta, ortaggi, verdure, vaschette per congelare di misure diverse. Al centro un tavolo e due sedie. In un angolo della scena una sedia a dondolo e una cassapanca e sulla cassapanca ben visibile una stampa che ritrae il quadro di Chagall “La passeggiata”. In fondo, una grande finestra appesa a un gancio oltre la finestra non c’è nulla non si vede nulla. Matadi si rivolge alla finestra per parlare con il Vesuvio che sarà visibile solo nella scena finale. Matadi e Malu dialogheranno usando la forma arcaica del “voi” ancora in uso in alcune zone della città. È la forma che si usa in segno di rispetto verso l’interlocutore.

Matadi è seduta sulla sedia a dondolo volge le spalle al pubblico parla alla finestra, prende appunti, commenta
 
MATADI Sì, sì, aspetta, sto scrivendo, sto scrivendo, non correre, vai piano, piano…Non ho capito bene l’ultima frase… Come? Cinquanta grammi di pepe verde? Ma sei sicuro? Non è troppo pesante? Ah, è afrodisiaco! ... Bene. Adesso mi vorrei togliere un altro dubbio …solo tu lo puoi sapere…Ma secondo te: pasticcio di melanzane, melanzane alla parmigiana, timballo di melanzane… sono la stessa cosa o sono ricette diverse? ... Ah è giusto dipende dalla regione…quante cose sai …Non mi stanco mai di ascoltarti. No, no, non preoccuparti oggi non devo prendere il traghetto…Grazie, grazie lo stesso.
MELANORA (entra di corsa, si ferma al centro della scena guarda la sorella) Che stai facendo?
MATADI Niente (si alza, nasconde il quaderno)
MELANORA L’hai fatto di nuovo…
MATADI (si gira e va verso la cucina, riordina e sistema alcune pentole mentre parla con la sorella) Non è vero.
MELANORA Sì, ti ho visto
MATADI E allora?
MELANORA Avevi promesso di smettere…Invece l’hai fatto di nuovo…E chiudi questa finestra… Fa freddo, è il 31 dicembre... (Va verso la finestra cerca di chiuderla, la sorella la ferma)
MATADI No, questa finestra deve restare aperta. Al massimo la posso socchiudere, va bene? E poi che te ne importa? Tu non ci sei mai a casa.
MELANORA Nascondi questo pacco, svelta… (lancia il pacco alla sorella, lei lo afferra al volo) E questo cos’è? (Indica la stampa) Un altro quadro? Altre cianfrusaglie?
MATADI Bella vero? Una stampa numerata. Me l’hanno consegnata oggi, l’avevo ordinata un po’ di tempo fa, Chagall...È un pittore francese... una donna che vola sulla città.
MELANORA Sciocchezze...
MATADI Perché, una donna non può volare? Io con la mente sai quante volte l’ho fatto? MELANORA Brava, poi però ricordati di tornare...
MATADI E questo pacco, invece, cos’è?
MELANORA Non preoccuparti, tu nascondilo e basta. Sto facendo un piacere a un amico.
MATADI (scruta il contenuto) Ma sono gioielli, dove li hai presi?
MELANORA Non lo so, io so solo che devo nasconderli…
MATADI Sai come si chiama questo? Ricettazione. È un reato.
MELANORA Trova un nascondiglio buono, ah ecco, la sedia della nonna va benissimo.
MATADI No, Melà, tu nun stai bene… (nasconde il pacco nel cuscino della sedia)
MELANORA Io sto benissimo, cerco di far andare avanti tutta la baracca, io.
MATADI Perché io invece perdo tempo, vero? Ti sembra niente lavare, stirare …mantenere pulita questa grande casa… cucinare
MELANORA (polemica) Ecco appunto cucinare, sono mesi che cucini ma che dobbiamo fare un pranzo reale…? Ogni giorno una ricetta nuova ma quando la mangiamo tutta questa roba? Io a casa non ci sto mai
MATADI Ecco appunto, dove hai dormito stanotte? Stanotte non ti sei ritirata…
MELANORA (ignorandola) ...Tu, sei eternamente a dieta…
MATADI E va bene, non si può sapere dove sei stata... facciamo finta di niente…Che me ne faccio? La congelo.
MELANORA La congeli? Perché?
MATADI Eh... non si può mai sapere, un’emergenza, una guerra, una catastrofe ambientale, un pranzo improvviso, una bella sorpresa…a volte possono capitare, no?
MELANORA A volte, ma spesso no. Matà la vita, quella vera, quella che si svolge oltre le mura di questo palazzo in cui ti sei rinchiusa…è diversa. Tu da che è successo il fatto ti sei rintanata in questa cucina…Non esci più. Stavamo meglio in campagna...ma no, la signora non si sentiva più al sicuro nella “terra dei veleni” aveva paura di morire contaminata ma sono anni che mangiamo schifezze, allora in questa città dovremmo essere già tutti morti da un bel pezzo, è stata solo una coincidenza, una sfortunata coincidenza ...
MATADI Coincidenza?
MELANORA La signora voleva ritornare in città e adesso eccoci qua.
MATADI Tu lo sai perché ho voluto ritornare in città, in quella casa non potevo più rimanere, troppi ricordi, Melà non apriamo questo libro...tu lo sai il perché...
MELANORA Eh lo so, lo so ...ma è passato tanto tempo ormai. Una pure se ne fa una ragione.
MATADI Quando ti muore un figlio non te ne fai mai una ragione. Ma tu non puoi capire, tu figli non ne hai.
MELANORA Grazie per la delicatezza.
MATADI Prego e comunque mi sto esercitando. Ti ricordi che a lui piaceva il timballo di melanzane?
MELANORA No. E allora?
MATADI Mi sto esercitando.
MELANORA A fare che?
MATADI Sto imparando a fare il timballo, così quando torna gli faccio una sorpresa.
MELANORA Matà, quello non torna, hai capito che non torna? È passato troppo tempo, fattene una ragione, non torna.
MATADI Quello torna.
MELANORA Non torna.
MATADI Torna, torna, lo sai che si è lasciato con quella lì?
MELANORA L’ha lasciato lei o lui?
MATADI Mi sembra lei, no, no, lui, l’ha lasciata lui…E comunque questo non conta. Adesso lasciami lavorare, mi devo concentrare. (Riprende a lavorare in cucina)
MELANORA Concentrati pure Matà, io vado un momento di là, mi devo preparare. (prende il quaderno appoggiato sulla sedia a dondolo, lo sfoglia, poi infastidita...) E smettila con questo quadernino, i morti so’ morti, lasciali in pace.
MELANORA I morti non stanno al cimitero ma in mezzo a noi, sono il nostro futuro noi camminiamo dove loro sono già stati è una specie di cerchio magico...
MATADI Melà, non ho tempo di seguirti in questi ragionamenti esoterici...Esco.
MATADI Esci di nuovo? E dove vai?
MELANORA Affari (va in camera)
MATADI (verso la finestra, con complicità) Non preoccuparti, fa così ma è buona…Se non fosse per lei chissà dove saremmo finite…Ci sentiamo dopo, va bene? Chiamami quando vuoi…No, io qua sto e dove vuoi che vada…Sì, si, ti aspetto…
MELANORA (rientrando, nasconde un altro oggetto sotto al cuscino della sedia a dondolo) Stai parlando di nuovo con lui. Sei pazza (Esce di nuovo)
MATADI (grida per farsi sentire dalla sorella) E con chi dovrei parlare? Con te che fai le apparizioni sceniche? Vai e vieni una continuazione, senza fermarti mai, noi ogni volta, ci parliamo da una stanza all’altra e con l’orologio in mano, hai sempre i minuti contati e poi “Volubbilis” che mistero…
MELANORA (parla dall’altra stanza) Volubilis, con una B e non c’è niente di misterioso…organizziamo voli…
MATADI Voli? Ah ecco Volubilis viene da volo…
MELANORA Volubilis è il nome di un sito archeologico che si trova in Marocco. Organizziamo voli turistici hai capito ora?
MATADI Adesso mi è tutto chiaro, grazie.
MELANORA (rientra, fa per andare poi torna) Ho dimenticato la pistola.
MATADI Pure…E a che ti serve la pistola se ti occupi solo di voli…
MELANORA Di questi tempi è meglio averla che non averla…Vado.
 (esce)
MATADI Statte buone Melà… (al Vesuvio) Se n’è andata…Sei ancora lì? No? ... Ho capito, hai da fare. Nel frattempo aggiorno il mio quaderno. Permetti? Socchiudo la finestra, si è alzato un po’ di vento…Proprio come avevi previsto. Bravo!
Siede, scrive, controlla una mappa, consulta la pila di giornali a terra accanto alla finestra, ritaglia articoli e li incolla sul quadernino
ecco qua... «la zona è interessata dalla presenza di inquinamento da arsenico e idrocarburi. Dobbiamo capire tramite analisi se l’arsenico è naturale o dovuto a inquinamento esterno e quindi se sarà necessaria una bonifica del terreno».
Ma la bonifica non c’è mai stata, troppo costosa. Tutto documentato. L’ho rubato io stessa questo documento, una lunga lista, dei materiali che venivano, diciamo così, parcheggiati, nelle campagne:«16 tonnellate di scarti di collante acrilico; 21 tonnellate di fanghi d’impianti di depurazione; 22 tonnellate di morchie di verniciatura, re-sine e fanghi; 25 tonnellate di rifiuti speciali cosmetici scaduti; 50 tonnellate di morchie di verniciatura; 79 tonnellate di rifiuti speciali industriali; 113 tonnellate di polveri di amianto bricchettate; 552 tonnellate di fanghi di verniciatura; 1.106 tonnellate di scorie e ceneri di alluminio».
Ho fatto anche la somma: totale 1984 tonnellate. Grandi numeri e grandi malattie. Mica semplici raffreddori. Ho preparato anche una mappa. Tutti quelli che si sono ammalati abitavano più o meno vicino al laghetto. Rita, abitava al numero tredici, al quinto piano, cancro al colon; nostro cugino Luigi, al sesto, leucemia; la mia compagna di scuola si è ammalata subito dopo il marito; Rosaria, abitava al numero sette, dall’altro lato della strada. Non ci sono prove certe...forse non c’è nessun legame...Stanno studiando il caso. Ma io sono sicura, la discarica e i rifiuti tossici, ci hanno regalato malattie di ogni tipo, alcune non hanno nemmeno un nome, certe malattie le hanno classificate con delle lettere e dei numeri, così giusto per non perdere il conto: gfdb43 boh. GFDB: (grida) Grandi figli di buona donna! Ma la colpa è anche nostra. Arrivava schifezza di ogni tipo, da ogni parte e non ci siamo mai ribellati …  
legge
«Rilevato uno stato di contaminazione diffuso delle acque sotterranee. Elevate concentra-zioni di solfati, ferro, manganese, arsenico, cromo totale, nichel, alluminio, piombo benze-ne, p-xilene, cloruro di vinile, 1,4 diclorobenzene, tetracloroetilene. Presenza in percentuale pericolosa di rifiuti radioattivi, Presenza...»
rumori fuori scena, guarda verso la quinta
 «Presenza...presenza...»
entra in scena MALU, si regge a malapena sulle gambe, è ferito alla testa
MATADI Uh mamma mia e voi chi siete?
MALU Signora, signora, un po’ d’acqua per piacere…
MATADI Chi siete, che volete? Chi vi ha fatto entrare?
MALU Vostra sorella, sono qui da stanotte, non ve ne siete accorta? Sono un suo amico.
MATADI Un amico …con una pezza in fronte?
MALU Sono… sono un ricercato.
MATADI Un ricercato? Dalla polizia?
MALU No, dalla camorra…
MATADI (cammina nervosamente dalla cucina al tavolo, parla in modo concitato, continuando a sistemare pentole, piatti cibi da congelare)
Uh, madonna santa, peggio, molto peggio… allora sentitemi bene, voi qua non potete rimanere, abbiamo già abbastanza guai da sole, ci mancano solo i ricercati dalla camorra…
MALU Vostra sorella mi ha detto che potevo rimanere qualche giorno…
MATADI E ha sbagliato, doveva chiedere il permesso anche a me. E già, ma io in questa casa conto come il due a briscola, io sono la cretina che non capisce niente…
MALU Sono molto debole non posso uscire, se esco, muoio.
MATADI Morire… non esageriamo…Non si muore così facilmente…Comunque qua non potete rimanere…da un momento all’altro potrebbe…potrebbe tornare...sì, potrebbe tornare mio marito …e che gli dico? Piacere questo è il ricercato…
MALU Signora Matilde, vostro marito non torna.
MATADI Non mi chiamo Matilde. E poi voi come fate a sapere che mio marito non torna, scusate?
MALU Ho sentito prima vostra sorella…
MATADI Eh sa tutto lei …
MALU E come vi chiamate allora?
MATADI Matadi.
MALU Matadi?
MATADI Eh, Matadi, Matadi è il nome di una città africana.  I miei mi hanno concepito quando stavano in Africa… io sono mezza Africana…
MALU Vostra madre era Africana?
MATADI No
MALU Vostro padre allora...
MATADI No, mio padre e mia madre erano entrambi Napoletani.
MALU Ma allora non siete Africana veramente…
MATADI Eh…mi sento Africana, cosa sono le identità? Io mi sento di tutti e paesi e di nessun paese volo...come quella signora del quadro...
MALU Signora, ma me la date un po’ d’acqua, sì o no?
MATADI Uffa, ma vedete che giornata che è schiarata stammatina… voi vedete, voi vedete… (gli porge il bicchiere con l’acqua) Ecco qua, bevete e uscite.
MALU Mi volete portare sulla coscienza allora...
MATADI E va bene sedetevi, ma solo per poco…Sedetevi, là… là …ma no sopra le melenzane per piacere …spostate le melanzane e sedetevi…
Fa sedere il ragazzo, siede anche lei; rimangono entrambi ai lati opposto del tavolo si scrutano a vicenda Ma che avete fatto? Perché siete ricercato? Avete tradito?
MALU Niente… io …volevo semplicemente uscire dal giro.
MATADI E già, uscire dal giro… come se fosse una giostra... “Scusate abbiate pazienza, io adesso scendo, questa giostra non fa per me ...arrivederci”
(lo guarda con le braccia conserte, aspetta una risposta che non arriva poi incuriosita incalza)
…E come siete entrato in questo giro?
MALU Sono arrivato a Napoli pieno di speranze, qualche anno fa, sono un rifugiato il mio paese è in guerra da sempre... ho lavorato come garzone in un bar, come panettiere, ho fatto anche la guardia del corpo…poi mi hanno costretto ad entrare in un giro di affari...sporco... ecomafie ...sicuramente ne avrete sentito parlare
MATADI Certo...
MALU Scaricavo rifiuti illeciti nelle terre dei contadini è un lavoro pericoloso nessuno vuole farlo si rischia la pelle solo ai disperati come me lo propongono …alla gente che non gliene frega di morire...poi ho conosciuto vostra sorella Melania e ho cominciato a desiderare la vita...
MATADI Innanzitutto, non si chiama Melania... si fa chiamare Melà, ma il suo vero nome è Melanora.
MALU Melanora? Questo non me l’aveva mai detto…E che nome è?
MATADI Allora, il fatto è un po’ lungo… lei si chiama Carmela Eleonora… Quando è nata, le due nonne litigavano a chi doveva darle il nome, pe’ nun fa piglia collera a nisciuno, i miei genitori le hanno dato il doppio nome… poiché era troppo lungo, per abbreviare è diventato Melanora…Ma nemmeno Melanora piaceva perché ci fa venire in mente il melanoma, sapete il tumore della pelle…
MALU Ecco perché si fa chiamare MELA’… (dopo un lungo silenzio) Che cosa strana…Nessuno di noi ha un nome normale…Siamo proprio in bel terzetto.
MATADI Innanzitutto noi tre non siamo un terzetto, voi prima ve ne andate e meglio è. Per quanto riguarda le stranezze, come dite voi, io le preferisco, spesso dietro la normalità si nascondono delle brutte sorprese…(silenzio) E voi come vi chiamate?
MALU Io mi chiamo Malu, nella mia lingua vuol dire uomo che cammina in fretta…
MATADI In questo momento non si direbbe proprio…
MALU Ma qua a Napoli tutti mi chiamano in un altro modo…Comunque se non ci fosse stata vostra sorella a quest’ora io sarei morto. Lei mi ha aiutato ad uscire dal giro...ma è stato difficile mi stanno cercando ancora ...ho paura ma sono felice ...gettare quella schifezza nelle terre, in mezzo ai campi, dove giocano i bambini ...era una vergogna per me...non dormivo più la notte... sapete io ho studiato sono laureato...so pilotare aerei ...ma per certa gente resto sempre un escluso un emarginato...un numero in più...
MATADI A me i numeri sono sempre piaciuti. Se mia sorella vi ha aiutato vuol dire che ha visto del bene in voi...non siete come quelli che inquinano le terre ai bambini...
MALU Sono finito in quel giro per disperazione nessuno me lo dava un lavoro...
MATADI La conosco questa storia è una storia vecchia. Noi abbiamo abitato per molto tempo nelle zone contaminate. Lo vedete questo quadernino? Sto raccogliendo informazioni su quello che sta accadendo nelle nostre campagne.
MALU State facendo un’indagine?
MATADI Eh una specie. Ma soprattutto st cercando di ricordarmi quello che è accaduto, sapete è facile fare finte di niente. Abbiamo fatto finta di niente per troppo tempo.
(Prende un cesto di patate e comincia a sbucciarle lentamente.)
Tutti si abituano alle cose brutte, baste che le tieni sempre sotto agli occhi, dopo un po’ non le vedi più…Tu vedi questa terra, la guardi ogni giorno e vedi che si sta trasformando piano piano, qualcosa sta cambiando cose piccole, ma importanti, le pere sugli alberi, le erbette ingiallite, il profumo dell’aria, gli odori strani che vengono dal lago, eppure sei contenta di viverci, vai in riva al mare, hai voglia di aria fresca, pulita. Lo guardi da lontano, il mare sorride ancora. Lo sai bene là sotto che ci sta, però fai finta di niente. Vai a comprare il pane e la mozzarella dove l’hai sempre comprata, come hai sempre fatto da anni. Poi un bel giorno ti svegli e tuo figlio, si lamenta, ha dolore alle ossa è stanco, non si vuole alzare. Tu pensi che fa i capricci perché non vuole andare a scuola. Allora lo sgridi, tiri su le coperte e apri la finestra:
«Sbrigati, la scuola è importante, a scuola si deve andare e che vuoi rimanere sempre qua nella terra dei fuochi e delle puzze? Devi studiare, devi trovare un lavoro e te ne devi andare».
Allora lui si alza, si veste in fretta e furia e tutto felice se ne va a scuola. L’hai educato bene è un bimbo volenteroso e ubbidiente. Prima che se ne va, gli dai un bacio poi lo guardi bene in faccia, ha un colorito giallo intorno agli occhi. Qualche giorno dopo, vieni a sapere che quel giallo ha un nome, si chiama leucemia... Io mi ricordo bene come è cominciato tutto (lunga pausa poi con aria misteriosa) Sapete, questa terra è magica. Dentro i veleni ci sono anche le voci di quelli che se ne sono andati. Quelle voci mi parlano...
MALU Signora mi state facendo venire i brividi. E come fate a sentirle?
MATADI È molto semplice io le sento quando arriva il vento. Basta saper ascoltare. Le voci stanno intrappolate dentro al vento e non se ne possono andare, sono morti e non lo sanno. La discarica ci ha fatto questo bel regalo una morte diversa sospesa, io parlo con loro come se fossero tutti vivi, loro questo vogliono, l’illusione della vita.
MALU E che dicono?
MATADI Ci sono delle voci che dicono un sacco di cretinate, a me non me n’importa, perché mi fanno compagnia lo stesso. Una per esempio si lamenta che il marito non ha aggiustato il tubo del rubinetto che scorre da una settimana.
MALU Con l’acqua contaminata…
MATADI Eh...Un’altra grida sempre con i figli, un’altra ancora, parla male di tutti quanti…e questo ha fatto quello e quella ha detto così, così…critica tutto e tutti, ha sempre da ridire.
E quella sicuramente è Nunziatina, la prima che è morta…Me la ricordo bene, mamma mia, non la sopporto proprio, quando sento la sua voce, mi metto il cotone nelle orecchie…A volte lei se ne accorge e dice:
«Ma mi senti, mi senti? E non fare come faceva mio marito, ti ho visto!»
Allora io, con una santa pazienza, mi tolgo il cotone e dico:
«Hai ragione Nunziatì. Parla pure, dimmi pure, che cosa vuoi raccontare? Sfogati ti ascolto». Solo così si sta zitta.
Ce n’è una, invece, che mi piace assai, canta, non si lamenta mai, dice sempre: tutto bene, tutto bene... ma io lo so che non è così, si capisce dal canto… Soffre dentro, chi sa che le è successo, poveretta. Eh questa sì, mi fa una buona compagnia. Canta canzoni antiche (intona un canto)
(…)
E poi certe volte, certe rare volte… sento i bambini, quelli che non ci sono più, sono le voci più belle… A volte anche quella di mio figlio…È morto a causa dei veleni ma nessuno ci crede, nemmeno mia sorella. Lei dice che è stata una fatalità, tanti la pensano come lei non lo vedono il legame fra la terra e le morti. È stato uno dei primi a morire...
MALU E quanti anni aveva?...
MATADI Pochi. È successo tanto tempo fa...Prima di sposarmi...prima di incontrare il mio attuale marito...ero una ragazza madre...Così si dice no?
Era bello, pieno di energia…Sì, era bello. Mi manca il suo sorriso… Un giorno è tornato a casa con gli occhi gonfi, fuori dalle orbite che sembravano palline da ping pong. Sembrava un mostro…faceva paura. Mi sono messa a gridare come una pazza, mi hanno sentito anche dall’altro lato della strada.
«Dove sei stato, dove sei stato? In mezzo ai campi, non dovete andare, quante volte te l’ho detto. Quante volte?»
Siamo mamme maledette, di una terra maledetta, senza speranza.
(…)
A quei tempi non esisteva nemmeno il registro dei tumori. Poi fecero una riunione, vennero degli avvocati ci dissero che dovevamo registrare i nostri dati dentro certi moduli. Molta gente aveva paura non si voleva registrare perché tanti vivevano nell’illegalità, un po’ erano anche diffidenti, non ci credevano insomma. Tanta gente dormiva, non capiva…E io a parlare, a cercare di convincere, a volte mi arrabbiavo e gridavo proprio come una pazza. Dovete registrarvi, dovete raccontare tutte le malattie...Dicevano che non ragionavo, perché avevo perso il figlio, la morte di mio figlio mi aveva fatto uscire fuori di testa. Io passavo intere mattinate in mezzo alla strada gridare alla gente:
«Andate, andate al laghetto…andate vicino alla montagna, non vi avvicinate troppo però, è pericoloso. Avete visto quanti gabbiani? Li avete visti i gabbiani o no? I gabbiani non tengono paura di niente, sono coraggiosi, sanno difendersi Se non ti stai attento e ti avvicini troppo, ti danno certe beccate in testa che te le ricordi... I gabbiano vicino a una discarica vuol dire una cosa sola, la discarica non funziona bene la discarica è marcia»
Mi ridevano appresso, mi guardavano come una pazza. Alla fine ho deciso di tornare in città nella casa dei miei genitori perché nessuno mi ascoltava. Eh...ma non ho abbandonato “la lotta” ...
(...)
Un giorno organizzerò una grande protesta per farmi sentire da tutti quanti. Verranno giornalisti da ogni parte per intervistarmi e io racconterò tutto quello che so, come è cominciata e perché: tutto...Un grande sciopero della fame poi voglio vedere se non mi ascolteranno. Per questo raccolgo tutti questi dati. Per mio figlio. Scusate cosa credete che debba fare una madre? Lo vedete questo quadernino? È pieno di nomi e cifre...Un grande grandissimo sciopero della fame ...nel frattempo, però, faccio scorte di cibo per mia sorella ...
MALU E perché?
MATADI Se io devo fare lo sciopero della fame non posso cucinare, giusto? E lei come mangia? Mia sorella non sa cucinare non ha mai voluto imparare, non sa fare nemmeno un uovo fritto...Insomma mi sto organizzando poi voglio vedere se non faranno qualcosa per la nostra terra...
MALU Voi e vostra sorella siete molto legate.
MATADI Eh, sì ...io devo la vita a mia sorella...una volta, tanto tempo fa, eravamo in vacanza a Baia, io mi sono buttata a mare, non sapevo nuotare e mia sorella mi ha salvato.
MALU E come? Si è gettata a mare pure lei?
MATADI No, ha chiamato il bagnino.
MALU Ma quello vi avrebbe salvato in ogni caso…
MATADI Sì, ma a me mi piace credere che sia stata lei…
(Si alza, riprende a sistemare i cibi nelle vaschette per congelare)
Sentite, per piacere, mi passate quel vasetto di pomodori? Devo fare la salsa…
(riprendendo il discorso, ma come se parlasse a sé stessa) È sempre stata la più forte, io ero un tipo molto insicuro, mi sentivo sempre a disagio in compagnia. Tette troppo grandi, culo troppo basso…cosce muscolose… (si tocca e mostra le forme)
MALU (a disagio) Ehm signora…
MATADI I nostri genitori sono morti, tanti anni fa, mia madre era malata, mio padre invece ha avuto un incidente e lei ha preso in mano l’azienda di papà e ha mandato tutto avanti lo stesso, pensate, teneva solo diciassette anni. È sempre stata una donna pratica. Io invece sempre persa dietro ai sogni.... Lo sapete? Io ho un sogno segreto, speciale, molto speciale...
MALU Sentite altre voci dentro al vento?
MATADI No.…questo sogno è quasi reale perché riguarda qualcosa che esiste veramente, abbiamo un dialogo molto intenso .... però ci parliamo in modo...come vi posso spiegare...virtuale....
MALU Ah, avete trovato pure voi l’amore in Facebook?
MATADI No....ma che dite? Vi sembro un tipo che fa queste cretinate? Io il computer lo so solo spolverare...
MALU E allora spiegatevi meglio...
MATADI (misteriosa) Questa cosa ve la voglio raccontare perché, mi sembra che di voi mi posso fidare…Ma è un segreto, non lo dovete dire a nessuno.
MALU Fidatevi pure...
MATADI Tutto è cominciato bell’ ‘e buono, all’improvviso. Io non stavo molto bene, con la testa. Dopo che mio marito se n’è andato, passavo intere giornate a guardare il vuoto, seduta sulla sedia a dondolo della nonna, oppure a letto, dormivo, dormivo sempre. Senza sogni però. Dormivo e vedevo solo il buio. Un po’ come questa città che dorme da tanti anni ormai… io pure stavo come dentro una specie di campana. Non vedevo e non sentivo niente. Poi un bel giorno ho sentito un fischio fortissimo nell’orecchio, uno scroscio d’acqua e la voce, la sua. Non ha fatto lunghi discorsi. Mi ha detto una cosa sola, precisa, ma importante:
- Matà, che ti piace fare?
-Cucinare- Ho risposto.
-E allora fallo!
E così ho cominciato. Perciò cucino sempre… (si alza, va a prendere un barattolo) Sentite giacché siete qui volete assaggiare la mia salsa di acciughe? La preparo con delle spezie speciali… (gliela porge con devozione, quasi fosse una funzione religiosa) Chiudete gli occhi, ad occhi chiusi si sentono meglio i sapori.
MALU (assaggia) Ma è meravigliosa, un profumo, un sapore… quasi antico direi…
MATADI È una salsa di alici, le alici pescate fresche vengono pulite e conservate in acqua e sale, mo ve l’ho detto semplice, semplice, ma il procedimento è lungo assaje. Ne volete un altro po’? (Offre ancora un po’ di salsa)
MALU Sì, grazie. Signora siete una maga…Un cucchiaio al giorno di questa salsa e mi rimetto subito in forze.
MATADI Davvero vi piace? Questa ricetta me l’ha consigliata lui… (guarda verso la finestra) mi ha insegnato a cucinare bene il pesce, a pulirlo senza squartarlo sano, sano; a distinguere quello fresco da quello malamente, quello pescato da quello d’allevamento. Un giorno che teneva voglia di parlare, perché a volte gli devo tirare le parole di bocca con il cavatappi, mi ha detto:
-Matà …
-Ched’è?
-Guardati da certi uomini.
-Quali? ho risposto io.
E mi ha fatto tutta una lista di uomini da cui bisogna stare lontani…
MALU Ah, sì?
MATADI Allora, ci sta l’uomo anguilla amabile ma subito guizza via, non fate manco in tempo a dire: che è stato? Che è succieso? E già ha girato l’angolo. Poi ci sta l’uomo polpo, all’inizio del corteggiamento è piacevole ma dopo un po’ una si sente soffocare…E preparami questo e quello e non fare questo e quello. Poi ancora, ci sta l’uomo murena, quello è cacciatore nato, sta sempre in agguato ma non si fa scoprire mai. Infine il più pericoloso di tutti (misteriosa) l’uomo cernia…È incostante non si sa mai che vuole se ti avvicini, si allontana, se ti allontani, si avvicina, insomma la donna con lui non sta mai quieta…
MALU È un’analisi interessante, ne terrò conto…
MATADI E che centrate voi, perché scusate, voi siete una donna?
MALU Certo che no.
MATADI Ah… ho capito siete dell’altra sponda…
MALU (la guarda, non capisce)
MATADI (continua imperterrita la sua fantasiosa analisi) Siete omosessuale? E non vi preoccupate, è cosa ‘e niente, troverete pure voi un bravo giovane che vi vuole bene…Però non capisco non avete detto che siete innamorato di mia sorella? Forse siete Bisex? È no, così non va… giovane mio vi dovete decidere…o di qua o di là…
MALU Ma signò state facendo tutto voi…io sono innamorato di vostra sorella e basta…Chiedevo perché la vostra tesi può servire per capire cosa NON bisogna fare con le donne…
MATADI Ah e lo potevate dire subito… Comunque che stavo dicendo? Ah sì. A me piace inventare piatti nuovi, (guarda verso la finestra) …lui me l’ha insegnato...
MALU Chi? Vostro marito?
MATDI Ma qua marito…a lui non gli piace proprio cucinare…
MALU Ho capito, avete conosciuto un altro uomo che vi apprezza …Fate bene dedicatevi a chi vi ama veramente.
MATADI (offesa, si alza, riordina) Ma che dite? gli uomini non si cambiano come un paio di calzini, scusate...
MALU Signò spiegatevi bene continuate a dire lui, lui…
MATADI Lui (indica la finestra) il VESUVIO…l’ho detto pure prima, ma allora non avete capito niente? Il Vesuvio mi parla…
MALU Il Vesuvio scusate e dove lo vedete?
MATADI Oltre la finestra...
MALU (va alla finestra) Signora io non vedo niente solo altre case...
MATADI Certo, che sciocchezza, anche io vedo le case ma dietro quelle case c’è il Vesuvio... non si vede ma sta là...lo sanno tutti quanti... non ho bisogno di vederlo, per parlare con lui...
MALU Quindi voi parlate con lui...
MATADI Veramente, comincia sempre prima lui ...e io poi, rispondo...
MALU Quindi il Vesuvio... vi parla?
MATADI Eh.… proprio lui, mi parla…
MALU Io pensavo che stavate parlando di un uomo…vero...
MATADI (torna a sedere) In effetti è come se fosse un uomo, lui tiene pensieri molto maschili, anche se gli antichi lo chiamavano al femminile: ‘a muntagna bella…Dovete sapere che lui, una volta, era veramente un uomo, un nobile, non lo dico io, lo dice una leggenda antica, l’ho scritta mentre me la raccontava proprio lui… aspettate…(misteriosa) Sto raccogliendo in un quaderno tutte le storie che mi racconta, in tanti anni ne ha viste di cose…Lo tengo nascosto, in mezzo alle melanzane, mia sorella non vuole che leggo queste cose, dice che mi riempio la testa di cretinate (si alza va verso il cestino degli ortaggi, prende il libro, torna a sedere, legge) «Un giovane principe di nome Vesuvio s’innamorò perdutamente di una fanciulla di nome Capri, le due famiglie erano rivali e non acconsentirono mai al matrimonio, anzi i parenti di lei, la misero su una barchetta per  mandarla a vivere lontano, lontano, ma la fanciulla disperata si gettò in mare e divenne una bellissima isola, Capri, lui per la rabbia esplose e si trasformò nel vulcano che tutti conosciamo i due stanno l’uno di fronte all’altro senza mai toccarsi ma ogni giorno possono vedersi»  Tranne quando c’è un po’ di nebbia naturalmente…Quest’ ultimo pezzo l’ho aggiunto io.( Chiude il quaderno). E chissà un giorno magari lui potrebbe ritornare uomo…e cercare la sua Capri…
MALU Signora questa cosa è impossibile…
MATADI (risentita) Lo so benissimo anch’io, non sono una povera scema che vive nel mondo favole … (sognante, si alza va a posare il libro) Ma è bello credere no? Sperare che qualcosa possa cambiare prima o poi.
MALU Ah, certo, sognare non costa niente…ma tornando al Vesuvio come avviene questa vostra, diciamo, conversazione...
MATADI Allora, per farvi capire, lui, quando mi parla, pare una persona vera e propria, ha una grande energia, una forza. È anche molto sbrigativo, molto galante, ma non si perde in chiacchiere inutili in genere dice poche parole molto incisive…
MALU (incredulo) Ma come fa a parlarvi? Vi parla veramente, (si alza, si avvicina, la guarda negli occhi) ma proprio veramente?
MATADI (lo allontana con la mano, lo guarda ironica) No, parla per finta…
MALU (ignorando la sua ironia, curioso) Ma come? Fatemi capire bene…
MATADI (si calma, siede, cercando di essere convincente) Ascoltatemi bene e cercate di capire... lui parla, ma non come un cristiano, sono io che percepisco …dentro di me, una voce estranea…Non so come accade potrebbero anche essere i veleni di questa terra hanno creato come una specie di mutazione genetica...Questa voce, s’impone con una forza incredibile... io mi tappo le orecchie per non sentirla ma quella voce grida fortissimo e allora mi rassegno e dico “Benvenuto  Vesuvio, parla, ti ascolto”
MALU (dubbioso) Molto interessante…
MATADI (infervorata) Oltre a questo c’è un segnale molto chiaro. Spesso lui si manifesta con un suono.
MALU (la guarda con diffidenza, finge un’aria interessata cercando di assecondarla) Ah sì? E quale?
MATADI (offesa) Sentite, però mi dovete credere, non dovete guardarmi come se fossi una povera pazza e soprattutto non lo dovete dire a mia sorella, lei non vuole che io parli con il Vesuvio.
MALU Ma io vi credo, solo, ammetterete che la faccenda è strana…Insomma non è normale…
MATADI (infastidita) Perché è normale che voi state in casa mia con una pezza in fronte? E’ normale che mia sorella va camminando con una pistola in tasca? È normale che la sera in questa città non si può uscire? È normale che voi per cambiare vita… rischiate la morte?
MALU In effetti è vero…In effetti tutto questo non è normale…
MATADI Allora mettiamo da parte la normalità e cominciamo a credere nell’impossibile, forse così qualcosa cambierà e guardate non lo dico solo per me, ma pure per questa città…
MALU Avete ragione… dicevate del suono?
MATADI (con pazienza) Allora quando lui vuole parlare con me, sento improvvisamente un suono, come una cascata d’acqua…
MALU Una cascata? Ma …vera o finta?
MATADI (spazientita) Vera no? Se no di che stiamo parlando scusate…Uffà, verissima.
MALU Continuate, vi ascolto
MATADI Sento improvvisamente un suono, come una cascata d’acqua. Una cascata forte e intensa… che viene dal gabinetto…
MALU Dal gabinetto?
MATADI Eh dal gabinetto,
MALU Il suono…
MATADI Dal gabinetto, proprio da là... (imita il suono)
MALU Ho capito, la finestra del bagno dà su un ruscello… (si alza per andare a vedere)
MATADI (lo ferma) Ma no, che avete capito, viene fuori proprio dal water.
MALU Ma forse è un guasto? Avete provato a farlo riparare?
MATADI Scusate, avete detto che siete istruito, avete studiato …Ma non afferrate proprio, non c’è niente di rotto, nel mio bagno, tutto funziona benissimo ci mancherebbe altro, io ci tengo alla casa, mia sorella me lo dice sempre che sono fissata… Come ve lo devo dire? È proprio ‘o scarico d’o cesso, ma è così forte e intenso… che si capisce che viene dalle viscere della terra…Dal Vesuvio stesso. È Lui che fa partire lo scarico, mi capite?
MALU Quindi, volete dire che il Vesuvio…in qualche modo…è collegato con lo scarico del vostro gabinetto…(riflette)
MATADI Esattamente.
MALU E quando lui si vuole mettere in contatto con voi, usa lo scarico, così voi capite e vi sintonizzate…
MATADI Esattamente.
MALU Sì…è possibile, d'altronde questa città sotto ha tutto un sistema di cunicoli, gallerie, una fitta rete di budelli e cisterne di oltre due milioni di metri quadri...e c’è ancora molto da scoprire. Attraversando queste gallerie si va tranquillamente da un lato all’altro della città…sì in effetti il fatto è possibile…è possibile…
MATADI Una cosa di alta ingegneria idraulica, con una punta di mistero…
MALU Sì, adesso comincio a capire, in effetti, questo fatto, ha una sua logica. (Torna a sedere) Continuate….
MATADI Allora quando sento questo suono, ‘o scarico d’’o cesso per intenderci, io capisco che Lui mi vuole parlare a tutti costi...Quindi prendo la sedia a rotelle della nonna….
MALU E perché proprio quella sedia?
MATADI Perché mia nonna parlava coi morti…
MALU Signò mi state facendo venire i brividi…Continuate.
MATADI E se non mi interrompete continuamente, magari continuo…Allora prendo la sedia a rotelle della nonna che parlava con i morti…mi seggo di fronte a Lui, mi concentro e ascolto la sua voce…
MALU E che vi dice?
MATADI Eh tante cose…
MALU Per esempio?
MATADI Per esempio, mi dice che prima o poi esploderà…
MALU Ma questo lo sanno pure i bambini…
MATADI (spazientita) Insomma mi dice che prima o poi tutto questo finirà: la camorra, la monnezza, gli scippi…i crolli. Avete saputo dell’ultimo crollo? Il palazzo dell’università? Questa città sta cadendo a pezzi...
MALU Eh, sarebbe bello, ma questo è un sogno…Ma non vi dice qualcosa di più concreto?
MATADI Certamente. Mi dice se c’è vento oppure no…Se piove, quante macchine passano per Via Caracciolo… se il mare è agitato. E questo è un fatto importante, sapete, io vado spesso a Procida…
MALU E poi che vi dice più?
MATADI Sentite sono segreti della natura, non ve li posso dire così come se niente fosse…
MALU Ma io non li dico a nessuno.
MATADI Eh mi dice: - Matà…non ti preoccupare, tutto si aggiusta…
MALU Ah, fa lunghi discorsi sto’ Vesuvio
MATADI (lo guarda delusa) Voi siete come mia sorella, non mi credete è vero?  Vi pensate che è tutta una mia fantasia…
MALU No, no, vi credo, vi credo…
MATADI Tanta gente si pensa che io sono, un poco, come dire, stordita, con la testa nelle nuvole… io glielo faccio credere, è più comodo, no?
MALU E quando dovrebbe accadere tutto ciò?
MATADA Tutto ciò cosa?
MALU L’esplosione …
MATADI Ah, sì, l’esplosione…Presto, molto presto…
MALU Sì ma una data precisa si può sapere?
MATADI Preciso non lo so…E non posso chiedere, io non chiedo mai nulla a nessuno,  figuriamoci al Vesuvio in persona, è lui che mi parla è come se si volesse sfogà … come vi posso dire …Avrà pure lui i suoi guai, le sue preoccupazioni…nella vita non c’è niente di sicuro scusate, voi lo sapete meglio di me, solo la morte è certa, ma la vita no, la vita è piena d’imprevisti…un attimo prima siete felice e vi pensate che la vita vi sorride, un attimo dopo non capite più niente e tutto ritorna nella nebbia…
MALU Signora io quella nebbia in testa c’è l’ho quasi sempre, mi passa solo quando sto con vostra sorella… Comunque…potreste venderle, ci avete mai pensato?
MATADI (lo guarda senza capire)
MALU Dico le salse, potreste venderle…
MATADI (si alza delusa) E va bene... manco voi volete sentire parlare del Vesuvio, lo so, vi capisco, mia sorella pure fa la stessa cosa, mi ascolta per un po’ e poi cambia discorso…Anzi, ultimamente non ne vuole proprio sentire parlare, come mi affaccio alla finestra entra in ansia, pure se mi metto a pulire i vetri… (Con tristezza) Anche voi tenete paura di perdervi dietro alle pazzarie mie. È vero? (Seguirà un silenzio imbarazzante, poi Matadi, cerca di riprendere il filo del discorso) Volete assaggiare un altro po’ di salsa?
MALU Volentieri grazie
MATADI Chiudete di nuovo gli occhi. (Si avvicina e lo imbocca di nuovo con fare seducente)
Signora...
MATADI Si?
MALU Vi è arrivato un messaggio sul cellulare
MATADI A me? È impossibile Non mi cerca mai nessuno… (prende il cellulare sul tavolo, legge) Uh maronna mia, uh maronna mia…
MALU (si alza) Signora, vi sentite male? Posso fare qualcosa? Qualche brutta notizia?
MATADI (eccitata, al colmo della gioia) No, no, bella, bellissima, la mia vita sta per cambiare…È lui, lui, lui, capite? lui…E come faccio? io sto combinata di questa maniera e poi ci siete voi, capite? (lo spinge verso la quinta di sinistra) Sentite andate di là… (ci ripensa) No, no di là non va bene, se vi trova in camera da letto cosa penserà? Potrebbe pensare a male…Entrate in questa cassapanca…
MALU Signora così rischio di morire soffocato...
MATADI Avete ragione…Sentite, mi è venuta un’idea più bella, facciamo finta che voi siete il ragazzo alla pari, una specie di cameriere, certo vi dovete mettere qualcosa in testa per coprire la fascia… (apre la cassapanca, tira fuori diversi oggetti: scena a soggetto) Ecco, questo cappello va benissimo (gli mette un cappello in testa)
MALU Piano, signora, mi fate male.
MATADI Svelto mettete il grembiule e continuate a friggere le melanzane come se niente fosse, io intanto vado di là a cambiarmi. (Esce)
MATADI (torna, ogni volta indosserà abiti diversi, la scena si ripeterà più volte) Come sto?
MALU Troppo sexy…
MATADI (esce rientra dopo un po’) Come va?
MALU Troppo… zia…
MATADI (esce rientra dopo un po’) E così?
MALU No, no sembrate una crocerossina…
MATADI (esce rientra dopo un po’) E mo?
MALU Siete perfetta …
MATADI Presto, presto arriva, andate vicino alla finestra fatevi vedere occupato, presto…ecco, così sbucciate le patate (lo spinge verso la finestra, lo fa sedere sulla sedia a rotelle, gli mette un cesto di patate in grembo) Ma no che fate? Non si sbucciano così…Va bbuò, nun fa niente…mo’ non posso perdere tempo, fate come volete voi…Ma giratevi verso la finestra, così… (gira la sedia squillo del campanello Matadi va ad aprire)
LUI (entrando) Hai letto il mio messaggio cara? Sei bellissima e non sei cambiata.
MATADI (con civetteria) Grazie…ti trovo bene…
LUI Lo sai perché sono qui? …puoi immaginarlo? (Guardando il ragazzo) Lui chi è? (si avvicina al ragazzo, Malu si gira) Ma forse ci conosciamo? L’ho già visto da qualche altra parte…
MATADI Non è possibile, è arrivato l’altro ieri dal…non mi ricordo da dove...mi sembra dal Congo...sì, proprio da lì...parla poco, non capisce l’italiano è un amico di mia sorella…lo ospitiamo per qualche giorno…
LUI Cara negli ultimi mesi ho sofferto molto…
MATADI Sì, ho saputo
LUI Ah, l’hai saputo?
MATADI Il quartiere è piccolo, le voci girano.
LUI È stata dura, ma ce l’ho fatta, ora voglio voltare pagina iniziare una nuova vita
MATADI Sì, caro…
LUI Con una donna che conosco da tempo…
MATADI Sì, caro…
LUI Che ha saputo aspettare tutto questo tempo…
MATADI È vero…
LUI Una donna molto paziente, una persona speciale…
MATADI Oh, caro, caro…
LUI Ed è per questo che sono qui, ho bisogno di te.
MATADI Sì…
LUI Dovresti firmarmi queste carte…sai è per il divorzio …
MATADI Di..vor..zio?
LUI Lei è giovane, vuole sposarsi a tutti costi, vorrebbe avere dei bambini…
MATADI Di…vor…zio?
LUI Sì adesso è tutto più facile in poco tempo possiamo riprenderci la nostra vita e anche tu immagino avrai la tua…Ti prego leggi con calma …ci sono vantaggi anche per te… (le porge le carte)
MATADI (urla) DIVORZIO! (fra i denti) Disgraziato!
LUI Ti prego, cara leggi conviene anche a te, a voi…a tua sorella, so che i suoi affari ultimamente non vanno molto bene…
MATADI (prende i documenti, legge) Ma qui non si parla solo di divorzio, vuoi prenderti tutto, anche la casa a Procida…
LUI Si estinguerà il vostro debito però…Pensa a tua sorella…Ti ha aiutato molto, ha fatto tanto per te, si è presa tutte le responsabilità…Mentre tu...
MATADI Mentre io sono una scema che pensava solo alla casa, a cucinare e a te…
LUI Non voglio dire questo…
MATADI Come si chiama questa ragazza?
LUI Lucia Priore
MATADI Una famiglia potente. La vedova gestisce tutto … gestisce anche te? È un matrimonio di convenienza, d’affari? Quella casa è tutto per me è il mio angolo di tranquillità, ho investito anche io in quella casa.
LUI È vero, cara, ma dimentichi un particolare importante, la maggior parte del capitale è mio.
MATADI Ma il terreno era della mia famiglia.
LUI Sì ma la tua famiglia, se ti ricordi bene, dopo la morte di tuo padre è finita nei guai, guai seri e io vi ho aiutato a uscire da quei guai. Quindi quella casa di fatto è mia e poi a lei piace tanto…
MATADI Ah, l’hai portata...là…(grida) Come ti sei permesso? Come ti sei permesso?
LUI (spazientito) Senti non voglio discutere con te ora, non ho molto tempo, però ho bisogno della tua firma, devi firmare, hai capito? Puoi restituirmi quella cifra, sei in grado?
MATADI Questo è un ricatto… E io che credevo, che stupida che stupida Esci, esci, via fuori da questa casa, fuori (va verso il tavolo, gli lancia contro tutto quello che trova) Non firmo, hai capito? Non firmo! Che mi fai? Che mi fai?
MALU (fino a quel momento è rimasto in disparte si gira, cerca di fermarla, l’uomo lo guarda con attenzione) No signora, signora…no, il libro no, gli fate male…signora potreste finire nei guai…
MATADI E io che credevo che fossi qui per me, per me Non firmo, non firmo. Vattene hai capito? Non firmo.
MALU Signora no, signora, poi dobbiamo pulire, signora…le salse no, sono così buone...
MATADI Sei un infame! Disgraziato!
MALU Signora, vi prego calmatevi…
MATADI Fetente …Sei la rovina della vita mia, mannaggia a me e quando ti ho incontrato…
MALU Signora, vi prego…
MATADI Vai via, sparisci, vai via!  (esce)
LUI (Sospettoso, si avvicina a Malu lo osserva di nuovo) Noi ci conosciamo vero?  Ah, finalmente…Ecco dove ti ho visto…A casa di Don Antonio, qualche mese fa… (con toni minacciosi, gli toglie il cappello, lo afferra per le spalle) Lo sai che ti stanno cercando dappertutto? Lo sai che sei un morto che cammina? Ascoltami bene, tu la convinci a firmare quelle carte e io non dirò a nessuno che sei qui…Hai capito? Ricordati quello che ti ho detto, ti dò un giorno di tempo, poi (fa un gesto significativo) …ricordatelo…(esce)
MALU (comincia a riordinare)
MATADI (rientrando, va verso la finestra si siede sulla sedia a rotelle, guarda fuori) Se n’è andato il maiale?
MALU (si avvicina, cercando di calmarla) Signora ma che ve ne importa? Ma veramente volete uno così ...
(silenzio.)
MATADI (lei sempre di spalle, quasi rassegnata) Vi ha minacciato è vero? Quelli come lui fanno sempre così. Convincono la gente con le minacce.
MALU (annuisce) Sì, ma non vi preoccupate, non ho paura…Quelli come me sono abituati a vivere con la paura addosso, alla fine non la senti più.
MATADI Prima avete detto che siete a Napoli da molto tempo…
MALU Sì…certe volte mi scappano pure le parole in dialetto, a me piace questa città…È una città accogliente, non respinge nessuno, ognuno qui, trova un pezzo del suo mondo è una città mosaico. Piazza mercato, per esempio, somiglia ai nostri mercati, si accavallano tante voci…E poi si vende di tutto.
MATADI E come vi chiamano a Napoli?
MALU Michele
MATADI (si gira lentamente) È un bel nome, mio nonno si chiamava così. Avevo un fidanzato da giovane che si chiamava così…
MALU Ah sì e l’avete più visto?
MATADI No
MALU Ha cambiato quartiere?
MATADI No
MALU È partito?
MATADI No
MALU E allora?
MATADI È morto.
MALU E come?
MATADI Ucciso dalla camorra, nell’acido. Questo è normale.
MALU Ah…
MATADI Ha lasciato le carte qua?
MALU Sì
MATADI (si alza, raccoglie il libro di cucina da terra) Per piacere, socchiudete le imposte, lasciate la finestra aperta però…la finestra non la posso chiudere…Lui potrebbe chiamarmi…Socchiudete solo un po’, (il giovane esegue) no, così è troppo…lasciate aperta una senca…sì così, grazie. C’è troppa luce, il sole fuori mi disturba. (Esce)
Malu è solo, sta riordinando, entra Melanora
MELANORA Ma …che cosa è successo? I ladri?
MALU No, il marito. È venuto per chiedere il divorzio.
MELANORA Ah, il maiale…Lei dov’è?
MALU È di là, riposa. Tutto a posto?
MELANORA Sì, l’ordine è partito
MALU Melà, fai in modo che sia l’ultima volta
MELANORA Vorrei ma non so se riuscirò...Ti ha parlato di lui? (indica la finestra )
MALU Sì, ma non so… forse non sono solo fantasie…
MATADI Ti ha parlato anche delle voci e del quadernino?
MALU Sì...
MATADI È malata…Da che ha perso il figlio si è fissata dice che è tutta colpa dei veleni...Non esce più...E’ tornata in città e si è chiusa in questa specie di casa museo...
MALU E allora per questo ti dico: - stai attenta. Lei senza volere potrebbe parlare... fai in modo che sia l’ultima volta…Dobbiamo scappare, andare via, ci sarà un modo …
MELANORA E con lei? Come facciamo? Non posso lasciarla da sola.
MALU Devi parlare chiaramente, raccontarle tutta la verità. Verrà via con noi. Non è così svanita come pensi. (L’abbraccia)
MELANORA (risponde all’abbraccio, poi si allontana) Non lo so poi ci pensiamo, finiamo di riordinare, mamma mia… e qua non si capisce più niente.
MATADI (rientrando, siede sulla sedia a rotelle) Che cosa vuol dire “vorrei ma non so se ci riuscirò”?  
MELANORA Ah, eri sveglia? Hai sentito tutto?
MATADI Quasi…
MELANORA Niente... (parla mentre riordina) Ma che hai combinato…Mo’ dobbiamo pure pulire…
MATADI Che cosa vuol dire?
MELANORA (infastidita) Che cosa vuol dire cosa…? Vai, vai di là, vai a riposare…Qua ci penso io, non ti preoccupare.
MATADI (decisa) Non trattarmi come una stupida …
MELANORA (conciliante) Non ti sto trattando come una stupida, sto cercando di riordinare.
MATADI (alza la voce) Voglio sapere che cosa stavi dicendo.
MELANORA (si ferma, la guarda, dura) Non gridare.
MATADI È tutta la mattinata che grido …Per non parlare della sorpresa, (indica Malu) un bravo ragazzo, per carità, ma almeno potevi dirmelo…Ho dormito con un estraneo in casa, e non sapevo niente, correndo chissà quali rischi…Lo sai che è ricercato …dalla camorra?
MALANORA Brava… ‘e fatte ‘a scoperta ‘e l’acqua calda…Certo che lo so, l’ho nascosto apposta qua, nessuno l’avrebbe trovato, chi veniva a cercarlo a casa di ….
MATADI (amara) Matadi la pazza…Dillo non ti preoccupare …lo so che tutti pensano questo. Ma a me non me ne importa proprio…
MELANORA Matà lascia stare non voglio litigare con te… (riprende a riordinare)
MATADI (esasperata) Matà lascia stare Matà, non puoi capire, Matà non ti preoccupare. I me so’ scucciata…
MELANORA (cercando di convincerla) Meno sai e meglio è, per tutti.
MATADI (si avvicina con rabbia) Al punto in cui sono, preferisco sapere. Avanti, parla.
MALU Vostra sorella è in affari.
MATADI Questo lo so e allora?
MALU Affari
MATADI E quindi?
MALU Altri affari, quegli affari…
MATADI Affari? Quel genere di affari?
MALU Sì...
MATADI (sconvolta) Siede sulla sedia No, non è vero…  
MALU È vero.
MATADI (alla sorella) Dimmi che non è vero,
MELANORA (si alza lentamente) È così, da molto tempo. È vero.
MATADI (offesa) Tu non puoi, non è così, noi no…E senza dirmi niente. Come hai potuto nascondermi questo?
MELANORA (va verso la sedia, resta in piedi di fronte alla sorella, amara) Insomma che vuoi?  Da dove credi che veniva tutta la bella roba di cui ami circondarti? Come facciamo a mantenere in piedi questa specie di museo? Credevi veramente che papà avesse una fabbrica di vestiti? Ma dimmi, lo credevi sul serio? Che ingenua. Era una copertura. UNA COPERTURA. Era un usuraio, un usuraio sai che vuol dire?
MATADI (addolorata) Non è vero
MELANORA (decisa, ormai vuole raccontare tutto) Prestava soldi con interessi altissimi sai quanta gente ha rovinato? Sai quanta gente è finita sul marciapiede per colpa sua…Ne ho visti tanti entrare da quella porta implorare ad occhi bassi e lui con quell’indifferenza, negare rimandare indietro, sorridere…Era un uomo malvagio si divertiva…
MATADI Non è vero.
MELANORA Sai quante persone aveva sulla coscienza, il tuo amato papà? Povera gente, gente onesta, onesta veramente… era un uomo avido, solo tu credevi che fosse un bravo imprenditore, solo tu, possibile? Nel quartiere tutti sapevano, solo tu non avevi capito niente. Come credi che sia morta mamma? Si è ammalata di dolore, non sopportava di dover vivere con uomo così, lei era proprio come te, non aveva capito niente, finché un giorno si è svegliata…
MATADI Non…non è possibile.
MELANORA (con insistenza) È tutto vero… E l’incidente? Veramente hai creduto che fosse solo un incidente? l’hanno fatto fuori mia cara, FUORI. Hai capito che vuol dire? Ma di questo sono stata contenta.
MATADI (Amareggiata) Non dire così
MELANORA (crudele) E perché? La verità Matà, la verità si deve dire, la verità è potente, ti cambia pure dentro, una volta che la conosci non è più come prima… (va verso il tavolo si siede) Quando sono entrata anche io “nell’azienda di famiglia” ho dovuto cambiare tutto e sai chi mi ha aiutato?
MATADI Mio marito…
MELANORA Sì’ il bel maritino che avevi sposato, l’avvocato. E sai cosa ha voluto in cambio?
MATADI Non lo voglio sapere, non lo voglio sapere…
MELANORA Lo devi sapere, lo devi sapere pure tu. Ched’è mo non vuoi più sentire?  Ho sbagliato a proteggerti a nascondere tutto. Mi ha aiutato a cambiare attività, ma è stato peggio siamo entrati in un giro ancora più grosso, alta finanza, lo capisci? Lì il dolore della gente non lo vedi da vicino, negli occhi, il loro odio, il disprezzo…Alberghi, ristoranti, villaggi turistici, imprese edili, riciclaggio, riciclaggio…Smaltimento di rifiuti illeciti, la terra nostra chi l’ha inquinata? Tuo figlio chi l’ha ucciso? Tu pensi ancora che hai sposato il bel cavaliere. E sai che ti dico buttalo dalla finestra quel quadernino perché tanto non serve a niente, sei responsabile anche tu....
MATADI Potevamo andare via
MELANORA Dove? Al Nord? Povera illusa. Abbiamo molti interessi anche al Nord, se lo vuoi sapere…soprattutto lì, lì gli affari vanno a gonfie vele… svegliati.
MATADI (offesa) Smettila
MELANORA (inviperita) Svegliati e datti da fare anche tu, sporcati quelle belle manine anche tu, hai capito? Anche tu!
MATADI (grida esasperata) Smettila, finiscila!
MALU (cercando di mettere pace) Basta Melà, per piacere, basta…
MELANORA Credi ancora alle favole, ma guardati hai più di quarant’anni e non ti vuole più nessuno. Hai perso il tuo tempo dietro un uomo che esisteva solo nella tua testa. Sei un’ingenua e adesso, anche questi discorsi alla finestra, al Vesuvio...mi sembri una povera pazza…
MATADI (addolorata) Smettila non voglio sentire…
MELANORA Brava fai così nascondi la testa dentro la sabbia, come hai sempre fatto, il lavoro sporco fallo fare agli altri, che ci vuole…
MATADI Se l’hai fatto, perché l’hai voluto…
MELANORA Voluto? (Si alza) E che ho voluto io, che ho scelto, che scelta ho fatto io? Con una sorella vicino che non serviva a niente, a niente! (acida, incalzante) A cucinare, questo sì, certi piatti pesanti che restano ore e ore sullo stomaco, pieni di grasso di olio, che per digerirli ci vuole tutta la scatola del bicarbonato, cucinare…manco quello sei buona a fare…
MALU Melà smettila, signora, signora non è vero, fate delle salse straordinarie…
MELANORA Ma che dico, sono io la stupida… ho fatto tutto questo per te, per proteggerti. Ma chi ha aiutato me, chi? Sei una donna egoista…
MATADI (si avvicina, grida) Stai zitta, zitta
MALANORA Sì, sei una donna egoista.
MATADI Basta non voglio sentirti…
MELANORA Sì è così, io per te non esisto manco, tu pensi solo a te, tu fingi che ti preoccupi per me, in realtà sei felicissima così…
MATADI Non è vero
MELANORA Sì, invece sei un’egoista, ti pensi che tutto il mondo ruoti solo attorno a te…. E al tuo dolore...
MATADI (si tappa le orecchie)
MELANORA (seguendo solo i suoi ragionamenti) Sì, così, brava tappati le orecchie, è la cosa che sai fare meglio…Sei una bambina, non sei mai cresciuta, per questo ti fai tutte quelle fantasie nella testa, sei una bambina stupida e viziata! Ma che figlio potevi crescere tu, dai retta a me, meglio che è morto...
Matadi le dà uno schiaffo
MALU (a Melanora) Ma che dici? …  
MELANORA È inutile parlare con te, tu solo col Vesuvio puoi parlare… io per te non esisto, ecco qua mo mi metto a parlare anche io con lui almeno qualcuno mi pensa... (va verso la finestra) Buongiorno signor Vesuvio? Come sta tutto bene? Eh...pure qua...Non c’è male...
MATADI (va verso la sorella) Non è vero che non esisti. Esisti e come, sei l’unica cosa bella che mi è rimasta, perdonami… (l’abbraccia, poi come svegliandosi da un lungo sonno) Che stupida sono stata…  E Volubilis?
MELANORA Una copertura...
MATADI Anche i soldi che ho risparmiato io?
MELANORA Sì, tutti investiti
MATADI In quel senso intendi?
MELANORA Sì, in quel senso
MATADI (decisa, sicura) Bene, allora adesso bisogna trovare il modo...
MELANORA Che vuoi dire?
MATADI Bisogna trovare il modo per uscire dalla notte…
Stanotte ho fatto un sogno…Eravamo a piedi tu ed io e stavamo scappando da qualcosa …qualcosa di tremendo…il Vesuvio improvvisamente, dopo tanti anni, s’era svegliato…ma non eruttava lava… Lacrime, lacrime vere e proprie, fiumi di lacrime che avevano allagato tutta la città, tutte le lacrime che la città in tanti anni aveva accumulato, aveva nascosto sotto terra, facendo finta di niente, facendo finta che andava sempre tutto bene, e va buò qua e va buò là, questa è la città dei va buò...Tutte le lacrime, belle ‘e buono, con violenza, sono venute fuori, cascate di lamenti e di dolore che scendevano dalle colline per allagare i quartieri, le strade, le piazze e in mezzo a tutta quest’acqua, io e te scappavamo, scappavamo, con l’acqua che ci arrivava ai fianchi, andavamo verso il mare, ma era molto difficile perché ogni tanto sbucavano da sotto, facce di gente: uomini e donne che ci guardavano con gli occhi sbarrati in cerca di aiuto, morti, morti che pure nell’altro mondo non stavano tranquilli, anime in pena che cercavano un appoggio, un sostegno, ma noi per loro non potevamo fare più niente…
-Non possiamo fare niente.
-Lasciateci stare, andate via, andate, tornate nell’altro mondo…
Cercavamo di convincerli.
-Rassegnatevi siete morti, morti, rassegnatevi.
Ma loro niente ci tiravano per le braccia, ci afferravano alla vita, volevano salire a galla con noi, ma non potevano…A un certo punto lo sapete che è successo? Le case sgarrupate, i monumenti tutti sporchi e scassati, si sono messi pure loro a venire appresso a nuje.
-Andate via, tornate indietro, indietro, voi siete la città, voi non potete venire con noi.
-No, noi vogliamo cambiare città! Noi non ci vogliamo stare più qua.
Urlavano in coro tutti quanti assieme.
- Questa città non ci piace. La gente scrive sui muri, per non parlare di quelli che depositano spazzatura torno torno…e quei pochi che ci amano, non osano parlare…
-Non si può, rispondevo, non si può! Ma loro niente, giganteschi e pesanti continuavano a seguirci, Il Maschio Angioino, Palazzo Reale, tutta la Galleria Umberto sana, sana…
-Via, via…insomma mi hanno fatto sgolare.
Gridavo gridavo, ma loro sempre dietro. Con passi antichi e lenti ci venivano appresso. Poi improvvisamente, il Vesuvio ha smesso di eruttare, la città si è fatta di silenzio, puri i morti hanno capito che non c’era più niente da fare e ci hanno lasciate andare…Piano piano sono stati inghiottiti dall’acqua, si sentiva solo il rumore delle lacrime. Le lacrime quando sono assai, quando sono antiche, fanno un rumore sordo, cupo…comunque solo noi ci siamo salvate…noi e bambini…Mi sono girata e tenevamo dietro una folla di bambini che ci seguiva piena di speranza…
MELANORA Un sogno impressionante, sembra quasi vero.
MALU Signò pure io mi voglio salvare…assieme a voi.
MATADI (si gira si rivolge agli altri con estrema lucidità e freddezza) Quel sogno qualcosa significa… (Silenzio Poi convinta) Sentite a me... mi è venuta un’idea. Adesso ci penso io…a modo mio…Ho vissuto tutto questo tempo sottoterra cercando di sopravvivere, adesso devo tornare in superficie. Firmerò quelle carte ma prima organizzerò un bel pranzetto…Un pranzo d’affari, un pranzo per la riconciliazione. Devo convincerli a lasciarvi andare. A farvi scendere da questa giostra.
MELANORA Un pranzo d’affari?
MATADI Per lui, lei e la mammina e qualche amico naturalmente…amici importanti, quelli che vi vogliono fare fuori, per esempio…Tutti i capi, tutti quanti, qui, a casa nostra. Organizziamo un grande pranzo d’addio… apriamo il salone degli specchi…andate a telefonare a LUI, ditegli che mi sono convinta e firmo…E scriviamo una bella lettera in cui diciamo che gli lasciamo tutti gli affari senza pretendere nulla in cambio, solo una piccola cosa, la libertà...
MELANORA (incerta) Matà, ma ti sembra possibile?
MATADI E perché no? A volte i sogni si avverano…Andate (i due escono)
Matadi va verso la finestra. Spalle al pubblico
Hai sentito? Te ne stai sempre lì immobile come una statuina sul presepe e ascolti solo, vero? Qualche volta potresti fare qualcosa pure tu, prendere, che ne so, una decisione …Un terremoto, un maremoto…Una piccola esplosione…Nu poche ‘e viento, su questi quartieri scassati… Te ne stai là, impassibile, indifferente a tutto ma sai che ti dico? Pure tu, ti sei abituato alla puzza, pure tu…qua nessuno è immacolato…È inutile che fai il puro…Ci guardi e basta, al massimo, ci regali una spruzzata di neve in pien’inverno…un po’ di foschia mattutina e i contorni limpidi al tramonto… Forse non te ne frega proprio niente di noi…di me. Chissà quante volte ti sei fatto un sacco di risate alle nostre spalle, alle mie spalle, è vero? Siente… ma vuoi vedere ca ce ne jamme tutti quanti e te lassammo sulo a te? Po’voglio vede che fai…Eh sì, fosse belle te lassamme sulo a te… comme a nu’ “maccarone scaurato” …ma vuò vedè?
Ma che ce ne andiamo a fare, tanto ce la portiamo dentro quest’immobilità, questa rassegnazione e che vuò fà… accussi adda j… e va bbuò và…e tira a campà.
L’ombra del Vesuvio la teniamo dentro tutti quanti… chi nella testa, chi nello stomaco, io ti tengo dentro le orecchie, con i tuoi silenzi. Questa città rumorosa, è piena di silenzi. Mi hai sentito? E non fare finta di niente, mi senti? E parla, rispondi, parla…Ma che sto dicendo ...tanto tu parli quanne vuò tu, quanne tieni voglia tu... «Mo’ vedimme chella scema e Matadi che sta facenne…»
Fai scrosciare l’acqua del gabinetto e Matadi subito corre… Ma Matadi s’è scetata, Matadi s’è sfasteriata…Sai che ti dico? Io la chiudo questa finestra, hai capito? La chiudo. Non mi cercare più.
Ma poi per dirmi che? Tutte cretinate e io sempre lì ad ascoltare, a cercare di cogliere un significato, un motivo, una ragione…a cercare di interpretare...e invece non c’è proprio niente da capire, niente, anche tu, sei senza ragione, anche tu.
«Previsioni metereologiche, nebbia fitta sul Golfo… Vento forte fra Lacedonia e Candela…»
«Matadi fra poco piove… Matadi lieve ‘e panna a là forte, Matà che stai cucinando?»
«Piccerè oggi non puoi andare a Procida…»
«Matadi, compra il Nero d’Avola, ti piacerà, lo fanno nel paese di mio cugino…»
Matadi è morta, hai capito? Morta.
Incomincia a chiudere lentamente la finestra fa per andare poi torna indietro prende il quadernino
E questi? Li vedi? Guardali bene. Sono tutti figli tuoi ...Non sei stato capace di proteggerli...
Strappa le pagine del quaderno e le getta dalla finestra
«Riccardo: leucemia linfoblastica acuta, 22 mesi per sempre.
Mesia: neuroblastoma surrenale 3 anni per sempre.
Alice: rabdomiosarcoma 3 anni per sempre.
Tonia: medulloblastoma 6 anni per sempre.
Enrico: glioblastoma tronco-celebrale 8 anni per sempre.
Antonio: rabdomiosarcoma nucleare 9 anni per sempre.
Martina: nefroblastoma 9 anni per sempre.
Alessia: glioma intrinseco tronco encefalico 9 anni per sempre.
Marianna: leucemia linfoblastica 9 anni per sempre.
Francesco: epatocalcinoma metastatico ai polmoni 8 anni per sempre.
Francesco: osteosarcoma metastatico polmonare 9 anni per sempre.
Antonio: glioblastoma intrinseco tronco encefalico, 9 anni per sempre.
Dalia: linfoma linfoblastico non hodking 13 anni per sempre.
Francesco: rabdomiosarcoma 14 anni per sempre.»*
Ma tu poi che c’entri pure noi che siamo madri di questa terra...non li abbiamo protetti i figli nostri...
Non ho avuto una vita molto avventurosa, ho preferito gli angoli alle strade affollate. Tu eri la mia parola quello che pensavo, ma non riuscivo a dire. Statte buone.
Chiude tutte le imposte. Buio. Squillo di un campanello. Luce nuova
MATADI (In piedi vicino al tavolo impartisce ordini ad alcune donne che immaginiamo siano nell’altra stanza) Sì, brave, così…Disponete su larghi piatti polli e conigli, in gelatina…Oche pollastri e spume di prosciutti metteli di fianco, sì, là, no là, più in là…brave, fate piano, piano sono piatti antichi…Ecco qua tenete (porge piatti) Arrosti nudi e rivestiti, maionese e salse piccanti, insalate capricciose, insalate di mare, insalate di rinforzo…Aspettate vi passo il baccalà…In bianco, col pomodoro, in pastella, alla perticaregna…Io lo preferisco così, si gusta tutto il sapore. E ora disponete il pesce, il piatto di portata sta là sotto, no là, là, là ecco brave fate piano, piano sono di cristallo…Fate una bella torre, a LUI piace così…Frutti di mare, gamberetti, pesci in carpione, alici salate e Garum…Brave che meraviglia… (entra Malu) Sono arrivati?
MALU Sì
MATADI E fateli accomodare
MALU Eh, ma sono di più, si è sparsa la voce.
MATADI Meglio. Uno in più ora, uno di meno dopo…Si sono seduti?
MALU Sì
MATADI Porta questi antipasti in tavola, tra poco arrivo con il timballo …. (versa un liquido scuro nel timballo… versa prima qualche goccia, poi si ferma e decisa versa tutta la boccetta)
MALU (la guarda preoccupato) Ma che state facendo? Quella roba è veleno, veleno…! Signora, che state facendo…Signora…Io pensavo che li volevate solo convincere…
MATADI (si ferma, si gira verso Malu) CONVINCERE? (sorride) Poi dicono che l’ingenua sono io, quella gente mica si convince con le buone maniere, quella gente si combatte…È una guerra…Hanno trasformato questa città in un campo di guerra. Voi camminate per strada e dovete stare attento perché potrebbe passare qualcuno che vi sputa addosso…Oppure vi dà uno schiaffo dietro la testa, vi butta un sacchetto della spazzatura in faccia, così senza nessun motivo o peggio vi mette un coltello in gola e dovete cacciare quello che tenete e se non tenete niente vi prendete pure un sacco di calci, ma non è colpa loro, sono giovani di una città senza speranza, siamo tutti, tutti responsabili, quelli dei quartiere nuovi, quelli delle colline e pure noi che viviamo più giù. Tutti per tanti anni abbiamo fatto finta di niente. Abbiamo vissuto per anni e anni di va buò jà... ‘na torre... il Vesuvio intero pieno di va buò jà...
MALU Signora è un veleno potentissimo, finirete nei guai…
MATADI (continua tranquillamente, senza scomporsi) Ci illudiamo che va tutto bene, «non è un mio problema, nun so’ fatti de’ miei, nun saccio niente, non ho visto niente... » e tiriamo avanti lo stesso…Rimaniamo indifferenti a tutto anche se sparano sotto casa, anche se i bambini muoiono per sbaglio, mentre giocano nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, mentre quelli dei clan regolano i conti fra di loro In questa città ci sono più sinonimi per la parola “indifferenza” che per la parola amore, l’elenco è lungo: «fatti fatti tuoi, futtetenne, fregatene, nun da’ retta, pienza ‘a salute, pienza pe tte,  pienzece bbuone…» Viviamo chiusi nelle nostre piccole azioni, nemmeno nelle case... noi stiamo nelle azioni...prepariamo il mangiare e dentro c’è il veleno, beviamo l’acqua e quella pure è veleno, poi ci affacciamo alla finestra vediamo qualcosa e pensiamo ah finalmente il sogno si è realizzato, invece no, quella (rivolta al Vesuvio) è un’illusione, è tutto finto, un’idea fissa della mente, su qualcosa che non esiste. Perché? Per compagnia… perché la solitudine fa paura, la solitudine, non quella che sta fuori, quella che ci portiamo dentro. Tante volte nella mente sento un silenzio che mi fa paura... meglio il veleno, quello almeno sappiamo cos’è.
MALU Signora …
MATADI Non vi preoccupate, so quello che faccio. Piuttosto…dovete farmi un piacere …
MALU Tutto quello che volete.
MATADI Dovete portare mia sorella lontano da qui… Me lo promettete?
MALU Sì
MATADI Subito.
MALU Subito, cioè, ora?
MATADI Subito, mo, mo... Immediatamente.
MALU Lontano…?
MATADI Lontano, fuori da questa città, da questa gente…da queste rovine, lontano, molto lontano, avete capito? Andate a… Volubilis… Sì, sì, a Volubilis!
MALU A Volubilis?
MATADI A Volubilis… è una bella idea no?
MALU Sì...E voi?
MATADI Io? Io sono un sogno, come lui... (si rivolge alla finestra) Io non esisto...Io sono un volo sulla città. Come la donna del quadro ....
MALU Signora ma che dite?
MATADI Non ci fate caso…Tra poco qui non si potrà più stare, perciò ve ne dovete andare. Avete capito?
MALU Credo di sì…Ma voi? Non venite con noi?
MATADI) Forse, dopo, forse, verrò…Andate. (si abbracciano)
MELANORA (entrando) Che state confabulando voi due?
MATADI Eh stiamo pensando a quando festeggeremo tutti insieme il capodanno senza pensieri e senza affari a ...Volubilis...
MELANORA Magari ... di là bevono e mangiano a volontà...sono tutti felici è arrivato pure LUI con la futura mogliettina Matà. Stanno aspettando a te, hai cucinato cose meravigliose ti vogliono fare un grande applauso...Hanno letto anche la nostra lettera... Forse li hai convinti... Ma non mi sembra possibile che ci lasceranno in pace veramente, tu dici che sì? Che si so’ convinti?
MATADI Sì non ti preoccupare ...andrà tutto bene. Si sono convinti e tra poco saranno ancora più convinti...Sapete che dovete fare? Andate a comprare due botti spariamo pure quelli, io nel frattempo vado a prendermi l’applauso, me lo sono meritato, no?  Questa non è la città degli applausi? La città dei botti, delle maschere, dei vuoti...La città degli affari...
Dei sogni doppi...eh i sogni doppi, quelli di riserva, quelli a cui la gente ricorre quando pensa che nun ce sta cchiù niente a fa. Quando pensi che non c’è niente da fare e ti aggrappi a quel piccolo sogno di riserva...Voi ce l’avete un sogno di riserva? Un sogno di riserva affacciato a una finestra...
Ma non voglio rattristarvi con queste miei discorsi, andate, andate...Partite.
 Si abbracciano Melanora e Malu escono. Matadi resta sola riflette ad alta voce come in trance mentre continua a sistemare cibi sui vassoi.
Le finestre in fondo servono solo a far entrare un po’ di luce...ma l’oscurità è molto più importante della luce...l’oscurità ti salva...l’oscurità ti fa pensare. Tu cammini in mezzo ai vicoli oscuri di questa città, in mezzo ai palazzi stretti, stretti, ammassati uno addosso all’altro, cammini in mezzo ai fuochi delle zone contaminate e che fai? A un certo punto, alzi la testa e sogni di volare...no?
La scena finale dovrà avere luci e tempi quasi irreali. La donna guarda la finestra, come se volesse aprirla ma ci ripensa, torna indietro va verso il tavolo, prende il piatto avvelenato per portarlo nella sala da pranzo, si avvia. Forte scroscio d’acqua, si ferma al centro della scena, incerta, posa il piatto, va verso la finestra, la apre lentamente, resta immobile con le spalle al pubblico e le braccia aperte... sarà investita da una forte raffica di vento. Matadi vola verso il Vesuvio, in alto nel cielo, come la donna del quadro di Chagall. Boato, cadono le quinte apparirà l’ombra grande del Vesuvio. Il vento tace e la luce fa un arcobaleno, Matadi sempre in volo...

Fine

*I nomi dei bambini citati nel testo sono quelli inseriti nella lettera consegnata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano da don Maurizio Patriciello e dalle mamme dell’associazione “Noi genitori di tutti” il 22 gennaio 2014