La villa degli olmi
Commedia brillante in due atti di
Francesco Chianese
Personaggi
(In ordine di apparizione) :
MATILDE : Moglie di Luca
LUCA : Capo famiglia
ERMELINDA : Sorella nobile di Matilde
STELLA : Figlia di Luca e di Matilde
ARIANNA : Moglie di Umberto il sindaco e madre di Giannino
GIANNINO : Pretendente sposo di Stella
UMBERTO: Sindaco, marito di Arianna e padre di Giannino
PRIMO ATTO
SCENA 1
(tipico soggiorno primi anni ‘60: un divanetto al centro del palco con due sedie
laterali e un tavolinetto alto, alla destra del palco, con tre sedie. Vi sono
tre porte - una ingresso e due interne,- e una finestra)
(comincia la scena con Luca seduto sul divano intento a leggere un giornale e la
moglie seduta intorno al tavolo che cuce dei pantaloni, accanto al tavolo vi è
un asse aperto)
MATILDE: (con sdegno) Ma guardati… sei proprio un bell’ esempio per tua figlia…
guardati, mettiti davanti allo specchio e guarda quanto sei bello…
LUCA: io non ho bisogno di guardarmi allo specchio… lo so già che sono bello
MATILDE: sempre sdraiato su quel divano a leggere… ed io qui, senza riposo… a
cucire e stirare per tutte le persone di questa zona.
LUCA: e tu non cucire e stirare più per nessuno
MATILDE: bravo… è poi come mangiamo, con i soldi che porti tu? Io così facendo
almeno qualche lira la porto a casa… e tu ? Non fai altro che passare il tuo
tempo tra una lettura ed una ronfata.
LUCA: a parte il fatto che io non ronfo, come dici tu, perché dormo come un
angioletto, non mi pare… che so fare solo questo…
MATILDE: già, me l’ero dimenticato… sei pure bravo a giocare a carte con gli
amici al bar…
LUCA: (con tono ironico) però… la notte mi cerchi… allora qualcosa di bello la
so fare…
MATILDE:… ma quanto sei porco… certo in quelle cose bravo sei, insomma le sei
fare. Però, quelle cose… non portano soldi a casa…
LUCA: certo che se le portassero… saremmo miliardari, con quello che mi ritrovo
(e ride)
MATILDE: zitto, fai silenzio… ti potrebbe sentire qualcuno… magari qualche
vicino… ci pensi la brutta figura che faremmo.
LUCA: però… certo che sarebbe bellissimo fare soldi facendo quelle cose…
MATILDE: … ora mi stai facendo incazzare… a me questi discorsi non piacciono… io
sono una femmina seria, onesta e timorata di Dio… e poi, solo all’idea di
vederti con un’altra femmina… mamma mia, la testa ti taglierei…
LUCA: stai calma, fai la brava, mogliettina mia… lo dicevo per scherzare. Lo sai
che tu sarai sempre l’unica donna della mia vita…(cambiando tono )comunque… lo
sai che faccio? Esco un po’, mi faccio una passeggiata rilassante.
MATILDE: stai attento a non rilassarti troppo… non vorrei che ti addormentassi…
LUCA: non ti preoccupare per me… tu pensa a cucire e a stirare ed io a rilassare
le mie stanche membra. (fa per uscire, ma suona il campanello) ed adesso chi può
essere? Stella le chiavi di casa le ha, quindi non è lei… tu aspetti di qualcuno
per caso?
MATILDE: invece è di sforzarti quel pezzo di cervello che hai… non è meglio se
controlli dalla finestra?
SCENA 2
LUCA: (guarda dalla finestra) (si volta verso la moglie) Madonna mia… mi pare
che il sindaco è.
MATILDE: (incredula) si il sindaco… e il presidente della Repubblica. Ora il
sindaco veniva qua… in questa casa… (si alza e guarda dalla finestra) mamma mia,
ragione tu hai: il sindaco è… ed è con tutta la famiglia. Che vogliono questi da
noi: sindaco, moglie e prole…
LUCA: invece di sforzati quel pezzo di cervello che hai… non è meglio se apri la
porta?
(il campanello suona ancora)
MATILDE: sì, sì… ora apro… ( agitata) ma intanto tu sistema la casa… togli
quell’asse da stiro… insomma fa qualche cosa…
LUCA: tranquilla, stai calma… probabilmente sono venuti perché vogliono fatto
una lavoro da te di cucitura e stiratura… (mentre parla toglie l’asse da stiro e
lo passa in un’altra stanza)
(Matilde esce per un attimo, rientra con Umberto il sindaco, la consorte e il
figlio Giannino) (il sindaco ha un braccio offeso che scatterà da solo, come una
molla, verso l’alto e lui avrà cura di rimetterlo a posto)
MATILDE:buongiorno e benvenuti… (spaventata) accomodatevi pure.
(per il primo entra il sindaco si abbassa per il baciamano a Matilde, ma il
braccio gli scatta in alto)
UMBERTO: oh, mi scusi… ma ho in braccio offeso… (intanto anche la moglie prende
posto dopo avere salutato,Giannino resta in piedi con un mazzo di fiori in mano
che nasconde dietro le spalle)
LUCA: (alla moglie) hai capito perché sono venuti qui ? Gli hai dovuto offendere
il braccio… ora questi vogliono soddisfazione… chissà quanto ci cercheranno di
risarcimento…
MATILDE: ma quale offeso… come ho fatto ad offenderlo… io il suo braccio lo sto
conoscendo solo adesso. (rivolta ai tre spaventata) che piacere avervi qui… ma
posso sapere come mai questo disturbo?
ARIANNA: Bè… siamo qui perché nostro figlio…. Il nostro unico e amatissimo
figlio Giannino da qualche tempo… non dorme più… non mangia più… non beve più…
LUCA: ma quanto mi dispiace…(a Giannino) Giannino, queste cose non si fanno. Un
bravo giovanotto deve dormire, bere e mangiare… come facciamo noi
UMBERTO: già… lo vedi anche loro te lo consigliano… per il tuo bene.
GIANNINO: (battendo i piedi per terra) ma io fame non ne ho. E non voglio più ne
bere e ne dormire
ARIANNA: avete visto? È sempre così…
MATILDE: capisco che la cosa è preoccupante… ma noi che c’entriamo? Mio marito
non è certo un dottore… anzi, è proprio suo marito ad essere medico dottore, ed
io sono una povera sarta. Che aiuto gli potremmo dare noi.
UMBERTO: ma quale aiuto, quale dottore… mio figlio non ha certo bisogno di un
medico. È sano come un pesce. Lui è solo innamorato…
GIANNINO: si, si sono… sono innamorato… innamorato pazzo e la voglio, la voglio
come fidanzata… (prende per un braccio Luca scuotendolo) e lei me la deve dare…
me la deve dare.
LUCA: Va bene, va bene… tutto questo era… certo che te la do. Me lo potevi dire
prima che ti interessa mia moglie. (prende per un braccio Matilde) ecco,
prenditela. Che fai te la porti così o te la devo confezionare…
MATILDE: ma che stai dicendo… io sposata sono. Con un morto di fame, ma sposata.
GIANNINO: (piangendo) Papà, mamma io non la voglio a lei… lei è troppo vecchia.
ARIANNA: non ti preoccupare Giannino … non te la daremo la vecchia
MATILDE: vecchia a chi. Io non sono vecchia… diciamo un po’ attempata.
UMBERTO: (ogni tanto il braccio si sblocca) mi sa che qui si è fatta confusione.
Mio figlio Giannino… è innamorato di vostra figlia Stella e siamo qui per
chiedervi se acconsentite che i due giovani si facciano fidanzati.
GIANNINO: sì, proprio così… e qui ci sono i fiori…(e li tira fuori da dietro la
schiena)
MATILDE: ma quanto sono belli… dammeli che li metto nell’acqua.
GIANNINO: no… i fiori non si toccano… sono di Stella.
LUCA: Mogliera, non ci toccare i fiori a Giannino che sono della futura
fidanzata.
MATILDE: ma quale fidanzata… come facciamo ad acconsentire se Stella non c’è…
GIANNINO: ma non glielo possiamo dire poi? Prima mi faccio fidanzato io e dopo
lei. Insomma glielo diciamo dopo… che siamo fidanzati…
LUCA: giusto! Glielo diciamo poi. Anzi io direi di non dirglielo affatto.
L’importante è che lo sappia almeno uno.
MATILDE: ma che stai dicendo? Non è possibile. Deve piacere anche a lei.
UMBERTO: Mi sa, che la signora Matilde ha ragione. Giannino, non puoi fidanzarti
senza la presenza della ragazza…
GIANNINO: ma papà… io la voglio
ARIANNA: io direi che per il momento è meglio togliere il disturbo. Magari
torniamo più tardi, quando è in casa la fanciulla…(si alza)
GIANNINO: ma io… la posso aspettare qui?
UMBERTO: no Giannino… La mamma ha detto che torniamo dopo e noi torneremo dopo…
tutti assieme…
LUCA: ben detto, Giannino…
GIANNINO: però i fiori me li porto…
ARIANNA: scusate, ma noi andiamo. Buonasera (fa per uscire)
UMBERTO: nel frattempo è bene che voi prepariate la fanciulla. Buonasera.
GIANNINO: mi raccomando preparatela bene… che poi la interroghiamo…
(i tre escono)
SCENA 3
(Luca guarda dalla porta … poi alla finestra)
LUCA: (comincia a ridere sbruffando) hai visto che bel genero hai trovato? Ehi
mi raccomando prepariamola bene a nostra figlia che un partito del genere non lo
può perdere.
MATILDE: quando lo raccontiamo a Stella, vedi le risate che si fa. Ora lei… una
bellissima ragazza, si fa fidanzata con uno scimunito del genere.
LUCA: Oddio, sarà scimunito ma ha un sacco di soldi.
MATILDE: mia figlia non si sposerebbe mai per soldi, ricordalo. Di questo ne ha
preso di me.
LUCA: di me… ne ha preso semmai.
MATILDE: ne ha preso di te? E allora secondo te, se a me interessavano i soldi,
mi facevo fidanzato con uno come te?
LUCA: perché cosa hai da dire… io non ho soldi, però… sono un bel fichetto
(suona il campanello)
MATILDE: bel fichetto… vai a vedere chi ha suonato
LUCA: (si affaccia alla finestra) cose da non credere… e che è la serata delle
novità?
MATILDE: perché delle novità… chi ha suonato alla porta ?
LUCA: tua sorella Ermelinda…
MATILDE: Ermelinda? Mia sorella Ermelinda hai detto ?
LUCA: proprio lei in lingua ed ossa.
MATILDE: (che intanto era andata a controllare) veramente lei è…
quell’ingranduta di mia sorella . Cosa vuole ora mia sorella… ci mancava solo
lei.
LUCA: secondo me è venuta per convincerci a cedere la mano di nostra figlia al
figlio del sindaco
(apre la porta esterna, esce solo un momento e riappare con la sorella.
Ermelinda ha manie di grandezza, è vestita da nobildonna provvista di cappello e
ventaglio)
MATILDE: entra Ermelinda e siedi…
(Ermelinda prende posto sul divanetto)
ERMELINDA: grazie sorella… buonasera cognato…
LUCA: che bella sorpresa… che gioia immensa incommisurata che hai dato al mio
umile cuore, mia cara cognata (e cambiando tono) come mai questa inaspettata
visita ?
ERMELINDA: Bhà… così… pensavo ai vecchi tempi e così ho pensato anche a te, mia
cara sorella… e mi sono chiesta: perché non andare a trovare la mia unica e
amatissima sorella?
MATILDE: (prende posto al tavolo e mentre parla cuce) e tu… cosa ti sei
risposto?
ERMELINDA: (ridendo) Sciocchina, se son qui vuol dire che la risposta che mi
sono data… è stata: Perché no??? E quindi son qui.
LUCA: che piacere… che onore…
MATILDE: già… non è cosa che capita tutti i giorni avere gente col sangue blu
dentro la mia casa.
ERMELINDA: (sempre ridendo) Allora sei veramente sciocchina… noi due abbiamo lo
stesso sangue… siamo nobili entrambe. Non dimenticarti che nostra madre è stata
la dama di compagnia della duchessa Maria e papà… cameriere personale del duca
Ubaldo, figlio legittimo della duchessa Maria. Io la mia nobiltà l’ho conservata
sposandomi, niente di meno che, il giudice Orlandi…. Ernesto Orlandi, tu l’hai
persa sposandoti il qui presente …. Luca Cannavazzo…
LUCA: di professione: nullafacente.
ERMELINDA: Questo non l’ho detto io. Forse…. l’ho pensato……
MATILDE: che ci vuoi fare sorella, non tutte le ciambelle riescono con il buco…
ERMELINDA: già… e pensare che tu per mamma e papà eri la più capace, la più
solare ed ora ti sei ridotta a rappezzare i calzoni di tuo marito…
MATILDE: veramente, non sono di mio marito…. Sono di un cliente gli sto facendo
l’orlo.e
ERMELINDA: un cliente?? Ti sei ridotta a cucire per gli altri per guadagnar
denaro?
LUCA: proprio così… Lei cuce ed io stiro.
MATILDE: dato che non sono Mogliera di un giudice e che non tengo una lira… mi
do da fare con lavoretti di cucitura e di stiratura per guadagnare qualche
soldo… lo vedi riprovevole ???
ERMELINDA: riprovevole è a dir poco. Penso solo a papà e mamma… se ci vedessero,
dall’alto dove stanno, si rivolterebbero nelle loro rispettive tombe…
MATILDE: (pacatamente) e questo lo so… lo so che ho deluso tutti due, la mamma e
al papà… ma questa è la mia sorte e contro la mala sorte non c’è niente da fare…
LUCA: io a questa… la strozzo come una gallina…
SCENA 4
(entra in scena dalla porta esterna Stella, posa la borsetta in un attaccapanni
all’entrata, si avvede di Ermelinda…)
STELLA: Zia Ermelinda… che bella sorpresa (e va a salutarla con il bacio)
LUCA: baciala a tua zia… che era da molto che non la vedevi… e speriamo che dopo
che se ne va… non la vediamo più…
STELLA: papà, sempre a litigare tu e la zia… eppure era da una vita che non vi
vedevate…
ERMELINDA: non badare a tuo padre e siedi qui, accanto a me nipote mia.. ogni
volta che ti vedo sei sempre più bella… tu si che sei nobile… dentro e fuori…
non come certa gente di mia e tua conoscenza…
MATILDE: vorrà dire che di nobiltà ne ha preso di te…. Io non la so fare la
nobile…
STELLA: mi sembra un po’ depressa la mamma… cosa le è successo??
LUCA: e come vorresti che fosse tua madre… dopo cinque minuti che parla con tua
zia…
ERMELINDA: Tua madre è semplicemente afflitta da pensieri… economoci.
STELLA: economici??? Non mi sembra che siamo così disperati economicamente,
tanto da fare cadere in depressione la mamma.
ERMELINDA: forse si sarà stancata di… cucire e stirare le persone…
STELLA: se è per questo anche io glielo dico spesso di smetterla…
MATILDE: Ah si… non debbo più cucire e stirare per nessuno? E allora come
mangiamo, con i soldi che porti tu o che porta tuo padre?
LUCA: come sempre… scappono li tritola e ci vanno in culo all’ortolano…
ERMELINDA: te lo avevo detto Stella? Che tua madre ha pensieri economici?
(cambiando tono) Va bò, Matilde… diciamo che i tuoi guai sono finiti…
LUCA: per finire i suoi guai tu dovresti alzare i tacchi e sparire fuori di qui…
ERMELINDA: potrei offendermi… ma non voglio, e nonostante tuo marito… ti voglio
aiutare lo stesso. Allora (pausa)) ti vanno bene 15 milioni ?
LUCA: e tutto questo… aiuto a destra, aiuto a sinistra… solo perché ci sta
offrendo 15 milio… (cade su una sedia) qui… qui… quindici milioni hai detto?
ERMELINDA: si… ho proprio detto 15 milioni…
MATILDE: (scettica e indifferente) allora bene avevo sentito… Stella hai sentito
pure tu?
STELLA: anch’io ho sentito… mi sembra che la zia abbia detto 15 milioni…
LUCA: e ti ha anche chiesto se ti vanno bene. Certo che ti vanno bene… non è
così Matilde?
MATILDE: come dici tu Luca caro… certo che mi vanno bene…
STELLA: un attimo… 15 milioni, al giorno d’oggi non sono una fesseria. Potremmo
sapere come mai quest’offerta?
ERMELINDA: come, non l’ho detto ancora?
MATILDE: veramente ancora no… a te stella, ha detto qualcosa?
STELLA: a me no… è la prima volta che sento questo discorso.
ERMELINDA: allora vorrà dire che mi sarò distratta…(pausa) vorrà dire che ve lo
spiegherò adesso…
LUCA: Aspetta cognatuccia.. non t’agitare… tanto che premura c’è. O Stella
prendi qualcosa da bere alla zia Ermelinda ed anche due piparelle così li
inzuppa…
(Stella porta un vassoio con del Vermout e piparelle. Ermelinda si serve e
parla)
ERMELINDA: Vedi … il mio cuore desidera che tu, cara sorella, sii felice e che
torni a far parte dell’alta borghesia… come del resto meriti… e merita tua
figlia…
LUCA: Non vedi com’è premurosa tua sorella?
MATILDE: Mi fanno piacere le tue attenzioni.. ma ancora non capisco..
LUCA: Lasciala parlare… dalle tempo…
ERMELINDA: Avete presente la villa degli Olmi???
MATILDE: Certo.. che l’ho presente… è quella dove lavoravano mamma e papà.
STELLA: Ma quale… quella villa immensa con la piscina? Che si trova in collina
fuori paese ?
LUCA: Quella con immensi alberi secolari?
ERMELINDA: Proprio così.. proprio quella. Ricordo ancora le corse che facevamo
lungo i prati della villa.
MATILDE: Ed io ricordo le volte che il duca mi teneva tra le sue braccia…
LUCA: Ai remenber!!!!
ERMELINDA: Se è per questo, in braccio teneva anche me…
MATILDE: Lo so… ci voleva bene come se fossimo figlie sue… ma che c’entra la
villa???
ERMELINDA: Bhè, la villa c’entra perché… adesso… è nostra…
LUCA: Nostra??? Eravamo villici e manco lo sapevamo… la villa degli olmi è
nostra?
ERMELINDA: Bhè.. . in un certo senso. Sembrerebbe che il duca Ubaldo, giovane e
bello di aspetto, avesse una relazione clandestina con una donna sposata…
MATILDE: Ah si?? Bel galantuomo il duca! E chi era questa zoccola?
ERMELINDA: Bhè… la zocco… cioè la signora in questione era… nostra madre…
MATILDE: (si lascia cadere sulla sedia) mia madre con il duca Ubaldo? Povero
papà…
LUCA: a fidati dei nobili e dei camerieri dei nobili…
ERMERLINDA: sembrerebbe inoltre che da tale relazione sia nata una bambina…
MATILDE: hanno fatto una figlia? Vuol dire che abbiamo una sorella?
ERMELINDA: no, cara Matilde… La figlia nata da tale rapporto è… una di noi due…
STELLA: una di voi due? Vuoi dire che una di voi due non figlia del nonno… ma
figlia del duca Ubaldo?
ERMELINDA: proprio così nipote…
LUCA: Madonna che insalata…
MATILDE: mamma, mamma, mamma… chi è di noi due la figlia del duca Ubaldo?
ERMELINDA: Questo non si sa… o meglio non si sa ancora… E’ stato sempre un
segreto tra i due amanti… La mamma l’ha portato con se nella tomba. Ma il duca
Ubaldo, prima di morire, ha voluto che si sapesse, così ha raccontato tutto al
notaio Sgambitta…
LUCA: che subito ha raccontato tutto a tuo marito giudice…
ERMELINDA: … sottigliezze …, però non gli ha detto chi di noi due è la figlia e
quindi erede del duca… ha scritto il nome della figlia su di un foglio, l’ha ben
chiuso, o meglio sigillato in una busta insieme ad una lettera e lo ha
consegnato al notaio assieme al testamento.
STELLA: scusa zia… oltre te o la mamma… questo è da vedersi, il duca Ubaldo
aveva altri parenti?
ERMELINDA: Si, ed ha pure un fratello che, a sua volta ha dei figli…. (pausa)
Comunque, secondo quanto appreso da mio marito, il duca Ubaldo ha lasciato tutti
i suoi averi al fratello all’infuori della villa degli Olmi con tutti gli
annessi, che ha voluto lasciare alla sua unica figlia, anche s’è nata da un
rapporto clandestino…
MATILDE: madonna santa… e questa figlia è una di noi due…
ERMELINDA : ora si che hai capito… e questa figlia sarà proprietaria di villa
degli olmi…
LUCA:… e quando sarebbe l’apertura di questa busta?
ERMELINDA: fra quindici giorni a partire da oggi…
STELLA: non sono, comunque, riuscita a capire i 15 milioni.
MATILDE: e questi, forse, sono riuscita a capirli io.
ERMELINDA: non so cosa tu abbia potuto capire, comunque sta il fatto che ritengo
sia giusto che anche tu abbia qualcosa dall’eredità… e 15 milioni sono una cifra
considerevole…
STELLA: zia,… ma non hai detto che ancora questa busta non è stata aperta? A me
sembra di capire che già sai di essere tu l’erede…
ERMELINDA: (ridendo) assolutamente no… lo credo soltanto. Vedi cara nipote, il
duca Ubaldo è risaputo fosse un nobile… e il sangue di un nobile non mente… si
tramanda con molta facilità. Chi ti pare possa essere nobile tra me e mia
sorella? Lo si vede da lontano un miglio… è solo questione di logica…
LUCA: non so perché… ma questa faccenda mi sta incominciando a puzzare…
STELLA: quindi pensi di essere tu la figlia e quindi l’erede…
ERMELINDA: se due più due fanno quattro… si.
MATILDE: forza Ermelinda, spara… cosa ti devo firmare per avere questi 15
milioni…
ERMELINDA: sciocchezze… solo una dichiarazione che… nel caso, molto improbabile,
che sia tu l’erede, rinunci in mio favore a quanto stabilito nella busta…(pausa)
così facendo rimani sempre e comunque ricca di 15 milioni di lire.
STELLA: e se non firmasse? E se fosse lei la figlia?
ERMELINDA: non t’ illudere nipote… e se non firmasse perdereste i 15 milioni.
Nonostante ci siano pochi dubbi, si potrebbe verificare l’ipotesi che sia tua
madre la figlia del duca. Verrebbe ad ereditare la villa degli olmi… ma ci
pensate tutte e due, anzi tutti e tre, che significa essere proprietari di una
simile villa? Spese su spese…
LUCA: già… ci pensate: quante spese…
ERMELINDA:… non è facile mantenerla… ci vogliono almeno quattro servitori. Per
voi sarebbe un peso insopportabile e questo non posso permetterlo. Così, onde
evitare ansie, ed inutili sprechi, vi voglio levare questo grosso carico.
LUCA: O Matilde, senti quanto è affettuosa tua sorella.
ERMELINDA: riceverete la notevole cifra in ogni caso… sia che l’erede sia io,
sia che sia mia sorella. Facciamo finta si tratti di un giuoco… se sono io
l’erede… perdo 15 milioni in tuo favore e tu vinci il giuoco. Se l’erede sei tu…
tu perdi la villa, ma ottieni sempre i 15 milioni. Come vedi, a te va sempre
bene…
LUCA: lo vedi… non è solo affettuosa, è pure generosa. Comunque vada vinciamo
noi il gioco… (pausa) o no? ?
MATILDE: io… cara sorella, non amo giocare. Conosco solo il gioco della
briscola, della scopa e dell’asso prende tutto… ma non gioco mai per soldi… al
massimo gioco con le noccioline. E comunque voglio, innanzitutto mettere in
chiaro alcune cose… (pausa) io mi ricordo del duca Ubaldo con tanto affetto… ma
nel cuore ho solo il padre che mi ha cresciuto, che mi ha dato un’educazione e
che mai mi ha fatto mancare il suo affetto… e solo di lui mi voglio ricordare,
anche se non è blasonato ed anche se non fosse lui il mio vero padre, ma il
duca. Però… questa storia la voglio vedere fino alla fine e cioè all’apertura
della busta. Io non ti firmo niente. Anzi… visto che ti piace il gioco… va bene,
sono d’accordo, giochiamo… ma con una variante: sarò io a darti i 15 milioni e
tu a rinunciare alla villa in mio favore, a prescindere di chi è veramente
l’erede… allora che ne dici sorella blasonata?
ERMELINDA: (arrabbiata) dico… che la miseria ti ha mangiato il cervello. E dove
li prenderesti tu i 15 milioni da darmi ?
MATILDE: questi sono affari miei… l’importante è che ti do i 15 milioni…
LUCA: aspetta, aspetta Matilde non corriamo… non è che così facendo perdiamo
capra e cavoli.
ERMELINDA: mi pare proprio di sì, caro cognato…
LUCA: Stella, toglile immediatamente il Vermouth davanti… ed anche le piparelle.
ERMELINDA: anzi, caro cognato… visto che tua moglie non ragiona più… metterò
un’altra variante al giuoco: a prescindere di chi sarà l’erede, voi perderete
sia la villa che i 15 milioni che vi avevo offerto, se non mi consegnerete 15
milioni entro il giorno dell’apertura della busta da parte del notaio.
STELLA: e se te li consegnerà?
ERMELINDA: allora, mi prenderò i 15 milioni e la villa sarà comunque nostra, a
prescindere dal nome dell’erede…
MATILDE: ok… ci sto… restiamo così…
LUCA: aspetta Ermelinda… riparliamone con calma … sicuramente Matilde ci
ripensa…
ERMELINDA: ormai, quel che è detto è detto… e dal momento che non ha più
importanza il nome contenuto nella busta, non necessita andare dal notaio. Ci
vedremo, quindi, qui nel giorno stabilito. Non vi preoccupate di accompagnarmi…
conosco l’uscita… arrivederci.
(ed esce)
SCENA 5
LUCA: aspetta cognata… parliamone ancora… (la insegue fino alle scale)
STELLA: (a Matilde) certo che l’hai fatta incazzare la zia…
LUCA: ma chi cazzo ti porta… 15 milioni ti fanno schifo? Ricorda che siamo nel
1961 e 15 milioni sono soldoni non noccioline…
MATILDE: (quasi piangente) mi sono sentita offesa nell’onore…
LUCA: certo che quest’onore ci è costato caro. Dove troviamo un’altra occasione
simile… magari non saremmo diventati proprietari villici ma ci potevamo sempre
consolare con 15 milioni. Invece così… per il tuo onore… abbiamo perso soldi e
villa, insomma siamo rimasti con una mano davanti e una dietro. Me lo dici ora…
dove dobbiamo trovare i 15 milioni da dare alla megera… per sperare ancora nella
villa?
STELLA: Papà… ma che ci speri ancora. Vorrà dire che era destino e che dovevamo
rimanere poveri e pazzi.
MATILDE: io tanto facilmente non mi arrendo… e vi dico che questi 15 milioni li
troveremo… anche se dovessi mettermi a lavare scale e appartamenti.
LUCA: per arrivare a 15 milioni dovresti lavare tutte le scale e appartamenti
del mondo… poi li dovresti sporcare per poterli lavare nuovamente. E questo per
almeno sette volte… e mi pare che 15 giorni non ti bastano…
STELLA: quindi… avevo ragione io… speranziamoci…
LUCA: a meno che…
MATILDE: a meno che… cosa?
LUCA: Stella acconsente a quel fidanzamento. Non si sa mai… sicuramente loro
questi soldi ce li hanno… potremmo spiegar loro ogni cosa e se li hanno…
sicuramente ce li danno.
MATILDE: ma che dici Luca, non voglio assolutamente che si sacrifichi Stella…
STELLA: ma si può sapere di cosa parlate? Sacrifici, fidanzamenti… mi volete
spiegare?
LUCA: niente di importante… solo che prima che arrivasse qui tua zia, è venuto
il sindaco con tutta la sua famiglia.
MATILDE: insomma ci hanno chiesto la tua mano per Giannino… il figlio del
sindaco…
STELLA: ma chi lo scimunito?
MATILDE: hai visto? Non le piace. Quindi niente da fare… quando ritornano gli
diciamo di no…
LUCA: ma mai pensi prima di parlare? Aspetta, prima li facciamo incontrare. Chi
lo sa, magari lo vede sotto un altro aspetto e s’innamora pure lei.
STELLA: e quando è che dovrebbero tornare?
(suona il campanello)
LUCA: mi sa… che sono tornati.
SCENA 6
(Stella va a vedere dalla finestra)
STELLA: mamma mia… veramente loro sono… che debbo fare mamma?
MATILDE: niente… io ti dico solo di pensarci bene… non voglio che tu faccia dei
colpi di testa che poi ti faranno pentire.
LUCA: ragione tua madre ha… non fare cose che poi si fanno pentire… pensaci bene
e pensa pure che è un partito da non perdere… e un piccolo pensiero fallo pure
alla villa degli olmi.
STELLA: mamma, per favore, vai tu ad aprire… io non so come mi debbo comportare,
cosa debbo dire…
MATILDE: va bene, va bene… stai calma e riflettici, vado io ad aprire.
(Matilde esce un attimo e rientra, dietro lei Arianna, a seguire Umberto il
sindaco ed infine Giannino con il mazzo di fiori in mano)
MATILDE: bentornati… prendete nuovamente posto nella nostra umile dimora…
LUCA: umile, ma onorata…
ARIANNA: questo è risaputo, per questo siamo qua…
(prendono posto sul divano Arianna ed Umberto. Giannino resta in piedi)
GIANNINO: (molto timidamente, si avvicina a Stella) Que… que… questi fiori
so…so.. sono per te… in oma… omaggio alla tua bellezza (e le dona i fiori)
STELLA: grazie (gli prende, li annusa e li mette in un vaso)
LUCA: ma quanto sono belli questi fiori… e che odore che fanno…
GIANNINO: sono quelli di prima
UMBERTO: certo che formano una bella coppia… sembra che siano fatti per stare
insieme.
ARIANNA: avete già parlato con Stella? Cioè avete già deciso qualcosa?
MATILDE: si… veramente ne abbiamo parlato un poco proprio cinque minuti fa… ma
io penso che forse sono ancora troppo giovani…
LUCA: ma quando mai… non si è nei giovani né vecchi quando si ama… giusto?
GIANNINO: bene ha parlato signor Luca… e noi ci vogliamo bene…
ARIANNA: Giannino perché dici che vi volete bene… siamo ancora in attesa di una
sua risposta. Potrebbe non essere interessata a te.
GIANNINO: e perché non dovrebbe essere interessata a me… non sono un bel ragazzo
io?
LUCA: come no… si vede da lontano quanto sei bello…
UMBERTO: beh adesso non esageriamo…
LUCA: no, no… esageriamo pure
GIANNINO: e tu che ne pensi… Stellina mia…
STELLA: io penso… io penso… che tu… va bè… sei un bel ragazzo
GIANNINO: mamma, o mamma… hai visto che mi vuole?
UMBERTO: veramente non mi pare di avere sentito questo dalla ragazza
GIANNINO : ma papà… ha detto che sono un bel ragazzo, e questo è un primo passo.
Poi, se non si è ancora pronunciata è perché non ha ancora visto il punto forte
della mia bellezza… ora gliela mostro.
MATILDE: (preoccupata) ma che vuole mostrare questo a mia figlia.
GIANNINO: come cosa voglio mostrare, signora… La mia dentatura… guardate che
bellezza (apre la bocca e mostra i denti ai presenti)
LUCA: (si avvicina tocca il suo mento e guarda in interessato i denti di
Giannino) figlia, Giannino ha proprio una bella dentatura, sana e robusta.
ARIANNA: ma che avete preso mio figlio per un cavallo?
LUCA: veramente è stato lui che…
UMBERTO: va bene, non tergiversiamo. Noi siamo qui per chiedere, in un sua
presenza, la mano di Stella per Giannino.
GIANNINO: (battendo i piedi) ma papà… perché le hai chiesto solo la mano… io
tutta la voglio a Stella….
ARIANNA: certo Giannino… non ti preoccupare. E’ solo un modo di dire: chiedere
la mano.
UMBERTO: pertanto desideriamo una risposta a questa proposta.
STELLA: la volete subito?
MATILDE: forse è meglio se ci pensiamo ancora…
LUCA: ma quale pensare ancora… si vede subito che Giannino è un bravo ragazzo.
Bello, intelligente e con una splendida dentatura… cosa cerchi di più dalla
vita.
GIANNINO: allora Stella… dimmi si, dimmi si…
STELLA: beh… La mia risposta è…
MATILDE: pensaci sopra… non fare pazzie…
LUCA: pensa alla villa degli olmi, a quanto è grande e a quanti tuffi ti puoi
fare nella piscina che c’è là dentro… alla faccia di tua zia.
UMBERTO: allora bella fanciulla, siamo in attesa…
STELLA: io, io, io dico (guarda un poco sua madre che le fa segno di no, poi il
padre che le fa segno di si)…e va bene… vada per questo fidanzamento…
GIANNINO: (salta felice, corre avanti e indietro) mi ha detto sì… mi ha detto
sì… mamma, papà… mi sono fatto fidanzato con Stella… Oh quanto sono felice…
ARIANNA: ed io sono felice per te, mio caro bambino…
LUCA: io invece sono una Pasqua
STELLA: ed io non so quello che ho fatto…
ARIANNA: questo evento merita un piccolo festeggiamento
GIANNINO: si, si… con dolci e spumante…
UMBERTO:io sono d’accordo, però desidero che questi festeggiamenti si facciano a
casa mia…
LUCA: io, caro compare sindaco sono d’accordo… per noi è un piacere venire nella
sua casa.
UMBERTO: allora restiamo così… io esco a comprare i dolci e il necessario
(pausa) lei caro compare Luca, mi fa compagnia?
LUCA: certo compare… però non vorrei offenderla e quindi è meglio se compra
tutto lei.
GIANNINO: noi andiamo a farci una passeggiata e poi vi raggiungeremo a casa…
giusto Stilluzza?
STELLA: va bene… ormai la frittata è fatta…
MATILDE : io resto ancora un po’ qui… non vi preoccupate per me. Vi raggiungo
più tardi… tanto la nostra casa non è molto distante dalla vostra…
ARIANNA: se non vi dispiace resto con lei a farle compagnia.
UMBERTO: va bene va, fate come volete… noi intanto andiamo.
(escono Umberto e Luca)
GIANNINO: anche noi usciamo… Stella mi prendi a braccetto?
(stella lo prende a braccetto ed escono)
SCENA 7
(le due donne restano un attimo in silenzio)
ARIANNA: capisco che mio figlio non è il genero ideale… però le assicuro, ha un
gran cuore
MATILDE: si certo, si vede che è un bravo figliolo…
ARIANNA: però, non mi sembra contenta, a giudicare dalla sua cera…
MATILDE: no, no… non è questo… o meglio… sono confusa. Io desidero la felicità
per mia figlia e se Giannino riesce a dargliela… sono contenta
ARIANNA: felicità… parola che non esiste nel mio vocabolario…
MATILDE: ma chi… lei? Non è felice? La moglie del sindaco?
ARIANNA: se bastasse essere moglie di un titolato per essere felice, io sarei la
felicità personificata. Mio marito oltre ad essere sindaco è anche un affermato
dottore.
MATILDE: ed io sarei la disperazione… personificata. Mio marito ha un solo
titolo… quello di scansafatiche.
ARIANNA: però, da quello che sento e dicono in paese, nasconde delle doti che
mio marito nemmeno si sogna di possedere…
MATILDE: ma chi mio marito? E che doti può avere… forse è bravo a giocare a
carte.
ARIANNA: beh, lui si vanta con gli amici di certe prestazioni…
MATILDE: ma, ma che dice comare… di che prestazioni parla…
ARIANNA: prestazioni… ehmmm… sessuali.
MATILDE: comare… queste sono cose personali
ARIANNA: se è vero che è particolarmente dotato… non posso fare altro che
invidiarla. Mio marito… beh lasciamo perdere.
MATILDE: sì, lasciamo perdere, anzi andiamo che ci aspettano…
ARIANNA: aspetti… un’ultima domanda.
MATILDE: che sia l’ultima mi raccomando
ARIANNA: è vero ciò che dicono? E cioè che è un vero mandrillo?
MATILDE: io non so nemmeno cos’è questo mandrillo che dice lei… però… -mamma mia
mi vergogno- però, va bene ci sa fare a letto mio marito… eccome se ci sa fare…
ARIANNA: ah, sì? Lo immaginavo… un ultima cosa
MATILDE: meno male che era poco fa l’ultima cosa.
ARIANNA: io non ho mai provato niente di simile… e lei si. Mi scusi, se le
chiedo questo, ma sono disperata. La prego… me lo fa provare… suo marito?
MATILDE: ma, ma, ma che sta dicendo? Glielo faccio provare… ma che le pare che
mio marito è uno stivale o un cappotto che glielo faccio provare?
ARIANNA: ma per una sola volta e sarebbe ben compensata.
MATILDE: mio marito non è in vendita…
ARIANNA: non baderei a nessuna cifra…
MATILDE: (si ferma un po’… riflette) cioè… per una notte, o giorno che sia…
insomma per una provatina di mio marito… Lei sarebbe disposta a darmi qualsiasi
cifra?
ARIANNA: proprio così… mi dica solo quanto…
MATILDE: (fa un po’ di pausa, poi di colpo) vanno bene… 15 milioni?
FINE PRIMO ATTO
SECONDO ATTO
SCENA 1
(stessa scenografia… sulla scena Luca, Matilde e Stella. E’ mattina)
LUCA: (seduto mentre si prende il caffè) certo che compare Umberto il sindaco li
sa organizzare bene le feste… sono ancora pieno come un uovo… con tutto quello
che ho mangiato e bevuto ieri sera.
MATILDE: (alle prese con il solito cucito) in meno di mezz’ora la sua casa si è
riempita di invitati…
STELLA: secondo me era tutto programmato… come se già lo sapeva che gli avremmo
detto si…
LUCA: non cominciamo… il si glielo hai detto tu…è un bravo giovane Giannino, ma
per fidanzato io non lo voglio… (pausa) ve lo dividete un po’ tu, un po’ tua
madre…
STELLA: menomale che tu hai sempre voglia di scherzare, papà… però… a me questa
situazione incomincia a preoccuparmi…
MATILDE: ho capito… ti sei stancata già di Giannino. Te lo avevo detto di
pensarci bene e di non fare colpi di testa.
STELLA: non è questo… è solo che è un po’ appiccicoso… ce l’ho sempre attaccato
di sopra.
LUCA: Ou… non facciamo fesserie. Io già mi vedo seduto su una sedia a dondolo
con un sigaro tra le mani, ai bordi della piscina della villa degli olmi e
accanto a me mio compare il sindaco con tutti gli assessori e consiglieri
comunali. E vedo pure la faccia di tua zia Ermelinda nera di rabbia.
MATILDE: lascialo parlare tuo padre… ancora sei in tempo. Si chiarisce e
rompiamo questo fidanzamento.(pausa) Non è il caso che sacrifichi la tua vita
per quattro soldi.
LUCA: quattro soldi? E tu una villa con tanta di piscina e alberi secolari… me
la chiami quattro soldi? (pausa) facciamo così… prima ci assicuriamo i soldi
giusti per questa benedetta villa. Poi, dopo che firmiamo il contratto e la
villa è nostra… tu Stella, ti fai prendere da una crisi di ripensamento e lo
lasci… così alla famiglia del sindaco gli restituiamo il broccolo… cioè il
figlio… e noi ci teniamo la villa. E chi s’è visto s’è visto…
STELLA:: ma papà, ma che ti sembra che sono scemi il sindaco e sua moglie?
magari i soldi, se li hanno, perché 15 milioni non sono pochi, magari ce li
danno, ma in cambio chissà quante carte e ipoteche ci fanno firmare per
garantirsi che poi non buttiamo fuori di casa Giannino…
LUCA: malpensanti… e noi una cosa del genere faremmo? (pausa) ah se c’era il
divorzio. Se c’era il divorzio come c’è in America, non c’erano problemi… vi
sposavate, dopo un po’ vi facevamo divorziare, la villa era intestata alla
mamma… ed eravamo a posto….
MATILDE: divorzio, ma quale divorzio… mettiti in testa che il divorzio in Italia
non c’è e non ci sarà mai… perché noi siamo un popolo di persone fedeli e
rispettosi al sacramento e quindi non abbiamo bisogno di divorziare… dopo che lo
abbiamo promesso davanti a Dio… …… (pausa) per questi soldi… ne parlerò con
Arianna, la mamma di Giannino… chissà se tra donne di una certa età si trova
un’intesa…
(suona il campanello)
SCENA 2
LUCA: va’ a vedere chi è, Stella.
STELLA : (guarda dalla finestra) mamma mia… già qui è… di prima mattina
MATILDE: chi è, Stella?
LUCA: come chi è .. non lo capisci dalla faccia allegra di tua figlia chi può
essere??? Il suo fidanzatino è ? Aprigli Stella.
MATILDE : aspetta, Stella…. Vado io ad aprire (ed esce dalla porta esterna)
LUCA: certo che ti vuole bene Giannino se ti viene a trovare di prima mattina.
Che pretendi di più da un fidanzato?
STELLA: un po’ di tranquillità, papà…
(rientra Matilde e dietro Giannino con un altro mazzo di fiori in mano)
GIANNINO: questi sono per te, mia cara…
STELLA: (li prende sgarbatamente dalle sue mani e li mette in un vaso) grazie
tante.
LUCA: ma quanto sono belli questi fiori. Ma tu Giannino, non devi più premurarti
a portare fiori. Ci pensi, se li porti ogni volta che vieni qui… questa casa
diventa un camposanto…
GIANNINO : si dice che ogni fiore è segno d’amore…
LUCA: pure i cioccolatini e le caramelle sono segno d’amore… quindi la prossima
volta porta questo e Stella lo capisce lo stesso che le vuoi bene… poi se vuoi
che lo capisca meglio… puoi portare qualche corda di salame, qualche bottiglia
di vino… fai tu, non ti preoccupare, noi contenti lo stesso siamo.
GIANNINO: (a Matilde) che stai facendo, mamma? Se vuoi ti aiuto io… bravo sono a
cucire ed anche a stirare…
MATILDE: sai cucire veramente? E allora fai una cosa: continua tu… (e le porge i
calzoni)
GIANNINO: grazie, per me è un piacere aiutarvi… (a stella) Stellina, siediti
vicino a me…
LUCA: Stella, siediti vicino a Giannino, così vi guardate meglio…
(stella si siede vicino a Giannino. Giannino la guarda sospirando)
MATILDE: che bel quadretto…
(suona il campanello)
SCENA 3
LUCA: ed ora chi sarà… no, non vi muovete nessuno… che vado io a vedere (si
affaccia alla finestra) (con voce forte) Oh che piacere… mia cognata Ermelinda…
aspetta che ti apro io personalmente. (ai presenti) se non avete ancora capito è
la duchessa Ermelinda….
MATILDE: e come… se non abbiamo capito…
(Luca esce per aprire)
GIANNINO: ma chi è? La zia Ermelinda?
STELLA: lei è, Giannino, proprio lei…
(rientra Luca ed a seguire Ermelinda)
LUCA: accomodati, cara cognata… prendi posto dove ti viene meglio.
ERMELINDA: (mentre si accomoda) grazie… mi siedo qui. Vedo che mia sorella si è
fatto un aiutante… (e ride)
MATILDE: non è il mio aiutante.
LUCA: certo che no, questo bel giovane è Giannino, il mio genero … ancora nuovo
di zecca. Ora te lo presento
ERMELINDA: non ce n’è bisogno… lo conosco già Giannino… lo conosco fin da quando
era cucciolo…
GIANNINO: vero è… mi conosce da tanto tempo la zia Ermelinda.
ERMELINDA: si, e voi, per gratitudine alla mia sincera amicizia… al vostro
fidanzamento di ieri non mi avete invitata… e questo mi dispiace…
MATILDE : si vede che sindaco e sindachessa… se lo sono dimenticati, Ermelinda.
LUCA: io dico… che hanno voluto invitare soltanto le persone scic… e questo vuol
dire che tu non figuri tra queste persone scicc. Insomma tra la nobiltà del
paese.
ERMELINDA: non figuro io tra la nobiltà del paese? (ride ) non farmi ridere… con
il marito giudice che mi ritrovo…
GIANNINO: vorrà dire che l’avranno dimenticato veramente, come ha detto mia
suocera…
ERMELINDA: va bene, non importa… questo non è importante.
STELLA: zia, possiamo sapere il motivo di questa tua seconda visita? Non era mai
successo che tu venissi in questa casa per due giorni consecutivi…
GIANNINO: ma come parla bene la mia fidanzata… sembra una professoressa…
ERMELINDA: cara nipote, motivi di interesse… non dimenticate la scommessa
LUCA: ancora ci restano 14 giorni. E noi in 14 giorni troviamo non solo 15
milioni, ne troviamo pure 100… diciamo 50… va bene ci fermiamo a 15 e non ne
parliamo.
ERMELINDA: voi troverete solo un bel contratto da firmare, dove cederete a me
ogni diritto sulla villa degli olmi… sempre che ne siate gli eredi (e ride)
GIANNINO: la villa degli olmi? Quella grande villa fuori paese in collina?
ERMELINDA: proprio così, Giannino… una di noi due, tra me e mia sorella è erede
del duca Ubaldo, perché sua figlia, e quindi erede della villa… però, se è lei,
sarà proprietaria solo se mi consegnerà 15 milioni…
GIANNINO: una delle due è figlia del duca Ubaldo? Non ci sto capendo niente…
MATILDE: e no, cara sorella… non correre. Spero che tu non dimentichi la
variante: se ti consegno i 15 milioni entro le sei di sera del giorno
dell’apertura della busta… tu perdi la villa in ogni caso… a prescindere se sei
tu l’erede o meno. Tu ti porti i soldi ed io mi tengo la villa…
ERMELINDA: certo che non la dimentico, la variante. L’ho aggiunta proprio io,
perché sono certa che mai riuscirai a racimolare la grossa cifra… malgrado
questa improvvisa e inaspettata decisione di fare fidanzare Stella con Giannino…
com’è che lo chiamano in paese? Ah si.. scunchiudutu e scimunito… giusto?
GIANNINO: e lo scimunito sarei io ?
LUCA: ma no, lasciala parlare a mia cognata… ha paura che raccogliamo i soldi e
spara fesserie
ERMELINDA: pensaci Giannino. Pensi che ti abbiano accettato per la tua
intelligenza e bellezza? No, solo per i tuoi soldi…
GIANNINO: perché, non sono bello e intelligente io? o lo pensa lei che sono
deficiente?
ERMELINDA: io questo non l’ho mai detto… comunque… parlerò con i tuoi oggi
stesso per metterli al corrente dello sporco giuoco che stanno facendo ai tuoi
danni… tu sei troppo stupido per capirlo…
GIANNINO: lo vede che è proprio lei a dire che sono stupido… non sono loro…,
loro mi vogliono bene.
MATILDE: certo che ti vogliamo bene…(alla sorella) Ermelinda, mi pare che già tu
abbia parlato abbastanza…
ERMELINDA: ho detto quel che era giusto dire…(pausa) a proposito, ho dimenticato
di dirvi una piccola cosa…
LUCA: dici questa cosa… e poi libera la sedia…
ERMELINDA: ieri ho detto che fra 15 giorni vi è l’apertura della busta…
STELLA: certo che hai detto questo, zia, c’ero anch’io…
ERMELINDA: ebbene, ho commesso un piccolo errore… anzi piccolissimo…
MATILDE: che genere d’errore, Ermelinda…
ERMELINDA : dovevo dire che 15 giorni fa, e cioè il 3 luglio del 1961, ho
ricevuto una raccomandata del notaio Sgambetta dove mi si diceva dell’apertura
della busta…
STELLA: scusa zia, ma se era interessata anche mia madre, perché a lei non è
arrivata…
ERMELINDA: ma che c’entra… certo che le è arrivata… solo che per questione di
cortesia, me la sono fatta consegnare io dal postino in modo da portarla io
stessa a mia sorella… (esce fuori una busta) tò… qui c’è la raccomandata. (la
consegna a Matilde)
(Matilde la consegna a Stella che la legge)
STELLA: (legge la raccomandata) si comunica alla S.V. che in data 18 luglio c.
a. alle ore 14, si darà lettura del testamento del duca Ubaldo Benso presso…
GIANNINO: (interrompendo)… ma il 18 luglio c.a. non è oggi?
ERMELINDA: già… è che ieri mi ero confusa (ride) e vi ricordo che non è alle 18
come, non so perché, ha detto tua madre, ma alle 14 e sono già le 9.
LUCA: (si scaglia verso Ermelinda, ma viene bloccato) brutta vipera fetente…
avvicinati che voglio staccarti la testa a morsi…
ERMELINDA: purtroppo per voi (ride) questo significa che i 15 milioni li dovrete
trovare entro cinque ore (ed esce ridendo))
LUCA: vattene zoccola… non farti mai più vedere in casa mia
SCENA 4
(cela un attimo di silenzio, Luca è nervoso)
GIANNINO: (molto pacato) mamma, vuoi vedere come ho cucito questi pantaloni? A
me sembra perfetto…
MATILDE: (si avvicina a Giannino, prende i pantaloni) bene li hai cuciti, bravo
a Giannino
GIANNINO: se volete li posso anche stirare…
STELLA: (prende i calzoni e li appoggia sull’asse di scatto) no, Giannino, ci
penso io a stirarli…
GIANNINO: ( si avvicina a Luca) certo che 15 milioni tanti sono… non so nemmeno
se li ha mio padre… però io posso provare a chiederglieli… se la cosa vi fa
piacere…
LUCA: come no, certo che ci farebbe piacere… mi pare che solo tuo padre ci può
aiutare…
STELLA: (di scatto) basta, basta… non ne posso più… maledetto il giorno che è
entrata zia Ermelinda dentro questa casa… maledetta questa villa degli olmi… e
maledetta pure io che sto approfittando della bontà di questo figliolo giocando
con i suoi sentimenti…
LUCA: e proprio adesso ti dovevano venire gli scrupoli di coscienza? Non potevi
aspettare fino a domani ?
GIANNINO: (sottotono dopo un attimo di silenzio) forse è meglio se me ne torno a
casa… magari ci vediamo più in là…
(ed esce a testa bassa)
LUCA: e con Giannino se n’è andata pure la villa…
SCENA 5
MATILDE: mi è passata la voglia di lavorare… (posa i vestiti e chiude l’asse)
per oggi basta, non tocco più un solo ago…
LUCA: giusto così, Mogliera… oggi ci dedichiamo al riposo…
MATILDE: e cosa devi riposare tu…
LUCA: i pensieri… io sono un pensatore e quando penso mi stanco e debbo
riposarmi.
STELLA: mamma, papà… mi dispiace per quello che ho fatto
LUCA: e perché ti devi dispiacere… che vuoi che sia una villetta con tanta di
piscina e di alberi secolari… non ci badare… capiteranno altre occasioni…
MATILDE: eppure… Giannino, cominciava a starmi simpatico…
(suona il campanello)
LUCA: di nuovo lui sarà… apritegli e trattatelo bene…
MATILDE: (va a vedere dalla finestra) non è lui, è sua madre… (ed esce per
aprire)
LUCA: sicuramente tua zia Ermelinda ha fatto la sua opera di… persuasione
STELLA: ormai non m’interessa più di niente… può succedere la qualunque
(entrano dalla porta esterna Matilde e a seguire Arianna)
MATILDE: si accomodi pure signora Arianna
(Arianna prende posto)
LUCA: qual buon vento la porta qui?
ARIANNA: non vedo mio figlio, eppure sono sicura che fosse uscito per venire
qui…
STELLA: e qui è stato fino a qualche minuto fa.
ARIANNA: è già andato via?
LUCA: proprio così… ha avuto un piccolissimo diverbio con la sua fidanzata e se
n’è andato… ma niente di grave…
ARIANNA: grave è comunque quello che mi ha raccontato sua cognata Ermelinda
qualche minuto fa…
LUCA: (cambiando discorso) non so perché, ma mi è venuto uno strano desiderio di
prendere un po’ d’aria calda fuori…
STELLA: bhààà… anche a te? Anche a me è venuta…
LUCA: allora lo sai che facciamo, cara figlia? Usciamo e non ne parliamo più…
tanto qui c’è mamma a fare gli onori di casa…
STELLA: scusate… noi usciamo un momento …(ed escono dalla porta esterna)
(dopo un attimo di silenzio)
ARIANNA: signora Matilde… ormai noi siamo… diciamo in confidenza… quindi
parliamoci chiaramente…
MATILDE: e cosa dobbiamo dirci, signora Arianna…
ARIANNA: i fatti come stanno realmente… allora, il fidanzamento è da considerare
chiuso?
MATILDE: chiuso, aperto… questo lo debbono stabilire i due ragazzi…
ARIANNA: però è vero che volevate usare mio figlio per arrivare ai 15 milioni…
MATILDE: signora, a noi questi soldi farebbero veramente comodo, e adesso sa
pure il perché. È vero che con questo fidanzamento si è presentata un’occasione
d’oro e che noi abbiamo voluto approfittarne, ma si dà il caso… che mia figlia
ha un cuore e non ha voluto continuare con questa farsa… così, ha rotto il
fidanzamento, consapevole di aver perso una bella occasione.
ARIANNA: già 15 milioni, gli stessi che mi avete chiesto per… vostro marito.
(pausa) ci tenete a questa villa!
MATILDE: ci tengo sì… ma non per motivi di vanto, per fare la nobile o per avere
una reggia dove abitare… io in questa casa, anche s’è piccola e molto modesta,
mi ci trovo bene. In quella villa… ho passato gran parte della mia infanzia. Mia
mamma e mio padre lavoravano là dentro e, con tutta la famiglia, avevamo
alloggio in una casetta che abitavamo solo noi, situata all’interno della villa.
(pausa, come se vivesse un ricordo) Pensi che vicino alla casetta c’era un
albero alto, alto… io tutte le mattine, quando mi svegliavo, mi mettevo
appoggiata a quest’albero, mi mettevo una mano sopra la testa, in modo da
prendere la misura, e con un dito facevo una tacca nella corteccia dell’albero…
così vedevo quanto allungavo ogni giorno che passava. Come vede… ho tanti
ricordi della villa.
ARIANNA: io 15 milioni non li ho di certo… posso arrivare al massimo a tre… e
sono disposta ad uscirli tutti, ma a due condizioni…
MATILDE: adesso è inutile che mi dà condizioni, tanto con 3 milioni non faccio
assolutamente niente… dove li trovo i restanti 12 ed entro le due.
ARIANNA: potrei convincere mio marito a mettere il resto… ed entro le due…
MATILDE: (immediatamente) quali sono queste condizioni ?
ARIANNA: prima condizione: dovete fare in modo che la storia tra Stella e
Giannino non finisca, almeno non finisca subito. Lui è sfiduciato, ha paura di
non essere accettato da nessuno… solo con Stella l’ho visto finalmente felice.
Prima, per farsi accettare dai giovani della sua età, aveva preso una brutta
strada con dei compagni poco affidabili. Ho paura che riprenda questo cammino.
MATILDE: ma così facendo, quando poi si lasceranno non è ancora peggio?
ARIANNA: no, almeno spero. Magari passerà del tempo e si scorderà di questi suoi
amici… magari… magari… non lo so nemmeno io… forse succederà un miracolo nel
frattempo.
MATILDE: e seconda condizione?
ARIANNA: beh, la solita. Sono disperata… non penso ad altro… voglio sentire cosa
si prova a stare, anche una sola volta, con un vero maschio…
MATILDE: che poi sarebbe mio marito… ed io dovrei farle da ruffiana.
ARIANNA: prendere o lasciare
MATILDE: (si ferma a riflettere, poi…) facciamo così… io, non credo di essere in
grado di convincerlo… e poi non avrei nè la forza né il coraggio per farlo.
L’unica cosa che posso fare è quella di lasciarvi soli in questa casa. Sarà
lei…. sicuramente non le mancherà il modo… lo stuzzica e lo fa cadere… ( pausa)
mi raccomando, io niente so…
ARIANNA: certamente, farò in modo che sia lui ad abbordarmi…
SCENA 6
(entrano dalla porta esterna Luca e stella)
MATILDE: è già finita la vostra passeggiata?
LUCA: si, abbiamo esaurito le nostre energie. Ed inoltre, fuori fa molto caldo.
STELLA: invece qui… che aria tira…
ARIANNA: un’aria buona, mia cara Stella…
LUCA: mia cara Stella, l’ha chiamata?
MATILDE: certo… poi ti racconto. Intanto parlo un poco con Stella, ma non qui…
anch’io ho bisogno di uscire e voglio che Stella mi faccia compagnia…
STELLA: va bò… se ci tieni mamma, vorrà dire che mi faccio un nuovo bagno di
sudore.
LUCA: ou… giovanotte, se voi uscite… io che faccio nel frattempo…
MATILDE: tieni un non può di compagnia a comare Arianna… che deve parlarti…
(ed escono stella e Matilde)
LUCA: mi pare che l’abbia chiamata comare… è di questo che mi deve parlare? C’è
la possibilità che si facciano di nuovo fidanzati?
ARIANNA: io spero di sì…
LUCA: a me piacerebbe tanto… sa, Giannino mi fa simpatia…
ARIANNA: (cambiando tono) ma dai… basta parlare di Giannino o di Stella…
parliamo un po’ di noi.
LUCA: di noi, inteso come io e lei?
ARIANNA: proprio così… io e te.
LUCA: e cosa dovremmo dire… io e te, comare… ???
ARIANNA: niente di particolare… ho sentito dire che tu sei particolarmente bravo
a fare certe cosucce…
LUCA: ((balbettando)) che genere di cosucce, comare?
AARIANNA: quelle cose che si fanno in due… tra un maschio ed una femmina.
LUCA:: fra un maschio ed una femmina? Bhè… si fanno tante cose…
ARIANNA:: quello che intendo io… è molto piacevole. Se tu sei veramente bravo…
LUCA: io sono bravo in tante cose… e pure in quello che forse ho capito cosa
vuole farmi capire… ma, scusate, ma voi perché lo volete sapere?
ARIANNA: io lo voglio sapere perché… intenendo constatarlo di persona…
LUCA: ma che state dicendo comare… siamo grandi, sposati…
ARIANNA: Ah… ho capito, era una balla di bar… voi signor Luca, non valete una
cicca e avete paura che io lo scopra…
LUCA: (offeso) Ohhhh signora, sentite… io sono capace di fare cose tremende,
cose turche… e se parlate ancora non rispondo più di me e ve lo dimostro io… con
chi avete a che fare…
ARIANNA: (provocandolo) balle, anche queste sono balle…
LUCA: ah, sì??? Ora ve lo faccio vedere io…(fa cenno di levarsi la maglietta)
no, non qui… passiamo di là nella stanza da letto, e ti faccio sentire tutte le
campane e i giochi d’artificio della provincia…
ARIANNA:: Siiiiiii, Luchitto… passiamo di là…. (ed escono da una porta interna)
SCENA 7
(la scena rimane vuota per un attimo)
(entra dalla porta esterna Matilde)
MATILDE: (mette dentro, inizialmente solo la testa entrando cautamente) c’è
permesso? Disturbo??((tono diverso) e com’è finita, sono usciti? No, non credo…
non sono tanto stupidi da farsi vedere insieme fuori di qui. E allora… saranno
sicuramente nella mia stanza da letto (appoggia l’orecchio alla porta) . Qui
sono i fredrigra… i frigoriferi…. insomma i traditori… e poi una si va a fidare
dei maschi… non solo ti fanno le corna… ma pure nella stanza matrimoniale.
Appena escono, debbo ricordarmi di cambiare subito le lenzuola…. Sti porci…
(suona il campanello)
MATILDE: Stella è… sicuramente lei sarà… ha detto che si fermava un poco dalla
sua compagna… vorrà dire che ci ha ripensato… (pausa) vediamo che scusa debbo
cercare per farla uscire nuovamente (esce dalla porta esterna chiudendola)
LUCA: (entra dalla porta interna, si affaccia alla finestra) eppure ho sentito
suonare… meglio così, io a nessuno vedo…bhà magari l’ho sognato o sono gli
scrupoli di coscienza a farmi sentire campanelli che suonano..
ARIANNA: (da fuori scena) Luchittoooooo……
LUCA: si, si arrivo
(e si precipita nella stanza da letto )
(entra Matilde, ma seguito da Umberto)
MATILDE: le sto dicendo che ho premura… debbo uscire con urgenza…
UMBERTO: si, l’ho capito… me lo ha spiegato nel portone un attimo fa… ma le
prometto che le rubo solo qualche minuto…
MATILDE: ma non possiamo parlare in un altro posto? Che so, magari a casa sua…
così stiamo più comodi
UMBERTO: no, qui è più sicuro… non vorrei che ci scoprisse mia moglie…
MATILDE: allora è più sicura casa sua. Presto mi dica tutto… ma faccia presto
per carità…
UMBERTO: ecco… mio figlio mi ha parlato del vostro problema… e cioè che urgono
15 milioni
MATILDE: beh… se va bene un affare… me ne servono solo 12. Entro oggi le due…
UMBERTO: si, Giannino mi ha spiegato tutto, anche la perfidia di sua sorella… e
così, dal momento che Giannino ci tiene tanto… io ho pensato di aiutarvi…
MATILDE: Veramente ??? Grazie… lei è molto gentile… io, io, non so cosa posso
fare per sdebitarmi
UMBERTO: beh… una cosa ci sarebbe…
MATILDE: Ah… mi sembrava…
UMBERTO: una cosa piccola, piccola…
MATILDE: me la dica questa cosa piccola, ma faccia presto… perché se no, va a
finire che mi salta anche l’altro affare.
UUMBERTO: ecco, io amo mia moglie… ma lei ultimamente mi respinge… ho paura di
non essere più capace di soddisfarla…
MATILDE: ed io che ci posso fare…
UMBERTO: ho sentito dire che suo marito è molto potente… e quindi lei certamente
sarà soddisfatta…
MATILDE: in effetti non mi posso lamentare…
UMBERTO: appunto… Signore… io voglio sapere se sono ancora soddisfacente o se
sono diventato una nullità… e lei mi deve aiutare
MATILDE: iio… io? E come ?
UMBERTO: fa… fa… facendo… l’amore come…
MATILDE: ma cosa sta dicendo… io sono una donna innamorata e fedele…
UMBERTO: lo so… per questo… Le offro 15… cioè 12 milioni…
MATILDE: no, lei ormai ha detto 15 milioni e 15 debbono essere.
UMBERTO: allora accetta?
MATILDE: (da sola) dopotutto lo screanzato mi sta facendo cornuta… cosa ci
sarebbe di male se gli restituissi la cortesia con due piccolissime corna. (a
Umberto) Va bene… ma facciamo presto… mi raccomando i soldi debbono arrivare
prima delle due…
UMBERTO: io ho solo una parola…
MATILDE: (gli prende la mano) e allora sbrighiamoci… mettiamoci nella stanza di
mia figlia… perché la mia è già occupata… (ed escono dall’altra porta interna)
SCENA 8
(La scena è vuota per qualche secondo… entra Stella mentre legge una rivista…
distratta lascia la porta semi aperta)
STELLA: nessuno c’è… saranno usciti. Meglio così…(si riempie un bicchiere
d’acqua presa la bottiglia ed un bicchiere da una credenza, beve) mi rilasso uno
poco nella mia stanza leggendo l’ultimo numero di grandhotel… (fa per aprire la
porta della sua stanza quando si sente chiamare da Giannino che entra senza
bussare)
GIANNINO: Stella, è permesso?
STELLA: Giannino… un colpo mi hai fatto prendere… ma come hai fatto ad entrare…
GIANNINO: come ho fatto ad entrare ?? Dalla porta visto che era aperta.
STELLA: l’ho lasciata sicuramente io… quando leggo grandhotel non capisco più
niente… comunque, ormai che sei qui… accomodati. Ti offro qualcosa?
GIANNINO: (si siede) no grazie… sono venuto così… avevo voglia di vederti un
poco. Ti dispiace?
STELLA: no Giannino… non mi dispiace.
GIANNINO: io, lo so… non sono né bello e nemmeno intelligente. Quando dico il
contrario è solo per convincermi che non è vero… ma lo so che non è così…
STELLA: ma che dici Giannino?
GIANNINO: dico finalmente quello che penso veramente. Io non sono fatto per
stare con te. Tu sei bella, tu sei veramente intelligente, tu hai tante virtù
che io non ho e mai potrò avere…
STELLA: invece non è vero… tu virtù ne hai tante… tante che nemmeno immagini.
Sei onesto, sei leale, sei fedele, rispettoso… tutte virtù che non si trovano
più in nessun essere umano…
GIANNINO: e a che serve avere tutte queste virtù se poi… si è… infelici.
STELLA: Giannino… non meriti questa infelicità per causa mia…
GIANNINO: (alza) ma io non ti do nessuna colpa se tu non sei innamorata di me…
io ti voglio bene con tutto il cuore e sempre te ne vorrò… e quindi ti auguro di
essere felice… e se la felicità la puoi avere solo con un altro e non con me… io
vorrò bene pure a quest’altro purché ti faccia felice. A me basta questa
consolazione… saperti felice…
STELLA: (gli si avvicina) avevo l’oro a portata di mano e cercavo l’argento
lontano da qua… (pausa ) Giannino, non è vero che non sei bello e nemmeno
intelligente… e non è nemmeno vero che io non possa essere la donna per te… io
sono convinta che solo tu mi puoi dare quella felicità che ho sempre cercato…
GIANNINO: ma, ma, ma con questo che vuoi dire Stella…
STELLA: non voglio dire niente… voglio solo che mi abbracci… (e si abbracciano)
SCENA 9
(entrano dalla prima porta interna Luca e Arianna)
ARIANNA: (nel vederli abbracciati) Giannino…
STELLA: (nel vedere Luca che si ricompone e Arianna con tutti i capelli in
disordine) Papà… (nel frattempo escono dall’altra porta interna anche Matilde e
Umberto scomposti) mamma… ma che sta succedendo…
GIANNINO: ma che facevate in quelle stanze tutti e quattro
MATILDE: gio… giocavamo a carte
STELLA: in stanze separate?
LUCA: e certo… così non ci guardavamo le carte…
ARIANNA: Umberto… che ci facevi di là con Matilde?
UMBERTO: ah, io… e tu con Luca?
LUCA: fermi tutti… qui le corna le ho ricevuti pure io… e tu che ci facevi con
il sindaco nella stanza di tua figlia…
MATILDE: quello che facevi tu con la sindachessa nel nostro letto… e per lo
stesso motivo…
STELLA: per lo stesso motivo? Si può sapere che motivo ci può essere per fare
queste porcate?
MATILDE: 15 milioni, Stella…
LUCA: che c’entrano i 15 milioni…
ARIANNA: va bene… adesso spiego io… ho promesso 3 milioni in cambio di una
prestazione con Luca… visto che con mio marito è da tempo che non si riesce a
fare niente…
UMBERTO: ed io 15 per una prestazione con Matilde… per lo stesso motivo…
LUCA: a parte il fatto che dovrei sentirmi offeso in quanto svalutato… a mia
moglie 15 e a me solo 3. Debbo comunque dire che mi sa… che i 3 milioni li
abbiamo persi. (pausa) E’ vero che sono bravo e pure abbastanza ricco di
sostanza… ma sono pure troppo innamorato di mia moglie… e così, ho fatto
cilecca… e non sono stato capace di concludere niente con Arianna.
ARIANNA: ed io… non ho fatto niente per convincerlo… così abbiamo solo parlato,
parlato, parlato…
LUCA: praticamente ci siamo persi in chiacchiere…
ARIANNA: siamo arrivati alla conclusione che siamo troppo innamorati dei nostri
rispettivi consorti per poterli tradire… e così non abbiamo fatto niente…
(pausa) ma tu non hai avuto scrupoli da quel che vedo…
MATILDE: ma quando mai… se mio marito ha buttato 3 milioni, io ne ho buttato 15…
arrivati al dunque ci siamo tirati indietro tutti e due… per lo stesso motivo.
(pausa) Comunque una cosa gliela debbo dire signora Arianna… guardi che suo
marito non è meno attrezzato di mio marito… e se non funziona… non vorrei che la
colpa fosse sua…
UMBERTO: Arianna, allora non mi hai tradito…
ARIANNA: per questa volta, no…
(Umberto ed Arianna si abbracciano)
GIANNINO: (ritorna ad essere comico) che bellezza siamo tutti sistemati… lo
sapete che io mi sono nuovamente fidanzato con Stella? (pausa) almeno spero…
STELLA: certo che sei il mio fidanzato…
LUCA: come sono contento… senza villa ma contento… vorrà dire che quando si
sposano verranno a stare qui da noi… o da voi…
UMBERTO: e invece no… andranno ad abitare nella villa degli olmi… insieme a voi…
MATILDE: e i soldi dove li prendiamo…
ARIANNA : se ho capito bene ci pensa lui… giusto?
UMBERTO: giusto… adesso vado… passo dalla banca e mi faccio consegnare 15
milioni in contanti… però, ho desiderio di passare pure dal notaio, a vedere
cosa pasticciano e ad essere presente all’apertura della busta… sono curioso di
sapere chi è la vera figlia del duca Ubaldo.
(ed esce)
GIANNINO : ora ci pensa mio padre a toglierci dagli impicci…
ARIANNA: mi raccomando non diciamo niente ad Ermelinda… scusate… s’è vostra
parente, ma io non l’ho mai digerita
LUCA: a chi lo dice… con quelle manie di nobiltà che ha…
MATILDE: io direi di farle credere che non li abbiamo i 15 milioni… poi alle due
precise… glieli mostriamo e lei è costretta a firmare il contratto a nostro
favore… se non muore prima d’infarto… comunque sia l’erede…
GIANNINO: me la immagino la faccia di quella cosa fitusa…
STELLA: mi raccomando Giannino… tu devi stare muto come un pesce…
GIANNINO: certo come un pesce… che ha l’acqua in bocca…
SCENA 10
(sona il campanello) (Giannino va a vedere dalla finestra)
GIANNINO: lei è… la megera…
LUCA: Apri Giannino… mi raccomando stai zitto…
GIANNINO: già, come un pesce (esce e riappare con Ermelinda)
ERMELINDA: (entra e si siede) buongiorno ai presenti… non disturbatevi a farmi
accomodare… conosco il mio posto (si siede, nessuno risponde) come mai questo
silenzio? Vi è forse successo qualcosa? (ancora silenzio) neanche tu Giannino mi
senti?
GIANNINO: si certo che ti sento zia… solo che sono muto come un pesce (e fa il
verso del pesce)
LUCA: qui, cara cognata stiamo zitti perché non abbiamo niente da dire.
ERMELINDA: che peccato… ed io che volevo festeggiare con voi l’acquisizione
della mia nuova villa (Luca ha uno stacco di ira subito sedato dalla moglie) Dal
notaio c’è mio marito, io ho preferito venire qui. Ormai manca poco alle ore
14.00 e se non vedo il contante… la villa è mia.
MATILDE: solo che ancora non sono le 14.00… e chissà… può succedere un miracolo.
ERMELINDA: (ride) è già un miracolo se siete ancora vivi … con quello che avete.
ARIANNA: ma si da il caso che adesso hanno quello che abbiamo noi… dal momento
che ci siamo apparentati…
ERMELINDA: un momento… non mi dire che avete dato i 15 milioni a mia sorella…
questo non è giusto e profondamente sleale…
GIANNINO: minzichina…… chi parla di slealtà… quella che voleva fare il gioco
delle tre carte a mia suocera.
ERMELINDA: comunque… se non porta i soldi entro le 14 non se ne fa niente… e da
adesso mancano solo pochi minuti. Dieci per l’esattezza…
SCENA 11
(suona il campanello) (Giannino va’ a vedere dalla finestra)
GIANNINO: mio padre è… mio padre (e va ad aprire)
(entra Giannino e Umberto con dei fogli in mano: ha il volto triste)
ARIANNA: dai Umberto… fai vedere il contante ad Ermelinda… ma dove li tieni i 15
milioni?
UMBERTO: purtroppo il mio capitale arrivava a 10 milioni… e così non li ho
presi…
LUCA: diciamo addio alla villa…
ERMELINDA: beh… a questo punto, mi dispiace, ma cara sorella la villa è mia a
prescindere da chi è l’erede… quindi firma questa rinuncia e… amici come sempre.
UMBERTO: aspettate… non vi ho detto che sono stato dal notaio hanno anticipato
l’apertura delle buste alle 13,30. I parenti del duca erano tutti presenti ed
hanno voluto così…
STELLA: quindi, lei sa già chi è la vera figlia del duca…
ERMELINDA: anche se lo sa… non ha importanza… avevamo un accordo che va
rispettato, quindi firma.
UMBERTO: e invece non deve firmare niente…
GIANNINO: papà… si può sapere chi è questa benedetta figlia?
UMBERTO: ho portato con me una copia della lettera scritta dal duca prima di
morire, chiusa e sigillata in una busta. E dico che è importante conoscere il
contenuto.
LUCA: allora la legga, sindaco compare e facciamola finita.
UMBERTO: (apre il foglio) Addì…eccetera, eccetera… io sottoscritto eccetera
eccetera…
GIANNINO: Non si chiamava Ubaldo???
UMBERTO: Dichiaro quanto segue: ebbi una relazione con Lucia Esposito, dama di
compagnia di mia madre, nonché moglie di Gustavo mio personale maggiordomo. Da
questa relazione nacque una bambina che io amai ed amo profondamente così come
amai ed amo l’altra figlia di Lucia. Le due bambine sono cresciute sotto il mio
occhio nella villa degli olmi, la mia amatissima villa, ma sotto la cura di
Gustavo che mai fece mancare il suo affetto di padre a nessuna delle due. Una
delle due bambine è mia figlia, l’altra è figlia di Gustavo, anche se ambedue, è
giusto, riconoscano in Gustavo il loro vero genitore. Non posso, anzi penso sia
inammissibile penalizzarne una a vantaggio dell’altra, così come non voglio che
la villa sia causa di lite fra le due sorelle che io ho tanto amato. Per questo
motivo porterò con me nella tomba il nome della mia vera figlia. Alle due
bambine, oggi signore… chiedo di rispettare il mio ultimo desiderio, e cioè
quello di restare uniti per la vita e di volersi per sempre bene. Pertanto,
hanno l’obbligo di condividere la villa degli olmi, di non cederla, venderla o
affittarla a terzi, di non fare assolutamente accordi che possano favorire una a
danno dell’altra e di abitare la villa assieme con le rispettive famiglie.
Possono, comunque, dividere la villa come meglio aggrada loro secondo le
rispettive esigenze….
STELLA: per me… il duca è stato chiarissimo… dobbiamo stare tutti assieme.
ERMELINDA: tutti assieme? Mio marito giudice con mio cognato scansafatiche?
LUCA: se è per questo… lui può stare nel canile… gli facciamo l’ufficio in una
bella cuccia.
MATILDE: ma allora… di chi sono figlia io?
ERMELINDA: ed io? Sicuramente del duca… non l’ha detto, ma sono sicura che è
così.
ARIANNA: con questo atto, il duca, invece ha voluto unirvi, non dividervi
ulteriormente… quindi credo sia bene non pensarci e rispettare le sue ultime
volontà…
LUCA: a me sta bene… dividiamo la villa come volete. Basta, però, che mi
lasciate un posto dove posso mettere una bella sdraio vicino la piscina… per me
e per mio compare il sindaco.
GIANNINO: ed io posso salire sugli alberi?
MATILDE: io poco cerco… a me basta la casetta dove abitavamo con mia madre e mio
padre…
STELLA: zia… e a te invece? A te cosa interessa?
ERMELINDA: non lo so… debbo pensarci… magari ne parlo con mio marito
STELLA: io vorrei approfittare della tua presenza per diventare una vera
signora… e credo che lo diventerò, se tu mi aiuterai…
ERMELINDA: certo nipote… certo che ti aiuto… per me è un piacere, dopo tutto sei
la mia unica nipote.(pausa) Però quella casetta che dice tua madre
interesserebbe a me…
MATILDE: ma non diciamo fesserie… quella tocca a me
ERMELINDA: invece tocca a me…
MATILDE: no, ho detto che la voglio io…
UMBERTO: basta… non mi pare che erano queste le intenzioni del duca. Ancora
dovete impossessarvi della villa e già litigate. Vediamo di trovare subito una
soluzione.
GIANNINO: io un’idea per chi si deve prendere la casetta ce l’avrei..
LUCA: e allora sbrigati… dilla genero bello…
GIANNINO: semplice… facciamo così: se mia suocera porta a zia Ermelinda, che so,
5 milioni entro… diciamo… cinque giorni a partire da oggi… zia Ermelinda si
tiene 5 milioni e a mia suocera ci va la casetta… in caso contrario……
MATILDE: in caso contrario?
GIANNINO: la casetta diventa di zia Ermelinda e noi restiamo con… una mano
davanti ed una dietro… vi piace l’idea???
ERMELINDA: a me si… è come un bel gioco.
MATILDE: solo che a me non piace giocare…
LUCA: e a te Giannino? Ti piace giocare?
GIANNINO: si, si… a me piace giocare…
LUCA: e come ti piace giocare…
GIANNINO: a me piace giocare… al pallone
LUCA: ah si…. Anche a me piace questo gioco… e allora facciamo così: io faccio
l’attaccante…
GIANNINO:… che bello… ed io che faccio…
LUCA: se io faccio l’attaccante… tu fai… il pallone.
(lo insegue a calci nel di dietro per il palco… gli altri si accodano
accompagnati dalla musica di sigla… Sipario.)
F I N E