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(Alberi e cespugli. Rombo di motocicletta. Dopo un po’ entra Nuto: ha una cuffia agli orecchi e saltella seguendo il ritmo della musica. Poco dopo entra Gianni.)

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Sigaretta!

Sigaretta, ho detto!

... e lèvati questa merda dagli orecchi!

Potevi dirmelo, potevi. Me la sarei levata da solo la cuffia.

A chi lo dicevo, a un pagliaccio che mi saltella intorno senza ascoltare un cazzo?

Cosa dovevo ascoltare? Mica parlavi sulla moto.

E’ adesso che parlo: sigaretta!

Vuoi anche accendere?

No, voglio tenermela in bocca spenta.

Basta parlare.

Con te non basta. Quante te ne ho dette per la moto? Ma tu non ci pensi a lasciare la targa allo scoperto.

E volevi arrivare qui senza targa?

Ora, dico, cosa ci fa ora la moto con il culo verso la strada?

Non vorrai che...

Sì che voglio! Metti che uno sbirro qualsiasi caschi con l’occhio proprio lì, e che il numero sia già stato segnalato.

Eh, quanti peli nell’uovo!

L’uovo l’hai spaccato tu, e i peli devi levarteli da solo, a uno a uno... capito, stronzo?

Andrò a cambiare di posto a ‘sta cazzo di moto.

Aspettavo proprio te, aspettavo... l’ho mascherata io la targa con un ramo.

Ah...

... però mi devi spiegare una cosa: se c’è da preoccuparsi tanto per la targa, come faranno a venire a prenderla?

Come faranno che cosa?

Chi viene a portarsela via la moto, dicevo, come farà a guidarla per il centro?

Chi viene ha con sé una targa pulita e la cambierà prima di partire.

Toh, non ci avevo pensato... però tu non mi avevi detto nulla.

E c’è bisogno di dire tutto?

Sai, io con le moto non avevo mai lavorato.

Ti sei accontentato delle autoradio finora, eh?

Non sono poi tanto male le autoradio.

Anche i mocciosi dell’asilo le sanno far sparire dalle macchine.

Non è tanto semplice. C’è da rompere il deflettore per aprire lo sportello... e poi bisogna stare attenti che l’antifurto non incominci a suonare.

E tu cosa fai quando suona, lo voglio proprio sapere.

Che domande! Me la batto, si capisce.

Ah, ah, ah...

Perché, tu cosa faresti in quel caso?

Mi studierei i tipi di antifurto, prima di tutto, per sapere come si mettono fuori uso... ma a me non verrebbe mai in mente di perdermi con un’autoradio.

E non avresti tutti i torti. Siamo in troppi a lavorarci sopra, così tutte quelle che sono in giro fanno crollare i prezzi.

Senti, senti!... sa anche di economia il bebè.

Fin lì ci arrivano tutti.

Ma tu non c’eri arrivato a piantarla lì. Dovevo venire io a insegnarti qualcos’altro.

Con le moto, però, il rischio è più grosso.

Incomincia a farsela sotto, il bebè?

La prima volta càpita... poi, a farci il callo...

... e a incominciare a alzare un po’ di bigliettoni...

Bigliettoni, hai detto?

Perché, ti fa schifo?

No che non mi fa schifo... bigliettoni... sei fantastico, tu: una vera forza.

E mettiti a sedere, cazzo! Non hai finito di andare in su e in giù?!

E’ il nervosismo... quando hai per le mani roba che scotta... Era qui dove dovevamo venire?

No. Qui siamo venuti a farci una scampagnata.

Volevo dire se è qui l’appuntamento con Lucio.

Oh, guarda! E io che credevo di avercelo con tua sorella, l’appuntamento!

Con te non si sa mai quando scherzi o quando parli serio.

Perché, è parlare serio mettersi a sputacchiare nomi?

Questo non lo dovevo dire, lo so. La conosco anch’io la regola.

Se la conosci, allora, non c’è bisogno di fare le presentazioni.

Non capiterà più, stai tranquillo.

Sei tu che devi metterti tranquillo, te l’ho già detto.

... e quando arriva... il nostro amico?

Arriva, non ci pensare.

Ecco una cosa che non capisco: perché... il nostro amico non se la fa portare in officina, la moto?

Perché non ci tiene a far vedere due facce come le nostre nei dintorni di casa sua.

Ecco... questo è lui!

Non è di lì che viene...

... ma da questa parte.

Ma se là in fondo c’è il capolinea del tram!

Appunto. E’ con il tram che arriva, no?

E io che credevo che arrivasse dalla strada, in macchina.

Se viene in macchina come fa a portarsi via la moto?

Toh... non ci avevo pensato.

Mai staccare il cervello sul lavoro.

Può capitare di perdere il filo.

qualche volta.

Per me è quella merda che tieni sugli orecchi a farti rincoglionire.

(raccoglie le cuffia)

Questa? ma se è l’accompagnamento che ci vuole per quello che fai!

Cosa, cosa?

Sì, tutto quello che hai di fronte viene meglio seguendo il ritmo.

Anche scopare? Chissà com’è bello a tempo di musica...

(con un gesto)

(ridendo)

Ah, ah, ah... sei formidabile, tu... dove cazzo vai a trovarle...

Io?! Sei tu l’inventore. Anzi, la prossima volta la voglio anch’io la cuffia... chissà che roba!... op... là... op... là...

Ah, ah, ah...

E... il nostro amico non si fa vivo.

Siediti, cazzo! Quante volte te lo devo dire di darti una calmata?

E’ una parola! Come fai a restar calmo con quello che abbiamo fra le mani?

Cosa c’è, si piscia sotto il bebè?

E’ il primo lavoro importante che mi càpita, c’è la paura di sbagliare: devi capire... la prima volta brucia un po’.

Lo diceva anche Tamara quando incominciò a battere... poi, facendoci il callo...

Per essere la prima volta, stamani me la sono cavata, no?

Il bebè si è seduto da solo sul vasino. Bravo! Domani però c’è un altro esame: il supermercato.

Non ci sono problemi per quello: con il supermercato io vado forte. Basta avere vestiti larghi con tasche grandi.

Ma cos’hai capito? Vuoi che mi facciano gola quattro scatolette merdose?

Beh, io credevo che...

Un lavoro pidocchioso da morti di fame. Con me sei entrato in una scuola diversa. Io sui loro scaffali ci piscio sopra: è ai bigliettoni delle casse che punto.

Non è mica facile arrivarci a quelli, non è mica.

A tutto si arriva se trovi la strada giusta.

E tu la conosci quella?

E per cosa starei a parlare, allora? Con me sei salito di rango, l'hai capito o no?

L’ho capito, cazzo se l’ho capito!

Mi sembra di no a giudicare dalla targa

Quello è stato un lapzùs.

Che cos’è stato?

Un lapzùs... un malinteso.

Potevamo pigliarla nel culo con il tuo lapzùs.

E allora, come lo vedi tu il movimento al supermercato?

Primo: cassa vicino all’uscita.

E poi?

Tu pensi alla ragazza e io a ripulire il cassetto.

Penso alla ragazza, come?

Ti chini su lei indicando qualcosa sul conto che ti ha consegnato, intanto allunghi l’altra mano sotto il banco e le fai sentire il coltello...

Piano, piano... e se quella si mette a gridare?

La punta del coltello contro la pancia le toglierà la voglia di respirare.

Ma se per caso...?

Mai capitato. Se vuoi, la lama gliela puoi anche far sentire a nudo, sulla coscia... o più avanti, se trovi la strada libera...

(un accenno di riso)

E tu dici che...?

Paralizzata e senza fiato. Le so a memoria queste cose.

E tutto a faccia scoperta, senza neanche un fazzoletto davanti?

A che serve? Quella, quando l’interrogano, non sa neanche se avevi un occhio al posto del naso e due corna invece degli orecchi.

E quand’hai ripulito il cassetto?

Dritti all’uscita. Di corsa se c’è casino, se no a passo tranquillo fino alla macchina fuori che abbiamo lasciato col motore acceso.

Spero di farcela, io...

Devi farcela!

Sai, io non ho mai lavorato con il coltello.

Per gli scippi non ce n’è bisogno, vero?

Non ho fatto solo scippi, io.

Già, le autoradio. Ora si tratta di salire un gradino. Tu vuoi salire, no?

Naturale.

E allora devi incominciare con il coltello.

Non è meglio la pistola?

La pistola si rispetta di meno... è più pulita, capisci, senza contare che ci sono anche quelle giocattolo che sembrano vere.

Con una pistola sarei più sicuro di farcela.

Ma per imparare ci vuole la lama. Con il coltello non c’è la speranza di salvarsi. Il coltello ammazza in silenzio, e il sangue che vien fuori spaventa di più... vuoi mettere con un colpo di pistola...

Mi ci vuole un coltello a scatto come il tuo?

Può anche essere a lama fissa... lo tieni nella manica e lo fai apparire di colpo... così...

(esegue)

Mi ci vuole qualche prova.

E bravo il bebè! Dal biberon col succhiotto si passa alle pappine e al cucchiaio.

Smettila con 'ste cazzate.

Cosa fai, ti offendi?

Mi sono rotto le palle. Parlavamo di cose serie, no?

Seria la visita al supermercato? È come ripulire la cassa di un cinema o una coppietta in auto. No, il serio verrà più tardi con le banche, le gioiellerie...

... i portavalori...

Ecco che ci capiamo al volo. Devi crescere un altro po’, prima, farti le ossa.

Io voglio soltanto imparare.

E hai trovato il professore giusto. Quello che devi fare è venirmi dietro, lasciarti guidare, insomma, senza fare storie.

Ho sempre fatto così, no?

Ma se è un’ora che ti dico di fermarti! Cosa fai ancora in su e in giù?

E’ la smania che mi ha preso.

Buttala via, con quella non ci puoi far niente.

Hai ragione, devo darmi una calmata.

(siede accanto a Gianni)

Parliamo però, a stare zitti mi ritorna la smania.

GIANNI

Io invece finisco per addormentarmi.

Di’ un po’: a te sul lavoro non viene voglia di scopare?

Sul lavoro c’è altro da pensare.

E perché a me adesso è diventato duro?

Sarà la voglia di pisciare.

No, cazzo: è di fottere che ho voglia.

Sigaretta!

(tira fuori sigaretta e accendino e li passa all’altro)

Ieri avevi incominciato a raccontarmi la storia di quella francese che avevi agganciato, ma poi hai piantato lì.

Ah, Monique! Ma quella non è roba per minorenni.

Dài, racconta.

E la mamma, poi, cosa dice?

M’hai detto com’era e come l’hai beccata, ma poi ti sei fermato.

Si capisce, poi si accendono le luci rosse.

Vuoi dire che te la sei fatta?

GIANNI

No, l’ho fatta fare a un altro.

E dove siete andati, dove?

Dal pirata.

Nel bar del pirata?

Di sopra. C’è una camera libera per gli amici.

E lei ci è venuta senza storie?

No, ha voluto che raccontassi quella di Romolo e Remo.

Tutta la notte ci è rimasta?

Alle quattro del pomeriggio non c’eravamo ancora alzati; il pirata è venuto su a guardare se eravamo morti.

Fantastico!... dio che culo hai avuto!

Non mi è mica caduta dal tetto, sai, sono stato io a trovarla.

Sì, ma tu hai una fortuna con le donne... ma una fortuna!... Monique si chiama?

Monique, la tettona, la chiamo io.

Perché, ce le ha belle grosse?

Un fenomeno della natura.

Grosse come quelle di Milena?

Di più, di più.

Come quella del tiro a segno?

Di più.

Eh, che fortuna sfondata che hai!

E non ti ho detto niente del culo... quello è impressionante.

Dici che...?

Non ne hai mai visti in giro di culi come quello, ci metto la mano sopra.

Dove la metti la mano?

Ci scommetto la testa che non ne hai mai visti.

E cos’è successo... dài, racconta-

Cosa vuoi vedere, il film porno?

Dài, qualcosa, su...

Cosa vuoi sapere, che le francesi sono formidabili a letto? ...

Davvero? ...

... loro non te la sbattono in faccia come le nostre, sono più gentili... o come dicono loro, più cochette.

Sono cosa?

Più graziose, più dolci, più...

... più?...

... mon amur, mi chiamava, sai... mon sciù ...

E che vuol dire sciù?

Vuol dire tesoro, ignorante... e poi mon sciòt, mon lapen... mio cucciolo, mio coniglio...

Ne sapeva di nomi quella lì!

Godi tutto a sentirti chiamare in quel modo appiccicato a una tutta nuda...

A me non è mai capitato, porca vacca!

Stammi dietro e qualcosa te la faccio sgocciolare.

Un’avventura sul serio, dico, come la tua con la francese.

Monique!... eh, credi che capitino tutti i giorni?... io però quella non la lascio cascare: la vado a trovare a Marsiglia.

In Francia vuoi andare?

Aspetta che càpiti un movimento come dico io con un po’ di grana da alzare, e il sottoscritto si mette in viaggio.

E cosa fa quella a Marsiglia, batte?

No, ha smesso, ora lavora in un nait... fa l’entranuse.

E che roba è?

Quelle che fanno compagnia ai clienti per farli bere.

Senti, se vai a Marsiglia, vengo anch’io... magari quella ha un’amica... vuoi che non abbia un’amica?

Anche il bebè vuol venire?... e poi, chi è che ti cambia i pannolini?

Ci puoi giurare che vengo: la voglio assaggiare anch’io una francese... sempre a te certe fortune devono capitare?! Con quello che mi hai raccontato, mi hai messo addosso una voglia che...

E a me no? Basta che ripensi a Monique e... e adesso come faccio?

Finiamo questo lavoro e andiamo a trovare Deborah.

Ora, dico, ora! Perché m’hai rimesso in testa Monique? Io quando sono così non ragiono più, ho la crisi.

Fattela passare, c’è da lavorare adesso.

Non posso lavorare, farei una cazzata dopo l’altra.

E mandi tutto a puttana per una voglia?

Mi devo sfogare: ho bisogno di una donna, sùbito.

E dove la vai a trovare una donna? Qui siamo fuori dal giro, e poi non è neanche l’ora.

Là in fondo c’è una fabbrica di calze, e dentro sono tutte donne.

E te ne vai a cercare una là dentro?!

Aspetto che venga lei da me.

Oh, guarda, guarda!...

... lei è quel tale che ha voglia di farsi una scopata?... io sono venuta per farla sfogare...

Taci, coglione! A te farebbe schifo fare un po’ di ginnastica?

A me... un po’ di ...? ... certo che mi piacerebbe... ma come vuoi fare?

Beh, per farla bisogna essere in due...

Si capisce, in due: tu e lei.

... o in tre: io, tu e lei. Non ci stai?

Come non ci sto... se è quello che cerco sempre. Credi che non abbia voglia come te, io? Credi che mi accontenti di sentirti raccontare delle donne che ti sei sbattuto?

E’ venuto anche per te il momento di levarti la voglia, allora.

E come si fa? Io sono pronto... prontissimo. Basta che tu apra bocca per darmi l’ordine e...

Chiudi la tua di bocca adesso, e stai attento...

... è già l’ora di chiusura e fra poco dalla fabbrica incominceranno a uscire le donne... alcune passeranno dal sentiero qua davanti per andare al capolinea del tram...

... quelle in gruppo non ci interessano, ma c’è sempre qualche ritardataria...

... E allora?... qualche ritardataria, e poi?...

... e non riesci a immaginare che cosa si può fare a una donna sola?

E se si mette a gridare?

Mano sulla bocca, è la prima cosa da fare. Poi la spingiamo fuori dal sentiero, dietro un cespuglio.

E se lei s’impunta, tira calci?

C’è il modo di calmarla...

... diventa un agnellino con questa alla gola.

Sì, ma...

Non sei convinto?

Convinto sono... e come no.

Allora non hai voglia.

Cosa dici?... vorrei farti vedere, vorrei...

Lo vedremo dopo, quello... ora c’è da ripassare la parte. Allora, mano sulla bocca tu e coltello alla gola io... la spingiamo fuori dal sentiero e la sdraiamo dietro un cespuglio... poi il coltello lo passo a te e io incomincio a lavorarmela... quand’ho finito ci scambiamo i posti, poi saltiamo sulla moto e via.

E il... nostro amico che deve arrivare?

Gli do un colpo io sul cellulare: gli dico di cambiare il posto di incontro perché qui c’è stato un po’ di movimento.

Sì, però...

Però cosa?... è facile come pisciare contro un albero: basta averne voglia.

Io la voglia ce l’ho.

Mi sembra di no. Saresti schizzato su come un falco appena te l’ho detto.

E’ una cosa che non ho mai fatto... devi farmici pensare un po’ cazzo!

Non c’è tempo, sono già uscite dalla fabbrica: ci stai o non ci stai.

Sì, ci sto... ma...

Quale ma? Sputa il latte che ti è rimasto in bocca, non vuoi diventare un uomo, cazzo? Sei pronto?

Sono pronto.

Stai qui allora, io vado a vedere.

(si allontana fra gli alberi verso destra. Nuto, ai margini della scena, cerca di seguire il percorso dell’altro; dai suoi gesti traspaiono indecisione e nervosismo. Gianni ritorna in scena.)

... stanno arrivando, ma non c’è niente da fare: sono tutte in gruppo.

Peccato. Adesso ci avevo fatto anch’io la bocca.

Non è ancora detta però... possibile che non ce ne sia una da sola?

... si vede anche di qui... eccole là tutte insieme, maledette puttane!...

... sono allegre perché hanno finito il lavoro e vanno a casa a farsi fottere dai loro caproni... loro se ne fregano se anche noi abbiamo voglia... alt!... lo sapevo che c’era... eccola là una che è rimasta indietro: quella è il nostro buco!

Ma pensi che...?

Sei ancora indeciso?

No, dicevo così per...

Non c’è niente da dire, soltanto da prepararsi... dunque: avvicinarsi tranquilli per non impaurirla, poi di scatto tu la mano alla bocca e io il coltello alla gola... capito?

Sì, capito... solo che...

Solo che cosa, perdio!

Nulla, dicevo così.

... sta passando il gruppo...

ora arriva la nostra... lo do io il via... sei pronto?

No, io non me la sento... mi devi scusare.

Eh?!

Manderei tutto a puttana... non sono pronto, lo sento.

Ora me lo dici, bamboccio, quando sto per entrare in azione!?

Mi preparerò per un’altra volta.

Quale volta, scoglionato impotente! Va’ a rimpiattarti sotto il culo di tua madre.

Ero sicuro di farcela... e invece non me la sento... scusami.

Scusami un cazzo! Era un’occasione d’oro e l’ho persa per questo stronzo.

Dovevi darmi un po’ di tempo per pensarci e prepararmi... invece, così all’improvviso...

Eccola che viene tranquilla e sorridente... è giovane e bene in carne, proprio come piacciono a me... e questo stronzo me l’ha mandata in merda... devo rinunciare a un colpo come questo... no, porco boia! io non rinuncio... vado da solo!

E come vuoi fare da solo?

Lo vedrai, cacasotto , come ci riesco. Quand’è cotta dalla paura la puoi guidare con un dito solo.

Non rischiare, pensaci bene.

Pensare a che cosa? Alla scopata che sto per fare?... guarda bene, smidollato, e impara qualcosa...

Che cos’è successo?!

Troia, troia... sudicia troia!

Cos’è successo... me lo vuoi dire?

Bisogna squagliarsela sùbito... vai a prendere la moto: quella sporca troia ci mette nella merda.

Perché... cosa cazzo è successo?

Non hai visto di qui?

Soltanto quando l’hai abbrancata.

La prima parte è andata come doveva: mano sulla bocca e coltello alla gola.

E poi?

E poi l’ho sdraiata sotto un cespuglio. Ha smesso di dimenarsi quella porca... le tenevo sempre la mano sulla bocca e ho fatto scivolare quella col coltello sotto il vestito... e che cosa ha incominciato a fare quella brutta vacca?

Cos’ha fatto... cosa?

Ha incominciato a baciare e a leccare la mano che tappava la bocca, entrava con la lingua fra le dita e me le succhiava... e intanto, troia maledetta, dava dei colpi in su con i fianchi...

No!...

Questo faceva... allora ho detto: questa è una che ci sta, che ha voglia di farsi sbattere, questa, e me la posso godere per bene... così, per abbrancarla meglio, ho mollato il coltello e...

E...?!

... l’ha agguantato lei! Un lampo è stato, e ce l’avevo piantato contro la gola, maledetta, lurida troia schifosa!

E i calzoni, e le scarpe?

E’ stata lei a strapparmi tutto e a portarselo via, per essere sicura che non la rincorressi... dài, muoviti, quella va al capolinea a fare casino.

Ma come, uno come te, con la tua esperienza, si fa mettere in mutande?!

Mai fidarsi di quelle troie vigliacche, mai!

Non dovevi lasciare il coltello.

Lo so. Ma una così che voleva essere montata... due tette dure come sassi, e un culo che... una fottuta da spaccare tutto, pensavo... e invece...

... e invece... ah, ah, ah...

Cosa c’è da ridere... è un incidente sul lavoro...

Ah, ah... sul lavoro... ah, ah...

Vai a prendere la moto, e fai meno il pagliaccio.

Il pagliaccio sei tu che lo fai adesso: sei anche vestito giusto.

Ti ho detto di prendere la moto.

Ehilà... hai finito di dare ordini adesso.

E smettila di andare in su e in giù!

E’ pericoloso star qui, hai capito?! Vai a prendere la moto.

La troia deve arrivare al capolinea, raccontare il fatto, trovare i difensori e tornare qui con loro... ci vuole del tempo, no?

Siamo in pericolo, hai capito?!

Non ti sento.

La moto sùbito!... dobbiamo filarcela!

Non hai sentito che da te non prendo più ordini?... ordini da uno in mutande... ah, ah, ah...

Dammi le chiavi della moto, figlio di puttana!

Datti una calmata: di qui ce ne andiamo quando lo decido io, capito?!

Questa me la paghi, bastardo!

Vaffanculo! Fine della trasmissione!

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