Sulle Spine

Noir psicologico a tinte comiche

di

Daniele Falleri

Testo 1° Classificato al IV Concorso Letterario Nazionale Lidense 1996

Un monologo per un attore e per il suo analista

 

Tutti i diritti riservati a norma di legge

 

Parte 1°

Alla madre

 

E' un uomo di circa 35 anni.

Indossa un cappotto lungo nero, modellato in vita. Due file di bottoni dorati corrono per tutta la lunghezza rendendolo simile ad una livrea

Con una ramazza passa lo straccio per terra, sciacquandolo di quando in quando in un vecchio secchio di latta.

Quant'era che non venivo? Tre mesi?

Ma non dire scemate!...

Saranno sì e no tre settimane... Anche meno...

Certo che se abitassi ad un tiro di schioppo come Saverio verrei molto più spesso...

Ma fai la borsa, chiama il taxi, prendi il treno. Le chiavi le avrò prese? Farà caldo, farà freddo. Non so mai cosa portare...

Comunque ti penso.

Sei sempre sulla punta dell'iceberg dei miei pensieri.

Suona la sveglia e penso a te. Mi faccio la moka e penso a te. (Ci canta sopra) mi vesto e penso a te.

Ah, la vita mi sfregola...

(Sospira) E poi è che ora ho molto più da fare che di prima.

Facciamo prove, prove, prove. Ogni giorno. Dieci, dodici ore al giorno. Quasi mi asfissiano.

Mi tengono legato con un contratto capestro.

Sembra che se non ci sono io non si possa volare una mosca.

Anche oggi per venire qui ho dovuto chiedere un permesso al regista.

Gliel'ho detto di brutto: "Saranno tre mesi che non vado a trovare mia madre, non intendo rimandare un giorno di più. Domani vado.

Provate le luci con una mia controfigura.

Tanto una prova tecnica prima della prima va fatta.

Bene, fatela domani! Arrivederci".

E sono venuto via.

In qualche modo faranno, credimi...

Visto come ho imparato?

Ormai non mi faccio più mettere sotto i piedi da nessuno. Ho acquistato una dignità.

Ecco cos'è che mi mancava prima: la dignità!

Di essere fiero di me. Di essere quello che sono senza mezze misure. Deciso e dritto.

Dov'è l'obiettivo? Là? E allora avanti fino alla meta senza voltarsi indietro prima di averla raggiunta!

Ti sembra incredibile vero?

Eppure è così.

Dopo anni di rospi, ce l'ho fatta!

Che se la mangino loro la polvere adesso, maledetti! Tutti...

Tutti, tutti, sì. Perché tanto sono tutti uguali, che pensi!

Anche quelli che mi fanno un favore è solo perché gli fa comodo ora farmi i favori, a me. Ora.

Ma prima quando non sapevo deve sbattere la testa ed impazzivo per un lavoro, mica c'era mai nessuno a darmi una fuca da ciucciare.

Tanti discorsi, ma mai un fatto. Vermi!

E che ora paghino. Si arrovellino nell'invidia...

E tu? Anche tu non eri certo da meno...

Cioè volevo dire, MAI un incoraggiamento neanche da te, eh?

Mai!

Mai una volta che tu mi abbia detto veramente: "Vai! Vai avanti, continua perché ce la farai, è la tua strada. Hai talento...".

La parola "talento" poi, mai.

Dico, mai una volta che ti si sia pronunciata una frase del genere dalla bocca.

E sì che parlavi, parlavi. Di frasi te ne uscivano. Ma due parole giuste, per dire a tuo figlio che aveva talento: mai!

Lo sai che il talento per un artista è vitale!!!...

Il talento quando uno ce l'ha lo sente, se lo sente addosso, come i pori sulla pelle.

Per fortuna!...

Non avevo bisogno di voi per assicurarmi di avere talento, lo sentivo da me.

Certo.

Come lo sento adesso.

Anzi adesso ancora di più. Mi sono espresso. Al meglio. Anche con te.

E mi esprimo. Sempre. Vedi?

Ti dico tutto schietto schietto senza pensarci su. Quello che penso lo dico. Quello che dico lo penso. (Sempre più infervorato) Verbalizzo i miei pensieri. Senza filtri, senza mediazioni. Niente più compromessi. La vita che sprizza dal mio sangue alla mia mente e diventa le mie parole nel vento che si fermeranno sulle fronde di un albero arginate con la dolcezza e la fermezza proprie della natura...

(Meravigliandosi di se stesso) Incredibile! Sto diventando anche un poeta oltre che un incredibile attore...

Questa comunque me la segno.

Estrae dalla tasca interna del cappotto un quadernetto, di quelli neri con il bordo delle pagine in oro, e una penna stilografica e scrive.

La vita che sprizza nel mio sangue e diventa le mie parole nell'aria...

Avevo detto aria? Non mi sembra...

Va beh, per ora mettiamoci brezza...

L'importante è cogliere l'atmosfera della sfumature. Ed io la colgo.

E voleranno finché la fronda in un albero non l'arginerà con la fermezza della natura...

No, non avevo detto neanche fermezza.

Comunque... Hai visto bellino? (Mostra il quaderno) Me lo porto sempre dietro, segno tutto.

Appunti da rielaborare con calma.

Mi escono le cose così. Devo fermarle. Sono un continuo produrre idee, idee. Mille al giorno.

Scarta con foga un involucro contenente una pianta grassa piena di enormi spine.

Se non le codificassi, almeno le più importanti, come farei?

Me lo devo.

E non solo a me.

Per rispetto di quello che inseguo: per l'arte.

Mamma, ti stupisco! Dì la verità.

Ti stupisce questo tuo figlio che non parlava mai senza che gli si incrociassero gli occhi dalla tensione. E invece ora voilà: (Sgrana gli occhi) occhi dritti e sguardo fiero. (Fa una grassa risata)

Ehh, le cose cambiano.

Si sono ribaltate le parti. Ora tu stai sempre zitta ed io parlo. Parlo per me e per te.

Fatti dare un bacio che ti voglio un bene dell'anima... Ora.

Sì. Smmhack... (Si ritrae pulendosi le labbra) Mhh, proprio gelida come il marmo questa lapide...

Un improvviso cambio di luci ci rivela che la figura seduta in poltrona con la quale ha parlato finora non è altro che il monumento funebre della madre.

Sfila da un vasetto un mazzo di fiori secchi e con forza li infila a testa in giù nel secchio con lo straccio. Sistema al loro posto la pianta grassa.

In fondo, converrai anche tu, è meglio così. Ci siamo ritrovati.

Non tutte le disgrazie vengo per nuocere.

Lo so, forse è una frase che non dovrei neppure pensare, ma è così... La penso, che ci posso fare?!

Dovrei colpevolizzarmi perché mi sento più a mio agio da quando non ci sei più in carne ed ossa?

Non credo.

Riprende ramazza e secchio.

E poi tu dovresti essere felice a sapere che io sono felice.

Sì, finalmente felice.

E questa volta me la godo la mia felicità, senza sensi di colpa.

E' fantastico, non sento neppure una puntina di senso di colpa!

Parte 2°

All'analista

 

E' sdraiato sul lettino dell'analista.

Seduto su una sedia, di spalle, la sagoma dell'analista curvo sul taccuino.

Sì, sono tre settimane che vomito.

Dopo ogni pasto, tutto quello che mangio lo vomito.

Proprio adesso che potrei mangiare tutto quello che mi pare...

Scusi, è lo stesso se mi metto seduto?

Perché se sto sdraiato, proprio mi manca il fiato.

Grazie...

Devo proprio parlare della prima cosa che mi passa per la mente?...

Dell'infanzia?... O di mia madre?...

Ma non mi può dire proprio niente, neanche un suggerimentino?...

No, sa perché dottore, è che per me è la prima volta, gliel'ho detto al colloquio.

Le sedute di analisi le ho proprio viste solo nei film di Woody Allen...

Beh, lì ogni tanto l'analista dice qualcosa, mi sembra!

(Ricomponendosi) No, va bene, comunque, sì. Dico la prima cosa che mi affiora alla mente...

(Stringe gli occhi cercando intensamente) Che ore sono? No, mi scusi. La prima cosa...

Io ho sempre avuto il complesso di essere... bello.

Sì, un complesso, perché quand'ero piccolo ero bellissimo!

Non guardi ora che sono venuto così e poi sono in giro da questa mattina alle otto. Ma ero un bambino bellissimo.

Grandi occhi a mandorla. Tutti mi dicevano: ma che occhioni che hai!...

Anche una grande testa avevo.

Forse un po' troppo grande, ma quello passava in secondo piano.

La mia cara mamma poi, mi adorava. Era sempre attenta. Puntigliosa. Sempre in tiro, come una faina che punta la preda.

Voleva da me il meglio, ed io il meglio glielo davo: ero stupendo.

Imitando le voci di una signora che parla ad un bambino.

Bello sei. Bellissimo. Il più bello di tutti. Ma se ne sarà mai visto uno più bello!? Eccoti una caramella...

Ma non la mangiare! Mettila in tasca.

La voce da dolce si fa sempre più aggressiva.

Come in trance.

La mangerai dopo... Mangi troppo. Ti stai un po' ingrassando. Mangi sempre. Non fai altro che mangiare tutto il giorno. E piangere per mangiare ancora.

Ma smettila una buona volta di mangiare! Sei bello. Non puoi diventare grasso! Sei bello! Il più bello!

Ridammi la caramella!

La voce torna dolce.

Su, tesoro, vai a divertirti con gli altri bambini. Da bravo. E smettila di piangere! Fatti aggiustare il collettino della camicina e poi vai.

E gioca. E non sporcarti e non sederti e non piegarti. E non correre e non sudare.

Gli si incrociano gli occhi.

E non spettinarti e soprattutto vinci. Va gioca, vinci e torna!...

Uff...

Si lascia cadere indietro sul lettino.

Ho divagato?

Si asciuga il sudore.

Mia madre era meticolosa, (Con orgoglio) soprattutto nella cura dei figli.

Di me e di mio fratello Saverio.

Con me di più, però...

La casa era un inno all'ordine, bella come un museo.

Non avevamo mai niente di spaiato.

Niente stava lì per caso. Tutto seguiva lo schema di un suo preciso disegno.

E' grazie a lei se ho anch'io lo stesso senso del bello, dell'ordinato.

Sono quasi diventato un proverbio: ho gusto!

Se qualcuno deve mettersi una cravatta viene a chiedere a me con quale camicia abbinarla.

Ho un occhio... Tac!

In un attimo ti becco il filino turchese di un rombetto che nessuno aveva visto e te l’abbino con una camicia a quadri blu che nessuno avrebbe mai e poi mai pensato ci stesse bene. La morte sua!

Ah, quanto mi sono tornati utili i consigli di mia madre.

Ora li posso apprezzare ancora di più.

Oro! Tutto oro quello che mi ha insegnato standomi sopra.

Come quella guardia che mi faceva sul mangiare. Meno male che c'era lei, altrimenti sarei cento chili!

Perché col mangiare... Sembrerà strano, io non avevo mai fame. Veramente, mi creda.

Non ho mai pronunciato la parola "fame" fino a... non so... vent'anni?

Però avrei mangiato di tutto se non ci fosse stata lei.

Mangiavo, e quando non mangiavo ci pensavo...

Ma grazie a lei mi tenevo a freno.

Dico grazie perché, più tardi, che sotto sotto ci fosse nascosto qualche mio problemino, ho cominciato ad intuirlo anch'io quando sono andato a studiare in città.

Mi iscrissi ad Economia e Commercio.

Eravamo sicuri che sarei diventato il commercialista più bravo di tutti.

E il più bello.

Stavo fuori casa cinque giorni alla settimana, ma il week-end ritornavo da mamma.

Così che il Lunedì, il Martedì ed il Mercoledì mangiavo in media due torte con panna ed un bussolotto di gelato da mezzo chilo a pasto.

Sa, quelli della Sammontana che si sciolgono in bocca. Assaggi l'amarena.

Poi però mi regolavo, e il Giovedì ed il Venerdì digiunavo. Per ricomparire il Sabato dai miei in linea.

Con la pelle che tendeva un po' al grigio, ma grazie a mia madre, assolutamente non grasso.

E lei si dirà: "Non vedo il problema. Con un paio di lampade il colorito riappare il salute!".

E infatti il problema non era la pelle!

E' che quello, per me, era il periodo dei grandi ideali.

Mi volevo dedicare alla salvezza del mondo.

Ero preso tra due fuochi: o fare il commercialista o partire missionario.

Più di una volta sono stato lì lì per partire per l'Africa...

Ma non riuscivo a conciliare intimamente il mio profondo amore per i bambini che muoiono di fame con i pasti che ormai due volte al giorno andavo a vomitare nel cesso...

Mi segue? Era un dilemma non facile...

Poi mi decisi per una via di mezzo e sono venuto nella capitale a fare l'attore cinematografico e teatrale.

Guarda l'analista aspettandosi una reazione.

Mi ha riconosciuto?

Glielo chiedo perché ho fatto una pubblicità, un paio di anni fa, con Pippo Baudo.

Mi si vede proprio mentre gli passo dietro vestito da maggiordomo con un vassoio pieno di flut. Una paura!!

Con tutti quei flut di cristallo avanti e indietro cento volte.

Perché Baudo si sbagliava sempre! Pieno di cerone! Aveva un cerone in faccia alto così.

Un capriccioso. Con tutti i capelli attaccati in testa a ciuffetti, come le bambole...

L'analista lo osserva impassibile

Comunque l'hanno data solo per un paio di mesi...

Gli si incrociano gli occhi.

Dalle mie parti mi hanno riconosciuto tutti.

Un orologio a cucù annuncia le cinque.

E' già finito il tempo!

Incredibile, mi è sembrato un soffio...

Si alza.

Allora io vado...

Si avvia alla porta. Poi si gira di scatto.

Ha funzionato?

 

Parte 3°

Al padre

 

Piange disperatamente.

Perché? Perché? Anche tu. Adesso no. Non proprio ora che dovevo fare una miniserie con la Loren...

Che sarà di me?...

Si illumina la scena scoprendolo al capezzale del padre morto.

Smetto!... (Con gesti molto teatrali)

Ho deciso, smetto di fare l'attore cinematografico.

Non posso più continuare da solo.

Mi dedicherò alla casa. Alla cura delle tue cose e di quelle di mamma...

Assicurandosi che non ci sia nessuno in giro.

A proposito, ma dove sono finite le collane di perle di mamma?

Le ha sempre tenute nel cassettone dentro le pantofole. Ma non ci sono più.

Ho guardato! Ho guardato dappertutto...

Non ci sono, sono sicuro.

Mica che l'abbiamo sepolta?!

Non le cerco mica per rivenderle.

No, figurati! No!... Le cerco così...

Semmai un giorno per scherzo me le metto...

Per scherzo!...

Sopra il suo vestito nero di velluto che mi sta preciso preciso... Devo solo farlo un po' riprendere sui fianchi. Ma mi sta a pennello.

Mi risalta anche a me gli occhi!

Con queste lenti sono uguali ai suoi, spiccicati. Non trovi?...

Sì, smetterò di fare l'attore cinematografico... per te, babbo.

Come mi hai sempre chiesto. E come io non ho mai fatto.

Ora ubbidisco...

Non dire che è troppo tardi. Non è mai troppo tardi. Io ho sempre una vita davanti. Anche senza di voi...

Con Saverio.

Staremo uniti come non mai. Uniti come due veri fratelli.

Legati anche dalle disgrazie.

Ormai io ho solo lui e lui ha solo me...

Si interrompe come fulminato da un pensiero. Gli si incrociano gli occhi.

Katia?

Katia la lascia!

Figurati se continua con quella...

Per Saverio ci vuole qualcosa di più...

Non è vero? Ci vuole una donna di casa, una che non abbia velleità. Che non si perda dietro alle fregole...

Oppure che smetta! La smetta di fare l'indossatrice.

Scema, pensa che solo perché qualcuno le ha detto che ha un bel paio di gambe, possa fare l'attrice!

Ma dove vuole andare! Lunga lunga con due gambe a paricollo. Tutt'al più le fanno fare la giraffa a Viareggio...

Ma che si ridimensioni. A casa deve stare se lo vuol sposare!

Stargli dietro, curarlo.

Oh! Avere un marito non è mica un passatempo. E' un impegno! Una vocazione...

Neanche a mamma era mai piaciuta e io glielo dico e glielo ripeto tutti i giorni: "Se davvero volevi bene a mamma, lasciala!"...

L'ho proprio presa come una missione. Prendo il telefono ogni volta che mi viene in mente, anche alle due, le tre di notte, faccio il suo numero e appena risponde: "Lasciala!!!"

E riattacco.

Voglio che sia un tam-tam continuo. Voglio aiutarlo a non allentare mai la guardia su questo problema finché non lo avrà risolto.

La deve lasciar perdere! Che ci vuole?... Lasciarla e viversela come una vittoria. Su se stesso e su tutte le radiazioni negative a cui si sottopone incessantemente stando vicino a lei.

E' come portarsi dietro una Chernobyl! Ne troverà mille meglio... Non potrebbe mai essere un'unione felice.

Sarebbe più facile che un cammello passasse per la cruna di un ago.

Come diceva sempre la nonna quando mi spingeva nello sgabuzzino.

(Sospira) IO saprei come fare... Li so tutti i segreti per far felice Saverio.

Ho talento anche per questo. Sì, lo ammetto...

Mi prenderò io cura di lui per ora, non ti preoccupare, babbo. Gli ho già riordinato la camera stamani, mentre aspettavamo quello delle pompe funebri...

Ah, lo sai che domani ci sarà anche la banda?! Sì!!! La banda!

Sarà un funerale fantastico, come l'hai sempre sognato, banda e fiori bianchi. Solo fiori bianchi.

Ho fatto bene?

Questo l'ho deciso io. Ho detto a tutti che era stato un tuo desiderio da sempre. Mi sono preso una piccola libertà, lo so. Ma vedrai che meraviglia!

Sarà bello, bello... bello!

Sembrerà un matrimonio invece che un funerale.

L'effetto è sicuro. L'ho già visto sperimentato in teatro a Roma.

Proprio così, un funerale solo con fiori bianchi e la banda. Ma non una banda triste. Un successo!

Hanno applaudito per dieci minuti.

Secondo me ne parleranno anche i giornali.

Ci saranno i fotografi...

Speriamo che entro domani la mascella ti si sia solidificata e che si possa togliere questa benedetta fasciatura senza che ti si riapra la bocca, che proprio non ti dona.

Hmm. Al limite te la nascondo io con una bella treccia di foulards di Gucci...

Devo anche pensare a cosa far mettere a Saverio. Stravolto com'è rischia di rovinare tutto se si mette qualcosa di sbagliato...

Nero. Rigorosamente nero. Ma qualcosa d'importante, che non sfiguri.

Io ho già deciso, mi metto il completo nero lucido di Montanà.

Spalle larghe, stretto in vita.

Con sotto una coreana panna che dà un po' sullo zabaione.

Quindi d'obbligo anche lui abito nero.

Che moro com'è gli sta benissimo.

Devo rivedermi quell'abito che si mette sempre per l'ultimo dell'anno, che gli sta che è una favola.

Ma mi sembra che c'abbia un filino d'argento ai polsini della giacca e al risvolto dei pantaloni.

D'argento di giorno non se ne parla!

Semmai poi vedo, glielo scucio...

Poi... Camicia non bianca. Banale.

Celeste? Azzurra... No, rosa!

Rosa, così gli presto quella mia cravatta nera a pois rosa di Burghén che starà d'incanto.

Serio, rigoroso, ma allo stesso tempo con un tocco di allegria...

Guarda il padre.

Diciamo di spensieratezza, va.

Perché la vita continua.

Continua nonostante tutto, sai!...

Gli si incrociano gli occhi.

Babbo, mi manchi già.

 

 

 

 

Parte 4°

 

 

 

All'analista

 

 

 

Sono orfano!... E' logico che abbia delle crisi!

Inutile che mi guardi in quel modo. Mi dia piuttosto delle pasticchine, una capsula. Qualcosa per riprendere a dormire decentemente.

Sarebbe anche ora che cominciasse a funzionare questa benedetta terapia, altrimenti che ci vengo a fare?...

Hmmm... Mi fa una rabbia, ma una rabbia... Che poi va a finire che ingrasso!

Vuoi scommettere che con queste sedute va a finire che invece di dimagrire ingrasso ?!

Tanto che vuoi, con la fortuna che mi ritrovo.

Almeno fumassi. Lei fuma?...

Silenzio. La sfinge non profferisce verbo...

Mi scusi. Non volevo essere arrogante...

E' che la morte del babbo mi ha veramente sconvolto come non avrei mai sospettato potesse.

E sì che tutte le volte che pensavo alla sua morte... (Come per giustificarsi) Era morta la mamma, per associazione di idee era logico che pensassi anche quando sarebbe morto lui!...

Insomma pensavo che, in fondo, non sarebbe stato poi così male.

La sua scomparsa, se devo essere sincero, rispecchiava il mio gusto dell'ordine: era spaiato mio padre, lì, vivo, da solo.

Come un'acetiera senza oliera.

Se ti si rompe un'oliera, con l'acetiera che ci fai? La butti!

Così pensavo... e invece... che strano.

A lei si è mai rotta un'acetiera?...

Silenzio.

Si alza a sedere sul lettino irritato.

Scusi, mettiamo le carte in chiaro: io non ce l'ho con lei!

E' che a starsene lì, muto, con quel quadernetto, mi irrita!

Mi ricorda mio fratello.

Non spiccica parola...

L'ha presente un bradipo? Ecco. Uguale.

Poi ha deciso, sa? Si trasferisce con la giraffa a Verbano.

Imita la voce ed i modi della fidanzata del fratello.

"Ci sono più opportunità di lavoro. Non può fare una carriera brillante come si merita se rimane qui." Tutte balle!

E' lei che non mi vuole fra i piedi perché Saverio è innamorato più di me che di lei! (Si riprende)... Nel senso che è più affezionato a me...

Ma non sarebbe questo a farmi inviperire. E' che lui le dà retta...

E s'incazza se la chiamo giraffa.

Ma è una giraffa!

Le è anche venuta la vitiligine sul collo, a chiazze!...

E' lei, lei, lei!

Non ascolta la mamma!

La mamma lo diceva sempre: "Non è la donna per te!"

E aveva ragione. Lei non ci sa fare, è viziata!

Saverio avrebbe bisogno di qualcuno più equilibrato al suo fianco.

Di qualcuno che gli infonda serenità...

(Si erge sulla schiena) IO conosco tutti i suoi piccoli segreti. Tutte le cosine che gli piacciono.

Quali erano le pappine che adorava da bambino, lei lo sa? No. Io sì!

Che se alle fettine di kiwi non gli si tolgono tutti quei semini neri neri lui non le mangia, lei lo sa? No. Io sì!

Che va matto per i chicchi d'uva senza la buccina dura dura, lei lo sa? No. Io sì! Ah, se io fossi una donna sarei perfetto per Saverio.

Che vuole una grattatina sulla schiena per svegliarsi al mattino. E niente parole e niente luce fino a che non ha bevuto il suo caffè con una puntina di zucchero ed una virgola di crema di latte, lei lo sa?

Me la immagino quella alla mattina: "Sveglia! Sveglia! Alzati! Farai tardi!" Così me lo rovina!

Maledetta.

Mi punzecchia sempre.

Ieri mi fa: "Abbiamo deciso di trasferirci in anticipo per seguire i lavori, tanto per i primi tempi dormiremo da mia cugina".

"Ah, - dico io - e tua cugina vive allo stato brado o ti ospita allo zoo?" Un putiferio!

Ma me la sono goduta. Me la sono proprio goduta.

Se l'è talmente presa che Saverio per calmarla l'ha dovuta portare in giardino... a ruminare una fronda di platano!

L'analista sghignazza.

E' vivo!

L'ho sentito, ha ridacchiato! Ma non si trattenga, rida! Rida se le viene da ridere.

L'analista ride più forte.

Mi dà un piacere intimo sentirla felice. Sono io il primo a rallegrarmi se qualcuno sorride vicino a me.

L'analista ride senza remore.

L'ilarità che emana una persona che sorride infonde nell'aria un'energia positiva.

L'analista si sganghera dalle risate.

Ora non esageri!!!

L'analista tace.

Se la ride lui. Certo! Non è sua la tragedia.

Continui a ridere, faccia pure. Se ne infischi del mio dolore! Tanto più io sto male, più il suo portafoglio si ingrassa.

Che io patisca le pene dell'inferno, che soffra per colpe che non ho commesso, che il mondo si accanisca contro di me a lei non interessa!

Per lei sono una statistica. Una crocetta. Un altro matto.

Ore sedici e quindici: arriva l'isterico. Si ride!

Si alza in preda ad un inizio di crisi isterica.

E allora giochiamo a carte scoperte!

Basta con le ciance, andiamo dritti al nocciolo.

Qual è il mio problema? Non lo sa?

Vuole che glielo dica io qual è?

Questo è!

Si indica fra le gambe.

Se fossi una donna sarebbe tutto più semplice.

Mio padre non mi avrebbe tagliato le trecce.

Saverio mi avrebbe protetto ed io l'avrei accudito come una sorella normale.

Questo è il problema!

E non mi venga fuori con la solfa dell'accettarmi. Col prendermi come sono. Col riflettere su quello che sono per crescere!

Voglio ricominciare da capo.

Buttare tutto il mio passato in un cesso.

Dare un taglio netto, radicale alla mia vita!

Voglio essere DONNA.

Estrae un coltello a serramanico, si apre la patta.

COSì!

Uno schizzo di sangue gli imbratta le mani.

Rimane come inebetito.

In mano ha un pene reciso.

L'analista cade a terra con un tonfo sordo.

Lui lo guarda un attimo poi cambia espressione e sorride.

Dai, su. Non se la prenda così. Scherzavo. E' finto!

Agita nell'aria un pene di gomma.

E' un colpo di scena ad effetto.

Dopotutto sono sempre un attore anche se non calco più le scene. Su. Si alzi...

Comincia a togliersi le macchie di sangue dalle mani con un kleenex.

Ma si è spaventato davvero?

Un'ulteriore prova del mio talento.

Si china sull'analista. Ha un sussulto.

Oddio com'è pallido...

Era uno scherzo. (Trattenendo il riso)

Ben riuscito, devo dire.

Si guarda intorno sul da farsi. Sbuffa.

Beh?...

L'analista emette dei rantoli.

Infermiera! C'è un'infermiera?

Trattiene a stento il riso consumando freneticamente un kleenex dopo l'altro.

Centralinista !

Ride sempre di più.

Un portantino! Qualcuno accorra, che il dottore fa le bollicine e si macchia tutta la moquette!...

Che cretino. Proprio non ha capito niente.

Figuriamoci se io preferisco essere donna.

Così mi piaccio: maschio!

Continua a pulirsi le mani.

Cazzo! Mi si è scheggiata un'unghia!

 

 

 

 

Parte 5°

 

 

 

A Pachino

 

 

 

Fuori campo il rumore di una porta che si apre e subito si richiude.

Entra furtiva una signora vestita con un abito nero di velluto cappello a falde larghe e veletta.

Con delicatezza si sfila il cappello attenta a non spettinarsi il biondo chignon.

E' lui!

Ahi... (Si sfila i décolleté di vernice nera)

Oddio non avrei resistito un minuto di più.

(Si siede e si massaggia le dita dei piedi)

Da dietro i grandi occhiali da sole due solchi di rimmel gli segnano il viso.

Sul piano della cucina troneggia una enorme bowl di vetro con dentro immobile un grosso pesce rosso.

(Rivolgendosi al pesce) L'ho fatto. Pachino, l'ho fatto!

Il mondo ha acclamato la mia prima uscita!

Nessuno mi ha riconosciuto.

Da oggi si cambia, sono sull'altra sponda.

Mio dio, un'ebbrezza...

Non mi sono mai fatto di coca, ma penso che sia così.

Guardare il resto del mondo da dietro un'altra vita.

Ricominciare a giocare con tutto il mio bel mazzo di carte ancora sigillato, jolly compresi.

Ho solcato la navata con un piglio, una decisione...

Saverio sarebbe stato fiero di me.

Caro Pachino ti saresti divertito anche tu oggi.

(Euforico) La prossima volta ti ci porto.

Ti attacco due ruote alla palla di vetro e via.

Nessuno ci avrebbe fatto caso. Con tutti quei pesci palla che piangevano.

E anch'io non sono stato da meno, non ce l'ho fatta a trattenere le lacrime.

(Ride) Ero troppo eccitato.

Ahi!

Esce dalla stanza zoppicando. Rumore di acqua che scorre da un rubinetto.

(Fuori campo) Fra i calli ed i fiumi dell'incenso credevo di svenire in chiesa.

Rientra con un catino di plastica pieno d'acqua calda fumante ed un asciugamano.

Sarebbe stato un colpo di scena suggestivo, ma fuori tempo. Non è ancora giunto il momento.

Posa il catino sul pavimento vicino alla sedia.

Comincia a sfilarsi da sotto l'abito le calze nere.

Ci fosse stata in tutto il corteo una donna con cui gareggiare!

E' stato anche fin troppo facile stravincere.

In mezzo ai parenti di lui ero come la statua della libertà in un gregge di sette nani.

Prende da una mensola un grosso barattolo e versa nel catino i sali per il pediluvio.

L'acqua frigge schiumosa.

Ed ora godiamoci il meritato riposo e prendiamoci cura del nostro benessere: "Mens sana in corpore sano."

Oddio, hai ragione! (Al pesce)

Preso da tutti questi preparativi ti ho fatto saltare il pranzo anche oggi, Pachinigno.

Prende il contenitore del mangime per pesci per versargliene un po'.

Ma i fori sul barattolo sono troppo piccoli per far fuoriuscire qualcosa.

Non preoccuparti non ti faccio morire di fame.

(Con un coltello allarga il foro) Ecco qua.

(Pochissimo cibo fuoriesce)

Basta così.

Mi sa che mangi troppo. Ti stai ingrassando.

Non devi ingrassare! Odio i pesci rossi grassi!

(Con la punta di un dito toglie una scaglia di cibo non ancora andata a fondo) Così va meglio.

Va', nuota e divertiti.

Si siede ed infila i piedi nel catino godendosi l'immediato sollievo.

Ahhh...

Povero dottore, ha passato tutta la vita ad indicare le schegge negli occhi degli altri nascondendo al mondo una moglie che è una trave.

Un donnone semicalvo tre quintali per due con un'apertura alare una volta e mezzo la lunghezza della bara.

Quando si è buttata a peso morto sul feretro, in preda allo sconforto, le prime tre file sono sbiancate.

E come si disperava per la morte di quello stupido gnomo...

I grugniti li avranno sentiti fino in centro.

Fa per sfilarsi la collana di perle, ma ci ripensa e si gode l'intimo piacere di sentirsela oscillare sul petto.

(Con vanità) Non mi hanno tolto gli occhi di dosso...

Le ho viste le gomitate... Un'apparizione!

Mi piacerebbe fare un sondaggio d'opinione fra tutti quelli che conoscono la giraffa.

Ho un'altra classe, non c'è niente da dire.

In questi casi sei fortunato tu Pachino ad essere muto.

Ogni parola sarebbe uno sproposito.

A me, prendi un qualunque straccetto, me lo butti addosso e sembro vestito da Valentino.

Io l'ho vista la giraffa quando va a comprarsi le cose: non le sta bene niente.

Gli abiti come questo, tutti d'un pezzo non se li può mica premettere.

O li spezza con una cintura in vita di una tonalità contrasto o sembra alta sei metri. Invece dei quattro che è.

Un cappello così pensi che possa indossarlo?

Figuriamoci! Con la testolina a capsula che si ritrova, le tagli anche un pezzo di testa sparisce.

E' questione di proporzioni. Nient'altro.

Mi ci sono voluti anni, ma poi l'ho capito: io sono proporzionato, lei no. Tutto qui.

Nessuno potrà mai dire che ho qualcosa da invidiarle!...

Sto esagerando?...

A volte me lo chiedo anch'io. Ma cosa c'ha quella donna che mi fa perdere il lume dagli occhi?

Mi prende come un groppo alla gola, tipo asma.

Forse sono allergico ai peli...

(Calmo) Non è neanche per la questione di Saverio.

Non è più una minaccia.

(Ostentando sicurezza) Ormai la liberazione è vicina.

L'ho sentito, ieri, mentre parlava di lei ha emesso due sospiri.

E' sull'orlo di sfogarsi, ma poi si trattiene. Gli fa pena.

Non ha il coraggio di dirmi che non ne può più.

Dopotutto è comprensibile, per lui è un bel fallimento aver buttato gli anni migliori della propria vita ad evitare pizzerie con gli archetti bassi perché quella ci sbatteva la fronte contro.

Un'umiliazione continua.

(Comincia tranquillo ad asciugarsi i piedi)

Saverio... Lui che era così orgoglioso da bambino...

Mai avrei pensato che si sarebbe invischiato con una così.

Gli stavano tutte dietro. La figlia dell'antiquario. La Pacini. Quella più grande, la piccola è un mostro.

Le sorelle... come si chiamano quelle che loro padre aveva il ristorante in bosco... Belle, una più dell'altra.

Mi venivano a prendere e andavamo a caccia di Saverio.

Una da una parte e una dall'altra finché non lo trovavamo...

Mi invidiavano tutte. Perché, qualunque giro facesse, poi da chi tornava a dormire? Da me!

Bei tempi...

Avrebbe potuto pretendere molto di più. Invece...

Si alza di scatto. Irritato va al telefono, compone un numero.

Attende...

Lasciala! (Riattacca)

Emette un sospiro a pieni polmoni come se si fosse tolto un peso e riacquista un'apparente calma. Torna alla sedia.

Squilla il telefono. Risponde.

Pronto?... Oh, Saverio...

Sto... leggendo un libro, in santa pace.

(Sfila un libro a caso dallo scaffale) "Cucina zen: esalta il soufflé che è in te."...

Ah, sì? E ha riattaccato? Ma senti...

E' pieno di gente sola che si avventa sul telefono come ultima spiaggia per...

Ho letto recentemente che nove donne su dieci nei giorni del ciclo afferrano la cornetta e si scatenano...

Io? Saranno due settimane che non tocco il telefono. Mi stanno tampinando certi produttori per convincermi a fare una di quelle solite fictions... (Fa una smorfia di disgusto)

Saverio! Tu stai insinunando! Questo è troppo.

Io sono disposto ad aiutarti Saverio, ma questo è troppo!

Sono le persone di cui ti circondi. Ti succhiano la lucidità. Liberatene Saverio!

Probabilmente non c'è stata nessuna telefonata anonima.

Sono i tuoi sensi di colpa che ti fanno sentire gli squilli!

E' il campanello d'allarme di quell'ultima fetta di coscienza sana che ti è rimasta.

Saverio ascoltami. E' a quella fetta che mi rivolgo: salvati...

Sono tuo fratello? Ho l'obbligo di preoccuparmi!...

Ancora?! Non farmi saltare i nervi! Ero qui, tranquillo, a parlare con Pachino...

(Riprendendo il controllo)

Sì, sono d'accordo è una gran brutta telefonata.

(Calmandosi) Inutile discutere...

Sì che ha mangiato...

Ma sì.

Ti ho detto di sì! Il povero piccolo innocente Pachino ha mangiato!

E io? Non mi chiedi se ho mangiato io? Ma figurati se te ne frega qualcosa!

Se mangio o muoio io non interessa a nessuno.

Anche una stupida carpa rossa catatonica viene prima di me!...

Abbassa la voce che non tollero gli urli, lo sai... Smetti di urlare o riattacco.

Fino a prova contraria siamo persone civili! Non siamo in mezzo alla Savana...

Lo so io cosa c'entra la Savana...

Riattacco... Se non cambi tono riattacco...

Io riattacco.

Riattacca.

A nervi tesi cerca qualcosa su cui sfogare la sua rabbia.

Prende il grosso barattolo dei sali per pediluvio, va alla vasca del pesce e vi versa dentro l'intero contenuto.

Mangia!

L'acqua frigge schiumosa.

E' finito il tempo delle chiacchiere. Passiamo ai fatti.

 

 

 

 

 

Parte 6°

 

 

 

Al fratello

 

 

 

Seduto su una sedia ricurvo su un grosso libro rilegato in cuoio.

I capelli biondi di una parrucca gli coprono il viso. Indossa un sobrio tailleur rosa bordato di bianco. Calze latte e ai piedi un décolleté avorio.

Legge.

"Per prima cosa assicuratevi che il processo irreversibile che state per innescare sia frutto della vostra volontà, pura e scevra da ogni influenza esterna."

Scevra?... Scevra.

"Controllate che il vostro battito cardiaco sia regolare..."

Si mette una mano sul cuore ed ascolta.

"E che le vostre mani non tremino". (Si guarda le mani)

Niente da fare. Il rosso fegato su di me non attacca. Mi si squama alla prima grattatina... Niente tremori.

Ricomincia a leggere.

"Prendete un pupazzo, il più possibile rassomigliante in colori e proporzioni alla persona a cui voleva fare la macumba."

Estrae dalla borsa una giraffa di peluche.

"Afferrate ben saldamente il pupazzo con la mano sinistra, e con la destra conficcate gli spilli dalla capocchia rossa."

Si arma di spilli e volta pagina.

"Segue effetto spilli su una vittima di sesso maschile..."

Va velocemente avanti di qualche pagina.

Ecco... "Elenco effetto spilli su una vittima di sesso femminile.

Uno spillo in mezzo alla fronte: la vittima avrà difficoltà a concentrarsi e ad eseguire qualsiasi tipo di lavoro in cui saranno richieste doti intellettive."

Conficca lo spillo, poi ci ripensa e lo sfila.

Spillo sprecato.

"Uno spillo nel naso: ogni qualvolta si troverà in situazioni emotivamente delicate, sia lavorative che affettive, starnutirà sonoramente per dodici volte consecutive. (Ride sadico)

Se inserirete due spilli ad ogni starnuto sarà abbinata una lieve fuoriuscita di muco."

Ma che macumba è questa?!

Ride eccitato, poi rimane un attimo perplesso, volta il libro come per controllare la copertina.

Conficca due spilli nel naso della giraffa.

"Uno spillo sotto le ascelle: la sudorazione diverrà copiosa ed acida così da macchiare indelebilmente qualsiasi indumento in tessuto sintetico che la vittima indosserà...

Se inserite due spilli la sudorazione macchierà anche i capi in tessuti pregiati."

Ma siamo sicuri che non sia un presa in giro?...

Saverio, ma hai sentito?

Non è possibile che la gente creda a queste stronzate.

Conficca due spilli sotto le ascelle della giraffa.

"Uno spillo in bocca ed il suo alito diverrà nauseabondo come un uovo marcio sbattuto dentro una scarpa da tennis..."

Che schifo.

Conficca schifato uno spillo nella bocca della giraffa.

Si alza.

Non ce la faccio a continuare.

Lo sai che sono ipersensibile. Non mi regge proprio lo stomaco.

Che ci posso fare. Sono fatto così...

Fatto?... Fatta?... Fatto!...

Troveremo un altro modo per liberarci di lei...

Perché tanto le conosciamo le donne, farà di tutto per metterci contro.

Non possiamo permetterle di incrinare l'armonia che abbiamo raggiunto. Dopo tanti anni...

Credevo che ormai fosse il mio sogno irrealizzabile. Che me lo sarei dovuto portare fin dentro la tomba. Come una spina nel cuore...

E invece finalmente anche la nostra famiglia è unita, serena. Tutti per uno, uno per tutti!

E come potreste fare a meno di me ora? Chi ve li cambierebbe i fiori secchi? E la lucidatina ai ceri?...

La luce si diffonde ad illuminare un corpo disteso per terra in una pozza di sangue.

No, no, nessun sacrificio. Mi fa piacere. Davvero. Darei tutto per voi.

Come voi per me, del resto.

Anche tu, Saverio. Dietro quella faccia scura che mi facevi, ho sempre intravisto un barlume di... di... di amore per me.

Dietro quelle offese gratuite, pensi che non mi fossi accorto che eri costretto a farlo?

Lo facevano tutti, dovevi farlo!

E poi non ti facevano più giocare a pallone se ti vedevano con me. Lo so.

Se tu fossi stato libero di decidere non mi avresti mai né insultato... né sputato. Né fatto tutte quelle cattiverie con i tuoi amici...

Eh, Saverio. Io sono sempre stato intuitivo.

Lo sentivo d'istinto che, sotto sotto, quei cazzotti che mi davi sulla testa quando spiavo nelle docce degli uomini facevano più male a te che a me.

Adesso posso dirtelo, Saverio. Davvero, tu sei stato per me il fratello ideale. Un mito. Perfetto!

Non ho niente da rimproverarti...

(Si guarda intorno) Eccetto che, forse... Non te la prendere, ma guarda che guaio mi hai fatto combinare!

Tutto sporco dappertutto. Appiccicato.

In questo, devo dire, babbo e mamma sono stati più bravi di te.

Si sono lasciati fare la punturina zitti zitti.

Babbo non ha neppure smesso di russare.

E tu invece?... Guarda qua che confusione.

Mmmmh!

Solleva il grosso martello.

Quasi quasi dalla rabbia ti darei un'altra martellatina sulla testa, ti darei!

Così è tutto più complicato.

La gente non ci crederà mai che tu eri daccordo a farti suicidare da me.

Penseranno che ti abbia costretto... Che le martellate te le abbia date contro la tua volontà.

In ginocchio cerca di pulire le tracce di sangue.

Gesù Gesù, che faticaccia! Non viene via neanche a raschiarla. (Getta la spugna)

Decisamente non è un lavoro per me.

Sono nato per altre occupazioni.

Nelle pulizie di casa, io e le donne siamo agli antipodi. Emerge di più il mio lato maschile: mi piace trovare già tutto bell'e servito. (Si siede)

Ma non perdiamoci d'animo. A tutto c'è una soluzione.

Solo alla morte non c'è rimedio.

Infilza a casaccio gli spilli nella giraffa.

Ecco qua. Se non funziona vorrà dire che la prossima volta gli spilli li ficcherò direttamente su di lei.

Si alza e preso dall'euforia balla per la stanza stringendo la giraffa. Canta.

Tanti spilli giro giro intorno al collo.

Tanti spilli giro giro intorno al naso.

Una fila lunga lunga lungo un ciglio.

Uno spillo dove parte ogni capello.

Tossisce, gli manca il fiato.

Lancia la giraffa con forza contro il muro.

Si aggiusta serio i capelli sugli occhi.

Cerca di schiarirsi la gola come per liberarsi di qualcosa che gli è andato di traverso.

Va ai fornelli, prende un bricco, lo riempie di latte e lo mette a scaldare sul gas.

Vedi, adesso ne preparerei una bella tazza anche per te...

Potremmo bercela in salotto sul divano. Con un po' di miele.

Sarebbe bastato così poco.

Te ne uscivi un po' con me...

Non mi sembrava una gran fatica accompagnarmi a ritirare la pelliccetta sfrangiata che mi sono fatta tagliare!

Volevo che fossi tu a vedermela addosso per primo, tutto qui.

Una volta che chiedo io un favore...

L'ho bloccata dai saldi dell'estate scorsa.

Ho aspettato sei mesi prima di poterla ritirare. Ti dovevi arrabbiare così?!

Mi sono privato di tutto! Che male facevo a togliermi uno sfizio?

Una bella pelliccetta muschiata.

Ecologica!

Li rispetto io gli animali, sai... Sono meglio di noi.

Guarda nel vuoto sconsolato.

Come mi manchi... Frido, sei stato l'unico che mi abbia voluto davvero bene, che mi abbia preso con i miei difetti ed i miei bachi.

Si sfila la parrucca bionda.

L'unico che mi abbia dato tanto senza pretendere niente in cambio...

Quando mi vedeva mi baciava e baciava, e mi leccava tutto. Sia che gli portassi un pezzo di bistecca che una crosta di formaggio.

Non ci badava a questo: mi voleva bene punto e basta.

Anche se non gli portavo nulla mi faceva le feste lo stesso.

A volte stavo anche quattro o cinque giorni senza dargli neanche una briciola di pane secco, per metterlo alla prova. E lui salti e baci e leccatine e sbuffatine. Ogni volta. Anche quando è morto di fame.

(Piange) Frido, tesorino...

Sente delle voci provenire dal pianerottolo. Si ferma in ascolto.

Guarda il bricco del latte. Lo fissa. Resta immobile per alcuni secondi pensando freneticamente.

Si alza, si versa una tazza di latte e rimette il bricco sul fuoco.

Scioglie nella tazza un cucchiaino di miele asciugandosi le lacrime.

Dopo un sorso comincia a frugare nei cassetti con fare deciso.

Prende un cacciavite e un paio di pinze.

Va alla porta d'entrata e strappa con forza i fili della corrente dalla parete.

Comincia ad armeggiare.

D'improvviso di buon umore.

E' venuto il figlio del giardiniere a chiedermi di raccogliere gli aghi di pino e le pigne gratis. Poi se li tiene lui e li rivende. Ho detto di sì.

A patto però che mi lasciasse almeno una manciatina di pinoli per esprimere un desiderio...

Vedessi com'è cresciuto. Ha gli occhi svegli, mi piace.

Magro magro, con il volto scavato e gli zigomi in fuori.

Ha una bellissima luce. Sembra quasi anoressico.

Si vede che farà strada nella vita...

Ha avuto una bella fortuna anche lui.

Con due genitori così avrebbe avuto tutti i diritti per crescere scemo.

Mima un brindisi sollevando il cacciavite.

Fortuna agli occhi svegli!

Alle sue spalle il latte sul fuoco bollendo fuoriesce e spegne la fiamma.

Il gas continua ad uscire con un sibilo sommesso.

Guardiamo se funziona.

Lascia i fili scoperti per terra, apre la porta d'entrata e suona, da fuori, il campanello.

L'estremità del cavo frigge in una girandola di scintille.

Bravo! Sei bravissimo! Grazie.

Complimenti! Grazie. Ma sai fare tutto!

Beh, non esageriamo, sono solo un genio.

Va al telefono e compone un numero. Rimane in attesa mangiandosi la panna formatasi sul latte, sotto il quale il gas ancora fuoriesce.

Con voce bassa, maschile.

Katia? Ciao topoletta, sono io...

Certo che sono Saverio, perché chi altro ti chiama topoletta? Passerotta mielosa... Parlo piano perché c'è quell'isterico di mio fratello di là in camera...

E che ne so, è venuto a salutarmi prima della partenza... Lo sa anche lui che starò fuori solo due giorni, e allora che ci posso fare? E' strano, lo sai...

Sì, più che strano, deficiente... Sì, più che deficiente, ebete... Ora non esagerare!...

No, non lo difendo, solo mi fa pena... Lo so.

Calmati Katia... Calmati.

Si sente un forte statuto dalla cornetta.

Cos'è stato? (Altro starnuto)

Ti sei raffreddata? (Altro starnuto)

Katia?

Comincia a contare gli starnuti con le dita: 5, 6, 7... 12.

Si mette le mani sulla bocca incredulo.

Di niente...

Stai meglio? Mi verresti a dare una mano a fare la valigia? Cetriolina acetosa, cipollina stuzzicosa raffreddata...

No, no, se ne sta andando. Deve ritirare una pelliccia, che cazzo ne so... Allora ti aspetto subito subito... Sì, mi metto le ciabattine puffose che mi ha regalato tu. (Riattacca)

Stronza!

Dà un colpo di manovella al gas che fuoriesce con più foga.

Si avvicina al cadavere, gli sfila il portafogli di tasca e ne estrae un biglietto aereo.

Si risiede e telefona.

Buongiorno, sono Saverio Balduini, ho una prenotazione sul volo di domani mattina per Hannover. Vorrei sapere se fosse possibile anticiparlo... Il primo aereo che parte qual è ?... (Guarda l'orologio) Sarebbe perfetto!... Ottimo, molto gentile. Passo a ritirare un pacco in centro e volo subito all'aeroporto.

Riattacca e va in camera.

Torna vestito con l'abito che il fratello ha indossato al funerale del padre.

Non mi ero mai accorto che tu avessi le gambe così corte. Cielo, la giacca mi cade a pennello ed i pantaloni mi stanno a guazza.

In mano ha la valigia del fratello già pronta dove ripone con cura l'abito femminile che si è tolto.

Controlla nella tasca esterna passaporto e marchi tedeschi.

Barcolla stordito dal gas.

Mette al fratello la sua parrucca bionda, le scarpe con i tacchi e gli infila in tasca i suoi documenti.

Nel far questo cade riverso sul cadavere stordito dal gas.

Passano lunghi secondi.

Riapre gli occhi e lentamente si rialza.

Prende la valigia.

Infila la chiave nella toppa interna della porta.

Allora, ciao. Ci vediamo da mamma e babbo...

Non molto presto, credo.

Butta un bacio ed esce.

Dopo alcuni secondi si sentono dei passi per le scale.

Rumore di chiavi. La serratura non scatta.

Voce femminile fuori campo:

Saverio! (Bussa)

Saverio. C'è la chiave nella toppa...

Saverio, ma sei in casa?

Suono del campanello. Girandola di scintille.

 

BOATO

 

Musica di fine spettacolo ad altissimo volume.

 

Fine