ERA LA SUA FOTOGRAFIA
di
Roberto Russo
( Un tavolo. Una vecchia macchina Kodak, di quelle da sviluppo istantaneo è
poggiata sul ripiano. Lentamente, da dietro il tavolo, fa capolino il volto
sorridente e cortese di un uomo. Il suo nome è Erik Blossel)
BLOSSEL Gruppo nutrito! Buenas dias! E Benvenuti in Bolivia! “La faccia triste
dell’America”! Ed è già una fortuna! Perché almeno una faccia, i gringo, ce
l’hanno lasciata!
(Ride, si ricompone)
Con Erik Blossel, foto! Simpatia! Intrattenimento!
Sia chiaro: sono un fotografo “ non” professionista e questo l’agenzia che vi ha
mandato qui lo sa bene, ma proprio per questo, sono una benedizione per i
turisti a caccia di colore locale!
Signori cari, potrete godere dell’I-NI-MI-TA-BI-LE Folklore Boliviano!
Bene. Se vi mettete in posa, possiamo iniziare…
Prima vi mettete in posa, e poi posate i soldi!
(Ride)
Dite la verità….sono irresistibile o no? E allora, fatemi una bella pubblicità
con la vostra agenzia!
(Prende la macchina fotografica. Si ferma come se gli fosse giunta un’obiezione)
D’accordo, non è una macchina all’avanguardia, ma c’ha di buono che vi dice
subito come siete fatti! E’ istantanea!
Possedere qualcosa di “istantaneo” in Bolivia ha del miracoloso! Qui da noi,
tutto, parte e arriva con due anni di ritardo e, nel frattempo, continuiamo a
dormire. Buon per noi, buon per voi.
(Osserva per qualche istante il pubblico con aria sorniona)
Europei? L’ho capito subito. Sono mezzo europeo anch’io!
“Erik Blossel” è un nome da ricco europeo.
Noi latino americani, spesso, siamo ricchi solo di nomi: “Daniel Esteban Oichoa
de Goyzueta”!
Sarà un Grande di Spagna?
No! Vende noccioline sul corso principale di Vallegrande.
(fa cenno al pubblico di osservare un religioso silenzio)
Verifico l’attrezzo…
(controlla la macchina, prova ad inquadrare)
Confidenza per confidenza, vi confesso una cosa: quando il vostro capogruppo mi
ha contattato, mi sono scervellato una notte intera….
“ Con quale fondale o scenario dare il “senso” della Bolivia ?”
Palme? Già viste…
Montagne? Scontate…
Ed ecco il colpo di genio! Un teatro tutto in nero!
E sapete perché? Perché ci vuole troppa immaginazione per vederci dei colori
“veri” in America Latina…E adesso, veniamo a noi…
( si mette la macchina al collo)
Gentili Signori, vi giunga il mio ri-bienvenido in Bolivia, a Vallegrande! Cosa
c’ha di grande sta Valle? Non si sa! Me lo chiedo fin da bambino! Galline?
Quante ne volete! Maiali? Potremmo fornirvene sfusi o a pacchetti! Vallegrande è
una valle piena di….nulla! Quella è la sorpresa! Non abbiamo pavimentazione
stradale ma la sana, ecologica, pittoresca…terra battuta!
La nostra terra produce tanta di quella Miseria che ve ne potremmo regalare a
vagonate!
…Ragion per cui, cari turisti, sostenete la Bolivia! Sostenete Erik Blossel! Per
ogni foto: Ten dollars! Dieci dollari o Dieci euro…per il Souvenir!
(Scende fra il pubblico e si accinge a scattare la prima foto ad un qualsiasi
spettatore)
Si metta in posa, e faccia un bel sorriso “europeo”!
(Scatta ed inizia a sviluppare la foto agitandola))
La agiti. E’ venuta benissimo…Per carità! Mi paga alla fine! Facciamo un conto
unico per tutto il gruppo…e vi faccio anche lo sconto, ci mancherebbe!....E pure
se le venisse la malsana idea di scappare senza pagarmi, non potrebbe! Ho
un’ottima memoria…fotografica!
((Consegna la foto, si rivolge allo spettatore)
Ride istericamente. Individua un altro spettatore)
Lei! Bravo! Mi faccia il sorriso del….
“ turistafelicediesserein Bolivia”!
Non lo conosce!? E’ proprio questo!
(Scatta la foto e inizia a svilupparla, agitandola)
Voi siete turisti e fate roba da turisti in luoghi pittoreschi. Per essere
pittoresco, un posto, deve essere pieno di gente pittoresca che fa cose
pittoresche e, modestia a parte, con Erik Blossel, avete avuto il Massimo!
(Consegna la foto)
Anche con lei, ci vediamo all’uscita…
Perché Erik Blossel è il Massimo?
Perché quando pronuncerete il mio nome, se il vostro amico è “uno che sa”,
acquisterete subito punti e considerazione…
Nonostante il mio paese sia roba da poco…
…e la mia macchina sia roba da poco…
…e anch’io, in fondo, non sia, poi, un granchè…
quello che avete davanti ai vostri occhi è…il TESTIMONE!
“Di cosa?”, direte voi.
Beh, Se quella dei Grandi Miracoli dell’Umanità fosse una classifica, Erik
Blossel sarebbe a conoscenza del quarto e anche del terzo Miracolo della
Storia!! E anzi, per il Miracolo più importante, per quello che si trova al
terzo posto, sono, addirittura, l’UNICO al Mondo che sa!
(Sale sul palco, controlla la macchina)
Lo so, la Storia importante si fa da voi e non certo da noi!
Però, un “certo” 8 Ottobre di un “certo” 1967, l’attenzione dell’Universo si
concentrò su queste quattro case e su questi otto pollai…VALLEGRANDE!
Forse qualcuno ricorderà che già in Estate si era sparsa la voce che fosse qui,
e non per vacanza…
Erano arrivati i gringo: marines e CIA addestravano i nostri soldati.
Il mio unico hobby è sempre stato quello di trovare il modo di arrivare alla
fine del mese…Però, anche se ero ignorante in materia, lo sapevo anch’io che a
“quello” sia i Russi che Fidel, l’avevano scaricato da tempo perché era un
rompiscatole!
Perché, diciamo la verità: Che Guevara era rompiscatole forte!
E alla fine, cacciato da qua, cacciato da là, senza appoggi e senza soldi, con
pochi uomini, il Che era ai piedi di Pilato…
(Scende nuovamente con la macchina, inquadra un altro spettatore)
Lo facciamo un bel sorriso a Erik Blossel?
(Scatta, inizia a sviluppare la foto)
Cosa ci facesse il Comandante in Bolivia, e per giunta proprio a Vallegrande,
rimane un mistero…
Comunque, un tizio che conoscevo, un contadino che si chiamava Honorato Rojas,
spifferò ai militari dove potevano beccarlo…
In verità, ad Honorato non fregava una cippa né del Che, né dell’Esercito, né
della CIA…però lo raccontò alla moglie, che lo disse alla cognata, che lo
confidò alla cugina e alla fine la cosa arrivò alle due pettegole del paese:
Ligia ed Elia che erano ancora zitelle e riempirono il paese di chiacchiere. La
cosa si seppe e, a furia di botte, i soldati si fecero dire da Honorato, il
posto.
Il Che si era nascosto in una quebrada, un canalone.
Era la quebrada de Yuro, a pochi chilometri da La Higuera…
Insomma, per non farla lunga, arrivano i soldati, lo trovano, lo feriscono alle
gambe, se lo impacchettano, e lo portano nella scuola elementare de La Higuera…
(Sale sul palco)
Signori cari, io ho finito…invece di 10, vi faccio, a cranio, un forfait di 8
dollari e mezzo per foto…alla porta potete pagare il pattutito…Adiòs e
salutatemi il vostro paìs!
(Armeggia con la macchina, si rende conto che nessuno si è mosso. Si guarda
attorno con aria furtiva e complice)
E lo so…anche io morirei dalla curiosità per conoscere il terzo ed il quarto
Miracolo della Storia…Se mi date altri quattro dollari a cranio, ci posso
pensare…Ok? L’agenzia non c’entra…anzi…acqua in bocca! E’ un segreto fra voi e
me!
Allora…Il Fatto è andato così…
Marco Ugarte è uno che alleva le galline. Fu lui a dirmi che il Che, dopo la
cattura, era ancora vivo…
Il Presidente Barrientos disse che avevano ucciso il Comandante in conflitto a
fuoco….Balle Boliviane! L’8 Ottobre, il Che, era vivo!
Il giorno dopo, il 9, nel pomeriggio, incontro al bar Victor Sanchez, che era
maestro elementare e mi fa:
“Erik, il Che è morto. Stava bene ma ora lo porteranno cadavere.”
Victor Sanchez aveva saputo la cosa in tempo reale!!
Alle 13,10 infatti, nella scuola de La Higuera, era entrato un sergente, un tale
che si chiamava Mario Teràn Salazar…Ernesto lo vede, capisce e gli dice: “ So
che sei qui per uccidermi. Spara, codardo! Stai solo uccidendo un uomo!”
Questa fu la dichiarazione del Che!
Ed ora anch’io faccio una dichiarazione importante: che si sappia! Io, non ho
niente contro quelli de La Higuera!
Si sappia anche che lì ci abita Erwin Sandy che è mio amico e alleva anche i
maiali più famosi del dipartimento di Santa Cruz! Però, lasciatemelo dire,
quelli de La Higuera, sono dei “cavrones”! Caproni! Provinciali!
Già avevano avuto culo che il Che era stato assassinato proprio in una loro
scuola, ma poi che tutto il mondo doveva vedere il suo cadavere a La Higuera era
troppo! E no! Quello era un onore che spettava solo a noi! A Vallegrande!
E, difatti, il 10, eccoci tutti lì, nella piazza, a naso per aria, ad
aspettare….Aspettiamo, aspettiamo quando, di colpo, sentiamo arrivare un
elicottero!
Rosario Ernesto Guevara era stato legato proprio lì sotto!
I nostri soldati non stavano più nella pelle!
Bisognava farlo vedere al mondo!
Il Che era, veramente, morto!
Nella lavanderia dell’ospedale c’era una folla che nemmeno alla Festa del Santo
Patrono!
Io ci provavo ad entrare ma, dentro, erano più di 200!
Vidi che l’avevano spogliato e gli avevano abbassato anche le mutande! Qualcuno
se ne accorse e siccome era un brutto spettacolo da mandare in mondovisione,
gliele tirarono di nuovo su.
Nella stanza c’era un odore strano, dolce…era formolo e serviva a rallentare la
decomposizione.
E poi, sul tavolo di cemento, mi comparve….!
All’inizio non lo guardai in faccia. Mi faceva impressione. Mia nonna mi diceva
sempre:
“ Non guardare negli occhi i morti ammazzati! C’hanno ancora stampati dentro la
faccia dell’assassino e tutta la paura e la rabbia che hanno sentito! Se li
guarderai, ti ruberanno le notti e l’anima! ”.
Mi concentrai, allora, solo sul petto e vidi due fori.
Sentivo il ronzio delle telecamere.
Qualcuno di nascosto piangeva e faceva finta di avere il raffreddore…
Un militare, guardando nella cinepresa disse:
“ Quest’uomo è stato il terrore del mondo intero ma per noi, ucciderlo, è stato
un gioco da ragazzi…”
E io pensai:
“ Bello! Raccontala giusta e ringrazia le pettegole del paese! Se non era per
loro, col piffero che ora facevi il pavone!”
Alcuni soldati, come delle ballerine un po’ maldestre, cominciarono a fare la
passerella attorno al cadavere e avevano l’aria stordita di quelli che hanno
pescato, non si sa come, una bella trota grossa e ora si fanno la foto ricordo…
Mentre ci spingevamo per vedere meglio, arrivò il Generale Candìa che, lì per
lì, fece un’importantissima conferenza stampa ma c’aveva la faccia di uno che
pensa:
“ Ragazzi, è proprio sicuro sicuro che è mortomorto!?”
E proprio in quel momento…….“ F L A S H ! ”
Una macchina fotografica aveva sparato un lampo!
E il lampo si era acceso proprio vicino a me!
Guardai alla mia destra. C’era Donna Petronilla e, accanto a lei, Don Renè
Cadima Arnèz, il fotografo ufficiale di Vallegrande! Il mio rivale!
Era stato proprio lui, Arnèz, a scattare la Foto non autorizzata!
“ Sangre de Diòs – abbaiò un soldato – chi ha fatto la foto!? Maldido!”
“ Io, signore” rispose Arnez che, per la paura, era diventato più cadavere del
Che!
In 5 secondi, non di più…
…apre la macchina…
…toglie la pellicola…
…la srotola…
…e la butta a terra come se gli bruciasse fra le mani!
Svergognato davanti a tutta la cittadinanza!
Non so se sapete cosa sia “l’Attimo Perfetto”…
E’ quel momento, nel quale, siete voi ma non siete più voi…Mi spiego: in
quell’Attimo fate le cose più incredibile in trance e, dopo, quando ci
ripensate, vi viene spontaneo dire: “ Ma no! Non è possibile! Non ero io!!”
E proprio ad uno di quegli “Attimi Perfetti”, il vostro Erik Blossel, deve tutta
la sua Fama!
…mi ritrovai in piedi, sul tavolo sul quale era disteso il Che, proprio di
fronte a lui, con la mia macchina fotografica fra le mani, e gli scattavo delle
foto! Fra i militari nessuno disse “A”, anzi! Mi guardavano compiaciuti! Per
passare alla Storia, come per coricarsi con le belle donne, bisogna rischiare! E
io l’avevo fatto!
…E fu allora che Lo inquadrai bene!
Aveva la barba ed i capelli lunghi e….gli occhi aperti!
E la mia anima, mentre scattavo, rispondeva alla frase di mia nonna…
“ No, non c’è paura…e nemmeno rabbia…avrà visto certamente il volto di
Teràn…avrà anche visto il bagliore della mitraglietta e la faccia della Morte
che si stendeva accanto a Lui…ma ha occhi di uno che è andato “oltre”…
Non preoccuparti, nonna, non mi ruberà né le notti, né l’anima…”
Il suo sguardo mi seguiva ovunque mi spostassi. Mi venne spontaneo un dialogo
fra me e me, una specie di botta e risposta, che mi fece, seriamente, pensare
che stessi diventando pazzo:
“ Dov’è che l’ho visto!? Ha una faccia conosciuta! ”
“ E per forza! E’ il Che!”
“ Si, lo so che è il Che! Ma non è solo perché è il Che! ”
“ Che diavolo dici Erik! E’ il Comandante Guevara! Lo conoscono tutti! ”
“ Ha la faccia di uno che ho visto molte volte! ”
“ E dove l’avresti già visto!?”
“ Io a Cuba non ci sono mai stato e figurati se sono stato in Congo..manco a
parlarne! ”
“ Ma non dire bestialità! L’avrai visto in televisione…o sui giornali! ”
“ Si…può essere…ma no! L’ho visto da qualche altra parte…ma era un’atmosfera
molto più….Familiare! ”
“ Familiare!!?? Che ne pensi, Erik!? L’avrai già incontrato fra i maiali di
Erwin Sandy o fra le galline di Marco Ugarte!? ”
“ Familiare, si! Come se l’avessi avuto tante volte davanti agli occhi!? Dove ho
già visto questo povero cristo!?
Cristo!? Cristo!
CRISTO!! ”
Si! Ecco dove l’avevo già visto!
Ogni sera…
…quando tornavo stanco dalla discarica…
…quando ripensavo a mio padre morto che ero ancora un bambino…
…quando non sapevo più a quale santo votarmi…
…e quando ogni mia giornata era un mattone di una casa in disfacimento…
Ogni sera giravo lo sguardo sul tavolino vicino al mio letto, e lo vedevo!
Era Lui che da anni mi guardava dal quadretto !
Il Cristo!
Il Che era come Gesù!
Il Che era Gesù!
Il tradimento!
Il bacio di piombo di Teràn!
La Ferita al Costato!
E quegli occhi!
Troppe cose coincidevano!
E dopo la Nascita di Gesù e la sua Resurrezione, al quarto posto fra i Miracoli
della Storia c’è la Passione del Che!
Nei due giorni seguenti, i nostri militari, che erano molto credenti, si posero
un dilemma:
Al cadavere del Che, come souvenir, conveniva tagliare le mani o, direttamente,
la testa?
La questione venne risolta dal generale Saucedo, notoriamente molto cattolico,
che disse:
“ Sto fatto del taglio della testa non è molto cristiano e non va bene.
Tagliargli le mani, va già meglio…”.
I giornalisti dormivano all’hotel Teresita e fu uno di loro a sentire uno degli
alti ufficiali dire che, per evitare fanatismi e trafugamenti, la guardia al
corpo del Che era stata triplicata..
Il giorno 11 ottobre del 1967, il terzo giorno dalla morte, giornalisti, capi
militari, il generale Anaja e, addirittura, il presidente Barrientos in persona,
si recarono all’ospedale per vedere il cadavere e….IL CADAVERE NON C’ERA PIU’!
Ora, direte voi, che erano stati gli stessi militari a nasconderlo.
Non è così.
Avete presente Barrientos? Era il Presidente della Giunta Militare. E secondo
voi si scomodava da La Paz in persona per andare all’ospedale, già sapendo che
il corpo era stato nascosto!?
E ammettiamo pure che sia andata così…com’è possibile che da allora per noi, a
Vallegrande, il Che è Santo!?
Com’ è possibile che si celebrino Messe per Lui!?
E allora perché i contadini Gli chiedono un buon raccolto e chi ha un parente
malato, che guarisca!?
Siamo tutti pazzi o visionari!?
Dopo 30 anni, nel 1997, vennero autorizzati gli scavi nella zona dell’aeroporto
e trovarono 7 corpi.
Uno era senza mani e dissero che era il Che.
Qui, la gente, non voleva che i resti fossero portati via. Ci furono proteste,
lacrime…E io, invece, ridevo!
Si! Ridevo come si ride per le cose inutili! Risi tanto anche quando in tv
fecero vedere Fidèl che, a Cuba, faceva un grande funerale a quelle quattro ossa
che erano appartenute chissà a chi!
Perché solo io conoscevo la Verità, il Terzo Miracolo in Classifica!
E ora ve lo racconto….
La mattina del terzo giorno, Donna Petronilla, Arnèz e anche quella pettegola di
Ligia, si erano recati al sepolcro del Che, alla quebrada de Yuro…Era Domenica
e, d’un tratto, lungo la strada videro un tipo tale e quale al Che, ma non lo
riconobbero…E il Che disse a Donna Petronilla:
“ Donna, perché cerchi fra i morti Colui che è vivo?”, e scomparve…
Allora i tre si spaventarono e cominciarono a correre!
Arnèz fu il primo ad arrivare al sepolcro e restò a bocca aperta!
La grossa pietra che chiudeva il sepolcro era stata spostata e la tomba era
aperta! E sulla pietra vide un tizio che era uguale ad Honorato Rojas, ma
c’aveva le ali! Allora Arnèz cominciò a disperarsi pensando che il corpo del Che
era stato rubato, ma Rojas gli disse:
“ Non temere, uomo, Colui che cercate, è Risorto!”
E allora arrivò una folla…e c’eravamo io,
il maggiore Arroja e il centurione romano!
Victor Sanchez, il ladrone buono e quello cattivo!
Mario Teràn e Giuda!
Erwin Sandy e San Giacomo!
Il Generale Candia e Ponzio Pilato!
Il Presidente Barrientos e l’Imperatore Tiberio!
La Madonna, la Maddalena e la moglie di Rojas!
Tutti!
E il Che era risorto per tutti noi, poveri Cristi!
Per i buoni e per i cattivi…
Ecco perché vi consiglio di tenervi stretta la mia foto: io so ed ho visto.
Perciò, mi raccomando, all’uscita, non lesinate! Ricordatevi di Erik Blossel!
Se poi siete come San Tommaso e volete approfondire la questione, conoscere le
ragioni più nascoste, vi dico che la risposta è molto semplice: se ho pensato
tutto questo, non è stato per Fede politica o religiosa, ma solo per
deformazione professionale….
….disteso su quel tavolo, nudo, con gli occhi aperti…occhi di ragazzo…occhi di
bambino che non può morire….
era proprio la Sua fotografia.
B U I O