Schegge di luce
di
Mauro Eberspacher
INDICE
Personaggi:
Situazione 1: In strada
Situazione 2: In ufficio
Situazione 3: In ospedale
Situazione 4: In strada
Situazione 5: Il rifugio
Situazione 6: In ufficio
Situazione 7: Il rifugio
Situazione 8: In ospedale
Situazione 9: Casa di Virginia
Situazione 10: Il rifugio
Situazione 13: In ufficio
SIPARIO
Personaggi:
IL BARBONE
- Un barbone bofonchia frasi sconnesse, passa caracollando, quasi barcollando; di tanto in tanto trova qualcosa nella spazzatura o per terra e si ferma estatico ad ammirarlo, poi ficca in saccoccia e prosegue il suo monologo insensato.
VIRGINIA
- Niente di originale: una scrivania dietro la quale ella comanda il suo mondo di telefonate, messaggi dal PC e da parte dei collaboratori, in special modo DARIO, di cui diciamo sotto; tailleur, abiti di ordinaria eleganza, buoni per qualunque riunione di alto livello dell'ultimo momento.
DARIO
- Ex collega_amico, raggiunto e superato in carriera dall'ormai ex_amica che ne mantiene la collaborazione con il bastone della superiorità gerarchica e la carota della vecchia confidenza.
PATRIZIA
- Un ricordo, un'evanescenza, la nostalgica visione di una donna_femmina, amante e traditrice; illusione di amore rivelatasi certezza d'interesse e calcolo spregiudicato.
UN MEDICO
Situazione 1: In strada
Il Barbone gironzola per la strada masticando parole incomprensibili e lo sguardo basso; evitando ed evitato dai passanti caracolla da un cestino della spazzatura all'altro, mischia, fruga, ed ogni tanto ne estrae oggetti di uso quotidiano interi, sporchi od anche rotti e rimane lì a rimirarli, con la bocca aperta, il fiato sospeso, finché torna a ricordarsi delle persone circostanti, riabbassa lo sguardo, fa sparire in saccoccia il "tesoro" e riparte con il suo monologo incoerente.
BARBONE - Sì perché… s'io fossi andato cresciuto imparato…in un mondo carino impiastricciato caduto canuto in imbuto… no, non certo qui, perché , sì, io lo so… eh eh eh io lo so , sì, ma cupo basso basso giro e raggiro e ricopio… straccio… carta cartone cartoncino cosa cosa cosa cosa…
Situazione 2: In ufficio
Virginia, donna in carriera, presiede il mondo da dietro la sua scrivania; con sicurezza rifiuta, corregge, accetta (ma solo, incondizionatamente, se all'altro capo del telefono parla un superiore, salvo poi, riservatamente, parlarne male) ed, in particolare, esprime in diretta il proprio dirigismo nei confronti di Dario, suo collaboratore.
VIRGINIA - (è china sulle carte, ogni tanto dedica la sua attenzione al computer, studia un fascicolo. Trilla il telefono) Pronto? Ah, buongiorno ingegnere … sì, grazie… mmm sì…. Certamente, ho già cominciato ad esaminare il problema, appena avrò dati significativi la metterò al corrente…sì, certo, anche se si tratta di dati non consolidati… oh, beh, non credo di essere così importante… capisco… sì… capisco…le sono molto grata e cercherò di essere all’altezza della stima… mmm, sì, ne sono cosciente… (entra Dario e Virginia, che lo vede, cambia sensibilmente tono) Certamente ingegnere, avrà un primo rapporto entro domani pomeriggio. La ringrazio, altrettanto. (riaggancia)
DARIO – (complice) Era il gobbo, eh?
VIRGINIA – (gelida) Era l’ingegner Gambarini.
DARIO – (c.s.) E che vuole da noi stavolta ? Un’altra scocciatura come la faccenda della settimana scorsa ?
VIRGINIA – (c.s.) Due cose: primo, non vuole nulla da “noi”, ma ha chiesto qualcosa a “me”,che mi avvalgo del tuo aiuto per raggiungere l’obiettivo che “mi” è stato indicato, e mi pare che sia diverso. Secondo: forse non hai capito: l’ingegner Gambarini ha il ruolo, l’esperienza e l’autorità per occupare il posto che occupa nell’azienda e siamo noi che dobbiamo vedere se siamo capaci di essere all’altezza delle sue aspettative, è chiaro ?
DARIO – Sì sì, certo, certo… scusa se ti ho toccato il preziosissimo Ingegnere …
VIRGINIA – Non mi piace questo genere d’ironia.
DARIO – Va bene, scusa, non è aria…
VIRGINIA – Appunto.
DARIO – Certo che da quando sei stata promossa non si può più scherzare, i capi sono diventati tutti intoccabili e io non esisto… (occhiataccia di Virginia) Va bene va bene va bene, basta così. E allora, che c’è in ballo?
VIRGINIA – (dopo una breve pausa per raccogliere le idee) Dunque: l’alta direzione ha chiesto di esplorare l’effettivo impatto economico delle nostre iniziative sulle passività dell’azienda e del gruppo in generale; l’analisi deve spaziare a 360 gradi su tutti i risvolti attivi, passivi, di mantenimento in gestione, sia sul piano operativo che su quello amministrativo. Hai capito?
DARIO – (dopo una breve pausa) ‘azzo! Nient’altro ?
VIRGINIA – Nient’altro.
DARIO – E chi dovrebbe tirare fuori tutti questi dati ?
VIRGINIA – Si aspettano che io presenti un primo risultato tra quattro giorni.
DARIO – E tu gli hai detto che se lo possono scordare ? (silenzio di Virginia) No, non gliel’hai detto. E che accuratezza dovrebbe avere questa presentazione ? (nuovo silenzio) Massima, eh ? Già, e come al solito la parte più pesante del lavoro ricadrà sulle mie spalle… Beh, peccato che io mi sia stancato di sfacchinare senza un risultato e che, toh!, sia giusto ora di andare via. Allora (dirigendosi all’uscita), domani mi racconti tutto, eh? Ci ved…
VIRGINIA – (con confidente dolcezza) Dario.
DARIO – Sì ?
VIRGINIA – Scusami per prima, se ti ho trattato un po’ bruscamente...
DARIO – (sulle sue) … “bruscamente”!
VIRGINIA – (si alza e va a raggiungerlo) È un periodaccio. Da quando ho avuto la promozione mi è caduta addosso una valanga di problemi, di cose da fare, d’impegni durissimi cui far fronte… onestamente non credevo che sarebbe stata così dura.
DARIO – …te l’avevo detto…
VIRGINIA – Sì, e credo che tu te la saresti cavata meglio di me...
DARIO – …beh, in certe faccende, forse… sì, sarei più centrato…
VIRGINIA –Ma l’incarico è stato affidato a me. Ormai, giusto o sbagliato che sia, la scelta è stata fatta, e noi non abbiamo potuto farci nulla, né possiamo farci niente adesso, lo sai, no?
DARIO – Lo so.
VIRGINIA – Beh, noi rimaniamo buoni colleghi, vero?
DARIO – (raddolcito) Vero.
VIRGINIA – Che bello. (gli dà un bacio sulla guancia) So di poter contare su di te, non è così ?
DARIO – Che ti serve ?
VIRGINIA – Mentre io faccio un salto in contabilità tu potresti recuperarmi le valorizzazioni economiche iniziali ?
DARIO – Ma…io sto uscendo…
VIRGINIA – Perché ? Non mi faresti un piacerino piccolo piccolo, e poi te ne vai, eh ?
DARIO – Potremmo fare il contrario: tu resti qui a “zappare”e io attraverso il quartiere, raggiungo gli uffici della contabilità, mi faccio dare quello che serve, proseguo per casa, che è pure vicina e lo porto domani.
VIRGINIA – (mettendosi la giacca per uscire) Ma, caro, lo sai che quelli s’impressionano un sacco davanti all’autorità.
DARIO – E allora ?
VIRGINIA – Beh, io ce l’ho, no? Grazie tesoro. (ormai alla porta) Ah, e non lasciare le luci accese quando vai via, eh? Lo sai come s’arrabbiano quelli della sicurezza… Bacio bacio bacio ! (esce)
DARIO – (dopo un po’ che è rimasto fermo in mezzo alla stanza) …stronza…
Situazione 3: In ospedale
Stanza di ospedale. Virginia giace su di un letto; accanto a Lei c'è Dario, in visita.
VIRGINIA – Aaaah.
DARIO – Virginia! Virginia, come ti senti?
VIRGINIA – Aaaah. Dario?
DARIO – Sì, Virginia, sono qui.
VIRGINIA – Cosa…cos’è successo?
DARIO – Niente, stai tranquilla.
VIRGINIA – Ma…dove sono?
DARIO – Dove vuoi stare: all’Ospedale.
VIRGINIA – Oh! Come ci sono arrivata?
DARIO – Con l’ambulanza, no?
VIRGINIA – E…perché?
DARIO – Come, perché: hai dato una botta tremenda!
VIRGINIA – Da quanto tempo…
DARIO – Tre giorni.
VIRGINIA – Così tanto.
DARIO – Sei rimasta in coma fino adesso.
VIRGINIA – Io…non ricordo niente…
DARIO – Niente?
VIRGINIA – …niente…
DARIO – Niente di niente? Dove abiti?
VIRGINIA – Viale dei tigli 32.
DARIO – Numero di telefono?
VIRGINIA – 064365…ma perché mi fai l’interrogatorio?
DARIO – Per vedere che cosa ricordi! E…
VIRGINIA – Basta, dài!
DARIO – No no, ancora una cosa: dell’ufficio ricordi qualcosa?
VIRGINIA – La relazione! L’impatto economico sulle passivi…
DARIO – Ah, ti ricordi tutto. Ma brava!
VIRGINIA – Grazie…ma come ci sono finita qui?
DARIO – Io non c’ero; m’hanno raccontato tutto i portantini appena sono arrivato. Pare che tu sia caduta battendo la testa prima di attraversare una strada, ma come sia effettivamente successo non lo so. Sta di fatto che hai rischiato grosso: se non si fosse intervenuto subito non staremmo qui a parlare: l’ambulanza è arrivata dopo 15 minuti e per allora…
VIRGINIA – C’era un medico?
DARIO – No, e qui è lo strano! Pare che per strada ci fosse poca gente e nessuno sapeva cosa fare; l’unica cosa sicura era che tu fossi grave: cambiavi colore, non respiravi. Senonché, un barbone che di solito sta da quelle parti s’è fatto largo, ha visto la situazione e ti ha salvata.
VIRGINIA – Allora…gli devo la vita.
DARIO – Pare proprio di sì.
VIRGINIA – Al barbone?
DARIO – Buffo, eh?
VIRGINIA – E…dov’è?
DARIO – Vallo a sapere!
VIRGINIA – Non si sa dove abita?
DARIO – Chi, quello? Ma quello è un barbone, dormirà una notte qui, un’altra lì! Come fai a trovarlo?!
VIRGINIA – Lo troverò. Così, con tutte le persone che c’erano, è dovuto intervenire quest’uomo, sennò ti saluto!
DARIO – Non solo. C’è una cosa che m’ha detto il portantino, quello lungo…hai capito a quale mi riferisco, no?
VIRGINIA – Dario.
DARIO – Sì?
VIRGINIA – Io fino adesso ero svenuta. Come faccio a sapere di chi parli?
DARIO – Ah, già! Beh, questo portantino m’ha detto che lui abita lì vicino e quel barbone l’ha visto parecchie volte. Si vede che ciondola in quella zona. Ma la cosa più interessante è che parla da solo... borbotta, bofonchia, non si capisce niente…
VIRGINIA – Un matto, insomma.
DARIO – Già. Invece, quando è intervenuto ha parlato in modo chiaro, s’è fatto sentire; comandava, addirittura! E usava parole difficili, sembrava un medico…Insomma mostrava una tale autorità e una tale sicurezza in quello che faceva che nessuno ha minimamente pensato a fermarlo. E meno male!
VIRGINIA – E non gli hanno chiesto…
DARIO – Macché! Appena è sembrato che stessi meglio si sono tutti dedicati a te; poi, quando si sono ricordati di lui, quello era già sparito.
VIRGINIA – Che storia strana…
DARIO – Che fortuna…
VIRGINIA – E…in ufficio come vanno le cose?
DARIO – Tutto sotto controllo, non ti preoccupare, ci penso io.
VIRGINIA – E la relazione?
DARIO – Se ti dico di non pensarci! Sono in grado di mandarla avanti perfettamente.
VIRGINIA – Certo, certo… Beh, io non posso restare qui, devo darmi da fare, altrimenti…
DARIO – Ma che fai?
VIRGINIA – Mi alzo e me ne vado, ecco che faccio.
DARIO – Ma non puoi, hai appena rischiato la vita!
VIRGINIA – E se non m’alzo rischio il posto!
DARIO – Non ti fidi di me?
VIRGINIA – Manco per sogno.
DARIO – Grazie!
VIRGINIA – Prego! Ahi, la testa!
DARIO – Non fidarti, non fidarti…
MEDICO – (entra) Buongiorno…ma che fa?
DARIO – Ecco, vedi?
VIRGINIA – Buongiorno, dottore. Vorrei andarmene.
MEDICO – Guardi che non può, lei è stata ad un passo da… Deve rimanere in osservazione per qualche tempo, poi la potremo dimettere.
VIRGINIA – Ma al lavoro c’è bisogno di me!
MEDICO – Non c’è nessuno che possa sostituirla?
DARIO – A quanto pare…
VIRGINIA – No.
MEDICO – In ogni caso lei è sotto la nostra responsabilità e prima di lasciarla andare dobbiamo aspettare il risultato delle analisi ed essere ben sicuri che non corra rischi.
DARIO – Come dice il dottore dovrai startene buona e tranquilla per un po’.
VIRGINIA – Dove stai andando?
DARIO – Torno in ufficio, no? Bisogna mandare avanti le cose.
VIRGINIA – Non provare a…
DARIO – Finché non torni, stai tranquilla. Solo fino ad allora. Arrivederci dottore.
MEDICO – Arrivederci. (Dario esce) Quindi un sostituto ce l’ha!
VIRGINIA – A lui piacerebbe sostituirmi del tutto.
MEDICO – Come si sente?
VIRGINIA – Bene, a parte il mal di testa.
MEDICO – È stata fortunata.
VIRGINIA – E me la chiama fortuna…
MEDICO – Se non fosse intervenuto immediatamente quell’uomo non se la sarebbe cavata.
VIRGINIA – Me l’hanno detto.
MEDICO – Lo sanno tutti, è una storia che ha fatto il giro rapidamente. Tra l’altro non s’è trattato di una semplice rianimazione; il…la persona che è intervenuta ha eseguito esattamente tutto il necessario e anche di più. Se non fosse stato per lui, per le manipolazioni cui l’ha sottoposta, non sarebbe rimasta in coma per tre giorni.
VIRGINIA – E secondo lei dovrei ringraziarlo?
MEDICO – Intendo dire che dal coma avrebbe potuto non risvegliarsi mai più. (un tempo) Era una persona assai abile. Ed esperta. Molti medici non sarebbero stati in grado di fare lo stesso.
VIRGINIA – Quindi…senza di lui…
MEDICO – Proprio così. Adesso mi scusi, devo proseguire il giro. Mi ha fatto piacere constatare che sta meglio, ma non si faccia venire in mente strane idee: se non aspetta di essersi stabilizzata…
VIRGINIA – D’accordo, ho capito. Aspetterò.
MEDICO – Bene. Arrivederci. (esce)
Situazione 4: In strada
E' passato qualche giorno; il Barbone si aggira per la strada come sempre, borbottando qualcosa d’incomprensibile e raccogliendo ogni tanto oggetti da terra, alcuni dei quali li osserva commentando a mezza bocca e poi li mette in tasca, ma un'ombra lo osserva; quando il Barbone esce la persona misteriosa lo segue.
Situazione 5: Il rifugio
Sotto la sporadica luce artificiale di una reclame che passa dall’azzurro al rosso e poi al bianco, fino a rifluire per il percorso inverso nel buio, il Barbone si avvicina ad una tenda lercia come lui, tirata tra due muri di un edificio pericolante, ma si accorge di qualcosa e si nasconde; poco dopo la persona che lo seguiva arriva nello stesso luogo e non trova nessuno: è Virginia; rimane lì incerta per un po', poi si allontana dubbiosa. Alla sua uscita, dopo un breve intervallo, fa seguito la ricomparsa del Barbone che, sempre bofonchiando, alza la tenda ed entra. (Dapprima in controluce, poi direttamente, vediamo che il suo rifugio è molto stravagante, pieno di rifiuti, oggetti senza significato, messi in evidenza od in posti bizzarri, appesi, sospesi) Il Barbone estrae dalle tasche i "tesori" della giornata salutando ciascuno ed osservandoli estaticamente; nel mezzo di questa operazione compare all'improvviso Virginia che aveva fatto soltanto finta di avere perso le sue tracce, ma l'aveva seguito scoprendone il rifugio.
VIRGINIA – (entra scansando la tenda) Buonasera!
BARBONE – (sorpreso si ritrae in un angolo) Ah! …che che… non… no…nessuno…io…niente
VIRGINIA – E così questa è la casa del mio salvatore! Che puzza!
BARBONE – I-i-io…de-de-devo…
VIRGINIA – (si aggira prendendo in mano un oggetto ogni tanto per poi posarlo subito con palese disgusto) Ma guarda che collezione: un intenditore! Modernariato, direi.
BARBONE – …pi-piccole…piccole cose…ta-anto belle…
VIRGINIA – Ah sì, certo! Questo, ad esempio, cos’è? Ma guarda, che tenerezza: il cappuccio di una penna a sfera… molto economica, tra l’altro…decorativa!
BARBONE – …be-ello…n-no, lascia…
VIRGINIA – E chi glielo tocca? Ah, cos’ho tra i capelli! E questo cos’è?
BARBONE – …n-no…rompi…no…bello…lascia…
VIRGINIA – Ma…è un pezzetto di cellophane. Che ci fa appeso a mezz’aria?
BARBONE – …be-bello…luce…quando…viene…splende!
VIRGINIA – È per questo che tiene tutte queste cose a mezz’aria? E questo? Che strano, questa palletta di carta mi ricorda qualcosa…sembra un animale.
BARBONE – …bello…sì…bello…Muuuùh! Eh eh eh!...
VIRGINIA – Una mucca? Già, guardandola bene…Che schifo, è tutta unta! Beh, io vado. Non sono venuta per invadere la sua privacy, così la lascio. (si guarda intorno) Sembra incredibile, forse lei nemmeno se ne ricorda, ma io le devo la vita… (sta uscendo; un attimo prima di uscire si ferma e si volge al Barbone) Grazie. (si gira per uscire)
BARBONE – (sguardo a terra, ma con voce chiara e ferma) Come si sente adesso?
VIRGINIA – Eh?
BARBONE – Ha capogiri, sensazioni di vuoto?
VIRGINIA – (sorpresa) N-no, va tutto benissimo…
BARBONE – Cosa le hanno prescritto all’atto della dimissione?
VIRGINIA – Ho…ho la lista delle medicine a casa…
BARBONE – Bene. Le prenda come le hanno detto e si rimetterà completamente. La sua andatura è quasi perfetta e…
VIRGINIA – Ma, scusi, lei ha fatto finta fino adesso?
BARBONE – …perfetta…quasi…no no…io, io…finta…ehm, no…
VIRGINIA – Adesso ricomincia?
BARBONE – E-ecco…aspetta…adesso…luce…la luce…
VIRGINIA – Cosa? Che luce?
BARBONE – A-adè…guarda!...adesso…adesso…
La tana del Barbone si illumina per riflesso della luce di un’insegna pubblicitaria, dapprima di un tenue azzurro, poi rosso ed infine bianco. Per un gioco di riflessi l’ultima luce, più forte delle altre, rimbalzando tra i vari oggetti crea un ambiente magico, con riverberi di ogni colore, prismi e piccole scintille sorprendenti.
BARBONE – (ridendo e battendo le mani come un bambino) Guarda…bello…bello!
VIRGINIA – Accidenti! Suggestivo davvero.
La luce ripassa al rosso, poi all’azzurro ed infine si spegne del tutto lasciando la tana del Barbone nella penombra iniziale.
BARBONE – (che continua a battere le mani) …bello…belle cose…bello…
VIRGINIA – Sì, bello…Ora capisco un po’ meglio cosa ci vede in questi oggetti…(scrutandolo) Lei non finge, vero? Lei è proprio così. Oppure no?
BARBONE – (a disagio sotto l’avanzare di Virginia) …io…io…no…cosa?...n-non…
VIRGINIA – (incalzandolo) Guardi che me non mi s’inganna…
BARBONE – …i-io…n-non…
VIRGINIA – Ma lei è matto…
BARBONE – …no…no…
VIRGINIA – …o fa solo finta?...
BARBONE – …no…finta…no…
VIRGINIA – Ha paura di farsi vedere in giro?
BARBONE – …paura…paura…
VIRGINIA – Ha qualcosa da nascondere?
BARBONE – …no…no…povero angelo…no…
VIRGINIA – Lei è un angelo?
BARBONE – I-io…no, povero angelo…povero, povero angelo…
VIRGINIA – A chi si riferisce?
BARBONE – (comincia a piagnucolare) …oh, piccolo…angelo…
VIRGINIA – Chi è l’angelo? Vede gli angeli, lei?
BARBONE – (pianto) …non vede, no, non vede…
VIRGINIA – Non m’impressiona così, sa?
BARBONE – …così…noi non siamo così…no…noi…no! (comincia ad agitarsi) Noi non siamo…noi non siamo!
VIRGINIA – (impressionata, ma cercando di controllarsi) Crede di spaventarmi?
BARBONE – (in un crescendo di agitazione fino a darsi pugni in testa) …nessuno può, nessuno può…Aaaah, la notte!... farci niente…Aprili! Aprili! Aprili!...aaah…
VIRGINIA – (arretra) Stia lontano. Non si avvicini! Ah! (fugge fuori lasciando il Barbone che si dibatte dentro il suo rifugio)
Situazione 6: In ufficio
Ufficio di Virginia. Virginia è immersa nel lavoro; manifesta fastidio e difficoltà. Entra Dario, rilassato e sicuro di sé; rimane sorpreso di vedere Virginia al lavoro.
DARIO – (gioviale) Toh, chi si vede!
VIRGINIA – (senza degnarlo di uno sguardo) Mmm, già…
DARIO – Sei tornata al lavoro!
VIRGINIA – (c.s.) A quanto pare…
DARIO – Tutto a posto?
VIRGINIA – Un macello!
DARIO – Ancora non va, eh?
VIRGINIA – Guarda che roba.
DARIO – Dove?
VIRGINIA – (sollevando un foglio) Ti pare possibile fare una comunicazione simile? Vorrei sapere chi l’ha scritto questo
DARIO – (vago) Ah, ti riferivi al lavoro! No, dicevo: tu, tutto bene?
VIRGINIA – (sempre continuando a lavorare) Ma sì, ma sì…
DARIO – Nessuno strascico?
VIRGINIA – T’ho detto di sì. (guardandolo) Senti un po’: dove stanno i documenti per la relazione?
DARIO – Che relazione?
VIRGINIA – Quale, secondo te?
DARIO – Ah, quella relazione!
VIRGINIA – Eh. Allora?
DARIO – Mmm, sta di là, da me.
VIRGINIA – Capisco. Beh, portamela qui, dai.
DARIO – La vuoi?
VIRGINIA – Si capisce che la voglio. Ti crea problemi?
DARIO – No, no. È solo che l’ho mandata avanti io e…
VIRGINIA – …e?
DARIO – …pensavo che sarebbe stato naturale che la portassi a termine; in fondo manca poco e…
VIRGINIA – No, senti, Dario. A chi l’hanno affidata la cosa?
DARIO – A te, ma…
VIRGINIA – E da chi si aspettano la presentazione?
DARIO – Beh, da te, immagino, ma…
VIRGINIA – E chi ha la responsabilità di questo ufficio?
DARIO – (rassegnato) Tu.
VIRGINIA – Dunque, vedi che se pure decidessi di passare la cosa ad un subalterno, la responsabilità ricadrebbe sempre sulle mie spalle, perciò…
DARIO – Che significa, che intendi lasciare la pratica a me?
VIRGINIA – Non me lo sogno nemmeno.
DARIO – Ma scusa, non è giusto!
VIRGINIA – Perché?
DARIO – Tu stavi in ospedale e io ho fatto tutto il lavoro, ho mandato avanti tutto io…
VIRGINIA – E questo con la giustizia che ha a che fare?
DARIO – …come che ha a che fare…?
VIRGINIA – Il lavoro che hai fatto, del livello consueto (calcando le parole) che ben conosciamo, ti sarà riconosciuto in sede di valutazione, ma ora tu, da bravo collaboratore, restituisci a me tutto il fascicolo evidenziando la tua disponibilità al lavoro di gruppo.
DARIO – (masticando amaro) Ho capito, ho capito…Non c’è niente da fare con te.
VIRGINIA – Ahimè, no.
DARIO – Vado.
VIRGINIA – Ecco bravo: vai, vai! (Dario esce. Virginia torna a tuffarsi nel lavoro. Dario rientra con una cartellina)
DARIO – Ecco qua. (lascia cadere la cartellina sul tavolo con evidente disprezzo)
VIRGINIA – (lo guarda valutando l’opportunità di alimentare lo scontro, poi rinuncia) Grazie.
DARIO – (si gira per uscire seguito dallo sguardo di Virginia) Non c’è di che.
VIRGINIA – Dario.
DARIO – (si ferma scocciato) Che c’è?
VIRGINIA – Senza che nemmeno lo guardi…hai fatto un buon lavoro.
DARIO – (disgustato) Per carità: controlla, controlla! (esce)
Virginia apre il fascicolo e comincia a studiarlo. Qualcosa non le va a genio: prende appunti su un foglio, poi ne aggiunge altri dopo aver esaminato un’altra pratica. Sta per inserire il foglio nel fascicolo, ma si ferma, in dubbio; infine decide di chiuderlo nel cassetto della scrivania, a chiave. Prende dal fascicolo un altro foglio; dopo una rapida occhiata aggiunge in fondo qualcosa.
VIRGINIA – (chiama) Dario! (nessuna risposta) Dario!!
DARIO – (da fuori) Eh?
VIRGINIA – Puoi venire un momento?
DARIO – (appare alla porta, annoiato) Che c’è?
VIRGINIA – Senti, io devo andare fuori per un paio d’ore.
DARIO – Tanto sei tu la padrona: vai, vieni…
VIRGINIA – Ho pensato che quel pover’uomo l’ho ringraziato solo a parole; qualche soldo gli farà comodo.
DARIO – Allora non è vero che sei senza cuore…
VIRGINIA – (glissando sull’ironia, gli porge il foglio) Mi serve che tu approfondisca la ricerca di questi dati.
DARIO – (lo prende e ne scorre velocemente il contenuto) Ma questa è la ricerca che avevo già fatto!
VIRGINIA – Sì. Sotto ti ho scritto quali banche dati non hai esaminato. Vedi di farlo, per favore.
DARIO – Ma non serve.
VIRGINIA – (alzandosi ed indossando l’impermeabile) Serve, credi a me. E stai più attento.
DARIO – (offeso) Credi che non sia capace?
VIRGINIA – No, no. Non dico questo. Dico solo che se al mio posto ci sono io un motivo ci sarà. (esce)
DARIO – (astioso) La vedremo.
Situazione 7: Il rifugio
Virginia raggiunge la "porta" del rifugio, scansa la tenda ed entra.
VIRGINIA – Signore? Signore? È in casa? …ma che dico:”casa”…Guarda che disastro, ha buttato tutto per terra. (alzando un po’ la voce) Pensavo che un po’ di denaro le avrebbe fatto comodo, così ho portato questi. (tira fuori di tasca una busta) La lascio qui. Signore?...E come lo chiamo? Un nome dovrà pur averlo…Sign…Ah! (lo trova in terra, esanime) Cos’ha? Si sente male? Risponda!...Oddio, respira appena…Ma che è questa schifezza? Sangue! È sangue! È ferito! Ma che ha fatto? Che ha fatto? Aiuto! (esce gridando) Aiuto, presto!
Situazione 8: In ospedale
Stanza di ospedale. Il Barbone giace privo di sensi; ha bendaggi e medicazioni, ma nell’insieme, forse a causa delle esigenze mediche, appare un po’ più pulito. Virginia entra nella stanza fermandosi appena dentro la soglia. Dopo un’esitazione si avvicina al letto; lo guarda con curiosità vedendo per la prima volta i segni della persona “civile” in luogo della trascuratezza randagia precedente. Mentre lo sta osservando entra il Medico, lo stesso che l’aveva curata; egli, prima di parlare, sosta brevemente a guardare la situazione, poi si fa sentire.
MEDICO – Così era lui, eh?
VIRGINIA – (sorpresa) Chi è? Ah, è lei dottore! Come ha detto, scusi?
MEDICO – Era lui il suo salvatore?
VIRGINIA – Ehm, sì, era proprio lui…
MEDICO – (si avvicina anch’egli al letto ed osserva il degente) Sembra incredibile…
VIRGINIA – (stesso tono) …proprio così…
MEDICO – …chi l’avrebbe detto…
VIRGINIA – È difficile da credere anche sapendolo.
MEDICO – (sorpreso, s’interrompe e si rivolge a Virginia) Ma scusi: lei…sa?
VIRGINIA – (confusa) Ehm, che dovrei sapere, io?
MEDICO – Cosa sarebbe, difficile da credere, secondo lei?
VIRGINIA – Che un uomo così…così…infimo, diciamo, sia stato in grado di fare quello che ha fatto.
MEDICO – Ah, dunque era questo che intendeva…
VIRGINIA – Perché? Cos’altro?
MEDICO – No, no, ha ragione, certo…un uomo così…infimo…
VIRGINIA – D’accordo, non volevo dire una parola offensiva, ma non sapevo come esprimere…
MEDICO – Non si preoccupi: va bene. La sua definizione non è affatto sbagliata. Infimo!
VIRGINIA – Insomma, ha fatto una cosa davvero grande, almeno per me: io gli devo la vita!
MEDICO – Già.
VIRGINIA – Poi, a vederlo così…non sembra tanto…scombinato, com’era prima. Dà quasi un’impressione di persona intelligente, sicura di sé. Guardi. Non sembra anche a lei che abbia un’aria…responsabile? Non lo si direbbe capace di ridursi in questo modo…
MEDICO – Perché, secondo lei si è ridotto così da solo?
VIRGINIA – Se lei l’avesse visto picchiarsi e battersi la testa com’è capitato a me…Poveretto però. Io mi sono spaventata e sono scappata via…lui da sé stesso non è potuto fuggire. Magari, se avessi resistito, se fossi rimasta…
MEDICO – …non avrebbe potuto far niente.
VIRGINIA – Avrei potuto fermarlo, calmarlo…
MEDICO – Non sarebbe servito. (Virginia lo guarda interrogativamente) Non si è procurato quelle ferite da solo.
VIRGINIA – No?
MEDICO – No.
VIRGINIA – E chi è stato?
MEDICO – Non si sa con precisione, ma pare che la polizia abbia già fermato due giovani, due teppisti del quartiere. Devono aver trovato il suo rifugio ed hanno pensato di dargli una lezione.
VIRGINIA – Che gente…ignobile! Prendersela con…a chi dava fastidio? Che schifo, che schifo!
MEDICO – Comunque ora se la vedranno con la Polizia. Prima di rilasciarli gli faranno vedere…
VIRGINIA – Rilasciarli?
MEDICO – Lei non crede?
VIRGINIA – Dopo che…che l’hanno ridotto così?
MEDICO – Perché non dovrebbero rilasciarli? Se esiste una giustizia…
VIRGINIA – Appunto per questo dovrebbero chiuderli in galera!
MEDICO – Beh, bisogna vedere da che parte la osserviamo questa bilancia, non crede?
VIRGINIA – Che bilancia?
MEDICO – Quella della Dea Bendata, no? Che non è la Fortuna, ma la Giustizia, cara signora! Ha mai sentito di quei truffatori che rubano soldi a un mucchio di persone, approfittando di qualche artificio contabile ? Ha mai pensato a quanta gente riducono sul lastrico, questi, facendola ammalare di preoccupazione ? È naturale ammalarsi, quando i tuoi risparmi così, di colpo, sono spariti e l’avvenire che prima poteva sembrare nebuloso diventa minaccioso, cade sulla schiena come un’incudine, diventa un autentico incubo, un incubo di giorno… Sapesse quanti ne vengono ricoverati e si lasciano andare, senza che possiamo farci niente… Se questo truffatore, dicevo, con il suo peso su un piatto e il peso del suo reato e delle sofferenze causate sull’altro, viene rimesso in libertà grazie ai meccanismi delle leggi, anzi: della Legge!... perché questi due dovrebbero pagare di più per una colpa…infima?
VIRGINIA – …io mi ero espressa male…
MEDICO – È stata molto più precisa di quanto credesse.
VIRGINIA – Ma non è giusto…
MEDICO – È giusta, la Giustizia?
VIRGINIA – Ho capito cosa intende, ma…
MEDICO – Intendevo ancora dell’altro. Lei sa chi è quest’uomo?
VIRGINIA – No, non lo so. Avete trovato dei documenti?
MEDICO – Addosso ad un barbone? Per fortuna, se vogliamo dire così, non ce n’è stato bisogno.
VIRGINIA – L’avete riconosciuto?
MEDICO – (lentamente, osservandolo intensamente) Sì. (un tempo) Leonardo Pez, le dice niente?
VIRGINIA – Mm, no.
MEDICO – Sarebbe stato strano il contrario. (continua, nel silenzio di Virginia) Il dottor Pez era una persona molto in vista nell’ambiente, se posso dir così; sa quando si parla di bimbi prodigio in musica, nello sport, nella matematica…lui era, cioè è…no: era. Lui era noto per il fatto di essersi laureato brillantemente in brevissimo tempo, per aver raggiunto ottimi risultati nella ricerca…Sa, aveva inventato, letteralmente inventato, delle procedure fondamentali nel trapianto degli organi. Inoltre aveva raggiunto il ruolo di primario di chirurgia nell’ospedale più importante del paese ad un’età impensabile. Poi, doveva sentirlo parlare ai convegni: una chiarezza! Rendeva tutto semplice, facile, sembrava incredibile non averci pensato prima…io l’ho sentito, ho avuto questa fortuna…(si spegne)
VIRGINIA – (osservando il Barbone con curiosità ed appena un pizzico di timore reverenziale) E così, era un uomo di successo. Ma come mai…
MEDICO – Sparì. Da un giorno all’altro. Si erano perse le sue tracce. Si pensò che fosse morto, suicidato.
VIRGINIA – Perché avrebbe dovuto suicidarsi?
MEDICO – Uno scandalo, più che altro montato dai giornali. Parlarono di malasanità, dissero cose orribili…L’ironia fu che il caso giornalistico, appena portato alla luce, venne sommerso da un altro scandalo, politico questa volta, ed i giornali, non potendo mordere due ossi contemporaneamente, mollarono questo, ed il caso si sgonfiò. Ma il danno era stato fatto, ormai.
VIRGINIA – Cos’era successo?
MEDICO – Mah, una di quelle tragedie che fanno parte del nostro mestiere, purtroppo. Un bambino. Era stato portato in ospedale con dei sintomi un po’ strani, ma non allarmanti. Di colpo peggiorò. Pez fu chiamato ad intervenire. Chi lo fece credette di aver affidato il caso ad uno dei pochi al mondo in grado d’intervenire. Ed era così, ma…non bastò.
VIRGINIA – Oh, poveretto!
MEDICO – Il bambino non ce la fece; i genitori accusarono l’ospedale, e lui in particolare, di aver ucciso il loro figlio; la stampa e la televisione lo vennero a sapere e…può immaginare da sola…
VIRGINIA – Ma lui era responsabile…?
MEDICO – No. Sì. In questi casi chi può dirlo? Di sicuro fece tutto il possibile, come sempre, ma non fu sufficiente. A volte non dipende solo dalla bravura del chirurgo, bisogna vedere lo stato delle cose, la capacità di reagire del soggetto…tanti fattori intervengono…
VIRGINIA – Ma, se non era colpa sua…
MEDICO – Tanti altri in casi analoghi avrebbero proseguito imperterriti, in fondo può sempre capitare. Ma si vede che il suo codice etico gli ha impedito di agire come tutti: dall’oggi al domani sparì e dopo un po’ di clamore ci si dimenticò di lui.
VIRGINIA – (torna ad avvicinarsi al Barbone, lo scruta in volto)…e non riuscì a salvarlo…(volgendosi a guardare il Barbone) e ha salvato me…
MEDICO – …e tanti altri.
VIRGINIA – Ed ora è qui. È per questo che diceva che sembra incredibile?
MEDICO – Per questo.
VIRGINIA – Come sarà finito qui, in questo stato…? Percosso così, proprio lui…
MEDICO – E a quanto ho visto non era neanche la prima volta che veniva picchiato, sebbene mai così duramente.
VIRGINIA – Ma…che vita ha fatto?
MEDICO – Chi può saperlo? (sente vibrare il cellulare, lo estrae dal taschino del camice e lo guarda) Mi scusi, mi cercano con urgenza. Ripasserò a vedere.
VIRGINIA – Prego, prego. (il Medico esce rapidamente. Le viene in mente una cosa e prova a rincorrerlo) Dottore. Dottore! Non m’ha detto come sta! Dottore! (l’inseguimento è stato inutile. Virginia torna ad avvicinarsi al degente; lo guarda con attenzione. Il Barbone geme e Virginia si affretta a farsi notare)
VIRGINIA – Come si sente? Eh?
BARBONE – (nuovo gemito)
VIRGINIA – Dottor Pez. Dottor Pez! Mi sente?
BARBONE – (con voce debole e impastata) Aaaah…chi…chi…
VIRGINIA – Sono io, dottor Pez! Sono io! Si ricorda di me?
BARBONE – …chi…chi è…lei…
VIRGINIA – Sono la donna che lei ha salvato, si ricorda?
BARBONE – …lei…sì… Dove…
VIRGINIA – Siamo all’Ospedale, dottore. Lo riconosce?
BARBONE – (volgendo, per il poco che può, lo sguardo intorno) …sì…l’ospedale…che cosa…
VIRGINIA – Si…si è fatto male…e adesso deve starsene buono e tranquillo ad aspettare che le sia passato…
BARBONE – Acqua.
VIRGINIA – Io…non so, (si avvia alla porta) aspetti che chiamo un’infermiera…
MEDICO – No, no… No. (a Virginia che si riavvicina, debolmente fa segno verso il comodino ) Garza, cotone…
VIRGINIA – Qui sopra? C’è del cotone idrofilo!
BARBONE – Acqua…il cotone…
VIRGINIA – Ah, sì. (Virginia esce nel bagnetto e torna con il batuffolo di ovatta imbevuto d’acqua, poi glielo preme sulle labbra. Il Barbone lo succhia avidamente finché esausto torna ad abbandonarsi sul cuscino) Sta meglio adesso? (Il Barbone risponde con un debole annuire) Vedrà, andrà tutto bene, si rimetterà presto e…(lo tocca timidamente; si accorge che si è riaddormentato) Sì, riposi che è meglio.
MEDICO – (entrando sulle ultima parole di Virginia) Si è ripreso?
VIRGINIA – (ancora con il batuffolo umido in mano) Sì, mi ha chiesto un po’ d’acqua ed io gliel’ho data. Ho fatto male?
MEDICO – No, no, in questa maniera va bene. Si rimetterà presto, ha un fisico ancora abbastanza integro. Il problema si porrà allora…
VIRGINIA – Cioè?
MEDICO – Andrà dove vorrà e non credo che si riguarderà come sarebbe necessario.
VIRGINIA – Ma in casi come questo non avete dove ospitare persone così?
MEDICO – C’erano, ma ci hanno tagliato i fondi e dovendo decidere…
VIRGINIA – Ho capito, è chiaro…
MEDICO – Beh, vedremo quando verrà il momento. Ora devo proseguire. Tornerà a trovarlo?
VIRGINIA – Sì, ogni volta che potrò.
MEDICO – In fin dei conti si può dire che adesso ha qualcuno che si occupa di lui! Chissà quanto tempo è passato dall’ultima volta… La saluto. (esce)
VIRGINIA – (si avvicina al Barbone, poi, tra sé) Occuparsi di lui…
Buio
Situazione 9: Casa di Virginia
Casa di Virginia, salotto. Elemento essenziale è un divano, centrale, frontale. Virginia entra e fa strada al Barbone, pulito, sbarbato, capelli tagliato e vestito con abiti di buon taglio, un po’ abbondanti che lei gli ha procurato.
VIRGINIA – Venga. Entri, si accomodi, si sieda dove vuole. Vuol proprio mettersi lì? Si metta più comodo, no? Va bene, se preferisce… Vuole qualcosa da bere? No? Ha fame?... Senta non faccia complimenti, d’accordo? Lei qui può fare quel che le pare, basta che si senta a suo agio… Non va, eh? Guardi, facciamo così: si senta libero di fare o non fare…; io intanto devo aprire un po’ di posta… non le darò nessun fastidio. Come se non ci fossi, tranquillamente…
BARBONE – (carezzando il tessuto del divano e guardandosi intorno) …c’è…
VIRGINIA – Eh? Cosa? Non ho capito.
BARBONE – …c’è…
VIRGINIA – Che cosa?
BARBONE – …lei…lei c’è…
VIRGINIA – Io…? Sì, sì, certo: io ci sono, certo! …Ah: “come se non ci fossi”! Giusto! Giusto giusto giusto, ha ragione, certo: è assurdo! Come può far finta che io non ci sia se invece ci sono?! Giusto!
BARBONE – …lei c’è…
VIRGINIA – Io! Sì, certo. Io ci sono.
BARBONE – No. (pausa) Lei…c’è…
VIRGINIA – (pausa) Lei…chi?
BARBONE – …lei…Patrizia…
VIRGINIA – (lentamente) Patrizia? (pausa, poi cautamente) No, guardi, qui ci siamo solo io e lei.
BARBONE – (con una smorfia di dolore)…Patrizia…
VIRGINIA – (cautamente) Chi è Patrizia?
BARBONE – Io…dove sei?
VIRGINIA – Chi cerca?
BARBONE – …non avrei dovuto, lo so…dove sei? Dove sei? Dove sei dove sei dove sei dove sei…
VIRGINIA – Si calmi, la prego!
BARBONE – …Sì. Dove sei? Io avrei potuto… forse… Ma noi, noi non siamo così, vero? Eh? Vero? Vero? …
VIRGINIA – Cosa? Cosa, mi dica! Si calmi, per favore, non si agiti… ecco, così… Non capisco niente, sa? Perché non prova…
BARBONE – …Non capisco niente…
VIRGINIA – …a spiegarmi tutto dall’inizio, vuole?... Eh? Che c’è adesso? Perché mi guarda così?
BARBONE – (con voce diversa, aspetto lucido e presente) Mi dispiace, te l’ho detto: stasera non posso.
PATRIZIA – (appare dal fondo, materializzandosi con naturalezza; è una donna molto bella, appariscente, vestita in modo costoso;) Uffa, caro, ma io ci volevo proprio andare!
BARBONE – Non so che farci. Purtroppo in Ospedale sta per arrivare un malato di …
PATRIZIA – No, non mi dire! Mi fa impressione, lo sai! Non te la prendere, ma…capisco la missione, il senso di sacrificio… ma come fai a passare il tempo in…in… in quella macelleria!? Dalla mattina alla sera!
BARBONE – Ne abbiamo già parlato.
PATRIZIA – Sì, va bene, ma finisce che non sei mai disponibile… (gattina) per me! Mi sembra di essere una vedova bianca: faccio, vedo, vado, ma tu non ci sei mai!
BARBONE – …Lo sai…
PATRIZIA – Ma sì, lo so! Il grande chirurgo dedica tutto il suo tempo alla carriera e per portare me a teatro non se ne fa avanzare neanche un pochino!
BARBONE – Beh, c’è Lorenzo!
PATRIZIA – Eh già! Per fortuna che c’è qualcuno che fa le veci del grande luminare! Io prendo i biglietti per la mostra per me e te e ci vado con Lorenzo, prenoto il teatro per noi due e ci vado con Lorenzo, prenoto il ristorante… anche quando dovevamo festeggiare il nostro anniversario, m’hai mandata a cena con Lorenzo!
BARBONE – Mi avevano chiamato, c’era…
PATRIZIA – No, zitto! Te l’ho detto, mi fa impressione! …ma naturalmente, è chiaro, lo so benissimo: (declamando) “c’era una vita in sospeso”! (pausa) E io ho cenato a lume di candela con Lorenzo. (pausa) Ma non sei geloso di lui?
BARBONE – Lorenzo? Scherzi? È il mio miglior amico! Quello che io ho fatto per lui… e quello che ha fatto per me…
PATRIZIA – Come no? …quello che sta facendo per te…
BARBONE – Perché, ti ha fatto delle avances?
PATRIZIA – No, no, figurati…l’amico del cuore…Ma, dico, così, in generale, tu ti senti così tranquillo a mandarmi in giro con un altro uomo?
BARBONE – (intenso) Io mi fido di te. E di lui mi fido, assolutamente. Tu sei tutto quello che ho di più prezioso e lui è l’unico al mondo cui possa affidarti, proprio come a me stesso.
PATRIZIA – Quand’è così! Beh, allora, sembra che dovrò uscire un’altra volta con lui!
BARBONE – Già, purtroppo sì. Aspetta che lo chiamo…
PATRIZIA – Non serve. Già fatto.
BARBONE – L’hai già chiamato?
PATRIZIA – Sì, guarda, ormai le cose funzionano così: noi due organizziamo una cosa carina e io avverto Lorenzo di tenersi pronto. Anzi, rimaniamo d’accordo che se tu, a sorpresa, sei disponibile, gli faccio una telefonata e se ne resta a casa.
BARBONE – Ma…così impegni quel povero cristo… con tutto quello che ha da fare per conto suo, mica puoi farne il tuo autista!
PATRIZIA – Che ti devo dire: pare che gli faccia piacere! Io gliel’ho detto, ma dice che a lui non pesa, e così… Tu allora stasera non puoi, eh?
BARBONE – Mi dispiace, credimi, ma non posso farci niente.
PATRIZIA – Neanch’io. E visto che non può farci nulla neanche Lorenzo…io vado. Bacino!
BARBONE – (sforzato) Ciao. (Patrizia svanisce e il Barbone cambia atteggiamento ritornando confuso e opaco) …ciao…farci niente…nessuno può, chi lo può…io non posso tu non puoi lui non può…niente…niente…
VIRGINIA – Dunque questa Patrizia… lei le era molto affezionato, vero?
BARBONE – …io…il mondo…il mondo…tutto il mondo…
VIRGINIA – E dov’è questa Patrizia? La si potrebbe chiamare, farla venire…
BARBONE – No! Venire…No! Per favore per favore per favore…la cosa più preziosa…preziosa…
VIRGINIA – Non si preoccupi. Vorrà dire che non la chiamiamo. Stia tranquillo, però, non si agiti. Ecco, così, vede? Non c’è alcun pericolo… Allora, vediamo, mi racconti: cosa successe dopo…sì, insomma: Patrizia esce con questo Lorenzo e lei deve andare in ospedale, no? E poi?...Eh?
BARBONE – Poi…poi…(il Barbone riacquista gradualmente la personalità del chirurgo; è stanco) Patrizia! Patrizia, dove sei?
PATRIZIA – (riapparendo come prima) Eccomi, amore. Com’è andata?
BARBONE – Preferirei non parlarne. A te, invece? Siete stati bene?
PATRIZIA – Ah sì, naturalmente. Lorenzo è una compagnia meravigliosa: è brillante, divertente…(ride) Racconta le barzellette in un modo! E poi…sa essere anche galante.
BARBONE – A quanto pare non ti è mancato nulla, allora.
PATRIZIA – In un certo senso si potrebbe dire così.
BARBONE – E adesso dov’è?
PATRIZIA – A casa sua, penso, perché?
BARBONE – Ah bene, allora lo chiamo…
PATRIZIA – No, perché vuoi telefonargli?
BARBONE – Beh, per ringraziarlo e scusarmi…
PATRIZIA – Ma lascialo in pace, poveraccio. Quando mi ha lasciato davanti casa aveva un’aria così stanca! Dev’essere crollato a letto e a quest’ora dormirà come un morto!
BARBONE – Eh?
PATRIZIA – Che c’è?
BARBONE – Che intendevi? S’è sentito male e non me lo vuoi dire? Povero Lorenzo, dev’essersi stancato troppo e io non me ne sono minimamente preoccupato! Dimmi la verità: s’è sentito male? Quali sintomi…
PATRIZIA – Sei matto? Davvero, Leonardo; qualche volta penso che dovresti farti vedere da qualcuno! Passi che il primo pensiero è per chiunque meno che per me. Passi. Ma io non ho detto niente di particolare: sì, era stanco, ma se si fa tardi tre giorni di seguito e la mattina ci si deve svegliare presto, com’è costretto a fare lui, per andare a lavorare…beh, prima o poi il fisico ne risente! Davvero, sai, mi preoccupi. Dovresti lavorare meno. Lo dico sempre anche a lui! (si stira) A forza di parlarne mi sono accorta di essere stanca anch’io. Senti: io me ne vado a letto; magari prima di dormire guardo un po’ di televisione…
BARBONE – Vengo tra un attimo.
PATRIZIA – Sai dove trovarmi…Bacini!
BARBONE – Ciao.
PATRIZIA – (sparisce lasciando Leonardo sul divano, affranto, con il viso tra le mani. Dopo poco rientra eccitatissima) Caro! Caro! Ho acceso in questo momento e c’era il telegiornale e…e parlavano di te! Di te, ti rendi conto? Sei diventato famoso, non sei contento? E dài, scuotiti! Ti intervisteranno, ti cercheranno tutti… Ti pagheranno anche di più, no? Così ci potremo comprare…
BARBONE – Mi cercheranno tutti…
PATRIZIA – Ma naturalmente…
BARBONE – Cosa dicevano nell’articolo?
PATRIZIA – Mmm, non so, non mi sono fermata a sentire, sono venuta subito da te per dirtelo. Perché?
BARBONE – Non credo che sarà una gran pubblicità.
PATRIZIA – In che senso?
BARBONE – Le…cose non sono andate…molto bene, e…
PATRIZIA – …e…?
BARBONE – …insomma: è morto un bambino.
PATRIZIA – No! Povero angelo!
BARBONE – Non sono riuscito…
PATRIZIA – Ma che è successo?
BARBONE – L’hanno portato con una prognosi…poi s’è aggravato, non si riusciva a capire cosa fosse, sempre peggio…così, mi hanno chiamato…siamo dovuti intervenire d’urgenza…siamo…
PATRIZIA – E poi? Ma tu non sei quello che ti salva anche se è rimasta solo una possibilità…?
BARBONE – Lo disse la rivista di zona l’anno scorso, poco più di un pettegolezzo.
PATRIZIA – Ma tu sei o non sei il più giovane primario…?
BARBONE – Sì, ma tutto questo non conta! Non capisci? Posso essere il più grande medico di tutti i tempi, posso essere un guaritore, uno sciamano di capacità infinite, ma quel bambino non c’è più! Non c’è più, hai capito?
PATRIZIA – Ma…come sarebbe? Sei stato tu? È stata colpa tua?
BARBONE – No…non è questo…
PATRIZIA – E allora?
BARBONE – Non lo so nemmeno io. Qualcosa di più…di più… Non riesco a togliermi dalla testa che avrei potuto fare qualcosa…
PATRIZIA – Ma era grave?
BARBONE – Gravissimo.
PATRIZIA – E tu hai tentato tutto?
BARBONE – Tutto, direi...
PATRIZIA – Tutto quello che potevi…?
BARBONE – Sì, sì, tutto.
PATRIZIA – E…
BARBONE – Non c’è stato niente da fare.
PATRIZIA – Beh, ma allora…qual è il problema?
BARBONE – Eh? …cosa…?
PATRIZIA – Sì, dico: tu hai fatto quello che potevi, la situazione era gravissima e…insomma, capita tutti i giorni che qualcuno…come dire…non ce la faccia, ecco!
BARBONE – Ma che dici? Come fai ad essere così cinica… Ti devi essere espressa male… Io sono a contatto continuo con la morte, ne ho visti tanti, ci allenano a questo, non è la prima volta…Devo lasciarmelo alle spalle, lo faccio sempre, ma stavolta… Era piccolo, sai? Ma non è questo. Non solo, almeno. Se avessero diagnosticato correttamente… un cretino, superficiale…tu sapessi quanti ce ne sono…e così, quando me lo sono trovato sul tavolo operatorio…
PATRIZIA – Non c’era nulla da fare.
BARBONE – No!
PATRIZIA – No? Ma non mi hai detto…
BARBONE – Non lo so. O meglio: non riesco a convincermene! Qualcosa…qualcosa devo aver trascurato, dimenticato… Non ho saputo inventare una soluzione…
PATRIZIA – Mah, non riesco a capire di cosa ti preoccupi, allora.
BARBONE – Io non…
PATRIZIA – Tu non hai colpe. Ne esci con le mani pulite.
BARBONE – Ma di che parli?
PATRIZIA – La tua carriera…
BARBONE – Basta! No! Non voglio sentire altro! Hai detto di essere stanca? Vai a letto allora. Io…resterò in piedi ancora un po’ e poi…sono troppo scosso. Non preoccuparti per me, la supererò, vedrai.
PATRIZIA – Tu sì. (riprendendosi) Intendo dire: sei forte, vedrai che passerà. Io vado allora. Buonanotte.
BARBONE – Buonanotte. (Patrizia svanisce e il Barbone cambia atteggiamento ritornando confuso e opaco) …notte…notte…è bella la notte…è bella, tanto bella…tanto tanto bella…
VIRGINIA – E poi? Cosa è successo dopo?
BARBONE – …la notte…dopo la notte il giorno e dopo il giorno la notte…sì ma la notte, la notte! (piange) Aaaah, la notte!... Aaaah, la notte!...
VIRGINIA – No, no si calmi! Non ci pensi! È colpa mia che ho insistito…
BARBONE – (il Barbone riacquista bruscamente la personalità del chirurgo, ancora più stanco di prima) Chi era?
VIRGINIA – Chi…?
PATRIZIA – (rientrando furiosa) Un altro di quei maledetti giornalisti!
BARBONE – (affranto) L’hai mandato via?
PATRIZIA – Si capisce! Ho dovuto minacciare di prendergli a martellate il piede se non lo toglieva dalla porta. Dire che chiamo la Polizia non funziona più!
BARBONE – Mi dispiace.
PATRIZIA – Non sai a me! Ieri sera ho scoperto un fotografo che si era messo a spiarci al ristorante! Ah, ma Lorenzo è stato bravissimo a dargli il fatto suo!
BARBONE – Lorenzo…sì, povero Lorenzo!
PATRIZIA – E povera me, che non posso più andare da nessuna parte senza essere riconosciuta da qualcuno…da quando hanno messo quelle foto sui giornali… L’altro ieri una donna m’ha insultato dall’automobile mentre ero ferma al semaforo…
BARBONE – Ma tu non hai la patente…
PATRIZIA – Ero in macchina con Lorenzo, naturalmente.
BARBONE – Ah, già.
PATRIZIA – (pausa) Non posso più andare dal parrucchiere…
BARBONE – Ma qualcosa potevo fare…
PATRIZIA – …a fare shopping…
BARBONE – …a volte, io…
PATRIZIA – …in un teatro, un cinema…
BARBONE – … credo di esserci…
PATRIZIA – …dal giornalaio…
BARBONE – …a tanto così, capisci?...
PATRIZIA – E ce n’è un’altra.
BARBONE – Eh? Un’altra…cosa?
PATRIZIA – Quel giornalista, prima, parlava di arresto.
BARBONE – Che…che arresto?
PATRIZIA – Pare che ti vogliano arrestare.
BARBONE – E perché?
PATRIZIA – Se non lo sai tu.
BARBONE – Ma…non c’è ragione! Oppure sì? Tu lo sai, io ce l’ho messa tutta, ma…non so più niente…Hai visto il giornale di ieri? L’intervista al professor Carrara? Ha detto che secondo lui si tratta di un caso di trascuratezza a tutti i livelli d’intervento. Tutti, hai capito?
PATRIZIA – E tu che c’entri?
BARBONE – Carrara non è l’ultimo venuto, non ha bisogno di facile pubblicità, anzi si sa che evita di esibirsi in pubblico salvo che per convegni scientifici o per commentare pubblicazioni…e poi lo conosco: è un professionista acutissimo, un chirurgo eccezionale…il suo parere è importante…
PATRIZIA – …come tanti altri…
BARBONE – No, Se lui la pensa così vuol dire che qualcosa di più si poteva fare…magari sa anche cosa…Forse dovrei telefonargli e farmi dire…
PATRIZIA – Smettila con questo modo di fare e comportati da uomo! Scrollateli da dosso e và per la tua strada. Non è colpa tua, è chiaro? E non lasciarti macchiare la reputazione!
BARBONE – Ma che vuoi che m’importi della reputazione…
PATRIZIA – Credi che non sappia fare due più due? Niente reputazione, niente carriera…
BARBONE – Potrei andare in Africa, lì c’è bisogno di me, me l’hanno chiesto, è un po’ che ci penso…
PATRIZIA – … niente carriera, niente soldi…
BARBONE – Il denaro non è fondamentale, in qualche modo ce la caveremo…
PATRIZIA – … niente soldi…
BARBONE – …ci vendiamo qualcosa! Questa casa è enorme, potremmo prenderne un’altra più adatta…
PATRIZIA – Sei stanco. Non ragioni bene.
BARBONE – …e poi l’importante è che restiamo insieme, no? Magari diventiamo poveri, ma stiamo vicini vicini… Ci amiamo così tanto, siamo una cosa sola! Tu non sai quanto sia importante per me averti accanto…
PATRIZIA – In sala operatoria?
BARBONE – No, per carità, lo so che non lo sopporteresti. Ma in ogni momento io so che tu pensi a me e questo mi dà una forza che…non ce la farei, senza. Davvero, sai? Anche adesso: sono stanco, sì, ma reggo solo perché ti sento al mio fianco, con me, in me…
PATRIZIA – Riposati. Non dormi da tre giorni.
BARBONE – Non posso. Non ci riesco a dormire. Mi risveglio sempre con il viso di quel bambino, i suoi occhi chiusi… Aprili, aprili, aprili!
PATRIZIA –Vai a stenderti sul letto. Vedrai che dopo ti sentirai meglio e affronterai tutto con l’energia che adesso non hai.
BARBONE – Grazie amore mio. Lo vedi? Pensi sempre a me e io, invece… sono proprio un egoista. Ma vedi, è che…
PATRIZIA – Fà come ti ho detto.
BARBONE – A letto, sì. Ci vieni con me?
PATRIZIA – Ahimè, no. Devo prepararmi, sto facendo tardi. Lorenzo mi aspetta.
BARBONE – Ah già, Lorenzo. Devo ricordarmi di ringraziarlo…ringraziarlo…dopo, però; adesso sono stanco (Patrizia svanisce e il Barbone cambia atteggiamento ritornando confuso e opaco)…stanco…sono stanco…ho sonno…devo riposare…stanco,io…
VIRGINIA – È stata una tensione terribile, mi rendo conto. E… come si risolse tutto?
BARBONE – …forte…forte…debole…farci niente…nessuno può…io non posso …tu non puoi …lui non può …
VIRGINIA – Forse le farà bene ricordare, cerchi di spiegarmi…
BARBONE – …spiegarmi…spiegar…(il Barbone riacquista la personalità del chirurgo, appena svegliato) Patrizia! …Patrizia!...Patrizia, dove sei? Patri…(s’interrompe vedendo una lettera sul divano vicino a sé) Cos’è questa? Patrizia, me l’hai messa tu? Chi l’ha mand…Ma è tua!
VIRGINIA – Oddìo, forse ho capito: non la apra!
BARBONE – …che significa? (la apre e comincia a leggerla)
Voce di PATRIZIA – Caro Leonardo, …
VIRGINIA – Non la legga!
Voce di PATRIZIA – … mi dispiace darti un dolore, ma è bene che tu lo sappia, adesso, da me piuttosto che più tardi e Dio solo sa come. L’esistenza di stenti e difficoltà che ci aspetterebbe, la vedo come qualcosa di estraneo ed impossibile per me; poi, in questi giorni ho scoperto di avere un’intesa con Lorenzo che va al di là della semplice amicizia, molto al di là.
BARBONE – Lorenzo?
VIRGINIA – Basta! Si fermi!
Voce di PATRIZIA – Abbiamo deciso di andarcene da qualche parte e di restare insieme, per sempre credo.
BARBONE – Cosa?
Voce di PATRIZIA – … Avrei voluto dirtelo a voce, ma eri così stanco e ho creduto che non avresti affrontato la cosa con la dovuta lucidità. Sappi che anche Lorenzo soffre molto per te, …
BARBONE – …per me…
VIRGINIA – È troppo!
Voce di PATRIZIA – … ma la vita è così, non possiamo farci niente…
BARBONE – …niente …
Voce di PATRIZIA – … nessuno può.
BARBONE – … nessuno …
Voce di PATRIZIA – .. Spero che i tuoi problemi si sistemino…
VIRGINIA – Li chiama “problemi”!
Voce di PATRIZIA – … e che tu possa riprendere la tua strada…
BARBONE – …la strada…
Voce di PATRIZIA – … per ora le nostre si dividono.
BARBONE – … si dividono…
Voce di PATRIZIA – Domani, chissà!
BARBONE – …chissà…
Voce di PATRIZIA – I miei ultimi …
BARBONE – …ultimi..
Voce di PATRIZIA – Bacini.
VIRGINIA – (dopo un silenzio) Dio mio! Che cosa orrenda!
BARBONE – Ma noi siamo una cosa sola! Una sola, e questo non può essere. Dove sei? Patrizia, dove sei? Cos’è questo, uno scherzo? Dove sei?
VIRGINIA – (cautamente) E Patrizia c’era?
BARBONE – No. Non c’è nessuno. (pausa) E adesso cos’è? Non capisco: che mi hai dato, Patrizia? Che mi hai dato? Cos’è questo peso sul petto, questo vuoto intorno…Tutto questo non lo capisco più. Cos’è questa casa? Perché respiro ancora? Quel bambino non respira e io sì. Ho in mano un pezzo di carta, ci sono dei segni sopra, è tutto strano, diverso, distante, lontano. Io, io sono lontano. Dove sono? Cos’è questo posto?
VIRGINIA – Stia tranquillo, è a casa mia adesso.
BARBONE – …che strada è questa? Non la conosco. Come ci sono arrivato?
VIRGINIA – È un salotto, questo…
BARBONE – Devo tornare a casa, Patrizia sarà in pensiero! Ma…non possiamo farci niente, no, nessuno può…
VIRGINIA – Non ci pensi…
BARBONE – …che ci faccio io in campagna? Come ci sono arrivato?
VIRGINIA – Campagna?
BARBONE – …dio mio, sto perdendo la testa. Telefono a Lorenzo e lo prego di… Ma lui soffre per me e io non posso…non posso…povero angelo…cosa, cosa ho trascurato?
VIRGINIA – Adesso è qui, al sicuro!
BARBONE – (si alza in piedi) …devo…vado…che posto è questo?...io…io…domani chissà… via…prima di notte…la notte…No! C’è l’orco…dormi dormi…via…un peso così…via
VIRGINIA – Dove va? Non esca, non sta ancora bene.
BARBONE – (si reca davanti all’uscita) come…come…eh eh, sì…è buona…è buona…io vado…vado via…è buona…un peso grosso così…
VIRGINIA – (affranta, lo raggiunge, gli apre la porta e lo lascia uscire) Stia…stia attento.
BARBONE – (uscendo) Uuh, grazie!...C’è la notte, povero angelo…via, via…attento…attento…
VIRGINIA – (si copre gli occhi con una mano)
Situazione 10: Il rifugio
Il Barbone giunge al suo vecchio rifugio, entra; all’interno l’aspettano i facinorosi che già lo avevano picchiato la prima volta, incattiviti dalle indagini della polizia, e questa volta finiscono l’opera.
BARBONE – Attento, attento…povero angelo…buona…buona…eh eh…
PRIMO TEPPISTA – (uscendo dall’ombra in cui era nascosto) E così eccolo qua. Lui bello tranquillo e noi in galera…
SECONDO TEPPISTA – (emergendo dietro al compagno) Invece di dirci grazie c’hanno pestato come due tappeti…
BARBONE – (spaventato dai due che gli si avvicinano) N-no, no…che…che…io…no, no…
PRIMO TEPPISTA – A me m’hanno preso i Ray Bahn. Dicevano che l’avevo rubati…
SECONDO TEPPISTA – E a me chi me lo ripaga il giubbotto scamosciato che m’hanno rotto, eh? Me lo ripaghi tu?
BARBONE – …i-io…no…no…
PRIMO TEPPISTA – (prendendosela col Barbone) Dicevano che facciamo schifo, hai capito? Noi faremmo schifo, noi. Ma se non ci fossimo noi certo schifo rimarrebbe per le strade, a puzzare, a dare fastidio alle signore per bene, come quella che era scappata da qua l’altra sera. Che gli avevi fatto, eh? Che ti sarebbe piaciuto fargli? (prende il Barbone per il bavero)
SECONDO TEPPISTA – Brutto schifoso. Mi sa che gliel’hai detto tu che t’avevamo dato una ripulita…
PRIMO TEPPISTA – (tenendo nella propria presa il Barbone terrorizzato e balbettante) Aspetta, aspetta, senti qua, senti che stoffa. Dove l’hai preso ‘sto vestito? L’hai rubato a qualcuno? A chi? E poi saremmo noi a rubare!
SECONDO TEPPISTA – S’è pure ripulito, hai visto? Guarda, guarda! (canzonandolo) La barba. I capelli…
PRIMO TEPPISTA – T’hanno sistemato, eh? Noi dentro a pugni e cazzotti…
SECONDO TEPPISTA – …e tu a farti la messa in piega…
PRIMO TEPPISTA – Brutta spia. Porco!
SECONDO TEPPISTA – Mi sa che la prima lezione non t’è bastata, eh?
PRIMO TEPPISTA – No, non gli è bastata. (lo stringono al muro)
SECONDO TEPPISTA – Mi sa che le cose per fartele capire bisogna spiegartele due volte, eh?
PRIMO TEPPISTA – E va bene. Adesso stammi bene a sentire. (alza il pugno per colpirlo)
SECONDO TEPPISTA – Aspetta! E se poi parla? Se dice che siamo stati noi?
PRIMO TEPPISTA – Mica è detto che dopo parla. (un feroce sguardo d’intesa; il Secondo Teppista cava dalla tasca un coltello)
SECONDO TEPPISTA – Mi sa proprio di no.
Situazione 13: In ufficio
Virginia è alla sua scrivania, distrutta dal dolore; Dario sta lì a tentare in maniera superficiale di rinfrancarla
VIRGINIA – È colpa mia…colpa mia…
DARIO – Su, su, hai fatto tanto per lui.
VIRGINIA – No. Non dovevo lasciarlo andare. Non dovevo.
DARIO – È stato lui a volersene andare. Tu non potevi fare niente.
VIRGINIA – Avrei dovuto trattenerlo…Non era in grado di badare a sé stesso.
DARIO – Ma non è mica scivolato da solo! Anche se fosse stato bene quelli…
VIRGINIA – (reagisce selvaggiamente) Non lo dire! Non mi nominare nemmeno per un attimo quell’orribile cosa! Come fanno ad esistere, a vivere, respirare, ti domando, esseri striscianti come questi? A quale livello possono aggirarsi intorno a noi? Sai cosa mi fa male? Che possono essermi passati a fianco un milione di volte! Possono avermi fatto la mano morta in autobus, possono avermi acceso una sigaretta…non lo so! Per Dio! Hanno due mani, due gambe, una testa, sono capaci di usare il congiuntivo, guidano una macchina e si fermano con il rosso. Cosa sono questi alieni, da dove vengono? Eh? Rispondimi!
DARIO – (intimidito) Mah, non so…
VIRGINIA – (battendo un pugno sul tavolo) Vengono da qui! Da qui! Dalla tua pancia, dal mio vomito, dalla merda delle fogne più superficiali, dai luoghi comuni, dai mostri che noi stessi generiamo quando smettiamo di ragionare, quando smettiamo di essere animali pensanti e costruttori e rimaniamo solo animali! Solo animali! Peggio degli animali, perché abbiamo imparato che il nostro simile lo si può tagliare, perforare, ammazzare! Hai capito?
DARIO – (approfittando della pausa, preoccupato che fuori si senta la voce di Virginia) Va bene, però adesso calmati, eh? Dài che ti sentono tutti. Non vorrai far brutta figura, no?
VIRGINIA – Brutta figura? Ma di cosa stai parlando?
DARIO – Beh, i colleghi, le segretarie…
VIRGINIA – Ti rendi conto di quello che dici…?
DARIO – Lo dico per te, non vorrai dare scandalo…
VIRGINIA – (scrutandolo) Davvero credi queste cose?
DARIO – Naturale, perché?
VIRGINIA – Da una parte la violenza, la viltà, la morte di un uomo buono…dall’altra il perbenismo, il silenzio, lo scandalo se dico quello che penso a voce alta…
DARIO – Adesso non fare l’estremista, su!
VIRGINIA – Io faccio l’essere umano. Sei tu che fai il pupazzo.
DARIO – Mi stai offendendo!
VIRGINIA – E come?
DARIO – Mi dai del pupazzo…
VIRGINIA – (scoppiando) No! Tu non offendere me, te e tutti quanti, trattandoci come delle cose da chiudere in un recinto di regolette ricattatorie…Scandalo? E cos’è, una condanna? Mi multi, mi schiaffi in gattabuia, mi togli il lavoro, perché impedisco a qualcuno di tenersi la benda sugli occhi e sulle orecchie? E allora tanto vale tirare fuori il coltello, no?
DARIO – (sullo stesso tono) Basta, stai esagerando! È proprio vero che hai perso la testa! Meno male che ci sono io, sennò…
VIRGINIA – (gelida) Sennò? Cosa vuoi dire con “meno male che ci sei tu”? Chi dice in giro che avrei perso la testa?
DARIO – (contegnoso) È sotto gli occhi di tutti che questa storia ti ha catturata e t’ha impedito di dedicarti ai tuoi doveri, come invece avresti dovuto fare. Io mi sono trovato nella necessità di supplire a questa assenza e ho portato avanti le cose come è necessario. Tutto qui.
VIRGINIA – (pausa, poi lentamente) Cosa hai fatto?
DARIO – (sulla difensiva) Quello che avresti dovuto fare tu, te l’ho detto…
VIRGINIA – Sì, ma: cosa?
DARIO – La relazione è già al vaglio del controllo di gestione…
VIRGINIA – Come?
DARIO – (in senso di sfida) È stata un grande successo. L’ingegner Gamberini ha disposto che il progetto saltasse tutte le fasi intermedie e passasse immediatamente al vaglio del controllo di gestione e di lì alla fase esecutiva. Ecco.
VIRGINIA – (pausa, poi tra sé) Dunque è così. Mi hai scavalcato. (solleva lo sguardo su Dario) Tra poco dovrò sentirmi chiedere cortesemente di alzarmi e lasciare l’ufficio a te, non è così?
DARIO – Beh, sì, potrebbe anche accadere; sai com’è, niente di personale…
VIRGINIA – Già, tu sei piuttosto impersonale…
DARIO – Comunque, quel che è stato è stato. Mi farebbe piacere che tu…
VIRGINIA – Con quali dati.
DARIO – Eh?
VIRGINIA – Con quali dati hai preparato la relazione?
DARIO – Quelli giusti, naturalmente.
VIRGINIA – Anche con quelli che ti avevo indicato io?
DARIO – Mah, sì, in linea di massima…
VIRGINIA – Sì o no?
DARIO – Ma non servivano, era evidente. Tu hai voluto puntualizzare su queste cose per crearmi problemi, perché avevi capito benissimo che potevo fare a meno di te ed eri invidiosa…
VIRGINIA – Invidiosa? Io?
DARIO – Sì, tu. Hai sempre fatto tutto quello che potevi per tagliarmi le gambe perché sai benissimo che valgo almeno quanto te, se non di più. Ma non ha funzionato, perché io, a differenza di te, so distinguere tra le autentiche priorità e quando l’azienda dice che un’iniziativa è importante sa a chi rivolgersi per valorizzarla adeguatamente.
VIRGINIA – Quindi questa persona cui rivolgersi saresti tu?
DARIO – È chiaro.
VIRGINIA – E se tu sbagliassi…
DARIO – Non mi sbaglio!
VIRGINIA – …ma se tu facessi uno sbaglio…
DARIO – Sto molto attento. A me non succede, non a me!
VIRGINIA – E va bene. Se a qualcun altro, non a te, nella tua posizione, capitasse di sbagliare, concordi con me nel dire che potrebbe causare un danno enorme?
DARIO – Certo. Per questo il senso di responsabilità…
VIRGINIA – Aspetta un momento. (apre il cassetto della scrivania e ne estrae un foglietto) Dai un’occhiata a questo. (glielo porge)
DARIO – (lo prende) Cos’è? (lo legge) Cosa sono questi schemi?
VIRGINIA – Niente. L’incrocio tra ciò che avevi preparato tu e quello che mancava.
DARIO – (sempre leggendo, ma con una punta di ansia) Non mancava niente…
VIRGINIA – Ah beh, non a te, è chiaro, ma ad un altro, nella tua posizione, che non tenesse tutto nella giusta considerazione, potrebbe mancare e allora…
DARIO – E allora…?
VIRGINIA – Dati sbagliati, conclusioni sbagliate…
DARIO – Conclusioni sbagliate…
VIRGINIA – Conclusioni sbagliate, scelte sbagliate. Danno.
DARIO – (piano) Non è possibile.
VIRGINIA – Lo è, lo è.
DARIO – (livido) Tu lo sapevi!
VIRGINIA – Eh, sì, lo sapevo.
DARIO – (in un crescendo di furore) Brutta stronza, sapevi tutto e me l’hai nascosto. L’hai fatto apposta! Hai capito come andavano le cose e hai voluto rovinarmi! Ma io te la farò pagare, hai capito? Adesso vedrai cosa ti combino. Neanche le mutande, puttana, neanche le mutande ti lascio per piangere…
VIRGINIA – (senza scomporsi) Quelli erano gli occhi…
DARIO – (con una manata scaraventa per terra tutto quello che c’era sul tavolo) Io ti distruggo! Io ti…(colto da un pensiero improvviso) un momento, forse faccio ancora in tempo, forse…(corre fuori)
Virginia rimane in immobile silenzio, poi raccoglie alcune penne, le mette sulla scrivania e le ributta a terra un paio di volte ascoltandone il rumore; raccoglie un bicchiere di plastica spiegazzato ed osserva la luce della lampada che lo attraversa formando fantastici riflessi.
Luce di scena che sfuma lasciando, in ultimo, illuminato il solo bicchiere ed i suoi riflessi; poi buio e
SIPARIO