SALOLITA
di
RENATO CAPITANI
PERSONAGGI
Humbert,scrittore
Charlotte,compagna di Humbert
Lolita, figlia di Charlotte
Helena, amica di Charlotte
Margherita, amica di Lolita
SCENA PRIMA
Un piccolo salotto con un divano, delle poltrone, una scrivania,un tavolino.
Humbert seduto alla scrivania sta scrivendo il suo romanzo. Mentre scrive ripete
ad alta
voce.
HUMBERT : Possesso. Per quanto io da anni mi sforzi di dare consistenza a questa
parola, sempre di più mi sfugge il suo senso e soprattutto la sua dimensione. Si
possiede una casa, una macchina o chissà cos’altro… ma quando un uomo possiede
una donna, esprime lo stesso diritto di proprietà?… E’ il possesso di qualcosa
che si ottiene con lo stesso potere d’acquisto di una casa, di una macchina o di
chissà cos’altro?... Oppure è un esercizio che da sentimentale diventa puramente
fisico, come il desiderio di qualcosa che se viene realizzato non ha senso né
valore. (Pausa.) Entrare in una donna, penetrarla, dà piacere fisico, sì. Ma in
cosa consiste il vero piacere?... Nell’incontro di due corpi, della pura carne o
il possesso di qualcuno che ci eccita a prescindere dalle sue fattezze?... E la
donna penetrata, per una scontata legge di natura, cosa prova?... Non ha certo
la stessa passività di una casa, di una macchina o di chissà cos’altro. Le cose
non provano niente ad essere possedute… ma le persone?... Quando i corpi si
penetrano, lo fanno con i loro organi genitali, naturalmente… ma i loro cervelli
fanno altrettanto?... (Ironico) Io da tempo entro dentro Charlotte… fisicamente,
certo… ma le nostre menti non si penetrano più. E’ colpa mia, lo so.
L’attrazione non c’è più e così non c’è più nemmeno il possesso. Almeno il mio
possesso è praticamente scomparso… (riflettendo) ma la donna che non si sente
posseduta, cerebralmente intendo, forse desidera a sua volta possedere ancora
più fortemente e… (viene interrotto dalla voce fuori scena di Charlotte.)
VOCE FUORI CAMPO DI CHARLOTTE: (contenta) Ha telefonato in questo momento!...
Prende un taxi e fra poco sarà qui!
CHARLOTTE: (entrando sempre più contenta) Nostra figlia Dolores finalmente
arriva!... Lolita fra poco sarà con noi!
HUMBERT : (sospende la scrittura e chiude il quaderno su cui stava scrivendo.
Con tono distaccato) Noi due abbiamo una figlia?
CHARL. : (cercando d’ignorare il sarcasmo dell’uomo) C’e qualcosa di uno di noi
due che non sia anche dell’altro?... O è il fatto di non essere sposati che non
ti fa sentire… legittimato?
HUMBERT : (sempre con tono provocatorio) La vera paternità, mia cara, non te la
fa sentire la carta bollata ma… diciamo una minima partecipazione all’evento
creativo…
CHARL. : Evento creativo?!... E’ la frase più semplice che ti viene in mente per
definire una figlia?
HUMBERT : Tua figlia. Ma è così importante essere… come dici tu… semplici?
CHARL. : Come dico io?... Come intende tutto il mondo!... Già, cos’è il mondo
per te?... Troppo semplice. Dovremmo forse parlare di un corpo che ruota su di
un asse inclinato sospeso nel cosmo e brulicante di creature ed esseri dotati di
vita…
HUMBERT : (interrompendola scocciato) Confondi la creatività con la retorica!...
Cioè me con te.
CHARL. : (a sua volta infastidita) Va bene. Vado a rendermi “retoricamente”
presentabile a nost… a mia figlia! (Esce.)
HUMBERT : (riprende a scrivere il suo romanzo, sempre ripetendo a voce alta le
parole che scrive) Possesso. Possedermi. Charlotte vorrebbe continuare ad
entrare nella mia mente, scoprire i miei pensieri come ha sempre fatto, cioè
attraverso la sua sensualità. Ma quando il corpo diventa meno attraente… diciamo
che si… semplifica… com’è possibile semplificare anche una mente che, invece… si
ermetizza sempre di più. Si contrae proprio per non essere contaminata dalla
banalità dominante… (viene nuovamente interrotto dall’entrata di Charlotte.)
Charlotte è vestita con un vestito molto sexy. Un po’ per gioco e un po’ sul
serio assume degli atteggiamenti da donna fatale, sensuale, di fronte ad
Humbert, che la fissa con una certa sufficienza.
CHARL. : (con atteggiamento molto provocante) Come sto?
HUMBERT : Esattamente come una madre che aspetta il ritorno di una figlia!
CHERL. : (assumendo un atteggiamento più sobrio) Vuoi dire che il mio vestito
non ti piace?
HUMBERT : No… non mi dispiace… forse non hai esattamente indovinato l’occasione
per metterlo…
CHARL. : (si avvicina a lui proponendosi, con tono caldo) Ma… quando l’ho messo
non pensavo solo a mia figlia… (sempre più vicina a lui, praticamente a
contatto) c’è qualcun altro di cui sto aspettando il ritorno a casa…
HUMBERT : (distaccato) Sì?... Non mi sono accorto di altre partenze…
CHARL. : (avvicinando le sue labbra a quelle di lui) Ultimamente sono troppe le
cose di cui non ti accorgi…(con tono molto provocante) non t’interessa scoprire
cosa porto sotto il vestito?... Anche quello è una nuova sorpresa…
HUMBERT : (fastidiosamente sarcastico) Se aspettiamo ancora qualche minuto
Lolita ed io lo scopriamo insieme!
CHARL. : (facendo finta di non cogliere) Ha preso un taxi… l’aeroporto non è
vicinissimo e a quest’ora c’è traffico…(mentre parla, comincia a sbottonare la
camicia dell’uomo.)
HUMBERT : (continuando con tono distaccato) Perché stai spogliando me?... Io
sotto non ho sorprese da farti scoprire…
CHARL. : (con uno scatto di rabbia gli afferra la testa con le mani,
avvicinandola alla sua) Lo so, tu le sorprese le hai tutte qua dentro!
HUMBERT : (Per niente intimidito dal gesto della donna) Allora non ti pare che
stai sbagliando ingresso?
CHARL. : (con durezza) No. Sei tu che hai cambiato la serratura! (Stacca le mani
dalla testa di Humbert.)
HUMBERT : (con tono più pacato, quasi cercando di contenere il livore della
compagna) Sta arrivando tua figlia… accogliamola senza tensione, eh?...
Lo sai che sei sempre bella… (le accarezza il viso.) E’ l’arrivo in casa di una
giovane donna a destabilizzarti?
CHARL. : (scansando bruscamente la mano di lui dal viso) Destabilizzarmi?!...
(Si allontana.) Il ricercatore di frasi ad effetto ha come sempre trovato la
frecciata giusta!... (Trattenendo le lacrime) A volte riesci ad essere così
dolce tu!... Non rischierò il diabete a starti troppo vicino?!... Vado a
cambiarmi. Mi metterò un vestito giusto… da stagionata mamma stabilizzata!...
(Esce.)
HUMBERT : (cercando timidamente di recuperare, parla a voce alta verso l’uscita
della donna) Ma no, Charlotte, non c’entra niente il vestito!... Cerca di capire
la situazione… (tra sé) ma sì, vattene al diavolo!... Tu e le tue paranoie
femminili!
Entra improvvisamente Lolita, a sorpresa, con una valigia in mano.
LOLITA : Ciao Humbert!
HUMBERT : (sorpreso dalla sua entrata inaspettata) Lolita!... Ma… da dove sei…
LOLITA : (interrompendolo) Sono entrata dall’ingresso secondario del giardino,
quello che porta direttamente in strada. (Sorridendo) voi non chiudete mai la
porta della cucina che dà sul giardino!... Così uno può venire dalla strada e
andare direttamente in cucina. Non ti ricordi che da piccola avevo sempre paura
che la gente entrasse in cucina a rubarci la roba da mangiare?... (Lui rimane in
silenzio, quasi impietrito a guardarla.) Che fai lì fermo? Nemmeno mi abbracci?
HUMBERT : (imbarazzato) Oh sì certo… come no!...(L’abbraccia.)
LOLITA : (mantenendo la sua aria scanzonata) Ma quanto sono cambiata dall’ultima
volta che mi hai visto?
HUMBERT : Molto… molto… (alzando la voce) Charlotte! Charlotte!... Vieni di qua,
vieni!…
VOCE FUORI CAMPO DI CHARLOTTE: Mi sto cambiando!
HUMBERT : (sempre alzando la voce) Sbrigati allora! Sbrigati!
LOLITA : (anche lei alzando la voce) Ciao mamma!
CHARL. : (si precipita in scena indossando a metà due vestiti, quello sexy di
prima e un altro più sobrio, infilato solo dalla parte del collo. Va incontro a
Lolita abbracciandola) Bambina mia!
LOLITA : (sorpresa dall’abbigliamento della madre) Ma come ti sei conciata,
mamma!
HUMBERT : Bè… vedete… vorrei tanto definire questa situazione con molta
semplicità… ma, purtroppo, l’unica espressione che mi viene è: caso evidente di
dissociazione mentale momentanea, speriamo, con perdita di coscienza morale ed
estetica!... (Buio. Musica.)
SCENA SECONDA
Humbert è intento a scrivere, sempre seduto alla sua scrivania. Entra Lolita,
indossa una camicia da notte cortissima. Si mette a girare per la stanza in
cerca di qualcosa .
LOLITA : Ciao Humbert. Hai visto le mie mutandine? (Mentre dice questo
s’inginocchia per guardare sotto il divano, di spalle rispetto alla posizione di
lui, mostrando inevitabilmente le mutandine che indossa.)
HUMBERT : Le sto vedendo ora!
LOLITA : (alzandosi di scatto, falsamente sorpresa. Ride) Ma no queste,
spiritoso!... Quelle che mi sono dimenticata qui, da qualche parte. (Riprende a
cercare, questa volta in piedi.)
HUMBERT : (Continuando lo scherzo, ormai complice di un gioco che non capisce
dove vuole arrivare.) Giri per casa distribuendo indumenti intimi?
LOLITA : (avvicinandosi a lui con malizia) Come sei buffo quando vuoi fare lo
spiritoso!... Lo vedi che se ti ci metti sai essere anche simpatico?...
(Improvvisamente si avvicina alla scrivania dove Humbert sta scrivendo e in cui
accanto a lui sono allineati dei libri. Con uno scatto felino estrae dalla fila
di libri un paio di mutandine, nascoste tra un libro e l’altro.) Eccole! L’ho
trovate!... Me lo ricordavo che stavano in questa stanza!...
HUMBERT : (sconvolto) Le tue mutandine in mezzo ai miei libri?! (Guarda
freneticamente tra gli altri libri, aspettandosi di trovare qualche altra
sorpresa.)
LOLITA : (ride divertita dall’espressione di Humbert) Ma no! Ora ti spiego.
(Continuando a ridere) Un cervellone come te non riesce ad immaginare certe
cose!... Dunque: avevo appena sistemato la mia roba nei cassetti e mi erano
avanzate queste, che proprio non entravano da nessuna parte!... Mi metto a
girare per cercare un posto in qualche altro cassetto, quando, passando da
questa stanza vedo i tuoi libri sulla scrivania. Improvvisamente mi ricordo che
devo cercare un testo che mi serve urgentemente. E allora mi dico: (con voce
molto infantile) “figurati se Humbert tra i suoi libri non ha la “Salomè” di
Oscar Wilde!”… E così mi metto a cercare proprio tra quei libri… (entusiasta) e
infatti l’ho trovato!
HUMBERT : (sempre più incredulo) E… Salomè … indossava delle mutandine simili a
quelle?
LOLITA : Uffa!... Ti devo spiegare proprio tutto?... Ho lasciato le mutandine
nel punto dove avevo scoperto il libro, così dopo, insieme alle mutandine, avrei
ritrovato anche il libro, no?... (Con sarcasmo) troppo elementare per te?
HUMBERT : Voglio subito controllare se in mezzo ai fascicoli dell’enciclopedia
c’è un reggiseno o…
LOLITA : (interrompendolo divertita) No, i reggiseni li tengo tra i tuoi
documenti! (Ride, beffandosi dell’espressione seriosa di lui. L’ abbraccia e lo
bacia sulla guancia.) E dai, Humbert, sto scherzando!... (Continua a ridere.)
HUMBERT : (staccandosi da lei prende il testo di Wilde “Salomè” dalla fila di
libri sulla scrivania) Perché vuoi leggere proprio questo?
LOLITA : (seria) Devo preparare un monologo per un’audizione in una scuola di
recitazione. Voglio imparare a recitare. Mi piace. Mi aiuti?
HUMBERT : Perché proprio io?
LOLITA : E chi se no? (Gli si avvicina in modo molto provocante, quasi
attaccandosi con il corpo.) Ci sai fare tu con le parole… (poi, sempre in modo
un po’ infantile, gli strappa il libro dalla mano e allontanandosi comincia a
sfogliarlo freneticamente, alla ricerca di una pagina particolare. Trova la
pagina.) Ascolta. (Comincia a leggere declamando la pagina, tratta da un
monologo del personaggio di Salomè. Con l’altra mano afferra la nuca di Humbert,
fingendo che sia la testa mozzata di Giovanni Battista.) “Tu non hai voluto
lasciarmi baciare la tua bocca , Giovanni. Ebbene , adesso la bacerò. La morderò
con i miei denti come si morde un frutto maturo.
Sì, bacerò la tua bocca, Giovanni. Te l’avevo detto. Ecco! Io la bacerò adesso…
(avvicina il suo volto a quello di Humbert, che appare visibilmente turbato. Poi
si stacca velocemente, come in un gioco perverso. Humbert abbassa gli occhi
imbarazzato, come se si vergognasse di questa situazione.) Ma perché non mi
guardi, Giovanni? I tuoi occhi che erano così terribili, che erano così pieni di
collera e di disprezzo, ora sono chiusi. (Declamando in modo volutamente
esagerato.) Perché sono chiusi? Apri gli occhi! Solleva le palpebre!, Giovanni!
Perché non mi guardi? Hai paura di me?, Giovanni, che non vuoi guardarmi?...
CHARL. : (entrado fa un applauso, visibilmente contrariata) Brava! Brava!...
(Continua ad applaudire.) E’ interessante anche il costume di scena!
(Riferendosi naturalmente alla camicia da notte succinta indossata dalla
figlia.)
LOLITA : (noncurante della madre, si rivolge ad Humbert) Allora? Come vado?...
Posso fare l’audizione?
CHARL. : (sempre più scocciata) Quale audizione?
LOLITA : (decisa) Voglio frequentare una scuola di recitazione ed imparare a
recitare. Humbert mi aiuterà a preparare il pezzo per il provino. Vero Humbert?
(Guarda l’uomo con sguardo malizioso.)
CHARL. : E tu, Humbert, sei d’accordo?
HUMBERT : (fingendo tranquillità) Perché… perché no… studiare recitazione è
molto educativo. E’ utile anche per parlare meglio. E poi… Lolita ha appena
finito la scuola… se prima d’iscriversi all’università s’impegnasse con qualcosa
di costruttivo…
CHARL. : (sarcastica) Che bello! Adesso parli come un vero padre!
LOLITA : (guardandola con astio) E tu come una vera Erodiade!... Cos’è? Vuoi
fare anche tu l’audizione?
CHARL. : (cercando di rimanere impassibile) Non è il caso che tu ti metta
addosso qualcosa di più presentabile?
LOLITA : (mantenendo un atteggiamento strafottente) Hai ragione. Tra i tuoi
abiti ho visto un vestitino alquanto sexy niente male. Me lo presti? (Ride
sfacciatamente. Poi, sorprendendo gli altri due, si toglie da un piede un
calzino corto bianco e lo infila in mezzo alla pagina del libro che stava
leggendo, usandolo come segnalibro. Quindi riconsegna il testo a Humbert.)
Tieni, rimettilo dove prima c’erano le mie mutandine… così la prossima volta che
ci serve lo ritroviamo subito! (Poi riprende le
mutandine dal posto dove le aveva momentaneamente appoggiate e, sventolandole
sotto gli occhi della madre esce di scena.)
CHARL. : (dapprima turbata, si rivolge poi all’uomo con tono incuriosito) Ma…
Humbert… cosa diceva Erodiade?... (Buio. Musica.)
SCENA TERZA
Sedute sul divano ci sono Charlotte e la sua amica Helena, che stanno
chiacchierando mentre prendono il tè.
CHARL. : (Con lo sguardo che guarda fisso davanti e col tono della voce freddo)
Lo vuole sedurre, capisci?... Mia figlia vuole sedurre il mio uomo!
HELENA : Ma no, Charlotte, è diventata una tua fissazione!... E’ un’adolescente
che sta crescendo e a tutte le ragazze della sua età piace giocare a conquistare
il maschio! Il solito gioco di conferma della propria femminilità, la ricerca
dell’autostima attraverso l’esibizione del proprio corpo. Non stiamo parlando di
una cosa nuova, no?
CHARL. : Sì, tutto normale… ma se lo facesse con i suoi coetanei. Lei ha puntato
Humbert, il mio uomo, il suo patrigno, e non è un suo coetaneo!
HELENA : Puntato! Come sei esagerata nelle tue espressioni!... E’ un gioco di
seduzione e basta. Naturalmente più il gioco è sofisticato e più diventa
intrigante… sottile…
CHARL. : Sottile?!... Gli gira sotto il naso in mutande!... Nasconde capi intimi
tra i suoi libri… e non parliamo poi del suo calzino-segnalibro!
HELENA : (incuriosita) Calzino-segnalibro?!... Quale libro?
CHARL. : La “Salomè” di Oscar Wilde. Sta preparando insieme a Humbert un
monologo da portare all’audizione di una scuola di recitazione. Chissà poi se è
vero…
HELENA : (sempre più incuriosita) E cosa dice il monologo?...
CHARL. : Non m’importa cosa dice. So che li ho sorpresi uno accanto all’altra,
praticamente appiccicati, mentre lei gli teneva la testa con una mano e si
avvicinava con la bocca a quella di Humbert!(Fa un gesto di stizza) Uff!!
HELENA : (sospirando) Interessante!... Lo posso leggere anch’io questo libro?
CHARL. : (infastidita dall’ironia dell’amica) Non sei un po’ grande per proporti
come Salomè?!
HELENA : E tu?... Non sei abbastanza matura per metterti in competizione con una
ragazzina come tua figlia?... In questo modo stai sottovalutando anche una
persona come Humbert, non credi?
CHARL. : (diventando molto seria, quasi triste) Humbert?... Già, Humbert!...
(Appoggia la tazza di tè sul tavolino, accanto al divano. Si alza.) Non è più
come prima, Helena. Ormai non lo attraggo più. Anzi… spesso, quando cerco di
avvicinarmi, avverto un certo fastidio in lui… anche se faccio un semplice gesto
d’affetto…
HELENA : E a letto?
CHARL. : (sforzandosi di essere ironica) Dormiamo abbastanza bene, certo. Quando
invece il sonno tarda ad arrivare, si fa un po’ di… ginnastica sessuale… così
tanto per rilassarsi… come alternativa ad un sonnifero. Altre volte, in casi più
ostinati, lui prende un sonnifero addirittura prima di andare a letto.
HELENA : Dov’è la novità?... Tutte le lunghe relazioni vanno a finire così,
rassegnati!
CHARL. : (con un impeto di rabbia si risiede sul divano) Io rivoglio la sua
testa, capisci?! La sua testa!... Non m’interessa solo il sesso!... Non sono più
nei suoi pensieri. Non esisto più nelle sue ispirazioni. Quando lo facciamo… si
muove dentro di me in modo distratto, come fosse una pausa, uno stacco dal suo
vero essere… si allontana momentaneamente dalla sua dimensione cosmica,
(indicando sé stessa) per scendere su questa povera terra arida, priva di frutti
e di sapori!... (Scoppia in pianto.)
HELENA : (cercando di consolarla) Charlotte!... Cara amica mia!... (L’abbraccia)
Quando eri giovane hai puntato tutto sul tuo corpo per conquistarlo. E ce l’hai
fatta. Tu sei una donna intelligente, ma sapevi che lui abitava su di un altro
pianeta e tu non avevi e non hai l’astronave per arrivarci!
CHARL. : (con un groppo alla gola) Non è vero, a un certo punto c’ero riuscita.
(Sognante) C’è stato un tempo in cui eravamo perfettamente sintonizzati.
Facevamo sempre l’amore e parlavamo, parlavamo, parlavamo tanto. Lui mi
raccontava tutto: le sue nuove idee, i suoi progetti, le sue intuizioni. Quante
volte una mia parola, una mia espressione lo faceva balzare giù dal letto per
scrivere subito degli appunti. Ed ero stata io che gli avevo ispirato quella
idea!... Poi galvanizzato si ributtava sul letto e mi prendeva con un’intensità
incredibile. Era dentro di me anima e corpo!... Capisci?! (Con tono triste)
Anima e corpo!... Adesso il mio corpo non gli interessa più, così la sua anima
vaga… si allontana sempre più… alla ricerca di chissà chi…
HELENA : (con molta discrezione) E hai paura che “chissà chi” possa essere
arrivata in questa casa?... (Sorridendo) Ma… con tutto il rispetto per tua
figlia Lolita, non ti pare un po’ in contrasto con un cervello come quello di
Humbert?
CHARL. : No, purtroppo ti sbagli. Lei è come me. Ha la stessa scaltrezza e
abilità che avevo io da giovane, nel saper indovinare non solo la tattica del
gioco, ma anche i tempi giusti. In più ora, rispetto a me, ha solo un altro
corpo… e non mi sembra un vantaggio insignificante…
HELENA : (maliziosa) Ma in un vero gioco conta anche la saggezza del giocatore
esperto… anzi, direi che quasi sempre è determinante!
CHARL. : (sorpresa) Mi stai incoraggiando ad accettare la competizione con mia
figlia?!
HELENA : Devi difenderti, no? E quando le armi leggere non bastano… bé allora si
mette in campo l’artiglieria pesante! (Evasiva) Avrei alcuni suggerimenti da
darti… (le due amiche ridono insieme.) (Buio. Musica.)
SCENA QUARTA
Lolita e l’amica Margherita sono sdraiate sul divano e stanno ridendo,
divertendosi con la lettura di alcuni fogli che Lolita tiene in mano.
LOLITA : (ridendo) Senti, senti… ascolta cosa scrive qui: (leggendo un foglio)
“A volte faccio fatica a pensare che quelle magrissime gambe, che quand’era
bambina s’agitavano frenetiche sotto la gonnellina a fiori, come le zampette di
un canarino infreddolito, sono le stesse che oggi si muovono sinuose, solide,
vellutate…” (giocando, assume l’atteggiamento di una modella. Simula una
camminata durante una sfilata, esagerando l’ancheggiamento.) Ooooh!... (Si passa
le mani sui fianchi, in modo molto sensuale. Poi improvvisamente comincia ad
agitare le braccia come fossero ali e a saltellare, come il canarino descritto
nella pagina.) Cip,cip,cip,cip! (Scoppia a ridere.)
MARGHERITA: (anche lei ridendo) Sei proprio matta!... (Preoccupata) Ma se si
accorge che gli hai sottratto i fogli del romanzo che succede?
LOLITA : Ma io non l’ho sottratti!... L’ho solo ricopiati! (Ride) Senti, senti
quest’altro! (leggendo un altro foglio) :” … Un giorno che Charlotte non era in
casa io mi occupai di fare il bagnetto alla piccola Lo. Con molta tenerezza le
passai prima il sapone e poi la spugna su quel corpo così minuto di fragile
bambina. Ricordo che fu un momento di grande dolcezza, sentire quel corpicino di
donna in miniatura, con tutte le sue parti presenti ma non definite. In quel
corpicino, attraversato da leggeri brividi di freddo, provavo ad immaginarmi,
con premura ed attenzione, la donna che un giorno sarebbe diventata…
MARGH. : Pensi che se ti lavasse oggi riuscirebbe a mantenere in tutto il suo
corpo la stessa “tenerezza”?! (Ridono insieme.)
LOLITA : (Prende un altro foglio e continua la sua lettura) “… Lo per me è come
un profumo prezioso, la fragilità del contenitore di vetro è la sua giovinezza,
ma l’essenza del suo contenuto è forte, pregnante, costruita con la meticolosità
e il fascino dell’esperienza. Basterebbe coglierne una goccia per inebriarmi…”
(Sempre in modo scanzonato si getta sopra l’amica abbracciandola come un
amante.) Ti prego, annusami e poi svieni! (Finge di baciarla. L’altra si stacca,
questa volta un po’ scocciata.)
MARGH. : (staccandosi da lei) Basta adesso, Lolita!... Non ti sembra che stai
esagerando?!... Prenderti gioco di un uomo intelligente e scrittore geniale come
Humbert!... E poi di cosa vuoi punirlo? Non ti ha mica mai molestata!...
(Dispiaciuta) Magari un uomo esprimesse in questo modo i suoi sentimenti per
me!... (Con tono pacato) Sei ingiusta, no?
LOLITA : (Diventando improvvisamente seria) Margherita, non hai ancora capito
che non è lui che voglio punire, ma mia madre!
MARGH. : Perché?... Che ti ha fatto di tanto grave?
MARGH. : E me lo chiedi?... Io sono nata qui e qui dovevo crescere. Invece lei
ha pensato bene di mandarmi a studiare fuori e non era assolutamente necessario.
Aveva trovato un uomo che, a differenza di mio padre, aveva delle attenzioni per
lei. Un uomo che riusciva a valorizzare anche la mediocrità di mia madre, a
creare quella complicità che lei otteneva solo abbassandosi le mutande, ma che
credeva di avere conquistato anche mentalmente! (Con rabbia) Povera donnetta
illusa!... (Pausa) Poi si accorse che lui mi voleva bene più di un padre, e
rispettava la mia intelligenza, trattandomi come un essere umano pensante e non
una bomboletta, come faceva mia madre. Lei allora pensò bene di allontanarmi.
Nei pensieri di Humbert non ci poteva essere posto anche per me. La sua testa
doveva essere occupata solo da lei, dalla sua goffa ed ingombrante presenza.
(Rivolgendosi all’amica con sempre più rabbia) E adesso mi riprendo ciò che mi
spetta ed anche con gli interessi!
MARGH. : (un po’ intimidita dall’irruenza dell’amica) E… da quanto tempo stai
meditando su questa vendetta?
LOLITA : Dallo stesso giorno in cui, a otto anni, ho varcato la porta di casa
con la mia valigetta in mano. Ho visto gli occhi di Humbert che mi osservavano
tristi, impotenti, mentre mia madre mi spingeva alle spalle per affrettare il
mio passo titubante. Ricordo che dentro di me pronunciai una frase come se fosse
una sentenza: “non essere triste, mio dolce e tenero Humbert! Questo piccolo
essere che tu ami e che ti viene sottratto, caccerà questa mediocre donnetta
dalla tua testa e prenderà per sempre il suo posto!”
MARGH. : Sei convinta che ci riuscirai sicuramente?
LOLITA : (guardando l’amica con una certa sufficienza) Ma cara Margherita,
(mostrando i fogli copiati dal romanzo di Humbert) io ho già la sua testa!... E,
a differenza di mia madre, non mi ha mai nemmeno sfiorata!
MARGH. : (maliziosamente) Ancora no… ma se continui col tuo atteggiamento… prima
o poi…
LOLITA : (Dando l’impressione di non ascoltare continua con fermezza il suo
ragionamento) Ora non mi resta che scalzare l’usurpatrice! (Buio.Musica.)
SCENA QUINTA
Musica del genere ballata anni ’70. Sul fondo Lolita che balla in penombra
seguendo il motivo. I suoi movimenti sono un misto tra danza dei sette veli, che
ricorda un po’ il personaggio di Salomè, e la danza moderna. Humbert, come
sempre, è seduto alla sua scrivania intento a scrivere. Questa volta però non
pronuncia ad alta voce le parole che scrive, ma sono riconoscibili alcune
battute del personaggio di Erode della “Salomè” di Wilde. Il ballo di Lolita è
evidentemente una sua immaginazione.
HUMBERT : “Salomè, Salomè, danza per me.Ti supplico di danzare per me. Questa
sera sono triste, è vero, sono assai triste questa sera. Dunque, danza per me.
Danza per me, Salomè, ti supplico! Se danzi per me potrai chiedermi tutto quanto
desideri e io te lo donerò. Sì, danza per me, Salomè, e io ti donerò tutto ciò
che mi chiederai, fosse anche metà del mio regno…”
Mentre Lolita continua a ballare sul fondo in penombra, noncurante delle parole
di Humbert, appare in scena Charlotte, rispetto a Lolita invece completamente
illuminata. Anche lei si muove seguendo la musica, ma con movimenti molto più
sensuali di Lolita, alquanto spinti, espliciti. Una forte provocazione
attraverso i movimenti danzati. E’ un’altra immaginazione di lui.
CHARL. : (con tono molto seducente, mentre continua a danzare, in una posizione
più vicina all’uomo rispetto a Lolita, che prosegue la sua danza più defilata)
Perché non scegli me, invece?... Danzerò per te senza pretendere nulla!
HUMBERT : (continuando a parlare con la sua immaginazione, come in un delirio)
Lo sai che non è la stessa cosa, Charlotte!
CHARL. : (irritata) Chiamami Erodiade, come hai chiamato lei Salomè!... Sei uno
scrittore, devi rispettare la verità dei personaggi! (Accentua ancora di più la
sensualità dei suoi movimenti, con un ritmo quasi frenetico.) Cos’ha che non va
la mia danza? Non la trovi abbastanza eccitante?... Cos’è che non funziona più
in me, eh Humbert? Il mio corpo non ti basta più?... La tua testa così libera da
tutti gli schemi e le regole, ha invece bisogno di carne fresca?... (Toccandosi
i seni) e questa cos’è? Carne da buttare?!... (mostrando le gambe) e queste?...
Non ti trovi più bene qui in mezzo? (Con tono sempre più aggressivo si batte la
fronte con una mano) e la mia testa?... Vuoi gettare via anche questa?!
LOLITA : (smette di ballare e si avvicina alla madre, interrompendola) Piantala,
mamma, sei patetica!
CHARL. : (smettendo a sua volta di ballare, con spavalderia) Taci tu. Non sei un
personaggio del nuovo romanzo di Humbert, come me. Quindi non puoi intervenire.
LOLITA : (altrettanto spavalda) E invece ci sono anch’io!... (Con malizia) E’
vero Humbert?
HUMBERT : (molto a disagio) Veramente… non è previsto… ancora non ho deciso…
LOLITA : Ah no?... (Sempre più maliziosa) e quando scrivi: (ripetendo a memoria
le parole che lei ha letto segretamente nel romanzo dello scrittore.) “ Per me
Lo è come un profumo prezioso, la fragilità del contenitore di vetro è la sua
giovinezza, ma l’essenza del suo contenuto è forte, pregnante, costruita con la
meticolosità e il fascino dell’esperienza. Basterebbe coglierne una goccia per
inebriarmi…” (con sagace ironia) escludendo che “Lo” sia un articolo o un
pronome… a quale nome si potrebbe riferire?
CHARL. : (sconvolta) E’ vero Humbert?... Hai inserito anche lei tra i personaggi
del tuo nuovo libro?... Con queste parole?!... (Con tono molto aggressivo) E di
me? Del mio personaggio cosa dici?
HUMBERT : (avvilito) Un nuovo libro è un segreto. Un segreto per tutti, finché
non viene pubblicato.
CHARL. : (arrabbiata) Ma lei l’ha letto! Conosce le parole a memoria!
LOLITA : (saltellando come una bambina dispettosa, ripete una stessa frase come
un ritornello) Possiedo la sua testa! Possiedo la sua testa! Possiedo la sua
testa!!
HUMBERT : (trasognato) Possedere… possesso…
CHARL. : (istericamente) Ti prego, Humbert dille che non è vero!... Dille che
non hai scritto niente su di lei!
LOLITA : (sempre saltellando, cambia ritornello) Ho vinto! Ho vinto!... Ho la
sua testa! Ho la sua testa!
CHARL. : (con un impeto d’ira) Smettila, cretina!... La sua testa è mia! Solo
mia! (Si avvicina minacciosamente alla figlia stringendo i pugni.)
LOLITA : (accettando la sfida, si avvicina a sua volta minacciosa. Le due donne
sono quasi a contatto, si guardano fisse.)
HUMBERT : (urlando) Sparite! Sparite!... (Stringendosi la testa tra le mani) la
mia testa è mia!... E’ solo mia e basta!... Nessuno la può avere!
Capito?Nessuno!!
Le due donne bloccano la loro energia, come se fossero state spente da un
interruttore. Escono insieme lentamente di scena. Humbert rimane fermo, per
qualche istante, con la testa tra le mani. Entra inaspettatamente Helena. Si
avvicina con circospezione a lui.
HELENA : (titubante) Humbert…
HUMBERT : (sollevando di scatto la testa) E tu?
HELENA : No, non preoccuparti, io non ho alcuna pretesa sulla tua testa!...
Volevo… volevo solo chiederti un grande, un enorme favore, che per me serebbe
tanto, troppo importante!
HUMBERT : (sorpreso addirittura dalla sua immaginazione) Un favore da me?
HELENA : (con disagio) Noi ci conosciamo da tanto tempo, Humbert. Sì va bene, io
sono solo l’amica di Charlotte… e tu mi hai sempre accettato e rispettato per
questo… non possiamo proprio definirci due amici…
HUMBERT : (tagliando corto) E la richiesta?
HELENA : (un po’ intimorita dalla crudezza di lui) Ecco… appunto… non
rappresentando nulla di particolare per te… giustamente… e non essendo una donna
di particolare spessore, anzi diciamo che… sono piuttosto media, sì… non sono
mai stata per te… ripeto giustamente… non sono mai stata motivo d’ispirazione
per qualcuno dei tuoi personaggi…
HUMBERT : (sempre più sorpreso e nello stesso tempo deciso) E allora?
HELENA : (perdendo ogni ritegno si getta ai suoi piedi afferrandogli le mani.
Con tono disperato) Ti prego, Humbert, inserisci anche me nel tuo nuovo
romanzo!... Mi accontento di una semplice apparizione, un paio di frasi… quello
che vuoi tu! Fammi solo esistere , ti prego!... (Esaltata) Voglio anch’io
entrare nella letteratura, anche se per un attimo!
HUMBERT : (staccandosi dalla presa della donna si alza scocciato) E basta! Anche
tu nel mio romanzo?!... Ma cos’è un supermercato?!
HELENA : (alzandosi visibilmente sconvolta) Se scrivi anche di Charlotte e di
Lolita, non puoi ignorarmi! (Con aria misteriosa) tu… forse non te ne sei ancora
accorto, ma io sono “l’alter ego” di Charlotte!... Molte delle cose che lei
pensa e dice sono frutto delle nostre conversazioni… delle mie intuizioni…
spesso dei miei consigli…
HUMBERT : Scusa, non te la prendere, ma non ho notato nessun salto di qualità da
parte di Charlotte…
HELENA : (sempre misteriosamente) Perché non si applica come dovrebbe. (Con
malizia) Soprattutto a letto… capisci?
HUMBERT : Le fornisci anche questo tipo di consigli?
HELENA : (riavvicinandosi a lui con spudorata provocazione) Se inserisci il mio
personaggio nel tuo romanzo ti dò subito una dimostrazione delle mie capacità
amatorie… (lo spinge fino a farlo sedere di nuovo sulla sedia, poi gli si siede
a cavalcioni sulle ginocchia, sussurrandogli alcune parole all’orecchio.)
Conosco certi giochetti, che nemmeno la Charlotte dei tempi migliori ha mai
osato immaginare!... (Allontana la bocca dall’orecchio di lui e alza di nuovo la
voce.) E in quanto a Lolita… dovrebbe iscriversi ad un corso di educazione
sessuale per almeno tre anni!
HUMBERT : (guardandola con disprezzo, senza cedere minimamente alle lusinghe
della donna) A me invece basterebbe andare al bordello più vicino e con una
somma abbastanza contenuta potrei fare la stessa irrepetibile esperienza che
farei con te!
HELENA : (rialzandosi dalla ginocchia dell’uomo, offesa e umiliata, con tono
grave ma controllato) Sei un bastardo, Humbert. Hai il cuore di pietra. (Poi con
rabbia) entrare nelle tua testa, nei tuoi folli pensieri, è come addentrarsi in
una palude senza ritorno! (Allontanandosi) Meglio che mi tenga il mio anonimato
ed anche… sì… la mia mediocrità, che, se non altro, è autentica. (Fa per uscire,
ma si ferma davanti all’uscita per un’ultima frase.) E poi, i tuoi romanzi
nemmeno mi piacciono, troppo contorti! (Esce.) (Buio. Musica.)
SCENA SESTA
Lolita è seduta alla scrivania di Humbert. Sta scrivendo. Si sente fuori scena
la voce di Charlotte che chiama il suo uomo.
VOCE FUORI CAMPO DI CHARLOTTE : Humbert! Humbert! (Entra in scena e vede Lolita
seduta alla scrivania) Ah, sei tu?... E Humbert dov’è?
LOLITA : (continuando a scrivere) Non so… è uscito.
CHARL. : (un po’ sorpresa) Non… non ha detto dove andava?
LOLITA : (secca) No.
CHARL. : Perché non gliel’hai chiesto?
LOLITA : (scocciata interrompe la scrittura) Non chiedo mai alla gente dove va,
io!
CHARL. : (Fa per andare, irritata dall’atteggiamento della figlia, poi si
blocca, come colta da un pensiero improvviso) E tu? Che ci fai seduta alla
scrivania di Humbert?
LOLITA : (sempre con tono antipatico) Non vedi che sto scrivendo?!
CHARL. : Ma questa… è la sua scrivania… ci sono i suoi appunti… lui non gradisce
che qualcuno si avvicini alle sue carte, ne è geloso…
LOLITA :(sarcastica) Lui?
CHARL. : (fingendo ironia, ma tradendo nervosismo) Cosa speri?... Di trovare
qualche residuo del suo talento tra i granelli di polvere?
LOLITA : (ribattendo) Perché no?... Sono anni che tu cerchi di trovarlo tra le
pieghe delle lenzuola del letto…
CHARL. : (colpita) Hai un umorismo alquanto arrogante. Humbert ed io ci amiamo…
da sempre!... Non ho mai invidiato il suo talento! L’ho sempre ammirato e basta!
LOLITA : (alzandosi di scatto dalla sedia) E a che sarebbe servito
invidiarlo?... Come avresti potuto ottenere il suo talento?... bastava
impossessarsi del suo corpo, per entrare anche nella sua anima!... Il problema
era solo quello di averne l’esclusiva, no?
CHARL. : (scossa) Ma… Lolita, cosa dici?... Di cosa mi accusi?.... Tu stai
delirando!...
LOLITA : (dando l’impressione di non ascoltarla) Ma adesso che il tuo corpo non
è più quello di prima non riesci ad entrare nemmeno nella sua testa, vero mamma?
(sempre più incalzante) ti servirebbe un corpo nuovo, più giovane, più
attraente… (passandosi le mani sui seni e poi sui fianchi, fino giù alle gambe.)
Magari come il mio!
CHARL. : (incredula) Cosa dici, Lolita?... Tu stai farneticando…. cosa vuoi ,
eh?... Vorresti forse sostituirmi ner nostro letto?! Vorresti prendere il mio
posto?!... E’ così Lolita?... (Disperata) E’ così?!...
Squilla un cellulare. E’ quello di Charlotte, ma lei non risponde, tutta presa a
guardare fissa la figlia, che a sua volta la sta osservando con astio, senza
parlare. Il cellulare continua squillare. Allora Charlotte risponde, con un
gesto istintivo, ma con lo sguardo rivolto ancora alla figlia.
CHARL. : Pronto?... Chi?... L’ospedale?!... Sì, sì, sono io, ma cos’è
successo?... (Tace, ascoltando la voce che sta parlando. Il suo sguardo si fa
sempre più inquieto, quasi assente. Poi lentamente spegne il cellulare, con lo
sguardo fisso nel vuoto, rivolgendosi alla figlia in modo lapidario.) Humbert… è
stato investito da un’automobile mentre attraversava la strada… è all’ospedale…
grave!... (Buio. Musica.)
SCENA SETTIMA
Humbert seduto su di una poltrona. Sguardo immobile, corpo paralizzato. Non
sente, non vede, non parla. E’ privo di qualsiasi gesto vitale. Solo il cuore lo
tiene ancora in vita. Ha un bavaglino al collo, che serve per non sporcarsi,
mentre Charlotte , ad uno dei due fianchi della poltrona, lo sta imboccando con
un cucchiaio. Gli tiene l’altra mano appoggiata sulla testa. Lolita, all’altro
lato della poltrona, tiene anche lei una mano appoggiata sulla testa dell’uomo.
Praticamente il capo di Humbert è sorretto dalle mani delle due donne.
CHARL. : (prendendo con il cucchiaio il cibo dentro un piatto appoggiato sopra
un tavolino vicino, parla col tono gentile di una mamma che racconta una fiaba
al suo bambino) Domani, Humbert, ti porterò a fare una bella passeggiata tra i
boschi. C’è un posto che conosci anche tu, da dove si vedono anche le montagne e
dove il cielo è quasi sempre limpido. Ti ricordi?... Ci andavi spesso per
ispirarti e quasi sempre l’ispirazione arrivava. (Sorridendo) Spesso, quando
eravamo più giovani, ci portavi anche me. Ed io me ne stavo lì, seduta in terra,
in silenzio, a prendere il sole e ad osservarti. Mi accorgevo subito quando ti
arrivava l’idea giusta, perché il tuo volto s’illuminava e la tua penna
cominciava a scorrere come un torrente in piena e in pochi attimi riempivi un
foglio di parole. Ah, per me era uno spettacolo guardarti e il cuore mi si
gonfiava di gioia!... Una nuova creatura stava nascendo ed io ero la prima ad
accorgermene!…
LOLITA : (completamente estranea alle parole della madre, anche lei con una mano
appoggiata sul capo di Humbert, ripete come un’ossessione, alcune parole del
monologo della Salomè di Wilde) “Perché i tuoi occhi sono chiusi, Giovanni?...
Apri gli occhi! Solleva le palpebre, Giovanni!... Perchè non mi guardi? Hai
paura di me, Giovanni, che non vuoi guardarmi?... Ho fame del tuoi corpo e né il
vino né la frutta possono saziare il mio desiderio. Che farò adesso, Giovanni?
Né i fiumi né gli oceani potranno spegnere la mia passione… (Pausa.) So bene che
mi avresti amata e il mistero dell’amore è più grande del mistero della morte.
Non bisogna guardare che l’amore.
(Buio.Musica.)
FINE