RIFLESSIONI

Atto unico di

Roberto Gialdi





PERSONAGGI

Mireia
Claribel



La scena è dominata da uno specchio ad altezza d'uomo, rivolto verso il pubblico. Sulla parte sinistra della scena è sistemata una sedia, anche questa rivolta verso il pubblico.


Mireia entra in scena: è scalza ed indossa soltanto il reggiseno ed un tanga amaranto. Si ferma davanti allo specchio, si osserva attentamente, cambia posizione e poi – sistemandosi il reggiseno – annuisce con soddisfazione. Esce. Da dietro le quinte canticchia qualcosa. Rientra: è ancora scalza, ma ora indossa una camicetta. Di nuovo si ferma davanti allo specchio e di nuovo si osserva attentamente, cambiando posizione. Poi, in silenzio, esce nuovamente.

MIREIA (fuori scena) - Pronto, radiotaxi? Sì… Avrei bisogno di un taxi per l'aeroporto… Capità Arenas, 52… Fra venticinque minuti… Va bene, sì… Mi faccio trovare in strada… Sì, perfetto… Grazie mille… Buona sera.
Mireia rientra in scena. Ora indossa anche una minigonna ed un paio di stivali. A tracolla porta una piccola borsa, in finta pelle rossa. Per la terza volta si ferma davanti allo specchio ad osservarsi. Si sistema la camicetta, la gonna, la cinghia della piccola borsa, poi va a sedersi sulla sedia, rimanendovi immobile e in silenzio per alcuni secondi. Entra in scena anche Claribel. Indossa un largo maglione, un vissuto paio di jeans e scarpe di tela di colore rosso.
CLARIBEL - Ah, eccoti…
MIREIA - Sì, sono qui.
CLARIBEL - Che cosa stai facendo?
MIREIA - Niente, aspetto.
CLARIBEL - E che cosa?
MIREIA - Un taxi.
CLARIBEL - Per andare dove?
MIREIA - All'aeroporto: parto.
CLARIBEL - Senza bagaglio?
MIREIA - Ho tutto l'essenziale…
CLARIBEL - Eh, già, come "Il piccolo principe": l'essenziale è invisibile agli occhi.
Mireia, senza dire nulla, apre la piccola borsa, ne estrae il portafoglio ed una chiavetta USB per il computer e li mostra a Claribel.
CLARIBEL - Il portafoglio e una chiavetta USB: è tutto lì, il tuo bagaglio?
MIREIA - Te l'ho detto: ho tutto l'essenziale, qui c'è tutta la mia vita. No, meglio: qui c'è tutto quello che voglio conservare della mia vita.
CLARIBEL - Mireia, devo torturarti per farti parlare?
MIREIA - È finita, Claribel, mollo tutto.
CLARIBEL - Parti per lui?
MIREIA - Parto per me: cosa resto a fare qui? Mi sono impegnata tanto, ho fatto mille sacrifici… Per cosa? Per fare la commessa alla "Casa del baccalá"?
CLARIBEL - Beh, francamente mi sembra un po' eccessivo ridurre tutto così.
MIREIA - Guarda che nemmeno a te va molto meglio: volevi fare giornalismo d'inchiesta, sei finita a scrivere slogan in un'agenzia pubblicitaria di terz'ordine.
CLARIBEL - Un lavoro si può sempre cambiare…
MIREIA - Ma per favore, dai! Conosci qualcuno che voleva cambiare lavoro e c'è riuscito? Un lavoro si cambia solo quando gli eventi ti costringono a farlo.
CLARIBEL - Mireia, ti ho mai detto che una volta, in un museo, ho visto uno specchio come questo? (Indica lo specchio in mezzo alla scena.) L'artista vi aveva dipinto sopra un cappio, in modo che, mettendosi davanti allo specchio, ci si poteva impiccare virtualmente. Dovresti farlo anche tu…
MIREIA - Ormai non serve più: parto.
CLARIBEL - E Francesc?
MIREIA - È un idiota. È inservibile anche come sex-toy.
CLARIBEL (andando a sedersi per terra, vicino a Mireia) - Se ti può consolare, l'amante migliore che ho avuto è stato Fernando…
MIREIA (stupita) - Fernando? Ma è gay!
CLARIBEL - Eravamo colleghi di lavoro in fabbrica: io facevo i turni per pagarmi l'università, lui faceva il doppio lavoro per mettere insieme i soldi necessari a pagarsi un corso di fotografia a Londra. Lui stava con un ragazzo che in realtà non l'amava, mentre io non avevo tempo per una storia seria: diventammo molto amici, ci confidavamo tutto.
MIREIA - Questo lo sapevo già.
CLARIBEL - Cosa vuoi che ti dica? Una sera, anche per colpa di qualche bicchiere di troppo, è successo. Tutto qui.
MIREIA (sempre più incuriosita) - Eh, no, mia cara, troppo comodo: non ti puoi fermare sul più bello! Vai avanti…
CLARIBEL - Eravamo a casa mia, era estate, faceva molto caldo ed eravamo vestiti il minimo indispensabile. Il cava fresco fece il resto. Iniziò leccandomi il seno: sembrava lo sapesse che quella è la parte più sensibile del mio corpo. Andò avanti a leccarmi le areole e i capezzoli per un tempo infinito: a poco a poco io perdevo la capacità di connettere e lui continuava a leccare e a succhiare. Poi, all'improvviso, si fermò. Mi fece sistemare con le gambe giù dal letto e si inginocchiò per terra, tra i miei piedi, come se volesse mettersi in adorazione. Mi dava i brividi, la sua lingua che risaliva le mie cosce fino all'inguine… Quando smise di leccare, mi aprì con le dita l'abricot-fendu: lo sentivo accarezzarmi delicatamente, tra le pieghe, dal basso verso l'alto, fino al bottoncino, e poi nel senso inverso. Avevo l'impressione di galleggiare nell'aria, non sentivo più il letto sotto di me: sorridevo… Andò avanti parecchio, tanto che pensavo volesse limitarsi a darmi piacere così, invece avvicinò la bocca e posò la lingua proprio lassù, andando a cercare ancora il bottoncino. Usava ora la punta, ora la parte piatta della lingua, alternava movimenti circolari e rettilinei, ritmi accelerati e lentissimi. Era come un concerto jazz, hai presente? Mi fece impazzire: un paio di volte gli rifilai un cazzotto in bocca con l'osso pubico! (Sorride.)
MIREIA - Dio, Claribel! Sembra uno di quei brutti raccontini erotici, tristi e squallidi che si trovano su internet. L'abricot-fendu… ma chi sei diventata, l'Henry Miller dei poveri?
CLARIBEL - Scusa tanto se la mia prosa ti ha delusa: cercavo soltanto di riferirti i fatti di quella sera e di trasmetterti le mie emozioni di quei momenti. Non sono una brava scrittrice, in fondo l'hai detto anche tu: scrivo slogan in un'agenzia pubblicitaria di terz'ordine.
MIREIA - Mah… Comunque non so che dirti. Non mi sembra che Fernando fece poi niente di così speciale.
CLARIBEL - Non è "cosa", ma "come". Credo che a fare la differenza fosse la sua sensibilità femminile.
MIREIA - O il cava! (Ridono.)
CLARIBEL - No, senza scherzi, Fernando è una persona meravigliosa, estremamente sensibile e buona.
MIREIA - Sì, hai ragione. A proposito: ma che fine ha fatto? È parecchio che non lo vedo.
CLARIBEL - È andato a Londra.
MIREIA - Ah, già: il corso di fotografia… Claribel, ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrate?
CLARIBEL - Sì, certo: era ad una manifestazione contro il razzismo. Distribuivi dei volantini: li tenevi in una borsa a tracolla come quella che hai oggi.
MIREIA - Tu, invece, scattavi fotografie perché volevi documentare l'evento, come per un reportage. Portavi un paio di scarpe di tela di colore rosso, come quelle che indossi oggi.
CLARIBEL - Sono passati cinque anni.
MIREIA - O cinque secoli. Sembra che di come eravamo siano rimaste soltanto una borsa a tracolla e due scarpe di tela. Che cosa è successo, Claribel?
CLARIBEL - Probabilmente non lo sapremo mai: qualunque cosa sia stata, è successa. E basta.
MIREIA - Quando ero una ragazzina, sognavo di diventare una grande chef: andare a Parigi, studiare all'École supérieure de cuisine française. Una chef donna diplomata a Parigi… Ma ci pensi? Però, se poi ti innamori della quínua, all'École supérieure non ti fanno nemmeno pulire i fornelli!
CLARIBEL (con tono interrogativo) - La quínua…
MIREIA - La quínua è un alimento vegetale, giornalista ignorante. (Ridono.) Era il cibo fondamentale delle popolazioni andine, ma, quando arrivarono, i conquistadores spagnoli portarono il frumento. Da una parte c'erano i conquistadores, che imponevano con la forza la cultura europea, il cattolicesimo ed il frumento; dall'altra parte c'erano le popolazioni indigene, che difendevano la loro cultura tradizionale, la loro religione e la quínua. Tutti si riempiono la bocca con frasi del tipo "il cibo è cultura", però poi si indignano quando qualcuno favorisce le contaminazioni tra queste culture. Ti faccio un esempio: con la quínua si possono preparare delle insalate deliziose, ma i ristoranti continuano ad utilizzare il riso, invece di proporre piatti alternativi e simbolici. Vedi, con il cibo si può fare tanto, non soltanto mangiare! Il cibo è uno strumento potentissimo, ma noi sembriamo ignorarlo. La ricerca del cibo può causare guerre sanguinose tra i popoli, però la preparazione del cibo è un'attività che ci accomuna tutti. Prova a pensarci: si combatte ciò di cui si ha paura e si ha paura di ciò che non si conosce. Che cosa voglio dire? Conoscere cosa mangiano gli altri aiuta a conoscere gli altri e a smettere di averne paura. Io sarò anche un'utopista, ma il cibo può davvero aiutare la pace e l'amicizia tra i popoli, non credi?
CLARIBEL - Me la dai la ricetta?
MIREIA - Quale ricetta?
CLARIBEL - L'insalata di quínua.
MIREIA - Non ti interessa nulla, vero? I miei discorsi ti annoiano…
CLARIBEL - L'hai detto tu stessa: è un'utopia.
Claribel si alza e si dirige verso lo specchio.
MIREIA (con lo sguardo fisso verso il pubblico, mentre Claribel si guarda allo specchio) - La fai tostare in una padella con un filo d'olio d'oliva: continua sempre a mescolare, altrimenti si attacca. Quando si è tostata, la metti in una casseruola con dell'acqua, rispettando queste proporzioni: due parti di acqua ed una di quínua. Aggiungi un pizzico di sale, copri con un coperchio e fai cuocere a fuoco lento per circa un quarto d'ora. A cottura ultimata la scoli, la metti in un piatto, separi i grani con una forchetta e la lasci raffreddare. Poi la condisci come si fa col riso.
CLARIBEL - Sicura che è commestibile?
MIREIA - Se non ti fidi, puoi continuare ad usare il riso anche tu…
Mireia si alza e si porta dietro lo specchio. A quel punto Claribel si fionda sulla sedia e vi si accomoda.
CLARIBEL - Quando sarai partita, potrò prendere questa sedia?
MIREIA (da dietro lo specchio) - Potrai prenderti tutto quanto.
CLARIBEL - Anche lo specchio?
MIREIA - Ho detto tutto quanto.
CLARIBEL - Anche Francesc?
MIREIA - Tutto quanto.
Mireia esce da dietro lo specchio portando una sedia e la va a sistemare di fianco a quella su cui è ora seduta Claribel, poi anche lei si siede.
CLARIBEL (senza guardare Mireia) - Mi vergogno.
MIREIA (senza guardare Claribel) - Non hai niente di cui vergognarti.
CLARIBEL - Sì, invece: ho tradito la nostra amicizia.
MIREIA - Spiegati meglio.
CLARIBEL - Sono stata a letto con Francesc.
MIREIA - Non sei l'unica…
CLARIBEL - Però è il tuo fidanzato.
MIREIA - Sono parole impegnative.
CLARIBEL (prende un foglio che aveva in tasca, lo apre e inizia a leggere) - Dal dizionario della Real Academia. "Fidanzato: persona che è destinata a sposarsi; persona che mantiene relazioni amorose con fini matrimoniali; persona che mantiene una relazione amorosa con un'altra senza intenzione di sposarsi e senza convivere con essa".
MIREIA - Appunto, vedi? Nulla può far dire che Francesc è il mio fidanzato: usciamo insieme e ogni tanto andiamo a letto insieme. Con lui ho un rapporto… diciamo… utilitaristico. Sì, utilitaristico: al momento, non ho niente di meglio.
CLARIBEL - Anch'io, al momento, non ho niente di meglio…
MIREIA - Nemmeno lui ha qualcosa di meglio.
CLARIBEL - Siamo tutti così soli?
MIREIA - Così sembra…
Claribel e Mireia si guardano negli occhi, si sorridono, annuiscono con la testa, poi si alzano, si prendono per mano e danzano sulle note di una musica immaginaria. Quando arrivano davanti allo specchio, si fermano ad osservare le proprie figure riflesse.
CLARIBEL - Tu sei quella a destra o quella a sinistra?
MIREIA - Quella che ti somiglia. Come vedi, davanti ad uno specchio puoi arrivare a perdere tutta te stessa.
Lentamente, tornano a sedersi sulle sedie.
CLARIBEL - Si perdono anche i sogni. Una volta pensavo che i sogni infranti sarebbero diventati come dei vecchi amici, di quelli che non senti per tanto tempo, ma che poi all'improvviso tornano a farti visita, con un po' di malinconia. Mi sbagliavo: i sogni infranti si vendicano della nostra inettitudine e diventano incubi.
MIREIA - Questo accade perché noi ci specchiamo sempre nei nostri fallimenti.
CLARIBEL - Già… È strano il destino dei sogni: muoiono quando li realizziamo e diventano i nostri aguzzini quando invece manchiamo l'obiettivo.
MIREIA - L'unica possibilità che rimane è fuggire via, più lontano possibile.
CLARIBEL - Per andare dove? Esiste forse un rifugio ai sogni infranti? Dove stai fuggendo, Mireia? Ovunque andrai sarai sempre insoddisfatta, come lo sei adesso qui: ciò che è stato, è stato; ciò che non è stato in passato, è improbabile che lo sarà in futuro. Alcune cose vanno secondo i nostri piani, altre no: la vita è fatta così…
MIREIA - Quindi, secondo te, dobbiamo rassegnarci ad essere tormentati dai nostri sogni infranti.
CLARIBEL - Non si tratta di rassegnarsi, ma di essere realisti: un sogno infranto non scomparirà mai dalla tua vita. Anche se cerchi di dimenticarlo, prima o poi tornerà a farsi vivo e, quando lo farà, non sarà per nulla piacevole: si insinuerà come un tarlo nella tua mente e ti perseguiterà. Ed ogni volta che ti guarderai allo specchio, vedrai l'immagine del tuo fallimento. Ma non ci potrai fare assolutamente nulla. La tua unica salvezza sarà trovare nuovi sogni da realizzare.
MIREIA (annuendo con la testa) - Però si può dire la stessa cosa anche quando il sogno viene realizzato: devi trovarne subito un altro, altrimenti finisci anche tu insieme al tuo sogno.
CLARIBEL - Non per tutti è così: alcuni realizzano il loro sogno e vivono felici fino all'ultimo giorno. Ma per noi due, Mireia, è diverso: noi saremo sempre insoddisfatte, perché abbiamo continuamente bisogno di un motivo per vivere guardando avanti, alle pagine che sono ancora da scrivere: quelle già scritte, per quanto possano essere belle ed intense, appartengono al passato e noi, invece, viviamo nel presente verso il futuro.
MIREIA - Francesc voleva aprire una libreria: adesso che c'è riuscito, non sogna più…
CLARIBEL - Ma questo non fa di lui un idiota.
MIREIA - No di certo! Chi ha mai detto che è un idiota?
CLARIBEL - Tu, una decina di minuti fa. E hai pure aggiunto che è inservibile anche come sex-toy.
MIREIA - Beh, su questo c'è poco da aggiungere…
CLARIBEL - Ma dai… Io l'ho trovato molto normale.
MIREIA - Sì, però con la dotazione che si ritrova…
CLARIBEL - Basta, Mireia!
MIREIA (allarga le braccia e sgrana gli occhi con aria stupita) - Che cosa c'è?
CLARIBEL - Sei ancora decisa a partire?
MIREIA (alzando le spalle) - Le chiacchiere servono a poco…
CLARIBEL - Ne hai sempre fatte tante, tu, di chiacchiere.
MIREIA - Solo per riempire il tempo.
CLARIBEL - Tu non parli mai tanto per farlo.
MIREIA - Forse è vero, ma di certo parlo troppo. E anche in modo avventato.
CLARIBEL - Diciamo che la diplomazia non è esattamente la tua dote migliore.
Mireia si alza, si porta davanti allo specchio e si osserva attentamente, cambiando più volte posizione.
MIREIA - Ti piacerebbe avere un figlio?
CLARIBEL - E questo che c'entra?
MIREIA - È una domanda.
CLARIBEL - Una domanda…
MIREIA - Una domanda, in genere, aspetta una risposta.
CLARIBEL - No, non mi piacerebbe avere un figlio. Contenta?
MIREIA - Perché?
CLARIBEL - I pubblicitari sono pessimi genitori.
MIREIA (ride) - E questa da dove l'hai presa?
CLARIBEL - I bambini sono d'impaccio quando sei giovane, poi tu invecchi e non è più tempo. No, grazie: niente figli!
MIREIA - Sei egoista…
CLARIBEL - E tu? Vorresti diventare madre?
MIREIA - Io sì, senza alcun dubbio.
CLARIBEL - E perché?
MIREIA - Per non morire in solitutdine.
CLARIBEL - Sei egoista…
MIREIA - Hai ragione…
CLARIBEL - No, non ho ragione. Ma nemmeno tu ce l'hai.
MIREIA - Siamo persone molto complicate, tu ed io.
CLARIBEL - Complesse, direi: complicato è qualcosa difficile da capire, complesso è qualcosa che presenta diverse chiavi di lettura.
MIREIA - Lo dice il dizionario della Real Academia?
CLARIBEL - No: lo dice Claribel Planas, copywriter di serie C.
Claribel si alza e raggiunge Mireia davanti allo specchio.
MIREIA - Il mio taxi sarà qui a momenti…
CLARIBEL - Allora te ne vai proprio…
MIREIA (annuendo con la testa) - Sì.
CLARIBEL - Senza ripensamenti?
MIREIA (scuotendo la testa) - No.
Claribel e Mireia si abbracciano.
CLARIBEL - Allora fatti viva, ogni tanto, OK?
MIREIA - Contaci! Anche tu, però, non scomparire.
CLARIBEL - E dove vuoi che vada? (Sorride.) Va bene, allora, ti lascio sola… (Si guarda allo specchio, poi si volta e si avvia ad uscire di scena. Prima di uscire, dà un ultimo sguardo a Mireia e la saluta con un cenno della mano.)
MIREIA - Adios, mi hermana…
CLARIBEL - Adios… (Esce.)
Mireia si ferma a guardarsi davanti allo specchio per alcuni secondi, si sistema la camicetta, la gonna, la piccola borsa, poi esce di scena.
MIREIA (fuori scena) - Pronto, buona sera… Avevo prenotato una camera, ma vorrei annullare la prenotazione… Sì, certo, non c'è alcun problema… Güell, Mireia Güell… Sì, come il parco…

SIPARIO