Promaus La casa del dolore
di
Aquilino
Tre atti. Per tre attori.
Personaggi:
A: Pi, Mengle, Greta.
B: Prom, Dio, Crudelia.
C: Prometeo, Fuoco, Aquila.
A UNO
MENGLE Sono arrivate le scatole? Greta, mi senti? Sono le otto, dovrebbe essere
qui. Greta, Greta! In un giorno come questo non è tollerabile un ritardo.
L’eccitazione si mescola all’irritazione, mi si gonfiano le vene, le mani
tremano, il respiro si arroventa, esplodo. Greta!
GRETA Nemmeno con un incendio faresti tanto strepito.
MENGLE Dove t’eri cacciata? Che altro avevi di tanto importante da fare?
GRETA Mancano tre minuti alle otto. Sono in anticipo. Io non faccio ritardi. Se
hai problemi psiconevrotici, posso solo accudirti. Mancano ancora due minuti. Il
tempo s’incurva armonico. Lo senti? Una vibrazione di libellula a riposo. Ti sto
preparando il caffè, come sempre. Ligia al dovere, come sempre. Non prendertela
con me, ma con il tuo egotismo.
MENGLE Il caffè! In un giorno come questo! Sei sempre così… terricola, Greta.
Non importa. A ognuno il proprio ruolo. Ordine, nell’universo, ordine! Te lo
domando per la seconda volta. Sono arrivate le scatole?
GRETA Sì.
MENGLE Quante ne hai contate?
GRETA Tre piccole, due medie e uno scatolone.
MENGLE Tre piccole, due medie e uno scatolone. Lo scatolone ha i fori? È stato
posato nel verso giusto? Quanto è grande?
GRETA Da contenere un bambino. Ritto come una stele. Il sarcofago e l’idolo. Con
dodici fori su ogni faccia. Bevi il caffè.
MENGLE Lui sta bene?
GRETA Gliel’ho domandato e lui…
MENGLE Gli hai parlato? Prima di me?
GRETA Sono la madre. Il primo sguardo è per la madre. La prima carezza, la prima
parola sono per la madre. Sei geloso?
MENGLE Non sono geloso, ma…
GRETA Gli ho parlato di te. Gli ho detto che sei ansioso di conoscerlo.
MENGLE Ansioso? Non esageriamo.
GRETA Dopo tanta solitudine, scoprirsi atteso e circondato di premure lo
rincuora.
MENGLE Procediamo.
GRETA Tutto pronto. Calzoncini, pagliericcio, brocca dell’acqua, pitale… Devo
dargli anche un piatto?
MENGLE Un cucchiaio per la zuppa. Lui mangia nella pentola.
GRETA Mi pare che ci sia tutto.
MENGLE E le scatole?
GRETA Là, con le altre.
MENGLE No, no, no. Mai mescolare il nuovo con il vecchio. Servono confini
nitidi, altrimenti come misuro i progressi? Vecchie da una parte, nuove
dall’altra. Aiutami a spostarle.
GRETA Bel modo di cominciare la giornata. Vecchie da una parte, nuove
dall’altra. Per fortuna le vecchie sono molte di più. Basta togliere di mezzo
queste, per fare una divisione netta. Io le disporrei in cerchio.. Vecchio nuovo
vecchio nuovo… Un ciclo. Il bambino al centro. Si sente più protetto. Un utero
di scatole. Una giostra. Un infinito. Un viaggio in cui arrivi quando parti e
parti solo all’arrivo. Ma io non ho voce in capitolo. Il genio sei tu, dottor
Mengle. Meglio che stia zitta, vero?
A DUE
MENGLE Ti chiami Pi.
PI Breve e squillante. Se uno mi chiama, lo capisco subito. Chiamami.
MENGLE Pi.
PI Eccomi.
MENGLE Obbedienza pronta.
PI Sissignore.
MENGLE Puoi chiamarmi padre.
PI Sì, padre.
MENGLE E lei è tua madre.
PI Madre.
GRETA Sono felice che tu sia mio figlio. Fatti dare una carezza, figlio. E un
bacio in fronte. Porta fortuna, il bacio in fronte.
PI Anch’io sono contento. Starò con voi per sempre.
MENGLE Piano, piano. Sei appena nato. Un fragile germoglio che la potenza della
natura può stroncare.
GRETA Ma noi ti proteggiamo.
MENGLE Da’ un pugno alla mia mano.
PI Non voglio colpirti.
MENGLE Sono io a chiedertelo. Più forte che puoi.
GRETA Fallo, Pi. Tuo padre sa quello che fa.
MENGLE Capisci, ora? Non sei riuscito a spingerla indietro. Sei debole.
GRETA Ma noi ti nutriamo e ti irrobustiamo con una dieta appropriata e un sano
esercizio fisico.
MENGLE Sei appena nato e non sai niente del mondo. Ti insegniamo non solo a
conoscerlo, ma a dominarlo. Per il momento, il tuo compito è obbedire.
PI Penso di riuscirci.
MENGLE Devi volerlo intensamente. Fino a sudare e a rabbrividire, ad avere
incubi e a gridare di rabbia e frustrazione, fino a vomitare fuori la paura,
fino a odiare tutto e fino a disprezzare te stesso perché vuoi arrenderti e
mettere fine al tormento. Prima di dominare il mondo devi dominare le tue
debolezze. Fino a sputare sangue, fino a sputarti addosso, fino a sputare fuori
la ribellione e a calpestarla sotto i piedi, perché devi obbedire sempre e
comunque.
PI Lo voglio. Con tutto il mio cuore. Con ogni muscolo del mio corpo.
MENGLE Senza titubanze?
PI Nessuna esitazione.
MENGLE Alla lettera? Tu sei l’argilla, io il vasaio.
PI Qualunque cosa.
MENGLE È una strada di dolore. Cammini sulle spine e sulle pietre. Serpi e ratti
ti mordono.
PI Mi sento forte e motivato. Non voglio deludervi.
GRETA Quanto dolore sui tuoi passi! Non piango. Mi commuovo, ma devo mostrarmi
forte. Per esserti d’esempio.
PI Non m’importa di soffrire, se voi siete con me.
MENGLE Sempre.
GRETA Asciugherò le tue lacrime. Ogni tua ferita di sangue sarà la mia ferita
segreta. Lasciati accarezzare la mano. Che pelle liscia! Sei la nostra
perfezione.
PI Dove trovare un figlio tanto fortunato?
MENGLE Noi non parliamo di fortuna o fatalità. Tutto è scientifico. Noi
governiamo anche il tempo, scandito dalla nostra determinazione.
GRETA Questo tempo singhiozzante si volge indietro per sospirare e poi arranca
angosciato per come è stato abusato. Non può fermarsi. Mai. La devastazione del
suo ritmo è un assillo che lo fa curvare fino a leccarsi le ferite sulla nuca.
Si rimescolano passato e futuro e il presente è uno stupore sgomento. Potesse
indugiare sullo scandalo e usare i giorni come dita tese ad accusare! Ma lui va,
scivola in avanti, inciampa e prosegue, impotente. Non sta a lui raccontare e
insegnare. Spetta a chi lo consuma con tanta pervicacia. E tu, Pi… tu… altro non
posso dire che questo, tu… affidati a tuo padre a occhi chiusi.
MENGLE Greta. Greta. Greta che eccede nelle parole. Sei madre, sei donna. Greta,
guardami negli occhi e china la testa. Possiamo aprire le altre scatole, per
favore? Dobbiamo sistemare gli strumenti. Ora che abbiamo Pi, è nostro dovere
non perderci in chiacchiere.
GRETA Ho qui la distinta. Te la leggo, così mi dici se manca qualcosa. Bastone
per annodamento e strappo dei capelli, candele, carbone, carrucola, cavalletto a
cuneo detto cavallo spagnolo, cavaocchi, cicogna di storpiatura, cintura
aculeata di sant’Erasmo, corde, cremagliera per strappare arti e spaccare ossa,
culla di giuda o cuneo rettale, disco di Norimberga, elettrodi, flagelli,
forchetta degli eretici, forno, fruste, gabbia, garrota, gatta da scorticamento,
gogna, imbuti, insetti e animaletti, maschera di ferro, mordacchia, pera orale,
pera rettale, pera vaginale, pesi, piffero del baccanaro, pinze varie, pinze per
la lingua, pressa, ragno spagnolo scorticatore, ruota, sapone, schiacciamani e
schiacciadita, sedia rovente con aculei detta inquisitoria, sega, spaccaginocchi,
spaccatesta, stivaletto spagnolo, strappaseni, straziatoio, tenaglie, topi, toro
di Falaride, turcas strappaunghie, vergine di Norimberga, zampa di gatto.
PI Che nomi strani. Di che cosa si tratta? Viene da loro questo odore pungente?
È un odore forte, ha un muso distorto e il ghigno crudele. Aria, non è possibile
avere più aria?
MENGLE Questo è un luogo chiuso.
PI Un luogo chiuso, va bene. Ma che cosa sono quelle cose?
MENGLE Sono gli strumenti per la tua educazione.
PI Posso aprire io le scatole?
GRETA Non è presto? Sei ancora tanto… innocente. Lascia che ti faccia un’altra
carezza. Poi non so… questa pelle non avrà più lo smalto di un raggio di luna.
MENGLE Greta, Greta, Greta. Lascialo fare. Uno sguardo sul suo futuro è più che
opportuno. Direi necessario e doveroso. Fallo, Pi. Aprile. Osserva, tocca. Ti
forma il carattere.
PI Non volete dirmi a che cosa servono questi oggetti?
MENGLE A provocare dolore.
GRETA Oh, il mio piccino!
A TRE
MENGLE Tra noi e la divinità c’è il dolore. Esso fa la differenza fra il
controllo della realtà e il caos in cui le norme adottate per assicurare ordine
e armonia vengono infrante. Alla sorgente dell’energia che allontana l’uomo
dall’animale e lo spinge verso un’immagine cosmica c’è il dolore. Il pensiero
nasce dal dolore, come la società. Perfino l’amore nasce dal dolore. Un dolore
che si rinnova, sfuggendo alla logica che pure ha creato. Che conduce alla
divinità negandone l’esistenza e trascinandola giù nel dolore che l’ha creata.
Il dolore è fuga dalla trappola della vita, ma a ciò che crea non dà libertà, e
tutto pretende per sé.
Che senso ha intraprendere il viaggio del dolore? Non ha senso, ma è l’unica via
che non porti a luoghi sterili. Essa parte diritta e poi curva su sé stessa per
tornare all’origine, con un itinerario vario e sorprendente. Una parusia cieca e
muta è l’ombra del viaggiatore tormentato. Le rivelazioni si susseguono informi
e indecifrabili. Invece di dissuadere esse spingono a proseguire, perché ciò che
non è qui potrebbe trovarsi poco più avanti. Il paesaggio è mutevole e il dolore
lo arricchisce di nuove forme di vita. L’uomo che cammina nel dolore non è un
pellegrino, non c’è un tempio ad attenderlo. Non c’è nemmeno un dio. Egli
sceglie di avanzare passo dopo passo, ogni passo uno spasimo, perché se si ferma
si ritrova la morte al fianco. La sospira, riposo senza fine, ma sa che prima
della morte biologica sarebbe avvolto dall’ombra della morte in vita. Quest’uomo
che ha scelto il dolore non sa vivere al di fuori della vita, ospite della
liturgia altrui. Egli si tuffa nella vita come in un mare in tempesta e cerca
con lo sguardo terrorizzato isole di pace. Per lui, tuttavia, ci sono approdi
brevi. L’onda se lo ripiglia e lo riporta sopra l’abisso. Le sue carni sono
violentate, il suo spirito annaspa nel dubbio, ma le sue braccia spezzano
l’acqua. Nuota sopra i mostri, sotto il cielo che ora lo brucia ora lo annega.
Da un’isola all’altra, scorge all’orizzonte una luce che lo attira come la
fiamma nella quale s’incenerisce la falena. Egli va, senza sosta, e ciò che lo
fa grande è il dolore immenso e solitario. Da esso distilla un’acqua che non
disseta, ma che lo tiene vivo. Dolore, Pi. Dolore! Questo è il dolore. Ti colma
come se tu fossi un involucro a lui destinato. Ci annaspi dentro, senza modo di
uscirne. Dolore, Pi, dolore! Non hai più voce, e se ti è rimasto qualche gemito…
nessuno lo ascolta. Rotei lo sguardo allucinato e che cosa vedi? L’indifferenza
del mondo. Dolore, Pi, ecco il dolore! Bevilo fino all’ultima goccia, e l’arsura
ti scaverà cicatrici nel cuore. Dolore, Pi! Giù, in ginocchio, a testa bassa,
tremante naufrago balbettante.
PI Madre, che cosa mi avete fatto?
GRETA Non hai ascoltato il papà, piccolo mio? Sei nato, il tuo viaggio è
cominciato. So che fa male. Non piangere, ti prego. Farai piangere anche me.
Tutto questo è necessario. Mi strazi, figlio. Mi conficchi spade nel cuore.
Avviene in un tempo piegato a questo scopo: che la vita sia dolore. Ci si
abitua, un poco. Ma non troppo. L’assuefazione è ottundimento, e noi ti vogliamo
presente e desto agli artigli del mondo. Piangi, piccolino mio, ma non
deluderci, non arrenderti.
PI È necessario? Mi abituo, dici? Ma non devo abituarmi troppo, così dici?
Guarda, non riesco a stare in piedi. Non muovo le gambe, ho le ossa rotte. I
piedi bruciati. Tutto un tremito. Sento il cuore galoppare sul nulla e tremare
di freddo. I singhiozzi mi bucano la gola, il sangue bolle. A questo devo
abituarmi? Ogni pensiero un chiodo nella testa. Ogni respiro una brace nei
polmoni. Come posso abituarmi a questo? Il padre mi ha strappato l’unghia.
Vorrei che mi amputasse il dito, il dolore è un grido inudibile. E anche il
braccio deve strapparmi, e tutto me stesso, così da scomparire nel vuoto di me,
e non soffrire più. Questo devo abituarmi a sopportare? Ma non troppo, vero? Lo
farò, lo farò, madre, lo farò per voi.
GRETA Da’ tempo al tempo, piccino. Le ossa si aggiustano. Lascia che ti spalmi
questo unguento sulle piaghe. Non ti senti sciolto come neve al sole? Confuso
nei pensieri? Non provi disperazione e paura? Sono i primi sintomi, va bene
così. Sappi che non c’è fine nemmeno al mio tormento. Siamo solitudini
torturate.
PI Va bene così, dici? Ma così per quanto? Guarite le ossa e le bruciature, è
tutto finito? Posso andarmene via, lontano da qui? Ma dove, senza di voi? Che
cos’è il mondo, madre? Esiste fuori di qui qualcosa che non sia dolore? È quello
il mondo, madre? Posso andarci? Non dire niente. Temo la tua risposta.
GRETA Pi, figlio mio. Non dire queste cose. Non dire che ci vuoi lasciare. Un
legame indissolubile ti lega a noi. Ti abbiamo dato la vita, come puoi pensare
di abbandonarci? Ne morirei di dolore. Tu sei la mia vita, noi siamo la tua.
PI Vita? È dunque questa la vita? Ma… il mondo?
GRETA Un uccello che vola con le ali spezzate. Nient’altro. Un volo breve, poi
lo schianto. Non c’è niente e nessuno, là fuori, che non si lamenti con voce di
vento.
PI Mi avete dato la vita, è la verità. Io sono la vostra vita, voi la mia. Il
mondo è qui. Che altro vado pensando? Non c’è nient’altro, oltre al contenuto
delle scatole. La vita è un campionario di strumenti di tortura. Sto imparando,
madre? Sono appropriate le mie considerazioni?
GRETA Sì, tesoro mio. Il mio figlio amato, di cui sono orgogliosa! Ti abbiamo
accolto e ci prendiamo cura di te. Quindi… non dire più cose orribili. Non dirle
al papà. Ti sta preparando un futuro, devi essergli riconoscente.
PI Mi amate. Mi date la vita e un futuro. A mio padre non dico niente. Sto
zitto. Soffro in silenzio, è così che devo fare. Tu non hai lacrime, io stille
di sangue sul corpo. Piove sangue su di me, così deve essere.
GRETA Puoi lamentarti per il dolore, non è un problema. Gridare, anche. Sono
reazioni che ci aspettiamo. Ulula e impreca, singhiozza e implora, lancia urli
come una bestia che muore, questo è il tuo linguaggio. Ma un tradimento no. Ci
uccideresti. Vuoi che moriamo di dolore per colpa tua?
PI Non voglio uccidervi.
GRETA So che tutto questo non è facile. Tu, però, sei forte. Hai un destino
davanti a te. Ma solo il padre può assicurartelo.
PI Non è facile, no. Ma io sono forte. Diventerò… Che cosa diventerò, madre?
GRETA Tu sarai un mito, amato e rispettato.
PI Un mito, sì. Non so che cosa significhi, ma lo voglio, se tu lo vuoi. Io sarò
il mito. E comanderò il fuoco, vero? Così gli ordinerò di uscire dalle vene, che
mi tormenta troppo.
GRETA Tu sei una roccia.
PI Una roccia.
GRETA Sei una montagna.
PI Una montagna.
GRETA Respira lento, profondo.
PI Respiro, ma l’aria è fatta di aculei.
MENGLE Discreta performance. È la prima, non potevo aspettarmi di più. Risultati
migliorabili, ma poteva andare peggio.
GRETA Pi è molto bravo.
MENGLE Le prime applicazioni sono un momento delicato. Il soggetto potrebbe
morirne. La morte è sempre in agguato, la maledetta. Non ha riguardi per il
lavoro di anni e anni. Viene e porta via, sorda e cieca, la bastarda.
GRETA Ma Pi è vivo. Dobbiamo festeggiare.
MENGLE Non dire sciocchezze, Greta. Abbiamo appena cominciato, vuoi già
festeggiare? Festeggiare che cosa?
GRETA La buona disposizione d’animo di Pi. La sua voglia di collaborare.
MENGLE Hai parlato con lui senza di me?
GRETA Sono la madre. Spetta a me consolarlo.
MENGLE Ma il padre sono io. Spetta a me incoraggiarlo.
GRETA È un bravo ragazzo. Siamo stati fortunati. Impossibile non amarlo. Fa
tutto quello che gli chiediamo di fare. Non è un buon motivo per festeggiare?
MENGLE Siamo arditi. Facciamo una festa.
GRETA Ho preparato la torta di cioccolato che ti piace tanto. Va’ a stappare una
bottiglia.
PI È questo lo straziatoio? Non è difficile intuire a che cosa serve.
GRETA Perché sei intelligente. Facciamo festa, ti va?
PI Sì, facciamo festa.
GRETA Questa non è la casa del dolore, questa è la casa della gioia. Noi
facciamo festa.
PI Facciamo festa.
GRETA Sorridi, amore, sorridi felice.
MENGLE Un brindisi. A noi. Alla scienza. All’umanità.
A QUATTRO
MENGLE Dov’è lo straziatoio? L’ho lasciato qui, esattamente qui, sopra questa
scatola, non ho dubbi, era qui prima che cominciasse la festa. Ti spiace
portarmelo, Greta?
GRETA Non ho proprio idea di dove sia.
MENGLE Non hai idea di dove sia. Spetta forse a me la cura degli strumenti? Devo
forse occuparmi anche di questo? Oh, ma forse non mi rendo conto del peso enorme
che grava sulle tue spalle. Consolare Pi, cucinare torte, organizzare feste…
GRETA Non so dove sia il maledetto aggeggio!
MENGLE Non è un maledetto aggeggio! È il frutto di una meditata e millenaria
tecnica!
GRETA Sia quel che sia, non lo so!
MENGLE Ci siamo solo io e te, qui. Se non sono stato io… Non ci siamo solo io e
te, qui. No. Non siamo soli. C’è qualcun altro, qui, con noi.
GRETA Ah, no. Pi è sempre stato accanto a me. Ha gustato la torta e ha gradito
un sorso di vino. Poi ha vomitato e questo è comprensibile, nello stato in cui
si trova. Di lui mi fido. È mio figlio.
MENGLE Ecco dove ti porta il sentimento. Nel paese degli stupidi.
GRETA Non è solo figlio mio, è anche tuo. Se ha sbagliato… non è solo figlio
mio, sia chiaro.
MENGLE Sbagliato! Come puoi chiamare errore un atto deliberato di tradimento e
sabotaggio?
GRETA È solo un bambino.
MENGLE Va’, donna, portalo qui, e non dire stupidaggini.
GRETA Non essere severo con lui.
MENGLE Vuoi che il mondo vada a gambe all’aria?
GRETA Sta imparando, ci vuole del tempo.
MENGLE Avrà a disposizione un tempo eterno per pentirsi del crimine, e
dall’eternità non si esce.
GRETA Dagli un’altra possibilità.
MENGLE Sarà lui stesso a cercarsela, ma dal tempo eterno non si esce nemmeno con
la morte.
GRETA Gli parlo, lo convinco. Ti offrirà il doppio del dolore, accetterà ogni
umiliazione, anche il tuo disprezzo, ma non ripudiarlo.
MENGLE Da me può avere tutto il male, il bene deve inventarselo per conto
proprio.
GRETA Offrigli uno spiraglio.
MENGLE Fallo venire, Greta. Non puoi amare chi non merita l’amore.
GRETA Ma allora chi, chi posso amare?
MENGLE Non una persona! Non un individuo abietto come lui! Non il male!
GRETA Andavamo così d’accordo! Gli parlavo, ascoltava. Quello che gli chiedevo
di fare, faceva. Gli detergevo il sudore, gli tamponavo il sangue, gli porgevo
l’acqua e gli cucinavo manicaretti. Avevo sempre pronta la biancheria pulita.
Chi lo ha lavato, pettinato, vestito? Io! È mio figlio!
MENGLE Lo è stato. Ora è figlio della sventura.
B UNO
CRUDELIA Mi avresti fatta piangere, se fossi una che prova pietà. Sporco come un
topo di fogna, sangue rappreso su stracci puzzolenti, occhi da gatto bastonato,
magro come un osso, sciancato e ansimante, biascicavi come un neonato
abbandonato. Nascondetelo, buttateci sopra un camion di terra e che se ne vada
in pace! E invece eccoti qui, rimesso a nuovo.
PROM Grazie.
CRUDELIA Non devi ringraziare me, ma Dio. Lui ha sempre di queste pensate che mi
fanno andare in bestia. Non ce l’ho con te, sia chiaro, ma ti pare che uno di
buonsenso accoglie in casa un vagabondo più morto che vivo?
PROM È vero, scusami.
CRUDELIA Non hai malattie, vero?
PROM Malattie? Non so, nessuno mi ha mai detto niente.
CRUDELIA Povera me, forse le botte in testa ti hanno spiaccicato il cervello.
PROM Non lo so.
CRUDELIA Chi ti ha ridotto così?
PROM Così come?
CRUDELIA Le ferite, le ustioni, le amputazioni.
PROM Il dottor Mengle, ma solo per il mio bene. Questo Greta me l’ha spiegato.
CRUDELIA Mengle e Greta.
PROM Mio padre e mia madre.
CRUDELIA Persone sensibili. Ti hanno cacciato di casa?
PROM Non lo so. Penso di sì. Mengle era arrabbiato. Mi sono svegliato in un
luogo che non conoscevo.
CRUDELIA Non so, non conosco… Insomma, che cosa sai?
PROM Non so.
CRUDELIA Basta, rischio di impazzire. Anch’io non so e non capisco perché Dio
sia contento di averti qui. D’altronde, con lui bisogna fare così: non sapere e
non capire. Altrimenti s’infuria.
PROM È cattivo?
CRUDELIA Dio è necessario, non è né buono né cattivo.
PROM Con me è stato buono.
CRUDELIA Aspetta a dirlo.
PROM Mi ha lavato, mi ha curato, mi ha vestito, mi ha nutrito.
CRUDELIA Dio fa investimenti, non carità. Vorrà qualcosa in cambio, ancora non
so che cosa.
PROM Qualunque cosa.
CRUDELIA Bravo, proprio quello che ama sentirsi dire. Ci sai fare, tu, con chi
ti è utile.
PROM Gli devo riconoscenza.
CRUDELIA Certo. Sii umile, e ti lui adotterà.
PROM Davvero? Ma ho già un padre.
CRUDELIA Quello che ti ha ammazzato di botte e ti ha buttato fuori di casa?
Dovresti augurargli di crepare disperato e tormentato. Ma non dirlo a Dio. Lui e
Mengle sono in affari.
PROM Che cosa non devo dire? Io non so mentire, nessuno me l’ha insegnato.
CRUDELIA Beati coloro che non solo non sanno, ma che non cercano di sapere.
PROM Non capisco.
CRUDELIA Infatti. Sii felice, Prom. Prom. Un nome monco.
PROM Me l’ha dato Dio. Io mi chiamavo Pi.
CRUDELIA Dio ti ha dato il nome? Non te lo sei sognato?
PROM Mi chiamavo Pi. Ma lui ha detto: meriti di più. Nonostante il tuo peccato.
Ti redimo, mi ha detto. Tu sei Prom. Così ha detto.
CRUDELIA Proprio così ti ha detto? Che meriti di più? Che ti redime? Ti ha detto
che meriti di più? E ti ha fatto una carezza?
PROM Sì. L’ha fatta anche a te?
CRUDELIA Solo a me l’aveva fatta, finora. Solo a me. Fino a questo momento. Ora
siamo in due a dividerci le attenzioni. Che piani hai, sacco di pulci? Di venire
qui e farla da padrone?
PROM No. Il padrone è Dio.
CRUDELIA Il padrone è Dio. Questo lo sai. Che peccato hai commesso?
PROM Mortale. Per questo ho dovuto soffrire tanto, prima e dopo.
CRUDELIA Chi c’è mai tra gli infelici che soffra come me? Il cuore delirante
batte i visceri col suo piede, a cerchio roteano gli occhi. Muso ottuso, sguardo
dolce. Spinta altrove da raffiche di follia, non domino più la lingua. I
pensieri sconvolti cozzano contro i marosi di un mare di guai. *
Per la strada va
la morte incoronata
di fiori d’arancio appassiti.
Canta e canta
una canzone
sulla sua chitarra bianca
e canta e canta e canta. **
B DUE
DIO Ancora lì, le scatole? Non ti ho detto di appenderle? Amo vedere cose
fluttuanti vorticanti in aria. Eleviamoci. Elevati. Prom, pensaci tu.
CRUDELIA Mi sembrava che tra noi le cose fossero chiare. Non sono la tua serva.
DIO Ma io sono il buon padrone, ricordalo. E per mostrarti quanto sono
magnanimo, bendisposto verso i tuoi desideri e sensibile al tuo benessere,
eccoti Prom. Uno schiavo alacre e fidato. Tu comandi e lui obbedisce. La mia
generosità è un oceano di stelle.
CRUDELIA Prom un servo? Nient’altro?
DIO Ti lamenti sempre. Perfino servirmi un caffè reclama uno sforzo immane. Sei
Dio, dice il tuo sguardo obliquo, fattelo da solo.
CRUDELIA Io pensavo…
DIO Sciocca. Solo una donna può pensare male. Tu non devi pensare, ci sono già
io per pensare. Tu devi solo farmi compagnia ed essermi fedele. Sei donna,
programmata per alcune competenze, negata per altre.
CRUDELIA Ti porti in casa un senzatetto ributtante, lo rimetti a nuovo… Una
pensa che ti sei affezionato, no?
DIO Affezionato! Io sono Dio! Alle scatole provvede lui, ma tu devi insegnargli
come fare. Non vedi quanto è impacciato? Mengle lo ha educato alla sopportazione
e all’obbedienza, ma ora deve imparare il sacrificio e la sottomissione.
Attenta, sembra mite, ma non lo é. Sembra stupido, ma non lo è. Sembra
arrendevole, ma vieni… vieni a vedere che cosa ha combinato a Mengle e Greta.
Guarda nella scatola, che cosa vedi?
CRUDELIA Un bambino. È lui, Prom. Sta rubando qualcosa.
DIO Uno straziatoio.
CRUDELIA Con espressione terrorizzata.
DIO Comprensibile. Chi non è terrorizzato dalla tortura? Ma questo non
giustifica il furto. L’hanno accolto come un figlio. E lui li pugnala alle
spalle.
CRUDELIA Era solo un bambino.
DIO So com’è fatto il tuo cervellino compassionevole. Esistono cose su cui non
si può transigere. Tradire la fiducia! Mengle è al mio servizio. Tradire Dio! Un
abominio.
CRUDELIA Ecco, lo sorprendono mentre lo nasconde. Quello strumento è orribile.
Non dovrebbero esistere cose così. L’hai creato tu? Perché fai queste cose? Ti
diverte mettere al mondo orrori come quello? Piange. Ma sentilo, infelice,
sentilo come piange. Sommesso, per non farsi sentire. Pigola, povero pulcino.
Esce dal guscio e lo scaraventano all’inferno. Anche questo è un abominio.
DIO Smettila. Ti stai godendo la scena, altro che pietà.
CRUDELIA Non è vero. È la prima volta che vedo qualcuno soffrire tanto. Non mi
sembra giusto. Se fossi io, quel meschino? Non sentiresti il desiderio di
mettere fine alle mie sofferenze?
DIO Stai invadendo un campo che non è di tua competenza. Non sta a te definire
ciò che è giusto o ingiusto. Controlla gli istinti insani, non occuparti di ciò
che non sei in grado di capire.
CRUDELIA Che c’è da capire? Lui è disperato. Da un lato ama e rispetta il padre
e la madre, dall’altro li teme e vorrebbe andarsene. Darebbe la vita, per loro.
Ma il dolore che gli fanno respirare momento dopo momento lo atterrisce. Che
cosa c’è da capire? Che è solo e ha bisogno di compassione.
DIO Attenta, donna. Guarda dove ti portano i sentimenti. Guarda e inorridisci.
Guarda dove finisci, se perdi il controllo. Contempla che cosa succede a chi
porta disordine.
CRUDELIA Eccolo fuori di casa, cacciato come il più abominevole degli esseri. Ed
è tanto giovane! Vestito di stracci, senza risorse, se ne va nel mondo. Vaga
senza meta, la mente confusa. Un solo pensiero gli martella il cranio, facendolo
impazzire: perdono! Ho sbagliato, perdono! Lo sorprende la tempesta. Crolla nel
fango, esausto. Geme e urla. Vorrebbe strapparsi la colpa dalla carne e si
graffia e si squarcia con rami aguzzi e sassi affilati. Il ritorno del sole lo
coglie in un delirio sulla soglia della morte. La melma gli si secca addosso, è
una statua che cammina. Gli occhi febbricitanti sono vacui come quelli di un
cieco. Avanza ostinato, sordo al gracchiare dei corvi che lo assalgono spaccando
con becchi e artigli la crosta di fango. Se ne va nudo nel mondo, coperto di
ferite che lava quando guada un fiume, lasciando dietro di sé una scia rossa.
Non mangia, non beve, non dorme, non si riposa mai. Procede dritto verso il
nulla, strappandosi di dosso i rovi che gli straziano la carne. Il cammino
furioso non si ferma agli assalti delle serpi che gli si avvinghiano sulle
caviglie e lo mordono. Nessun veleno può stroncargli le gambe infaticabili.
Branchi di lupi lo assaltano ed egli li mette in fuga urlando più feroce di
loro. Urlando e piangendo, così mette in fuga i lupi che lo spiano da lontano e
poi lo abbandonano al suo destino. Quando incontra un villaggio di genti rozze e
diffidenti non lo aggira, ma lo attraversa ostinato e dritto, lo sguardo fisso
davanti a sé. I bambini lanciano strilli e pietre e bastoni. Gli strilli fanno
accorrere le madri che lo tempestano di insulti e maledizioni. Le urla
richiamano gli uomini armati di zappe e forche. Gli intimano di fermarsi, ma lui
prosegue dritto e ostinato, ignorando ciò che succede. Un passo dopo l’altro,
passi svelti, macchina che produce sangue e dolore. Le labbra recitano
vaneggiamenti e solo due parole sono intelligibili: madre e padre. Viene colpito
e ferito, un’altra scia rossa sulla polvere della strada. Dritta la scia
attraversa il villaggio, una scia rossa sulla polvere sollevata dai piedi
feriti. Poi il sacerdote lo tocca con il flagello e lo proclama maledetto. La
folla lo sospinge altrove, minacciosa: sassi, bastoni e colpi di forca e di
vanga. Arano il suo corpo, lo trafiggono come fosse un mucchio di fieno. Quando
lascia il villaggio, gli abitanti sacrificano una capra e ne bruciano gli occhi
per gli dei. Lui cammina e cammina, a volte barcolla e cade, prosegue a quattro
zampe. Emette versi animaleschi: ruggiti tetri, muggiti cupi, belati acquei che
gli annegano la gola di lacrime. Non lo ferma l’oceano, nemmeno la montagna
ricoperta di ghiaccio. Si ferma solo quando si sente morire e allora sorride. Ma
nemmeno la morte lo vuole. Chi può volere un idolo massacrato, un simulacro di
sangue rappreso e arti contorti, occhi ardenti e labbra livide, piaghe e
squarci, graffi e lacerazioni, sudore e sangue, una maschera di orrore e dolore
che mette in fuga perfino l’orso affamato? Nemmeno la morte lo vuole.
B TRE
CRUDELIA Dimmi che ti piace.
PROM Chiudo gli occhi, aspiro e rispondo: sì, mi piace.
CRUDELIA È incenso. Ne accendo altri. Ora dimmi se anche questo ti piace.
PROM Le tue dita hanno le ali. Piccole e trasparenti. Di libellula.
CRUDELIA Tu conosci le libellule?
PROM Vivono per anni come larve acquatiche, orrende e predatrici. E solo
un’estate nella forma alata. La bellezza nasce dall’orrore ed è fuggevole.
CRUDELIA Vuoi dire che anche tu…?
PROM Non lo so, io non sono una libellula.
CRUDELIA Tu sei il mio giocattolo.
PROM E Dio?
CRUDELIA Lui non ama i giocattoli.
PROM Lui ama te?
CRUDELIA Se una libellula gli accarezza i capelli, la schiaccia tra le dita.
PROM È Dio.
CRUDELIA Quando sei giunto qui, eri una bestia selvatica. Puzza e orrore
m’impedivano di avvicinarmi. Ma gli occhi… Che luce avevi negli occhi! Luce
folle e loquace più che un libro sulla verità. Sono stati i tuoi occhi a
intenerirmi e appassionarmi, perché avevano visto il mondo. E ora? Disquisisci.
Stai cambiando, e anche questo è affascinante. Qui è sempre tutto immobile.
PROM I miei ricordi sono confusi.
CRUDELIA Fidati, eri come ti ho detto. Un controsenso. L’inimmaginabile.
L’antitesi ai piani di Dio. La dimostrazione del suo fallimento. Ma questo non
dirglielo, per carità. Ti ha accolto per toglierti dalla curiosità del mondo. Il
mondo si chiedeva: che cos’è l’orrore che cammina su due gambe? Non può esistere
una cosa simile, che strepiti la miseria della vita in modo assordante. Dio
lavora per un mondo perfetto e tu gli rompevi le uova nel paniere.
PROM Mi spiace. Non ne avevo l’intenzione.
CRUDELIA Lo so, piccolo bastardo. Per questo mi piaci. Tu non sei un altro Dio.
Tu sei dolore sincero.
PROM Io sono solo Prom, uno schiavo.
CRUDELIA Il mio schiavetto docile che è diventato anche intelligente. Conosci
addirittura le libellule! Quante sorprese riserva lo schiavetto bello e nobile.
Voglio scoprirle tutte. Ma non diciamolo a Dio. Io e te siamo un segreto. Da
tanto lo desideravo.
PROM Desideravi un segreto?
CRUDELIA Un segreto con un corpo e un’anima, sì.
PROM Sono turbato. Come posso nascondere qualcosa a Dio?
CRUDELIA Te lo insegno.
PROM Sei sua. Io non posso…
CRUDELIA Non sono sua! Sono libera di andarmene quando voglio! Lo assecondo, ma
non obbedisco ai suoi ordini come una cagnetta ansiosa di compiacere il padrone.
Io sono libera!
PROM Scusa, non volevo contrariarti.
CRUDELIA Non gli devi niente. Anzi, sei in credito. Tu non sai… Piccolo mio,
occhi sgranati, quanta innocenza nonostante quello che hai passato!
PROM Che cosa non so? Dimmelo. Oppure no, non spetta a me sapere le cose. Ma
forse sì. Sono confuso. Sento un fiume di parole avvinghiarsi in domande senza
risposte. Sono uno schiavo, forse non posso assecondare la curiosità.
CRUDELIA Non capisci che la tua confusione è vita?
PROM Capisco di non capire.
CRUDELIA Lui ti ha affidato a Mengle e Greta per crescerti nella sofferenza e
nell’obbedienza. Ma tu hai infranto le regole, ti sei ribellato rubando lo
strumento del dolore. Non hai mai pensato che era tutto prestabilito? Mengle
sapeva, Dio sapeva. Greta non so. Noi donne viviamo negli angoli, dove si
accumula lo sporco. Sapevano che avresti disobbedito. Solo con la disobbedienza
la creatura si manifesta. In questo modo, Dio ha potuto punirti. Aggiungendo
sofferenza a sofferenza. Fino a sconvolgerti la mente. Per poi redimerti.
PROM Ora vorrei andarmene. Forse Dio ha bisogno di me.
CRUDELIA E le ali della libellula?
PROM Si riposino.
CRUDELIA Vive una sola estate e tu le imponi di riposarsi? Vuole vivere con
passione. Vieni qui, non andartene. Al tuo ritorno, potrebbe essere morta.
PROM Dio mi chiama.
CRUDELIA Dio! Dio! Da lui non può venirti nessun bene!
PROM Mi ha accolto nella sua casa.
CRUDELIA Nella sua tana, devi dire. Accoglie chiunque, se gli si getta ai piedi.
E poi lo divora.
B QUATTRO
DIO Voglio mostrarti una cosa. Sistema sei scatole una sopra l’altra a piramide,
in modo che tu ci possa salire.
PROM Fin lassù, su quella più alta?
DIO Immagina che sia una montagna.
PROM Sì, Dio.
DIO Puoi chiamarmi Signore con la esse maiuscola. O signor Dio. O Padrone. Forse
padrone è il termine più adeguato, per il momento.
PROM Sì, padrone.
DIO Bravo. Impari in fretta. Ora puoi arrampicarti sulla montagna.
PROM Lassù sulla scatola più alta?
DIO Sulla cima della piramide, sì. Bravo, Prom. Che cosa vedi? Prom, ti ho
rivolto una domanda. Vuoi dirmi che cosa vedi?
PROM Scusa, padrone. Mi è mancata la parola. Pensavo di vedere questa stanza, ma
da qui… da qui è straordinario. L’emozione mi mozza il respiro. Mi esalta, mi
rallegra. È stupendo quello che vedo, uno spettacolo che mi fa ridere e
intenerire.
DIO Bene, proprio quello che mi aspettavo. Ti senti euforico, vitale, ottimista,
carico di energia?
PROM Sì, sì, è così!
DIO Quello è il mondo, Prom.
PROM Ci sono stato. Dove sono le serpi, i lupi, le tempeste, i crepacci, le
frane, gli scorpioni… e gli uomini che vogliono uccidermi, dove sono?
DIO Quello era il mondo del delirio. Questo è il mondo come io l’ho creato.
PROM Questo mondo mi piace, padrone. Colori e canti, forme curve e armonia. In
questo mondo chiunque vorrebbe vivere per sempre.
DIO È tuo, se vuoi.
PROM Lo voglio!
DIO Ragazzo mio, la tua energia è una peste benefica. Bello vederti lassù,
entusiasta. Emani un calore che mi conforta. Da qui, sento il turbinare del
sangue. Accarezzo i guizzi dei muscoli. Le dita sulla tua pelle elettrica…
arpeggiano tasti, traggono note, suonano la musica degli astri, e questo è
giusto e questo è bello, perché io lo voglio e lo creo. Lo vuoi anche tu, Prom?
PROM Sì, padrone.
DIO Vieni. Ti spiego come diventare il padrone di un mondo di bellezza
interiore, di purezza e dedizione, di sottomissione nell’estasi.
PROM Tutto quello che vuoi, padrone. Tutto quello che vuoi.
DIO Mettiamoci qui. Non essere imbarazzato. Sono il tuo padrone, ma anche il tuo
secondo padre. Anzi, il primo, dammi retta. Che cosa ha contato per te, Mengle?
Sofferenze. L’accusa assurda di un’infrazione che doveva perdonarti perché stavi
solo difendendo la tua stessa vita. Uno straziatoio! Cacciarti per un pezzo di
ferro! Dimenticalo. Ora ci sono io. Sacrificio e sottomissione, ricorda.
Sacrificio, non dolore. Io non voglio torturarti. Un padre non tortura, ama. Mi
capisci?
PROM Sì, padrone.
DIO Non chiamarmi più padrone, mi fa sentire estraneo. Chiamami… maestro.
PROM Maestro?
DIO Non stupirti. Io t’insegno a capire il mondo e a rispettarne le leggi. A
migliorarlo secondo la mia volontà. A servirmi con gioia. E ho anche un dono,
per te. L’immortalità. Vivrai per sempre al mio fianco e non soffrirai più alcun
male.
PROM Tutto questo per me?
DIO Tu mi sei caro. Non sei più il derelitto che ho raccolto dall’immondizia.
Ora sei il prediletto.
PROM Maestro, non ne sono degno.
DIO Lo diventi, seguendo i miei insegnamenti.
PROM Maestro, non posso sedere alla tua destra. C’è Crudelia.
DIO Lei non può sedere alla mia destra, è una femmina. Da tanto aspettavo un
ragazzo fiero e bello come te. Sono solo, Prom. Tu puoi alleviare le mie pene e
rendermi felice.
PROM E Crudelia?
DIO Lei è al servizio di tutti e due.
PROM Lei al mio servizio? Gliene hai parlato?
DIO Vieni qui. Non sfuggirmi. Ti allontani dal maestro?
PROM Non sono degno…
DIO Non sta a te dirlo. Solo io ho il potere di stringere o di sciogliere la
colpa, restituendoti il respiro quieto e il sonno del giusto. Io posso farlo,
mio fiore. Vieni vicino. Voglio inalare il tuo profumo.
PROM Maestro, sono imbarazzato. Tu sei Dio. È giusto che tra noi ci sia la
distanza del rispetto e della soggezione.
DIO Non sfuggirmi, cerbiatto. La vita che ti ho restituito mi appartiene. I tuoi
occhi lampeggiano. Mi temi?
PROM Non dovrei?
DIO No, mai. Come potrei fare del male alla mia splendida creatura?
PROM Innumerevoli sono le tue creature.
DIO Ma tu le soverchi tutte. Sei precipitato nell’inferno della trasgressione e
sei risalito alla luce. Qui, tra le mie braccia. Voglio sfogliare la corolla,
ogni petalo un bacio.
PROM Crudelia mi chiama, ha bisogno di me.
DIO Crudelia ti chiama.
PROM Ora è la mia nuova mamma, devo essere solerte e accorrere ai suoi richiami,
come ci si aspetta da un figlio giudizioso e di buon cuore.
DIO Crudelia ti chiama e tu corri da lei.
PROM Tu sei Dio, non hai bisogno di nessuno. Ma lei sì. Mi chiama perché ha
bisogno di me e io vado a consolarla.
DIO Ti chiama, corri da lei. Mi lasci solo.
PROM Poi torno, Dio.
DIO Poi torni?
PROM Torno, maestro.
DIO Maestro, io? Lo sono diventato per te, ma forse tu non vuoi imparare.
PROM Torno, lo prometto.
DIO Promesse.
PROM Di me ti puoi fidare.
DIO La fiducia tradita.
PROM Tu sei il padrone, io ti obbedisco.
DIO Padrone di che cosa?
B CINQUE
CRUDELIA Dolce nella notte di un ragazzo
il sogno mi trasforma in libellule le dita.
Sopra la pelle delicata
vane speranze tratteggio.
Per sempre conservo il sogno
delle creature alate cacciatrici d’amore.
Anima innamorata di un amore infelice,
smettila di ardere per vane immagini
di sogno.
PROM Non devi dire così.
CRUDELIA Lo dice la poesia.
PROM Non so che cosa sia la poesia. Se la poesia dice cose come questa, non mi
piace.
CRUDELIA Quali cose?
PROM Cose di illusione e di infelicità.
CRUDELIA Perché tu, invece, vuoi essere felice.
PROM Non lo so. Non conosco la felicità. Forse mi è negata. Dio me ne avrebbe
data una manciata, se mi fosse concessa, no?
CRUDELIA Dio non dispensa felicità.
PROM E tu?
CRUDELIA Sì.
PROM Me ne puoi parlare?
CRUDELIA Cosa fragile. Chi ne parla, rischia di vederla volare via come i semi
del cardo. Segreta. La senti nel petto e la tieni lì, a fasciare il cuore. Se ne
hai riguardi, allunga stoloni nella mente e ti fa pensieri leggeri.
PROM Crudelia, io non sono sicuro di avere un cuore.
CRUDELIA Hai ragione. Nessuno ha mai appoggiato l’orecchio sul tuo petto per
ascoltarne la voce. Lo faccio io. Ecco, lo sento camminare, un passo dopo
l’altro, regolare e risoluto, chissà dove intende andare, il tuo cuore neonato.
PROM Temevo di non avere un cuore e scopro che si è già messo in cammino. Andrà
lontano?
CRUDELIA Dipende solo da te.
PROM Vorrei scortarlo, là fuori non è tranquillo come qui. Come faccio?
CRUDELIA A quanto pare, desideri che il tuo cuore se ne vada per il mondo.
PROM Può farlo?
CRUDELIA Prima devi conoscerlo meglio.
PROM Chiuso com’è dentro di me…
CRUDELIA Vieni. Ti mostro il mio. Farà parlare il tuo. Ascoltalo e fidati di
quello che ti dice. Vieni con me, ragazzo. Hai conosciuto il dolore e la
sottomissione. Vieni a conoscere il piacere e la libertà. Affidami i capelli
alle dita, affida la pelle alle mani golose, affidami i pensieri, i gesti
incontrollati, i movimenti selvaggi, gli sguardi obliqui e folli, e quelli
lascivi, affidami scie di saliva, umori caldi e freddi, luoghi segreti, odori
umidi, i gemiti e le urla, i fremiti e i sospiri, affidami parole monche, nenie
ossessive, incantesimi e promesse, giuramenti disperati, e la tua innocenza
affidami, affinché la desti dall’inverno, facendola fiorire.
B SEI
DIO Nemica dell’ amicizia, punizione ineluttabile, male necessario, calamità
desiderabile, pericolo domestico, flagello dilettevole, animale imperfetto, e
sempre ingannevole.
CRUDELIA Dimmelo in faccia, non biascicare litanie.
DIO Serpe con il muso di scrofa allevata in seno impudica traditrice
spregiatrice di ogni bene lussuriosa empia corruttrice contro natura viscida
creatura mostruosa.
CRUDELIA Puoi fare meglio. Sii più esplicito.
DIO Che tu possa sprofondare nella cloaca dell’anima, bruciare per l’eternità in
fiamme che ti strappano le carni dalle ossa, affogare nel tuo stesso vomito e
strangolarti con le tue stesse mani.
CRUDELIA Può bastare. So che andresti avanti all’infinito. La tua eternità è
fatta di questo: condanne e maledizioni, distruzioni e improperi. Ma può
bastare.
PROM Maestro…
DIO Zitto, tu. Ti rendi conto?
CRUDELIA Certo.
DIO E non hai niente da dire?
CRUDELIA Sarebbe inutile.
DIO Lui era innocente!
CRUDELIA Non lo è più, per sua fortuna. So di averti preceduto, e ne godo.
DIO Perché lo hai fatto?
CRUDELIA Per amore.
DIO Non ho mai sentito una cosa più stupida.
CRUDELIA Lo immagino. Se non era amore, era comunque passione. Se non proprio
passione, capriccio. Alla sorgente c’è in ogni caso il piacere.
DIO Il piacere!
CRUDELIA Mai sentito nominare?
DIO Non merita alcuna dedizione!
PROM Maestro…
CRUDELIA Lo vuoi negare al mondo, ma il mondo lo reclama. Tu stesso ti disseti
alla sua sorgente, ma che nessuno la chiami sorgente del piacere! Blasfemo, gli
diresti. Animo nobile, tu. Agisci solo per cause nobili, proteso verso nobili
ideali. Non vivi di utopie, perché non sai immaginare. Nemmeno di illusioni,
perché non hai fede. Vivi di inganni. Fantasmi abitano la tua mente e nel tuo
cuore non c’è nemmeno l’ombra di un essere vivente, deserto di sentimenti
disseccati da sempre. Ma ciò che ti piace te lo prendi, rapace. Tutto in te è
piacere e tutto in te lo nega.
DIO Astuta mentitrice parola demoniaca vile seduttrice sacrilega diffamatrice
nemica di ogni sacra realtà…
CRUDELIA Sta’ zitto.
DIO Tu… comandi a me?
CRUDELIA Mi sento forte. Mi sono presa il mio piacere a viso aperto. Me lo sono
preso insieme a lui. Non gliel’ho rubato, gliel’ho chiesto e lo abbiamo
condiviso. Tu non conosci questo sentirsi vivi insieme, pelle su pelle, bacio
dopo bacio. Tu blandisci e poi rapini. Tu illudi e poi abbandoni.
DIO Io conosco altri tipi di amore, più elevati.
CRUDELIA Come le scatole appese al soffitto? Pianeti deformi di un cosmo
traballante.
PROM Maestro…
DIO Che tu sia maledetto!
PROM Sono ancora io, il tuo…
DIO La tua natura è cambiata. Si è degradata senza possibilità di redenzione.
PROM La colpa è mia, maestro, la colpa è solo mia.
DIO Sei patetico. Non rivolgerti a me. Io non ti conosco.
PROM Ti chiedo solo di perdonarla.
CRUDELIA Vattene, Prom. Va’ via da qui. Va’ più lontano che puoi. Dimenticami.
Salvati almeno tu.
PROM Sono salvo se ti sono accanto.
CRUDELIA No, sei perduto.
PROM Dove vuoi che vada? Io sono dentro di te.
CRUDELIA Scappa da me. Avviati verso la vita, volgi le spalle ai morti. Salvati,
ti imploro. Saperti libero è la mia resurrezione.
PROM Maestro…
CRUDELIA Da lui non avrai più nulla, se non la distruzione di ciò che sei e di
ciò che puoi diventare. Se mi ami, salvati.
PROM E quello che siamo stati insieme? E l’eco delle parole e dei sospiri, dei
gemiti e delle risa? Devo cacciare anche l’eco, da me? Questo ricordare vago e
spettrale, che mi fa sentire e vedere senza alcun oggetto, devo spegnere anche
questo?
CRUDELIA Io in te sono eterna.
PROM Abbandonarti alle sue mani lubriche e violente?
CRUDELIA Sì. Prima che diriga la sua collera anche su di te, vattene. In
ginocchio ti supplico. Se anche tu diventi vittima, di noi non resterà più
niente.
PROM Mi chiedi di vivere, ma è peggio che morire.
CRUDELIA Muori per me restando in vita, allora. E io sarò viva in te. Ora non
guardare. Chiudi gli occhi nel sonno e lasciati condurre altrove. Al risveglio
sentirai svanire ciò che io e te siamo, il sogno del dormiveglia. Riapri gli
occhi sul mondo e non cercarmi. Va’, segui il sentiero che conduce alla tua
vita. Va’ e vivi.
DIO Un chiodo per la mano sinistra, un chiodo per la mano destra, un chiodo per
il piede sinistro, un chiodo per il piede destro, un chiodo per il costato, una
catena avvolta intorno al corpo, che il gelo la spinga nelle carni e la fiamma
del sole l’arroventi per bruciarle. Là sulla roccia più alta, da dove non scorgi
che nubi e nubi. Là dove le uniche parole sono il sibilo del vento che racconta
lo strazio dei ricordi. Là ti voglio morta per sempre, ma che resti vivo un
flebile respiro di tormento. Là soffri per l’eternità. Questa non è vendetta. Io
agisco senza acrimonia, solo per senso di giustizia. L’universo ha leggi che
vanno rispettate. Nella sua armonia è l’armonia di ogni creatura. Chi spezza
l’equilibrio mette a repentaglio il senso di tutte le cose. Non per odio agisco,
non per rancore. Il mio cuore è puro, pure le mie azioni. Cinque chiodi nelle
carni, un chiodo nell’anima e un chiodo nell’animo perverso. Sette chiodi per
sconfiggere il male che ti impregna. Donna, inchiodata alla roccia più alta, nel
tuo sguardo lascivo solo nubi. Rotoleranno su di te e contro di te e dentro di
te portando il vento nei pensieri immondi. Così sarai purificata. In me non c’è
crudeltà, in me non c’è violenza. Agisco per il bene in sua tutela, agisco per
il bene di tutti in difesa dei sacri principi della vita. In me c’è giustizia e
pietà. Le tue sofferenze non andranno disperse, la tua voce senza parole
giungerà agli uomini e farà alzare gli sguardi al cielo, supplici. Spaventerà i
bambini, agnelli belanti stretti alle madri. Sarà di monito per le donne: in
ginocchio, sul capo la cenere della strada. La tua voce di dolore sarà una luce.
Indicherà la strada agli uomini e impedirà che altri compiano i tuoi stessi
errori. In me non c’è compiacimento, in me c’è solo divinità.
C UNO
PROMETEO Dall’alba all’alba successiva le nubi sulla cima del monte. Mi
impediscono di scorgere Crudelia. Ne sento la voce. Mi spezza il cuore. Ho
pianto, ho pianto e piango ancora. Ma piangere serve solo a offuscarmi gli occhi
con le lacrime.
FUOCO Porgi il viso al sole. Te le asciuga. L’aria è tersa. Respira a fondo. Una
carezza fresca al cuore. Chiudi gli occhi. Respira. L’aria è buona. Riapri gli
occhi. Lascia entrare la luce.
PROMETEO L’aria è aria, in mano non resta niente. E lo chiami sole, il pallore
che vaga in cielo? Anche lui si va spegnendo.
FUOCO Il sole si spegne? Così disperato è diventato l’universo? O non sono i
tuoi stessi occhi a impedirti di vedere?
PROMETEO Non rimane più niente da vedere.
FUOCO Il mondo non cambia, un uomo sì, e non smette mai di cambiare, se è vivo.
PROMETEO Sarà ancora viva, lei?
FUOCO La morte non è mai una punizione.
PROMETEO Dio la tiene viva per farla soffrire.
FUOCO Dalle la consolazione di saperti libero e felice.
PROMETEO Felice? Che parole usi?
FUOCO Sono fuoco, amo le parole ardenti. Libero e sereno.
PROMETEO Sereno? Deliri, fuoco?
FUOCO Libero e in cerca di serenità. Lei voleva così.
PROMETEO C’è solo un posto dove posso cercarla. Aiutami ad accatastare le
scatole. Voglio farne una scala che mi porti lassù.
FUOCO L’impresa è ingenua e impossibile. Perdi il tuo tempo.
PROMETEO Se la raggiungo, la libero. Ci sarà un posto dove nascondersi agli
occhi di Dio!
FUOCO Temo di no.
PROMETEO Non può essere ovunque!
FUOCO È Dio.
PROMETEO Allora devo accecarlo.
FUOCO L’intenzione è puerile e presuntuosa. Dio non ha occhi visibili.
PROMETEO Aiutami, ti supplico!
FUOCO Come si fa a erigere una montagna di scatole?
PROMETEO Qualunque cosa, pur di fare qualcosa.
FUOCO Guarda, crollano. Non puoi scalarle, ti si spaccano sotto i piedi. Non c’è
solidità, in questo progetto.
PROMETEO Devo riempire le scatole. Raccogli sassi, pietre, schegge di roccia. Va
bene anche la terra. Su, datti da fare. Raccogli, scava, spezza, riempi le
scatole.
FUOCO Le pietre sono aguzze, le tagliano.
PROMETEO Cerca sassi tondi.
FUOCO Sono pesanti. Chi sposta lassù una scatola piena di sassi?
PROMETEO Al momento opportuno, troverò la forza.
FUOCO Dove, in un sogno di bambino?
PROMETEO Lo vedi, il suo mondo? Un mondo di scatole. E sono tutte vuote. In
questo consiste la grandezza di Dio?
FUOCO In una c’eri tu, Prometeo.
PROMETEO Ero solo Pi, allora. Un involucro da riempire di dolore.
FUOCO Poi sei diventato Prom, un ragazzo asservito che ha scoperto la
disobbedienza e il piacere.
PROMETEO Ora sono Prometeo. Che significa tutto questo?
FUOCO Che si cambia. La notte ha una durata, poi viene il giorno.
PROMETEO Anche il giorno ha la sua durata, poi viene la notte.
FUOCO Così è.
PROMETEO Se sono Prometeo, un senso c’è. Questo mi stai dicendo. Io sono
Prometeo e tu sei Fuoco. Ti ho trovato qui, in un cespuglio acceso di fiamme.
Siamo rimasti insieme. Tu mi scaldi e io curo che niente ti spenga. Insieme
stiamo bene. Prendendoci cura l’uno dell’altro creiamo il benessere reciproco.
FUOCO Molto più che il semplice benessere. Insieme abbiamo un potere.
PROMETEO Non sento alcuna forza, in me. Quale potere? Solo Dio ha il potere di
fare e distruggere. Crudelia mi ha insegnato la libertà e il piacere, ma come
posso usarli? C’è un potere nascosto che non vedo?
FUOCO Non spetta a me rispondere alle tue domande.
PROMETEO Il mondo non è solo dolore e sottomissione. Questo mi ha insegnato
Crudelia. Non è solo disperazione. Possiamo trovare consolazione nel piacere. Tu
mi scaldi, mi fai luce nel buio, stare con te è un piacere. Che male c’è nel
cercare il piacere che dà consolazione? Possiamo vivere nell’amore da pari a
pari, e questo ci riempie i pensieri di piacere. Da quassù domino le valli e
allo sguardo sale un caleidoscopio di colori e profumi, voci e suoni, visioni e
movimenti, sapori e carezze. Il mondo non è nelle scatole, è fuori. Nelle
scatole ci sono la mia sottomissione subdola e violenta, la mia solitudine, la
mia paura, la schiavitù delle genti che si rifugiano nella sottomissione subdola
e violenta, nella solitudine e nella paura. Ma il mondo non è dentro le scatole,
è fuori. In questo mondo io voglio vivere e non in quello creato da Dio. Si
crede padrone di un mondo oscuro e sterile, ma s’inganna. Al di fuori di lui,
nella libertà, c’è il mondo che scorgo da questa rupe, di valli fiorite
attraversate da fiumi che cantano, dove creature pacifiche e misteriose
attendono solo che corriamo da loro, per unirci nella danza. Questo è il mondo
in cui dovrebbero vivere tutti, ma ho visto a che cosa gli uomini si riducono,
dentro lo stagno della meschinità.
FUOCO Se vuoi incamminarti, ti illumino il cammino.
PROMETEO Come posso abbandonarla? Lei che mi ha dato tutto? Che mi ha mostrato
la bellezza e la dignità, l’amore e la follia del sentirsi liberi da ciò che
opprime?
FUOCO E dunque facciamo la montagna di scatole?
PROMETEO Impossibile arrampicarsi fin lassù. Dovrei avere le ali, per
raggiungerla. Ma non posso starmene qui senza fare nulla! Brucia le scatole,
Fuoco! Bruciale tutte! Brucia i simulacri! Brucia gli involucri dai quali non
sono mai volate via le libellule!
C DUE
AQUILA Mi manda Dio.
FUOCO Sta’ lontana da lui.
AQUILA Non voglio fargli del male.
FUOCO Diffida, Prometeo. Non ascoltarla. Cacciala via.
PROMETEO Aspetta, Fuoco. Voglio sentire che cosa dice.
AQUILA Dio vuole assicurarsi che tu stia bene.
FUOCO Bugiardo!
PROMETEO Puoi riferirgli che sto bene.
FUOCO Hai avuto il tuo messaggio, ora vattene.
AQUILA Dio mi ha chiesto di starti vicino per proteggerti.
FUOCO Ci sono già io. Vattene.
PROMETEO Non ti ha detto altro?
AQUILA Di prendermi cura di te, nient’altro.
FUOCO Di notte, nel sonno, ti ficca gli artigli in gola e ti strazia il cuore
con il rostro.
PROMETEO Non mi aspettavo che Dio si preoccupasse del mio benessere.
AQUILA Giustizia è fatta. Non ha altri conti in sospeso. La responsabile della
profanazione è stata punita. Tu sei ancora il suo figlio prediletto.
FUOCO Ipocrita!
PROMETEO Devi tornare da lui per informarlo?
AQUILA È Dio, non ha bisogno che lo informi.
FUOCO Chissà allora perché ti ha mandata!
AQUILA Lo ripeto, per vigilare sulla sicurezza di Prometeo.
FUOCO Così avrà due ombre. Quella delle mie fiamme, calda e danzante. E quella
delle tue ali, infida e minacciosa.
AQUILA Io eseguo la volontà divina, nient’altro.
PROMETEO Non ti ha mai parlato di me?
AQUILA Lo ripeto, sei ancora il suo figlio…
PROMETEO Sì, ma che cosa racconta di me?
AQUILA Dio non parla con me. Lui è il padre, tu il figlio. Altro non so. Altro
non mi serve sapere. Lui ti ama e io mi prendo cura di te.
FUOCO Falso!
PROMETEO Mi ama? Te lo ha detto lui?
AQUILA Lui non parla con me. Parla con sé stesso. Ha detto che ti ama.
FUOCO Parla alle scatole.
PROMETEO In conclusione, non mi vuole morto.
AQUILA Sei il suo figlio unico e prediletto, perché mai dovrebbe volerti morto?
PROMETEO Ho tradito le sue aspettative. Sono fuggito dal suo mondo. Ne ho
trovato un altro. Dove la vita è amore e piacere. Anch’io sono empio. Perché non
mi inchioda lassù, accanto a Crudelia?
AQUILA Lui non parla con me. Tu sei il figlio che ama. Vuole la tua salvezza,
non la tua punizione.
FUOCO Mentitore!
PROMETEO In quale modo vuole salvarmi?
AQUILA Dio non parla con me, se non per darmi ordini.
PROMETEO E quali sono questi ordini?
AQUILA Non sono ordini che conosco, ma ordini che eseguo. Lui comanda e io
obbedisco.
FUOCO Non ascoltarla, Prometeo. Anche lei è un involucro. Dentro ci sono strie
di sangue.
PROMETEO Rimani con noi. Ti consento di proteggermi, in modo che tu possa
realizzare la volontà di Dio.
AQUILA Ti ringrazio.
FUOCO Come puoi sopportare che una creatura tanto bella e nobile si esprima come
il più viscido e schifoso dei leccapiedi?
PROMETEO In cambio, ti chiedo un favore.
FUOCO Ci mancava anche questo. Che facessi comunella con lei. Prima allunghi lo
sguardo sulle valli fiorenti di vita e poi non vedi al di là del naso.
PROMETEO Voglio che mi porti lassù, oltre le nubi, dove si trova Crudelia.
FUOCO Pazzo. Ma ascoltiamo la risposta. Sarà istruttiva.
AQUILA Quelle non sono nubi. Sono il confine invalicabile tra il mondo dei vivi
e il mondo delle anime tormentate a causa dei peccati. Nessuno può spingersi
oltre la barriera della giustizia divina.
FUOCO Giustizia?
PROMETEO Portami il più vicino possibile, poi proseguirò per mio conto.
AQUILA Io sono creatura di Dio, non posso avvicinarmi al luogo della sua
collera.
PROMETEO Mi neghi ogni aiuto?
AQUILA Ti dico che il tuo proposito non ha possibilità di essere realizzato.
PROMETEO Mi stai dicendo che è impossibile raggiungere Crudelia?
AQUILA Sola per l’eternità, e per l’eternità tormentata.
PROMETEO Tanto grande è la malvagità di Dio?
AQUILA È pietoso. Potrebbe centuplicare i tormenti, ma è pietoso.
FUOCO Impara la pietà, Prometeo. Al tuo nemico non infliggere cento ferite, ma
novantanove. E questo proclamalo pietà.
PROMETEO Vattene, Aquila. Non ho bisogno di te.
AQUILA Non posso andarmene. Dio mi ha assegnato a te per sempre. Starò posata su
quello sperone e non ti perderò di vista. Così vuole Dio.
PROMETEO Vattene. Lasciami in pace.
AQUILA Me ne vado lassù e tengo lo sguardo su di te. Se ti sposti, ti seguo in
volo. Quando ti fermi, mi fermo dove possa vederti. Io sono il tuo angelo, così
ha detto Dio.
PROMETEO Sì, ma ora vattene.
FUOCO Via! Via! Via!
C TRE
PROMETEO Hai bruciato le scatole?
FUOCO Non ho ancora finito.
PROMETEO Me ne serve una.
FUOCO Che cosa ne fai?
PROMETEO Mi ci ficco dentro.
FUOCO Tu in una scatola?
PROMETEO È così che sono nato. Da uno di questi involucri di niente. Voglio
tornare bambino. Voglio rivivere la mia vita.
FUOCO Ma la tua vita…
PROMETEO Cercane una grande, la più grande che trovi.
FUOCO La tua vita era dolore. Hai già dimenticato? Vuoi tornare a obbedire al
dolore?
PROMETEO Si è reso necessario.
FUOCO Non capisco.
PROMETEO Laggiù ci sono gli uomini. Li ho conosciuti. Vivono per sopravvivere,
uccidendo gli animali e dando fuoco alle foreste. Si accoppiano senza amore e
fanno figli che bastonano. Accolgono gli stranieri con urla di minaccia e li
massacrano. Non amano le parole tanto quanto le azioni. Agiscono senza sosta e
senza meditare su ciò che fanno. Ogni loro scelta è distruttiva. Perseguono la
propria soddisfazione, ma non il vero piacere. Sono sempre insoddisfatti. Si
usano e abusano gli uni degli altri, stringono alleanze fittizie e si associano
in comunità competitive. Detestano la pietà, giudicano una debolezza la
generosità. Diffidenti e tetri, non vedono i fiori delle valli, non ascoltano il
canto dei fiumi. Non alzano mai lo sguardo al cielo per bearsi dei suoi segreti.
Hanno menti di pietra e cuori di fango. Dio li vuole così, ma non è giusto.
Strapperò dalle loro mani l’ascia che usano per abbattere gli alberi e i nemici.
Con quella spaccherò la loro testa, per farci entrare la visione del cosmo. Darò
loro la libertà e la passione della vita.
FUOCO Nobili intenti. Ma non è tutto qui quello che hai in mente.
PROMETEO Non posso lasciare che la mia vera madre pianga e si disperi per
l’eternità.
FUOCO Sono d’accordo, ma…
PROMETEO Strapperò Crudelia alla roccia e la porterò con me nel mondo nuovo.
Voglio da lei figli dagli occhi limpidi. Già mi pare di sentire cantare un
sangue forte e buono.
FUOCO Un mondo nuovo. Va bene, vedrai da te se ne vale la pena. Forse anche tu
anteponi l’azione all’idea, ma va bene così. È fatale che sia così. Sono al tuo
fianco. Combatterò con te. Farò luce e darò calore. Ma non è tutto qui quello
che hai in mente.
PROMETEO Ucciderò Dio. Non mi lascerà mai giungere fino a Crudelia e non
consentirà che il mondo da lui creato cambi. Non mi resta che ucciderlo.
FUOCO Sono con te. Non so come, ma ti sosterrò in questa impresa folle. Quanto
folle, lo vedrai da te. Come farai, però, ad avvicinarti a lui?
PROMETEO C’è solo un modo. Quello del dolore.
FUOCO Tu vuoi tornare da Mengle e Greta, vero?
PROMETEO Avranno di nuovo un figlio.
FUOCO Da torturare.
PROMETEO Sì.
FUOCO E poi infrangerai la legge e loro ti cacceranno di casa. Andrai nel mondo
e impazzirai di angoscia e disperazione.
PROMETEO Così dev’essere.
FUOCO E infine ti accoglierà Dio, con l’intenzione di circuirti e sottometterti.
PROMETEO Ma io lo ucciderò.
FUOCO Ma noi lo uccideremo.
PROMETEO Noi lo uccideremo.
FUOCO Tenteremo di ucciderlo. Non so come, ma tenteremo.
PROMETEO Noi lo uccideremo.
FUOCO Entreremo nel tempio e qualcosa escogiteremo. Non so che cosa, ma una
volta nel tempio qualcosa dovrà succedere.
PROMETEO Noi lo uccideremo.
FUOCO Con quali armi, non ho idea. Ma noi…
PROMETEO Io lo ucciderò.
FUOCO Con le mani alla gola? La lama nel petto? O vuoi impiccarlo? O
decapitarlo? Come si uccide un dio? Forse con le idee, ma tu…
PROMETEO Io lo ucciderò.
FUOCO Così sia. E l’aquila?
PROMETEO Andiamo a uccidere Dio.
AQUILA Volo alta sopra il mondo,
ma non perdo mai di vista Prometeo.
Se mi poso sulla cima di roccia o di ghiaccio,
il mio sguardo è un dardo sui suoi passi.
Dio ha detto: seguilo ovunque vada.
Prometeo è un uomo che non è solo uomo,
in lui la scintilla è incendio dell’anima.
Prima di lasciare la montagna,
ha parlato alle valli dove i popoli
sopravvivono con le greggi e le mandrie.
“Ho visto nei vostri occhi la paura e la ferocia,
ho visto le vostre mani tingersi di sangue,
ho sentito le grida delle vittime,
ho sentito i pianti delle mogli e dei figli.
Io vi dico che la via del dolore ha una fine,
là dove comincia la visione della pace.
Vengo per spezzare le catene,
per gridare a tutti che questo non è il mondo,
ma l’incubo del mondo. Svegliatevi, dunque,
popoli sofferenti! Lasciate la via del dolore,
della sopraffazione e dell’ingiustizia,
della conquista e dell’egoismo,
della distruzione e della tirannide.
Uscite dall’incubo, entrate nel sogno!”
Questo ha detto Prometeo alle genti,
ma dubito che qualcuno abbia udito.
Gli uomini sono presi dalla sopravvivenza
e dalle loro imprese scaturisce il dolore.
Io sono l’aquila che vola, si posa e riparte,
osserva e riferisce, artiglia e divora la carne.
Dio comanda, io obbedisco.
Altro non so fare.
Adattamento versi da:
* Eschilo, “Prometeo incatenato”
** F. G. Lorca