PENSIERI VELENOSI
di
M. LETIZIA COMPATANGELO
Scenografia suggerita: una fuga di armadi riproducenti un panorama di grattacieli. Un gioco prospettico di pannelli dipinti, quinte, fondali e specchi davanti ai quali si muove il protagonista, che con il procedere della pièce è sempre più "dentro" e "fuori" le proprie parole.
La tonalità dominante di questo bizzarro "panorama in interno" dovrebbe essere il bianco-latte, il chiarore.
Con un filo teso inclinato ed una semplice carrucola potrebbero di tanto in tanto piombare sul palcoscenico - o soltanto attraversarlo velocissime - delle stampelle-messaggero recanti abiti, attrezzeria di scena necessaria in quel momento o brandelli dei pensieri evocati mediante oggetti/simbolo.
L'effetto deve essere sempre umoristico e paradossale.
Il protagonista si descrive da sé.
VINCENZO
Quarantacinque, quarantasei, quarantanove... cinquanta! (poggia i pesi, si solleva da terra, asciugandosi il sudore) Che sfinimento! (passando davanti allo specchio, non può fare a meno di sbirciarsi di sfuggita) Si vedessero - (torna allo specchio, controlla meglio) si vedessero i risultati, almeno... (ammonendosi, un po' petulante) Non ricominciare: lo fai per l'ernia, ricordatelo, non per estetica! (espressione di subitanea infelicità) Che tristezza. L'ernia! Solo il nome fa impressione - per carità, niente di grave... fa solo schifo! Dà l'idea di un grosso verme, un viscido millepiedi che si insinua vigliaccamente tra tessuti, tendini, dischi ossei! E si inturgidisce in modo diseguale, lussureggia, si espande, rigoglia, gorgoglia, s'agita! - Ma sì, insomma, una piccola maledetta fastidiosissima escrescenza... niente di che. Poteva andar peggio, alla mia età. (di nuovo verso lo specchio) Oh, non c'è male, ancora... Bel fisichetto.... (osservando una fotografia) Non c'è mica tanta differenza rispetto a dieci anni fa. Dov'ero? Dov'ero... (illuminandosi) In Grecia, come si fa a scordare quell'estate! L'estate del mio trionfo. Alcibiade, mi chiamava. Kalòs kai agatòs... Sul kalòs non ci sono - non c'erano - dubbi. Sì, forse Marcello poteva arrivarmi ai ginocchi. - L'estate del mio fulgore...
Ma io non me ne rendevo quasi conto. Un dono maturale. Un dono divino, a sentir lui. "La bellezza salverà il mondo", diceva spesso. E se ne stava lì buono buono a rimirarmi. In adorazione. - Ma perché mi faceva venire i nervi? Mi squadrava, mi... mi soppesava! Con lo sguardo. Non gli sfuggiva nulla, anche il guizzo segreto di un muscolo, il tremito involontario di una spalla, l'arcuarsi improvviso di un sopracciglio! E sapeva interpretarlo. Se ero turbato, oppure stanco, se per caso avevo voglia di essere baciato... persino se di lì a due minuti sarei andato al gabinetto! Indovinava tutto. Quando mi scorgeva un po' in subbuglio... Sei nervoso?, mi chiedeva, ma certo che sei nervoso, aggiungeva, stai ingrassando. Ingrassando io?! - C'era da scommeterci che aveva ragione. Un chilo... sette etti... Roba che io stesso non me ne avvedevo. - Con lui non c'era bisogno che pensassi a nulla. Che pensassi. Era il padrone delle mie sensazioni, del mio camminare, dormire, ruttare, cacare! In adorazione. Percorreva la superficie dorata della mia pelle... (guarda nuovamente la foto, si corregge) Bronzea... - Oh, era eccezionale quella ricetta col mallo di noci! Si prendono tre o quattro noci verdi, ancora morbide, si aprono e si lasciano macerare nell'olio di cocco, magari con qualche goccia d'essenza di bergamotto... per quanto tempo? Una settimana? Forse un mese... o erano tre?... (si concentra, poi sospira) Non lo so più... - Poco male. Tanto adesso lo posso a malapena guardare, il sole... Mi trasformo in una bolla pruriginosa ambulante, un'imperlatura omogenea di eritemi, palline di siero che... viene voglia di estirparle con un erpice! (tornando un attimo sulla fotografia) - Certo però che l'abbronzatura fa tanto... - Dev'essere l'inquinamento. Oppure con gli anni avrò maturato una sensibilizzazione che - alt!!! (didattico) Ecco, hai sbagliato un'altra volta. Devi stare attento ai vocaboli! Le sole parole "maturazione", "anni"... Ti rendi conto del loro altissimo potenziale depressivo?! Tossine perniciosissime che neanche una quintalata di Lycopodium riuscirebbe a neutralizzare! - Che stress. (controlla l'ora) Ho ancora un po' di tempo. Di là è tutto pronto. Giusto qualcosetta di raffinato. (sorride) Una nuova conoscenza... (pensieroso) una nuova conoscenza...
E comunque io non sono solo per caso. No. E' stata una scelta. (come rivolgendosi a delle persone all'esterno) Sciocchi! Superficiali. nsensibili... - Sì, un po' Loffredo mi manca. Era così umile però, così... talmente asservito ai miei desideri... mi faceva rabbia. Ma l'ho amato. Certo, devo averlo amato moltissimo. Ho sofferto quando è morto, no? Quando è arrivato il telegramma... un trauma. Dov'ero? Ah, già, in Marocco. Povero caro. Lo so che avrebbe voluto avermi accanto negli ultimi istanti... ma era più forte di lui! Vai, vai, divertiti, non stare a pensare a me... - In effetti era proprio deprimente quell'ospedale. - Così, quando arrivò il telegramma... ormai era fatta. Inutile precipitarsi, il caro Loffry non aveva più bisogno di me. Ero così prostrato... (non riesce a trattenere un sorriso) In Marocco...
Chi se lo aspettava che morisse così presto?! Non ha voluto dare neanche il fastidio di una lunga malattia.
La vita, dopo di lui... non è stata più la stessa. (non riesce a trattenere uno sgnignazzo gioioso, quasi sbarazzino) E che orge di sesso! Che ricchezza, che soprannumero, che disarticolazione, che ab-bon-dan-za!!! Aaaah! - Come si dice... Non sapevo a chi dare i resti. Uno sguazzo, un sollazzo, un sardanapalico periodo di indigestione sessuale. - Sì perché sinché c'era lui, soprattutto verso la fine... Non che mi sentissi in colpa, insomma.... Era anche una questione di buon gusto. Ma non era geloso, anzi! Quante volte siamo andati insieme all'imbrunire a... a passeggio con gli sconosciuti... - nessun problema: uno sballo cooperativo. Anche alle feste. Ci preparavamo insieme, e cosa portiamo, e cosa mi metto, che ne dici di questo profumo?... anche se poi finiva invariabilmente che saltavano tutti addosso a me. Lui... lui non era troppo ricercato, povero caro. Ma non era geloso. Mi prestava volentieri. Se ne restava un po' in disparte, a fumare il suo sigaro, magari trovava qualcuno con cui conversare.... ah, solo lui poteva riuscirci, in quelle baraonde!... Ma non mi perdeva mai di vista, qualsiasi cosa stessi facendo, li sentivo, i suoi occhi... Devo confessare che mi piaceva sentire quel suo sguardo... alle mie spalle. Non c'erano segreti tra noi. (sospira) Un po' mi manca. - Quanti anni avrebbe, adesso? (scuotendosi) Gli anni, sempre gli anni! Sono diventati un chiodo fisso, un ritornello, il tormentone degli ultimi ann... Appunto. - Va bene: è passato!... Ma non voglio trasformarmi in un pallottoliere delle stagioni della vita! Mi sorprendo a pensare a un vecch- a un amico da tanti ann... A uno che conosco da un bel po' di tempo, okay?!! E subito mi metto a calcolare quanti anni aveva quando ci siamo visti l'ultima volta, e quanti dunque ne ha adesso, e quella soddisfazione, meschina, se per caso ha la mia stessa età ma sembra mio padre, mentre se invece non li dimostra e forse in confronto io... Basta! Non è ammissibile lasciarsi ossessionare così! Non ci avevo mai pensato, prima. Non ne avevo il tempo?... Certo, avevo tante di quelle cose da fare! (centellinando le parole) Tanta VI-TA da assaporare... - oppure adesso ho molti più impegni, responsabilità, con il negozio da mandare avanti...
E' stato generoso da parte di Loffry lasciarlo a me. - Va bene, ma a chi altri mai avrebbe potuto? (cominciando a vestirsi) Insomma è buffo. Quantomeno singolare. Le incombenze si accumulano, le giornate scorrono via sempre più veloci... e dentro di me invece è come se lo spazio si moltiplicasse. Uno spazio vuoto, che si può riempire solo (un attimo di esitazione) con i pensieri. Non accetta altro. Ho provato ad assieparlo di sensazioni, azioni, stordimenti emozionali, fatti!... ma lui, come se avesse una vita propria e autonome capacità detergenti - (acido) una sapienza davvero degna di miglior causa - ...in un baleno fa piazza pulita di tutto, e ritorna lindo, netto... e disabitato... sino a che non ci si vada ad installare un nuovo pensiero. - E ne pretende in continuazione! Anche piccoli. Anche dei "pensierini". - Un Moloch! Non è mai sazio, e spesse volte riesce ad essere decisamente inopportuno. Magari mentre sto trattando con un cliente, o chiacchierando al bar, o conversando con un giovanotto - che oggigiorno è una cosa talmente rara, oltretutto! All'improvviso apre la mia mente sul suo vuoto assetato... e io resto lì - non so per quanto tempo, forse un minuto, forse una frazione di secondo... ad annaspare nel nulla più abbacinante, boccheggiando asfittico come un pesce fuor d'acqua e dicendo nel frattempo chissà quali corbellerie... E quando tutto finisce c'è una nuova riflessione saldamente ancorata con le sue zampine al deserto della mia mente. (comicamente afflitto) Deserto che però non si riduce! Dunque dubito che il processo potrà mai interrompersi, un bel giorno. - Suppongo che, fortunatamente, i miei interlocutori non se ne siano mai accorti. Solo una volta uno mi ha toccato lievemente la spalla - con molta dolcezza, devo ammettere - e mi ha chiesto: ti senti bene? E fu quando, sul più bello di una discussione sulla consistenza dello chiffon, sono stato proditoriamente trasportato nel continente asiatico, in una sterminata coltivazione di bachi da seta, costretto a procedere attraverso una nebbia di filamenti luccicanti che dovevo aprire con il machete mentre nel vento impazzavano le note di Stardust, e andavo avanti, avanti, attraversando regioni e paesi, combattendo spacciatori, ruffiani e varie altre bestie carnivore, e alla fine del tunnel trovavo Madre Teresa di Calcutta che mi ordinava bruscamente di darmi da fare, che posassi da qualche parte tutta quella seta - dietro di me scoprivo una fila di portatori carichi di balle - perché il necessario era saper bendare, non che lo facessi con la seta! Il mio senso estetico ne fu estremamente mortificato. (con tono di risentita protesta) E peraltro è stato molto vigliacco da parte della mia educazione cattolica saltarsene fuori così, mentre ero completamente indifeso, approfittando subdolamente di un frangente del genere! (sbircia nuovamente l'orologio) Devo sbrigarmi. (un po' affannato) Di nuovo l'ansia. Calma. In fondo è solo un incontro come gli altri. (a mezza bocca, quasi volendo glissare con se stesso) L'unica differenza, forse, sta nel fatto che questa volta l'invito l'ho fatto io. - E' che non ci sono abituato, ecco tutto.
Sono sempre stato io quello chiamato, nseguito, vezzeggiato - non che adesso voglia mettermi a vezzeggiare nessuno, per carità!... - Certo è carino. E poi è così diverso. Particolare. (si guarda sorpreso tra le gambe) Succedono singolari evenienze quando penso a lui. (si tocca le tempie, resta in ascolto) Ed è come se il Moloch non avesse nulla da ridire in proposito. Addormentato... forse. O complice.
Certo è capitato al momento giusto. - Non intendo assolutamente attribuire eccessiva importanza a talune incongruenti banalità, ma... (ha un gesto nervoso) Ma la gente con me non è più come una volta. - Non è vero? Ah, non è vero?!! - Intanto non si apre più al mio passaggio, non come prima, almeno, questo è sicuro. E tendenzialmente non risponde più con quella tipica espressione di gratificata sorpresa quando le rivolgo un sorriso. Addirittura, una o due volte, avevo appena graziosamente attaccato discorso... e mi è stato detto dopo un po' che purtroppo dovevano lasciarmi: il lavoro, o un appuntamento, non ricordo... No! Me ne rammento benissimo, invece. Due volte! E sempre con persone molto più... più giovani di me. Sarà un caso...
Comunque io ci credo alla realtà dell'età interiore. Gli anni sono quelli che uno sente dentro! - Purtroppo però a loro, i giovani, non li ha avvertiti nessuno. Non lo sanno. Sulle prime o non ti vedono, o ti osservano distaccati, come se appartenessi ad una specie inferiore... Giudicata più o meno in via di estinzione, direi, stando al loro sguardo fieramente evolutivo. - E allora bisogna essere molto cauti, tastare il terreno, capire se c'è una base di ostilità, o di indifferenza... di fastidio... oppure di condiscendenza, o di rispetto. Negli ultimi due casi, con una buona dose di applicazione - se ne vale pena, certo - ma quando ne vale la pena?!... - forse può nascere uno scambio. Così, giusto per dirsi buongiorno o buonasera, (accalorandosi) per sentirsi vivi, pieni di energia, di capacità comunicative, adatti alla vita sociale!... (cupo) Negli altri casi invece è una sfida, una lotta sbilanciata, ingenerosa. (esasperato) E solo per dirsi buongiorno e buonasera e comunicare, energicamente adattati alla vita sociale.!.. Francamente è uno sforzo troppo superiore alle mie forze.
Forse sto esagerando. No, no, assolutamente non sto esagerando. Ma si che sto esagerando!
Mi sto auto-condizionando. (cerca di di non pensarci, poi esplode) Anche con i bottegai! Se si escludono i soliti, collaudati fornitori, non posso affermare che andare a fare spesa sia più divertente come una volta, quando facevano a gara per indovinare i miei gusti... Ora entri in un negozio, aspetti giustamente il tuo turno e alla fine ti chiedono: desidera? E bisogna avere le idee ben chiare, altrimenti si spazientiscono! Se provi a chiedere con allegra nochalance un consiglio, ti rispondono solo per farti comprare quello che gli è avanzato o che costa di più... e lo facessero almeno con cordialità! Mandano immediati, chiari segni di insoffrenza appena ti discosti da ciò che pretendono. (pausa) Forse sono io che non so più sorridere come una volta. "Il sole che dischiude le tenebre", lo aveva definito Loffredo. Il mio sorriso. Trascinante e infallibile. Non dovevo neanche pensarci. - E in effetti non ci pensavo. Dev'essere questo il punto. Adesso sorrido, ma penso. Dunque sono all'erta, ansioso, in guardia. E il sorriso non è più lo stesso. Qualitativamente, intrinsecamente appesantito.
Eppure vorrei piacergli, stasera. Poter ritrovare il mio sorriso... (fa delle insoddisfacenti prove allo specchio, si arrende stizzito) Non capisco come possa esistere la consapevolezza, a prescindere dalla volontà e da tanti generosi sforzi in direzione contraria, ma è certo che di pasticci ne provoca quanti se ne vogliono! (crolla a sedere, sconsolato)
Però... però... potrei cercare di avvantaggiarmene... - Di sfruttarla! Perché no? In fondo è mio diritto, anzi molti non esiterebbero a definirlo un dovere: utilizzare la consapevolezza per il proprio tornaconto, trarre profitti dalla "coscienza"!... - quando non c'è verso di liberarsene! (illuminandosi) Potrei... potrei cercare di darmi un tono intellettuale! (balzando in piedi) Giusto!!! Il terrorismo culturale funziona sempre! (tutto eccitato comincia a rovistare in armadi e cassetti, cerca dei gilet e delle sciarpe lunghe di seta, ne sceglie alcuni, li indossa, li scarta, infine si sofferma su un gilet scuro e sciarpa di seta chiara; si osserva compiaciuto) Ci vuole sempre qualcosa di chiaro vicino al viso... Peccato che non fumi. Una pipa sarebbe stata perfetta. (cambia foggia alla pettinatura) Resto sempre un po' troppo appariscente... - Gli occhiali! (fruga ancora in vari cassetti, estrae un bizzarro campionario di occhiali, ma tutti da sole: li esamina e alla fine sceglie il più sobrio) Intellettual mondano! Un pizzico di annoiata arroganza... un lieve tocco di condiscendenza... (piroetta su se stesso) Voilà! Ci sono certi obbrobri ripugnanti in circolazione che con questo sistema riescono sempre a circondarsi di un mucchio di... di... (svuotandosi d'entusiasmo) di considerazione. (togliendosi gli occhiali) Bleah! Vergogna! Tradire così le convinzioni di una vita! Oltretutto non ha mai funzionato veramente. Si illudono di essere grandi fascinatori, quei cessi presuntuosi, o fingono di credersi tali per non morire. Ma lo sanno benissimo che ciò che ottengono, nella migliore delle ipotesi, è solo "considerazione"! - Anche grazie al buon cuore delle marchette.
No! (strappandosi di dosso sciarpa e gilet) Quello che io voglio è autentico, reale desiderio! (più calmo, raccoglie e ripiega con attenzione la sciarpa di seta) E poi, non ne sarei neanche in grado. Figuriamoci, proprio io! Quanto di più lontano si possa immaginare dalla cultura! Dal significato stesso della parola cultura! (ride sollevato) Talmente scevro da qualsiasi contiguità con l'istruzione! L'unica cosa che ho letto in vita mia - con metodo, voglio dire - è stato il vocabolario. Prima per fare le parole crociate con Loffredo, poi così... per abitudine... anche un po' per passione. (sorride birichino) Potrei inondarlo di parole, stordirlo con fiumi di definizioni, subissarlo di termini, sommergerlo di aggettivi, annegarlo nei verbi!!! (ghigna divertito) Magari facendolo riaffiorare ogni tanto, per un po' di respirazione bocca a bocca... - Dubito che apprezzerebbe.
Ma in questo campo sono un vero prodigio! Un talento naturale, diceva Loffry, che ogni tanto ci provava a farmi leggere qualcosa d'altro. "E' inconcepibile - mi ripeteva tornando alla carica - sei come un bambino che abbia imparato a ridisegnare a memoria le lettere dell'alfabeto ma si rifiuti di metterle insieme per comunicare!" (come in risposta, fa una smorfietta infantile di diniego dispettoso)
A me piaceva soltanto scoprire nuovi vocaboli, senza alcuna altra mira. Indubbiamente, forse per fissarli meglio... anche per tastarne la consistenza... ho cominciato a poco a poco ad inserirli nei miei eloqui: ne ficcavo il più possibile ovunque ne avessi il destro, e poi, come fanno i gatti, restavo a spiare le reazioni, facendo finta di niente. Provate a parlare di "pongidi" mentre delle persone normali trinciano pareri sui nostri progenitori, e capirete cosa intendo dire. Era solo un innocente divertimento! Gustarmi quelle espressioni di disagio inconfessato, quell'annaspare nel vuoto... Non riuscivo a scorgervi alcun danno! Una specie di giuoco di prestigio, tutto lì, un fuoco d'artificio di sillabe e fonemi che ricadevano in cascatelle musicali dentro le mie frasi...
E invece...
Una sera, ad una festa, mi si appiccica un tizio orrendo che attaca bottone con un sussiego che non ti dico. Io rispondo educato, ovviamente glissando sulle sue advances, con la maggior grazia di cui disponessi... Lui allora si incattivisce e ad un certo punto, proprio mentre gli stavo dedicando un'accurata descrizione delle specie botaniche presenti sulla terrazza, sputa rabbioso un "Certo che per essere un famoso marchettaro... hai un linguaggio sorprendentemente elaborato!" (pausa - sospiro) Avrei dovuto sorridere! Il mio fantastico, infallibile sorriso... E invece mi sono sorpreso a rispondere: "Perché ascolto, caro. Non costa nulla. Io so ascoltare, cosa che non sai fare tu, evidentemente... altrimenti "sentiresti" il puzzo di cadavere che emani ad ogni passo!" "Ah. ah. ah!" si sforzò di ridere lui, fingendo di trovarmi spiritoso... ah, ah! Non me l'ha mai perdonato, il che importa veramente poco. Credo anche sia finito in clinica, per un po' di tempo. - Ma fatto è, purtroppo, che IO avevo fatto qualcosa di nuovo, di diverso e pericoloso. Avevo consciamente colpito... e affondato un imbecille che cercava di tenersi su con gli spilli, spogliandolo senza pietà delle penne con cui cercava di mascherare la sua bruttezza. (parlando a duecento all'ora) Per carità! No, io veramente ringrazio il Signore di non avermi inculcato certe manìe intellettuali: ammesso che possa mai andare in bianco in vita mia, e ancora deve sorgere l'alba di quel giorno, almeno le frustrazioni dell'insuccesso artistico me le sarò risparmiate, e quelle patetiche, piccole cerchie in cui i sopravvissuti si rintanano per darsi un po' d'importanza l'un con l'altro... Tutti lì, afflitti e velenosi, a guardarsi in faccia tra loro... Senza nemmeno potersi ricreare la vista!... (pausa)
Resta il fatto, comunque, che non avrei dovuto reagire in quel modo. Fu il principio del cambiamento... benché io non ci tenessi affatto a cambiare. Presagivo a cosa avrebbe portato! Adesso sono costretto a cambiamenti continui: mutazioni, trasformazioni sempre più rapide, (accelera il ritmo) per tenere il passo con me stesso e con i tempi, e nei campi più disparati, multiformi e misteriosi, materiali e metafisici!...
(spazzolando energicamente le scarpe già lucide) Cosa gli dirò... Ciao caro, sono lieto di vederti... - uhmf, meno efficace di gelatina spappolata. No: ma che aspetto formidabile hai, stasera! Perché, quante altre sere l'ho visto in vita mia? E poi quello serviva a farmi rispondere quanto IO fossi fantastico, più splendente del solito!... (con un sorriso trionfante) - Grazie per avermi invitato! ... Beh, questa un effetto lo fa di sicuro: gira i tacchi e va a chiamare la Neuro.
Che guaio essere stato sempre tanto desiderato! Meglio sarebbe non essere mai stato così bello, ora saprei come comportarmi! (pausa - ci pensa su un attimo e per la prima e ultima volta ammicca complice al pubblico, come a dire chiaramente "Ma che sciocchezza sto dicendo? Ma quando mai!!!") Parlare del tempo? (si astrae repentinamente) Ci vorrebbe una bufera... un tornado... anche solo un temporale improvviso... Lui arriva, spinge il pulsante del citofono, una, due, tre volte, con furia infreddolita, (imita concitato il suono spernacchiante del citofono) pruuu, pruu, pruuu! Io mi precipito ad aprirgli, faccio scattare la serratura del portone - non mi aspettavo che ce la facesse, con questo tempo! - e mi affaccio sul pianerottolo, ansioso: dopo pochi attimi, inerpicandosi sui quei maledetti scalini - perché poi li facevano così alti, ché in passato erano più bassi di noi? - lo vedo emergere glorioso, bellissimo e bagnato, grondante e aggraziato, con i riccioli stillanti e l'impermeabile fradicio... (romantico) Allora potrei dirgli semplicemente "Ciao!" guardandolo negli occhi, con voce bassa e calda, rotta dall'emozione di vedermelo davanti, fragile e vittorioso sulla furia degli elementi per il desiderio di raggiungermi! (dà un'occhiata fuori della finestra) Ma c'è un cielo sereno pittato. Neanche una nuvoletta, un cirro sperduto all'orizzonte. (fa per tornare al centro della stanza, si blocca stupito) Ma che ho detto?! (poggia le mani sulle tempie, stringe gli occhi, si concentra) Sì, sì, ti vedo! Eccola lì, attanagliata in mezzo al biancore... tutta la scena che ho appena vissut... no, che ho immaginato. (piomba a sedere) Ecco perché il Moloch taceva! Lo sentivo io che con questo ragazzo sarebbero accadute strane cose... Immaginare! Adesso mi metto addirittura ad immaginare! Scientemente! Non bastano le assenze, i vuoti a tradimento, le figuracce nei momenti più impensati! (smarrito) E' una sensazione nuova. (scatta in piedi) E allora è sicuramente pericolosa, non accade più nulla ultimamente di regolare e circoscrivibile. Loffredo, Loffry mio, dove sei?! Tu avresti saputo spiegarmi, ne sono sicuro. Sono strani questi mancamenti, io non li capisco questi cedimenti imprevisti, e poi sento qualcosa qui, sopra la bocca dello stomaco... come una concitazione... - No. E' paura.
(ribellandosi) E paura di che cosa, di grazia! (riacquista un po' di sangue freddo) Chissà come mi è saltata in mente questa stupidaggine... - Tu pure, Loffry, diresti che è una sciocchezza, vero? Perché mai dovrei aver paura... Un incontro come tanti. - Forse... Potrebbe rivelarsi un insuccesso... dici? Ehi, ma tu da che parte stai?! - Oddio no! (si copre la faccia con le mani, poi solo gli occhi, alla fine apre le dita sopra l'occhio sinistro e occhieggia così, come oltre una barriera, forzando lo sguardo a focalizzare qualcosa di indefinito) Loffredo! Cosa ci fai tu lì? Questo... questo è tradimento! Te la ridi, eh? Tutto vestito di bianco, in mezzo al bianco... banale! Ti sei pure accomodato, in poltrona, vedo, sì, vedo... la tua poltrona preferita... - E allora?! Se non ti andava che la vendessi potevi farti vivo... si fa per dire... prima!
(passandosi ripetutamente le mani sugli occhi, come per scacciare l'immagine molesta) No, dài, Loffredo, no! Tu non puoi stare lì in mezzo a quel vuoto, tu non sei un'idea, un pensiero, tu sei - o perlomeno sei stato - una realtà, un fatto concreto, definito, delimitato nello spazio, e nel tempo... Guarda, al massimo un "ricordo"! Ah, ecco com'è successo! Ti ho nominato un po' troppe volte oggi, e così adesso ho l'impressione che... - Ma che fai, accendi il sigaro?! (irritato) Come vuoi. Se hai deciso di installarti lì e di diventare un pensiero, non ho altro da aggiungere. Devo terminare di prepararmi. (come se si sentisse osservato dall'esterno, infila ed allaccia le scarpe con ostentata disinvoltura) Sono importantissime le scarpe... la spia della vera distinzione. Io vado pazzo per le belle scarpe. Un tempo erano il segno dell'elevazione sociale, oggi... Dei cafoni arricchiti?!
Loffredo! Non ti puoi infilare così nelle mie frasi! Da morto sei più acido del solito.
(triste) E non mi vuoi più bene. - Stai infrangendo dieci anni di dolci ricordi. Tutte le mie sicurezze. (reagendo con forza) Stop! Chiuso! Restatene lì, anche tu aggrappato lì dentro.
Io vado avanti. Io sono vivo, io le cose le devo fare, sentire, masticare, digerire! Le devo amare!
Come? ... Impara a far l'amore, allora?! Loffredo! Ma che stai dicendo?!! Io?!!
Devo essere impazzito.
Adesso gli telefono e gli chiedo di rimandare. Questo appuntamento mi sta scombussolando eccessivamente - oltretutto, se arrivando mi trovasse così, ci sarebbe ben poco da combinare... E mi sarei sputtanato per il resto dell'esistenza. Dov'è il numero... Eccolo. - No, non è paura! E' senso di responsabilità. Perché rovinare una serata a due persone invece che ad una... Sto male. Non sono di compagnia, giusto? Pronto... Pronto! La segreteria. (riattacca) Forse è sceso a comprare qualcosa. Richiamo tra un po'.
Tsè! Imparare a fare l'amore, io! Io sono sempre stato così desiderato che (si blocca a riflettere, interdetto) ... in effetti non mi sono mai preoccupato di capire se i miei partners... - Stavo lì... Mi lasciavo amare. Erano loro a farsi tutta la fatica... Devo ammettere di non essermi mai dato gran che pena.
Privo di iniziativa?! Ma non è assolutamente vero, tutte adesso le stai tirando fuori, Loffredo?! Tu aspetta che arrivi, poi ti faccio vedere io, cos'è un'iniziativa!
Allora come si fa?
Come, "come si fa"?!!! Adesso, per esempio, se volessi... Cioè, volendo io fare, come si dice, un... un approccio, ecco... Cavolo. Non so da che parte incominciare. Ma non è possibile, con la mia esperienza, via!!!
Tanto per cominciare potrei ispirarmi a quello che ho vissuto, alla corte che mi è stata fatta... (sorride) Uff! Quanta! (compiaciuto) Non c'era uomo o donna che si salvasse... (sospira soddisfatto) Devo solo pescare un po' nei ricordi... (si concentra) Ma sono tutti così anni '60!!! Lo farei scappare dopo cinque minuti coi conati di vomito, povero ragazzo! - C'è qualcosa che non funziona.
Il desiderio è uguale in ogni epoca, l'amore è sempre uguale a se stesso - oh, ma ... chi l'ha detto?! - Loffredo! Loffredo ti prego una volta per tutte di non interferire. O cerchi di essere utile, fattivo, oppure non ti immischiare, per cortesia. Tu eri un romantico perso, ma le tue convinzioni tientele per te. Che ne hai mai saputo tu di sesso. Luci abbassate, musica accattivante, un po' di "nettare" scelto sapientemente... due o tre parole al momento giusto, luci spente e zac! E questo me lo chiami sesso?! Roba da museo. Amore? Ma va' là, va'! E' vero, non era sempre così. A dir la verità cambiavi ogni volta. E sì che ne abbiamo passati di anni insieme! (trionfante) - Immaginazione! Tutto qui. Avevi solo molta immaginazione. Ma come vedi anch'io adesso non sono immune dal morbo, e con un po' di immaginazione sono sicuro di poter fare molto meglio di... - Amore?
Ma...
No. Non sono affatto sicuro di essere innamorato di questo ragazzo. (con aria distaccata) E' divertente. Simpatico. Sensibile. (abbassando la voce) Diverso... Molto intelligente. Tutto qui. - (con voce strozzata) Sexy da paura. Bello... da far male. E non se ne rende conto! - Proprio come me, tanti anni fa?... Passa e colpisce... e io non ci posso credere che stasera verrà qui. Che ha scelto me! Anche solo per una notte. (si stringe le mani sullo stomaco) E' terribile questa trepidazione. Fa un po' girare la testa, come quando bevi una coppa di champagne a stomaco vuoto, tremano anche un pochino le gambe.
E' amore questo? Tu dici, Loffry? Ma è terribile. Come, "che vuol dire"?! Ci... ci siamo conosciuti soltanto l'altro giorno! Ancora, "che vuol dire?"! - Possono bastare cinque minuti? Addirittura... - Mi sembra molto superficiale. (con distratta sufficienza) Ridicolo. E io chissà che mi credevo. Dov'è la spilletta? Dove l'ho messa, ne ho comprate trenta almeno, e continuo a perdermele... Sarà un caso... Oh, eccola qui: Sesso sicuro. - A me questo fatto di portare sul bavero della giacca il marchio di garanzia mi sembra così... avvilente, ecco! Per carità, è molto più pratico che stare a chiedere, o fare strane circonlocuzioni per capire... e infatti me la metto. Mi dà ai nervi ma me la metto! Poi la perdo e la devo ricomprare, ma me la metto! E' una questione di responsabilità. - Però mi fa sentire in galera. Vabbè, non ci pensiamo più. Voilà! Fatto. Tutto a posto, allora. - Lo richiamo? No: ormai sono in ballo e devo ballare.
Te lo faccio vedere io, Loffry, chi è Vincenzo, detto Vinci, ovvero "il vincitore"!
Sorriso arrogantino - sono pur sempre un uomo molto affasciante, (il termine gli suona male, si corregge) cioè, affascinante... Movimento fluido, che esalta l'elasticità di membra molto ben fatte, muscolatura lunga, liscia, potente... mani nervose e sensibili, che promettono chissà quali delizie - che poi si vedrà, inventerò qualcosa al momento... - Un tocco garbato di ottimo profumo... Pronto. (consulta l'ora) In tempo. Perfetto. L'importante è mostrare sicurezza. Assoluta fiducia in se stessi. - Dio, come mi facevano ridere quei tipi timidi, pacciati e sudati, sospiranti... e tremolanti. Sono sempre stato buono di carattere, ma devo confessare che quel genere di perdenti per partito preso riesce immancabilmente ad istigare i miei più reconditi istinti sadici.
(atterrito) Non potrei mai trasformarmi in una persona così, io, mai! Anche se fossi il più innamorato degli innamorati, se stessi impazzendo dal desiderio, se mi si stracciasse il cuore per la sofferenza, io...
Ma che sto dicendo... Una cosa simile non potrà mai essere.
No, Loffry, no! E' inutile che ti insinui e bisbigli. Ti ho percepito benissimo. No, caro, non c'è bisogno di "dare tempo al tempo". Piuttosto che diventare così mi ammazzo. "O ammazzo qualcuno"?... - Ma stai dando i numeri?!! (misura lo spazio ad ampi passi, considera le cose e gli oggetti intorno a sé) Questa è la mia casa, lo vedi? E' una bellisima casa, in pieno centro, con una magnifica terrazza dove coltivo rare piante esotiche tra lo stupore generale. L'arredamento denota gusto squisito - ammetto che c'è ancora un po' la tua impronta, è vero, ma... ma mi era caro mantenerla, tiè! Il tutto è caldo ed accogliente e gli ospiti accorrono sempre volentieri, di ogni grado sociale, colore, sesso e religione! In più sono molto stimato nel mio lavoro e in società mi cercano ancora tutti, perché sono bello, decorativo e molto disinvolto. Dicono che ho stile. - Me l'hai insegnato tu? Può essere, ma adesso è roba mia. Appartiene a me, Vinci, detto anche per metonimia Monna Lisa!
(respira soddisfatto) Ecco, adesso dovrebbe squillare il campanello! Sono perfettamente in pala (di nuovo si corregge) in palla.
Nessuno da ammazzare, evidentemente, solo piacere da dare e da ricevere. Non sghignazzare, Loffredo! Guarda che comincio a chiamarti Fofi! Ah, ah! Ti fa ancora imbestialire. - No, non sono io vendicativo, sei tu permaloso.
Vuoi vedere come me la cavo dall'altra parte della barricata?...
Tu vuoi solo vedermi sconfitto, almeno per una volta! Da morto non sei cambiato di una virgola, non volevi darlo a vedere ma sei sempre stato geloso del fatto che a me bastasse solo allungare la mano per prendermi tutto il piacere, il sesso e l'amore che desideravo, sino a stancarmi, sino alla nausea! Mi amavi? No... spiavi la vita del tuo giocattolino, ti accontentavi delle mie briciole, volevi che ti raccontassi tutto nei minimi particolari! Quando non riuscivi ad assistere... Come un cane, ti accontentavi di leccare il sudore e il piacere rimasti attaccati alla mia pelle. E ti dirò: mi sentivo generoso a lasciartelo fare. Perché mi davi fastidio, con il tuo odore. Un odore misto di dopobarba costosi e di paura. Ha un odore schifoso la paura. (istintivamente si annusa, allarmato, e si rassicura)
Ma perché non arriva! (tende l'orecchio, non ode nulla) Peccato. Era l'ottimo fuggente - l'attimo fuggente. Sì, ci sono momenti in cui lo so, lo sento: potrei conquistare chiunque, anche il più ascetico dei bonzi tibetani!
Una volta? Che significa "una volta"?!! (serio, come se non fosse la sua voce a parlare) Se il tempo passa è cosa naturale: da amato amante dovrai diventare...
(si dà come dei pugni in testa) Tu non esisti, non esisti, capito?! Tutte elucubrazioni dell'attesa, rostri, cioè, mostri generati dall'ansia, non ci sono pensieri, e non ci sei neanche tu, caro Loffredo! Finito, chiuso, sotterrato! E smettila di ridere, non esisti! Sei morto. - Come quel...
Silenzio!
Ti stai lasciando suggestionare dal nulla, Vinci, stai tranquillo. L'unica risposta è il silenzio. (si siede, cerca di matenere una posizione eretta e compunta, pare calmarsi)
(cantilenando assente) Beloved, my beloved... (inclina la testa da una parte, lentamente, poi dall'altra, come se sentisse il contenuto oscillare all'interno) Ma che sciocchezza! Sta' zitto! Zitto! (scattando in piedi) Io non ho paa... non ho parà... Puuuàra - PAURA! Ho pau... (si massaggia le mascelle) Mi sento la bocca un poco impastata, come se non riuscissi ad artigliare le parole giuste... a- aa- d aaarticola-are le parole che scelgo.
Mendicare un po' d'amore, questo aspetta chi invecchia... (stupito dalle sue stesse parole, si sforza di far virare il pensiero) ... male! (cerca di ripetere l'intera frase) A chi inve- ro, a chia invecci-a - chi invecchia mare!
Oddio, che mi sta succedendo... (gli occhi sgranati per il timore) Il mio fiori-legio... il mio fiori-ta linguaaaagi- linguuuagggg-i-o! (risoluto) Voglio parlare di nutilità. Di FUTILI-gine - di futi! (urlando) Che cosa sono i futi, non esistono i FUTI! I feti, i fieti, i fati... (respira affannato) Non sono più padrone dei miei incunaboli aaah! dei miei vocaboli, presi, spire... PERSI! nel vertice di un sifone perver-tito. (con sforzo sovrumano riesce a correggersi) Nel vOrtice di un TIfone perveRRRSO! (stramazza al suolo) E che gli racconto, se arriva adesso?
(sempre bocconi sul pavimento) Il Moloch! (chiude gli occhi) Lo vedo! Non c'è più spazio bianco, non c'è più il deserto, solo un'enorme bocca, che si apre e si chiude e respira a sbuffi, un gigantesco villo intestinale, ingordo e cieco! No, non cieco! Ora capisco il suo gioco! Mi permette di dire solo quello che vuole lui! Ma si sbaglia, , oh se si sbaglia, se crede di poter avere parvita tinta! (insiste caparbio) Patita vrinta, partita cinta! E' impossibile. Non riesco più a parlar... ma no, vedi, parlo, parlo, parlo!... - Già... ma non sto dicendo niente.
E poi perché continuo a pensare a quella cosa... L'avevo dimenticata, no? Ero così piccolo quando ho amma- (si blocca, si guarda intorno atterrito) E' stato un incidente! Non devo
penarci, cioè, pen-sssar-ci. Acco. Ecc--o! Io non vaglio parlare di quella storia, noo volio!!! (si alza suo malgrado e comincia a parlare come un fiume d'inverno, inarrestabile e ininterrotto)
Perché io... io avevo capito molto presto che in quel posto se volevi vivere dovevi piacere a qualcuno. A un compagno più grande, a un prete, alla direttrice... Farti prendere, toccare, rivoltare come un sacchetto vuoto... Perché ti hanno buttato via. Tua madre stessa, ti dicono, t'ha vomitato da là sotto e poi non ne ha voluto più saperne di te! Non appartieni a nessuno e stai lì, in mezzo ad altri come te, che se anche sparisci dalla faccia di questo mondo chi vuoi che se ne accorga... E dài tutto, dài il cuore, la mente, l'anima, il culo, qualsiasi cosa per una carezza, per non essere picchiato dagli altri, per trovarti un cantuccio dove respirare piano piano e sognare che c'è stato uno sbaglio, perché a te ti hanno rubato, e tua madre invece ti sta ancora cercando, perché tu non eri nato per finire così. E per avere questo po' di pace bisognava piacere a qualcuno, a più persone possibile, a tutti!
Ora basta!!! - Ci sono solo io, qui, e se IO non voglio ascoltare, se a me non intestina, non interregna... non interes...ssss...sa! MA - è impossibile stare senza patrale, pallare... Pensare.
(riprende il racconto, l'unica verità alla quale riesca a dare forma verbale senza impazzire per lo sforzo) E poi un giorno è arrivato lui. E mi ha incantato il cuore. Desideravo solo stargli vicino, poteva avere la vita facile là dentro, con me! Ma non mi voleva. Non voleva nessuno, e tutti lo desideravano. Più di me... Era più amato di me. Lo detestavo, lo odiavo, avrei voluto averlo tra le mie mani solo per stringergliele intorno al collo e l'avrei tenuto fermo contro di me, mentre gli occhi gli schizzavano in fuori e l'avrei costretto a guardarmi, finalmente, a guardarmi! (girandosi di scatto, volgendo le spalle al pubblico) E' stato un incidente! Un gioco tra ragazzini. Nessuno mi ha accusato. E io non ci ho pensato più. (esausto) E poi perché avrei dovuto pensarci... pensare...
(torna di nuovo col viso verso il pubblico, e per alcuni secondi sembra invecchiato di vent'anni, un mascherone orribile e grinzoso - quando l'effetto, ottenuto magari con una proiezione, scompare, riprende l'abituale tono disinvolto) Non capisco cosa ci sia di tanto sollazzevole, Loffredo! Pensare è una malattia. La peste dell'anima! - I bubboni esplodono da sotto la pelle, squarciano la carne, si moltiplicano... e non si possono fermare! (corre allo specchio, sconvolto) Non si vedono ancora... (si alliscia il volto con dita esitanti) Una pelle perfetta... quasi senza una ruga. - Ma IO non sono più... (alza lentamente una spazzola, fa il gesto di scagliarla contro lo specchio, si ferma, accarezza l'immagine riflessa) Quanto tempo ci rimane ancora da stare insieme... No. Non ti faccio male. A te no. E non permetterò che te ne facciano gli altri. Ce ne staremo insieme, noi due. (stacca il piccolo specchio dalla parete) Mio amato bene... my beloved, my dear beloved... Abbiamo un segreto da custodire. Nessuno capirebbe. Ssssth! No no no no! Neanche Loffredo... Figuriamoci... "Fofi"!
Siede tenendo stretto sul cuore lo specchio, dondolandosi dolcemente, e continua anche quando il campanello della porta di casa comincia a squillare a lungo, insistentemente, prepotentemente... - mentre cala lentamente il BUIO.
FINE