Commedia di
Personaggi:
Gelsomino: ragazzino di 12 anni
L’uomo: Il Maestro
Trovato: Maresciallo dei CC
Puzzo: Appuntato dei CC
Egidio Signini: Commissario
Lucia Manzella: PM
Arturo: clochard e armonica
don Giuseppe: parroco
Il Boss
La scena si volge in una località siciliana, in questi giorni (2023)
Nota dell’Autore:
Mi corre l’obbligo di chiarire il significato di “Padrone del Tempo”, e di quale Tempo si parla.
Vedete per gli studiosi, per gli scienziati e, particolarmente, per il fisico teorico (cito testualmente) “… il tempo è una cosa molto complicata perché non è unico. Non è tanto una struttura fondamentale del mondo ma una cosa che nasce stratificata, da comprendere un poco alla volta. Esso fa parte di una complessità che è quella che ci rende esseri umani. Infine, noi siamo animali che vivono nel tempo, siamo noi stessi pezzi del mondo».
Così il fisico Carlo Rovelli, col suo libro “ Buchi bianchi”, ci potrebbe accompagnare in uno straordinario viaggio scientifico e filosofico. Un viaggio che si interroga sulla struttura del tempo e sulla essenza degli esseri viventi.
Ma…ma…c’è la fantasia. E con la fantasia- che si insinua mei misteri del Tempo, Essenza, Stratificazione- nasce una storia umanizzata, attraverso lo spunto del romanzo poliziesco, quindi della presente commedia.
Atto I
Strada di un vecchio quartiere popolare di una città meridionale, davanti ad un androne di un vecchio palazzo delle Poste.
In scena ci sono Gelsomino e Arturo. Il primo si finge zoppo, attorcigliando la gamba sinistra in un lungo bastone; il secondo suola l’armonica per attirare i passanti. Dalla sinistra del palco, entra un Uomo sui 60 anni, vestito decorosamente, porta buoni occhiali da vista, calza un cappello, e un pizzo decoroso orna il suo viso abbronzato.
Egli viene subito abbordato da Gelsomino il quale sollecita un obolo, l’Uomo lo scansa, ma il ragazzo lo sorpassa e di nuovo gli si para davanti, claudicante, l’Uomo, sorridendo lo riscansa, e il ragazzo, altrettanto sorridendo, gli si para davanti. L’Uomo, finalmente si ferma, guarda il ragazzo con occhi ironici.
Uomo- Bene ragazzo, adesso ci siamo. Tu non sei zoppo e io non sono fesso. Ora tu vuoi l’obolo, e io te lo do, ma non perché sei diciamo così: zoppo, ma perché voglio premiare la tua furbizia. Eccoti l’obolo.
Gelsomino- Grazie signore, a buon rendere…
Uomo- E con cosa me lo vorresti rendere?
Gelsomino- Con un vaffanculo!
Uomo- Adesso si che ci siamo. Senti monellaccio, ti piacerebbe guadagnarti di che vivere senza dover mendicare?
Gelsomino- Ehi, niente proposte indecenti!
Intanto Arturo smette di suonare e si avvicina, facendo capire all’Uomo che il ragazzo non è solo.
Uomo- (facendo segno a Arturo di stare calmo). Tranquilli! Niente di indecente, ma di decoroso. Ci stai?
Gelsomino- E sparate.
Uomo- Sparo, sparo. Dunque io ti regalo quest’oggetto ( e mostra un orologio a cipolla, di quelli che una volta si usavano portare nel taschino del gilè ) e con questo tu risolverai i tuoi problemi di sussistenza.-
Gelsomino- E come? guardando l’ora?-
Uomo- Si guardando l’ora, ma non per te, bensì per i passanti a cui desideri darla.-
Gelsomino - Accidenti, interessante, sparate pure il resto.- (entusiasmato).
Uomo - Dunque, per spiegarmi meglio ti faccio un esempio, ecco, fingiamo che io sia un passante, allora: Io passo da qui accanto, e tu mi offrirai il tuo servizio, ecco come: Mi dirai: Signore, desidera sapere l’ora esatta? E mi metti sotto agli occhi l’orologio, tenendolo dalla catena e facendolo dondolare leggermente. Allora, se mi fermo, vuol dire che ci sto, sennò ti scanso e passo avanti, in tal caso tu rinuncerai. Ma poniamo che io ci stia, tu allora, sempre facendolo dondolare, mi chiederai il mio nome di battesimo, e dove sono nato, quindi facendo le mosse di squadrare il cielo con l’orologio a mo’ di sestante, dirai l’ora esatta.-
Gelsomino - Un momento: Cos’è stu sestante? -
Uomo - E’ un oggetto che serviva una volta, ai naviganti per fare il punto nave, cioè per sapere approssimativamente la latitudine e la longitudine di dove si trovavano in quel momento.
Gelsomino - Latitudine? Longitudine? E cosa sarebbero?
Uomo - Te lo spiegherò dopo. Allora, dicevo, gli dirai l’ora esatta; che non sarà l’ora dell’istante, ma gli dirai che è la sua frazione d’Eternità. Quindi gli offrirai una… ecco…facciamo una cialda, per sottolineare il meraviglioso fatto procuratogli, e gli richiederei l’onorario per la tua prestazione. Cosicchè non dovrai elemosinare, ma avrai offerto un servizio dietro compenso e con una cialda in omaggio. Tutto a posto. Che ne dici?-
Gelsomino - Dico che è un’idea favolosa.
Uomo - Ci stai? Bene ed ecco allora il mio regalo.- (e gli porge l’orologio che il ragazzino afferra e impugna come se fosse la conquista dell’Insegna della X Legione Romana).
Gelsomino - Ecco quello che aspettato da tempo disse come in trance. Lo sapevo già da anni chi ero e qual era la mia missione. Questo oggetto magico mi farà Padrone del Tempo. E la mia missione sarà dispensarlo agli uomini tutti. Si, darò a loro una parte dell’immortalità temporale che li accompagnerà per sempre nel percorso della loro vita…
Uomo - Ma… non stai correndo troppo con la fantasia? –
Gelsomino - No, carissimo Maestro. Tu mi stai nominando erede del tuo Potere e io non ti deluderò.-
Uomo - E le cialde? Ci hai pensato? Esse sono indispensabili per il proseguimento del progetto.-
Gelsomino - Le cialde li avrò, ma a suo tempo, perché esse devono essere prodotte da mano verginale e cotte nel forno dell’Universo, cioè sul cratere dell’Etna.-
Uomo - Chi ti ha detto ciò?-
Gelsomino - Tu Maestro, telepaticamente.-
Uomo - Io? Ma va’… e quando?-
Gelsomino - Dodici secondi fa.-
Uomo -Ma… dici sul serio?-
Gelsomino - E perché dovrei mentirti, Padrone del Tempo.-
Uomo - Beh… insomma. Senti piccolo, quale padrone e padrone, io scherzavo quando ti ho detto del Tempo, del Potere e delle cialde, non mi dirai che ci hai creduto davvero?-
Gelsomino - Tu non mi hai mentito, mi hai solamente tolto l’involucro e mi hai fatto sorgere al Presente, immaginando il Futuro, dopo aver conosciuto il Passato. Che altro dovevi fare? Hai compiuto la tua missione, da questo momento inizia la mia.-
Uomo - Se lo dici tu…-( perplesso, ma poi quasi soddisfatto, gli fece una carezza sul viso e riprese la sua passeggiata).-
Gelsomino - L’orologio me lo lasci veramente?- (rispose guardingo, stringendo l’oggetto in mano).-
Uomo - Ma certo.
Gelsomino - Grazie, ma ti posso chiedere dove…insomma dove l’hai preso o trovato o comprato?-
Uomo - Certamente- ( tono garbato, poi fatto una pausa di riflessione riprese ) Già, l’orologio. Certo, potresti dirmi: Ma perché me lo hai regalato? Beh, ti rispondo: a primo acchito non saprei perché proprio a te, ma riflettendoci ho pensato che me ne volessi, diciamo così, per dire, che me ne volessi liberare, e a chi potevo regalarlo se non a te. Signore del Tempo hai detto? E chi lo sa…potresti esserlo -comunque, questo orologio antico l’ho trovato nella tasca del paltò del mio defunto nonno, l’oggetto, subito, appena toccato, mi dette una sensazione di disaggio inspiegabile. Beh, insomma, potresti dirmi: te ne sei voluto liberare. Ma no, io rispondo: negativo! T’ho voluto aiutare. Che pericolo potresti correre? Chi non vuole starci al tuo gioco, può tirare dritto. Questo te l’ho raccomandato, no? Eppoi, insomma, se non ti va bene, lo puoi sempre vendere a un rigattiere e ci guadagnerai pure. Ed eccoti servito.-
Gelsomino - Grazie, e poi? Tutte queste sensazioni? -
Uomo - Andiamoci piano…Eh, poi… insomma se lo sapessi…(esita come se volesse essere sicuro di ciò che dice) Guarda, certamente la cipolla dev’essere causa ed effetto del tuo comportamento, ragazzo. Infine chi ti avrebbe potuto insegnare tutto dell’immagine dell’Infinito, della percezione del Passato, e dell’immanente Presente quindi, della visione del probabile Futuro? Eppoi Padrone del Tempo, ma chi te l’aveva mai detto ciò? Certamente io no; io ho parlato di cipolla, di orario di cialde; che poi vuoi sfornare sul cratere dell’Etna. Ma è una cosa sensata? Io non l’ho mai pensato. Comunque un effetto l’ho avuto, forse la smetti di mendicare e fingersi zoppo. Oh, insomma, quanti scrupoli per un nonnulla! E non pensarci più. Anzi no. Gelsomino, stammi a sentire bene, avvicinati un po’ qui.-
Gelsomino - Ecco la magia: Mi hai chiamato per nome, senza che io te lo dicessi. Oh Padrone, agli ordini.-
Uomo - Non me l’avevi detto? Strano io credevo di si. Dunque, quali ordini o padrone; senti non scherzacci mai sopra…e non tentare di prendermi per i fondelli.- (tono scherzoso, poi continuò) Ah, mi stavo dimenticando di darti un suggerimento.-
Gelsomino - Quale?-
Uomo - Questo: Quando parli con qualcuno non gli dare l’impressione di predire il futuro. Eviterai dei possibili guai- sicuramente.-
Gelsomino - Ti ringrazio Maestro mio. Ma già lo sapevo: Quando parli non predire il futuro (quasi solennemente), ma dici sicuro del Tempo che è.-
Uomo - Già…Come? Ma chi… insomma come lo sai?-
Gelsomino - Maestro lo so perché mi è stato detto.-
Da questo momento l’Uomo è il Maestro
Maestro - Ma, detto da chi? – ( finto preoccupato).-
Gelsomino - Da te, e forse qualcuno dai tuoi amici e futuri amici miei.-
Maestro - Va’ bo’ mi arrendo. Se son rose…Ti saluto bello. Anzi no: Cambia posto, non stare in strada…
Arturo – Sostiamoci nel mio… androne.
Uomo -Per quello che devi fare, sarebbe meglio.
Gelsomino – Qui, per strada, non c’è futuro vuoi dire?-
Maestro - Insomma, quasi si, certamente.-
Gelsomino –Ma io vivo per strada…e li posso aiutare i miei amici? ( fa cenno ad una ipotetica via vicina)-
Maestro - Il tuo genere d’aiuto a loro non serve… come non serviva a te.-
Gelsomino - E perché?-
Maestro - Perché qui non si vive d’illusioni. E tu ne sai qualcosa.-
Gelsomino - Non è così: Io ne ho avuto già una porzione.- ( mostra la cipolla.)
Maestro – (allontanandosi) Questo ragazzaccio ne sa più di me. Se la caverà… se sarà prudente. Beh, insomma, potrebbe capitare che qualcuno, a cui vuol dire del suo Tempo, lo potrebbe trattare maluccio, o addirittura picchiarlo. Cosa ne sappiamo delle persone che fermiamo? Tutto è possibile. E io sono in certo qual modo responsabile… almeno mi sento tale. Beh, in tal caso, torno indietro a sorveglialo, ma con discrezione. Vediamo se son rose…poi c’è quell’accattone musicista…Bene.-
Arturo- ( che ha seguito tutta la discussione in silenzio discreto, a Gelsomino, prendendo per mano Gelsomino e conducendolo nell’androne ) Ma come farai? Te lo sei chiesto?
Gelsomino - Non lo so, ma lo devo fare.-
Arturo - Ma, senti, devono essere solamente le mani di vergine a impastarle? Non potrebbero essere le mani di una mamma che allatta il suo bambino? Sarebbero interessanti, oltre che gustose…sai il latte…-
Gelsomino - Mi è stato detto : mani di vergine.-
Arturo - E dove la troviamo una vergine, oggigiorno? perdippiù disposta ad impastare? Eppoi, dopo che avrebbe impastato, questa vergine come le formerebbe? Ci vuole destrezza e professionalità per fare il dolciaro.-
Gelsomino - Hai detto dolciaro? (riflette come se colloquiasse con entità sconosciute, poi. annuendo parla) Ma sai che l’idea mi piace…-
Arturo - Già ti piace, ma il tuo…come l’hai chiamato? –
Gelsomino - Maestro.-
Arturo - Ecco, lui come la penserà questa variante alla confezione?-
Gelsomino - Il mio Maestro non c’entra, è stata come… un ispirazione.-
Arturo - E allora fatti ispirare meglio, perbacco! (tuonò Arturo, che poi continuò) E ti fai dire come le cuocereste là sul cratere? Che ci vai con la padella o con la graticola sulla sommità della Montagna, a cuocerle?-
Gelsomino - Senti, ( insofferente) in un modo o nell’altro ci riuscirò!-
Arturo - Sei matto! E io che pensavo di mettermi in società con te: io suonavo e tu, con la cipolla, incantavi…-
Gelsomino - Senti Arturo, tu mi sei simpatico e con la tua armonica potresti aiutarmi, ma devi capire che qui, con me, c’è il Mistero del Tempo e io lo officio. Dammi retta, se vuoi stare con me devi credere a quello che ti dico e soprattutto al Soprannaturale. Se non ci credi, vai per la tua strada, amico.-
Arturo - Ehi, ehi, la mia strada la stai calpestando tu, in questo preciso momento: Questo androne è mio! Io l’ho difeso da tutti i senzatetto della città e provincia, e tutti, ormai, rispettano il mio diritto su questo pezzo di terra. Punto!... e dai, non t’adombrare, ci metteremo d’accordo noi due: Tu con la cipolla del Mistero, io con l’armonica a bocca. Li incanteremo questi qui. ( e indica i passanti ). Dai qua la mano! (stende la mano che Gelsomino accoglie e stringe). –
Gelsomino - Va bene, amico. Iniziamo: Tu pensa alle cialde, io al resto.-
Arturo - Minchia! Che sfida!. Mi metto all’opera.( si pulisce i vestiti meglio che può, si guarda ad uno specchietto e si liscia i capelli, si mette un cappellaccio sulle ventitrè, poi solennemente) All’attacco!-
Intanto che Arturo va “all’attacco”, Gelsomino, dondolando la cipolla, abborda una giovane donna, e Arturo si blocca, poi prende l’armonica e suona pianissimo).
Gelsomino - Signora, mi permette di farle un omaggio?-
Giovane donna - Cosa? Che vuoi? ( chiede la donna presa alla sprovvista dall’intraprendenza del ragazzino).
Gelsomino - Io? Nulla, con l’omaggio volevo solo darle un suggerimento.-
Giovane donna - Oh, bella un omaggio con annesso suggerimento. –
Gelsomino - Certamente. Guardi questo orologio, segna la sua ora precisa.-
Giovane donna - La mia ora? Perché posseggo un’ora?-
Gelsomino - Certo che si. Guardi qui ( dondola la cipolla) questo orologio segna le 11,05 esatte. La sua ora.-
Giovane donna - Ma dai…-
Gelsomino - Aspetti, aspetti, di dica come si chiama e dove è nata.-
Giovane donna - Va beh, ti saluto…-( e sta per andarsene).
Arturo – Aspetti signora, non è necessario rispondere a queste domande, abbi pazienza. Dai Gelsomino, parla.
Giovane signora- (accondiscendente, poi ironica ) Parla…Gelsomino…
Gelsomino – (senza raccogliere l’ironia) Signora, se le dico una cosa che le è successo stamattina, le mi crederà?-
Giovane donna - Cosa mi sarebbe successo stamattina che tu mi dovresti far sapere? dimmi?-
Gelsomino - Le dico che lei è stata baciata sul petto. Ma non sulle tette, ma più in alto, vicino al collo, da un uomo anziano…-
Giovane donna-( sbalordita) Oddio! Ma…ma … come…-
Gelsomino - L’orologio signora. Questo oggetto mi ha detto, tramite pulsazioni e vibrazioni che le labbra di una persona si sono posate sulla sua pelle, bianca, profumata, liscia serica come il velluto, e che lei è rimasta sbalordita, esterrefatta e sconvolta dalla pressione e dal calore di quello labbra senili. Ma quel bacio non era sensuale, ma solo di degusto di una bellezza inusitata che le si parava davanti all’uomo, estasiandolo.-
Giovane signora - Ma io… veramente… non…-
Gelsomino - Lei non l’aveva incoraggiato né invitato, certamente, ma le fece piacere ricevere quella labiale carezza sul suo petto.-
Giovane donna - Tutto vero! Ma, dimmi, la discrezione?-
Gelsomino - Massima.-
Giovane signora - Bene. Grazie per la fetta di Tempo che mi hai donato. Come ti posso ringraziare? (intanto fruga nella borsetta).
Gelsomino - Con un obolo. Ma me lo darà quando sarò in grado di donarle una cialda.-
Giovane signora - Una cialda? Di cosa?-
Gelsomini - Una cialda di farina, signora, non dubiti… niente droga.-
Giovane signora - Senti, magari me la darai un’altra volta. Eccoti l’obolo. – ( prende una moneta la poggia sul piattino di Arturo, e si allontanò velocemente).
Arturo – Ma come hai fatto a sapere di quel bacio?
Gelsomino- Lo sapevo e basta.
Arturo – …e quelle parolone? da filosofo- filologo- sensitivo? Ecco, questo per me è un mistero-
Gelsomino – Già il Mistero del Padrone del Tempo.
Arturo- Ora basta! Se dobbiamo lavorare assieme, io devo sapere.
Gelsomino – Le so e basta. Dai capirai dopo…dopo. Ora, dopo questa prima esperienza, penso di dover cambiare tattica: niente nome o luogo di nascita da chiedere, sennò quelli scappano, ma, invece, incuriosirli immediatamente.
Arturo – Mi pare giusto. Che facciamo?
Gelsomino – Tu suona, e attira l’attenzione dei passanti. Anzi mettiamo questo cartellone, ( Gelsomino, prende un pezzo di cartone e vi scrive “ Conoscere il vostro Tempo”) Sono pronto. (poi prende la cipolla, la fa dondolare, pronto ad intervenire e formulare il suo “oracolo”. Intanto un signore di mezza età è attratto dal suono dell’armonica che esegue un brani di Moricone, si ferma davanti a loro e li guarda con un sorriso beffardo, infine domanda a Gelsomino:
Signore di mezza età - Di che tempo parli, giovincello?-
Gelsomino - Del vostro Tempo, signore.-
Signore di mezza età - E sarebbe?-
Gelsomino - Questo.- (risponde Gelsomino dondolando l’orologio sotto il naso dell’uomo).-
Signore di mezza età - Non mi vorrai ipnotizzare, vero?-
Gelsomino - Nossignore.-( risponde intanto che mette l’orologio in posizione) Ecco, ci sono: sono le undici e venti, e sono passati circa tre ore da quando ha messo i chiodini arrugginiti nel wurstel.-
Signore di mezza età - I… i cosi…nel…-( balbettando incredulo).
Gelsomino - Esattamente, i …cosi. E il cane che vi disturba le ha mangiate due ore fa.-
Signore di mezza età - Ed…è…morto?- (chiede ancora l’incredulo).-
Gelsomino - Non ancora. Ma sta soffrendo terribilmente.-
Signore di mezz’età - Ben gli sta!.
Gelsomino - Dice…
Giovane di mezza età - Dico! Ma tu lo sai cosa mi ha fatto passare in questi due mesi quella maledetta bestiaccia? Mi ha fatto passare le pene dell’inferno col suo continuo abbaiare. Perché abbaia sempre1. La mattina, il pomeriggio, la sera, la notte. E abbaia se passa qualcuno per la via, se la luna sorge a oriente, se il sole tramonta a ponente, e se i suoi padroni sono fuori casa, li chiama disperatamente con note stridule, simili allo starnazzare delle oche, fino a quando essi si ritirano a casa. E, una volta, una sera d’estate, è stato capace d’abbaiare dalle venti alle quattro del mattino.-
Gelsomino - Ma è un cane…-
Signore di mezza età - Ma ha anche un padrone.-
Gelsomino - E perché non gliene parla?-
Signore di mezz’ età - Ci ho provato: Gli ho detto anche che se il cane abbaia io non lavoro. E ho diritto di lavorare come tutti i lavoratori del mondo nelle giuste condizioni.-
Gelsomino - E cosa le ha risposto il padrone?-
Signore di mezz’età - Quello che mi hai detto tu: Il cane abbaia.-
Gelsomino - Capisco, ma lei anche la notte?-
Signore di mezz’età - Giovane, io sono uno scrittore e lavoro quando ho l’ispirazione, cioè in qualsiasi momento del giorno e anche della notte. E se vengo distolto, disturbato, interrotto, il danno che me ne deriva è immenso.-
Gelsomino - Come sarebbe?-
Signore di mezz’età - Sarebbe che quando ho l’idea, l’ispirazione, il guizzo creativo, e non li colgo e li immortalo fissandoli nella scrittura, essi mi possono scomparire rapidamente come rapidamente mi sono arrivati. Ma non solo quello è il danno, ma anche la frase o addirittura il verbo, il sostantivo, la locuzione, il motto, se sviato scappa via e non torna più. E il primo guizzo è il migliore in assoluto, ed è irripetibile, e ciò che lo sostituisce non è certamente la parte migliore dell’illuminazione. Ergo il danno che mi fa quella bestiaccia con suo continuo abbaiare è assoluto.-
Gelsomino - Mi dispiace, signore, ma il conseguente cattivo gesto non giustifica…-
Signore di mezz’età - Ma va a cagare, ragazzino! ( lo interrompe, allontanandosi, borbottando ancora.)-
Arturo - Ehi, se giudichi le persone, qui non si batte chiodo.-
Gelsomino - Ma è quello che sentivo.-
Arturo - No, hai giudicato quell’uomo per il suo atto. Atto che può sembrare crudele, ingiusto o addirittura criminale. Ma si deve capire anche il motivo che ha spinto quell’uomo al gesto estremo.-
Gelsomino- Va bene, capisco, ma quello ha fatto del male.
Arturo- Anche il cane, cioè il padrone. Comunque sono questioni più intrigate per noi. Che fa, continuiamo?
Gelsomino - Continuiamo, ovvio.-
Arturo - Bene, ricomincio.-(attacca a suonare l’armonica con la speranza che qualcuno si fermi. E infatti subito dopo una signora elegante si ferma, guarda il cartello, scruta Gelsomino, si attarda a guardare l’orologio che pendola e poi chiede):
Signora - Cos’è questo? ( indica il cartello) leggete il Futuro?-
Gelsomino - No signora, cerchiamo il Presente.( risponde Gelsomino facendo dondolare l’orologio davanti al viso della signora).-
Signora - Oddio, il Presente che sciocchezza.-
Gelsomino - Certamente signora, sarà pure una sciocchezza, ma, ecco (e punta la cipolla verso il cielo)- ecco il suo presente : ore undici e quaranta. E trenta minuti fa lei è stata molestata sessualmente intanto che ascoltava quel cantante melodico, qui vicino alla villa. –
Signora - Cosa? Ma che dici…beh, ho capito, m’hai visto tra la folla, vero?-
Gelsomino - No signora, non l’ho vista tra la folla, ma tra il Tempo suo personale. Lei era davanti ad un uomo di cinquant’anni che si strusciava nel suo didietro con insistenza, nonostante che lei infastidita si allontanasse, perché quell’uomo le si riavvicinava sfacciatamente. Infine lei ha deciso di andarsene, ma l’uomo l’ha seguita… ed è lì, dietro l’angolo che l’aspetta.-
Ragazzino - Ragazzino, come sai tutte queste cosa? Chi te l’ha detto? Sei un veggente? Se si, fammi sapere dov’è quello stronzo di mio marito che è scomparso da quindici giorni.-
Gelsomino - Signora, non sono quello che lei pensa che io sia, ma sono una cosa diversa che non posso rivelare. Ora le ho dato il suo Tempo, domani ripassi che le darò la cialda.-
Nel frattempo Arturo, sempre suonando l’armonica, avvicina la sua ciotola per le offerte. La donna, prima perplessa, sconcertata, anche un pochino agitata, guarda in faccia i due questuanti sorridenti, quindi si calma, apre la borsetta e mette una banconota nella ciotola, poi guarda con dolcezza Gelsomino e le dice:
Signora- Ripasso domani…per la cialda. Buona giornata a tutti e due.( e s’allontana dalla parte opposta dove s’era piazzato il molestatore)
Arturo - Gelsomino ecco come si fa. ( dice orgogliosamente).
Gelsomino - No, non mi piace così. Non è questo che voglio, io regalo il Tempo, non il passato, sia pure per casi particolari.
Arturo - E sta bene. Fai come vuoi. Sei tu il Boss. (ricomincia a suonare)-
Intanto da destra entra un signore sui trent’anni, che li guarda sospettoso.
Gelsomino – (avvicinandolo ) Signore, vuole sapere il suo tempo?
Signore – Bella questa. Ditemi, siete accattoni?
Gelsomino- No signore.
Signore- (rivolto ad Arturo) A te ti conosco: sei un clochard.
Arturo- Ero. Ora sono il suo aiutante.
Signore- Aiutante a truffare le persone?
Gelsomino- Signore, noi non truffiamo, non richiediamo nulla dal nostro operato a favore del Tempo Presente. Se ci vuole mettere alla prova…-
Signore- E proviamo.
Gelsomino fa ruotare la cipolla, mentre Arturo suona un dolce motivo, dopo pochi secondi Gelsomino parla.
Gelsomino – Lei stamattina nel farsi la barba, ha rotto la bottiglietta del dopobarba e si è ferito in un dito della mano destra, quella che tiene in tasca.
Signore- (sorpreso, tirando fuori la mano e mostrando il pollice) E’ vero, ma come hai fatto…come hai potuto?
Gelsomino- La forza della cipolla. Adesso possiamo continuare il nostro lavoro… signor Commissario. (Gelsomino dice la frase timidamente, senza arroganza) .
Commissario – E no! Qui c’è un trucco! Tu mi conoscevi già.
Gelsomino- Mai visto, signore. Comunque il dito se l’è ferito.
Commissario- Va bene, me lo sono ferito, ma tu hai tirato a indovinare.
Gelsomino- Allora le dirò (agitando la cipolla e facendo segna ad Arturo di suonare) Le dirò che lei, poco fa, è entrato in quel bar e ha chiesto della toilette. E’ vero?
Commissario- Beh, devo ammetterlo. Ma che sei un indovino? Non credo, sai?
Gelsomino- E fa bene. No signore vedo solo il suo Tempo.
Commissario. Va bene ragazzo, ma non disturbate la quiete pubblica. (detto come per porre fine alla discussione e lasciare che essi facciano il loro lavoro). Statevi bene. (si avvia ad uscire)
Arturo – E l’obolo?
Commissario – Ecco, fetenti. (da una moneta, facendogli un occhialino di complicità, ed esce)
Gelsomino- Minchia, era tosto lo sbirro.
Arturo- Hai ripreso il linguaggio dei bassifondi, amico mio.
Gelsomino – Eh, quando ci vuole ci vuole.
Nel frattempo, girandosi, urta una persona che sopraggiungeva. Questi era un uomo sui trent’anni, fisico da pugile, collo muscoloso, atletico nel passo, burbero in viso.
Gelsomino- Mi scusi signore. ( e si scansa)
Uomo – Attento coglione! ( e si allontana velocemente)
Gelsomino rimane imbambolato, poi sconvolto, infine incomincia a sudare, poi ha dei conati di vomito che vanno a vuoto.
Arturo – (accorgendosi del malessere di Gelsomino) Ehi, Gelsomino, cosa succede?
Gelsomino – (riprendendosi gradatamente) Arturo, quell’uomo è un assassino!
Arturo- Ma cosa dici? Come l’hai capito?
Gelsomino- Ho captato certe vibrazioni negative. Quello è il Male!
Arturo- Tutto questo con il sono sfiorarlo col braccio?
Gelsomino- E’ bastato quel piccolo contatto.
Arturo- E adesso che si fa?
Gelsomino- Cosa si fa? Cosa si fa? …Se è qui vuol dire che deve fare del male a qualcuno…
Arturo – Va bene. Ma a chi?
Gelsomino- Non lo so. Ma bisogna fare qualcosa.
Arturo- E cosa?
Gelsomino- Avvisare le autorità… Che ne so. Nel mio quartiere si avvisava il boss, il quale provvedeva a tutto. Ma qui, in questa mia nuova realtà cosa faccio?
Arturo- Fai che avvisiamo il Commissario che è passato poco fa.
Gelsomino- Si, ma non saprei dove trovarlo…-
Arturo- Lascia fare a me, so dove lavora.
Gelsomino – E dove?
Arturo- Ma al commissariato qui vicino, so anche come si chiama...
Gelsomino- …e come si chiama?
Arturo – Signini.
Gelsomino- Va bene, e cosa gli raccontiamo?
Arturo- Quello che hai detto a me.
Gelsomino- (titubante) E mi crederà?
Arturo- Ti crederà. Ha capito che dicevi la verità a proposito della ferita. E se fa il difficile, digli qualche altra azione che ha fatto recentemente.
Gelsomino- E tu suonerai?
Arturo – Certamente suonerò e se ti fa piacere pure ballerò. Andiamo.
Atto II
Sul palco ci sarà ricostruito l’interno dell’ufficio del Commissario Signini.
In scena ci sono Signini, Arturo, Gelsomino. Poi il maresciallo Trovato.
Signini- Ah, Trovato, questi sono i miei portatori di probabili guai: Ti presento Gelsomino e il suo compare Arturo, ragazzi questo è una vecchia volpe che risponde al nome di Trovato, maresciallo dei carabinieri e ottimo amico mio. Adesso racconterete pure a lui ciò che avete detto a me.
Trovato – (Ai due, che erano rimasti perplessi) Non è necessario ragazzi, il commissario mi ha informato già per telefono. Tranquilli.
Arturo- Meno male. Comunque per conto mio quello che ha percepito Gelsomino è Vangelo.-
Gelsomino- (che era rimasto in silenzio e assorto, poi quasi tra se) Un altro sbirro...
Trovato – (che ha sentito) E ci hai ragione ragazzo. Allora sei sicuro di quello che ci hai detto? Sai noi non possiamo allertare nessuno se non abbiamo qualcosa di concreto in mano…-
Signini – Magari qualche cosa in più.-
Gelsomino – Arturo, suona.
Arturo – L’armonica non ce l’ho con me. Devi arrangiarti da solo.
Gelsomino – Ci provo ( guardando insistentemente Trovato, poi come se si sforzasse) Lei, due ore fa, ha messo nel contenitore per lo smaltimento del vetro, anche una bottiglietta di plastica.-
Trovato – (a bocca aperta) Minchia, vero è! L’avevo scambiata per vetro…insomma mi pareva tale…-
Signini -… facciamo che ci ha provato.-
Trovato- Touché. Giovanotto, mi hai convinto. Commissario che facciamo? Procediamo e diamo l’allarme?-
Signini – Per chi? Per che cosa? Quando? Dove?-
Trovato – Penso per…per… insomma, accidenti, siamo nel buio più completo.
Gelsomino – Se questo vi può essere d’aiuto, credo che sia un killer…
Signini – Già! Assoldato da qualcuno, per uccidere chi?-
Trovato- (a Gelsomino e ad Arturo) Sentite, ce la fareste a farci un identikit? Magari approssimativo? Insomma aiutateci con un poco di sforzo, infine lo avete visto, no?
Arturo –Per me era uno straniero…-
Gelsomino- E per me aveva fretta di fare qualcosa…di brutto.
Signini- Va bene, intanto prendiamo le foto segnaletiche dei ricercati per omicidio…
Trovato - …italiani e stranieri…
Gelsomino – Aggiungeteci i pazzi criminali…-
Signini- Ti pare?-
Gelsomino - Mi pare…e i …come si chiamano…i …insomma quelli che fanno attentati…-
Signini- Terroristi?
Gelsomino- Forse, anche…-
Trovato- Anarchici?
Gelsomino- Ecco, anarchici…che fanno saltare in aria le auto?
Signini- Anche, anche, tra l’altro.-
Trovato- Vediamo le foto segnaletiche internazionali.
Signini – (Prendendo un album da uno scaffale)- Eccole. Procediamo.
I quattro si siedono attorno ad un tavolo e sfogliano l’album. Gelsomino è all’apice della concentrazione, quasi trema e suda, si preme le tempie e guarda con occhi lucidi e pungenti. Poi sobbalza e fa cenno ad una foto.
Gelsomino- E’ lui!
Arturo- Confermo.
Signini – Che culo ragazzi... Trattasi di certo Ivan Brunek, ( Signini legge la scritta sotto la foto segnaletica), noto anarchico insurrezionale, evaso dal manicomio criminale di Dubrovnik e ricercato dall’Interpol.
Trovato- Cazz…e adesso cosa facciamo?
Signini – …Avvisiamo il PM. (poi riflettendo) E cosa gli racconteremo?
Trovato- Come sarebbe?
Signini – Sarebbe che non sappiamo chi può essere la probabile vittima, né quando colpirà e come colpirà. Insomma siamo senza argomenti tangibili…tranne la foto.
Arturo – (pianissimo) Si, e ora lo dirà a voi quando colpirà.-
Trovato- (che ha sentito) Verissimo! Siamo ad un punto morto…tranne…tranne…-
Signini- Tranne che cosa?
Trovato- Badate è solo un’ipotesi, e sarebbe questa: Fra tre giorni qui in città verrà la Presidente del Consiglio per inaugurare la fabbrica di pannelli solari alla Zona Industriale… potrebbe essere un obiettivo per gli anarchici insurrezionali, no?
Signini- Potrebbe essere… si potrebbe, insomma ipotesi possibilissima.
Trovato- Senti Gelsomino, ma tu non potresti darci una mano, magari … ecco, ti faccio sentire una musica dal telefonino. Eh? Che ne dici?
Arturo- Maresciallo, lei sta trattando quel ragazzo come un mago da fiera. Gelsomino, vado a prendere l’armonica, tu stai qua tranquillo.
Trovato- Mi dispiace, non volevo… scusate.
Arturo- Va bene, va bene. Allora vado. (si appresta ad uscire)
Gelsomino- Arturo, non andare, ho un presentimento…-
Arturo- Ma dai, tranquillo, so attraversare la strada (ironico, esce quasi di corsa)
Signini- Che ne dite di prenderci un caffè?
Trovato- Per me va bene.-
Signini - E tu?
Gelsomino- Nulla grazie. ( Si porta verso la finestra e guarda la strada, quindi saluta con la mano Arturo)
Signini – (affacciandosi all’uscio) Giovanni ci fai portare due caffè? Anzi tre, uno per te. Grazie.
Gelsomino- (sempre alla finestra) Arturo, fermati! Arturo!
S’ode il rumore di uno sparo, Signini e Trovato accorrono alla finestra, e vedono Arturo per terra.
Signini – L’hanno colpito! Vado a soccorrerlo. (esce di corsa)
Gelsomino – Troppo tardi, Arturo è morto, il killer lo ha ucciso.
Trovato- E non potevi dircelo prima? Avremmo potuto evitare l’uccisione del povero Arturo e catturale quel macellaio.
Gelsomino- No vedo il futuro, almeno per adesso, ma avverto solo influssi pericolosi… e avevo avvertito Arturo.
Trovato- E’ vero. Povero uomo.
Gelsomino- Adesso mi metto a vostra disposizione, catturate quel criminale, fatelo per Arturo!
Trovato- Ci proveremo.
Rientra Signini
Signini – Gelsomino, mi dispiace…ma Arturo non ce l’ha fatta.
Gelsomino- L’ho capito.
Signini – Credo che stia eliminando i probabili testimoni per il riconoscimento. ( con uno scatto d’ira) Ma non sapeva quell’assassino che abbiamo le foto segnaletiche? Perché ha ucciso Arturo?
Trovato- Forse non sapeva che l’avevamo già identificato… Individuato.-
Signini – Individuato è una cosa, indicarlo è un’altra.
Trovato – Allora il prossimo potrebbe essere il ragazzo.
Signini- Già. Intanto avvisiamo la PM di questo omicidio e delle ipotesi formulate. Vado di là a telefonare. Gelsomino, abbi fede, lo prenderemo e gliela faremo pagare. Tu, se non chiedo troppo, intanto, insomma se credi, potresti sforzarti… insomma ci potreste dire qualcosa in più. (poi vedendo Gelsomino statutario, immobile, addolorato per la morte di Arturo) . Scusa, scusami… io vado.
Gelsomino – Commissario, come io ho individuato lui, il Male, lui ha individuato in me il suo avversario. Commissario quello colpirà qualcuno… secondo il suo mandato, è senza scrupoli…
Signini- …Come tutti i criminali incalliti…
Trovato- … E tutti gli psicopatici fanatici.
Signini- Allora io sono di là. (esce)
Trovato – (sedendosi pesantemente in una sedia) Gelsomino parlami di te, se lo vuoi, naturalmente.
Gelsomino- C’è poco da dire: Sono orfano, vivo da solo in un sottoscala di un vecchio palazzo in piazza San Crispino. Fino a ieri vivevo d’espedienti, e facevo trucchi per scroccare qualche euro. Poi ho incontrato un Grande Maestro che mi ha aperto gli occhi sul Mistero: mi ha dato questo orologio a cipolla (mostra l’oggetto) e mi ha predetto il mio destino…
Trovato - …è… un Mago?
Gelsomino- No, è il Padrone del Tempo.
Trovato- …e sarebbe?
Gelsomino- Sarebbe che neanch’io so cosa sia. Ma è fautore di Bene, contro il Male…
Trovato- Va bene, va bene: Bene contro Male. Ma non è una novità…già sentito dire. Ma, c’è un ma, ed è questo: tu, nonostante sia un ragazzino con poco scolarità, parli come un adulto istruito, come lo spiegheresti a un vecchio maresciallo?
Gelsomino- (pensandoci su) E che ne so io! Improvvisamente! E’ stato tutto improvvisamente. (pausa) Senta maresciallo, ciò che dico lo dico perché le parole mi sono suggerite non so dove, né da chi. (altra pausa lunghissima) Il Padrone del Tempo mi ha detto che sono destinato a crescere in sapienza e giustizia. Aspetto quello che deve essere e che deve arrivare. La prego non mi chieda altro. Perderemo tempo, invece, mi parli di lei.
Trovato- (sbalordito, meravigliato, confuso) Di me? Come di me? In che senso?
Gelsomino- Nel senso comune: della sua vita.
Trovato- E caspita! Che domande… (poi conciliante, vedendo il viso di Gelsomino deluso) comunque, la mia vita, inizia come la tua: Da un quartiere povero e da una famiglia onesta e di un padre lavoratore.
Gelsomino- Continui, prego.
Trovato – Fin da bambino i miei abitavano in Vecchio condominio di periferia – e tu sai di cosa parlo, nevvero? ( e Trovato ebbe un sussulto e un nodo alla gola) Mi stai facendo diventare patetico…già …ecco… mi viene in mente il ricordo della mia vecchia casa paterna dove ho vissuto per quasi vent’anni, prima di entrare nell’Arma dei Carabinieri: Borgate! Stessa gente, stesse case crepate, vernice delle imposte screpolate, ringhiere arrugginite… e spazzatura giacente in un angolo del cortile; nonché il caratteristico tanfo di “monnezza” bruciata, misto all’odore pungente del “quarume” offerto ai passanti nelle ore serali, e ce n’era uno proprio davanti al portone squinternato del mio condominio.. no questa è una parolona, meglio case popolari. (pausa lunga) La mia famiglia –padre, madre, tre sorelle e un fratello più piccolo di me- aveva abitato per vent’anni in quell’appartamentino. ( altra pausa) Accidenti, mi fai emozionare al ricordo…certo…i ricordi. Ricordo con una punta di malinconia, ma anche con un crescente nostalgia patetica quel periodo della mia vita. Vita fatta di sacrifici, privazioni, con una dignitosa povertà. Poi mi arruolai… le mie sorelle- chi bene e chi male – si sposarono; mio fratello, il “picciriddu”, crebbe, studiò e trovò lavoro nel Nord Italia, e i miei genitori, prima mio padre, poi mia madre, morirono dignitosamente e furono sepolti nel vicino cimitero lì vicino, il famoso Tri canceddi. (poi come se si svegliasse da un sogno) Ma cosa ti racconto! Evvia, che mi vuoi fare rammollire?
Gelsomino- No, vi ho fatto fare un bagno di modestia e di amicale sintonia: Io sono nato e vivo a San Crispino, e voi sapete di cosa parlo. Abito in un vecchio palazzone come quello che avete detto voi del vostro, e precisamente nell’angusto sottoscala, fino all’altro ieri, come dissi, campavo con piccoli furti, ma soprattutto con mezzi ingegnosi per spillare qualche euro ai passanti. E capisco a cosa state pensando: Alla malavita. E io vi dico che sono nato libero e libero voglio morire. Punto. (breve pausa per raccogliere le idee e i pensieri) Poi ieri mattina ho incontrato il Maestro – o mi ha cercato lui, non saprei – che mi ha parlato di Tempo presente passato e futuro, dicendomi che credeva in me come suo discepolo, e mi ha dato la cipolla e moltissimi consigli… come vi ho accennato, ho incominciato a parlare forbito, prima dietro imbeccata non saprai da chi, poi autonomamente. E ora aspetto che si concludono le procedure…mi è stato detto che devo studiare molto, ma molto, di leggere migliaia di libri, di meditare, pensare senza pause, di percepire il passato, ma ancora non ho visioni del futuro – tranne qualche sensazione che provo con la pelle e …le emozioni. E questo è tutto. Ma stamattina è arrivato l’imponderabile: Il Male. Ed eccoci qua a provare a sconfiggerlo. Ma purtroppo ce stata la morte di Arturo, innocente come un bimbo… che mi pressa, che mi ordina, di aiutarvi a prendere quel mostro.
Trovato- Ce la faremo, stanne certo.
Entra Signini
Signini – Novità, ci sono novità!
Trovato- Ha ucciso nuovamente?
Signini – Ancora no, almeno non ci risulta. Ma la novità maggiore è che la Presidente del Consiglio ha annullato la visita a Catania, perché e scoppiata la crisi israeliana –palestinese.
Trovato- Mi spiace per la guerra, ma l’annullamento è stato un fatto inaspettato e estremamente positivo per noi. Ora così possiamo concentrarci sullo psicopatico criminale.
Gelsomino –(sottovoce) Di bene in meglio. (poi a voce normale) Adesso vorrei tornare a casa, se non vi dispiace.
Signini- Certo, ma dacci tempo, dobbiamo organizzare la tua protezione.
Gelsomino- Signori vi ringrazio, ma, se torno a casa, cioè in Piazza San Crispino, avrò tutta la protezione di cui avrò bisogno.
Trovato- La?
Gelsomino- Già, là!
Signini- Scusatemi, ma questa incombenza spetta allo Stato, cioè a noi. E la attueremo con i giusti mezzi disponibili.
Trovato- Mi scusi commissario, ma noi in piazza San Crispino… insomma… ci possiamo… come dire? Ci possiamo andare?
Signini- Perché no? Quella piazza fa parte dell’Italia o no?
Trovato- Ma si, certo si… ma commissario stiamo coi piedi a terra, noi là saremo come il diavolo e l’acqua santa.-
Gelsomino- Scusatemi se intervengo, ma il mio Boss, volevo dire quello che comanda laggiù, mi prenderà in carico, e con lui, in quella piazza, sarò super protetto. Quel criminale ci deve provare, troverà una bellissima accoglienza con fuochi d’artificio ecce ecc.
Signini – Sentite, io lo credo, ma lo Stato non può abdicare. E comunque, vediamo cosa ne pensa il magistrato.
Trovato- Commissario noi non possiamo trattenere il ragazzo qui in caserma… insomma come si fa? E contro la sua volontà? Insomma discutiamone col magistrato, con il giudice dei minori, con chi vogliamo, ma, secondo me non possiamo… insomma, il ragazzo, per la sua età, ha una maturità incredibile, una visione della vita altissima, insomma una missione…-
Signini- Trovato, non si sarà fatto coinvolgere emotivamente?
Trovato- (preso alla sprovvista) Chi io?
Signini- E chi allora, mia nonna.
Trovato – Commissario, se mi permette vorrei coinvolgere in questa inchiesta il mio appuntato Puzzo, persona in gamba, è donna ed è anche Assistente Sociale. Insomma ci potrebbe collaborare in questo delicato caso (accenna a Gelsomino).
Signini- Niente in contrario, proceda.
Trovato- Grazie, la chiamo subito
Gelsomino- Mi dispiace se creo quest’impiccio, ma se non lo risolvete voi questo problema, lo risolverà qualche altra… diciamo così: Entità.
Signini e Trovato restano ad ascoltarlo a bocca aperta. Non sanno cosa rispondere, né, soprattutto, cosa fare. Intanto Gelsomino si alza dalla sedia dove stava seduto ad ascoltare i due poliziotti, prende la logora giacca, se la mette in spalla ed esce.
Atto III
Sulla scena, nella parte destra illuminata, è stata ricostruito uno scorcio della piazza San Crispini. A sinistra c’è la ”putia” di Turi u scicchignu, all’ingresso ci sono due tavoli e alcune sedie, a destra s’intravvede lo scorcio dell’ingrasso della chiesa di San Crispino: piccola scalinata di cinque o sei gradini. Al centro a discrezione della regia, altre facciate di casette o alberi.
Seduti presso un tavolino della putia, ci sono Gelsomino, Trovato , Puzzo e il Maestro. Musica appropriata. Dopo mezzo minuto dalla chiesa esce padre Giuseppe. E’ euforico.
Padre G. – (agitando un foglio) Parrocchiani, alleluia alleluia, il vescovo ci ha concesso l’onore di custodire, per una settimana, una reliquia della Santa presso questa modestissima chiesa. (s’avvicina al tavolino) Guardate, guardate (mostra il foglio) c’è scritto che in considerazione dell’azione apostolica del sottoscritto, ci viene concesso questo onore. La è stata rinvenuta nel sotterraneo del vecchio convento, ci è stata portata da un monaco, designato dal Vescovo in persona, che è già dentro, in chiesa. (legge meglio) Uhhu, Vado a prepararmi, festeggeremo il privilegio come si deve. Vado a informare gli altri parrocchiani. (esce svolazzando la tonaca).
Trovato- Cattiva notizia…-
Puzzo – Già.
Maestro- Perché?
Trovato- Perché nella confusione è più facile per un malintenzionato colpire e squagliarsela. Non so se mi spiego…(facendo un gesto significativo).
Maestro – Caspita è vero.-
Gelsomino- Sentite, ora vi chiedo scusa, ma è proprio il caso di interessare in Boss.
Trovato- Ci stai mettendo da parte?
Gelsomino- Neanche per sogno. Solo che in questo contesto, lui e i suoi amici possano fare di più di voi due ai fini della mia protezione.
Ma non appena finì di pronunciare l frase Gelsomino incominciò a tremare, a storcere gli occhi a riempirsi la bocca di bava, a irrigidirsi, per cui i presenti pensano ad una crisi epilettica.
Trovato – Presto un medico!
Puzzo – (asciugando dal sudore Gelsomino) Fate presto, questo ragazzo sta malissimo!
Maestro – Io so cosa succede: Ha percepito la presenza del Male. Chiamiamo il Boss, avvisiamolo, subito!
Ma il boss che aveva visto tutto, premuroso si avvicinò al gruppetto.
Boss- Per Dio, cosa sta succedendo?
Maestro - Sentite quell’uomo, il killer, è nei paraggi. Gelsomino lo ha percepito, ed è rimasto colpito dal magnetismo criminale che emana l’assassino. Ora tocca a voi.-
Trovato – A noi!
Maestro – Si, si, ma facciamo qualcosa, presto!
Boss- Stai calmo sbirro. Tu sei qui perché così a voluto il ragazzo, ma non ti immischiare nelle mie faccende!
Trovato – Potrei aiutarvi.
Boss- Mi state facendo perdete tempo! Su, portiamo Gelsomino in un luogo sicuro… vediamo dove… ecco, ci sono, in chiesa, e i miei uomini staranno di guardia davanti al portone e altri li metterò davanti al sacrato a controllare tutti quelli che entrano e se vedono viso sconosciuto lo bloccheranno. Allora, vogliamo portare Gelsomino dentro?
Maestro – Andiamo.
Trovato e Puzzo prendono Gelsomino dalle ascelle e lo guidarono verso la chiesa. Padre Giuseppe, che sa tutto, si fa da parte e indica un confessionale.
Padre G. - Portatelo lì e stategli vicini.- (mentre il monaco guardava incuriosito tutto quel movimento).
Padre G – (alla presunta folla fuori scena) Fedeli, la reliquia è qui, adesso la disponiamo sull’altare per la venerazione. Poi dovete venire in fila indiana per venerarla –però senza baciarla- perchè il covid non è scomparso.
Dentro la chiesa il monaco, aiuta padre Giuseppe a sistemare la reliquia sull’altare, poi si gira, guarda Gelsomino, estrae una pistola e fa fuoco. Ma il Maestro, che ha intuito, con un balzo, col suo corpo fa da scuto al ragazzo, e il colpo che riceve lo fa volare per tre metri per eppoi stramazzare per terra in una pozza di sangue.
Ma, mentre il killer sta per puntare di nuovo la pistola verso il ragazzo, padre Giuseppe, che è alle sue spalle, lo colpisce in testa con un grosso candelabro, e l’assassino crolla per terra esamine. Entra il boss che crivella di colpi il killer.
Boss - Questo animale ha preso il posto del vero monaco, che è stato trovato in una traversa, con collo spezzato. (dice solennemente il boss, sputando sul cadavere del killer.
Intanto Padre Giuseppe, insieme a Gelsomino, che s’era ripreso dallo spavento, si chinarono per dare soccorso al Maestro, ma questi, era evidente, stava per morire, e nonostante ciò, ebbe la forza di dire a Gelsomino:
Maestro - Adesso stocca a te figlio mio. – (muore).
Cambio di luci. A sinistra ci sarà la stanza del commissario, ci saranno Signini, Trovato, Puzzo, e il PM Lucia Manzella.
Soliti convenevoli, a soggetto per la buona riuscita dell’azione e reciproche congratulazioni, poi la Pm, esamina i verbali
Manzella - Allora, ce altro che mi dovete dire?
Trovato - Signor Giudice, nelle tasche del killer abbiamo trovato la busta intestata del Comune e una cartina geografica, che, per ordine del commissario qui presente, abbiamo passato subito alla scientifica per gli esami del caso. E se la fortuna ci assiste, speriamo che altre alle impronte del criminale, possiamo trovare quelli del mittente , della busta … e magari tracce di DNA, soprattutto per la saliva con la quale avrebbe potuto sigillare la busta.-
Manzella - Ben fatto maresciallo. Ben fatto. C’è altro?-
Signini – (con un certo imbarazzo) – Non sappiamo chi era l’uomo rimasto vittima del killer, in chiesa.-
Manzella - Il cosiddetto Maestro?
Signini - Si. Addosso del cadavere non sono stati documenti né qualcosa d’altro che ci potesse permettere l’identificazione…per cui…-
Manzella - Per cui?-
Signini - Per cui, aspetto l’esito dell’autopsia, il DNA, le impronte...-
Manzella - Ebbene, telefoni alla patologa, veda se ce ne sono, e se li faccia mandare.-
Signini – Subito. ( quindi prende il telefono e chiama la patologa )– Pronto, Maria? si, sono Signini, senti ti dispiacerebbe farmi sapere, sommariamente, i risultati dell’autopsia del cadavere del Maestro? Come quale Maestro? Ma quello del Maestro, il vecchio ucciso ieri nella chiesa di San…come? (sbalordito) Ma com’è possibile? Sei sicura? Accidenti. Grazie. Ciao. ( poi rivolto ai presenti ) Signori all’obitorio è giunto solo il cadavere del killer!-
Se fosse caduto un fulmine in quella stanza avrebbe provocato minor stupore nei presenti, i quali restarono stupefatti e increduli.-
Manzella - Ma… ma com’è possibile? (guardando ferocemente uno per uno tutti i presenti, in faccia, per cercare qualche spiegazione da parte degli uomini addestrati e sicuri, che in quel momento sembravano dei ragazzini confusi) Accidenti! Ditemi qualcosa! ( urla rossa in viso).-
Signini - Ecco, non me lo so spiegare…(imbarazzato come un ragazzino di fronte alla maestra, poi rivolto agli altri.) voi eravate sul posto, ci saprete dire qualcosa?-
Puzzo – Signor giudice, io, insieme al maresciallo eravamo in piazza, nei pressi della putia, e mi ero discretamente defilata per la protezione di Gelsomino, come da ordini. Sentiti gli spari io e il maresciallo ci siamo precipitati in chiesa e abbiamo trovato per terra i due morti: Il Maestro e il Killer. Immediatamente abbiamo ho l’allarme e sono arrivati il Commissario e altri, compresa la scientifica per le constatazioni di rito. Poi voi tutti siete andati via, e io sono rimasta sul posto aspettando i becchini. Questi, sono arrivati in quattro, sono entrati in chiesa, hanno messo il cadavere del Maestro in una bara, l’hanno caricato su una macchina e sono partiti. Dieci minuti dopo è arrivato un altro gruppo di becchini che hanno prelevato il cadavere del killer. Mi hanno chiesto dell’altro cadavere e ho risposto che se l’erano portato via altri becchini. E questo è tutto. ( concluse Puzzo, con un sospiro di sollievo).-
Signini - E ci hanno fregato.-
Manzella - Già, ma, ma chi? Chi! (esplose con un urlo la PM) Forse il boss?
Trovato - No certamente ne il boss o i suoi uomini. Non ne avevano motivo (guardando tutti i presenti).
Manzella - Va bene, ma allora chi ci ha fatto fessi? vi prego, indagate, trovate quella squadra di becchini.
Signini - Certamente. Sarà fatto. ( come un alunno al quale la maestra ha dato una nuova chance per rimediare).-
Manzella - Bene. C’è dell’altro? (chiede la PM, quasi come una formula per definire chiusa la riunione).-
Trovato -Ecco, dottoressa ci sarebbe che… insomma c’è …c’è Gelsomino.-
Manzella - E dov’è?-
Signini - No dottoressa, il maresciallo si riferiva alla situazione del ragazzo. Continui pure maresciallo.-
Trovato - Ecco, il ragazzo mi è stato affidato dal suo Maestro…-
Manzella - Maestro? Ancora questo Maestro? (contrariata)).
Trovato - Si, Maestro, insomma il morto, cioè colui che lo ha nominato Padrone del Tempo…-
Manzella - Ehi, ma che mi contate?- ( irritata).-
Signini – Dottoressa, mi scusi, ma lei è a conoscenza dei poteri che ha quel ragazzo, no?-
Manzella - Certo, mi avete detto che sa del passato recente di un individuo tramite una vecchia cipolla. Dico bene?-
Signini - Si, ma, vede, per fare ciò è intervenuto il Maestro il quale gli ha dato quel potere. La cipolla era un atto simbolico…-
Manzella - Oddio, ci risiamo col soprannaturale…(infastidita) .-
Signini - Dottoressa, mi perdoni, ma anche il grande Gustav Jung, ammetteva la possibilità dell’esistenza dei sensitivi. Infatti egli sull’argomento dice -cito a memoria disse: La psiche è qualcosa d’immortale. Perchè essa crea ciò che non esiste. Ad esempio: i sogni, le fantasie, le premonizioni, l’stinto, sono prodotti della psiche che scava e trova dove la ragione non trova.-
Manzella - Va bene, ora scomodiamo anche gli psichiatri…(sbuffando).
Trovato - Basta! Basta! Il ragazzo non merita ciò! Qui lo si sta facendo passare per un, per un…-
Signini - Andiamo Trovato, si calmi.
Trovato - Mi calmo, certamente, ma per dovere di subordinazione.-
Manzella - Maresciallo, la prego di accettare la mie scuse, se involontariamente ho usato parole scorrette. La prego, proceda.-
Trovato - (dopo una piccola pausa) Veda, quel ragazzo non è un ciarlatano, è serio molto serio per la sua età, ed ha una missione da svolgere. Ma deve crescere e si deve istruire, acculturare, conoscere. E’ un presupposto per poter diventare il nuovo Padrone del Tempo. Il vecchio Maestro, purtroppo è morto per salvargli la sua preziosa vita, e ora, ci crediate o no, Gelsomino deve contare su qualcuno che lo aiuti a realizzarsi. Farlo studiare, farlo maturare, farlo andare all’Università, dargli quanti più libri si possano dare per istruirsi. Perché deve conoscere quello che è successo prima, per poter guardare il futuro dopo. E chi glielo può dare questa possibilità? Il Maestro ha pensato me per dare un possibile aiuto al ragazzino, per fargli realizzare il progetto…( dice sommessamente, poi continua) – Insomma, dovremmo provvedere noi, autorità costituita.-
Manzella – Capisco. E la comprendo e lodo la sua propensione, ma… come? –
Trovato - Ecco, io avevo pensato di farlo accettare dall’Annunziatella o dal Morosini, ma non so se ciò potrà essere possibile. Comunque sarebbe un’opportunità.-
Manzella – (pensierosa) Si potrebbe esaminare…-
Puzzo - Nossignore.
Nella stanza cala un silenzio d’imbarazzante, tutti si volsero a guardare l’appuntato come se vedessero un extraterrestre. Solo Trovato, conoscendola come collaboratrice disciplinata e sensata, le chiese.
Trovato - Puzzo, che succede? Spiegati.-
Manzella – (ripresasi dallo stupore) Già, si spieghi.
Signini – (credendo ad un incidente di percorso si limita a dire) “Uhm uhm.
Puzzo - Ecco la situazione: Gelsomino non vuole entrare in nessun istituto o collegio, militare. E questo è un fatto. L’altro fatto è che ho saputo che c’è un fondo finanziario ancora anonimo, che si è preso l’onere dell’istruzione del ragazzo, fino all’Università.-
Manzella - E lei come lo sa?-
Puzzo - Me ne parlò lui, l’altro giorno, di questa nuova proposta del Maestro.-
Manzella - Ah gliene parlò…- (con ironia).
Puzzo – (che non coglie) Già. Perché io fui comandata insieme al Maresciallo, di portare, con la nostra presenza, quella dello Stato. Il compito era di sorvegliare e intervenire, se ce ne fosse bisogno. Ma, precedentemente fui spesso da lui, fuori servizio, abbiamo parlato, lei forse non sa che io sono un’Assistente Sociale, e sotto quest’aspetto ho parlato col ragazzo e…ci siamo subito capiti… insomma, credo che si fosse affezionato a me, insomma, capite, fui la sua unica presenza femminile della sua vita… e un’amica. Guadagnai la sua fiducia e poi un giorno egli mi parlò della suddetta proposta- che, in seguito il Maestro mi confermò- facendomi sapere che l’avevano accettato, e che se daremo il nostro benestare- facendoci aiutare dal maresciallo Trovato- sarà iscritto in un collegio estero – forse inglese- per raggiungere l’obiettivo che il Maestro ha pensato per lui.-
Signini - Il benestare? Noi chi?
Manzella – Suppongo noi, cioè il Tribunale dei minori, esatto?
Puzzo - Esatto.-
Trovato – Perfetto.
Signini - Mi scusi appuntato, ma lei cosa sa veramente di questo… di questo… misterioso fondo caduto dal cielo?-
Puzzo - Vede commissario, voi vi siete concentrati sulla cattura del criminale, io invece, come vi ho già detto, sono stata molto vicina al ragazzo, e ho raccolto i suoi timori, le paure, le diffidenze, le confidenze… insomma, come ho già detto, siamo diventati amici e insomma, anche la sua confidente. Per quanto riguarda il Fondo anonimo devo fare una considerazione: Il ragazzo è stato preso sotto tutela del quartiere dove è nato e vissuto. E lì, lo sappiamo, ci sono certi ambienti che con la giustizia non hanno niente a che vedere, ma con la solidarietà, l’amicizia e la generosità si; insomma ce ne hanno, e molta. E, penso, che non è illegittimo credere che tale Fondo sia una iniziativa… del quartiere, o di alcuni dei suoi abitanti… o di…uno solo… o di chi sa chi!-
Manzella - Basta così Puzzo, non è che lei si è immedesimata troppo nelle faccende …diciamo… del quartiere?-
Puzzo - Col suo permesso, vorrei dire qualcosa sull’argomento “faccende del quartiere. Io, in quel quartiere ero gli occhi e la mano dello Stato, si, certo, ma ho anche un cervello.-
Signini - Bene, parli pure.-
Puzzo - Ecco: Noi, forse dell’ordine, dopo l’accaduto, ci siamo comportati esattamente come ci definiscono gli abitanti del quartiere: Da sbirri! Già, proprio così, perché subito abbiamo aperto un fascicolo contro chi ha sparato al killer, accusandolo intanto di omicidio. Ora mi dite come fanno a capire quelle persone che hanno visto un assassino uccidere un uomo, il Maestro, e tentare d’uccidere il loro protetto Gelsomino- fermato soltanto dall’intervento del prete e di un loro compagno, e quindi vedere questi ultimi, dopo, d’essere pure incolpati, indagati, per un’azione di giustizia pura? Per loro, se lo catturavamo vivo, sarebbe stata una sconfitta, perché sanno benissimo come funzionano le cose: un processo, una perizia, il manicomio criminale, la possibile fuga e…punto e d’accapo. Come possono capirle queste nostre leggi, che per noi sono giuste, ma per loro sbagliatissime? E eccoci al punto: Gli sbirri, cioè lo Stato incapace di punire veramente un colpevole preso sul fatto…-
Trovato - Basta così Puzzo! Stai buona e vai a farti una passeggiatina che ti calmi i nervi. Signor Giudice, raccolga l’intervento dell’appuntato per quello che è: lo sfogo di un soggetto sottoposto a stress, se mi posso permettere di suggerirlo .
Manzella - Già. Comunque se l’appuntato non ha nulla di nuovo d’aggiungere, io considererei l’argomento chiuso. (fu il laconico commento della Manzella).
Puzzo – Chiedo scusa a tutti voi, il mio commento non voleva essere nulla di pregiudiziale…infine…
Signini -…infine lei è andata ben oltre ai suoi doveri, ma, nel contempo ha infranto la prima regola delle Assistenti Sociali: Cioè non farsi coinvolgere emotivamente …-
Puzzo - Purtroppo.
Manzella - Va bene, va bene. Fine dell’incidente. Torniamo all’argomento: Il ragazzo.
Trovato- Scusate, ma non si potrebbe appurare la provenienza di questo fondo?
Manzella – E essere sicuri che dietro alla Fondazione non ci sia il …malaffare?-
Puzzo - Possiamo rivolgerci alla Finanza, no?
Signini - Bell’idea. Se il signore Giudice lo volesse, potrei parlare io con Comandante, il Tenente Colonnello Brosio, …-
Manzella- (dopo una piccola riflessione) Va bene, d’accordo. Indagate e fatemi sapere. E adesso andiamo a pranzo, ho una fame…-
Signini - Certamente. Trovato, Puzzo voi siete dei nostri?-
Trovato – Con piacere.-
Puzzo – (perplessa) Pure io? Con piacere.
Signini – (fermandosi di colpo) Un momento, ora che ci penso, faccio la telefonata all’Arma Gemella e poi vi raggiungo.
Manzella- E la faccio ora e poi andiamo tutti insieme.
Signini- Ok (compone un numero dal suo cellulare, e attende la risposta ) Pronto? Ciao Brosio, sono Signini, come stai? …anch’io. Senti ti telefono per sapere se mi puoi dare un aiuto circa una Fondazione, cioè un Fondo, a disposizione di ragazzo di nome Gelsomino…ah, il cognome? Attendimi un attimino. (a Puzzo) Il cognome?
Puzzo- Camarda.
Signini – Si chiama Camarda, puoi? Si, magnifico, aspetto in linea. (agli altri) Mi ha detto di aspettare sembra facilissimo. (attendono pochi minuti, poi Signini riferisce, movimenti degli altri attori a soggetto) Ok amico mio, grazie mille. (poi agli altri ) Tutto a posto! Il Fondo è Internazionale, ed è regolarmente registrato, e si chiama: Fondazione “ Master of Time”.-
Il sipario si chiude lentamente.