ESCO DALLA PADELLA PER CADERE DENTRO LA BRACE
Commedia brillante in due atti di
Rocco Chinnici
(Nulla c’è più brutto del bisogno, specie quando si fanno i conti coi centesimi
per mandare avanti la famiglia; e spesso, per la difficoltà a potere accedere
alle banche, in quanto chiedono garanzie e certezze, si ricorre persino a
chiedere prestiti a gente che, per gli alti tassi d’interesse, è difficile
venirne fuori, e…)
PERSONAGGI
VITTORIO Capo famiglia
FRANCESCA Moglie
GIOVANNI Compare di Vittorio
LUCIA Moglie
TOTO’ Cugino di Vittorio
GIORGETTO Figlio
DON CALOGERO Strozzino
DEBORA Figlia
JACOPO Scagnozzo di don C.
SCENA
(Stanza di soggiorno, composta di misere cose: un tavolo, delle sedie, una
vetrinetta e quant’altro serve per l’arredo di una stanza umile).
FRANCESCA
E ora, come facciamo a pagare gli interessi? Da dove li prendiamo tutti questi
soldi?
VITTORIO
E’ mai possibile, dico io, che lo stato non capisce? Lo stato che dovrebbe
rappresentarci… non sa invece che c’è tanta gente che vive nella povertà e nella
miseria, ed ha bisogno d’aiuto per comprarsi: una casa, una macchina, del
mobilio… o che ha brevi scadenze di pagamento: luce, acqua, telefono… rate
varie; c’è persino chi non può nemmeno comprarsi il pane, capisci? Il pane! E
dove ti manda a chieder prestito (ironico) questo stato della malora? Ti manda
dagli stronzini! Lo stato che ti manda dagli stronzini, mi vuoi dire che stato
è? Puh! Cornuti! E noi tutti, come tante pecore, gli corriamo dietro votando il
tizio, votando il caio, mentre loro continuano a curare i propri sporchi
interessi! Per non stare a parlare delle loro buste paga… buste paga si fa per
dire; coi soldi che guadagnano questi signori come fanno a capire che c’è gente
che tira la cinghia da mattina a sera e non non riesce ad arrivare a metà mese.
E allora dove si va? Dagli stronzini! Puh, ancora, branco di porci!
FRANCESCA
(Non capisce) Come hai detto?
VITTORIO
Negli stron-zi-ni. In quelli che succhiano il sangue tutto il santo giorno.
FRANCESCA
Negli stronzini, si! Il vero stronzo tu sei, che m’hai fatto incappare con
questa gentaglia da galera.
VITTORIO
Senti, non cominciamo sai! La colpa non è mia è dello stato che se, invece di
mandarti da questi tizi, ti avesse mandato in una banca e gli avesse detto:
“prestate a questo signore quanto gli serve perché è un bravo lavoratore e a
capo di una onesta famigliola e ne rispondo io”. Invece no! Puoi morire!
FRANCESCA
E continua con lo stato! Credi proprio che lo stato possa avere il tempo di
pensare a te con tutta la banca? E poi, cosa credi che le banche sono meglio
degli stronzini come dici te! Sono più ladre, più ladre sono! Non hai sentito il
direttore della banca quando gli abbiamo chiesto del prestito? Niente meno
voleva per garanzia: la casa, i terreni, la villa, i palazzi… i palazzi! Tu
credi che se io avessi tutte queste cose, avrei avuto motivo d’andare in banca a
chiedere un prestito? E gli interessi! Hai sentito quant’erano gli interessi che
chiedeva la banca? Non è che erano tanto più bassi di quelli degli strozzini! E
come se non bastasse per avere i soldi dovevi pure aspettare un secolo! Cose da
attorcigliarsi le budella!
VITTORIO
Le banche sono stronzini legalizzati.
FRANCESCA
E continua con questi stronzini! Strozzini, si dice strozzini!
VITTORIO
E si, si, quelli li! Stavo dicendo che le banche sono stronzini (Ciccia fa una
smorfia nel sentire ancora stronzini) legalizzati; ecco come stanno le cose! E
sono nate apposta per fregare i poveri. Se invece avessimo avuto tutti uno
lavoro, uno stipendio o una pensione decente, quanto basta per poter vivere
dignitosamente, pensi che ci fosse stato motivo di ricorre alle banche o a
questi stronzini che prestano, prestano e poi i soldi non bastano mai per
tornarglieli indietro per quanto ammontano gli interessi?
FRANCESCA
Senti, è inutile che rimugini sempre le stesse cose, in banca non è stato
possibile, e oramai abbiamo a che fare con questa gentaglia; siamo caduti come
si suol dire: “dalla padella alla brace”, li abbiamo voluti i soldi subito
perché ci servivano, e dunque? Anzi mi meraviglia come mai ancora non sono
venuti a riscuoterli, giacché oggi è giorno di scadenza…, e meno male! Sono
certa che a momenti si farà vivo qualcuno. (Preoccupata) Ma perché, perché ci
siam fatti prestare questi maledetti soldi! E ora, cosa diciamo loro? Che soldi
non ne abbiamo?
VITTORIO
E cosa diciamo che li abbiamo? E cosa gli diamo se non ne abbiamo? (Dispiaciuto)
Solo un terno al lotto potrebbe aiutarci.
FRANCESCA
U terno a lotto si! A noi solo la morte può aiutarci.
VITTORIO
E’ da poi che abbiamo comprato questa casa… maledetto il giorno che lo abbiamo
fatto; che non vediamo più uno spiraglio di luce qui dentro (bussano).
FRANCESCA
Eccoli qua! Sicuramente sarà qualcuno di loro (bussano ancora).
VITTORO
Venite avanti. (Bussano ancora) Entrate, su! (Entra un giovane mal vestito e
dall’aspetto losco; entra e si ferma a guardarli sbigottito).
JACOPO
Buon giorno! Ma tu guarda che sono tranquilli! Una Pasqua! E il principale
ancora che aspetta! Guarda un po’ che sono rilassati! (I due si guardano) Con
voi parlo. Ch’è, non capite? Volete che vado al bar a prendervi due caffè o
cos’altro?
VITTORIO
Scusa, ma… tu, chi sei? E di quale principale parli?
JACOPO
Tu! Tu… cosa? (Con tono irruento) A me dai del tu!
FRANCESCA
(Spaventata) Insomma, si può sapere cosa vuoi e vai via?
JACOPO
(Più indispettito) Andare via… dove? Io sto qui, quanto mi pare e piace, avete
capito?
VITTORIO
Senta un pò… come ha detto di chiamarsi? (Silenzio) Si può sapere qual è la
ragione della sua visita?
JACOPO
Allora è segno che non lo avete ancora capito?
FRANCESCA
E continua! Se non si spiega bene, come facciamo a capire.
JACOPO
(Ironico) Ah, volete che mi spiego meglio, e bravi, bravi. Sono venuto per
informarmi come state in salute…
FRANCESCA
(Sorpresa, al marito) Ma tu guarda! Sai che forse questo è uno di quelli che
fanno volontariato nei servizi sociali? Sicuramente lo hanno mandato per sapere
come stavamo! (A Jacopo) Grazie, grazie! Veramente gentile! A dire la verità, in
quanto a salute non abbiamo di che lamentarci; sono i soldi che mancano.
JACOPO
Vedo che siete magari scherzosi, e che la salute non vi manca… per ora!
VITTORIO
Cosa vuol dire questo… per ora?
JACOPO
Vedo che siete duri a comprendere! (Misterioso e come a volerli spaventare) Per
ora vuol dire…, che se state bene di salute in questo momento, non è sicuro che…
starete bene fra qualche momento (i due si guardano meravigliati). Cos’è, non
capite ancora? Vuol dire che ve lo spiegherò in modo semplice: dice don
Calogero, ancora molto ha da aspettare per avere i soldi che gli dovete?
VITTORIO
(Alla moglie, preoccupato) Hai capito, Francesca? Egli è… Questo è segno che si
comincia a far teatro (A Jacopo, spaventato) Quindi lei è… Senta…, dite a don
Calogero… al suo principale, che ancora non siamo pronti a tornargli indietro i
soldi, e che quanto prima…
JACOPO
Che cosa? (Con tono quasi di minaccia) Di, non è che state scherzando? Guardate
che se dico così a don Calogero, si può pure infastidire.
VITTORIO
Ah, si! Allora senti che fai, digli pure come vuoi tu, così lo capisce meglio e
può anche darsi che si infastidisce di meno.
JACOPO
E continua con questo tu! Io vi consiglio di non fare tanto gli spiritosi se non
volete guai… (A Vittorio) Lei capisce a quali guai mi riferisco… (facendo con la
bocca un botto per farli ravvedere) Bum!!!
FRANCESCA
(Che era tanto presa dal discorso, sobbalza dalla paura) Porco di un demonio!
Che ti venga un colpo! Il cuore m’ha fatto sobbalzare!
JACOPO
(Con tono molto pacato e nello stesso tempo minaccioso) Il cuore, si! E come,
solo perché ho fatto… bum? Aspettate a spaventarvi. Allora che faccio, vado o
volete pensarci ancora un po’, prima che potreste sentirvi male… davvero?
FRANCESCA
Non abbiamo nulla da pensare! Tu credi che se avessimo avuto I soldi non te li
avremmo già dati!
JACOPO
E ancora continua con questo tu! Ah, ma allora davvero tosti siete! Come minimo
dovete darmi del signor voscenza! Capito? Quindi aspetto o riferisco a don
Calogero di venire lui personalmente?
VITTORIO
Senta… signor… voscenza, gli riferisca quello che vuole, tanto non abbiamo paura
ne del bum e ne del bam!
JACOPO
(Con flebile calma e minaccioso nello stesso tempo) Così dice?
VITTORIO
E insiste ancora! Ma come vuole che glielo spiego che i soldi ancora non li
abbiamo pronti? Vuole che glielo dico cantando?
JACOPO
(Sempre con tono di minaccia) E va bene, allora vuol dire che quello che viene
appresso vi prendete. Vi auguro gli ultimi bei momenti. Buon giorno (Si avvia).
VITTORIO
Non abbiamo paura delle vostre minacce.
JACOPO
Questo dobbiamo ancora vederlo. (Stava per andarsene e rifà con la bocca quel
forte “bum!”) Bum!!! (ed esce, mentre Francesca ha un grandissimo sussulto e si
stringe a suo marito mettendoglisi dietro).
FRANCESCA
La lingua, la lingua deve cascarti, con la grazia di Dio! (Preoccupata e
spaventatissima, va a guardare s’è andato via) Che faccia da galeotto che tiene!
E ora? Io consiglierei di far le valige e prendere il primo treno, e anche di
corsa! Questa è gente che non scherza affatto! Su, avanti, andiamo a preparare
quanto occorre per il viaggio e usciamo dall’altra parte a scanso di vederceli
davanti.
VITTORIO
Oooh! Tu senti a questa! Quale valige e cose da preparare! Io, resto qui e non
vado da nessuna parte!
FRANCESCA
Ah, si! Ma non lo hai visto cosa ha fatto questo tizio? Ed era un semplice
garzone; come viene il principale devi vedere quello che succederà. Non appena
arriva questo signor…. come schifo si chiama, cosa fai? Come inizia col darti
una batosta di legnate, buttare cose all’aria, dar fuoco alla casa…
VITTORIO
Oooh! E finiscila con tutta questa tragedia! Questo signor… come dici tu, è una
persona come noi, lo vuoi capire!
FRANCESCA
(Impaurita) Come noi, si! Questi sono animali di bosco! Gente che non ha per
nulla pietà! Gente che non capisce niente! Lo vuoi capire? Come viene te ne
accorgi! Io ho paura ti dico; questa è gente che non ragiona. Oh signore,
signore! Ma perché siamo finiti nelle mani di questa gentaglia?
VITTORIO
E ancora continua con questo maledetto discorso! Allora perché non gli facevamo
prendere tutte cose agli agenti del pignoramento che sono venuti a sequestrarle?
Ti è piaciuto fare l’attrice, esibirti in una drammatica recita (rifà il verso
della moglie) No! Questo non lo toccate che è dono della buon’anima di mio
padre! Quest’altro nemmeno perché è lascito della buon’anima di mia madre… Ora,
mi vuoi dire, ora, cosa dobbiamo fare? Ti sono piaciuti i ricordi e tutta la tua
falsa? Ce li siamo fatti prestare i soldi? Dunque glieli dobbiamo ritornare? I
patti questi erano; lo sapevamo già con chi avremmo dovuto a che fare e che gli
interessi erano pure alti, quindi…
FRANCESCA
(Molto impaurita) E come facciamo? Da dove li prendiamo tutti questi soldi?
VITTORIO
E finiscila ora! Anzi, sai cosa fai? Vattene dall’altra parte e ti chiudi
dentro, prima che viene… don Calogero.
FRANCESCA
(Con dolcezza e impaurita nello stesso tempo) E ti lascio solo?
VITTORIO
Così pensi che sia meglio rischiare di prenderla anche tu una gran batosta di
legnate? (Bussano con violenza, e Francesca fa un grosso sobbalzo di paura e si
aggrappa a Vittorio). E finiscila t’ho detto! Togliti di qua e vai ad aprire.
FRANCESCA
(Lo guarda spaventatissima) Co-co co-co co-cosa hai detto? Va-vado ad aprire?
Quando mai!
VITTORIO
(Bussano ancora più forte). Ho capito, vuol dire che andrò io (Vittorio,
impettito, si avvicina alla porta e fa la voce grossa). Chi è? Chi siete? Che
cosa volete?
DON CALOGERO
(Minaccioso) Apri, apri ti dico! Che te lo spiego subito chi sono! (Vittorio
s’impaurisce e scappa dietro la moglie).
FRANCESCA
Non ci siamo! Ve ne potete andare!
DON CALOGERO
Apri, apri, prima che butto la porta a terra!
VITTORIO
(Alla moglie) Corri, vai ad aprire!
FRANCESCA
(Spaventata) E insiste! Apro, si! Tu sei pazzo!
VITTORIO
(Si sentono spallate alla porta) Sbrigati, vai ad aprire che quello davvero è
capace di buttare la porta a terra!
FRANCESCA
Per me può anche buttare la casa a terra; anzi sai che ti dico? Andiamo a far le
valige mentre siamo ancora in tempo e scappiamo di corsa dall’altra uscita.
DON CALOGERO
Ho capito, forse è meglio che le do una forte spallata e la facciamo finita!
VITTORIO
No, no! Aspetti, aspetti che le apro. (Va ad aprire per paura che si possa
rompere la porta) Su, si accomodi prego. (Don Calogero, vestito con abiti di
velluto, compreso un gilè; avrà anche una coppola; aveva preso la rincorsa per
dare la spallata alla porta, mentre Vittorio la apre, e va a cadere come un
sacco di patate in fondo alla stanza) Oh, Madonna della catena che botta! (Cerca
di aiutarlo ad alzarsi) Aspetti, don Calogero che le do una mano ad alzarsi, …
(s’è fatta una leggerissima ferita alla testa e Vittorio ne approfitta per
drammatizzare). Eh, la Madonna!!! Le si è aperta la testa in due! (Mostrandogli
un po’ di sangue, e facendo segno a Francesca di collaborare alla trovata).
FRANCESCA
Madonna del Carmelo che spacco! E come fu? Forse a battuto nello spigolo della
Vetrinetta! (A don Calogero) Non si muova sa, don Calogero! Perché il cervello
di fuori le può uscire! Uuurca!!! Vittorio mi impressiono!
VITTORIO
Non guardare, vattene dall’altra parte, prima che rischi di perdere i sensi!
FRANCESCA
Qui, ho l’impressione che ci vogliono un centinaio di punti! (Cercando di non
far muovere don Calogero). Fermo, fermo lei! Non si muova!
DON CALOGERO
Fatemi vedere, su, pigliate uno specchio!
FRANCESCA
Non sia mai!!! Dio ce ne libera, il cuore le salta fuori come vede la testa che
sembra una noce di cocco aperta in due con una precisione architettonica!
VITTORIO
(Alla moglie) Corri, vai a prendere l’ago quello per cucire la juta con una
matassa di fil di cotone! (Grosso ago di un tempo che serviva a cucire i sacchi
di juta).
DON CALOGERO
(Impaurito) Ferma, dove vai? Non prendere nessun ago e filo, e non toccatemi! Il
dottore, chiamate il dottore, su!
VITTORIO
Il dottore? Ma il dottore bisogna pagarlo! E per ora di soldi… (fa segno che
soldi non ce ne sono) Fermo! Non si muova le ho detto, se non vuole che il
cervello le esca fuori dalla testa!
DON CALOGERO
(Spaventato a morte) Cosa faccio allora? Posso appoggiarmi? Lungo è il taglio?
VITTORIO
Lo spacco vuole dire? (Facendo finta di toccargli la testa) Da qui a qui. Ha
sentito dove ho toccato?
DON CALOGERO
Perché ha toccato?
VITTORIO
E certo che l’ho toccato! (Rifà la finta di toccarlo ancora) Qui nemmeno riesce
a sentire?
DON CALOGERO
Dove?
VITTORIO
(Come fosse meravigliato) Come dove! (Fa ancora finta di toccarlo) E qui? Non
dica ancora di non aver sentito niente? Più forte di come ho pigiato col dito
non potevo!
DON CALOGERO
Ha pigiato forte… ha detto? (Preoccupato) Giuro che non ho sentito!
FRANCESCA
Poverino! Le si è addormentata la testa! E ora? Certo, per come s’è aperta!
(Come se le venisse di svenire) Bih, Vittorio, mi sento mancare, che cosa
faccio?
VITTORIO
(Continuando la recita, fa finta di soccorrerla e la fa sedere su di una sedia)
Oh, oh non svenire sai! Non posso badare pure a te! T’ho detto che se
t’impressioni, vattene nell’altra stanza che glieli do io i punti! (A don
Calogero che si muove) Fermo! Stia fermo lei, nel nome di Dio!
DON CALOGERO
(Impaurito per ciò che sente, gli viene di svenire) Male, mi sento male, Sento
che sto per perdere i sensi…,
VITTORIO
Ecco, vedi? Vedi che lo hai fatto impressionare di più? Alzati, e aiutami.
DON CALOGERO
Acqua, datemi un pò d’acqua…
VITTORIO
(Meravigliato) Acqua? Non sia mai! Lei non sa cosa dice! Quale acqua e acqua!
Allora non ha capito un fico secco! Se le do l’acqua le esce dalla testa non
appena la beve! (Finta di guardare attentamente la testa) Guarda, guarda che
cosa vedo! (Alla moglie) Di, vedi anche tu, Francesca?
FRANCESCA
(Drammatizzando) Oh, Madonna vergine!
DON CALOGERO
(Sempre più spaventato) Parlate, su! Cosa vedete?
VITTORIO
Bih, bih, bih, bih! Vedo tutto ciò che lei sta pensando!
DON CALOGERO
(Impaurito) Dove, dentro la testa?
VITTORIO
E certo, dove allora! Da come è ridotta, sembra un libro aperto!
DON CALOGERO
E… tutto… tutto vedete?
VITTORIO
(Sempre facendo espressione di meraviglia) Certo che vedo tutto! Parola per
parola! E come si legge bene! Vedo persino quello che avete pensato tempo
addietro, tutto vedo! Sembra di leggere un giornale. E i pensieri che vanno
scorrendo… si vedono finanche tutte le parole che scorrono dentro il cervello!
Che tecnologia avanzata! (Alla moglie che collabora alla messa in scena) Vedi
pure tu Francesca?
FRANCESCA
(Meravigliata) E come se vedo! Questo è progresso! Guarda cosa c’è scritto qui!
VITTORIO
(Rimproverandola) E togli la mano davanti che non mi fai vedere nulla! No, non
può essere! E ora? Qui, carissimo don Calogero, se Dio ce ne libera si
trovassero a venire i carabinieri e leggessero quanto c’è scritto nel suo
cervello, sicuramente le metterebbero le manette di corsa! E per ora sto
limitandomi a leggere il necessario… guarda, guarda quest’altro scritto! Eh no,
non è possibile pure questo no!
DON CALOGERO
(Sempre impaurito) Copri, copri tutto!
VITTORIO
Copro! Che copro? Cosa crede ch’è una pentola a pressione?
DON CALOGERO
O Cristo Signore! Chi mi porta, chi mi porta in questo bandolo?
VITTORIO
Dammi, dammi gli occhiali, Francesca, quanto leggo bene.
FRANCESCA
Aspetta, aspetta che mi gira la testa, mi salgono le vampate.
VITTORIO
(Correndo da Francesca che si era adagiata sulla sedia, la ventola un pò)
Francesca ti prego, riprenditi, non mi lasciare solo ad aiutare a don Calogero,
perché il danno che ha è grosso, poverino. Su, alzati, fatti animo e cerca gli
occhiali che non so dove siano.
FRANCESCA
(Da buona attrice) Aspetta, aspetta che li prendo, so io dove sono; ho capito
che le cose vanno a complicare.
VITTORIO
(A don Calogero, mettendosi gli occhiali) Non si muova di un millimetro, quanto
leggo bene quello che c’è scritto in questo angolo. (Finta di leggere e poi
meravigliato) No! Non può essere!
DON CALOGERO
(Impaurito più di prima) Non può essere cosa? Parli, per l’amor di Dio!
VITTORIO
(Meravigliatissimo) Aspetta aspetta! E come non si legge più! Bih! E che fu, s’è
bloccato tutto? In questo momento leggo la scritta: paura, paura, paura…
DON CALOGERO
O Dio, vero è! E’ proprio quello che sto pensando!
VITTORIO
E certo che ha ragione a pensarlo, con questo gran taglio!
DON CALOGERO
Madonna mia bella! Tenetemi, tenetemi che sto svenendo! Il prete, chiamate il
prete! Muoio, muoio!
FRANCESCA
La prego, aspetti, aspetti a morire, don Calogero la prego.
DON CALOGERO
Chiamate di corsa il medico e il prete. Tenetemi, tenetemi che sto per perdere i
sensi, tenetemi… (Sviene).
FRANCESCA
(I due si guardano meravigliati) E si sono fatte le frittelle! E ora? Mi vuoi
dire ora da dove cominciare? Mi vuoi dire come fare ad uscire da questo bandolo
di matassa? Mi pare che, siamo usciti dalla padella per cadere sulla brace! Era
meglio se facevamo le valige e scappavamo di corsa!
VITTORIO
E finiscila con queste valige! Che questo non è proprio il momento giusto per
partire. Non è che possiamo lasciarlo qui, così! Anzi, se non facciamo subito
qualcosa, questo davvero muore dalla paura. Vediamo piuttosto il da farsi prima
che rinviene e s’accorge di non avere nulla; e allora si che siamo per davvero
fritti!
FRANCESCA
Arrostiti vuoi dire! Aspetta, aspetta, lasciami guardare, (cerca nelle tasche di
Calogero)
VITTORIO
Cosa fai ora, ti metti a cercare dentro le tasche?
FRANCESCA
E zitto per favore! Che prima di tutto, se ha qualche pistola in tasca la
nascondiamo… non si può mai sapere che intenzione avesse. (Comincia con l’uscire
dalle tasche diverse cose che la fanno meravigliare) Un crocifisso! E cosa ci f
ail crocifisso nelle tasche di questo brigante? E questo libricino? (Lo guarda
attentamente) La bibbia! (S’accorge di alcune immagini di santi in mezzo alle
pagine) E queste altre cose? San Giuseppe, san Giovanni, Maria Vergine… guarda,
guarda! Ha persino Padre Pio addosso! Pare che lavorasse alle Paoline.
VITTORIO
Scommetto che questo, a momenti, pure la comunione poteva dare!
FRANCESCA
Perché non ce ne sono peggiori di lui che continuano a portare casa per casa la
comunione agli ammalati? Ora tutti, danno la comunione come se facessero
volantinaggio; Dio mio, in che mani è andata a finire la chiesa! Tutto quello
che ha in tasca lui non ce l’ha nemmeno il Papa! Io non mi spiego a cosa gli
serviranno tutti questi oggetti sacri.
VITTORIO
Forse gli serviranno a scongiurare tutto il male che ha fatto a tanta gente.
FRANCESCA
(Cercando sempre nelle tasche di don Calogero, trova un bigliettino e lo legge)
To’, c’è anche un biglietto! E che c’è scritto? Aspetta che lo leggo. (Legge ad
alta voce) “Chi pecora si fa, lupo se la mangia”. (Guarda il marito
meravigliata) Cosa vuol dire questo detto? E chi sarebbe la pecora e chi il
pupo?
VITTORIO
Cosa vuoi che ne sappia, io, della pecora e del lupo! Sarà sicuramente qualche
vecchio proverbio… piuttosto vediamo il da farsi prima che si sveglia il lupo...
e certo, sarà forse lui il lupo! E la pecora? Forse è meglio lasciarlo perdere
per ora questo indovinello e cominciamo col chiamare il prete… (la moglie lo
guarda sorpresa) finto s’intende, e il dottore… finto anch’egli, e vediamo come
tirarci fuori da questo imbroglio.
FRANCESCA
Come facciamo se sono finti? Non li conosce don Calogero, sia il prete che il
dottore? Il nostro è un paese piccolo.
VITTORIO
Sai che facciamo? Non appena si sveglia gli diciamo che è stato in coma già da
diversi giorni e che intanto sono arrivati in paese un prete e un dottore nuovo;
nel frattempo che lui è così parliamo con compare Giovanni, spiegandogli tutte
cose dicendogli di fare il dottore; mentre alla comare le diremo…
FRANCESCA
(Interrompendolo, preoccupata) Di fare il prete! Come lo fa, comare Lucia il
prete s’è donna?
VITTORIO
Se chiudessi questa boccaccia e mi lasciassi completare il discorso, capiresti
meglio quanto ho da dirti! (Ironico) Il prete! Come fa a fare il prete s’è una
donna? Volevo dirti che le faremo fare l’infermiera, mentre il prete lo faremo
fare a nostro cugino Totò.
FRANCESCA
(Scandalizzata) Al cugino… Totò? E come? Se quello va bestemmiando da mattina a
sera!
VITTORIO
E allora? Cosa credi che molti di quelli che vanno portando la comunione in casa
agli ammalati, sono meglio del compare?
FRANCESCA
Non pensi che se don Calogero arriva che li conosce può scoprire l’imbroglio?
Cosa facciamo dopo?
VITTORIO
Come fa a conoscerli se sono truccati e vestiti in quel modo? E poi… Tu credi
che don Calogero con la paura che ha possa conoscere il compare, la comare e
Totò? Piuttosto senti che facciamo, corri a chiamarli che raccontiamo loro del
discorso.
FRANCESCA
Sono certa che come sentiranno con chi avranno a che fare, se la faranno addosso
dalla paura e faranno di tutto per non aiutarci.
VITTORIO
Allora sai che facciamo? Rimani tu qui con don Calogero che vado io a cercarli,
so come prenderli per persuaderli.
FRANCESCA
(Meravigliata e piena di paura) Che cosa? Allora vuol dire che me la farò io di
sopra! Eh, scusa, mi lasci con don Calogero! E tu pensi che io possa rimanere
qui, sola con lui, (indicando don Calogero a terra) aspettando che vieni?
Neanche se… Anzi, aspetta aspetta che vado a prendere quel potente sonnifero che
davamo a tuo padre, così… se dovesse svegliarsi, prima del tempo… Sai che
faccio? Invece di una dose gliene metto tre, quattro, o addirittura cinque nel
bicchiere; aspetta che vado a prepararlo (esce per l’altra stanza).
VITTORIO
Ora dico io, è mai possibile che una persona per non avere soldi ha da passare
le sette fatiche di Ercole? E’ mai possibile che se uno vuol comprarsi la casa
deve rischiare di lasciargli la pelle? Perché questa… (indicando don Calogero
riverso li per terra) è gente che non è per niente dolce di cuore. Questi, per
fare soldi venderebbero persino la loro madre che li ha messi al mondo! E
sarebbero capaci di ammazzare la gente per nulla! Fortuna che pure loro son
fatti di carne come noi povera gente buona ed onesta e sono quindi soggetti alla
paura, paura ad affrontare le grandi difficoltà che la vita ci impone. E’ come
il discorso dei cani, che più piccoli sono, più abbaiano e fanno rumore per
volere apparire più grandi e più forti di quello che in realtà non sono. Beh,
intanto raccomandiamoci al Signore sperando che ce la mandi buona, perché con
questo, a voglia di aiuto che c’è di bisogno! (Si sente Calogero lamentarsi).
Eccolo! Si parla del diavolo e gli spuntano le corna! (Gli si avvicina).
DON CALOGERO
(Mezzo stordito) Ahi! Dove mi trovo?
VITTORIO
Qui, qui siamo, don Calogero! Non si muova che può far danno. A momenti dovrebbe
arrivare il dottore e il prete, si sono allontanati un attimo..
DON CALOGERO
Perché, qui sono stati? (Preoccupato) E… non è che pure loro hanno letto dentro…
la mia testa?
VITTORIO
Sono forse un somaro io che facevo leggere pure loro?
DON CALOGERO
Ah, no? Bravo; e come, come hai fatto perché non leggessero?
VITTORIO
Don Calogero, lei pensa che io e la mia signora lo avremmo fatto arrestare e
chiudere in prigione? E si, perché, se il dottore… non tanto il prete che ha il
segreto professionale, ma il dottore; se il dottore avesse letto quello che
c’era scritto dentro la sua testa… eh, caro il mio don Calogero, non appena
usciva da questa casa sarebbe andato di corsa in caserma dai carabinieri a
raccontare loro tutto! Pane pane e vino vino. Sa che abbiamo fatto invece con la
mia signora mentre lei era privo di sensi? (Cattedratico) Abbiamo preso una
pezza, uno strofinaccio insomma e lo abbiamo imbevuto nella candeggina, dopo di
che lo abbiamo strizzato forte e l’abbiamo passato in tutto l’intercapedine
all’interno della sua testa; poi, per far si che venisse più pulita di indizi…
per evitare insomma che vi rimanesse scritta qualche parola che avrebbe potuto
compromettere la sua persona, abbiamo preso un secchio con l’acqua… pulita
s’intende e l’abbiamo buttato dentro con più forza sulla massa grigia cerebrale
fra i cervello e il cervelletto per evitare insomma che vi rimanesse dentro
qualche parola… Ci siamo stupiti! Con l’acqua non è uscita fuori una parola con
scritto: “chi pecora si fa, lupo se la mangia”? Volendo dire la verità, con la
mia signora non abbiamo capito bene il significato.
DON CALOGERO
E niente, niente, non importa; avrò tempo di raccontarti il significato. E ora
dimmi, è da tanto che sono svenuto? (Entra Francesca col bicchiere e lo mette
sul tavolo).
VITTORIO
Quasi quindici giorni. Il dottore le ha messo le frebbro…
DON CALOGERO
(Non capisce) Uhm!
FRANCESCA
Le flebo, lui voleva dire le flebo. (Al marito) Non dirgli queste cose,
poverino, potrebbe impaurirsi di più! (Riesce).
VITTORIO
Si, si, proprio quelle! Le frebbro glieli ha messe il giorno che ha perduto i
sensi, e il prete è pure da quel giorno che prega per lei. Il dottore è dovuto
andare a fare una visita, mentre il prete è dovuto scappare in canonica dicendo
che a momenti sarebbero tornati.
DON CALOGERO
E come… il dottore mi ha messo la flebo qui, lasciandomi a terra?
VITTORIO
E cosa doveva fare? Metterla sul letto? Allora non l’ha capito davvero il danno
che ha! Il dottore dice che non lo si può muovere da qui per nessuna cosa al
mondo; solo quando vedrà il risultato della cura che sta somministrandole, ha
capito? Ed ha aggiunto che non si deve agitare troppo per evitare brutte
complicanze. Ha solo da stare calmo, calmo se vuole guarire presto.
DON CALOGERO
E ditemi, nemmeno un sorsicino d’acqua posso bere? Ho la bocca troppo secca,
forse la paura.
VITTORIO
Facciamo così: io, un poco gliela do; ma… non dica niente al dottore, se la
potrebbe prendere con me!
DON CALOGERO
E… come mi metto? Mi metto così (assumendo con la testa la posizione diritta),
diritto per evitare che l’acqua possa uscirmi dalla testa?
VITTORIO
Ah, dimenticavo, oramai non c’è più paura che possa succedere, perché il dottore
l’ha già cucita tutta; se no qui eravamo! Eh! A quest’ora il cervello si sarebbe
inquinato tutto! E chissà quante cose avremmo potuto ancora scrivere leggendovi
ancora dentro!
DON CALOGERO
(Impaurito) Perché, avete letto tutto… tutto e lo avete pure copiato? (Rientra
Francesca).
FRANCESCA
Sino a l’ultima parola; abbiamo scritto tutto quello che abbiamo letto! Mio
marito dettava ed io scrivevo; ho scritto così tanto che sono dovuta andare a
mettere un po’ di pomata al polso, tanto mi era indolenzito, ma ora devo dire
che l’ho meglio.
DON CALOGERO
E cosa, cosa avete scritto?
VITTORIO
Don Calogero, avremo tempo a farglielo leggere; posso solo dirle che, per
scrivere quello che riguarda la nostra situazione dei soldi e di quello che lei
avrebbe fatto se non le avessimo più tornati in dietro, è servita una notte
intera! Non le sto a raccontare quanto è servito invece per tutto quello che
riguarda tutta l’altra povera gente come noi costretti in questo brutto bisogno;
e se Dio ce ne scansi e liberi, tutto questo verrebbe a conoscenza dei
carabinieri, lei andrebbe subito al fresco… lei mi capisce di quale fresco
parlo. E vi rimarrebbe per almeno trecento anni!
DON CALOGERO
(Impaurito) Basta, basta. Acqua, datemi un pò d’acqua.
FRANCESCA
E certo, ora la paura gli asciuga la bocca e le mette sete. Ma chi glielo fa
fare! Chi la porta a condurre questa vita? Rovinare la vita di tante famiglie, e
perché, per i soldi? Don Calogero, la vita non è fatta solo di soldi; allora lei
quanti sordi avrebbe da darci per il servizio che le stiamo rendendo? Eppure noi
non ne vogliamo, nemmeno un centesimo.
DON CALOGERO
Veramente sono io che avanzo soldi da voi; ma di questo ne parleremo dopo. Certo
è che se io non fossi venuto qua per i soldi, non mi sarei di certo trovato in
questa brutta situazione.
FRANCESCA
Ecco, vede che lo ammette anche lei che i soldi fanno più male che bene! Ma chi
glielo fa fare! E’ breve la durata della vita per attaccarci allo sporco denaro.
Risponda, non c’è l’ha la moglie?
CALOGERO
(Dispiaciuto) L’ho persa anni fa; solo la figliola m’è rimasta.
FRANCESCA
Mi dispiace per sua moglie. Ma è sempre in tempo a prendere sua figlia e
scrivervi a un bel corso di ballo latino americano e si diverte.
DON CALOGERO
Per lei è facile dire così; ognuno di noi nasce col proprio destino, e poi… io…
io non so ballare. E ora me la date un po’ d’acqua per favore?
FRANCESCA
(Prende il bicchiere che aveva posato prima) Tenga, su, beva, prima che viene il
dottore, che per ballare avrà tempo di imparare (beve e subito casca in un sonno
profondo). Vedi tu, la paura come riduce un essere umano, anche quello che pensa
d’essere più forte. Sembrava una pecorella… Aspetta, aspetta! “Chi pecora si fa,
lupo se la mangia”; lupo se la… mah, chissà se questo discorso...
VITTORIO
Senti non ricominciare col discorso della pecora, ora! Oh! E questa è fatta; ora
andiamo a chiamare compare Giovanni, la comare e cugino Totò, tanto (indicando
Calogero) lui ne avrà di che dormire… (alla moglie) o no?
FRANCESCA
Di quante gocce ho messo dentro il bicchiere, abbiamo il tempo anche d’andare a
teatro e vedere una bella commedia.
VITTORIO
Al teatro, si! Tu cosa d’andare a teatro sei? Speriamo piuttosto che riusciamo a
finire questa di commedia! Su, andiamo, prima che si sveglia don Calogero e
siamo rovinati! (Uscendo) Al teatro, si!
FINE PRIMO ATTO
SECONDO ATTO
(Scena come la prima, don Calogero disteso a terra privo di sensi e con una
grossa fasciatura in testa dove si intravede un po’ di sangue per render più
veritiera la ferita; entrano Francesca, Vittorio e i rispettivi aiutanti alla
falsa, vestiti con gli indumenti consoni: talare, camice medico con rispettivi
attrezzi posti nella borsetta… insomma ciò che serve per fare ognuno la propria
parte).
VITTORIO
(Indicando Calogero per terra) Eccolo li, vedete com’ messo? Un uomo tanto
temuto da tutti… ora è buttato a terra come una pezza vecchia.
FRANCESCA
Con tutte quelle gocce che gli ho messo nel bicchiere, ha tempo ancora di
dormire!
GIOVANNI
(Mezzo impaurito) Compare, è sempre sicuro di quello che dobbiamo fare? E’
cosciente a ciò che andiamo incontro? Lo sa che se don Calogero scopre questo
imbroglio è meglio che ci andiamo a buttare tutti a mare e con una grossa pietra
legata al collo?
LUCIA
Comare, se devo proprio dirle la verità, ho paura, tanta paura di questa recita,
non è meglio finirla prima d’iniziare? Chissà che cosa ci aspetta!
FRANCESCA
Male che dovesse andare, avete sicuramente qualcuno che si ricorderà di voi e
porterà pure qualche mazzo di fiori sulla vostra tomba (Giovanni si tocca; altri
fanno gesti di scongiuro).
TOTO’
Ehi! Andiamoci piano, cugina! Vedi tu che gioia morire sapendo che c’è qualcuno
che ti porterà i fiori al cimitero! Cosa intende dire comare? Che a lei non
interessa tanto vivere perché non ha nessuno che le porterà i fiori al cimitero?
(A Vittorio) Cugino, se è solo per questo, muoia tranquillo, glieli porterò io i
fiori, e magari le pulirò la lapide, e le renderò lucida persino la foto!
Perché…. Lei la metterà la foto sulla sua lapide, no?
VITTORIO
(Che lo guardava stupito, ora si tocca facendo scongiuri) Oooh!!! Parli con la
cugina che è lei la fotogenica…
FRANCESCA
(Al marito) Ti potesse cader la lingua!
VITTORIO
Lei, lei è l’interessata ai fiori e al cimitero! Ma guarda un po’ che discorsi
allegri!
LUCIA
Sa comare che già la immagino con una bella foto sulla lapide? Capelli con la
messa in piega…
FRANCESCA
No, con la messa cantata?
LUCIA
Muso truccato di un bel colore vivo, un bel paio di occhialoni da sole…
FRANCESCA
Scuri, scuri me li metterò gli occhiali, per non vedere quelle come lei che
vanno al cimitero solo per curiosare; altro che fiori!
LUCIA
Comare, lei crede davvero che chi porta i fiori al cimitero lo fa perché ha
voluto bene il morto mentre era in vita? Certo, fra i tanti ci sarà chi ha
voluto veramente bene, ma i più lo fanno perché non avendo amato il morto…
sempre da vivo s’intende, ora hanno tutti questi sensi di colpa che gli rodono
il cervello. Eh, quanto siamo falsi! E’ da vivi che bisogna scambiarsi i fiori e
il bene, e no che per un niente litighiamo, ci tiriamo i capelli per
stupidaggini, anche per misere eredità o quant’altro.
FRANCESCA
Ah, su questo mi trova pienamente d’accordo; la ragione vera è che siamo tutti
ipocriti.
VITTORIO
Penso che dopo questo aperitivo funebre sia arrivata l’ora di cominciare a darci
da fare.
GIOVANNI
Io insisto invece col lasciar perdere prima di cominciare.
VITTORIO
La smetta. Su! Non vede, compare (indicando don Calogero) ch’è calmo come un
agnellino?
LUCIA
Calmo, ora mentre dorme! Ma se si sveglia! Io dico ch’è più facile prendere una
capra al buio che un uomo pericoloso come don Calogero. Avete dimenticato tutto
quello che ha combinato e che continuerà a fare come si sveglia? Quanta gente ha
fatto piangere? Quante famiglie ha rovinato? Anche sua moglie ha fatto morire di
crepacuore; e sua figlia, fin’anche sua figlia… povera ragazza, ha sofferto
molto, persino gli studi ha dovuto abbandonare! Perché egli dice che la donna è
nata per mettere al mondo i figli, fare la madre e badare ai propri mariti.
Questo non è un uomo, un animale è! Ecco cos’è!
FRANCESCA
Io direi di cominciare invece di perderci in inutili discorsi. Dunque, cugino
Totò, lei abbiamo detto che farà il prete, mi raccomando deve fare quella
vocetta… dolce, persuasiva, una voce quasi… angelica, ecco.
LUCIA
Comare, non lo poteva scegliere un prete migliore… più credente, più vicino alla
chiesa insomma? Come farà lui a fingersi prete se bestemmia dalla mattina alla
sera, e l’ultima volta ch’è entrato in chiesa è stato il giorno quando si è
sposato?
TOTO’
E… perché non ho potuto farne a meno! Ah ma vedo che lei sa tutto e di tutti!
LUCIA
Il paese è piccolo e s’impara presto a conoscerlo.
VITTORIO
(A Totò) Una cosa è certa, che lei quando morrà…
TOTO’
(Toccandosi) E continua! Ah ma allora è proprio la giornata! Guardi che mi tolgo
la tunica e me ne vado subito a casa, sa!
GIOVANNI
E io, cosa dovrei dire io che devo improvvisare il medico, se non so neanche
come si fa a misurare la pressione?
FRANCESCA
Su, compare, non la faccia così difficile! Mai lo ha visto un medico mettere
quel coso che ha in borsa?
GIOVANNI
Cosa, il telescopio?
TOTO’
(Ridendo) Signor Giovanni, guardi che qui non siamo venuti per guardare la luna;
sua comare voleva dire lo steloscopio.
FRANCESCA
Senti quest’altro! Steloscopio… (Al marito) Ma dico non c’erano altri due
migliori di questi da trovare? Più svegli!
VITTORIO
E pensi che se fossero stati più svegli avrebbero preso la parte?
GIOVANNI
(I tre si guardano meravigliati) Che intende dire, compare? Crede forse che noi
siamo… (facendo segno d’esser matti).
FRANCESCA
(Cercando di rimettere apposto l’equivoco) Ma quando mai! Cosa avete capito? Mio
marito ha voluto dire che se foste stati più svegli non potevate prendere questa
parte in quanto chi è sveglio ha troppa vena oratoria, mentre voi che dovete
fare il medico che è una persona saggia e calma nel decidere la causa del male,
il prete che dev’essere colto e riflessivo prima di dare le penitenze… Avete
capito, ora?
LUCIA
Io ho solo capito che se si sveglia don Calogero e si toglie la fasciatura
accorgendosi che non ha niente, siamo tutti fritti.
VITTORIO
E qui entra in gioco la bravura del medico… di suo marito in questo caso, che
deve avere quella giusta persuasione di non fargliela togliere la fasciatura.
GIOVANNI
Sento odore di bastonate!
VITTORIO
Bando alle chiacchiere, siete pronti?
TOTO’
Ma pronti per cosa?
VITTORIO
Per svegliare don Calogero!
FRANCESCA
(Sale sulla sedia impaurita al massimo) No!!!
LUCIA
(Si guardano tutti) Allora, comare…, possiamo tornarcene a casa?
FRANCESCA
(Volendo giustificare quel no) Quando mai! Dicevo: “no!” nel senso… che prima di
ogni cosa dobbiamo sistemare tutto l’arredo: le sedie, la bacinella con l’acqua
per lavarsi le mani il dottore; (a Giovanni) lei, compare, si mette sulle spalle
quel coso di cui parlavamo prima, pronto per appoggiarlo al petto dell’ammalato
…, (alla comare) mentre lei, comare, si mette nelle mani…
LUCIA
Un grosso bastone se dovesse servirmi…
FRANCESCA
(A Totò) E lei, cugino…
TOTO’
…Mi metto vicino la porta d’ingresso, pronto a scappare!
VITTORIO
Quanto siete fifoni! Son pronti a scappare! Cosa pensate che possa succedere?
GIOVANNI
(Impaurito) Compare, io preferisco non pensarlo proprio! (Alla comare) Comare,
da che lato della casa sta il bagno? Lo chiedo così! Non si sa mai dovesse
servire.
VITTORIO
E allora! Cominciamo?
TOTO’
(Impaurito) Non è meglio aspettare ancora un po’? Potrebbero venir fuori idee
migliori!
LUCIA
Certo! Potrebbe anche succeder!
FRANCESCA
Io direi di farla finita e cominciare, vedremo come si andranno mettendo le
cose…, no?
GIOVANNI
(Guardando gli altri e facendo le spallucce) E va bene; morte che deve arrivare,
presto sia (gli altri si guardano meravigliati), è un detto! Solo un favore
dovete farmi, svegliatelo piano piano e delicatamente. (Stanno tutti in forte
tensione, e si abbassano lentamente come fa Vittorio per svegliare don Calogero,
mentre entra Giorgetto, ragazzo scemo, figlio di Totò).
GIORGETTO
(Aprendo la porta) Qua tiamo!!! (E’ un fuggi fuggi, chi si nasconde dietro il
divano, chi sotto il tavolo… insomma tutti a cercare un sicuro riparo, così
presi dalla paura e dall’altissima tensione). E ch’è tuccetto? Tiete ccappati
tutti a naccondervi? Ah, tiamo giocando a naccondino? (Vede don Calogero a terra
e gli si avvicina) E tu te fai ton quetta cota in tetta? Non tappi? (scappi).
(Lo guarda attentamente) e tu, ti tei? (S’accorge di Lucia sotto il tavolo, la
va a toccare col piede…
LUCIA
(Grida dalla paura, tanto da far sussultare Giorgetto) Maria vergine!!!
GIORGETTO
(Ha un sussulto) Minta, mi ha fatto tantare! (e… a cantilena:) Ti ho vitto, ti
ho vitto! Puoi uttire!
TOTO’
(Pian piano escono tutti) E tu… cosa ci fai qui?
GIORGETTO
Ho tentito che dovevi venire qua e tono venuto. Ma ttate giotando a naccondino?
Pecchè tei vettito di pete? (prete). E quetto (indicando don Calogero) te fa? Ti
è addommentato cotì con la tetta fattata? (fasciata).
GIOVANNI
Ora si! Mancava solo lui per finire di confondermi. Oh, cornuto se ho
acchiappato una sola parola di ciò che ha detto! Ho solo capito: tiritì, tiritì,
tiritì, tirità, tirità, tirità!
GIORGETTO
Oh, ttio (zio) Giovanni! E tu te fai vettito tome i dottore? A, a, te fai?
(S’accorge di Lucia) Pure tu, ttia Lutia? E tome tei vettita? (A Ciccina) Ttia
Ticcina, me lo diti pecché tono vettiti cotì, pecché non ti tto tapendo più
niente!
FRANCESCA
Tu non ci stai capendo niente! Mentre io! Meno male che nel vocabolario hanno
messo le T, perché se no volevo sentire come facevi tu a parlare!
GIORGETTO
Te diti?
VITTORIO
Cugino Totò, come si fa ora con Giorgetto in mezzo ai piedi? Già ero confuso per
i fatti miei, ora…
TOTO’
Che faccio, lo accompagno a casa?
VITTORIO
(Preoccupato, pensando che Totò non ritorni) No, no! Forse è meglio lasciarlo
qui, chissà, potrebbe anche esserci utile. (A Giorgetto) Senti che fai,
Giorgetto, siedi qui e non muoverti per nulla cosa al mondo, perché noi dobbiamo
aiutare don Calogero che si sente male, capito?
GIORGETTO
E te ha? Io pure mi voglio vettire tome tono vettiti loro!
VITTORIO
Oh, Madonna del Carmelo! E ora? Come si fa a persuaderlo?
FRANCESCA
Cosa possiamo fargli indossare? (Pensa un po’ e riesce ad avere una trovata) Sai
cosa gli faccio mettere? La divisa di carabiniere di tuo padre, la tengo ancora
conservata! (A Giorgetto) Senti, Giorgetto, vuoi fare il carabiniere?
GIORGETTO
Ti, ti! E potto arrettare (arrestare) a tutti?
FRANCESCA
(Pensando che egli non capisca niente) Certo che puoi! Puoi arrestare chi vuoi
tu! Però sai che fai? Nasconditi nell’altra stanza e se capisci che abbiamo
bisogno di te, entri e arresta chi ti pare piace, va bene; va beni?
GIORGETTO
Ti, ti! Tome tono contento te potto arrettare a tutti! Tenti, però mi devi dare
pure la pittola!
FRANCESCA
Certo! E pure col colpo in canna!
LUCIA
Comare non si rischi!
FRANCESCA
(Quanto Giorgetto non possa sentire) Su, la smetta pure lei! Vieni, vieni con me
dall’altra parte che ti do divisa e pistola, e aspetti d’entrare, andiamo.
GIORGETTO
Ti, ti! Mi devo divettire a pparare (sparare). (si avviano ad uscire facendo
finta di sparare) Pisciuh! Pisciuh! Pisciuh!
VITTORIO
Fai presto, Francesca che te aspettiamo… ah, senti cosa devi fare, porta una
bella dose di sonnifero, non si sa mai potrebbe servire ancora per don Calogero.
FRANCESCA
Vero! Sai che non ci avevo pensato! Ottima idea! Ne preparo una bella dose da
far dormire un elefante. Anzi, sai che faccio? Quello che è rimasto nella
bottiglietta lo svuoto tutto nel bicchiere, così come beve, cade d’un colpo
(escono).
TOTO’
(Cercano di sistemarsi attorno a don Calogero nelle posizioni più congeniali)
Dunque, io mi metto qui, dal lato dei piedi, così come si sveglia, subito mi
vede è rimane calmo giacché sono il prete.
LUCIA
Speriamo, e speriamo di più che non ti riconosce.
TOTO’
Io, se dovesse riconoscermi, scappo fuori come una lepre!
GIOVANNI
(Sempre impaurito) A me basta che lasci la porta aperta!
VITTORIO
(Chiama la moglie che tarda a venire) Francesca! Molto ancora devi fare?
FRANCESCA
Arrivo, arrivo!
GIOVANNI
Io e mia moglie ci mettiamo dal lato della testa, qui, come se dovessimo
visitarlo; e lei con la comare vi mettete dall’altro lato (entra Francesca col
bicchiere in mano).
FRANCESCA
Eccomi qua, come si beve questa dose deve cadere come una pera! (Lo posa sul
tavolo). Possiamo cominciare; Giorgetto l’ho lasciato da quel lato, prima che si
veste ce ne vuole.
VITTORIO
(Tornano ad abbassarsi lentamente) Don Calogero, don Calogero.
FRANCESCA
Se non si sveglia con quello che ha preso, figuriamoci con quello che dovrebbe
prendere! Con quello (indicando il bicchiere sul tavolo) entrerà sicuramente in
coma profondo!
VITTORIO
(Continua a scuoterlo e chiamarlo) Don Calogero. Don Calogero, mi sente? C’è qui
il prete col dottore e l’infermiera. (Silenzio) Niente, non sente. (Bussano e
sussultano tutti) E chi è ora? (Gridando forte verso la porta) Chi è?
JACOPO
(Con voce da far paura) Io sono, chi volete che sia?
VITTORIO
Di nuovo qui è! E ora?
LUCIA
Chi è, compare?
VITTORIO
E’ lo scagnozzo di don Calogero! E che tipo! Come avrà fatto a sapere che don
Calogero è ancora qui? Non è che… (bussano ancora più forte) Francesca vai ad
aprire.
FRANCESCA
Ch’è, ricominciamo? Vado ad aprire chi, io? Tu sei pazzo! (Bussano ancora) Per
me può bussare sino a domani!
VITTORIO
Compare, apra lei.
GIOVANNI
(Impaurito) Per me può pure buttare la porta a terra.
LUCIA
(Giovanni aveva guardato Lucia per invitarla ad andare ad aprire) Compare, non
guardi me, che da qui non mi smuovono nemmeno le cannonate (bussano con più
veemenza).
JACOPO
Aprite, se no la porta a terra butto!
FRANCESCA
(Al marito) Presto vai ad aprire prima che va a sbattere anche lui sullo spigolo
e fa la fine di don Calogero (bussano ancora).
JACOPO
Aprite, se no la porta scardino!
VITTORIO
Aspetti, aspetti che apro! (Va ad aprire). S’accomodi.
JACOPO
Cos’è questa assemblea? Ch’è successo? Cosa avete fatto a don Calogero?
TOTO’
(Con tono dolce) Calma figliolo che non è successo nulla di tanto grave.
JACOPO
(Guardandolo attentamente) Ma lei… no, non può essere, sicuramente mi sbaglio.
(A Vittorio) Si può saper cos’ha don Calogero? Come mai si trova li per terra?
Perché… se gli avete fatto qualcosa, anche tolto un semplice capello, io…
(infila la mano in tasca mentre tutti scappano a soggetto per nascondersi. Esce
dalla tasca un fazzoletto per pulirsi il naso) Perché siete scappati? Allora è
segno che avete la coscienza sporca!
VITTORIO
(Mentre escono tutti) coscienza sporca? E di cosa?
FRANCESCA
Sa perché abbiamo fatto così, è da un po’ che aspettiamo don Calogero che si
svegli, e allora, nell’attesa, abbiamo ammazzato… si fa per dire, il tempo,
giocando a chi si nasconde prima contando il tempo che si impiega, quel famoso
gioco che facevamo da bambini… vuol farlo pure lei?
JACOPO
E allora per quale motivo don Calogero ha la testa fasciata e piena di sangue?
Non è che (a Vittorio) lei… quando lui è venuto per i soldi…
VITTORIO
E continua! Io cosa? Quando ho aperto la porta a don Calogero, lui è entrato
bruscamente ha inciampato ed è andato a sbattere contro lo spigolo della
vetrinetta. E’ stato lui a dire di chiamare il dottore e il prete; tutto qui.
JACOPO
Speriamo che quanto sta dicendomi risponda a verità e non siete scappati perché
avete davvero la coscienza sporca.
TOTO’
Ma quando mai, era solamente un gioco, un gioco come quello che fanno a scuola
quando simulano il terremoto o un incendio, avete capito? Un gioco e nello
stesso tempo un allenamento che ci permette di passare il tempo nell’attesa che
don Calogero rinvenga; vuol dire che non lo faremo più.
JACOPO
(Guardandolo attentamente) Io, più a lei la guardo e più mi sembra d’averla
vista in qualche posto. Speriamo che quanto detto risponda a verità, se no…
(rinfila la mano nell’altra tasca mentre tutti si guardano impauriti, e tira
fuori una pistola) La vedete questa… (li va minacciando uno per uno cominciando
da Vittorio) Questa, (mettendogliela vicino agli occhi) sa cos’è questa? (A
Francesca vicino all’orecchio) E tu, la senti? Con questa… bum!!! (Grande
sussulto di tutti, specie di Francesca) E a te (al dottore) che sembra di
conoscerti… sai cos’è questa? (Silenzio). Parla!!! (Sussulto generale).
TOTO’
(Dalla paura non riesce a parlare) U-u u-u u-u u-una…
JACOPO
Ancora ho d’aspettare? Parla, t’ho detto!
TOTO’
U-una pi-pi pi-pi pi-pistola.
JACOPO
(Andando da Giovanni) E tu, prete, sai che anche tu non mi sembri viso nuovo!
Sai che fai? Intanto che aspettiamo, confessa il dottore, voglio capire come
fai.
GIOVANNI
(Impaurito) Ma io…
JACOPO
(Minacciandolo) Confessalo t’ho detto! (Giovanni si porta vicino Totò e comincia
col farsi il segno della croce) E tu (a Totò), inginocchiati, (Totò rimane in
piedi e lo minaccia mettendogli la pistola a comprimere le costole)
inginocchiati e prega.
TOTO’
Io, veramente… non ho mai pregato…
JACOPO
E ora che impari; inginocchiati (s’inginocchia) e incomincia a pregare. Padre,
lo faccia pregare quanto impara.
GIOVANNI
(Intimidito, a Jacopo) Anche tu dovresti pregare un po’ per la tua anima.
JACOPO
Silenzio, che qui sono io a dire quello che si deve fare! Su, comincia.
GIOVANNI
Su, figliolo, (Totò non parla) dimmi il credo…
TOTO’
(Meravigliato) Il che? Padre, no lo so.
JACOPO
Dillo, se no… (alzando la pistola come per dargliene un colpo).
TOTO’
Glielo giuro, davvero non lo so!
GIOVANNI
E allora vorrà dire che non appena finisce questa commedia, verrai in chiesa ad
impararlo, va bene figliolo? (Totò non risponde).
JACOPO
Rispondi al prete!
TOTO’
Va bene.
GIOVANNI
Promesso? (Totò come al solito non risponde).
JACOPO
Rispondi! Mi stai facendo perdere la pazienza!
TOTO’
Prometto, prometto d’imparare anche il padre nostro (si sente Calogero
rinvenire).
CALOGERO
Che mi sento strano. Dove sono?
VITTORIO
Qui, sempre qui è don Calogero. Il dottore dice che lei s’è quasi ristabilito.
JACOPO
Don Calogero, stia tranquillo che pure io son qui. Ai suoi comandi. Cos’ha? Come
si sente? Chi è stato a ridurla così? giuro che lo farò pentire d’essere nato!
(Rivolgendosi a tutti) E guai a voi se avete a che fare con tutto questo, anche
con così tanto (facendo gesto col pollice che si tocca il dito indice), vi farò
passare i guai dell’inferno! (tutti impauriti).
CALOGERO
Zitto, Jacopo! Che loro invece mi hanno aiutato. (Tappandosi il naso) Che puzza!
Non è che c’è perdita di gas?
TOTO’
(Toccandosi il di dietro) Aspetti che vado a vedere.
GIOVANNI
(Toccandosi anch’egli il di dietro mentre le donne si tappano il naso) Si,
magari io sento il bisogno di andare a vedere (vanno per uscire ma…).
JACOPO
Fermi tutti! Da qui non esce nessuno se non prima sistemiamo il discorso di don
Calogero.
LUCIA
Pure io sento puzza di gas; compare non è che c’è la bombola aperta?
FRANCESCA
Quando mai, la bombola ieri sera è finita, avrebbe dovuta cambiarla oggi mio
marito.
LUCIA
(Meravigliata guarda i due) Allora è segno che…
GIUVANNI
E se non ci sbrighiamo, da sotto la tunica vedremo colare il bene di Dio.
JACOPO
(Non capisce) Che avete detto?
TOTO’
Dicevo al dottore che portare la tunica è un bene di Dio.
CALOGERO
Jacopo, Jacopo dove sei?
JACOPO
Qui, qui sono don Calogero, ai suoi comandi.
CALOGERO
Dimmi, non è che pure mia figlia sa quello che ho?
JACOPO
No, mi ha solo chiesto di lei e del fatto che era in pena non vedendolo
rincasare; vuole che vado a chiamarla?
CALOGERO
Si, forse è la cosa migliore, ma non dirle del danno che ho. Vai, e portala qui.
FRANCESCA
Forse è meglio se vado anch’io, le vado spiegando come stanno le cose strada
facendo, serve a non farla allarmare.
CALOGERO
Non dirle nemmeno del fatto dei soldi, lei non c’entra in tutti questi discorsi,
l’ho sempre tenuta segreta la mia attività (escono). Dottore, mi dica qual è la
vera verità; è sicuro che non ho niente di grave e che non morirò?
TOTO’
Quando mai! Cosa va a pensare! Certo, tutti dobbiamo morire… prima o poi, non è
che posso assicurargli l’eternità; però le posso garantire che per quello che
ha, non c’è motivo di pensare alla morte. Ora verrà sua figlia… e speriamo che
arrivi subito, così finalmente finisce questa recita… (si guardano tutti
meravigliati)
CALOGERO
(Stupito) Di quale recita parla dottore? E cosa vogliono dire queste parole?
(Giovanni sta per scoppiare per la tanta tensione, si avvicina a don Calogero
per cercare di riprendere in mano la palla). Bih, che puzza! Non è che fuori
stanno pulendo la rete fognaria? Allora, cosa vogliono dire queste parole? Qual
è il loro corretto significato?
GIOVANNI
(Esplodendo) Vogliono dire che… e’ la vita che è una recita, e certe volte
bisogna saper recitare per andare avanti…, lei, ad esempio, recita la vita
dell’uomo duro, di quello che ad ogni costo deve primeggiare senza stare a
guardare il male che arreca agli altri…
CALOGERO
Come si permette, grandissimo pulcinella! Io le ricordo che vengo tutte le
domeniche a messa e che ho pure donato tantissimi soldi alla chiesa.
GIOVANNI
Ma avete donato soltanto dei soldi sporchi, (Tutti lo guardano allibiti e
vorrebbero che tacesse) soldi rubati a tanta gente onesta…
CALOGERO
Ma guarda questo figlio di… Dottore, posso alzarmi? Lo affogo, lo affogo a
questo pulcinella! Chi si sente di essere con questa tunica nera che indossa,
uccellaccio nero della malora! Ah, se mi alzo!
GIOVANNI
Alzatevi, alzatevi pure, tanto non avete niente, è stata solo una finzione, un
modo per dire basta a non pagare più gli interessi del vostro sporco denaro che
ha permesso di arricchirvi sulle spalle di gente povera e bisognosa.
TOTO’
(Avvicinandosi a Calogero) Non crederà a quello che sta dicendo il prete spero!
CALOGERO
Si scosti lei, che tra l’altro mi pare pure di riconoscerla. (A Giovanni) Anche
tu non sei un viso nuovo, ma vela farò pagare a tutti. (A Vittorio) Allora tu…
voialtri avete messo su una recita per mettermi paura! Quindi è segno che io non
ho davvero niente di niente e che questa è tutta una falsa! (Si toglie la
fasciatura e la guarda) Questo… questo non è sangue! Questa è salsa di pomodoro!
(Si tocca la testa e gli batte pure forte il pugno come a bussare) E la testa me
la sento buona… eh, figlio di puttana! Ti sei permesso di fare una commedia per
prendere in giro don Calogero! Ma ora a te ci penso io… anzi, per voialtri
tutti. (Si alza e scappa a rincorrerli entrando ed uscendo di scena, mentre
entra Giorgetto che posa la pistola che ha in mano sul tavolo per bersi il
bicchiere d’acqua che, a sua insaputa, contiene il sonnifero).
GIORGETTO
E cot’è quetto corri corri? T’è tuccetto? Ah!!! Fotte fotte ttanno giocanto a
nnaccondino! Appetta che gioto pure io, prima poto la pittola e mi bevo
quett’acqua, te ho tete (sete). (Arriva don Calogero e prende la pistola
rincorrendoli e sparando in aria, Giorgetto gli
corre dietro reclamando la pistola). Tammela, tammela! E’ mia la pittola!
(Entrano Francesca, Debora e Jacopo e rimangono meravigliati da quel corri
corri. Giorgetto, torna indietro e va a pararsi davanti a don Calogero quando
rientra, chiedendo la sua pistola) Dammela, e mia la pittola.
CALOGERO
Togliti, togliti da qui! (Entra, correndo uno degli altri, sbatte su don
Calogero che lascia partire un colpo, mentre Giorgetto stava cadendo perché
preso dal sonnifero che ha bevuto pensando che fosse acqua e cade per terra
privo di sensi).
LUCIA
(Pensando che Giorgetto fosse morto, grida contro don Calogero) Che cosa ha
combinato? Uomo senza cuore! Un ragazzo ha ucciso! (Entra Totò, il padre, e
s’accorge del figlio a terra e gli si va a buttare di sopra piangendo).
TOTO’
(Piangendo) Giorgetto, Giorgetto, figlio mio! Lasciati abbracciare ancora!
FRANCESCA
(Parla all’orecchio di Debora) Signorina Debora, vuole riprendere suo padre?
DEBORA
Papà, papà, cosa hai combinato? Hai ucciso un ragazzo! Perché, perché l’hai
fatto?
CALOGERO
Ma io… io non volevo ucciderlo, mi sono venuti addosso ed è partito un colpo,
non sono stato io a sparare, credimi! (S’abbraccia a sua figlia piangendo come
un bambino) E ora? Perché questa vita! Chi mi porta, chi mi porta a condurla
così! Perché son dovuto entrare in questi brutti discorsi? Solo il carcere mi
può salvare da tutto questo male che ho fatto, facendomi pagare col quotidiano
rimorso quello di non essere stato nemmeno un buon padre.
DEBORA
Ma… papà!
CALOGERO
Si, figlia mia, tu… tu non lo sai chi sono veramente io. Io sono…
DEBORA
(Mettendogli la mano sulla bocca perché non parlasse) Ho sempre saputo quello
che sei stato e tutto quello che di brutto hai fatto, ed io ho sempre pregato
affinché tu venissi fuori da questa strada dalla non facile uscita, e per averti
sempre vicino. Da poi che venne a mancare la mamma mi sono sentita più sola che
mai. Papà, ho bisogno di averti accanto.
CALOGERO
Troppo tardi figlia mia, ora mi tocca di scontare la disgrazia per la morte di
questo innocente. Ti prometto che quando uscirò di prigione rimarrò sempre al
tuo fianco. Ora perdonami se non ti ho mai detto la verità e di non aver trovato
mai il coraggio di dirti: ti voglio bene.
DEBORA
Anch’io non te l’ho mai detta la verità. Papà, io a breve mi laureo, perché
mentre tu eri preso dai tuoi impegni, io di nascosto ho sempre frequentato
l’università, tanto che quanto prima do l’ultima materia e sarò dottore. Ora
alzati che il ragazzo non ha niente, è solo stordito da un forte sonnifero, come
quello che hanno dato a te per farti stare calmo… quella è solo una pistola
giocattolo dimenticata qui dal nipotino di Francesca
CALOGERO
(Quasi adirato per tutta quella che continua ad essere una falsa) Ah, si!
Allora, a me…
DEBORA
(Ricordandogli la promessa) Papà! Eh, come siamo rimasti? (Si abbracciano mentre
rimangono tutti bloccati; si abbasseranno le luci e Giorgetto, sotto l’occhio di
bue, si alzerà portandosi sul proscenio e narrerà la morale finale).
GIORGETTO
Chi pecora si fa, lupo se la mangia;
chi pensa, il significato aggancia.
Essere duri non serve a niente,
datemi ascolto, carissima gente.
Gridatelo sempre e a gran voce:
che è il bene la cosa più dolce.
Gioite tutti facendo festa
Che della vita nulla vi resta.
Vogliatevi bene sino a morire
Perché destinati siamo a finire.
Siamo di passaggio su questa terra,
brutto per chi il concetto non afferra.
Non servono quelli che hanno i castelli
fatti col sangue dei poverelli.
Sentite e ascoltate questo consiglio
come ogni padre lo dona a suo figlio:
La ricchezza più grande non sono i tesori,
ma chi tiene nel cuore dolcezze di amori .
Sipario