PER LA BUONA PACE IN FAMIGLIA

Commedia in tre atti di Fabio Bertarelli

 

 

Personaggi:

NANNI capofamiglia

TERESA moglie

PATRIZIA figlia nubile

CLARA figlia sposata

CHECCO marito di Clara

LUIGI fidanzato di Patrizia

PEPPA madre di Luigi

ANTONIO

NELLO > amici di Nannì

GIUSEPPE

ROSSI commerciante dietista

SERPINI imbroglione

MARIANNINA donnina

GARBUGLI 1° avvocato

GARBUGLIETTI 2° avvocato

GARBUGLIONI 3° avvocato

1° facchino

2° facchino

Lattaia voce fuori campo

 

AT T O P R I M O

E' mattino, ma, al tirar del sipario, la cucina è ancora al buio. Nella parete di fondo si trovano il lato cottura, il lavello e, spostata a lato, la porta d'ingresso; nelle pareti di destra e di sinistra, rispettivamente, la credenza costituita da elementi componibili e la porta che dà nelle camere da letto. Al centro un tavolo e quattro sedie.

Il pendolo suona sette rintocchi e mezzo.

Entra in scena, proveniente dalla camera, Nannì, il capofamiglia, che accende la luce e finisce di indossare ed abbottonarsi la tuta da operaio. Questi è un uomo robusto di circa cinquant'anni, un po' stempiato e con i capelli brizzolati. Si porta vicino al tavolo, che è apparecchiato per la prima colazione, e guarda disgustato la bottiglia piena di latte che troneggia al centro.

 

NANNI' - (In falsetto, imitando la voce della moglie) Abituati a bere il latte, Nannì, che ti fa bene; ci sono le vitamine, è energetico... (Con tono normale, ma ironico) Certo mogliettina, Nannì tuo si beve tutto il latte, come desideri... (Versa il latte nella tazza) Ecco, tesoruccio mio; ho versato il latte nella tazza, ora ci metto un po' di zucchero, una bella mescolata e... alé! (Versa tutto nel lavandino) Peccato, tesoruccio, che mi sono sbagliato buco: invece che nella bocca è finito tutto nel lavandino!!

(Fregandosi le mani soddisfatto) Adesso, terminata questa commedia, vado a fare una bella colazione all'osteria! (Breve pausa) Guarda che debbo fare per non sentirla brontolare... Me lo diceva sempre il povero babbo: "Bisogna dare ascolto all'istinto. Appena ti sposi hai voglia di mangiarti la moglie: e mangiala allora, no?! Perché altrimenti dopo ti mordi i gomiti per non averlo fatto!" (Spegne la luce ed esce)

Entra, proveniente dalla camera, Teresa, la moglie di Nannì. E' una donna sui 45 anni, un po' grassottella, ma d'aspetto ancora piacente. Indossa una veste da casa a fiori, ha i capelli appena ravviati. Accende la luce e guarda in giro.

TERESA - E' già uscito? Come ha fatto presto a far colazione! Voglio vedere se questa mattina ha bevuto il latte. (Controlla tutto) Che birbante! Il tegamino è pulito, il pane è tutto qui, ora ci penso io! Oggi quando ritorna a casa mi sente proprio! Questo è il modo di comportarsi? Così si ubbidisce a una moglie che fa questo per il suo bene?

Entra Patrizia, la figlia, anch'essa proveniente dalla camera. E' una bella ragazza di circa 18 anni. Indossa una vestaglia.

PATRIZIA - Mamma buongiorno. Che hai che sei così rabbuiata?

TERESA - Rabbuiata io? Sono furiosa! Quel birbante di tuo padre nemmeno oggi ha bevuto il latte. E pensare che lo faccio per il suo bene! Ma quando ritorna a casa mi sentirà! Ho una gran voglia di dargli una lasagnolata da spaccargli la testa così almeno potrò infilarci tutto ciò che dico io!

PATRIZIA - Lascia perdere... E non te la prendere, mamma.

TERESA - Tu dici bene: "Non te la prendere", ma a combattere sempre con quell'omaccio tocca a me! (Riassetta la tavola) Per fortuna che ho te, che sei la consolazione mia. Vieni qua, bambola di mamma, vieni a far colazione. Vuoi un goccino di latte oppure i biscottini?

PATRIZIA - No, il latte non mi va, mangio i biscottini.

TERESA - Mangia quello che ti va. Sai, bambola, che cosa ho pensato: da domani andiamo a far colazione al bar; è ora che cominciamo a pigliare le abitudini delle persone perbene.

PATRIZIA - Per me due biscottini mangiati qui a casa vanno bene lo stesso. Poi a far colazione al bar nemmeno faccio in tempo.

TERESA - A proposito di tempo, come mai ti sei alzata così presto, figlia? Devi riposare di più perché più ti riposi e più la pelle ti si distende e sei più bella.

PATRIZIA - Ma non vedi che è quasi ora che vada a lavorare?

TERESA - No, figlia, basta con questo lavoro. Tu non sei fatta per lavorare, tu sei destinata a cose molto più importanti. Sai cosa ho deciso? Da oggi, tu, a lavorare non ci vai più!

PATRIZIA - Ma che mi stai dicendo? Io non posso lasciare il lavoro, mi piace, mi fa sentire realizzata ed ho uno stipendio.

TERESA - Ma non ne abbiamo tutto questo bisogno! Dai ascolto a mamma tua che le cose le vede bene; tu, bambola, devi mantenerti bella. Invece il lavoro ti costringe a star seduta davanti a quella macchinaccia da scrivere che ti fa venire la gobba! Poi le dita, io ho paura per le dita. A forza di battere sui tasti ti viene la malattia del fungo, cioè le dita ti diventano tozze in cima. Ci pensi, figlia mia? Ora vai a farti un bel bagno e mettici nell'acqua quei sali nuovi che ho comprato ieri.

PATRIZIA - (dubbiosa) Mah, come sono, sono buoni?

TERESA - Stai tranquilla che li ho provati io. Ieri sera li ho messi nel mio bagno e sono veramente buoni, guarda che pelle! Credevi che ti facessi fare il bagno con i sali nuovi senza averli provati? Ti sembra che mamma tua... Se non erano buoni era meglio che avessero rovinato la pelle mia che la tua, no? Ora vai a fare il bagno. Se hai bisogno di qualcosa chiamami.

PATRIZIA - (pensierosa) Allora pensi sul serio che sia bene che lasci il lavoro?

TERESA - Vai a fare il bagno, vai, e fidati di mamma tua, che ti consiglia bene. All'ufficio telefonerò io. (Patrizia esce per la porta della camera per andare a fare il bagno)

(Parlando tra sé mentre riassetta) Patrizia è fortunata ad avere una madre come me che la indirizza per la strada giusta. Con la bellezza che si ritrova, altro che lavoro! Anche io alla sua età ero veramente bella e avevo dietro una processione di spasimanti. Mamma mia però non mi ha saputo consigliare e mi sono sposata Nannì che sì era bello, ma la vita mia eccola qui: con tutta la bellezza cosa ho concluso? Ma per Patrizia mia, se mi ascolta, ho ben altri progetti, io!

Suonano alla porta. Entra Clara, la figlia sposata. Ha un'età di circa 25 anni, capelli ben acconciati ed un trucco discreto che valorizza illuminandolo, il suo bel viso. Indossa un abito di buona fattura ed ha al braccio una borsa.

CLARA - Ciao mamma, come stai?

TERESA - Oh, vah! Figlia! Dove vai così di buon'ora?

CLARA - Non mi sembra tanto buon'ora, saranno le otto passate. Vado al mercato a fare la spesa; se ci si va tardi non si trova più niente. Dato che vado in centro, hai bisogno di niente?

TERESA - No, niente, grazie Claretta. Dopo, più tardi, vado a fare un po' di spesa nel negozio qui vicino.

CLARA - Babbo già è andato in officina?

TERESA - Tuo padre, sì... (Irritata)

CLARA - Che c'è stato qualcosa con babbo? Lo pronunci tanto tra i denti.

TERESA - (c.s.) Al solito, non ubbidisce mai.

CLARA - Che t'ha fatto?

TERESA - Gli avevo lasciato tutto pronto per la colazione, invece lui il latte non l'ha bevuto e sarà andato al solito a far colazione all'osteria, magari per farmi dispetto!

CLARA - Non è vero, è perché il latte non gli piace: forse gli fa male. Non te la devi prendere per certe sciocchezze.

TERESA - Ma tu lo sai perché cerco di farglielo bere: per disintossicarlo dal vino e dalle sigarette.

CLARA - Con il lavoro pesante che fa, avrà bisogno di qualcosa che gli dia energia. Poi è un periodo che gli proibisci sempre tutto a quel pover'uomo. Suvvia, mamma!

TERESA - Eccola che piglia subito le sue difese! A te guai se ti si tocca tuo padre.

CLARA - Io vorrei soltanto vedervi andare un pochettino più d'accordo.

TERESA - Tu pensi che io sia contenta di fare quello che faccio? D'altra parte ti ricorderai che quando lo lasciavo fare, erano più le sere che tornava a casa un tantino allegro, per non dire proprio ubriaco.

CLARA - Sì, ma adesso mi sembra che non succeda più.

TERESA - Certo che non succede più! Ora che ho preso io le redini di casa è costretto a filare dritto e le cose cominciano ad andare bene. Se anche a casa tua, tu facessi come faccio io... Invece per non darmi ascolto guarda come ti sei ridotta. Anzi come -t'ha- ridotta. E pensare che eri un fiore.

CLARA - Come mi sono ridotta? Ci risiamo! (Con voce decisa) Mamma, io sto bene!

TERESA - (scrolla la testa) Non ci credo, ho la sensazione che tu mi nasconda qualcosa. D'altra parte non hai voluto mai prendere le mie parole.

CLARA - Che parole ti dovevo prendere? (Alterata) Ma si può sapere che vuoi?

TERESA - (conciliante) Chi te lo tocca. Stai tranquilla, dicevo così perché voglio che tu sia felice.

CLARA - Ma io sono felice! E' che tu non ci vuoi credere! Cerchi di fare del tutto per buttargli la croce addosso, a Checco.

TERESA - (con tono insinuante) Mi dici allora perché la sera va al caffè, lasciandoti sola? Se ti vuole tanto bene, come dici, rimarrebbe a casa insieme a te, non ti pare?

CLARA - Se qualche sera esce e va al caffè a far due chiacchiere con gli amici, in fondo è un uomo.

TERESA - (trionfante) Vedi che è vero che ti lascia sola? Tu, magari, te ne dispiaci e ti ci ammali. Io bisogna che gli dica qualcosa. Se non sei capace tu, ci penso io. (Dice questo con tono deciso, ponendosi le mani sui fianchi)

CLARA - (con cocciutaggine) Tu non gli dici proprio niente perché se c'è qualcosa da chiarire tra noi due, ci penso io. E' mio marito, no?

TERESA - Perché, tu non sei mia figlia? Io dovrò prendere le difese tue, no? Io non sono contenta che ti lasci sola, la sera. Di questi tempi, poi, una donna sola dentro casa...

CLARA - (ridendo) Suvvia, hai paura che mi venga a mangiare il babau? (Con tono pacato) Certo, se rimanesse a casa, sarei più contenta.

TERESA - (soddisfatta) Lo vedi? E' come dico io! La domenica, poi, a spasso non ti ci porta quasi mai, perché deve andare a vedere la partita.

CLARA - Non ci va tutte le domeniche, solo quando la squadra gioca in casa.

TERESA - (insistente) Al sabato pomeriggio poi, va a giocare a bocce.

CLARA - Quando è tempo buono. Dopo una settimana di lavoro, se si prende un po' di svago, penso che se lo meriti. Dopotutto non è un carcerato che deve stare sempre dentro casa!

TERESA - (stizzita) Da come parli, sembra che t'abbia fatto il lavaggio del cervello! Se proprio vuole uscire di casa, la domenica potrebbe andare a messa insieme a te. Invece, ci va? No!

CLARA - (tranquilla) No, alla messa non mi ci può accompagnare.

TERESA - (ironica) Già, perché t'ha dato ad intendere che gli stomaca la puzza dell'incenso mescolata con la puzza delle candele.

CLARA - (con tono convinto) Ma è vero! Alla messa di nozze di Mario, quell'amico suo, ad un certo momento è dovuto uscire fuori perché era diventato bianco come uno straccio e stava per venir meno.

TERESA - Quanto sei ingenua, figlia mia! Dimmi: alle processioni ci va?

CLARA - (con circospezione) No.

TERESA - (trionfante) Vedi allora? Non è vero che gli stomaca la puzza dell'incenso mescolata con la puzza delle candele, perché la processione si fa all'aperto e tali puzze non ci sono! Quando sta chiuso dentro il caffè con tutto quel fumo e quell'ariaccia, allora? Non viene meno lì dentro, vero?

CLARA - (giungendo le mani, addolorata) Ma perché vuoi mettere ruggine fra me e mio marito! Noi andiamo tanto d'accordo. Dovresti essere contenta, no?

TERESA - (con sufficienza) Ci vogliamo bene, andiamo d'accordo... (Rabbiosa) Povera figlia mia, con quattro moine ti fa fessa! E' possibile che non lo capisci? Tu, Claretta, ti devi far rispettare di più! (Con tono insinuante) Dimmi una cosa: chi è che comanda a casa tua?

CLARA - (ingenua) Comandiamo tutti e due. Delle cose di casa ne parliamo sempre insieme e decidiamo per il meglio.

TERESA - (con importanza) E' qui che ti volevo! Se vuoi che una casa vada avanti bene, deve essere la donna che deve comandare perché è più giudiziosa.

CLARA - Sarà, ma a me sembra che così andiamo avanti tanto bene.

TERESA - Nooo, non è la stessa cosa, dammi ascolto. Non sono io tua madre? Lo dico per il tuo bene, no? Prendile tu le redini della famiglia. Fallo filare dritto, fallo filare. D'altra parte sei un fiore di ragazza, puoi accampare i diritti tuoi.

CLARA - (dubbiosa) Certo che... forse... una tiratina di redini ogni tanto. Però, come potrei fare?

TERESA - (dandosi importanza) Ecco, brava, adesso va bene. Devi chiedere le cose a mamma tua che ha più esperienza. Dunque, vuoi sapere come si fa? Gli razioni i viveri!

CLARA - (ingenuamente) Non gli devo preparare più da mangiare?

TERESA - Ma che c'entra il mangiare! Quell'altra cosa, stupidella!

CLARA - Ahaa...

Rientra Patrizia, dopo aver fatto il bagno, con i capelli pettinati e con indosso un bel vestito alla moda. E' serena e ben rilassata. Si siede mettendosi a curare le unghie.

PATRIZIA - Ciao, Claretta! Allora? C'è qualche novità?

CLARA - Ciao, Patrizia. No, ancora niente, ci siamo sposati da poco, che vuoi! (Quasi vergognosa)

PATRIZIA - (con tenerezza) Non vedo l'ora di avere un nipotino per spupazzarmelo tutto.

CLARA - Se ti piacciono tanto i bambini, tra poco avrai i tuoi, perché ormai è ora che ti sposi, è un bel po' che sei fidanzata.

TERESA - (interrompendo in fretta) C'è tempo, ancora Patrizia è tanto giovane. Chissà poi la vita cosa le riserva. Siete tanto belle, figlie mie, quanto siete belle! (Le guarda estatica)

CLARA - (con aria di rimprovero) Cerca di stare con i piedi per terra, Patrizia. Tante volte la bellezza può fare certi scherzi... La felicità non sta tanto in alto, cerca invece di prendere quella che hai a portata di mano.

TERESA - (prende per mano Patrizia e l'accarezza sul viso) Ma guarda quanto è bella questa figlia! (Baciandola) Sei la bambolotta mia! Non può essere questo il mondo tuo!

CLARA - (c. s.) Ma mamma, perché la illudi così, povera ragazza?

TERESA - (convinta) Come, la illudo? Io vorrei che l'avvenire suo... Se anche tu m'avessi dato ascolto.

CLARA - (decisa) Non ti preoccupare per me, io sto tanto bene come sto! Ora vado, mamma, perché mi si fa tardi. Ciao, Patrizia, e sposati presto, ché si sta bene. (Esce)

Pausa di silenzio. Teresa sfaccenda un po' e Patrizia giocherella con i capelli.

TERESA - I capelli lasciali vaporosi, non metterci tanta lacca. Poi sarebbe bene che ti facessi fare le mèches: ti illuminano di più il viso.

PATRIZIA - Dici? (Prende uno specchio in mano e si rimira)

Suonano alla porta. Entra il signor Serpini. Ha un modo di comportarsi viscido e sfuggente. Parla con voce suadente e con affettazione.

SERPINI - E' permesso? Buon giorno, signora Teresa, i miei ossequi. Signorina Patrizia... (Bacia la mano ad entrambe)

TERESA - (con tono falso, sforzandosi di parlare "fino") Buon giorno, signor Serpini, si accomodi. Ci ha portato qualche novità?

SERPINI - (enfatico) Ottime notizie, signora, ottime notizie. Ho ricevuto dal nostro Ufficio Centrale di Roma un plauso per aver scoperto una Venere. Ecco la lettera. (La mostra e la legge) Sentite: Signor Serpini ecc., ecc... ci rallegriamo con lei per aver scoperto una rara bellezza. La signorina ecc., ecc... è invitata a partecipare alla selezione regionale per Cover-Girl all'Hotel Grandi Speranze di Rimini nei giorni 16 e 17 c. m. Saluti ecc., ecc.

TERESA - Cover, cosa?

SERPINI - Cover-Girl, signora. Letteralmente ragazze da copertina, più comunemente dette fotomodelle.

PATRIZIA - Ma il 16 è oggi.

SERPINI - Le solite poste che non funzionano. Dobbiamo partire fra poco. Comunque non perdiamo la calma, voi preparatevi e fra una mezz'oretta vi passo a prendere.

TERESA - Come? Fra poco? Così su due piedi? Come facciamo con il parrucchiere, per i vestiti?

SERPINI - Parrucchiere? Al "Grandi Speranze" è tutto predisposto, la organizzazione del concorso ha pensato a tutto. Ogni candidata avrà il suo parrucchiere personale, il suo sarto personale ed il visagista.

TERESA - (con apprensione) Pensa che la bambola mia avrà la possibilità di essere prescelta?

SERPINI - (ridacchiando) Possibilità? Che dice? Altro che possibilità, certezza! Non vede che Venere! (La guarda come soppesandola) Solo, secondo me, occorrerebbe un piccolo sacrificio per la linea. Perda, signorina, due o tre etti di peso qui nel giro della vita e sarà la donna più bella del mondo.

TERESA - Hai sentito, Bambola? Sei convinta adesso? (Illuminandosi) Eccolo il tuo avvenire.

PATRIZIA - (trasognata) Ho sentito, ma stento ancora a crederci; mi sembra tutto un sogno, bello, ma non so perché, ho paura.

SERPINI - (con fare deciso) Che paura? Deve avere fiducia.

TERESA - Certo che devi avere fiducia, guardati, hai un fisico, una linea...

SERPINI - Il merito è tutto suo, signora: anche lei è una bella donna e non poteva che avere una figliola altrettanto bella. (Insinuante) Lo sa che alla Direzione Centrale di Roma stanno pensando di organizzare un concorso anche per le mamme più belle? Mi ricorderò di lei per proporla...

TERESA - Lei è troppo buono, signore. E' piuttosto che mi cominciano a passare troppi annetti. Ma a diciott'anni anch'io...

SERPINI - Bene, allora siamo d'accordo. Preparatevi e, come vi ho già detto, passo a prendervi fra una mezz'oretta. Arrivederci. (Inchinandosi con affettazione, esce)

PATRIZIA - (dopo una pausa, preoccupata) E a Luigi poi, gli starà bene? Che gli dico?

TERESA - Luigi, Luigi non è un problema, ci penso io. Tanto il tuo Luigi cosa ti poteva offrire? Casa, figli e piatti da lavare. Tu sei destinata a ben altro. E' stato il Cielo che ti ha fatto incontrare questo gentile signore. Proprio il Cielo. T'ha vista nemmeno quindici giorni fa, ha mandato a Roma le tue fotografie, lassù sono piaciute e sei entrata nel giro di queste, di quelle... come si dice? "Cosberle"?

PATRIZIA - Mamma! Cover-girl si dice. (Riluttante) Comunque non posso lasciare Luigi: è il mio fidanzato e ci amiamo!

TERESA - Via, via con i sentimentalismi. Amore, amore... Nel mondo nel quale stai per entrare vuoi che ti mancherà l'amore? Vedrai: principi, miliardari, ti cadranno ai piedi. Il mondo del "Jette sette"...

PATRIZIA - Ma non sarà per caso tutta una fregatura?

TERESA - Ma che dici? Vedrai, feste, crociere, ricevimenti.

PATRIZIA - (seria) Io, mamma, ho paura. E poi quel Serpini mi ispira tanta poca fiducia.

TERESA - Via, via, bambola: c'è mamma tua che ti starà sempre vicina.

Teresa stringe la figlia a sé accarezzandole il capo.

Suonano alla porta. Entra Luigi, il fidanzato di Patrizia. E' un bel giovane, indossa una tenuta sportiva, è educato, rispettoso al punto di apparire timido.

LUIGI - Permesso? Ciao, Patrizia. Buongiorno, signora.

TERESA - (con tono sostenuto, tenendo un braccio sulla spalla della figlia come a volerla proteggere) Parlavamo proprio di lei, è capitato a proposito.

LUIGI - (accorato) Patrizia, è qualche giorno che ti vedo strana, che non riesco più a parlarti, a telefonarti. Sembra che mi eviti. Sei per caso inquieta con me?

TERESA - (si intromette) Lei, Luigi, mi dispiace dirglielo, ma non è l'uomo adatto per mia figlia.

LUIGI - (sorpreso) Non sono l'uomo adatto per sua figlia?! E da quando in qua? E perché? Ho fatto qualcosa che non va?

TERESA - Ma non vede come è bella, Patrizia? Che "Venere" che è? Che fiore?

LUIGI - Sì che la vedo: per questo mi ci sono fidanzato.

TERESA - Siccome è così bella, non può essere adatta per lei.

LUIGI - (ancora più sorpreso) Come sarebbe a dire?

TERESA - Sarebbe a dire che mia figlia è destinata a ben altro.

PATRIZIA - Mamma...

LUIGI - E' una Venere, un fiore... destinata a ben altro... Mi volete dire per bene che cosa avete per la testa?

TERESA - (piazzandosi avanti a lui, con le mani ai fianchi) Se la vuole sapere proprio per bene, siccome non può più essere per lei, prima si toglie di torno a mia figlia e meglio è!

LUIGI - (allibito) Ma come? Togliermi di torno? Patrizia, tu non dici niente? Non senti tua madre?

PATRIZIA - (con decisione) Ascolta, Luigi: io voglio essere chiara con te. Ti dico come stanno le cose: sono stata convocata per un concorso per fotomodella e partirò tra poco; allora mi capisci, le strade nostre sono diverse. (Quest'ultima frase la pronuncia con circospezione e quasi recitandola a memoria)

LUIGI - Fotomodella? Ma che ti sei messa in testa?

TERESA - Si è messa in testa che ha i numeri per entrare nel vero mondo. Vorrà dire che se proprio non la può dimenticare, si attaccherà in camera una fotografia sua.

LUIGI - Ma scherzate o dite sul serio?

TERESA - Ah, fa ancora finta di non aver capito?

LUIGI - Patrizia, hai proprio deciso?

PATRIZIA - (titubante, senza guardarlo in faccia) Sì.

LUIGI - Allora fra noi è tutto finito?

PATRIZIA - (c.s.)

LUIGI - Da te, un'azione del genere non me la sarei mai aspettata. Ne avrai rimorso per fin che campi. Addio! (Esce)

TERESA - (A luigi che ha appena superato l'uscio) Le passerà, le passerà!

(A Patrizia, soddisfatta) Hai visto come è stato semplice? Si fa un pianterello e poi gli passerà.

Oh, che fai, piangi anche tu?

Patrizia piange in silenzio.

TERESA - (materna, le circonda le spalle con un braccio) Su, su, dobbiamo tagliare tutto con il passato. La vita nostra comincia adesso. Non possiamo buttare una occasione che non ci si ripresenterà più.

Senti, il signor Serpini diceva che dovresti perdere qualche etto di peso. Mi è venuta un'idea: mentre io preparo la valigia, vai a telefonare a quello che vende quei nuovi prodotti da mangiare che ha aperto il negozio quassù nella piazzetta. Digli di venire subito subito qui a casa, ché gli devo parlare. Svelta, che abbiamo poco tempo!

Patrizia esce e Teresa va in camera da cui ritorna subito con una valigia che posa, aperta, sopra il tavolo della cucina per deporvi gli oggetti che ritiene indispensabili per la loro permanenza a Rimini e con due vestiti che tiene sollevati in una mano.

TERESA - (osservandone uno) Questo che un po' più elegante, lo metto dentro la valigia. Mi servirà a far più bella figura a Rimini. (Esegue) E quest'altro, più comodo, me lo metto per il viaggio. (Lo appoggia sulla spalliera della sedia) Chissà che tempo farà? Sarà necessario un ombrello? Forse, se tante volte si mettesse a piovere. (Lo va a prendere e lo mette dentro la valigia) E' bruttino, speriamo di non averne bisogno. Chissà se farà freddo? Freddo no, ma ci sarà quel rigido dell'aria di mare. Chissà se bisognerà un golfino? Ma no, tanto vuoi che in quell'Hotel non ci sia l'aria condizionata? Adesso che ci penso, sai cosa mi porto? Lo scialle che portavo allo sposalizio di Claretta che è stato ammirato da tutti per quanto mi stava bene. Quello sì che mi darà un po' di tono. Ci vorrà il cappello? Chissà se le altre signore che ci saranno avranno o no il cappello? Io per non sbagliare me lo porto, così a seconda di come è l'ambiente, mi comporterò. (Va a prendere un cappello vistoso, un po ridicolo, se lo prova e poi lo mette nella valigia) Per Patrizia cosa sarà più adatto? Penso che sia bene che porti l'abito più scollato che ha. In questi concorsi c'è una concorrenza sleale...

PATRIZIA - (ritorna) Mamma, ho telefonato a quel signore. Mi ha detto che arriva subito subito. Che stai facendo?

TERESA - Non vedi? Sto facendo la valigia. Tu, fai il piacere, aspetta un momento qui mentre io vado a cambiarmi il vestito. Se arriva quel signore fallo accomodare. (Prende il vestito dalla spalliera della sedia e va in camera)

PATRIZIA - (prende da un cassetto della credenza un metro a fettuccia e si misura la circonferenza della vita, del petto e dei fianchi. Il suo viso si illumina di orgoglio e di speranza) Ha ragione mamma, sono proprio fatta bene. (Assume una serie di pose come le dive dei rotocalchi)

Suonano alla porta. Entra il signor Rossi, commerciante di prodotti dietetici. E' un signore distinto, buona parlantina e maniere cortesi. Indossa un abito di buon taglio. ha in mano una valigetta "ventiquattr'ore".

ROSSI - Permesso?

PATRIZIA - (come risvegliandosi da un sogno) Prego, si accomodi.

ROSSI - Permette? Alberto Rossi, dietista ed esperto di macrobiotica. E' lei che mi ha telefonato?

PATRIZIA - (gli porge la mano) Piacere. Mamma le vuole parlare. (Ad alta voce verso la porta della camera) Mamma, è arrivato quel signore...

TERESA - (dalla camera) Fallo accomodare, che arrivo subito.

PATRIZIA - (indicando una sedia) Si accomodi, prego.

ROSSI - Grazie signorina, non si disturbi. (Ad alta voce) Faccia con comodo, signora. Al negozio ho lasciato la commessa e quindi non ho alcuna urgenza.

PATRIZIA - Ha aperto proprio un bel negozio. Almeno da quello che ho potuto vedere da fuori, passando.

ROSSI - Mi dispiace che non sia entrata, signorina. Una sua visita sarebbe stata da me particolarmente gradita e la sua presenza chissà quanti clienti avrebbe richiamato.

TERESA - (entra proveniente dalla camera con il vestito cambiato ed i capelli ravviati) Buon giorno. Mi scusi se l'ho fatta aspettare.

ROSSI - (andandole incontro, le porge la mano) Non ha niente di che scusarsi, signora. Permette, sono Rossi, dietista ed esperto di macrobiotica. In che cosa posso servirla?

TERESA - (facendosi vento con la mano e parlando con affettazione) Sono un po' accaldata... sa oggi è un gran giorno. Stavo preparandomi perché devo accompagnare la figliola a Rimini dove partecipa alle selezioni del concorso per fotomodella. (Rivolta alla figlia) Mentre io parlo con questo signore tu, Patrizia, vai a prepararti. Mettiti il vestito nuovo che t'ho appoggiato sopra il letto. Quello con una bella scollatura, e pettinati per bene, mi raccomando.

PATRIZIA - Quali scarpe mi metto?

TERESA - E' tutto pronto là. Quelle col tacco alto e anche le cose per sotto. Anzi quassù (le fa l'occhiolino indicando il petto) vedi se è meglio... hai capito? Può darsi che senza niente figuri di più.

PATRIZIA - Sì, va bene. (A Rossi) Con permesso. (Esce ancheggiando)

ROSSI - Prego, signorina. (La guarda con interesse)

TERESA - (orgogliosa) E' proprio una gran bella figlia! Solo che mi hanno consigliato di farla diminuire di qualche etto di peso, possibilmente nella zona della vita. Sopra e sotto è meglio che rimanga così come è. Ecco perché l'ho mandata a chiamare. Lei che è un esperto, dovrebbe indicarmi la dieta che potrebbe fare al caso suo.

ROSSI - Certamente signora. Per me è anche un grande onore essere il dietista di una prossima cover-girl. Ho proprio quello che fa per lei: una linea completa di alimenti adatti a raggiungere e mantenere l'optimum della bellezza del corpo.

TERESA - Se poi con questo genere di alimenti mi potessi togliere qualche chiletto anch'io non mi dispiacerebbe perché è importante che sia bella mia figlia, ma anche la madre... Capisce, non la posso far sfigurare!

ROSSI - (con un sorrisetto) Più che giusto, signora. (Dopo una pausa) Anche suo marito è d'accordo?

TERESA - (meravigliata) Mio marito? Certo che è d'accordo. Lui fa tutto quello che voglio io. Oh, intenda, solo perché sa che io faccio sempre tutto per il bene della famiglia.

ROSSI - (diventando serio) Certo, intendevo dire: sarà disposto a sottoporsi ad una dieta moderna? Sa, gli uomini sono sempre i più legati ai cibi tradizionali.

TERESA - Come no? Sembra magro, ma sta mettendo su una pancetta che sarebbe una bellezza fargliela diminuire. Se un domani poi anche lui dovesse comparire vicino alla figlia, dovrà essere presentabile, no?

ROSSI - (con aria professionale) Bene. (Mostra un depliant) Questo, signora, è il modello Delta, un dispensatore di cibi a scadenza settimanale. A sinistra, vede, il reparto frigo con le celle dei cibi, a destra il forno a microonde ove i cibi precotti vengono riscaldati e sono servibili in tre minuti; sotto il reparto bibite, a destra tutto l'occorrente per il pasto, a perdere naturalmente. Sopra c'è il computer con il programma delle diete per ogni componente della famiglia in base al suo peso, età, attività fisica ed il calcolo delle calorie per ogni pasto.

TERESA - Splendido! E la spesa, quant'è? E' tanta?

ROSSI - (c. s.) C'è la spesa iniziale del dispensatore, l'arredamento, il materiale a perdere. I nostri cibi hanno poi un prezzo che è grosso modo uguale a quello dei cibi tradizionali. Deve tenere presente il tempo che risparmia: niente spesa, niente più ore e ore passate sopra i fornelli, niente sporco. Poi, vuole mettere il giovamento per la salute? Ogni persona ingerisce il giusto fabbisogno di proteine, di grassi, di zuccheri, tutto calcolato al millesimo.

TERESA - Certo che è una bellezza non dover più preparare niente e trovare tutto pronto. E' come andare tutti i giorni a mangiare al ristorante.

ROSSI - Anche meglio del ristorante. Prende un pasto e zac! servita in tre minuti. Solo all'inizio bisognerà avere un po' di forza di volontà, capisce, niente più pastasciutta... Comunque le posso garantire che questi nuovi cibi, una volta abituato il palato, sono veramente ottimi.

TERESA - Se lo dice lei, io mi fido. L'importante è che ci possano far dimagrire.

ROSSI - Signora, glielo garantisco. Allora ecco la copia commissione. Dispensatore modello Delta sette giorni... Linea cibi per una settimana più le bibite, il materiale a perdere, computer e programmi... Il prezzo guardi non è esagerato. Metta una firmetta qui sotto. (Teresa firma la copia commissione) Ecco fatto.

PATRIZIA - (rientra indossando il vestito nuovo, curatissima) Eccomi mamma, come sto?

TERESA - Sei bellissima, bambola mia! Che ne dice, signor Rossi? E' proprio una Venere, eh?

ROSSI - (guarda Patrizia con ammirazione) Sì, veramente una bella ragazza. Le auguro vivamente, signorina, di vincere il concorso. (Rivolto a Teresa) Allora, quando le posso consegnare quanto ha ordinato?

TERESA - Noi, ora, partiamo per Rimini per partecipare alle prove eliminatorie, una pura formalità perché la vede anche lei, no? Quando ritorniamo glielo faccio sapere. Intanto lei prepari tutto.

ROSSI - D'accordo, arrivederci e tanti auguri, signorina. Signora... (Stringe la mano alle donne ed esce)

TERESA - (guardandosi intorno) Mi sembra di aver preso tutto, di non essermi dimenticata di niente. Che dici sarà il caso di portarci qualcosa da mangiare per il viaggio?

PATRIZIA - (irritata) Sì, un bel pollo arrosto! Alla faccia della dieta!

TERESA - Volevo dire se era il caso di portarci qualche biscotto. Chissà a che ora si mangerà.

PATRIZIA - Se ci viene fame, andremo a prendere qualcosa al bar.

TERESA - Allora siamo a posto. La roba l'ho messa tutta dentro la valigia.

PATRIZIA - (Le viene improvvisamente un'idea) Un momento, e babbo? Come facciamo ad avvisarlo? Che dici, passiamo in officina?

TERESA - (alza le spalle) No, gli lasceremo un biglietto. (Apre un cassetto della credenza, prende carta e penna e si mette a scrivere sillabando) "Siamo andate a Rimini per il concorso di fotomodelle. Stiamo fuori oggi e domani. Arrangiati". Ecco fatto. Lo lasciamo qui, sopra il tavolo, lo vedrà senza meno.

Suonano alla porta.

TERESA - (premurosa) Avanti.

SERPINI - Permesso? Pronte allora?

TERESA - (scatta quasi sull'attenti) Prontissime, signore. Andiamo, Patrizia. (Prende in mano la valigia)

SERPINI - (prende la valigia dalle mani di Teresa) Dia a me signora, prego. Il tempo è buono, sarà una bella passeggiata. (Spengono le luci ed escono)

La scena rimane per un momento buia, poi entra Nannì.

NANNI' - Cos'è, non c'è nessuno? (Accende la luce) Teresa... Teresa... Dove sei? Ah, c'è un biglietto. (Lo prende) Siamo ridotti a comunicare a mezzo posta! (Lo legge ad alta voce) "Siamo andate a Rimini per il concorso di fotomodelle. Stiamo fuori oggi e domani. Arrangiati". Fotomodelle? (Si gratta la testa e si mette seduto a tavolino sbalordito)

Suanano alla porta. Entra il suo amico Antonio.

ANTONIO - E' permesso? Ciao Nannì. Cos'è quella faccia? Che leggi? Hai ricevuto qualche brutta notizia?

NANNI' - Brutta notizia? Buonissima. Leggi un po' qui! Mia moglie è andata a Rimini oggi e domani per partecipare al concorso per fotomodella.

ANTONIO - (trasecolato) Tua moglie, fotomodella?

NANNI' - (piccato) Perché, vorresti dire che mia moglie non è una bella donna?

ANTONIO - Non volevo dire questo, ma ti sembra possibile, Nannì? Tua moglie fotomodella... alla sua età. (Ridacchia) Sarà uno scherzo di carnevale!

NANNI' - (gli porge il biglietto) Tieni, leggi un po' qui. Pensavi che ti avessi detto una bugia?

ANTONIO - (perplesso) Hai ragione Nannì. Anzi è uguale alla mia. La mia è andata a recitare in uno spettacolo di beneficienza per bambini.

NANNI' - Tua moglie a recitare? E che parte fa?

ANTONIO - E che parte vuoi che faccia? Farà la parte della Befana!

NANNI' - (riscuotendosi) Antonio, non ci pensiamo. Beviamoci un po' sopra.

ANTONIO - Bravo, bisogna che brindiamo alla buona riuscita delle mogli nostre. Una fotomodella, un'altra attrice, che vogliamo di più!

NANNI' - Noo, beviamo perché ne vale la pena. Ho un fiaschetto di vino che tengo nascosto... Sentirai che bontà! (Va a prendere un fiasco di vino nell'altra stanza)

ANTONIO - (malizioso) Che fa, ti tiene a dieta tua moglie?

NANNI' - (rientrando) Capirai, mi vuole far bere il latte. (Pronunciando la frase quasi con tristezza)

ANTONIO - Allora anche tu te la passi male. La mia, a pranzo, mi vuole far bere la coca-cola. Dice che è più moderna. Per fortuna che riesco a mangiare senza bere. Ieri c'era un polletto alla diavola... e la coca-cola! Se ci fosse stato un goccetto di vino, porca miseria...

NANNI' - Fai come me, il pollo fattelo cucinare alla cacciatora. Siccome si cuoce con il vino ti va giù meglio.

ANTONIO - No, è meglio che non le dico niente, perché quella sarebbe capace di cuocere anche il pollo alla cacciatora con la coca-cola! Buono questo vino, dammene un altro goccetto.

NANNI' - Buono eh? Ne prendo un altro goccetto anch'io. Lo sai che mi sento ricircolare il sangue? Sarà il vino, sarà che non c'è mia moglie... Perché quando c'è lei, divento un pezzo di ghiaccio, mi gelo tutto.

ANTONIO - Anche a me con mia moglie m'è andata via tutta la fantasia. Adesso poi che si è data all'arte... La sera, quando andiamo a dormire, mi dà il libro del teatro sulle mani e vuole che le senta la parte. Tutte le sere la stessa storia. Dopo un pezzetto, mi cala un panno davanti agli occhi e... buonanotte!

NANNI'- Certo che a sentirsi vecchi all'età nostra... Qualche volta mi viene voglia di fare una mattata. (Ridono insieme)

ANTONIO - Oh, oh! La vogliamo fare sul serio una mattata? Scommetto che nemmeno ti ricordi che oggi è l'ultimo giorno di carnevale.

NANNI' - Ah, già! Io è da quand'ero un giovanotto che non lo festeggio più. Acqua passata. Ma ai miei tempi ci si divertiva davvero. Teresa adesso non fa un uovo di castagnole nemmeno per devozione!

ANTONIO - Allora questa sera ci penso io. Questa sera festeggeremo sul serio. Andremo a far baldoria da qualche parte con Nello e Giuseppe, gli amici nostri.

NANNI' - Ma dove vuoi che andiamo?

ANTONIO - Lascia fare a me, non ti preoccupare, ci penso io. Vuoi che questa sera non troveremo un posto per divertirci?

NANNI' - Ma no, se ci vedrà qualcuno e lo riferirà alle mogli nostre, sai che musica dopo.

ANTONIO - Ma allora, se tua moglie prima di domani non ritorna, faremo la festa qui a casa tua.

NANNI' - Bravo, questa sì che è una bella pensata!

ANTONIO - Allora organizzo tutto io. Lascia fare che questa volta ci divertiremo sul serio e alle mogliacce... Tiè! (Fa un gestaccio ed esce)

NANNI' - (rimasto solo) Chissà quel matto che vorrà fare? (Si frega le mani) Oh, l'atmosfera del carnevale mi ha fatto ritornare il buonumore. Alla fin fine quelle donne vadano un po' a quel paese! (Versa del vino nel bicchiere e sorseggia pensando) Mi sono stancato di fare il somaro di casa. Guarda poi come mi si tratta... (Sventola il biglietto) E poi che cosa saranno andate a fare? Bah, Le fotomodelle! Ma chi l'avrà messo loro in testa?

Suonano alla porta. Entra Peppa, la madre di Luigi, il fidanzato di Patrizia. E' una donna energica dai modi schietti.

PEPPA - (tra i denti) 'Ngiorno, Nannì. (Bruscamente) Mi chiama sua moglie, ché le devo dire due paroline?

NANNI' - (con fare indolente) Vuole mia moglie?

PEPPA - Sì, voglio proprio sua moglie.

NANNI' - (c. s.) Mia moglie è partita.

PEPPA - (ironica) Sì, è partita di testa! (Con tono perentorio) Mi vuole chiamare sua moglie, signor Giovanni?

NANNI' - Le ripeto che mia moglie è partita, ha capito? Se lo vuole proprio sapere è andata al concorso per fotomodella.

PEPPA - (inferocita) Allora è proprio vera la storia della fotomodella! Se non c'è ritornerò quando ci sarà sua moglie, tanto a parlare con lei perdo solo tempo perché mi dà l'idea che dentro questa casa lei comanda meno del gatto.

NANNI' - (risentito) Piano, piano con le parole. Che le succede, Peppa? La vedo su di giri. Mia moglie le ha fatto qualche sgarberia?

PEPPA - Altro che sgarberia! Sua figlia Patrizia ha rotto il fidanzamento con mio figlio Luigi per la storia del concorso a fotomodella.

NANNI' - (incredulo) Ha rotto il fidanzamento con Luigi?

PEPPA - (con stizza) L'ha lasciato, sì! E lei non mi dirà che non sa niente di questa storia del concorso.

NANNI' - (abbassando il capo) No, Peppa, l'ho saputo leggendo questo foglietto che mi hanno lasciato sopra il tavolo. (Le mostra il foglietto)

PEPPA - E lui, povero Luigi mio, e lì a casa che si dispera. Va bene così? Lui così buono, onesto, è stato preso in giro da sua figlia perché è troppo ingenuo! Ma vedrà che non finirà certo così!

NANNI' - (conciliante) Ha ragione, Peppa, ma nella testolina delle donne è tanto difficile entrarci.

PEPPA - (sbuffando) Nannì, io vado via. Tanto a parlare con lei è sprecare il fiato e basta. Dica però a quelle donne di rimettere la testa a posto, perché altrimenti gliela raddrizzo io! (Minacciando col pugno chiuso) Io le faccio diventare fotomodelle di colore. Sì, perché diventeranno nere dai cazzotti che piglieranno tutte e due! (Esce infuriata)

NANNI' - Quelle sono diventate matte! Hanno rotto anche il fidanzamento? (Versa dell'altro vino e sorseggia) E' peccato che sulle donne non ci puoi fare tanto conto, ma su Peppa quasi quasi... Se sul serio fosse di parola e le pestasse di cazzotti...

La scena si oscura. poi l'illuminazione ritorna normale.

Bussano alla porta. Entrano gli amici di Giovanni mascherati da penitenti tenendo in mano dei ceri accesi e salmodiando: "Vade retro Satan... Vade retro Satan..."

NANNI' - E che cos'è, la compagnia della Buona Morte? Mamma mia quanto siete brutti. (Il gruppo fa alcuni giri intorno al tavolo, salmodiando)

ANTONIO - (con voce cavernosa) Siamo venuti a prendere la tua anima! Convertiti, peccatore! In ginocchio!

NANNI' - (ridendo) Eccomi! Che mi date come penitenza?

ANTONIO E GLI ALTRI - Dovrai mortificare la tua carne insieme a questa consorella. (Viene spinto davanti a Nannì uno dei presenti al quale viene tolto il saio. Questi è una donnina piacente. Tutti ridono)

NANNI' - Mariannina! (L'abbraccia)

MARIANNINA - Ciao, Nannì! Sei contento che sono venuta a trovarti? Allora, la facciamo la penitenza?

ANTONIO - Oh Nannì, è vero che abbiamo avuto una bella idea di vestirci tutti da frati? Così i vicini non hanno potuto riconoscere Mariannina.

NANNI' - Tu sei un genio.

Intanto gli altri tirano fuori da sotto il saio bottiglie di spumante, pacchetti di dolci ed un registratore che viene azionato. L'atmosfera si ravviva. Stappano le bottiglie, brindano e Mariannina accenna a qualche passo di danza.

TUTTI - Vogliamo lo spogliarello... Vogliamo lo spogliarello...

La musica crea l'atmosfera, le luci si affievoliscono e Mariannina comincia ad esibirsi fra esclamazioni di assenso. Sul più bello, dal di fuori, si sentono chiudere gli sportelli di un'auto e la voce della moglie di Nannì.

TERESA - Buona sera e grazie. No, non si disturbi, la dia a me la valigia, ci mancherebbe altro. Tu, Patrizia entra, non prendere freddo.

NANNI' - (trasalendo) Porca miseriaccia... Fermate la musica! E' ritornata mia moglie... Nascondetevi... (Indicando le bottiglie di spumante i dolci ed il registratore) Su, svelti, fate scomparire tutta quella roba... E tu, Mariannina...

Ancora voci dal di fuori.

PATRIZIA - Buona sera e grazie di tutto.

SERPINI - Grazie a voi, siete state meravigliose.

TERESA - Appena saprà qualcosa ce lo faccia sapere, non ci tenga troppo con il fiato sospeso.

SERPINI - State tranquille è andato tutto bene. Arrivederci. Buona notte signora, buona notte signorina.

NANNI' - (alzando le braccia come un direttore d'orchestra) Fermi! Ho un'idea! (Guarda l'orologio) E' passata mezzanotte, è già il giorno delle Ceneri. Mariannina, rimettiti il saio, copriti per bene. Tiratevi tutti su il cappuccio, accendete i ceri e giù, tutti in ginocchio. (Spegne le luci e comincia a salmodiare) Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris...

TUTTI - (rispondono con la medesima intonazione) Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris.

NANNI' - Memento homo quia...

TERESA - (entra seguita da Patrizia. Lascia cadere la valigia) O Dio, che succede?

NANNI' - Inginocchiatevi anche voi, peccatrici! Non lo sapete che è iniziata la Quaresima? Purificatevi delle vostre colpe insieme a noialtri. Giù, in ginocchio! (Le due donne cadono in ginocchio e Nannì ricomincia) Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris...

TUTTI - Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris...

 

 

 

A T T O S E C O N D O

 

La scena è la stessa del primo atto.

 

NANNI' - (Bofonchiando tra sé e sé mentre si prepara la colazione) Certo che sono stato poco furbo: era logico che Teresa s'accorgesse che le altre mattine il latte non l'avevo bevuto. Ha trovato il tegamino pulito. Inutile sostenere che l'avevo bevuto freddo. Poi, il pane tutto intero. Le ho detto, le ho detto che non avevo fame, ma nemmeno avrà capito perché urlava come un'ossessa: "Ti rompo la testa, disgraziato!" Questa situazione comincia proprio a stancarmi. Si fa sempre per la buona pace in famiglia. (Sospira) Tiriamo un po' avanti... Allora, oggi cerchiamo di fare le cose per bene: versiamo il latte nel tegamino... ecco fatto. Ora lo mettiamo nella tazza... un paio di cucchiaiate di zucchero... il pane... (Mescola tutto) Toh, mettiamoci anche un altro pezzo di pane così non dirà più: (rifacendo il verso della moglie) "Nannì, mangiaci anche il pane" (Mescola ancora e versa tutto nel lavandino)

Ecco fatto, accontentata mogliettina! (Tira un sospiro di sollievo) Ora posso andare a fare una bella colazione all'osteria. (Sta per uscire)

TERESA - (entra con fare inquisitorio) Nannì, hai fatto colazione con il latte, oggi?

NANNI' - (trasalendo) Ehee?

TERESA - (controlla tutto) Finalmente ce l'ho fatta a farmi ubbidire! Mi dovresti ringraziare, mi dovresti baciare dove cammino! Io che mi preoccupo della tua salute. D'altra parte se non ci pensiamo noi mogli, voialtri omacci tutto vino e sigarette. Dopo, però, quando vi ammalate, siamo noi a dovervi assistere.

NANNI' - (indifferente) Com'è andata a Rimini? Perché vi hanno rimandato via tanto presto?

TERESA - (con importanza) Perché non appena siamo arrivate nell'ingresso dell'albergo c'era un signore, che tutti chiamavano commendatore, il quale appena vista Patrizia ha detto: "Signorina, lei è la più bella ragazza che abbia mai vista, non ha bisogno di selezioni, è come se fosse già prescelta. Ritorni a casa e aspetti nostre comunicazioni".

NANNI' - Le altre ragazze erano belle?

TERESA - Non abbiamo visto altre ragazze. Forse erano state fatte accomodare in un'altra sala.

NANNI' - (dubbioso) Tu ci credi, Teresa? Sei proprio convinta che sia una cosa seria?

TERESA - (risentita) Come no! E Patrizia è talmente bella che ha già il successo assicurato!

NANNI' - (scrollando la testa) Sarà, ma è meglio andarci piano con questa storia. Io vado a lavorare. (Esce)

TERESA - (tre sé e sé mentre riassetta la cucina) Altro che fare la dattilografa. L'inizio è stato buono e se tutto seguiterà a girare per il verso giusto, col fisico che ha, Patrizia mia diventerà famosa. Il commendatore appena l'ha vista ha sgranato gli occhi. Mi sono accorta poi quando ha fatto l'occhietto a Serpini come per dirgli che andava bene, che gli piaceva.

Suonano alla porta. Teresa va ad aprire.

ROSSI - Buongiorno, signora. E' permesso?

TERESA - Buongiorno signor Rossi, si accomodi.

ROSSI - Mi ha riferito la commessa che lei era tornata ed eccomi qua. Allora tutto bene? Come è andata la figliola alla selezione?

TERESA - (tutta infervorata) E' andata benissimo! Capirà, all'albergo, sono rimasti sbalorditi dalla bellezza della mia bambola e l'hanno rimandata subito a casa senza nemmeno farle fare la selezione. Il commendatore le ha detto: "Lei è la prescelta". Non per niente è tutta la madre, quando avevo l'età sua. (Si pavoneggia un po')

ROSSI - (con fare adulatorio) Certo, lei è tutt'ora una bella signora! Fortunato suo marito.

TERESA - (dandosi importanza) E' proprio fortunato avere una moglie come me che gli manda avanti bene tutta la casa.

ROSSI - Allora è doppiamente fortunato.

TERESA - (più addolcita) Comunque, lo capisce, sa di avere incontrato bene.

ROSSI - Cosa ha detto, allora, suo marito, di questa nuova dieta?

TERESA - (disinvolta) Niente!

ROSSI - Meglio così, è tutto più semplice se l'accetta volontariamente.

TERESA - No, volevo dire che non gli ho detto niente, tanto fa tutto quello che gli dico io.

ROSSI - (con decisione. Ha fretta di concludere l'affare) Benissimo, signora. Allora, dato che i problemi in famiglia sono stati tutti risolti, posso procedere alla consegna.

TERESA - (un po' confusa) Che, già me la consegna?

ROSSI - (con tono professionale) Certo, signora. Il nostro motto è: "Servire il cliente presto e bene". Sbalordita, eh, per la nostra efficienza? Fra poco la sua nuova cucina sarà qui.

TERESA - Fra poco? Un attimo... Adesso di questi mobili qui che ne faccio?

ROSSI - Niente problemi, signora. Provvederò io stesso a ritirarli.

TERESA - Allora aspetti che tolgo subito dalla credenza i piatti, i bicchieri e tutta la roba.

ROSSI - Vuole tenersi i piatti e i bicchieri? A quale scopo? Ma no, si disfaccia di tutto, lasci fare a me, tagli con il passato. Fra poco, signora, al posto di questa cucina preistorica avrà quanto di più moderno esiste nel campo della stilistica e del designer d'arredamento.

PATRIZIA - (entra con fare trasognato) Buongiorno signor Rossi. Ciao, mamma.

ROSSI - Buongiorno signorina, congratulazioni e auguri per la sua carriera.

PATRIZIA - (con distacco) Grazie, grazie.

TERESA - Sai, bambola che sta per arrivare la cucina nuova?

PATRIZIA - Adesso? Babbo che ha detto, è d'accordo?

TERESA - Babbo, babbo che vuoi che dica, non potrà certo rimanere sempre attaccato al piatto di pastasciutta!

PATRIZIA - Vuoi togliere la pastasciutta a babbo? Non vedi quando fai la minestra? Quel poveretto comincia a girare con il cucchiaio nel piatto, fa il verso di mangiare e non gli va giù. Chissà come si troverà con questo cibo nuovo.

Entra un facchino.

1° FACCHINO - Permesso? Buongiorno. La roba è qui sotto. Dov'è che la dobbiamo portare?

ROSSI - Qui, in questa stanza. Prima però dovrete liberarla dai vecchi mobili. Vi conviene portare prima questi di sotto, poi porterete su i nuovi.

1° FACCHINO - (emette un fischio per chiamare il collega che è rimasto fuori) Vieni su, vienimi a dare una mano, sbrigati.

TERESA - Aspettate che tolgo la roba dalla credenza. Mi avete presa alla sprovvista. Non pensavo che la consegna l'avreste fatta oggi.

1° FACCHINO - (al collega) Senti, porta su uno scatolone per mettere la roba più piccola.

TERESA - Tu, Patrizia, vai di là perché ti sporchi tutta. (Patrizia esce per la porta della camera)

2° FACCHINO - (entra con uno scatolone) Eccolo, che c'è da mettere?

TERESA - Date a me che ci penso io. (Prende lo scatolone e comincia a metterci i piatti, i bicchieri e tutti gli oggetti contenuti nell'armadio)

1° FACCHINO - (all'altro) Vieni qua, dammi una mano che intanto portiamo giù il tavolo.

I facchini portano via tutti i mobili della cucina e portano nella stanza il nuovo armadio chiamato "Dispensatore Delta". Il "Dispensatore Delta" è costituito da 7 + 7 + 7 cassettini in alto a sinistra, a destra lo sportello del forno e sotto due sportelli con dentro al primo le bibite e dentro al secondo le cannucce, le posate, le tovaglie, tutto a perdere. Sopra viene sistemato il computer.

ROSSI - Guardi, signora, che linea questo mobile. Una linea pulita semplice e funzionale.

TERESA - (si guarda intorno disorientata) Sì, ma fa un certo effetto. La stanza adesso sembra nuda, spoglia.

ROSSI - (sempre con tono professionale) E' la caratteristica dei mobili moderni, arredano senza inutili appesantimenti stilistici. La stanza comunque deve essere ancora completata o con il tavolo e sgabelli o con una stuoia di fibre vegetali da stendere a terra. Lei, signora, cosa preferisce?

TERESA - E' meglio che mi consigli lei che è un esperto.

ROSSI - Il tavolo e gli sgabelli sono più vicini alle nostre abitudini mentre la stuoia è più di gusto orientale. Infatti in Giappone ci si siede a gambe incrociate ed in quella posizione si consumano i pasti.

TERESA - Ho capito. Quel sistema di mettersi seduti l'ho visto al teatro qualche anno fa in un'opera. Come si chiamava? Quanto ho pianto quella sera! Se ci penso mi viene ancora la pelle d'oca. Mi ricordo che c'era una donna vestita alla cinese che ad un certo momento si ammazza perché il marito, quel birbaccione, era partito e l'aveva abbandonata con il figlioletto. Tanto bellino povera creatura! E la musica che ti strappava il cuore, ti dava un brivido... Brrr...

ROSSI - Bene, signora, sono d'accordo con lei, decidiamo per il tavolo e gli sgabelli. (Ai facchini) Portate su il tavolo con gli sgabelli. (I facchini eseguono)

FACCHINI - Ecco fatto. Adesso, signor Rossi, che dobbiamo fare?

ROSSI - Qui siamo a posto, voi ora andate al negozio e aspettatemi là che dobbiamo effettuare altre consegne. Io termino di parlare un momento con la signora.

TERESA - (ai facchini) Posso offrirvi qualcosa? Sarete stanchi.

ROSSI - No signora. Al negozio troveranno the alla verbena o all'umebosi, entrambi ottimi come dissetanti e come tonificanti. (Ai facchini) Fateveli servire dalla signorina.

1° FACCHINO - (con un verso di disgusto) No, il the non mi va perché non ho per niente sete. (Al compagno) A te, va il the?

2° FACCHINO - (imitandogli il verso) A me? Noo, e chi ha sete!

FACCHINI - (a Rossi) Allora noi aspettiamo al negozio. Buongiorno signora. (Escono)

TERESA - (gongolante chiama la figlia) Bambola. Vieni un po' qua, vieni un po' a vedere!

PATRIZIA - (entrando si ferma e si guarda intorno come delusa) Com'è diversa!

ROSSI - E' da farci l'occhio, signorina. Vedrà che già domani le piacerà molto di più.

PATRIZIA - Non dico certo che è brutta. E' solo da guarnirla un po'. Per esempio qui sul tavolo metterei un bel vaso di fiori.

ROSSI - No, signorina, i fiori assolutamente no. Il loro profumo può alterare il sapore dei cibi che deve rimanere integro. Meglio una composizione ikebana, sa, quelle di gusto orientale con sassi e rami secchi e qualche crisantemo.

TERESA - Potrebbe essere un'idea. Se i fiori veri non ci si possono mettere, ci metteremo un bel vaso di fiori finti uguali a quelli che abbiamo comperato per il cimitero.

ROSSI - (soffoca una risatina) Vedete, basta avere un certo buon gusto e riuscirete presto a personalizzarla. Ora seguitemi attentamente: (indicando il dispensatore) Come vedete, in alto a sinistra vi sono sette comparti per fila. I sette superiori sono per contenere le colazioni, i sette centrali per i pranzi ed i sette inferiori per le cene, logicamente partendo da sinistra, lunedì, martedì, mercoledì, ecc. Sotto, i due scomparti servono per contenere l'uno le bibite e l'altro le cannucce, le posate e le tovaglie. Tutto a perdere, naturalmente. A destra c'è il forno. I contenitori per la prima colazione sono di colore verde in quanto danno quella carica psicologica per iniziare in forma la giornata. I contenitori per il pranzo sono di colore rosso a dimostrazione della carica di energia che riesce a sprigionare il pranzo centrale. I contenitori della cena sono di colore blu per dare quella sensazione di quiete e di rilassamento in vista del riposo notturno. (Con tono trionfante) Come vedete, non sono stati trascurati nemmeno i più piccoli particolari. Ebbene, basta prendere il contenitore relativo al giorno e al pasto e metterlo nel forno: dopo appena tre minuti il pasto è pronto, bello e fumante. Si accompagna con la bibita preferita che si trova, come ho detto, nello scomparto inferiore e buon appetito. Finito di mangiare si getta tutto ed è fatto. Ogni settimana passerò io puntualmente a rifornire il dispensatore. Semplice, no?

TERESA - (che ha ascoltato a bocca aperta) Semplice veramente. Che fortuna per la donna poter disporre di questi metodi moderni! E pensare che le povere donne di una volta stavano sempre intorno ai fornelli ed all'acquaio.

ROSSI - Molte donne si ostinano ancora a rimanere schiave della loro ignoranza e dei loro pregiudizi. (Con tono insinuante) Lei, signora, invece è veramente intelligente, moderna e le cose belle e adatte ai tempi le apprezza.

TERESA - Sono i mariti che spesso costringono le mogli a sacrificarsi sempre dentro la cucina per il viziaccio di mangiare. Sembra che se non mangiano, muoiono. Per fortuna io ho un marito docile, comprensivo...

PATRIZIA - Io sono contenta per te, mamma. Avrai tanto più tempo da dedicare a te... (Dubbiosa) Speriamo che babbo si abitui a questi cibi nuovi.

ROSSI - Certamente! Si tranquillizzi signorina. I cibi sono buoni, anzi buonissimi. Basta avere una certa predisposizione mentale e convincersi che sono salutari.

TERESA - A proposito, questo cibo biologico, così mi pare si chiami, come è fatto?

ROSSI - Si chiama dieta macrobiotica. Sono cibi preparati industrialmente, quindi in condizione di massima igiene, sigillati negli appositi contenitori a perdere. E' studiata in modo da apportare all'organismo solo quelle calorie di cui ha bisogno. (Si avvicina al computer e preme un tasto) Esempio, oggi è mercoledì: per la prima colazione abbiamo una bevanda al kouzu, per il pranzo orzo integrale alla cipolla condito con olio di gomasio, per la cena cereale al pil-pil condito con tamari.

TERESA - (allarmata) Scusi, io quella roba non l'ho sentita mai nominare. E' proprio sicuro che faccia bene?

ROSSI - Stia tranquilla, signora. E' il pasto del futuro, è il frutto di una approfondita ricerca scientifica, sperimentata da migliaia di persone in tutto il mondo.

TERESA - Speriamo di impararli quei nomi, mi sono sembrati tanto difficili.

ROSSI - Basta semplicemente farci un po' l'orecchio. Allora domani, giovedì, per la colazione crema di kokkoh sopra fette biscottate alle alghe marine. Per il pranzo (imita inconsapevolmente il becchettare di un pollo) ceci e cus-cus e pasticcio di pollo a base di miglio e mais. Per la cena uova e nitukè di carote e cipolle. E così via per i diversi giorni della settimana. Comunque le lascio il foglio elaborato dal computer ove sono elencati tutti i cibi settimanali divisi in colazione, pranzo e cena, con a fianco le rispettive calorie calcolate per ogni componente della famiglia in base ad età, attività lavorativa, peso, altezza e sesso. Per le bibite poi la scelta è molto ampia: infuso di verbena, di umebosi, di tiglio, alle malve e altea oppure yannoh, cioè malto di cereali biologici tostati.

(Tira fuori da una cartella alcuni fogli e li sottopone a Teresa con fare disinvolto) Ecco, signora, la fattura. (Porgendole la penna) Ecco metta una firmetta qui sotto e provvederemo noi a spiccarle le tratte come da nostro uso a 30, 60 e 90 gg.

Arrivederci allora alla prossima settimana per il rifornimento. (Si inchina con deferenza ed esce)

TERESA - (si guarda intorno un po' incerta. Cerca di trovare una giustificazione) Sei contenta bambola? Io l'ho acquistata per te, per le esigenze della tua linea e poi soprattutto perché, quando verranno quelli dei giornali ad intervistarti, almeno li riceveremo in un ambiente moderno.

PATRIZIA - (riprende il tono trasognato) Quando verranno ad intervistarmi i giornalisti, che dici, mamma, è meglio che mi metta seduta qui? (Si siede su uno sgabello)

TERESA - Ascolta, bambola, sentirmi chiamare mamma non mi suona bene, mi sembra un qualcosa di vecchio. Perché non mi chiami per esempio mammà o mamy.

PATRIZIA - Forse hai ragione. Mamma... mamma sembra dialettale, non è un parlare fino. Mi piace mamy.

TERESA - Allora abituati fin da ora a chiamarmi mamy in modo che sarai più naturale quando mi dovrai chiamare di fronte agli altri. Sai che non mi piaci come stai seduta? Mettiti un po' più qua, così. Io mi metto seduta in quest'altro sgabello qui vicina a te. Ricordati di stare sempre davanti al tavolo, mai di dietro perché ti si nascondono le gambe e tu le hai belle.

PATRIZIA - Come sono alti questi sgabelli, sembriamo due civette sul mazzolo! (Ride divertita)

TERESA - (aggiustandole la gonna nelle ginocchia) Ci dobbiamo fare l'abitudine per essere disinvolte. Prova così... no... prova un po' ad accavallare le gambe?

PATRIZIA - Con questa gonna qui sono troppo scoperte.

TERESA - Dai, stupidella, non c'è niente di male. Stai troppo rigida. Ti ci vorrebbe, non so, una sigaretta.

PATRIZIA - Ma io non fumo.

TERESA - Uff... non devi fumare, devi solo tenerla così tra le dita, per posa. Girati un po' di traverso... non troppo... cerca di fare lo sguardo languido... alza la testa. Poi devi stare attenta alla voce. Alla voce devi dare un tono particolare tra il trasognato e l'ingenuo con una punta di malizia, però! E le labbra, così. (Sporgendole) Prova un po', amore di mamma?

NANNI' - (entra con la pattine ai piedi e la sigaretta in bocca. Si ferma di scatto meravigliato) E cos'è successo?

TERESA - E' la cucina nuova. (Si pone davanti a lui con le mani sui fianchi con tono che non ammette smentite) Hai per caso qualcosa in contrario?

NANNI' - (disorientato) Ma come, mi chiedi se ho qualcosa in contrario? Certo che l'ho! La cucina che avevamo era quasi nuova, l'avevamo comprata si e no due anni fa. C'era proprio bisogno di cambiarla? Poi se lo vuoi proprio sapere questa non mi piace per niente. Non vedi che sembra una stanza d'ospedale?

TERESA - (fa finta di spolverare il tavolo. E' irritata) E' a noialtri che deve piacere. La casa è delle donne, non lo sai? E fai attenzione con quella sigarettaccia, non spargere la cenere dappertutto. Ti sei messo le pattine? Con quelle scarpacce sporche di grasso non faccio mai in tempo a pulire il pavimento.

NANNI' - (rassegnato) Sì, me le sono messe, me le sono messe. A camminare con queste cose ai piedi mi sembra di essere storpio.

TERESA - E togli quelle manacce dal tavolo. E' nuovo! Non vedi che ci lasci tutte le ditate! Tu, basta che sporchi, mica pensi, vero, che dopo tocca a me di pulire!

NANNI' - (ironico) Adesso per non sporcarti il tavolo, mi metterò i guanti.

TERESA - Non fare lo spiritoso.

PATRIZIA - Basta un po' voialtri due a beccarvi sempre.

NANNI' - Teresa, io ho fame. Non hai ancora preparato niente? Cos'è, oggi non si mangia?

TERESA - Non aver paura che mangi, mangi. Vai a lavarti le mani che è tutto pronto. Fra tre minuti si mangia, sei contento? Mi dà un nervoso sentirti sempre e solo parlare di... "ventricoli"! (Si tocca la pancia)

NANNI' - Le mani le ho pulite, me le sono già lavate in officina.

TERESA - (prende i contenitori rossi da uno scomparto del dispensatore e li mette nel forno) Tre minuti ed è pronto il pranzo. Vedi maritino mio che non ti faccio morire di fame?

NANNI' - Cos'è quella roba? Che c'è in quelle scatolette?

TERESA - (trafficando al forno) Dieta biologica, maritino.

NANNI'- Cosa? Dieta biologica? E che sarebbe?

TERESA - Un mangiare nuovo, moderno, buono e che ti fa bene.

PATRIZIA - Mamy, t'aiuto ad apparecchiare?

TERESA - No, no, bambola. Lascia stare, ci penso io.

NANNI'- Che è? Non vi accorgete quanto siete ridicole? Cosa sono questi nomignoli, "Mamy", "Bambola"?.

TERESA - (mentre apparecchia con roba a perdere e servizi all'americana) Se proprio non ci puoi sentire, turati le orecchie. Senza che stai tanto a sfottere! A te piace rimanere attaccato alla tua ignorantaggine. Cerca di ingentilirti un po'! Quanto sarebbe bello se anche tu mi chiamassi con un nome più fine. Teresa è un nome troppo popolare.

NANNI' - (si gratta la testa) Fuori sono considerato da tutti una persona normale; é possibile che non appena entro in casa divento un ignorante, uno che non capisce niente? Sembra che appena oltrepassata quella porta mi si svuoti il cervello!

TERESA - (compiaciuta) E' perché qui dentro casa ci sono io che capisco più di te. (Prende dal forno i contenitori e li serve) Su, mettiamoci a tavola che il pranzo è pronto. Che bel profumino! Buon appetito...

NANNI'- (si siede a tavolino) Um, comodi questi sgabelli, mi sembra di andare in bicicletta. (Fa per assaggiare la sua porzione) Porco mondaccio! (Fa un gesto di disgusto e batte il pugno sulla tavola) E mi dici anche buon appetito? E' una schifezza! Come si fa a mangiare questa roba?

TERESA - Non fare il difficile! Questa roba la mangi come la mangiamo noialtri perché è buona e fa bene.

NANNI' - Ma si può sapere almeno di cosa è fatta questa pappetta?

TERESA - Non chiamarla pappetta perché mi irriti i nervi. (Recitando come il signor Rossi) é orzo integrale alla cipolla condito con olio di gomasio.

PATRIZIA - (rigirando poco convinta il mangiare e assaggiando appena) Non ti piace, vero, babbo?

NANNI' - (brontolando) Mi sembra il pappone che ci davano da mangiare sotto le armi! (In falsetto)"Soldato Giovanni com'è il rancio?" "Ottimo e abbondante, sergente!"

TERESA - (alzando la voce) Mangia e stai zitto, perché il tuo spirito mi fa venire i brividi di freddo.

NANNI' - (con tono quasi supplichevole) C'è almeno un goccio di vino?

TERESA - Giusto, le bevande! (Prende tre bottigliette con le cannucce) A te, Patrizia, alle malve, a me altea e a te umebosi.

NANNI' - (sbuffando) Senti, se questo è l'antipasto, io lo salto. Portami la pastasciutta.

TERESA - (categorica) Questo, maritino, è tutto il pranzo. "Tutto" capisci la parola tutto? O mangi questa minestra o salti la finestra. Da oggi in poi questo è il mangiare. Ti fa bene per la salute ed anche per la linea.

NANNI' - (sempre più strabiliato) Ma non dirai sul serio? Io con questa schifezza mi piego! Altro che linea, divento una curva. (Si piega nello sgabello, emettendo lamenti)

TERESA - Non fare tragedie! (Suadente) Fra qualche giorno ti sentirai meglio e apprezzerai quello che ti fa mangiare la tua mogliettina. (Di nuovo brusca) Poi, parliamoci chiaro: poche storie perché già sono arrabbiata!

NANNI' - (lamentoso) Io ho bisogno di mangiare cibi che riempono, che danno energia. Come faccio a lavorare con la pancia vuota?

TERESA - Il computer ha calcolato il fabbisogno calorico al millesimo. Ecco il primo beneficio della nuova dieta: mangiare e sentirsi leggeri.

NANNI'' - Bisogna allora che vada all'officina a prendermi un paio di martelli per mettermeli dentro le tasche perché per quanto sono leggero c'è pericolo che pigli il volo!

Suonano alla porta. Patrizia va ad aprire.

PEPPA - Permesso? Ah, stavate mangiando? (Acida) Beati voialtri che riuscite a mangiare. A me un boccone, uno che dicasi uno, non è andato né su né giù. A vedere quel povero figlio ridotto uno straccio! (Poi rivolgendosi a Patrizia, con astio) Tutto per colpa tua, carina! Tu l'hai rovinato!

TERESA - (quasi sillabando le parole) Noialtri, Peppa, come vede stiamo mangiando. Desidera qualcosa?

PEPPA - (ironicamente) Scusate se sono venuta a disturbarvi senza motivo mentre state mangiando. (Rivolta a Patrizia, gridando) Io ce l'ho con questa santarella. Guardatela questa sfacciata. Mi vuoi dire che ti sei messa in testa? O per essere precisi che t'ha messo in testa la madraccia tua?

TERESA - (si alza da tavola, risentita) Piano, piano con le parole! Non sarà venuta a casa mia per insultarci? Hai sentito Nannì come tratta tua moglie e tua figlia questa facciona?

PEPPA - Ah, adesso chiediamo l'aiuto a Nannì? Capirete, a me Nannì mi fa una paura che mi trema la lingua dentro la bocca! (Nannì la guarda divertito poi si accomoda nello sgabello per godersi la scena)

TERESA - Se è venuta qui per il fidanzamento, come mi sembra d'aver capito, sappia che non se ne fa più niente perché... guardatela mia figlia, che fiore! Non può essere adatta per suo figlio e allora è inutile che si arrabbia.

PEPPA- Già, lei deve diventare fotomodella. (Furente) Io sto per perdere la pazienza. Signore, tenetemi le mani... Fotomodella! (Rivolta a Patrizia e puntandole addosso l'indice) Tu non dici niente?

PATRIZIA - (con tono compunto) Mi dispiace, signora Peppa. Creda, mi dispiace proprio. L'ho detto anche a Luigi, sono stata costretta a lasciarlo perché non vorrei che soffrisse troppo quando sarò diventata famosa e oggetto di attenzioni. Ecco perché mi sembra che sia meglio ora...

PEPPA - Povera figlia, povera illusa! Ti ha proprio mangiato il cervello il gatto! Ma la colpa non è tutta tua, è di quella madraccia che ti ha montato la testa e di quello stupido di tuo padre che vi lascia fare.

TERESA - (alterata) Ora, "sora cosa", ha superato i limiti! Le case sono appunto divise perché ognuno, dentro casa sua, è libero da fare quello che vuole e noialtri dentro questa casa, facciamo quello che "mi" pare.

PEPPA - (anche lei alzando la voce) Le case non sono proprio spartite per niente perché vostra figlia ha rotto il fidanzamento con mio figlio senza che lui abbia alcuna colpa: oltre tutto ha fatto pure dei debiti per comperare casa!

TERESA - (c. s.) Mia figlia ha rotto il fidanzamento con suo figlio perché mia figlia è bella e deve fare la sua strada. Se suo figlio non fa per lei che vuole farci, bisogna rassegnarsi. (Con tono melodrammatico e aprendo le braccia)

PEPPA - (indispettita) Ah, questa sarebbe la risposta? Rassegnarsi? Vedrete come mi rassegno io! Ora vado via perché altrimenti mi comprometto. Ma non pensate di passarvela liscia. Ve lo faccio vedere io se mi rassegno. Per ogni lacrima di Luigi mio a voialtri ve ne farò versare un fiume, ricordatevelo! (Esce infuriata)

TERESA - Che sfacciata! Vuole anche averla lei la ragione, quella facciona! Io sono stata zitta perché non mi sono voluta abbassare con una come quella. Stai a vedere che uno non è più libero di fare quello che vuole. Che mondo! Tu, Nannì, anzi ci hai difeso, eh?

NANNI' - (trasalisce, poi incrociando le braccia) Io se devo essere sincero vi dico che la situazione di casa comincia a preoccuparmi. Questa storia della fotomodella non mi piace. Ma chi è questo signor "coso" che ve l'ha messa in testa? Bisogna che me lo fate conoscere. perché ci voglio parlare.

TERESA - Non c'è bisogno che ti preoccupi e nemmeno che ci parli. Io le persone le vedo subito. Questo è un signore tanto per bene che sarebbe da baciargli dove cammina. Fa tutto questo per Patrizia senza chiedere una ricompensa, senza chiedere un soldo.

NANNI' - (c. s.) E' proprio questo che mi puzza. Io alla bontà della gente ci credo tanto poco. Soprattutto quando c'è di mezzo una bella ragazza. Io con questo tizio ci voglio parlare. (Batte un pugno sul tavolo)

TERESA - (alterata) Non penserai mica di metterci il bastone tra le ruote? Poi con me non ti azzardare ad alzare la voce. Con me, lo sai, una parola è poca e due sono troppe. La famiglia da quando è sotto le redini mie è cambiata da così a così, devi ammetterlo. Con una prospettiva, un avvenire. Tutti dobbiamo essere convinti e collaborare. Dobbiamo aiutare Patrizia facendole fare una bella figura con una casa e dei genitori presentabili. Ecco perché ho comperato la cucina nuova e quel mangiare nuovo. Ora dobbiamo pensare anche al nostro aspetto. Tu per esempio non puoi più girare per casa con quella tutaccia.

NANNI' - Sì, adesso mi metterò lo smoking. (Ride)

TERESA - (perentoria) Ti ripeto che non puoi girare per casa con quella tutaccia. Se viene qualcuno di quelli della stampa, della pubblicità, che figura fai fare a tua figlia? Ecco, ho pensato anche a questo. Ti ho comprato per casa una bella veste da camera.

NANNI' - Una veste da camera? E che sarebbe?

TERESA - Ignorante! Una veste da camera è una veste fatta appunto per stare in casa. (Prende dalla borsa una vestaglia a fiori sgargianti e la porge al marito) Tieni, guarda, è anche firmata. Misurala.

NANNI' - Non ho tempo adesso, devo andare a lavorare.

TERESA - E che ci vuole? Se arrivi un attimo dopo non ti sgrida nessuno, sei tu il padrone.

NANNI'- Sì, ma l'occhio del padrone ingrassa il cavallo. Se non li sorvegli, gli operai lavorano con il rallentatore.

TERESA - Allora sbrigati, vai da là a indossarla e poi vieni a farmela vedere perché se non va bene vado a sostituirla.

NANNI' - E io dovrei stare per casa con quella "cosa" lì?

TERESA - Con quella cosa lì, sì! D'ora in poi quando vieni a casa ti togli la tutaccia e ti metti questa. Poi te ne comprerò un'altra per il cambio. Ora sbrigati che la pazienza mi sta per finire. (Nannì prende la vestaglia e mogio mogio va nella camera per indossarla)

PATRIZIA - Il colore, mamy, non ti sembra un po' troppo acceso? Con quei fiori così grossi, gli starà bene?

TERESA - Il bello di questa veste sono i fiori! Non ti ricordi quel film che abbiamo visto alla televisione qualche sera fa? C'era quell'attore americano tanto bello, adesso non mi ricordo come si chiama, che aveva una vestaglia proprio uguale a quella che ho comprato per tuo padre. Ho girato una decina di negozi per trovarla come dicevo io.

PATRIZIA - Ma noialtri italiani abbiamo un gusto più raffinato, invece dei fiori forse gli poteva star meglio, che so, un disegno "cravatta".

NANNI' - (rientra con la vestaglia) Eccomi, va bene?

TERESA - Ma la tutaccia non te la sei tolta? Allora perché ti ho mandato di là? Ma perché non ci metti un po' di grazia! Svelto, vai a toglierla.

NANNI' - (tentennante) Perché mi devo togliere la tuta? Non la vedi ugualmente se va bene come misura?

TERESA - (sbuffa) Se ti dico di toglierti la tuta, vuol dire che non è lo stesso. Svelto e vedi di non farmi perdere la pazienza.

NANNI' - (andando verso la camera) Le mutande posso lasciarmele?

Teresa fa un gesto di insofferenza.

PATRIZIA - Non ti sembra, mamy un po' troppo lunga?

TERESA - Con i pantaloni della tuta non si vede bene, fa un altro effetto. Ecco perché l'ho mandato a togliersela. Ora vediamo, nel caso fosse troppo lunga fare un orletto in fondo che ci vuole!.

NANNI' - (rientra tenendo la vestaglia un po' sollevata) Va bene adesso?

TERESA - (lo guarda disgustata) Che gambacce pelose! Come sei brutto! (Ha come un'illuminazione) Bisognerebbe che ti facessi la ceretta.

NANNI'- (sobbalza) La ceretta? E che sarebbe?

TERESA - Sarebbe che ti devi depilare le gambe perché oltre tutto con le gambe così pelose fai schifo.

NANNI' - (quasi offeso) Come sarebbe a dire che faccio schifo? Le gambe di un uomo sono così, non sono una signorina.

TERESA - E a me fai schifo!

NANNI' - (con tono di rammarico) Non ti sembra, Teresa, che stai oltrepassando tutti i limiti. Siamo arrivati ad un punto...

TERESA - (indispettita) Quale punto?

NANNI' - Che in questa casa non si capisce più chi porta i pantaloni e chi la gonna! (Guardandosi la vestaglia che indossa simile ad una gonna e la moglie in pantaloni, cerca di rettificare la frase) Cioè, volevo dire che non si capisce più chi è l'uomo e chi la donna.

Suonano alla porta: Entrano Checco e Clara. Checco, marito di Clara, è un uomo di circa trent'anni. E' scuro in viso.

CHECCO - Nannì, che ti sei messo? Che è successo qua dentro? (Si guarda intorno)

CLARA - Ma vi siete ammattiti tutti? (Guarda il padre da capo a piedi) Babbo!

TERESA - Ci siamo rimodernati. Anche se siamo una famiglia di operai, vogliamo tirarci un po' su. Come mai da queste parti? Avete qualche novità?

CHECCO - (deciso) Sì, sono venuto perché vi volevo fare un discorsetto.

NANNI' - E' successo qualcosa?

TERESA - (ha capito che c'è aria di tempesta) Scusate, (guarda l'orologio) ma io devo uscire con la bambola. Dobbiamo andare alla boutique a misurare certi vestiti. Andiamo, Patrizia?

CHECCO - Lei, signora suocera, adesso non va in nessun posto. Adesso sta qui perché è bene che chiariamo alcune cosette.

TERESA - Ti ho detto tante volte di non chiamarmi suocera perché suocera non mi ci sento. Se non riesci a chiamarmi mamma, chiamami per nome.

CHECCO - (calcando sulle parole) Signora suocera, premettendo che sua figlia sta meravigliosamente bene perché la medicina quotidiana nostra è una buona dose d'amore, premettendo anche che non le deve interessare se dentro casa nostra comandiamo noialtri due insieme, premettendo inoltre che io non sono venuto mai a criticare come ha ridotto quel pover'uomo di suo marito anche se l'avrei dovuto fare, perché se fosse rimasto un uomo lei non sarebbe così acida, concludo dicendole di non ficcare il naso in casa mia perché mi ha rotto gli stivali!

TERESA - (rifacendogli il verso) Premettendo che mia figlia non può essere felice perché non sei il marito adatto a lei, premettendo che mi sei antipatico, concludo che meno ti vedo e più sono contenta!

CHECCO - Antipatico forse, ma fesso no! Pertanto le ripeto: lasci in pace Clara! E tu, Nannì, mi fai pena! Guardati come t'ha ridotto. Con le gonne fino ai calcagni. Tra poco ti manderà in giro anche con lo strascico!

NANNI' - (con fare incredulo) E' vero che fai soffrire Clara?

CHECCO - (indicando Clara) Eccola, guardala com'è smagrita, com'è infelice.

CLARA - Io, babbo, sono felice, mi dovete credere. Io e Checco ci vogliamo bene sul serio. Se pensate diversamente vi giuro che non è vero. Se qualche volta mi vedete seria è perché sono preoccupata di voialtri. Questa è la verità. Si può sapere perché non mi fate stare tranquilla? E finitela con la storia del concorso e con questo comportamento da matti. E tu, babbo...

TERESA - (insofferente) Babbo, babbo... Come se fosse una vittima.

CLARA - Di più? Guardalo anche tu. Fatelo almeno per chi ci conosce. E' da vergognarsi. Quando qualcuno mi chiede di voi, io abbasso il capo. E tu, babbo, cerca di essere un uomo.

NANNI'- (si guarda la vestaglia che ha indosso) Ha voluto che me la mettessi per forza. Io glielo stavo dicendo che sono ridicolo. E' vero Patrizia?

CHECCO - Di più? Vai a guardarti nello specchio! Non hai sentito Clara? Si vergogna di te, di voialtri, di come vi comportate. Cercate di essere una famiglia normale. Sveglia, Nannì! E' possibile che noialtri che ci siamo sposati ora dobbiamo insegnare a voialtri che siete vecchi, come si fa a mandare avanti bene una famiglia? Che la sagrestia debba far luce alla chiesa? Mi rivolgo a te, Nannì, perché tu sei il più colpevole di tutti.

NANNI' - Stai a vedere che adesso la colpa di questa situazione è tutta mia.

CHECCO - (serio) Tutta, Nannì, tutta. Adesso togliti quello straccio che hai indosso e ripiglia in mano la situazione di casa. Anche con le maniere cattive se è necessario. Altro che buona pace in famiglia! Dammi retta. (A Teresa) In quanto a lei, ci siamo capiti, no? Consigli di madre, sì. Consigli di suocera, no! Ora, Clara, possiamo andare perché quello che dovevamo dir loro glielo abbiamo detto. Bambini non sono più e se non danno ascolto è peggio per loro.

Checco e Clara escono. Nannì va deciso verso la camera togliendosi la vestaglia quasi strappandola. Le due donne rimangono sole.

PATRIZIA - (pensierosa) Questa volta babbo è proprio in bestia! Hai visto come gli giravano gli occhi nelle orbite?

TERESA - Non ti preoccupare, io lo conosco bene, è un fuoco di paglia. Vedrai che domani gli sarà passato tutto.

Ancora una pausa di silenzio. Suonano alla porta. Teresa va ad aprire.

TERESA - Avanti, prego.

SERPINI - E' permesso?

TERESA - (tutta giuliva) Avanti signor Serpini, si accomodi pure. Ci porta qualche buona notizia?

SERPINI - (guardandosi intorno) Vedo che vi siete modernizzate. Bella veramente! O siete voi che rendete bello ogni ambiente?

TERESA - (gli mostra la cucina con orgoglio) E' la cucina nuova, è quella dei cibi biologici, cioè quelli studiati proprio per la linea. Così la bambola mia potrà diminuire i tre etti di peso come ha consigliato lei.

SERPINI - Benissimo. Signorina Patrizia, la direzione del concorso l'ha convocata per preparare il suo primo video. Dovrà sottoporsi perciò ad una serie di sedute artistiche presso il nostro centro fotografico di Roma. Occorre partire subito.

TERESA - (con entusiasmo) Partire per Roma? Allora ci prepariamo.

SERPINI - (diplomatico) Purtroppo nella lettera mi si nomina solo la signorina Patrizia. Sa, la figliola si sentirà più libera e le sue espressioni saranno più naturali.

TERESA - (delusa) La mia bambola a Roma, da sola? No, da sola no, non ce la mando.

SERPINI - (c. s.) Capisco, signora, la sua preoccupazione di madre, ma deve fidarsi ciecamente. La nostra organizzazione è responsabile di tutto.

TERESA - (testarda) No, non posso, non posso. Non sarei tranquilla.

SERPINI - Lei deve stare tranquilla.

TERESA - Non ci posso pensare, la bambola mia a Roma, da sola... (Melodrammatica) Come farà senza la mamma?

SERPINI - Pensi, signora, che appena terminate le sedute artistiche vedrà le foto di Patrizia sui giornali, sulle riviste, la vedrà in televisione. Quale soddisfazione e quale felicità per una madre!

TERESA - Dureranno molto queste sedute artistiche?

SERPINI - Un certo tempo ci vuole. Il fotografo dovrà studiare a fondo (calca la voce) il corpo di sua figlia, ogni espressione, ogni piega del volto, ogni sfumatura di colore, la luce degli occhi. Dovrà il visagista studiare il suo look e valorizzare tutta la bellezza della signorina. Diciamo qualche giorno.

TERESA - Qualche giorno?

SERPINI - Normalmente, ma potrebbe essere necessario, per un'ottima riuscita delle foto, un tempo anche un po' più lungo. Lei se vuole bene alla sua figliola e vuole che si faccia strada non si deve preoccupare. Anzi, se ci vorrà più tempo significa che il servizio fotografico le sarà fatto con la massima cura.

PATRIZIA - (dubbiosa) E' proprio necessario fare questo servizio fotografico a Roma? Io vorrei venire con lei, ma sento che c'è qualcosa che mi frena. Per essere sincera, ho paura.

SERPINI - Ha paura? Di non riuscire? Venga, venga, signorina, venga che partiamo subito e stia tranquilla. Con il suo fisico e il suo talento naturale di strada ne farà moltissima, glielo assicuro io.

PATRIZIA - Che faccio, mamma? Parto o non parto?

SERPINI - Bando ai dubbi, signorina. Ora che l'organizzazione ha predisposto tutto per farla diventare una fotomodella, è da sciocchi perdere un'occasione che non le si ripresenterà più nella vita. Mai più, capito?

PATRIZIA - (guarda la madre, indecisa) Allora, mi cambio?

SERPINI - (che ha fretta di concludere) Ma vestita così va benissimo. Alla nostra direzione troverà tutto ciò che le occorre: vestiti, biancheria, perfino lo spazzolino da denti. Andiamo, ho la macchina proprio qui sotto.

PATRIZIA - Allora ciao, mamma... (Si abbracciano) No, no, non piangere, perché se piangi non parto più.

TERESA - Stai attenta figlia mia.

VOLPINI - (prendendo Patrizia per un braccio) Andiamo, signorina.

Entra Nannì vestito con la tuta da lavoro. Vede Serpini, ha un attimo di indecisione e di sorpresa, poi gli salta addosso e lo prende per il collo.

NANNI' - Fermo, disgraziato! Me lo diceva il cuore che eri tu! Io ti strozzo! Con la storia della modella che ne volevi fare di mia figlia? Le volevi far fare la fine di Mariannina e di quelle altre povere disgraziate, eh? Parla altrimenti ti strozzo! (Lo pone quasi in ginocchio)

SERPINI - (stralunato) Fermo, fermo... Aiuto!

NANNI' - Chiami aiuto, eh? Di' a mia figlia e soprattutto a mia moglie che ne volevi fare della ragazza. Lo debbono sentire dalla boccaccia tua! Parla!... Parla!

SERPINI - Aiuto... aiuto... Muoio!

NANNI' - Parla, parla... Disgraziato!... Farabutto!

SERPINI - Soffoco... soffoco... aiuto!

TERESA - (con uno slancio da tigre) Lasciamelo, Nannì! Lascialo a me che lo graffio tutto! Lo ammazzo!

Teresa lo graffia e lo schiaffeggia. Serpini riesce a divincolarsi e fugge via.

NANNI' - (alzando il pugno, minaccioso) Adesso qui a casa si cambia musica! (Si asciuga il sudore e si accascia su una sedia. Dopo una pausa, alla figlia) In quanto a te, carina, te la sei scampata proprio per un pelo!

(Le donne piangono) Piangete, piangete. (Gridando) Piangete di più, di più, che le lacrime ve le faccio uscire fuori a forza di schiaffoni! Toh, toh!(Dà un paio di schiaffi ad ognuna. Poi crolla a sedere stringendosi la testa tra le mani e abbandonandosi alle sue motivate riflessioni)

 

 

A T T O T E R Z O

L'arredamento della stanza è quello fornito dal signor Rossi. All'apertura del sipario, Teresa è seduta su uno sgabello davanti al tavolo apparecchiato per la colazione e Nannì, ritto in piedi, di fronte a lei. Sul tavolo c'è un fiasco di vino e del pane.

 

NANNI' - (Con tono suadente e ironico a un tempo, riempie un bicchiere di vino e lo porge alla moglie) Guarda, mogliettina, quanto ti voglio bene. Tieni, eccoti un buon bicchiere di vino per la colazione. Bevi... è proprio quello che ti ci vuole, ti dà l'energia per affrontare la giornata.

TERESA - (piagnucolosa) Non ci riesco, Nannì, a berlo, non è per cattiveria, è che mi si chiude lo stomaco e non mi va giù.

NANNI' - E' per il tuo bene, mogliettina! (Perentorio) Bevi!... Tieni, bevi, ho detto. E con questo pezzo di pane ci fai la zuppetta. (Lo sbatte sul tavolo) Vedrai come ti sentirai più forte.

TERESA - (con tono lamentoso) Non mi puoi costringere a bere il vino di prima mattina. Perché sei così cattivo?

NANNI'- Perché lo faccio per la tua salute. Anche tu, quando mi costringevi a bere il latte non lo facevi per la mia salute?

TERESA - Ma la tua è una ripicca. Io invece lo facevo per disintossicarti dal vino. (Allontanando il bicchiere) Tanto non lo bevo, è inutile che insisti.

NANNI' - (con voce ferma) Bevi e mangia tutto senza storie, che ne hai fatte già troppe! Intanto io vado da quello che t'ha venduto questi mobili. Gli devo fare un discorsetto...

TERESA - Non essere volgare, per carità, cerchiamo di non fare figuracce. Lui, che colpa ne ha?

NANNI' - Stai tranquilla! Ti ho detto che gli devo fare un discorsetto. (Minaccioso) Per quando sarò ritornato dovrai aver finito tutto il vino e tutto il pane, perché altrimenti... (Le fa un gesto di minaccia ed esce)

TERESA - (tirando un sospiro di sollievo) Meno male che è andato via. Adesso lo faccio contento e buggerato. (Getta il vino nel lavandino e sbocconcella il pezzo di pane) Ecco fatto! Io avrò sbagliato a volerlo sostituire nella guida di casa e a voler fare di testa mia, ma la colpa è stata principalmente sua. Lui non si è mai interessato più di tanto della famiglia e dell'educazione dei figli. Ha sempre pensato che bastava lavorare e portare a casa i soldi. Ma una moglie ha bisogno anche di qualcuno vicino che la guidi, con tenerezza e con fermezza. Sì, anche uno schiaffo, a volte può far aprire gli occhi. Invece non è stato capace di farmi capire dov'era che sbagliavo. Sono caduta nella trappola di Serpini come un'ingenua, ma come potevo immaginare? Nannì avrebbe dovuto sorvegliare, avvertirmi in tempo. Era nel suo dovere di capo di casa. (L'intonazione è in crescendo) E invece cosa fa? Mi addossa la responsabilità di tutto e per ripicca mi costringe a bere il vino di prima mattina. Così aggiunge un errore all'altro. Questa è crudeltà, è cattiveria inaudita! (Si alza e riassetta la stanza nervosamente) E' un uomo disgustoso, un mostro! Una cosa del genere non gliela posso perdonare. Io lo lascio, lo lascio! Cosa crede, di avermi messo sotto i piedi, ora? Chiederò il divorzio, sì, il divorzio per crudeltà mentale. E' l'unica soluzione.

NANNI' - (ritorna seguito dal signor Rossi) Accomodatevi. Adesso vi dovete mettere d'accordo voialtri due. Vedete un po' come potete rimediare questa faccenda perché quelle brodaglie debbono scomparire da casa mia e subito! Devono scomparire insieme a quei mobili che fanno tanto da anticamera di ospedale. Mi riportate i mobili che c'erano prima e siamo a posto.

ROSSI - Ma perché non vuole capire? Già gliel'ho detto che non è possibile. Sua moglie ha firmato un contratto e un contratto è un contratto.

NANNI' - (con piglio deciso) Io personalmente non ho firmato niente e fino a prova contraria qui a casa mia comando io. Allora lei ripigli la sua roba e mi riporti la roba mia.

ROSSI - Sarà un problema che sbrigherete fra voi, che c'entro io? A me è stata commissionata la fornitura di questi mobili e di cibi macrobiotici. Tutto è stato eseguito secondo un regolare contratto che rimane valido a tutti gli effetti.

NANNI' - (alla moglie, irato) Parlaci un po' tu, Teresa. Vedi di sistemare la faccenda perché altrimenti, per la miseria... piglio un bastone e spacco tutto.

TERESA - (con tono supplichevole, cercando di convincerlo) Vede signor Rossi, a mio marito questa cucina proprio non piace. Bisogna rimediarla questa faccenda, come possiamo fare? Non si potrebbe chiudere un occhio? Veda un po'...

ROSSI - (crollando la testa) No signora, non è possibile, non è possibile. Gliel'ho detto, il contratto è contratto. Cosa vuole che dica alla ditta fornitrice: "Ho stracciato il contratto con la signora perché al marito, a cose fatte, non è piaciuto l'acquisto della moglie? Nella migliore delle ipotesi mi pigliano per matto. Era una cosa da pensarci prima. Io, in effetti, prima della conclusione del contratto, le ho chiesto se suo marito era d'accordo e lei mi ha risposto che il parere di suo marito era superfluo perché tanto faceva tutto quello che voleva lei. Si ricorda?

NANNI' - (salta su, piccato) Ah, gli hai detto questo? Con te facciamo i conti dopo. Con lei invece li facciamo subito. Siccome mi stanno andando su i fumi, farebbe bene a riportarsi via questa roba subito subito, se non vuole che gliela butti in mezzo alla strada.

ROSSI - (alzando la voce) Lei, signore, in mezzo alla strada non ci butta proprio niente. Poi, moderi il tono e le parole: non le permetto di trattarmi in questo modo. Se compirà qualche atto sconsiderato l'avverto che dovrà vedersela con il mio avvocato.

NANNI' - (un po' più ammorbidito) Mi può dire almeno una cosa? Che fine ha fatto la cucina mia? Dove l'ha portata?

ROSSI - L'ho data a quel rigattiere qua vicino. Cosa voleva che ne facessi con un rudere simile?

NANNI' - Rudere o non rudere a me piaceva e la rivoglio. Non pretenderà che mi tenga questi mobili anche se non mi piacciono?

ROSSI - Ma come glielo debbo far capire che c'è un contratto?!

NANNI' - (passeggia in su e giù nervosamente) Ecco quello che combinano le teste delle donne. La linea, la linea... Come, poi, se le donne magre fossero più belle di quelle un po' più rotondette. Ma chi avrà loro messo in testa certe idee? (Si ferma davanti a Rossi) Non sarete per caso stati voialtri che vendete quelle pappette?

ROSSI - (con tono professionale) La dieta macrobiotica è una dieta seria studiata per apportare all'organismo tutto e solo quello di cui ha bisogno. Non serve quindi alla sola linea, ma al benessere in genere. E' questo il motivo del suo successo anche se lei si ostina a non voler capire.

NANNI' - (con testardaggine) Io capisco solo una cosa: lei va dal rigattiere, piglia i mobili miei e me li riporta qui, poi ripiglia questa roba sua, la porta via e siamo pari.

ROSSI - (che non vuole mollare l'affare concluso) Perché è così testardo da non voler capire che alla base c'è un contratto?

NANNI' - Alla base c'è stata la circonvenzione di una incapace!

TERESA - (cercando di salvare la propria dignità di fronte a Rossi, sbotta) Oh, dico! Che fai, mi fai passare anche per deficiente? Sei diventato insopportabile e odioso! Anche se avessi sbagliato, ora oltrepassi i limiti. Non sono una pupa che mi puoi trattare come vuoi. (Volta le spalle al marito e si asciuga una lacrima furtivamente)

ROSSI - (a Nannì) Bene, signore, penso che avrà apprezzato la mia disponibilità a qualsiasi forma di chiarimento circa i nostri prodotti, anche se con tutta franchezza sono stato costretto a farle capire che il contratto rimane valido. (Quasi imperioso) Non pensi, pertanto, di disfarsi di questi mobili.

NANNI' - (alterato) E allora me li debbo tenere per forza? Il contratto adesso lo faccio diventare valido io. Se non li porta via subito, fra una mezz'oretta i mobili li troverà qui davanti, in mezzo alla strada.

ROSSI - (mellifluo) Non faccia pazzie, glielo consiglio per il suo bene. Non credo che le convenga, dia retta a me! Ci ripensi. Arrivederci e... giudizio. (Esce)

TERESA - (che ha controllato a lungo la sua ira, si rivolge al marito quasi aggredendolo) Sei un energumeno, un ignorante, un violento! Che razza di figura mi hai fatto fare col signor Rossi. Non ti sopporto più, più!

NANNI' - Hai fatto la figura che ti meritavi. Cosa hai detto a Rossi? (Imitandola) "Tanto mio marito fa tutto quello che voglio io". Ho una voglia di riempirti la faccia di cazzotti. Mi prudono le mani... (Le si avvicina minaccioso)

TERESA - (indietreggiando) Azzardati a toccarmi solo con un dito e ti graffio tutto!

NANNI' - Ma ti rendi almeno conto di quello che hai combinato? Tu e le tue manie di grandezza e la tua vanità! A che punto hai portato la famiglia. Ormai è fatta. (Si passa la mano tra i capelli) Calma, Nannì, calma. E' meglio che vada via! (Esce brontolando)

Pausa.

TERESA - (crollando a sedere disfatta) Se le cose sono andate storte, mi si deve almeno riconoscere che ho cercato di fare tutto per migliorare la nostra vita e l'avvenire dei figli. Perché buttarmi la croce addosso in questo modo! Insultarmi, offendermi, minacciarmi, perché?

Basta! Quando si dice basta è basta. (Si alza di scatto) Addio, Nannì. Tra noi è finita. Sì, è finita! (Esce di slancio come fosse diretta verso la libertà)

Entra Patrizia proveniente dalla camera. Non si rende ancora conto della nuova situazione perché ha il solito fare trasognato.

PATRIZIA - Mamy?... (Si guarda intorno) Mi era sembrato di averla sentita discutere con babbo. Litigano spesso in questi ultimi tempi purtroppo. Devono essere usciti. Mamma sarà andata a fare la spesa. No, la spesa no perché abbiamo tutto pronto nel dispensatore. Oggi, mercoledì. (Prende la colazione da uno scomparto del dispensatore in corrispondenza del mercoledì) Toh, non hanno mangiato né babbo né mamma. (Legge) Crema di kokkol e fette biscottate alle alghe marine. (Inizia a mangiare. Fa una smorfia di disgusto) Babbo non ha tutti i torti quando dice che questo cibo non gli va ne su ne giù. (Lo allontana e fa una pausa, pensierosa, poi si riscuote) Oddio, l'ho chiamata ancora mamy, ma che mamy e mamy d'Egitto!

Io stamattina ho bisogno di sapere se sto vivendo veramente o se sto sognando. (Si siede, prende da una tasca uno specchietto e si ammira. Poi lo depone, sorridendo appena) Che sognaccio ho fatto stanotte! Per fortuna che mi sono svegliata in tempo. Quanto ho sofferto in quell'harem! E quello sceicco brutto, vecchio, con un dente solo tutto d'oro che gli riluceva mentre dalla bocca gli colava la bava che mi correva dietro, tra le sue concubine. Brrr... Mi vengono i brividi. Quanto ho corso per potergli sfuggire! Ancora mi sembra di avere il fiatone! (Sospira stiracchiandosi e sbadiglia)

NANNI' - (entra) Ti sei alzata adesso? Dove è andata tua madre?

PATRIZIA - (smarrita) Non lo so, non l'ho vista affatto. Questa mattina mi cadono gli occhi, ho fatto un sognaccio.

NANNI'- (sostenuto) Ringrazia Iddio che è stato soltanto un sognaccio il tuo. Io invece in questo periodo il sognaccio l'ho vissuto, ma adesso per fortuna mi sono svegliato.

PATRIZIA - (azzarda qualche moina) Ormai il brutto è passato, babbo. Su con quella faccia, che sei ancora inquieto?

NANNI' - Nooo, non sono inquieto. (Eccitato) Sono furioso! Togli tutta la roba dal tavolo che fra poco arrivano i facchini per portare via tutto.

PATRIZIA - (sorpresa) Ricambiamo un'altra volta la cucina?

NANNI' - Perché tu sei contenta di mangiare quella porcheria di cibo in questo ambiente che sembra un ospedale? (Perentorio) Mentre io sbrigo questa faccenda tu vai dal padrone tuo, gli inventi una scusa per questi giorni che sei stata assente e ritorni a lavorare.

PATRIZIA - A lavorare?

NANNI' - Già, a la-vo-ra-re! Quando qui a casa comandava tua madre, lei ti faceva diventare fotomodella, adesso che comando io vai a lavorare, e subito.

PATRIZIA - (inalberandosi) Se questo è il tono del discorso, ti rispondo che questo sistema che c'è qui a casa non lo sopporto più! Un giorno comanda mamma e allora devo lasciare il lavoro, devo lasciare Luigi, devo fare qui, devo fare là. Un altro giorno comandi tu e allora devo ripigliare il lavoro, devo fare questo e devo fare quell'altro. Ho ragione di dire che mi sono stancata? Ormai sono grandicella e sarebbe ora che mi lasciaste fare anche qualcosa di testa mia. Se qui questa possibilità non c'è, vi saluto e vado via di casa.

NANNI' - (irato) Non ti ci azzardare nemmeno! Ti avevo detto che in quella storia del concorso non ci vedevo chiaro.

PATRIZIA - Se fosse stato vero che eri convinto che stavamo sbagliando, ti dovevi imporre quella volta, magari con la forza. Allora sì che dimostravi di essere un padre come si deve. Invece solo ora ti metti a fare la voce grossa. A che ti serve? E' ormai troppo tardi!

1° FACCHINO - permesso. Eccoci, Nannì, buongiorno signorina. (A Nannì) La roba tua è giù sotto. Che facciamo, la portiamo su?

PATRIZIA - (con tono più remissivo) Allora, babbo, io vado...

NANNI' - Fai quello che ti ho detto, dai ascolto.

PATRIZIA - Vedremo. (Esce)

NANNI' - (ai facchini) Aspettate. Prima bisognerà portare via questa roba qui, altrimenti nemmeno ci rigiriamo.

2° FACCHINO - (apre alcuni sportelli del dispensatore) Nannì, dove la mettiamo la roba che c'è qui dentro?

NANNI' - Se la volete portare alle mogli vostre, a loro farà bene per la linea. E poi vi potrebbero diventare fotomodelle.

2° FACCHINO - E non scherzare, non abbiamo tempo da perdere.

NANNI' - Allora lasciatela dentro. La riportate a Rossi insieme ai mobili. La darà a mangiare a qualcuno con lo stomaco buono.

1° FACCHINO - Nanni, vieni qua anche tu a darci una mano che in tre gliela facciamo meglio.

NANNI' - Con quelle pappette che ho mangiato non gliela faccio a portare nemmeno uno sgabello.

1° FACCHINO - (asciugandosi il sudore nella fronte) Allora servici un goccetto di vino che farà bene a tutti. Quando abbiamo portato questa roba, per ridarci un po' di forza, quel signor Rossi ci voleva far bere il the all'umebosi, o di chissà quale accidenti di porcheria parlava.

2° FACCHINO - Sì, sì, ci voleva dare il the alle malve.

1° FACCHINO - Capirai quanto poteva essere buono! Con le malve, mamma mi faceva fare gli impacchi per il mal di denti.

NANNI' - (frugando nel dispensatore) C'era un fiasco di vino dentro la credenza che avevo prima, chissà dove l'avrà messo mia moglie.

1° FACCHINO - (sornione) Consolati che non è andato a male. Quando abbiamo portato via la tua roba, tua moglie ci ha detto di portare via tutto. Ebbene c'era anche un bel fiasco quasi pieno. A buttarlo via ci sembrava un peccato. Era buono, Nannì, proprio buono. Poi, capirai, se non bevevamo quello, dovevamo bere il the di Rossi.

NANNI' - E bravi! L'avete almeno bevuto alla mia salute? Tutto tutto ve lo siete scolato?

1° FACCHINO - Tanto tu che ci facevi ormai? Ci hanno detto che ti saresti messo a bere quelle bottigliette là dentro.

NANNI' - E allora non vi è venuto nemmeno il rimorso. Va bene, tieni, ecco i soldi, vai all'osteria qui vicina e compra un bel fiasco di vino rosso. (Il 1° facchino esce a comprare il vino. Nannì prova a sedersi) Sedersi sopra questi sgabelli mi fa venire un nervoso. Si deve stare mezzi gobbi perché sono alti e non c'è la spalliera per appoggiarsi. Vogliamo intanto che aspettiamo portare su il tavolo con le sedie quelle vere e levar via questa roba qui?

2° FACCHINO - Sì, hai ragione, almeno ci beviamo un goccio stando a sedere come Cristo comanda. (Portano via il tavolo con gli sgabelli e riportano il vecchio tavolo e le vecchie sedie)

1° FACCHINO - (entra un po' trafelato) Eccomi, Nannì. Piglia i bicchieri.

NANNI' - Porca miseria, i bicchieri non li abbiamo. Se vi va, dentro il dispensatore ci sono le cannucce.

1° FACCHINO - Ma vai a quel paese! Ci mettiamo a bere il vino con le cannucce. Allora è meglio che ci attacchiamo al fiasco, no?

2° FACCHINO - Aspetta, devono essere dentro quello scatolone giù sotto. Quando lo abbiamo sollevato ho sentito uno tintinnìo di vetri.

NANNI' - Allora svelto, vai a vedere. Intanto noialtri ci mettiamo a sedere.

1° FACCHINO - (con un sorriso ironico) Quando ritorna tua moglie e trova la cucina vecchia le starà bene? Non ce la farà riportare via un'altra volta perché le piace questa?

NANNI' - Mia moglie deve ringraziare Iddio se non gliele ho date. Poi è partita tutta dura. Ci fa anche la sostenuta!

1° FACCHINO - Vedi che lei non è contenta che gli ricambi la cucina? Non è che ci fate fare avanti e indietro con questa roba, sennò... (Fa un cenno eloquente)

2° FACCHINO - (ritorna) Eccoli. Avevo ragione che erano nello scatolone. Al solo pensiero di bere il vino con la cannuccia mi stava per partire tutta la fantasia. Magari andavo a prenderli a casa mia.

NANNI' - (versa il vino nei bicchieri) Salute.

1° FACCHINO - (con fare da intenditore) Buono, buono proprio. Ci sarebbe voluta una ciambella con gli anici per fare la zuppetta.

NANNI' - Via, svelto, ciambella con gli anici!... Alzati su e mettiamoci al lavoro. Non vedo l'ora di sistemare tutto. (Portano via il dispensatore e riportano il vecchio armadio)

1° FACCHINO - Allora gli altri mobili dov'è che li dobbiamo portare?

NANNI' - Riportateli da Rossi, sono suoi.

1° FACCHINO - (dubbioso) Ma li ripiglia?

NANNI' - (irritato) Se non li ripiglia è peggio per lui. Voi glieli lasciate avanti al negozio e gli direte che gli conviene stare calmo perché a me con questa storia mi sono andati su i fumi.

FACCHINI - Va bene, Nannì, salute. (Escono)

NANNI' - (si siede e sorseggia il vino pensando) Chissà dove sarà andata quella strega di mia moglie? Per un conto è meglio che sia uscita così mi sbolle la rabbia che ho dentro. Comunque riprendendo in mano le redini di casa qualcosa ho risistemato. La cucina l'ho rimessa a posto, ho levato dalla testa di mia moglie e di Patrizia la storia della fotomodella. (Sospira) Adesso se quella figlia riprendesse il lavoro... (Sorseggia del vino) Dopo vedremo anche se sarà possibile risistemare il problema del fidanzamento con Luigi.

Suonano alla porta.

NANNI' - Avanti.

GARBUGLI - Permesso? Buongiorno. Sono l'avvocato Garbugli. (Si inchina con deferenza)

NANNI' - (trasecolando) Avvocato Garbugli? Scusi, ma cosa vuole? E' successo forse qualcosa?

GARBUGLI - Sono stato incaricato dalla sua ex moglie di sbrigare la pratica di divorzio.

NANNI' - (c. s.) Ex moglie? Divorzio? Ma... avvocato!

GARBUGLI - Non faccia il sorpreso. Sua moglie mi ha sottoposto il caso e ci sono motivi più che sufficienti per ottenerlo: crudeltà mentale, violenza, ecc.

NANNI' - (battendo il pugno sul tavolo) Quella disgraziata! Hai capito? Crudeltà mentale? Deficienza mentale, casomai!

GARBUGLI - Signore, non aggravi la sua posizione; la mia cliente non è affatto deficiente, la sua è una deplorevole calunnia.

NANNI' - Ha ragione, non è lei. Io sono deficiente! Sì, sono stato proprio un deficiente a farla spadroneggiare per tanto tempo, quella strega.

GARBUGLI - Vuole forse insinuare che la crudeltà mentale, se crudeltà mentale c'è stata, è da addebitarsi esclusivamente alla sua ex signora?

NANNI' - Prima di tutto, avvocato, fintanto che è mia moglie, non voglio sentir parlare di ex signora. Ancora non sono morto e non siamo nemmeno divorziati.

GARBUGLI - Io non ho ancora afferrato bene: lei, signore, è disposto o no a concedere il divorzio alla mia cliente?

NANNI' - Ma quale divorzio, io non le concedo proprio niente. Ormai ci siamo sopportati per tanti anni, le sembra che a questa età...

GARBUGLI - Rifletta, rifletta bene. Da come stanno le cose le conviene concederglielo visto che la sua ex... mi scusi, la mia cliente è ben decisa ad ottenerlo e gli estremi ci sono.

NANNI' - Ma dove si trova, dov'è adesso lei? Perché non è venuta qui? Non ha avuto il coraggio, eh? Mi sarebbe piaciuto vederla in faccia e poi fargliela gonfia a furia di cazzotti! Tanto, a questo punto, se nella pratica ci mettiamo anche le percosse la facciamo più completa, non le pare?

GARBUGLI - Si calmi, non faccia il violento, non le conviene. Le parlo da avvocato: allo stato delle cose le consiglio di acconsentire con le buone, altrimenti sarà peggio per lei in quanto sarò costretto a procedere per le vie di legge.

NANNI' - Sarà quel che sarà, ma sa cosa le dico? Lei faccia il mestiere di avvocato, io devo fare quello di marito. Se fino ad oggi non l'ho fatto, ebbene, da oggi le farò vedere io! Se l'acchiappo quella befana... (Fa il gesto di mordersi le mani)

GARBUGLI - Rifletta, ci pensi bene. Io, per venirle incontro, le concedo un giorno di tempo per pensarci. Se entro domani non riceverò da lei una risposta positiva, metterò in moto la legge. L'aspetto domani nel mio studio. Eccole l'indirizzo. (Gli porge un biglietto da visita) Arrivederci, signore. (Esce)

NANNI' - Arrivederci avvocato. (E' furente) Hai capito... questa pazza... se l'acchiappo lo faccio io il divorzio, il divorzio all'italiana, perché l'ammazzo, l'ammazzo!

(Mette del vino nel bicchiere, beve, poi va man mano placandosi) E' vero quello che mi sta succedendo o sto sognando? Se è la realtà, bisogna proprio che mi metta a sognare. (Con il bicchiere in mano) Vino, vino... tu mi hai aiutato tante volte, anche adesso ho bisogno di te. (Beve) Riempimi la testa di nebbia, non mi far pensare. (Posa il bicchiere, riscuotendosi) Fintanto che qui a casa ha spadroneggiato lei e ci ha costretto a fare tutto quello che voleva, allora andava tutto bene, vero? (In falsetto) "La famiglia sotto le redini mie è cambiata da così a così, con una prospettiva, un avvenire..." Adesso che si è resa conto d'aver sbagliato tutto, chiede il divorzio. Troppo facile, bella mia!

Suonano alla porta.

NANNI' - (sovrappensiero) Avanti.

GARBUGLIETTI - Permesso? Buongiorno. Sono l'avvocato Garbuglietti. (Si inchina con deferenza)

NANNI' - (come ridestandosi) Avvocato? Scusi, che cosa ha detto che è?

GARBUGLIETTI - Sono avvocato, sì. L'avvocato Garbuglietti. Ecco guardi. (Gli porge il biglietto da visita)

NANNI' - Per caso anche lei è venuto qui per il divorzio?

GARBUGLIETTI - (travisando) Divorzio? No, ancora non ci siamo arrivati. Diciamo, semplice rottura del fidanzamento. Sono qui, infatti, per conto dell'ex fidanzato della signorina Patrizia, il quale reclama il risarcimento dei danni per la rottura del fidanzamento da parte della signorina sopra citata. Articolo 81 del codice civile. La signorina, l'interessata cioè, è in casa?

NANNI' - (evasivo, si guarda intorno roteando gli occhi e cercando di essere disinvolto) No, qui in casa non c'è.

GARBUGLIETTI - Lei, signore, suppongo sia il padre.

NANNI' - Sì, sono il padre... per l'anagrafe.

GARBUGLIETTI - Per l'anagrafe? Come sarebbe a dire, che... (indugia) sua moglie l'ha avuta con un altro uomo?

NANNI' - (alterandosi) Avvocato, ma che mi vuole mandare su i calori? A me del -cornuto- non l'ha dato mai nessuno.

GARBUGLIETTI - Ma è stato lei a dirmi che sua figlia è sua figlia solo per l'anagrafe, allora?

NANNI' - Volevo dire che mia figlia è una figlia che non ha voluto dare ascolto al padre. In parole povere, non mi sono fatto rispettare. (Come seguendo i suoi pensieri) Ma adesso la musica è cambiata.

GARBUGLIETTI - Del discorso, signore, che mi fa, non riesco ad afferrare bene il significato. Comunque le ripeto che sono qui per una precisa denuncia della parte lesa. Se sua figlia non è ora in casa e lei è il padre, almeno per la legge, le consegno il prospetto relativo all'ammontare del risarcimento dei danni richiesto dal mio cliente. (Consegna a Nannì un foglio)

NANNI' - Ora io, con questo foglio, che ci debbo fare?

GARBUGLIETTI - Lo consulti bene, vedrà che la cifra chiesta dal mio cliente è più che onesta. Non le rimane che pagare, altrimenti dovrò procedere a termini di legge e la cosa si potrebbe mettere male.

NANNI' - Pagare? Ma io che c'entro in questa faccenda? Se il fidanzamento è stata mia figlia a romperlo, anzi a dir la verità è stata la madraccia sua a darle questo bel consiglio, pagherà lei così imparerà a non montarsi la testa.

GARBUGLIETTI - I risvolti della sua, a quanto mi sembra di capire, intricata situazione familiare debbono essere lasciati da parte perché riguardano esclusivamente lei. Allo stato delle cose, se la sua figliola non paga o non può pagare perché non ha i mezzi, dovrà pagare il padre, cioè lei. Per dimostrarle comunque la mia comprensione, le do tempo fino a domani, ma le consiglio di comporre amichevolmente la vertenza pagando la relativa somma più le spese, altrimenti... mi capisce... A domani allora. L'indirizzo del mio studio lo trova nel biglietto da visita che le ho già dato. Buongiorno, signore. (Esce)

NANNI' - (mogio) Arrivederci, avvocato.

(Si alza e passeggia nervosamente) Dove saranno andate? Adesso quando ritornano a casa... Mi prudono le mani... Io le ammazzo, le ammazzo! (Si rimette seduto e versa del vino nel bicchiere. Melodrammaticamente) Mi ci sei rimasto solo tu per consolarmi. (Sorseggia e pensa) E se quelle fanno le matte e non ritornano a casa? Io domani agli avvocati che cosa dico? Mi va in fiamme il cervello... (Beve) Calma, Nannì. Vediamo un po' di schiarirci le idee. Per il divorzio nemmeno a parlarne, io dico di no e basta. Siamo marito e moglie, e marito e moglie dobbiamo restare. Ma poi no, non è questo il punto. E' che, insomma, è no e basta!

Quell'altro è un caso più difficile. Quello vuole i soldi e non le chiacchiere. Patrizia a Luigi gliel'ha fatta grossa e lui dopotutto non ha tutti i torti di volerla punire in qualche modo dopo tutte le spese affrontate per mettere su casa, ma... mandarle l'avvocato mi sembra troppo! Ma, già, dietro tutta questa storia quanto mi sa che c'è quella strega di Peppa! Anche quella... te la raccomando!

Suonano alla porta.

NANNI' - Avanti, avanti! (Trasognato fa cenno di sì con la testa)

GARBUGLIONI - Permesso? Buongiorno. Sono l'avvocato Garbuglioni. (Avanza verso il centro della stanza)

NANNI' - (sobbalza) Che, un altro avvocato?

GARBUGLIONI - Avvocato Garbuglioni, sì. (Si ferma, interdetto)

NANNI' - Un momento, avvocato, stiamo calmi.

GARBUGLIONI - Ma io sono calmissimo. Lei invece mi sembra alquanto eccitato.

NANNI' - E' venuto qui per il divorzio o per il fidanzamento?

GARBUGLIONI - (non capisce) Ma signore, si sente bene? Cosa sta dicendo? Sono qui per comunicarle una citazione nei suoi confronti per la rottura di contratto.

NANNI' - Di matrimonio?

GARBUGLIONI - Ma quale matrimonio?

NANNI' - Di fidanzamento, allora?

GARBUGLIONI - Ma quale fidanzamento?

NANNI' - (sbuffando) Allora di che -rottura- si tratta?

GARBUGLIONI - Rottura di contratto di acquisto mobili e cibi per dieta macrobiotica.

NANNI' - Ah, adesso ho capito. (Tutto d'un fiato) La manda quell'invasato del signor Rossi che si è arrabbiato perché non gli mangio quelle pappette schifose, non gli bevo il the con le cannucce, seduto sopra quei trespoli che chiama sgabelli.

GARBUGLIONI - Signore! (prende un foglio dalla sua borsa) Ecco il contratto di acquisto mobili e cibi per dieta macrobiotica con tanto di firma e con clausole precise. Il mancato rispetto del contratto ha comportato un danno materiale e soprattutto morale alla ditta Rossi abbastanza ingente, come può vedere lei stesso dal conteggio risultante in questo prospetto. (Gli mostra un foglio)

NANNI' - (trasecolato) Ma che è matto? Con quella somma lì io ci mangiavo per dieci anni bistecche e polli tutti i giorni.

GARBUGLIONI - Moderi i termini, signore. Io non sono affatto matto, io patrocino gli interessi del mio cliente.

NANNI' - Scusi, avvocato, io non volevo offenderla, è che noialtri del popolo parliamo male e a volte ci facciamo comprendere di meno.

GARBUGLIONI - Allora addiviene ad una transazione?

NANNI' - E che sarebbe questa "transazione"?

GARBUGLIONI - In parole povere è disposto a pagare la somma richiesta dal mio cliente a titolo di risarcimento danni?

NANNI' - Ma ascolti, avvocato: io non ho fatto nessun contratto. Guardi un po' di chi è la firma?

GARBUGLIONI - (esamina la firma) E' di sua moglie, ebbene?

NANNI' - Bravo, è proprio di mia moglie. Allora si rivolga a lei, io che c'entro? Io non ho firmato niente.

GARBUGLIONI - Mi dica allora dove posso trovare sua moglie.

NANNI' - Già, dov'è che può trovare mia moglie? Io se lo sapessi, creda avvocato, glielo direi volentieri.

GARBUGLIONI - (sbuffa) Senta, signore, io non ho più pazienza per ascoltarla. (Raccoglie le carte) Le lascio la copia del conto del risarcimento richiesto dal mio cliente e se entro domani non sarà nel mio studio con la somma richiesta, procederò a termini di legge. L'indirizzo è in alto a sinistra.

NANNI' - E se domani mia moglie non viene nel suo studio con i soldi per quanti anni me la mette dentro?

GARBUGLIONI - Magari l'ergastolo!... Già, se si potesse... Le va bene? (Esce infuriato)

NANNI' - (si aggiusta nella sedia, si frega le mani sorridendo sornione e si mesce da bere) Quando uno è fortunato, è fortunato. Ho sistemato tutta la famiglia senza nemmeno alzare un dito. Mia figlia, siccome non può pagare perché non ha i soldi, sconta con la galera. Mia moglie poi con quella cifra che deve pagare entro domani... mi viene da ridere... si piglia addirittura l'ergastolo. L'avvocato l'ha detto chiaramente: ergastolo! (Versa del vino e beve) Del divorzio non se ne parla più, tanto con l'ergastolo è bello e fatto. Sono proprio fortunato. Per fare il divorzio all'italiana la dovevo ammazzare e mi sarebbe rimasto sempre un certo rimorso in fondo alla coscienza. (Beve) Invece con l'ergastolo...

Suonano alla porta. Entra Checco.

CHECCO - Ciao Nannì. Che è successo, che ti vedo così serio?

NANNI' - Ciao Checco, stavo pensando. Bravo che sei venuto, ho bisogno di compagnia. Vieni qua, mettiti seduto, anzi prima piglia un bicchiere nella credenza, ti faccio sentire quanto è buono questo vino.

CHECCO - (prende un bicchiere dalla credenza e si siede. Nannì gli versa del vino. Sorseggia e con aria di noncuranza) Sono venute a casa mia tua moglie e tua figlia...

NANNI' - Ah, sono a casa tua? (Salta su come una molla e lo prende per lo stomaco) Adesso, adesso ci penso io, vado giù e le ammazzo tutte e due.

CHECCO - (levandogli le mani di dosso e rimettendolo a sedere) Adesso tu stai calmo e buono. Ecco perché sono venuto solo io. La prevedevo questa tua sfuriata.

NANNI' - Ma che sfuriata, lo vedranno, altro che sfuriata, (roteando un braccio) le riduco due polpette!

CHECCO - (paziente) Tu non riduci niente, tu stai calmo e basta. Mettiti seduto. Era tanto tempo che ti dicevo di essere più uomo. Adesso raccogli ciò che hai seminato.

NANNI' - Oh, se sei venuto qui per farmi la predica, hai scelto proprio il momento meno adatto. Adesso vado giù e vi faccio vedere io chi è Nannì.

CHECCO - Mettiti seduto. Vuoi proprio far vedere che sei un fesso. Supponiamo che vai giù e sfasci loro la faccia. E dopo? Dopo passi dalla parte del torto più di quello che hai ora. Io sono più giovane di te e non ti dovrei dare i consigli, ma sembra che non puoi farne a meno. Con le donne bisogna saperci fare: primo niente botte anzi è meglio una carezza una volta ogni tanto, secondo rispettarle perché hanno gli stessi nostri diritti, terzo non si deve dar loro troppo spago.

NANNI' - (irritato) Che, mi vuoi insegnare come si deve trattare con le donne?

CHECCO - (lo blandisce) Te l'ho dovuto dire perché sembra che te lo sia dimenticato. E pensare che quand'eri giovane eh, Nannì, ci sapevi fare con le donne.

NANNI' - (lisciandosi i capelli quasi con civetteria) Eh, ero bello quella volta. Poi, dentro, ero un vulcano.

CHECCO - Anche adesso sei bello per la tua età. E sei anche un vulcano. Sono convinto che basta un fiammifero per farti esplodere. Tua moglie è innamorata di te, solo che in questi ultimi tempi si è sentita trascurata, ti voleva più uomo, più marito.

NANNI' - (di nuovo risentito) Ma se è stata lei che mi ha allontanato, escluso quasi dalla sua vita. Ha separato anche i letti. Poi che innamorata?... M'ha mandato anche l'avvocato perché vuole il divorzio.

CHECCO - (conciliante) E' stato in un atto di rabbia. Senti, Nannì, fra poco tua moglie e tua figlia verranno qui insieme a Clara. Io sono venuto un po' prima per calmarti, per farti ragionare. Comportati come si deve, mi raccomando. Voglio vedere se il cervello ti serve ogni tanto a qualcosa.

NANNI' - (con tono sincero) E' stato un momentaccio, Checco. Tutto è cominciato in sordina un po' di tempo fa quando mia moglie voleva a tutti i costi farmi bere il latte per la colazione. Ti sembra una sciocchezza? Ma è proprio così. Io non gliel'ho bevuto mai, ma vedi... sentirsi obbligato a fare una cosa che non vuoi fare dentro casa tua... Io dovevo reagire subito, magari con le cattive, invece ho sopportato per la buona pace in famiglia. Da questo ad essermi poi fatto mettere in disparte da tutte le decisioni di casa, il passo è stato breve. Giorno dopo giorno sentivo le forze che mi calavano... (Riprendendosi) Ma adesso mi sono ritornate tutte, mi sento un toro, mi ricircola un sangue bollente...

CHECCO - Certo! con quel fiasco di vino che ti sei fatto. (Con tono canzonatorio) Anzi è il lattino.

NANNI' - Non è merito del fiasco. Sì, forse anche di quello, ma è risentirmi uomo dentro casa mia che mi dà la carica.

CLARA - (entra seguita dalla madre e da Patrizia) Ciao, babbo.

NANNI' - (ironico alla moglie) Allora come mai sei ritornata? Non volevi divorziare?

TERESA - Sì, perché sei un violento. Non è vero che stamattina volevi farmi fare la colazione col vino? Questo è il modo di trattare una moglie che è vissuta per il marito, per la famiglia? Tutti gli anni più belli della mia gioventù sacrificati ad un uomo che ti ripaga con la ignorantaggine. Se mi sono permessa di consigliare nostra figlia (indicando Patrizia) è stato perché mancava la guida ed il sostegno di un uomo. (Singhiozza, asciugandosi le lacrime con il fazzoletto)

CLARA - (conciliante, alla madre) Suvvia, non ne facciamo una tragedia. Avete sbagliato tutti e due. Succede. Tutto è nato perché babbo ti ha lasciato fare e tu ne hai approfittato. Ora però che il momentaccio è passato, vediamo di calmarci. Con la calma si appiana tutto e su tutto ciò che è stato ci mettiamo una pietra sopra.

CHECCO - Clara ha parlato proprio bene. Se avete da chiarire qualcosa fra di voi, fatelo adesso e non se ne parli più.

NANNI' - A te, Patrizia il padrone ti ha ripreso a lavorare?

PATRIZIA - (evasiva e seccata) Il padrone oggi non c'era e non gli ho potuto parlare. Ci dovrei ritornare domani, ma non so se ci vado o faccio una mattata anch'io.

NANNI' - Ah, continuiamo? Non ti permettere più di dire che vai via di casa che mi senti proprio! (Fa un gesto di stizza)

PATRIZIA - (sconsolata) In questa casa che ci sto più a fare? Mi vado a ricostruire una vita nuova, se ci riesco. Tanto il fidanzato non ce l'ho più, il lavoro nemmeno e la famiglia è come se non ci fosse.

TERESA - Se siamo state ingannate da quel disgraziato, non mi puoi buttare tutta la colpa addosso.

PATRIZIA - Non è una questione di colpa, è che in questa casa manca tutto, specialmente la guida di un padre. Mancando questa, viene a mancare il calore della famiglia unita. Allora che ci sto a fare io qui dentro?

TERESA - (risentita) Se parli così sei proprio cattiva nei miei confronti. Devi ammettere che tua madre ti è stata sempre vicina.

PATRIZIA - Anche tu, però, qui a casa non ti ci trovi bene se vuoi divorziare. E' segno che la famiglia nostra non è una famiglia come si deve, no? Ormai è tutta sfasciata!

NANNI' - Che sfasciata, sfasciata! (Con convinzione) Da oggi state tranquille che si cambia musica. Da oggi sistemiamo le cose come si deve.

PATRIZIA - Sì, il mago con la bacchetta magica. Con un colpo, tac e tutto è a posto.

NANNI' - Proprio la bacchetta magica. (Mostrandole minacciosamente il pugno chiuso) Eccola la bacchetta magica. Intanto tu comincia un po' a leggere qui, carina. (Le porge il foglio della denuncia di Luigi) "La signorina Patrizia ecc. ecc... in base all'art. ecc. ecc... è tenuta al risarcimento dei danni morali e materiali al suo ex fidanzato in quanto senza giusto motivo ha ricusato la promessa di matrimonio". All'anima del risarcimento, guarda un po' che somma.

PATRIZIA - (legge sgranando gli occhi) Questa cosa da Luigi non me l'aspettavo proprio! Vuole essere pagato, vuole il benservito. Io invece non gli pago niente. E poi con che cosa gli pago, io tutti quei soldi non li ho. (Si mette a piangere)

NANNI' - Ah, i soldi non li hai? Allora dovrai scontare con la prigione.

PATRIZIA - (spaventata) Con la prigione?

NANNI' - La prigione, sì! Tanto non dicevi che volevi andare via da casa? E dove andavi, figlia? (Con fare allusivo) Sai quanti pericoli ci sono al mondo. Saperti dentro una galera mi fa stare più tranquillo.

PATRIZIA - (piangendo accoratamente) Luigi non me lo doveva fare di mandarmi l'avvocato.

TERESA - (inviperita) Questa è stata la madraccia sua, capirai adesso che può scaricare tutta la cattiveria che ha nel cuore, quella vipera come gongola!

NANNI' - (a Patrizia) La colpa è tua perché non dovevi rompere il fidanzamento senza un motivo serio. Ma dimmi, vi volevate bene o facevate finta di volervelo?

PATRIZIA - Ci volevamo bene, ci volevamo. Poi con la storia della fotomodella... Mamma ha voluto che lasciassi Luigi per essere più libera.

TERESA - (acida) Io non ho voluto niente, io ti ho dato un consiglio che ritenevo giusto in quella circostanza. Ma dato che ormai sei grandicella, se capivi che era sbagliato, eri libera di non darmi ascolto. Non è giusto accusarmi ora.

NANNI' - (sorridendo compiaciuto) Calmatevi che non è finita. Qui c'è un altro foglio di un altro avvocato. (Rivolto alla moglie) Questa è una denuncia contro di te, mia cara mogliettina. Rottura del contratto di quella cucina con le pappette, come si chiamavano? Pil-pil, cus-cus e tze-tze! che sarebbe la mosca che mi frulla sotto il naso. Toh, guarda un po' che numeri. (Le sventola il foglio) Se dentro domani non paghi sai cosa mi ha detto l'avvocato? Ti becchi l'ergastolo, mogliettina, hai capito bene? Ergastolo... Certo che hai una fortuna sfacciata, Teresa. Siccome era difficile che potevi ottenere il divorzio, con l'ergastolo hai risolto il problema.

Un attimo di pausa. Teresa col volto contratto e le braccia conserte volta le spalle al marito. Suonano alla porta.

NANNI' - Avanti.

MARIANNINA - (svenevole) E' permesso? Ciao, Nannì. Ah, scusate, non sapevo che c'era il consiglio di famiglia.

NANNI' - Che c'è, Mariannina, volevi qualcosa?

MARIANNINA - (guardandolo a tratti di sottecchi. Mentre parla giocherella con la veste) Noo, forse era solo una chiacchiera. Avevo saputo che tua moglie ti aveva lasciato e stavate divorziando. Allora mi sono preoccupata di te. Povero Nannì, mi son detta, solo solo, avrà bisogno di una donna che gli lava, che cucina, che lo scalda. E siccome il lavoro che faccio comincia a procurarmi qualche fastidio perché per la strada fa freddo e mi sono riempita tutta di reumatismi...

CLARA - (sorridendo ironicamente) Che fa, signorina, per la strada, lavora con l'ANAS?

CHECCO - Sì, con l'AN-A-S... Anonima Amori Stradali.

TERESA - (la aggradisce inviperita mentre Clara la trattiene alla meno peggio) Sgualdrina che non sei altro! Svergognata! Appena vedi una crepetta in una famiglia, la vuoi subito far diventare una voragine. Vai subito fuori da questa casa, altrimenti ti strappo tutti i capelli! E a mio marito, a scaldarlo, ci penso io.

MARIANNINA - (riassettandosi il vestito) Ma che maniere... Che maniere... stia calma.

NANNI' - Hai sentito, Mariannina? Sembra che mia moglie il divorzio non lo voglia più. Ti devo comunque ringraziare. Che cuore d'oro che hai, Mariannina. Ah, mettiti la maglia di lana, anche se non ti giova per la linea, ti farà bene per i reumatismi.

TERESA - Vai via da qui dentro, ho detto! Via da questa casa!

NANNI' - (mellifluo) Non la trattare così male, Teresa. Dovresti anzi ringraziare la signorina per il gentile pensiero che ha avuto di prendersi cura di Nannì tuo.

TERESA - Ci mancherebbe altro di doverla anche ringraziare. Sta...

MARIANNINA - (con tono strascicato) Vado, vado. Ciao, Nannì. Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi. Bay, bay. (Esce ancheggiando)

NANNI' - Ciao, Mariannì. (Accenna un gesto di saluto con la mano)

CHECCO - Oh, gente, allora? Possiamo andare noialtri?

Si guardano l'un l'altro in silenzio.

CHECCO - Va bene. (Prende la moglie per la mano) Andiamo, Clara. Arrivederci a tutti e... giudizio! (Checco e Clara escono)

Pausa.

NANNI' - Tu, Patrizia, se i soldi per pagare Luigi non li hai, bisogna che ci vai a parlare in modo da convincerlo a ritirare la denuncia.

PATRIZIA - Io a parlare con Luigi non ci vado, non ho il coraggio. Sai quante me ne dirà. Poi se c'è la madre, apriti cielo!

NANNI' - Invece il coraggio di andarci a parlare lo devi trovare e subito perché se entro domattina non gli fai ritirare la denuncia e visto che i soldi per pagare l'avvocato non li hai, vai a finire in galera, hai capito? Devi cercare di riappacificarti, dai ascolto perché ti conviene. (Con ironia) Lui, un domani, ti sposa e ti dà una casa che è sempre meglio di una prigione, non ti pare?

PATRIZIA - (indecisa) Ma adesso come faccio?

NANNI' - Io non ho ancora capito una cosa: tu a Luigi gli vuoi bene?

PATRIZIA - (sincera) Certo che gli voglio bene. Come ho potuto fare una cosa del genere. Ero fuori di testa in quei giorni, non capivo più quali erano le cose importanti della vita. Mi viene da piangere... (Si mette a piagnucolare) Come potrà perdonarmi, povero amore mio. L'ho fatto soffrire troppo.

NANNI' - (battendole la mano sulla spalla) Via, via, asciugati le lacrime che piangere non serve a niente. Fai una cosa: invece di andare a casa sua, aspettalo quando esce dal lavoro. Fai finta di passare lì per caso. Poi ti devo insegnare io come si fa ad abbordare un fidanzato? Alla madre, per calmarla un po', mandale un mazzo di fiori. Stai attenta a non mandarle i crisantemi, però! (Ridacchia)

PATRIZIA - (asciugandosi gli occhi) E se Luigi di me non vorrà sapere più niente e mi dice che la denuncia non la ritira?

NANNI' - Vai, vai e spiegagli bene come sono andate le cose. Se ti vuole veramente bene vedrai che farà la pace e ritirerà la denuncia. Se dovesse fare l'offeso e non volesse sapere più niente di te, sai che devi fare? Domani vai tu dall'avvocato e denunci lui per la rottura del fidanzamento. Ora vai. (La sospinge per le spalle verso l'uscita. Patrizia esce)

Pausa.

TERESA - (si avvicina al marito con fare contrito) Nannì, sei ancora arrabbiato con me?

NANNI' - (zitto zitto va a prendere il lasagnolo) No, tesoruccio mio! Come pensi che possa essere arrabbiato con te... Hai fatto tutte le cose tanto bene... (Le si avvicina brandendo il lasagnolo)

TERESA - (credendo che la vuole bastonare) Fermo, Nannì, non fare il matto. Vedi di calmarti.

NANNI' - Non dicevi che ho la crudeltà mentale?

TERESA - Credimi che la storia del divorzio è stata tutta uno sfogo in un atto di rabbia. (Fa l'atto di proteggersi il viso con il braccio)

NANNI' - Una lasagnolata fra capo e collo te la meriteresti proprio, ma siccome io le donne le conosco e so che si ottiene di più facendo una carezza... (Le fa una carezza)

TERESA - (abbassa le braccia come arrendendosi) Nannì, io non ti capisco più. Se mi vuoi bastonare, bastonami subito così la facciamo finita.

Nannì la fissa senza parlare.

TERESA - Si può sapere che vuoi?

NANNI' - (sempre con aria sorniona, ma con il volto già più sereno) Che voglio? Tieni, prendi il lasagnolo, (glielo porge) e prometti che ogni tanto farai due tagliatelle, sottili e cotte al dente come le sai fare tu. Altro che dieta biologica. (Trionfante) Da oggi, qui a casa, dieta alla Nannì!

TERESA - (perplessa) Nannì, tutto quello che è successo non t'ha insegnato niente? Sei rimasto alle tagliatelle?

NANNI' - M'ha insegnato tanto. M'ha insegnato che lasciandoti fare da sola hai fatto un macello.

TERESA - (stizzita) Tu sei solo buono a dare sempre le colpe agli altri.

NANNI' - Non mi fai finire di parlare. Ti dicevo che da sola hai fatto un macello perché... Sì, la colpa è stata anche mia. T'ho lasciata sola proprio nel momento che qui a casa c'era bisogno di prendere delle decisioni molto importanti.

TERESA - Oh! L'hai capita finalmente!

NANNI' - Abbiamo sbagliato tutti e due. Per mandare bene avanti la casa bisogna sempre essere in due a tirare la carretta. Da tutto questo male ho capito però una cosa, Teresa. Ho capito che ci vogliamo ancora bene.

TERESA - (dolce) Nannì... (Si abbracciano di slancio)

NANNI' - (prende per la vita Teresa e le fa fare una giravolta) Oh, Teresa, sai che facciamo? Stasera ti porto a cena fuori.

TERESA - A cena fuori? Io e te?

NANNI' - Certo! Io e te soli. Oggi è come se fossero le seconde nozze! Dobbiamo ricominciare la vita da capo, perbene.

TERESA - Quanto siamo stati stupidi! (Si abbracciano ancora, commossi)

NANNI' - (staccandosi a malincuore) Ora prendi il vestito mio quello scuro e gli dai una bella stirata, poi fatti bella per stasera, capito? Ah, telefona a quell'avvocato per dirgli di archiviare la pratica, perché... non divorziamo più, vero?

TERESA - (abbassa la testa, quasi vergognosa) No, Nannì, non divorziamo più.

NANNI' - (sollevato) Oh, un paio di avvocati li abbiamo sistemati. Ora manca il terzo. Devo andare a parlare subito con quel Rossi per vedere se si può fare qualcosa, ma ci spero poco. Mi sa tanto che toccherà pagare e stare zitti.

TERESA - Io avrei qualche rispiarmiuccio.

NANNI' - No, lascia perdere. Ah, dimenticavo un'altra cosa: per questa sera riaccosta i letti. Un marito e una moglie che si vogliono bene non possono dormire in letti separati, non ti sembra? Anche perché mi sento un vulcano, ho un fuoco dentro... (Fa per rincorrerla, mentre Teresa, frastornata gli sfugge) E' meglio che esca perché ho una voglia di cincischiarti tutta, ma non capisco se per rabbia o per amore... o per rabbia d'amore! Ciao, io vado. (Esce)

Teresa va a prendere il vestito di Nannì e si mette a stirare.

LATTAIA - (voce fuori campo) Terèè... ci sei?

TERESA - (si affaccia appena sulla porta) Chi è?

LATTAIA - (voce fuori campo) Sono io, la lattaia. Quanto te ne lascio? Il solito?

TERESA - No, non me lo lasciare. Anzi non lo prendo più perché a Nannì mio non gli fa bene. Arrivederci.

LATTAIA - (voce fuori campo) Va bene, Teresa. Arrivederci.

Teresa si rimette a stirare il vestito di Nannì mentre cala la tela.