L’ o s p i t e

 

di Angelo Longoni

(dicembre ’99)

 

 

PRIMO ATTO

SCENA 1

 

A sipario chiuso, in proscenio, appaiono Silvia e Leo. (Tutti gli incontri tra Silvia e Leo saranno in proscenio in un luogo neutro che di volta in volta sarà differente) Lui si sta infilando una giacca, ai suoi piedi due valige, ha un’espressione triste. Lei lo guarda con tenerezza.

 

SILVIA

Coraggio... cerca di vedere il lato positivo...

 

LEO

Sì... mi sento come un adolescente che se ne va dalla casa di papà e mamma.

 

SILVIA

Devi cercare di ricordarti come eri prima... devi tornare ad essere quello che eri prima di due anni fa. Qualcosa sta succedendo, hai preso delle decisioni... é già molto... una casa, un lavoro...

 

LEO

Il lavoro per me non ha più importanza... lo sai...

 

SILVIA

In fondo é un bene... siamo diventati meno stupidi... abbiamo smesso di credere di essere quello che sembriamo, i vestiti che portiamo, la macchina che guidiamo.

Qualcosa lo abbiamo imparato, no? Noi non siamo i nostri soldi, non siamo il nostro lavoro... non lo siamo più.

 

LEO

Siamo solo i nostri corpi...

 

SILVIA

No, nemmeno... tu non lo usi più il tuo corpo.

 

LEO

Non é vero, mangio, bevo, vado al cesso, sento gli odori, sento freddo, caldo...

 

SILVIA

Sì senti... senti e basta... ma non dai più niente e io sono come te... solo che io so che prima o poi smetterò e inizierò a fare... oltre che a sentire...

 

LEO

Bé, anch’io, no? Mi hanno dato un lavoro nuovo.

SILVIA

Sì... solo che non te ne importa niente. Ma forse lavorare ti servirà. Provaci almeno.

 

LEO

Ci sto provando.

 

SILVIA

Non ti preoccupare per me io posso aspettare... posso stare ferma e aspettarti. Io non sono più niente se non quello che possiamo essere ancora insieme... noi due.

 

LEO

Io ti amo lo sai.

 

SILVIA

Lo so... non ho il minimo dubbio... e tu non devi avere il minimo dubbio.

 

LEO

Non ce l’ho.

 

SILVIA

Anch’io ti amo e posso aspettare tutto il tempo che vorrai... posso passare attraverso tutto ormai... ti aspetterò...

 

Si avvicinano, stanno per baciarsi ma le loro labbra si sfiorano soltanto. Lei sorride.

 

LEO

Allora vado. Ormai avranno finito... credo.

 

SILVIA

Chiamami per dirmi com’é venuta... la casa.

 

LEO

Davvero non vuoi venire a vederla?

 

SILVIA

No... preferisco di no.

 

LEO

D’accordo. Allora... vado...

 

SILVIA

Vai.

 

BUIO

 

SCENA 2

 

La nuova casa di Leo. Un soggiorno grande, spazioso, elegante. Una porta dà sulla cucina della quale si intravedono in profondità i mobili. Un’altra porta dà su il resto della casa : il reparto notte. Una grande finestra porta su un terrazzo di cui si percepisce la grandezza, un’altra finestra più piccola invece dà sulla strada. Un po’ ovunque sono sparsi scatoloni, valige e pacchi ancora imballati. Su alcuni stand di metallo sono appese delle grucce che sorreggono alcuni abiti da uomo. L’arredamento è elegante ma essenziale: un tavolo con alcune sedie, due divani con tre poltrone, lampade a stelo e appliques alle pareti. Vicino alla finestra c’è un tavolo da disegno.

La porta d’ingresso si apre ed entra Leo con le valige della scena precedente e una scatola. Appoggia la scatola sul tavolo e ne estrae una segreteria telefonica che subito va a collegare all’impianto telefonico. Leo poi prende il cord-less che è appoggiato sul tavolo da disegno e compone un numero. Dall’altra parte qualcuno risponde.

 

LEO

Pronto… ciao… sì, sono arrivato, sì... hanno finito di imbiancare… devo mettere in ordine… ma non subito, non ho tempo adesso… mi metto subito a lavorare. Devo finire entro un paio di settimane. Ho messo la segreteria così non devo rispondere se non mi va... speriamo che non ricomincino tutte quelle telefonate.

 

In quel momento qualcuno suona al campanello.

 

LEO

Hanno suonato... non so. Va bé, vado a vedere… ti chiamo, ciao… un bacio.

 

Leo si dirige alla porta e la apre. Davanti a lui, non percepibile in modo evidente dalla platea, c’è un fattorino con un piccolo pacco. Leo firma una ricevuta ritira il pacco e inizia a scartarlo mentre chiude la porta. Leo osserva meglio l’indirizzo scritto sulla carta, poi improvvisamente si dirige verso la porta, la apre e inizia a urlare uscendo.

 

LEO

Ehi... aspetti... c'é un errore... oh... non é per me... torni sù...

 

Il fattorino ormai se n’é andato. Leo rientra con il pacco in mano, lo osserva, non sa che fare. Poi sfila un bigliettino d’accompagnamento e lo legge.

 

LEO (tra sé)

Sei meraviglioso quando sorridi... non ti scorderò mai.

 

Leo non sa che fare, guarda il pacchetto senza decidersi se aprirlo del tutto, in quel momento suona il telefono. Leo solleva il ricevitore.

 

LEO

Pronto? Sì? No... non sono Giorgio... sì, il numero é giusto, sì... ma io no... non sono Giorgio. Non abita più qui. E che ne so dov'é? Non lo conosco... no che non sto scherzando. Pronto?

 

Dall'altra parte hanno appeso. Leo stacca la comunicazione e torna ad occuparsi del pacchetto, é evidente che vorrebbe aprirlo ma allo stesso tempo qualcosa lo trattiene.

Il telefono suona ancora. Leo risponde nervosamente.

 

LEO

Sì? Ancora? Sono sempre io... cos'é, non mi crede? Le ho detto che non abita più qui. E' una settimana che telefonano cercando questo Giorgio.

 

Leo apre il pacchetto e ne estrae un orologio da polso piuttosto prezioso. Resta a guardarlo incuriosito mentre continua a parlare al telefono.

 

LEO

No, mai visto... mai conosciuto... ha lasciato la casa... un mio amico conosceva uno che conosceva questo Giorgio... io stavo cercando casa... e ho preso questa...

Pronto? Pronto? Ma cosa fa? Piange? Pronto... senta, a me dispiace che lei la prenda così... però non posso aiutarla.

 

In quell'istante suona il citofono. Leo é esasperato preme distrattamente il tasto di apertura e continua a parlare al telefono.

 

LEO

Perché non cambio il numero di telefono? Ho fatto richiesta... sto aspettando... scusi... ma comunque sono affari miei... non crede? Pronto?

 

Evidentemente l'interlocutore di Leo ha appeso. Leo stacca la comunicazione. Suona il campanello. Leo ripone l'orologio nel pacchetto e si dirige verso la porta.

 

LEO

(a voce alta per farsi sentire al di là della porta) C'é stato un errore...

 

Leo apre la porta convinto di trovarsi di fronte ancora il fattorino.

 

LEO

Non é per me... questo.

 

Leo si blocca stupefatto. Davanti a lui invece del fattorino c'é una ragazza con una valigia in mano. E' Sara, alta, mora, molto bella, un'età indefinibile tra i venticinque e i trent'anni.

 

SARA

Salve.

 

LEO

Salve.

 

Sara, senza attendere un invito, entra dimostrando una certa familiarità con l'ambiente. Appoggia la valigia a terra e si guarda intorno.

 

SARA

Era ora...

 

LEO

Scusi?

 

SARA

Continuava a dire di volerle imbiancare... finalmente l'ha fatto.

 

Leo la guarda senza capire.

 

SARA

Le pareti… no? Che caldo, eh? Io sono Sara.

 

Sara allunga una mano, Leo esita e poi gliela stringe.

 

SARA

Come mai questa confusione?

 

Sara si muove nella stanza quasi come se stesse compiendo un'ispezione. Leo la guarda seguendone tutti i movimenti, é chiaro che é stupito e allo stesso tempo ammirato.

 

LEO

Ci deve essere un errore...

 

SARA

Lei é amico di Giorgio?

 

LEO

Giorgio? Anche lei sta cercando Giorgio?

 

SARA

Torna più tardi? Sono arrivata un po' in anticipo, vero?

 

LEO

No, guardi... le spiego…

 

Suona il telefono. Leo deve rispondere.

 

LEO

Pronto? Sì... come? Ma chi é? No guardi che... no... aspetti... mi faccia parlare... no, io non ero a nessuna festa ieri... no... c'é un errore... adesso le spiego... no, non sono io... baciati? Non bacio nessuno da mesi gliel'assicuro... sì... mi creda non sono io... non abita più qui... senta non lo so, s'arrangi.

 

Leo interrompe bruscamente la comunicazione, guarda Sara con evidente nervosismo.

 

LEO

Guardi... mi ascolti bene anche lei... questo Giorgio io non lo conosco, non so nemmeno che faccia abbia... io abito qui solo da una settimana e non mi hanno ancora cambiato il numero di telefono...

 

SARA

Ma non é possibile.

 

LEO

E' possibilissimo, gliel’assicuro.

 

SARA

E io cosa faccio adesso?

 

LEO

E che ne so?

 

SARA

Di solito stavo da lui quando dovevo lavorare... ma non ha lasciato un indirizzo? Un numero di telefono?

 

LEO

No. Non a me.

 

SARA

Ma io devo lavorare, non posso andarmene.

 

LEO

Cosa?

 

Il telefono suona nuovamente, Leo risponde in modo aggressivo.

 

LEO

Chi é? Chi?

 

Leo si rivolge a Sara.

 

LEO

Come ha detto di chiamarsi?

 

SARA

Sara.

 

LEO

E' per lei.

 

Sara, senza stupirsi, risponde subito al telefono.

 

SARA

Sì? Oh... Debbie... he is not here. He has gone away. I tell you it's terrible. I don’t know what can I do! I can't stay at this place. It ‘s terrible, you know I've not any fucking money anymore. Fernando? Oh, yes... ok.

 

Breve attesa.

 

SARA

Fernando... my amor... por favor... tiengo necesidad... sì... sì... casa y dinero... no Giorgio no esta aqui... no say qui es... no say come se llama... jamas mirado en vida... te espero, llamame... sì... un beso.

 

Sara interrompe la comunicazione, é visibilmente preoccupata. Si lascia cadere su una poltrona completamente scoraggiata, é assorta nei propri pensieri e non si accorge del nervosismo imbarazzato di Leo. Restano alcuni istanti in silenzio

 

LEO

Problemi, eh?

 

Sara non risponde, l'imbarazzo aumenta.

 

LEO

Mi spiace... davvero.

 

Sara non parla.

 

LEO

Vuole qualcosa da bere? Con 'sto caldo... una birra?

 

Sara rimane seduta, in silenzio. Leo sta aspettando che se ne vada o che faccia qualcosa.

 

LEO

Lei non ha caldo?

 

SARA

Sì... ho caldo.

 

LEO

Umido... poi...

 

La conversazione non procede. L'imbarazzo aumenta.

 

SARA

Aveva promesso di ospitarmi... come sempre... gliel'avevo detto che arrivavo... non capisco... se doveva cambiare casa bastava dirmelo... lo sapeva che ero senza soldi... quelli non pagano in anticipo...

 

LEO

Quelli?

 

SARA

E' chiaro... non s'é mai visto... e adesso dove lo trovo?

 

LEO

Non so...

 

Sara sbuffa, rimane seduta in silenzio, Leo sempre più imbarazzato non sa più cosa dire, cerca il coraggio per interrompere quella situazione. Si alza e va al suo tavolo da lavoro.

 

LEO

Bé... io dovrei lavorare.

 

SARA

Sì, certo.

 

Sara rimane seduta, zitta. Leo la osserva.

 

SARA

Ho chiesto a questi amici di richiamarmi...

 

LEO

Qui?

 

SARA

Sì.

 

Leo annuisce, non parla, guarda Sara senza sapere cosa dire.

 

SARA

Le spiace se aspetto? Dieci minuti.

 

LEO

Bé... no... no...

 

Alcuni istanti di silenzio imbarazzato.

 

SARA

Potrei fare una doccia?

 

LEO

Cosa?

 

SARA

Intanto che aspetto. Con questo caldo... con il viaggio che ho fatto... dodici ore di volo...

 

Leo non sa che dire. Sara si alza, raggiunge la propria valigia, la apre e inizia a cercare qualcosa.

 

SARA

Faccio in un attimo, le spiace?

 

LEO

Bé, no... no...

 

Sara sorride e si sfila le scarpe, prende qualcosa alla rinfusa dalla valigia.

 

LEO

Il bagno é...

 

 

SARA

Sì, lo so... lo so.

 

Sara esce dalla stanza. Leo la guarda, é evidente che é colpito dall'avvenenza della ragazza. Il telefono suona ancora.

 

LEO

No... no.

 

Leo non risponde, lascia che entri in funzione la segreteria. Si sente la voce di un uomo, suadente.

 

VOCE SEGRETERIA (uomo)

Giorgio... lo so che ci sei... mi ha dato il tuo indirizzo e il numero di telefono Carola... non sapevo che avevate avuto un flirt... anche con lei... bravo (ride) bé... spero che ti sia piaciuto il mio regalo... chiamami... sei davvero meraviglioso quando sorridi.

 

BUIO

SCENA 3

 

Sara é seduta sulla poltrona si é cambiata i vestiti e ha i capelli ancora bagnati avvolti in un asciugamano, se li strofina e poi li pettina. Leo é seduto al tavolo da disegno, sta bevendo una birra, ne versa un po' in un bicchiere e la offre a Sara.

 

LEO

Meglio?

 

SARA

Molto meglio...

 

Sara beve, poi si appoggia allo schienale della poltrona cercando di rilassarsi. Si guarda intorno.

 

SARA

Come mai tutto in disordine?

 

LEO

Sono appena arrivato… non ho il tempo di sistemare... devo finire un lavoro.

 

SARA

Che lavoro?

 

LEO
Un progetto...

 

SARA
Ingegnere?

 

LEO

Architetto...

 

SARA

Posso vedere?

 

Leo annuisce e Sara si avvicina al tavolo da disegno con il bicchiere di birra in mano. Si piega sui fogli e osserva attentamente. Leo le é vicinissimo la guarda e, senza farsi accorgere annusa il profumo della ragazza.

 

SARA

Cos'é, un ospedale?

 

 

LEO

Più o meno... un albergo...

 

SARA

Grande...

 

LEO

Già...

 

SARA

E' finito?

 

LEO

No... devo lavorarci ancora.

 

Sara si guarda intorno e vede in un angolo alcuni pupazzi di peluche

 

SARA

Sono tuoi quelli?

 

Leo nota che Sara gli ha dato del "tu".

 

LEO

Sì.

 

SARA

(scherzando) E ci giochi?

 

Sara prende un pupazzo di peluche che emette uno strano suono.

 

LEO

(stranamente aggressivo) Lo metta giù per favore…

 

Sara fa emettere un altro suono al pupazzo. Leo le si avvicina e le toglie dalle mani il pupazzo.

 

SARA

Ma vivi solo qui? Non sei sposato?

 

LEO
Separato.

 

SARA

Ah... mi spiace.

 

LEO

E perché?

 

SARA

Non so… dicevo così…

 

Sara sorride, ripone il pupazzo, si strofina per l'ultima volta i capelli e si avvicina alla valigia.

 

SARA

Bé, allora io... vado.

 

Sara rimette nella valigia le proprie cose. Leo é in evidente imbarazzo, non sa che dire.

 

LEO

Scusi... ma non aspettava una telefonata?

 

SARA

Se non hanno chiamato vuol dire che non hanno niente da dirmi. Mi cercherò una soluzione.

 

LEO

Dove?

 

SARA

Non so...

 

LEO
Vuole mangiare qualcosa?

 

SARA

No...non ho fame... grazie.

 

LEO

Un caffé?

 

SARA

No, non ti disturbare.

 

Sara sorride

 

 

LEO

Mi spiace...

 

Sara non risponde, sorride ancora.

 

LEO

E' che anch'io ho un po’ di problemi e… ho bisogno di stare solo… mi spiace di non poterla aiutare… fosse stato un altro momento…

 

SARA

Tranquillo... non ti preoccupare.

 

Sara ha finito di sistemare la valigia, la chiude, guarda Leo e sorride.

 

SARA

Arrivederci allora...

 

LEO

Arrivederci.

 

Suona il telefono.

 

LEO

Forse sono i suoi amici...

 

Leo va a rispondere.

 

LEO

Pronto? Chi? No... non sono io... no. Le dico di no... Ah... Un momento. (a Sara) E' per lei... un certo Franco.

 

SARA

(sottovoce) No... non ci sono... digli che non ci sono... che non mi hai vista.

 

LEO

(impacciato) No... non c'é... no, gliel'assicuro... bé, lo saprò, no? No scusi... ma... che cazzo dici... stronzo? Io? Ma vaffanculo tu...

 

Leo interrompe, é visibilmente alterato.

 

LEO

'sto pezzo di merda...

 

 

SARA

Si é arrabbiato, eh?

 

LEO

Ma chi è?

 

SARA

Non farci caso... é che non sta bene... é un momento così...

 

LEO

Sì, ma chi é?

 

SARA

Uno... con cui avevo una storia... ci siamo lasciati.

 

LEO

Non l'ha presa bene.

 

SARA

No.

 

Sara sorride e si dirige verso la porta.

 

SARA

Ciao...

 

LEO

Mi spiace.

 

SARA

E di che?

 

Sara sorride ed esce chiudendosi la porta alle spalle. Leo si accende una sigaretta sospirando, si dirige verso il tavolo da lavoro ma il suo sguardo cade su un beauty-case che Sara ha dimenticato. Leo si dirige velocemente verso la porta d'ingresso, la apre.

 

LEO

Ehi... ehi...

 

Leo rientra in casa e, senza richiudere la porta, va alla finestra nel tentativo di vedere Sara in strada, resta affacciato e non si accorge che Sara é rientrata nell'appartamento e sta cercando il suo beauty-case. Leo si volta, ha il beauty-case in mano, la vede.

 

LEO

Ah... sei qua... hai dimenticato...

 

Leo si avvicina a Sara e le porge il beauty-case.

 

SARA
Grazie.

 

Sara si volta per uscire nuovamente quando Leo inizia a parlare in modo piuttosto confuso.

 

LEO

E' che io abito qui solo da una settimana... e devo lavorare... se non consegno questo lavoro... l'unica cosa che mi faranno progettare in futuro sono le strisce pedonali... é un lavoro importante... il primo dopo due anni... e anch'io sono senza soldi… non ho tempo... nemmeno per farmi bollire un uovo... poi il telefono che suona...

 

SARA

Non ti devi giustificare.

 

LEO

No, certo. Ecco però pensavo… se per lei non é un problema...

 

Leo non sa come continuare.

 

SARA

Se per me non é un problema?

 

LEO

Potrebbe darmi una mano... non so... cucinare qualcosa... pulire un po', fare la spesa... aiutarmi...

 

SARA

Bé... io sono qui per lavorare... non ho molto tempo...

 

LEO

Bé... allora... non importa...

 

SARA

Però... quando posso... certo... ti dò una mano...

 

LEO

(indicando il divano) Questo é un divanoletto... di là ci sono due camere da letto...

 

SARA

Sì, Lo so.

 

LEO

Già… certo… se vuole può stare... qui... o di là… e…

 

Sara sorride.

 

SARA

Davvero posso rimanere?

 

LEO

Per qualche giorno… quanto le serve?

 

SARA

Non so... dieci giorni… forse…

 

LEO

Dieci giorni?

 

SARA

Sono troppi?

 

LEO

Bé, pensavo meno... però... no... no... dieci giorni... va bene... però... se non dovesse... insomma se non dovesse funzionare... nel senso... che se...

 

SARA

Sì, ho capito... se non andiamo d’accordo me ne vado... stai tranquillo...

 

LEO

E se i suoi amici la dovessero chiamare...

 

SARA

Se trovo un’altra soluzione me ne vado... certo.

 

Restano tutti e due in silenzio a guardarsi imbarazzati.

 

SARA

Bé... grazie...

 

Leo sorride senza rispondere, poi indica degli scatoloni.

 

 

LEO

In uno di quegli scatoloni... ci sono le lenzuola... e... se vuole qualcosa me lo chiede...

 

Sara sorride, si dirige verso gli scatoloni, li apre.

 

LEO

Bé potremmo anche darci del tu... no?

 

SARA

Bé, io ho già iniziato da un po’...

 

LEO

Ah... bene... io sono Leo...

 

SARA

Leo, bene... e io...

 

LEO

Sara... lo so...

 

Suona il telefono. Leo sbuffa esausto e poi va a rispondere ma Sara lo ferma.

 

SARA

No... no... lascia stare... non rispondere.

 

LEO

E perché? Magari sono i tuoi amici...

 

SARA

No... non credo... é più facile che sia lui...

 

LEO

Lui?

 

SARA

Quello di prima...

 

Entra in funzione la segreteria telefonica e si sente la voce di Franco decisamente alterata.

 

 

 

VOCE FRANCO

Senti pezzo di merda... passami Sara... hai capito? Passamela! Sara! Sara! Se non me la passi vengo lì e ti spacco il culo... hai capito? Te la vuoi scopare ancora, eh? Stronzo... rispondi! Pronto!

 

La comunicazione si interrompe, Sara e Leo si guardano, lei é imbarazzata, lui invece è preoccupato.

 

LEO

Incominciamo bene.

 

SARA

Non ti devi preoccupare… è solo un po’ in crisi… in realtà è un bravo ragazzo… e poi lui non ce l’ha con te…

 

LEO

Certo… ce l’ha con ‘sto Giorgio… io prima gliel’ho detto che non sono io, ma lui non ci crede . Per chiarire tutto dovrebbe vedermi, se mi guarda in faccia lo capisce che non sono Giorgio, no?

 

SARA

Veramente… veramente Franco non l’ha mai conosciuto Giorgio… ne ha sentito parlare… ma visto… mai.

 

LEO

Ah bene… allora vorrà dire che dopo che m’avrà spaccato la faccia gli farò vedere i documenti…

 

Sara sorride.

 

BUIO

 

SCENA 4

 

Leo é solo, seduto al tavolo da disegno sta parlando al telefono.

 

LEO

Sì, grazie... sono contento che vi piaccia il lavoro... ma che si possa migliorare ancora... si possano ricavare più stanze con la soluzione che le ho prospettato... ho solo bisogno di qualche giorno in più... al massimo una settimana... no... non si preoccupi... sì... niente... é un avviso di chiamata... non più di una settimana... é chiaro... la chiamo io appena ho finito... va bene... arrivederci...

 

Leo interrompe la comunicazione.

 

LEO

Vaffanculo...

 

Subito suona il telefono dopo due squilli entra in funzione la segreteria telefonica.

 

VOCE SEGRETERIA

Prima c’é l’avviso di chiamata e poi c’é la segreteria? Dài Giorgio rispondi sono io... Lo sai che sei proprio uno stronzo? Sono a Cap d’Antibes da tre giorni e non ti sei fatto vedere... perché mi prendi per il culo? Sto male... non sono mai stata così male... lo vuoi capire? Rispondi!

 

Un breve silenzio e poi si sentono dei singhiozzi di pianto. La comunicazione si interompe. Leo compone un numero telefonico é visibilmente nervoso.

 

LEO

Pronto? Scusi sono quasi due settimane che chiedo di sostituire un numero di telefono... sì 06 3365876... sì... aspetto.

 

La porta di casa si apre ed entra Sara, ha uno zaino e alcune riviste, si avvicina al divano e vi appoggia tutto.

 

SARA

Ciao.

 

LEO

(a Sara) Ciao. (al telefono) Signorina pronto... sì... sì... esatto... come non risulta? Non é possibile... ma certo che ho fatto la richiesta... come? Ancora? Sì... sì... e cosa c’entro io? Quanto? Li dovrà pagare quello che abitava qui... e che ne so io? Senta io voglio un altro numero. Va bene... va bene...

 

Leo interrompe.

 

LEO

Vaffanculo!

 

Sara lo guarda e sorride.

 

SARA

Problemi?

 

Leo non risponde, si alza e va a versarsi da bere.

 

SARA

Ha telefonato qualcuno?

 

Leo le lancia un’occhiataccia.

 

LEO

Sì, cazzo… sì… una ventina di persone...

 

SARA

Tutte per Giorgio?

 

LEO

Sì. (polemico) Per te solo quelli che non lasciano messaggi... il tuo amico dev’essere proprio sicuro che sei qui... non molla...

 

Leo si avvicina a Sara, vede i giornali che le stanno vicino sul divano, ne prende uno.

 

LEO

Ma questa sei tu. Qui, sul giornale... sei tu questa... con ‘sta specie di...

 

SARA

Con il perizoma di leopardo? Sì... Bé? Perché quella faccia? Sei contrario alle pellicce?

 

LEO

Io?

 

SARA

E’ finta... ecologica... non l’avrei fatta se era vera...

 

Leo continua a guardare la fotografia in copertina.

 

SARA

Bé? Non ti piace? Lo so, il trucco é sbagliato... il contorno degli occhi é troppo scuro...

 

LEO

Gli occhi? Bé, non sono la prima cosa che si nota...

 

SARA

Ah… forse a te piacciono le donne con più seno... o quelle rifatte...

 

LEO

No...

 

SARA

Lo so... io ho solo una terza...

 

LEO

Solo? Mi sembra che... stai benissimo...

 

SARA

Sai… adesso se sei sotto la quarta fai fatica a lavorare.

 

LEO

La terza va benissimo... e poi non… insomma, io cosa c’entro… non mi occupo di queste cose…

 

SARA

Di quali cose? Di moda?

 

LEO

Di donne. Cioè... per un po’ ho chiuso.

 

SARA

In che senso?

 

LEO

In tutti.

 

SARA

Non ci credo.

 

LEO

T’assicuro… ho chiuso... per rinnovo locali... mai capitato?

 

 

SARA

Mai... al massimo... chiuso per ferie. (breve pausa) Ecco perché...

 

LEO

Perché cosa?

 

SARA

Perché non hai voluto niente... mi hai tenuta qui senza chiedermi niente... non mi é mai successo. Di solito quando qualcuno mi ospita o mi presta soldi o mi fa dei favori… lo so cosa vuole da me. Succede sempre così...

 

LEO

Sempre?

 

SARA

Tu però sei diverso... non me l’hai chiesto...

 

LEO

No... già... e ti sembra strano?

 

SARA

Un po’… ma non c’è problema… va bene così…

 

Leo resta in silenzio un istante poi cerca di riprendere l’argomento.

 

LEO

Perché... se invece te lo chiedevo?

 

SARA

Bé... in fondo é una dimostrazione d’affetto... la tua dico... di ospitarmi. Gli altri dopo... si aspettano che l’affetto venga ricambiato... é normale...

 

LEO

Normale?

 

SARA

Sì, per gli altri… ma per te si vede di no.

 

LEO

E tu? Di solito lo ricambi? L’affetto.

 

SARA

Dipende… non sempre…

 

LEO

Quindi anche con me… tu avevi messo in conto che...

 

SARA

Bé sì... più o meno... ma poi sono passati un po’ di giorni e tu non... insomma ho capito che tu sei diverso.

 

LEO

Diverso?

 

SARA

Sì, migliore... disinteressato...

 

LEO

Ah. Però se non fossi stato diverso...

 

SARA

Bé in quel caso... (breve pausa) con Giorgio é successo così... però con lui é cambiato subito... subito dopo che l’abbiamo fatto... lui é un tipo strano, molto affascinante... é uno che ti stupisce in continuazione... sono stata io che mi sono sentita molto attratta da lui. E’ durata per un po’

 

LEO

Ecco perché il tuo amico mi vuole spaccare la faccia…

 

SARA

Lui odia Giorgio perché si sente inferiore... Giorgio è straordinario... è gentile… ha una cultura vastissima... é sexy da morire... non smetteresti mai di ascoltarlo o di fare l’amore con lui...

 

LEO

Bé, sì... a giudicare dalla telefonate che riceve...

 

SARA

E Franco ha sofferto molto... non si sentiva all’altezza...

 

Leo va al frigorifero e si stappa una birra.

 

LEO

Birra?

 

SARA

No...

 

LEO

Fa un caldo...

 

SARA

Sì... caldissimo.

 

LEO

Esci stasera?

 

SARA

Non so.

 

LEO
Bé io mi rimetto a lavorare...

 

Leo siede al tavolo da disegno.

 

SARA

Perché non sistemiamo la casa?

 

LEO

No... devo finire qui...

 

SARA

Ma come fai a lavorare in questo casino?

 

LEO

Casino? No... io non... non mi dà fastidio.

 

SARA

Se vuoi faccio io.

 

LEO

No... non importa... domani magari...

 

SARA

Non ho niente da fare...

 

LEO

Non mi va che mi si giri intorno mentre lavoro...

 

SARA

Non ti preoccupare, non ti disturbo.

 

Sara, senza attendere il permesso inizia a fare spazio nella stanza, sposta scatoloni e valige. Leo, al tavolo da disegno si sforza di non guardarla, ma non ci riesce, osserva tutti i suoi movimenti. Sara continua a fare ordine poi, cercando di spostare una scatola, la fa cadere rovesciandone il contenuto. Leo la guarda con disapprovazione.

 

SARA

Ah... mi spiace... scusa... adesso sistemo.

 

Sara si china per rimettere in ordine e si accorge che il contenuto della scatola é composto da lettere e fotografie. Resta per un po’ in silenzio a guardare le fotografie.

 

LEO

Io vorrei lavorare... cosa stai facendo?

 

SARA

Ma questo sei tu. Quanti anni avevi qui? (senza aspettare risposta) Eri giovanissimo.

E questa? Bella donna… è tua moglie?

 

LEO

Per favore metti via.

 

SARA

E questa? Sei tu con dei bambini…

 

Leo si alza e si avvicina a Sara. Con un gesto sgarbato le strappa le fotografie di mano.

 

LEO

T’ho detto di metterle via. Mi devi ascoltare quando ti parlo.

 

SARA

Stai calmo.

 

LEO

T’ho detto che devo lavorare.

 

SARA

Va bene… va bene…

 

LEO

Se vuoi puoi andare in camera tua… oppure stai qui seduta…fai quello che vuoi basta che non mi giri intorno, va bene?

 

Leo porta la scatola con le fotografie sul tavolo da disegno.

 

LEO

Non voglio che sistemi niente… ho detto che metto a posto io domani...

 

Sara non risponde, è offesa ma anche stupita dalla reazione di Leo, senza parlare se ne va in camera sua. Leo rimane solo, si versa da bere, resta a guardare per qualche istante i disegni che ha sul tavolo poi prende il telefono e compone un numero.

 

LEO

Sono io… come stai? Eh... come al solito... sto cercando di lavorare… il progetto é piaciuto... sto facendo delle modifiche... sì... contento, sì... niente, volevo solo salutarti… sì, faccio fatica a non chiamarti. Hai ragione… è molto difficile… anche per te? Magari domani ci vediamo… o dopodomani… se vuoi… sì…

 

In quel momento entra Sara che si dirige verso la porta d’ingresso.

 

SARA

Io esco... tolgo il disturbo.

 

Senza attendere risposta esce da casa.

 

LEO

Cosa? No, no... niente... nessuno... non c’é nessuno... sono solo.

 

BUIO

 

SCENA 5

 

Mattina. Leo si è addormentato sul tavolo da disegno. Intorno a lui ci sono molte bottiglie di alcolici e lattine di birra. Sara si è appena svegliata, entra nel soggiorno, guarda Leo poi si dirige in cucina per prepararsi la colazione. I suoi movimenti producono dei rumori che svegliano Leo che lentamente cerca di riprendere conoscenza e di recuperare la posizione eretta. La posizione in cui ha dormito tutta la notte ora gli provoca dolori alla schiena, al collo, alle reni.

Sara vede Leo dalla cucina.

 

SARA

Buon giorno.

 

LEO

... giorno.

 

SARA

(ironica) Dormito bene?

 

LEO

Eh…

 

SARA

Bé... vedo che ci hai dato dentro ieri sera...

 

Leo raccoglie le lattine vuote e le butta in secchio sotto il tavolo.

 

LEO

Sì... forse un po’ troppo.

 

SARA

Caffè o thé?

 

LEO

Tutti e due… forti…

 

SARA

Lavorato?

 

LEO

Abbastanza…

 

Sara traffica un po’ attorno alla cucina.

 

SARA

Sai… non capisco una cosa… se qui ci vivi da solo… se devi lavorare e basta… perché ti sei preso una casa così grande? Voglio dire… centocinquanta metri quadrati… due camere da letto… un terrazzo… per uno che dorme sul suo tavolo da disegno è uno spreco, no?

 

LEO

Usa la caffettiera grande…

 

SARA

Almeno Giorgio la usava questa casa…

 

LEO

Ah sì?

 

SARA

Sì… invitava gente… aveva sempre ospiti… faceva un sacco di feste… aveva la casa piena fino al mattino… cento… centocinquanta persone…

 

LEO

Un amante della solitudine…

 

SARA

Giorgio odia la solitudine… qui si sono incontrate tantissime persone che poi sono diventate amiche… fidanzati, amanti… qualcuno si è perfino sposato…

 

LEO

Aveva un’agenzia matrimoniale?

 

Sara porta la colazione al tavolo del soggiorno. Leo siede e inizia a bere e a mangiare.

 

SARA

No… è un ingegnere… molto quotato anche… gira tutto il mondo per costruire stabilimenti e impianti industriali… tecnologici… non so bene… lui non parla mai di lavoro.

 

LEO

Peccato che non l’ho conosciuto… avrei avuto tante cose da imparare… per esempio farmi pagare l’affitto in natura…

 

SARA

Non essere squallido… Giorgio non ne ha mai avuto bisogno… c’era la coda di donne che volevano andare a letto con lui…

 

LEO

E non solo donne… visto le telefonate che riceve… per non parlare dei regali.

 

SARA

Lui è così… tutti lo adorano… e tutti gli sono rimasti amici…anche dopo che le storie con lui erano finite.

 

LEO

Un mago del sesso il tuo amico… un vero professionista… io invece da un po’ di tempo mi dedico a piaceri più solitari…

 

SARA

(ridendo) Piaceri solitari?

 

LEO

Lo so… che il sesso é quasi sempre meglio della masturbazione... ma io ultimamente mi sento solo allo stesso modo.

 

SARA

Una cosa ce l’hai come Giorgio… l’autoironia.

 

LEO

Autoironia? Io sono molto serio.

 

SARA

Comunque non ti fa bene stare sempre solo qui dentro. Dovresti uscire, vedere qualcuno.

 

LEO

Non sono solo... ci sei tu… e mi sembra già una folla.

 

SARA

Bé, me l’hai detto tu di rimanere…

 

LEO

Non me lo ricordare.

 

SARA

Se vuoi me ne vado.

 

LEO

Per carità mi sentirei troppo colpevole… sai in questo momento sono molto sensibile… non sopporterei altri sensi di colpa…

 

SARA

Eppure non mi sembri così indifeso…

 

LEO

(tra il serio e l’ironico) E invece tutto mi ferisce... se i miei pensieri fossero leggeri come palline da ping pong... bé io mi ci ferirei lo stesso. Buono il caffè…

 

SARA

Tu hai bisogno di divertirti…

 

LEO

Come Giorgio?

 

SARA

Perché non facciamo una festa… magari si rallegra la casa…

 

LEO

La casa forse… io un po’ meno… e poi non ho nessuno da invitare, e non ho voglia di stare con la gente. Non sarei di compagnia. Ma tu invita pure chi vuoi… io posso uscire, andare a un cinema…

 

SARA

No, se tu non hai voglia no… vado fuori io… però non puoi scappare sempre dalla gente.

 

LEO

Io non scappo, evito di far scappare gli altri affliggendoli con la mia presenza.

 

SARA

Ma così non vivi… è come essere morto…

 

LEO

Essere morto ha i suoi vantaggi… risparmierei sui sonniferi…

 

SARA
Potrei organizzare una cena… con poca gente… domani devo vedere delle persone per lavoro… invece di andare al ristorante… potremmo mangiare qui…

 

LEO

(ironico) Non ho fame…

 

SARA

I miei amici sono quattro più noi due sei…

 

LEO

Una cosina intima…

 

Leo torna al tavolo di lavoro ma è evidente che non ha voglia di lavorare.

 

SARA

Bé almeno pensaci.

 

LEO

Non farò altro per il resto della giornata.

 

In quel momento suona il telefono.

 

LEO
Ecco che inizia un nuovo giorno… sarà per Giorgio? Sarà per te? O sarà il tuo ex che vuole scannarmi?

 

VOCE SEGRETERIA (uomo)

Leo… ciao… sono Davide.

 

SARA

E’ per te. Bé, rispondi, no?

 

Leo le fa cenno di no.

 

VOCE SEGRETERIA (uomo)

Leo ci sei? Sono Davide… Che fine hai fatto, si può sapere? Ho saputo che tu e Silvia vi siete lasciati… mi dispiace… ma soprattutto non capisco… ho parlato con lei. Dice che siete convinti che non ci sia altro da fare… secondo me stai sbagliando… non è sparendo dalla circolazione che risolverete il vostro problema e poi lei… insomma… non è giusto che la lasci sola… comunque i miei numeri dell’ufficio li hai… chiamami… magari usciamo una sera di queste… mangiamo qualcosa e parliamo… ciao… (Il messaggio si interrompe.)

 

SARA

Vogliono portarti tutti a cena oggi…

 

LEO

Masochisti…

 

BUIO

 

SCENA 6

 

Leo e Silvia in proscenio. Sono seduti su una panchina.

 

SILVIA

Com’è la tua casa nuova?

 

LEO

Grande… bella…forse troppo grande… se vuoi vederla…

 

SILVIA

No, non la voglio vedere... lo sai.

 

LEO

Sì… meglio così. E tu? Stai cercando casa?

 

SILVIA

No… ho deciso di rimanere nella nostra.

 

LEO

Ma come fai? Io… davvero… un po’ t’invidio… il tuo coraggio… io non ce l’ho…

 

SILVIA

Coraggio? Non è coraggio… è una cosa che... non so… so solo che devo rimanere… e tu? Stai meglio?

 

LEO

Bè… più o meno come prima…

 

SILVIA

Hai bevuto?

 

LEO

No... quasi niente... sto smettendo...

 

Silvia sorride.

 

LEO

Non ci credi?

 

SILVIA

No, non molto...

 

Leo sorride, non tenta nemmeno di convincerla.

 

LEO

So che hai parlato con Davide…

 

SILVIA

Bé… ha telefonato lui... m’ha fatto delle domande… voleva sapere… io gli ho detto la verità... in fondo, lo sai, ci è sempre stato vicino…

 

LEO

Mmm… mi ha telefonato…

 

SILVIA

Gli ho dato il numero io… ho fatto male? Credevo di poterlo fare... é pur sempre tuo fratello.

 

LEO

No… no… non hai fatto male... solo che… non ho niente da dire… non voglio parlare con lui... non me la sento.

 

SILVIA

Non farlo…

 

LEO

Tu invece… cosa gli hai detto?

 

SILVIA

Lui mi ha fatto delle domande… io… ho cercato di spiegargli... forse é meglio se gli parli anche tu... mi sembrava preoccupato.

 

LEO

Io non posso…

 

SILVIA

Lo so… gliel’ho anche detto.

 

I due rimangono in silenzio.

 

SILVIA

Perché hai voluto vedermi?

 

LEO

(parla a fatica) Ieri, quando ti ho telefonato... avevo appena rivisto delle fotografie… ne ho trovata una tua… di quando eri bambina…

 

Silvia sorride.

 

LEO

Sai quella dove sorridi appena… dove cerchi di non aprire troppo la bocca… perché ti mancava un dente davanti…

 

SILVIA

Sì…

 

LEO

Io non ti ho conosciuta da bambina… ma io amo quella bambina… la amo così tanto che mi commuovo… faccio fatica a non piangere, sai? Io non te l’ho mai detto ma è così… è sempre stato così… da anni… anche prima di sposarci… anche prima che succedesse tutto… e anche adesso che sto da solo… io non ho mai smesso di amarti… e di amare quella bambina della foto. Quando ho sentito il messaggio di Davide sono stato male perché lui dice che ti ho lasciata sola ma... loro, gli altri... non possono capire... non é così...

 

Silvia lo guarda, gli sorride e gli accarezza i capelli.

 

SILVIA

Io lo so… lo so che il bisogno che hai di stare solo non c’entra con l’amore… non c’entra con noi… io sono sicura che noi ci amiamo e che non smetteremo di farlo… e anche se dovesse cambiare qualcosa… non ha importanza perché quello che ci è successo è più grande… è più… io lo so… io l’ho sempre sentito che tu non amavi me soltanto, ma anche quello che io ero negli anni prima di te… e quello che sarò negli anni dopo di te…e quella bambina della foto, senza un dente davanti, sarà sempre con te… con te soltanto… e ti vorrà bene sempre… e quando la guarderai lei ti proteggerà da tutti i dispiaceri… dai tuoi…e dai nostri…

 

Leo abbassa la testa e piange silenziosamente.

 

BUIO

 

 

SCENA 7

 

Sara é in casa da sola si sta vestendo. Dall’impianto stereo proviene una musica.

Lei si accende una sigaretta, poi apre il frigorifero e ne estrae una bottiglia di succo d'arancia, se ne versa un po' in un bicchiere. Il telefono nel soggiorno suona.

Lei torna in soggiorno spegne il registratore e risponde al telefono.

 

SARA

Pronto? Pronto?

 

Dall'altra parte evidentemente nessuno risponde.

 

SARA

Pronto? Pronto?

 

Appende e rialza il ricevitore.

 

SARA

Pronto? Se non parli almeno attacca... stronzo.

 

Appende e rialza

 

SARA

Pronto? Si sente che c'è qualcuno...

 

In quel momento suona il citofono. ara va a premere il pulsante d’apertura del portone e contemporaneamente apre la porta di casa. E’ evidente che immagina si tratti di Leo. Contemporaneamente continua a parlare al telefono.

 

SARA

Pronto? Ma vaffanculo.

 

Interrompe la comunicazione e continua a vestirsi. Dopo qualche istante la porta d'ingresso si apre lentamente ed entra un uomo sui trent’anni con un telefono cellulare in mano. E’ Franco. Chiude la porta alle sue spalle.

 

SARA (FS)

Leo... hanno telefonato ancora... sai? Non rispondono... io non posso credere che esistano stronzi del genere.

 

FRANCO

Una volta non mi dicevi così.

 

Sara spaventata entra nel soggiorno.

 

SARA

Tu?

 

Franco sorride e mostra a Sara il cellulare.

 

FRANCO

Come stai?

 

SARA

Cosa ci fai qui? Cosa sei venuto a fare?

 

Lui chiude la porta alle sue spalle.

 

FRANCO

Mi sembri in forma... sono sicuro che stai bene.

 

SARA

Senti, io adesso devo uscire... poi questa non é casa mia... tra poco la persona che abita qui torna...

 

FRANCO

"... la persona che abita qui..." E’ così che lo chiami adesso? "... la persona che abita qui..."

 

SARA

No, guarda che non é come pensi... non é lui... cioé... non é Giorgio... é un altro... tra poco torna...

 

FRANCO

Ti tengo compagnia finché non arriva… così vediamo.

 

SARA
Io devo andarmene... esci.

 

FRANCO

Ti sei dimenticata di me.

 

SARA

(ironica) Come potrei?

 

FRANCO

Sei bella.

 

SARA

Grazie.

 

Franco le si avvicina.

 

FRANCO

Profumata... elegante... qualcosa di cambiato nei capelli.

 

SARA

Sono uguali a prima.

 

FRANCO

No, non c'è niente uguale a prima. Ho sete... offrimi da bere.

 

Lei é un po’ spaventata e indecisa, non sa che fare, si guardano in silenzio.

Poi Sara si volta e va a preparare da bere. Lei guarda l'orologio con apprensione.

 

FRANCO

Sei in ritardo?

 

Sara si avvicina a Franco e gli dà un bicchiere di whisky.

 

SARA

Devo uscire.

 

FRANCO

Che fretta hai? Fammi bere. E' un sacco di tempo che non ci vediamo, facciamo due chiacchiere... no? Sono appena arrivato.

 

Lui si volta, si dirige verso la porta d'ingresso la chiude a chiave, sfila le chiavi e se le infila in tasca.

 

SARA

Cosa fai?

 

FRANCO

Bevo.

 

SARA

Ridammi le chiavi.

 

FRANCO

Prima parliamo.

 

SARA

Di che? Non ho niente da dire.

 

FRANCO

E' bella questa casa.

 

Si mette a girare e a guardare tutti i locali.

 

FRANCO

La sua casa...

 

SARA

Non é la sua casa... non più...

 

FRANCO

Non vedo l’ora di conoscerlo.

 

SARA

Non c’é più... non abita più qui...

 

FRANCO

Hai paura? Cosa pensi che gli voglia fare? Voglio conoscerlo...

 

SARA

Se non te ne vai chiamo la polizia.

 

Franco ride.

 

FRANCO

E come la chiami? Col telefono?

 

Lui si avvicina al telefono cord-less e se lo infila nella giacca.

 

SARA

No! Ridammelo… Cosa vuoi? Cosa vuoi da me?

 

FRANCO

Parlare... solo parlare. Tu non bevi niente?

 

SARA

No!

 

 

 

FRANCO

Una volta dicevi che ero l'uomo della tua vita, ricordi? L'unico. Dicevi che non avresti mai avuto un altro che non ci saremmo mai lasciati e che avremmo avuto una famiglia insieme.

 

SARA

Ancora? Ancora con queste storie?

 

FRANCO

Ci avevo creduto. Ho creduto a tutto quello che dicevi. Te lo ricordi? Ti ricordi cosa dicevi?

 

Lei non parla, lui le si avvicina, le bacia i capelli.

 

FRANCO

Dài… dillo.

 

SARA

No.

 

Lui si fa molto suadente, delicato, gentile.

 

FRANCO

Dài... sù... dillo.

 

La bacia, la accarezza delicatamente.

 

FRANCO

Dimmelo, come facevi... come hai sempre fatto.

 

Lei non parla. Lui beve.

 

SARA

Smettila di bere.

 

FRANCO

Brava, sei sulla buona strada... lo dicevi sempre, proprio così... "smettila di bere".

 

Le si avvicina.

 

SARA

Puzzi di alcol.

 

 

FRANCO

Non dicevi così... anzi, ti piacevano i miei odori. Mi annusavi sempre, ricordi?

Dicevi che avevo degli odori meravigliosi, anche quando bevevo, quando fumavo.

Ti piacevo anche quando tornavo dalla palestra.

 

La bacia sul collo. Lei incomincia a non essere più indifferente.

 

SARA

Forse é meglio se bevo qualcosa.

 

Franco le porge il bicchiere, lei beve per farsi coraggio.

 

FRANCO

Quanto ti piacevo, dimmelo.

 

Lei continua a tacere, lui la bacia sui capelli sulle orecchie, sul collo. Lei inizia a non essere indifferente a quegli stimoli.

 

FRANCO

Avanti dimmelo... dimmi quello che mi dicevi. Ti ricordi? Dimmelo.

 

Lui le va ancora più vicino e le accarezza il collo, le spalle, il seno, lei é decisamente turbata.

 

FRANCO

Mi dicevi: "...che buon profumo". Lo senti adesso il mio profumo? E' sempre lo stesso. Sono io... sono ancora io... lo senti?

 

SARA

Sì, lo sento.

 

FRANCO

Che cosa mi dicevi? Dài, dimmelo ancora.

 

Lei tace.

 

FRANCO

Avanti, su...

 

Lei esita ma poi gli sussurra qualcosa all'orecchio. Lui sorride.

 

FRANCO
Sì, esatto, così... ancora.

 

Lei dice ancora qualcosa. Poi si interrompe.

 

FRANCO
Ancora, vai avanti.

 

Sara dice ancora qualcosa all’orecchio di Franco. Lui la bacia e inizia ad accarezzarla lungo tutto il corpo.

 

FRANCO
Me lo ricordo questo vestito... Chi te l’ha regalato?

 

SARA

Tu.

 

FRANCO

Io... e ti sta ancora benissimo... Mi piaceva da pazzi era il mio preferito, così corto e aderente. Quando l'ho visto in vetrina me lo immaginavo già addosso a te. Mi facevi impazzire con questo vestito. Tu lo volevi mettere solo dopo che t'eri abbronzata, ti ricordi? Senza reggiseno.

 

La accarezza ancora.

 

FRANCO

Anche adesso non ce l’hai... le prime volte che lo mettevi restavo un po' dietro di te quando camminavamo per strada per guardarti e per vedere la gente che si voltava.

 

SARA

Franco...

 

Lui ride. Poi si fa serio.

 

FRANCO

Ti sei messa questo vestito con lui... proprio questo.

 

SARA

No... lui non c’é...

 

FRANCO

Proprio questo... le sue mani addosso a te... su questo vestito...

 

SARA

Smettila.

 

FRANCO
Le sue mani che ti toccano e tra le sue mani e il tuo corpo il vestito che ti ho regalato io... Quello che eccitava me... adesso eccita lui...

 

SARA

Non abita più qui.

 

FRANCO

Ho passato notti intere a immaginare lui che ti spogliava dei miei vestiti. Lui non sa cosa vuol dire aver amato una donna a cui si é dato tutto.

 

Franco la tocca, la accarezza, si fa sempre più appassionato, Sara é evidentemente sempre più turbata, é attratta da lui, é anche eccitata ma cerca di resistere, obiettivamente con poca convinzione.

 

SARA

Se non te ne vai mi metto a urlare.

 

FRANCO

Ah sì? Urla allora...

 

Lei resta in silenzio. Lui continua a baciarla e accarezzarla.

 

FRANCO

Allora? Non urli? Ti manca la voce?

 

Lei resta ancora in silenzio. Fa sempre più fatica a resistere a Franco.

 

SARA

Per favore... ti prego... fermati...

 

Lui la stringe. La bacia. Anche lei lo bacia. Insieme cadono sul divano e iniziano a spogliarsi. I loro movimenti sono confusi e appassionati.

 

FRANCO

Ti voglio... ti voglio...

 

SARA

Sì... sì...

 

Stanno iniziando a fare l’amore quando la porta si apre ed entra Leo.

 

 

 

LEO

E’ arrivato l’invito per una festa... "Millenium rave"... ovviamente non é per me... é per...

 

Leo si accorge di Sara e Franco seminudi sul divano.

 

LEO

Giorgio.

 

I tre si guardano senza parlare.

 

BUIO

 

SCENA 8

 

Franco e Sara si sono ricomposti. Sara un po’ si vergogna per essersi fatta vedere con Franco sul divano. Leo è imbarazzatissimo e teme la reazione di Franco che, a sua volta, non sa se temere la reazione di Leo o essere aggressivo.

 

FRANCO

Quindi sei tu quel figlio di puttana di Giorgio.

 

LEO

Io? No… assolutamente…

 

FRANCO

Ti immaginavo diverso…

 

LEO

Certo… le ho cercato di spiegare anche per telefono… io non sono Giorgio… con Sara non è successo niente… le rispiego tutto… io sono subentrato…

 

FRANCO

Risparmia il fiato stronzo… non hai il coraggio di quello che fai? Mi avevano detto che eri uno in gamba… e invece ti caghi sotto…

 

LEO

No… io non mi cago sotto… io non sono Giorgio… è una differenza sostanziale… anzi… guardi fate quello che volete… io me ne vado… esco… continuate a fare quello che stavate facendo…

 

SARA

No… io non voglio stare sola con lui…

 

LEO

Bé, strano… entrando non si sarebbe detto…

 

Leo si dirige verso la porta ma Franco lo blocca, lo prende per un bavero e lo spinge contro una parete aggredendolo verbalmente.

 

FRANCO

Adesso noi due parliamo…

 

LEO

E di che?

 

 

SARA

Lascialo!

 

LEO

Cazzo… c’è un errore… Sara… diglielo.

 

SARA

E’ un’ora che glielo dico

 

FRANCO

Mi prendete per scemo? Vi siete messi d’accordo, eh?

 

LEO

Le assicuro di no…

 

FRANCO

(a Leo) Io voglio parlare con te… faccia a faccia.

 

Sara si avvicina a Franco e cerca di aiutare Leo a liberarsi.

 

SARA

Smettila, gli fai male.

 

Franco allontana Sara.

 

FRANCO

(a Leo) Adesso smettila di prendermi per il culo… e guardami!

 

Leo guarda Franco negli occhi.

 

FRANCO

Io non sono come te… io non sono abituato ad avere tutto quello che voglio… non uso le persone per divertirmi… non voglio conquistarle o esibirle come fai tu… non ho bisogno di trasformare la mia vita in una buffonata… in un carnevale… non ho bisogno di travestimenti come te. Io non sono un pagliaccio… voglio una vita normale… e amare una persona sola… lei. E lei se n’è andata per colpa tua.

 

SARA

No, non è per colpa di Giorgio.

 

LEO

Io non sono Giorgio.

 

 

SARA

E’ per colpa tua… del tuo carattere di merda… della tua gelosia… mi hai ossessionato… e io non sono roba tua… hai capito?

 

FRANCO

(a Sara) Stai zitta. (a Leo) Se lei è innamorata di te io non ci posso fare niente… ma tu… tu devi avere il coraggio di dirmi la verità… devi dirmi se vuoi stare con lei… se la ami davvero… o se è solo un capriccio… come le altre.

 

LEO

Le altre? Io le ho già detto che…

 

Franco non gli fa finire la frase, lo spinge ancora contro il muro urlandogli in faccia.

 

FRANCO

Vaffanculo, stronzo! Smettila di prendermi per il culo.

 

Improvvisamente Leo reagisce, si mette a urlare e a sua volta spinge Franco contro la parete.

 

LEO

No, vaffanculo tu! Va bene! Vuoi la verità?Vuoi la verità? D’accordo… sì… sono Giorgio, sono Giorgio e mi sto portando a letto Sara! La amo follemente e lei mi ama. La amo davvero… non è un capriccio… né tutte le altre stronzate che hai detto… sei contento adesso? Sei contento?

 

Franco rimane impietrito. Fissa con odio Leo che sostiene il suo sguardo con aggressività senza più temere per la propria incolumità fisica. Poi Franco guarda Sara che sembra stupefatta, poi abbassa lo sguardo sconfitto.

 

FRANCO

Era quello che volevo sapere…

 

Franco ha come un crollo fisico, si appoggia ad una parete e si porta le mani al volto quasi per non farsi vedere piangere. Sara e Leo si guardano imbarazzati, non sanno come comportarsi. Franco guarda ancora Leo negli occhi.

 

FRANCO

Io non ti conosco, ma so cosa pensa di te la gente… so che non posso competere con te… ma sappi una cosa… non la amerai mai come l’ho amata io.

 

Detto questo Franco si volta e se ne va chiudendosi violentemente la porta d’ingresso alle spalle. Leo e Sara rimangono soli, nei loro occhi un po’ di tensione.

 

SARA

Scusami… io non so… era come impazzito, è entrato in casa… ho aperto perché credevo fossi tu… lo sai io non lo volevo più vedere.

 

LEO

Bè, per essere uno che non volevi più vedere lo stavi intrattenendo abbastanza bene… quando sono entrato non mi sembrava che ti dispiacesse…

 

SARA

Ero spaventata... mi colta di sorpresa... e poi... lui ha detto delle cose che… insomma mi ha parlato di quando stavamo insieme… e… lui è ancora innamorato di me.

 

LEO

A giudicare dalla posizione che avevate sul divano anche lui non ti è proprio indifferente…

 

SARA

Non sarai geloso?

 

LEO

Io? E di chi? No… e poi non me lo posso permettere… fra di noi non c’è mai stato niente…

 

Sara lo guarda senza rispondere.

 

LEO

Ti sono piaciuto? (rifacendo il verso a se stesso) "… sono Giorgio, sono Giorgio e mi sto portando a letto Sara! La amo follemente e lei mi ama…"

 

SARA

(ironica) Bravo… complimenti…

 

LEO

(anche lui ironico) Certo non sono ai livelli del tuo amico Giorgio ma sto facendo esperienza… sto cercando di avere anch’io una visione ironica e distaccata della vita.

 

Sara annuisce.

 

LEO

Comunque é servito. Hai visto che faccia che ha fatto?

 

SARA

Ho visto la faccia che hai fatto tu…

 

LEO

Che faccia?

 

SARA

Non so… però sembrava che non aspettassi altro… quando hai detto: …sono Giorgio… sembravi…

 

LEO

Sembravo Giorgio?

 

SARA

No… però non sembravi tu... sembravi un’altra persona.

 

Leo la guarda, sorride. Poi va a sedersi al tavolo da disegno.

 

SARA

Cosa fai adesso... lavori?

 

LEO

Sì…

 

I due restano qualche istante in silenzio.

 

LEO

Però… lui, Franco… dev’essere un bravo ragazzo…

 

SARA

Sì, lo é…

 

LEO

Molto innamorato…

 

Sara annuisce.

 

LEO

Troppo… forse.

 

Sara non risponde. Leo guarda il disegno sul tavolo.

 

LEO

Credi che tornerà?

 

SARA

Lui torna sempre.

 

Sara lo guarda senza rispondere, poi si dirige verso la porta che conduce alle camere da letto, esce. Dopo un istante rientra.

 

SARA

Ah... quei miei amici... li ho invitati per stasera... a cena... qui... spero non ti dispiaccia... mi farebbe molto piacere se rimanessi anche tu.

 

BUIO

 

SCENA 9

 

Leo é vestito con una giacca di velluto e una camicia, si sta facendo il nodo alla cravatta. Sara entra in soggiorno, sta cercando qualcosa che non trova. E’ già pronta per la serata. E’ molto bella, con il suo vestito semplice, ma elegante e sexy.

 

SARA

Hai visto i miei orecchini?

 

LEO

Li ho usati come gemelli.

 

Sara si volta a guardarlo.

 

LEO

Scherzo.

 

SARA

Ma come ti sei vestito?

 

LEO

Così. Non va bene?

 

SARA

Sì... solo che... ti autolimiti… insomma sei un bell’uomo… ma questi vestiti… sono un po’…

 

LEO

Un po’?

 

SARA

Bé, non ti fanno onore... ti intristiscono... e ti invecchiano.

 

LEO

Mi invecchiano? Sicuramente non sono elegante come il tuo amico Giorgio. Se non sono all’altezza dei tuoi amici me ne vado fuori che sono anche più contento.

 

SARA

Non è una questione di eleganza è più una questione di personalità… Giorgio dice che essere vestiti con personalità dà una serenità che nemmeno la religione è in grado di assicurare

 

LEO

Caspita… sempre più un maestro di vita… ‘sto Giorgio. Cos’é, anche stilista?

 

SARA

Forse di là nell’armadio c’è qualcosa di meglio… andiamo a vedere.

 

LEO

Quale armadio?

 

SARA

Quello bianco.

 

LEO

Ma quello non... non posso... lì c’é della roba di Giorgio... quelli sono i vestiti di Giorgio… non se li è portati via tutti...

 

SARA

(uscendo) Appunto.

 

LEO

No... non vorrai che mi metta i vestiti di un altro, vero?

 

SARA

(f.s.) Vieni.

 

LEO

No!

 

SARA

C’é un sacco di cose belle...

 

LEO

Tu sei pazza.

 

Sara rientra con un paio di abiti scuri.

 

SARA

Avete più o meno la stessa corporatura. Secondo me ti vanno bene.

 

LEO

Ma non sono miei…

 

SARA

E allora? Se anche lo macchi lo mandiamo in tintoria!

 

 

LEO

Ma non é per questo... possibile che non capisci... quello ha lasciato qui le sue cose... prima o poi passerà a prendersele... e io...

 

SARA

Almeno provali.

 

LEO

Guarda che sei tu quella che ha a che fare con i vestiti... non mi metto a fare la passerella con i vestiti di un altro.

 

SARA

Secondo me questo per te é perfetto... provalo...

 

LEO

Non ci penso neanche...

 

SARA

(giocando a fare la bambina) Per favore... dài...

 

Leo si lascia convincere e inizia a provare il vestito di Giorgio che, in effetti, gli calza a pennello. Leo si guarda allo specchio. Sara lo guarda con un sorriso.

 

SARA

Bè, ti piaci? Sei fantastico.

 

LEO

Guarda che non sono un cantante new-age giapponese.

 

SARA

Sei molto più carino...

 

LEO

Grazie ma...

 

SARA

Ti sto riempiendo di complimenti... ti rendi conto? Però manca qualcosa.

 

Sara si alza ed esce di scena.

 

LEO

Ehi... cosa hai intenzione di fare?

 

Sara rientra con un pettine, una spazzola, un paio di forbici e un tubetto di gel.

 

SARA

Siediti.

 

LEO

No...

 

SARA

Dài... lascia fare a me. Poi se non ti piaci ritorni come prima.

 

LEO

Vuoi giocare alle bambole con me?

 

SARA

Siediti.

 

Leo siede al tavolo e Sara inizia ad acconciargli i capelli in modo differente e glieli fissa con il gel.

 

LEO

Mi ha sempre fatto schifo il gel.

 

SARA

Ne uso pochissimo... e poi questo é alle vitamine...

 

LEO

Non le prendo mai le vitamine, non le digerisco.

 

SARA

Fermo.

 

Sara finisce il suo lavoro.

 

SARA

Guardati...

 

Leo con un po’ di timore va davanti allo specchio, si guarda.

 

SARA

Allora? Sei perfetto.

 

LEO

Perfetto? Io? L’ultima volta che mi sono sentito così era il giorno della cresima...

 

Leo si guarda allo specchio.

 

LEO

Forse hai ragione sai? Sono perfetto... ho i vestiti di un altro, la casa di un altro, ricevo le telefonate di un altro, sono pettinato come un altro... poco fa ho anche detto di amare la donna di un altro. E tutto questo in poco più di una settimana...

 

SARA

Bé, ma non é vero...

 

LEO

Già... non é vero.

 

Improvvisamente Leo si incupisce. Va a sedersi su una poltrona.

 

SARA

Bé, cosa c’é? Che ti succede?

 

LEO

Non so... non mi riconosco...

 

SARA

Va bé... dài scherzavo... vestiti come vuoi... il tuo vestito andava benissimo.

 

LEO

No... é che... in fondo non mi dispiace... non riconoscermi... solo che preferirei qualcosa di più totale... forse una cancellazione...

 

SARA

Non ti capisco.

 

LEO

Lo so, lo so... ma non farci caso...

 

SARA

Io lo so che tu hai qualcosa... lo vedo che non sei contento... che stai male... ma non so cosa fare... non mi dai la possibilità di capire...

 

LEO

Non c’é niente da capire...

 

SARA

Vedi... é come dico io... appena cerco di parlare di te... tu non vuoi...

 

LEO

Tra quanto arrivano i tuoi amici?

 

SARA

Tra un’ora... circa.

 

LEO

Bene... allora io esco... sono rimasto senza sigarette.

 

Leo si alza e senza dire una parola esce di casa. Sara si rende conto che sarebbe inutile fermarlo o fargli ulteriori domande e a sua volta esce di scena.

 

BUIO

 

SCENA 10

 

A un lato del proscenio Leo sta parlando con un telefono cellulare. Silvia, dall’altro lato parla in un telefono cord-less.

 

LEO

Come stai?

 

SILVIA

Abbastanza bene.

 

LEO

Ieri sei andata al mercato a fare la spesa, vero?

 

SILVIA

Sì...

 

LEO

C’ero anch’io...

 

SILVIA

Sei andato a fare la spesa al mercato?

 

LEO

No... ero venuto per guardarti...

 

SILVIA

Per guardarmi? Mi puoi guardare quando vuoi... quando vuoi vedermi basta che me lo dici.

 

LEO

No, volevo che tu non lo sapessi. Eri bella... sembravi una ragazzina... in mezzo alla gente... a tutta quella gente... avevi una voglia di vivere che... sorridevi, ti muovevi tra le bancarelle... parlavi e scherzavi con l’ortolano, il salumiere il pescivendolo, tutti ti sorridevano e ti dimostravano amicizia... affetto.... e l’ho vista chiaramente...

 

SILVIA

Cosa?

 

LEO

La tua voglia di vivere.

 

SILVIA

Perché non mi hai chiamata?

 

LEO

Non lo so... forse perché se mi avessi visto ti sarebbe passata... avresti smesso di sorridere...

 

SILVIA

Ma cosa dici?

 

LEO

Ti volevo guardare. Volevo vedere quanto fosse normale… la tua vita…

 

SILVIA

Stavo solo facendo la spesa.

 

LEO

Come sempre…

 

SILVIA

Sì, come sempre… non posso fare altrimenti. Mi spiace, lo so che per te non è così…

 

LEO

Avrei voluto chiamarti, fermarti, aiutarti a portare le borse a casa ma non ce l’ho fatta.

 

Restano in silenzio qualche istante.

 

LEO

Scusami.

 

SILVIA

Perché mi hai chiamato?

 

LEO

Ho paura. Sento che mi sta succedendo qualcosa...

 

Leo fa molta fatica a continuare.

 

LEO

Sento che non sono più io... che sto cambiando e quello che mi fa più paura é che non so assolutamente cosa sto facendo, cosa sto diventando... io ero abituato a stare male... ma sempre vicino a te... adesso é tutto nuovo...

 

SILVIA

Tu hai paura di stare meglio.

 

Leo non risponde, il suo silenzio é un’ammissione.

 

SILVIA

Hai talmente paura di guarire che cerchi in continuazione di tornare indietro. Ma non lo devi fare. Non ti devi sentire in colpa se stai meglio. Lo sapevamo... l’abbiamo sempre saputo che avremmo avuto paura... abbiamo deciso di allontanarci sapendo quello che ci aspettava... io non ne avevo bisogno... lo sai, l’ho fatto per te... credi che io non abbia paura? Ce l’ho... ma non posso farci niente, posso solo aspettare e vedere quello che succederà... e io lo so che può succedere di tutto... so che ti allontanerai ancora di più... so che ti perderò... ma so anche che é inevitabile... Io so che dovrai fare un giro lungo prima di ritornare da me... e l’ho accettato. Adesso però tu devi avere il coraggio di farlo... hai il dovere di farlo anche se hai paura... vai... fai tutto quello che devi... e se ti può servire, sappi che anch’io sto facendo quello che posso.

 

BUIO

 

FINE PRIMO ATTO

 

SECONDO ATTO

SCENA 1

 

E’ mattina. La casa è ridotta in condizioni tremende: c’è un gran disordine e dovunque sono sparsi bicchieri vuoti o semivuoti, bottiglie, avanzi di cibo, portaceneri colmi di mozziconi. In cucina c’è Sara, con un’aria molto provata. Sta preparando un caffè e, intanto, butta in un bicchiere d’acqua due pastiglie di Alka Selzer. Le pastiglie iniziano a sciogliersi e a fare il loro effetto effervescente. Sara va in soggiorno a bere. In quel momento entra anche Leo, con lo sguardo allucinato di chi ha dormito poco e ha un gran mal di testa. Leo vede il bicchiere che sfrigola sul tavolo.

 

LEO

Qualunque cosa sia, preparane uno anche per me.

 

Sara senza parlare si dirige barcollando in cucina e prepara l’Alka Selzer a Leo, glielo porta, lui beve tutto in un sorso.

 

SARA

Quel vaso… nel corridoi davanti a camera tua... é roba di valore secondo te?

 

LEO

A occhio non mi sembra.

 

SARA

Meno male…

 

LEO

Perché?

 

SARA

Qualcuno ci ha vomitato dentro

 

LEO

Ah…

 

Ancora una lunga pausa. Poi è Leo a parlare.

 

LEO

Ma quanti erano?

 

SARA

Tanti.

 

LEO

Cento? Centocinquanta?

 

SARA

Più o meno. Mi spiace... hai visto, io ho invitato solo i miei amici... a cena eravamo in sei... ma poi... s’é sparsa la voce... credevano che fosse una festa di Giorgio...

Ho iniziato a capire che c’era qualcosa che non andava quando é suonato per la quarta volta il citofono. Lì ho capito che sarebbe stato difficile non fare entrare più nessuno.

 

LEO

E avevano tutti bottiglie di vino... vodka... whisky... era dalla maturità che non mi ubriacavo così a una festa... di solito per me quello é un piacere più solitario.

Arrivavano a getto continuo. Qualcuno mi diceva... "ah, tu sei il famoso Giorgio!"... e io... "no... sono qui in affitto. Giorgio è all’estero, non lo conosco."

Dopo un po’ mi sono rotto i coglioni di spiegare a tutti la stessa cosa... sorridevo e stringevo mani. Forse l’equivoco é nato da lì... quando mi prendevano per Giorgio salutavo e stavo zitto. Certo che ne conosce di gente strana il tuo amico Giorgio...

 

SARA
Te l’avevo detto...

 

LEO

C’erano due attori a un certo punto... un uomo e una donna... mezzi fatti... ubriachi... lui diceva: "...ciao bella come stai... é tanto che non ti vedo... l’ultima volta che ti ho vista un negro tentava di farti la pelle in un giardino pubblico. " E lei: "ah sì. facevo Desdemona in un Otello all’aperto. "

 

Sara ride.

 

LEO

Tu ballavi e a un certo punto sono stato agganciato da uno mezzo ubriaco che ha iniziato a parlarmi di Giorgio a dirmi quant’é carino Giorgio... a raccontarmi le imprese erotiche di Giorgio... di che grande amatore fosse Giorgio... al che gli ho detto: ma che ne sai tu? E lui: perché anch’io sono stato un amante di Giorgio.

 

SARA

Che mal di testa... ho bevuto troppo.

 

LEO

Tu? Pensa che a un certo punto ero talmente ubriaco che in mezzo a tutto il casino di gente mi sono messo a guardare un tizio che mi sembrava di conoscere, uno che mi stava davanti a un po’ di metri di distanza. Lo guardavo, lui mi guardava, mi giravo poi lo riguardavo e lui era ancora lì che mi fissava. Mi sono detto magari lo conosco ma non mi ricordo chi é... ho fatto un segno con la mano... e me l’ha fatto anche lui... era lo specchio cazzo... ero io... col vestito di Giorgio e con i capelli che mi hai fatto tu.

 

SARA

Non farmi ridere... ho troppo mal di testa.

 

Leo cerca le parole per dire qualcosa a Sara.

 

LEO

Adesso, quando mi sono svegliato c’era una tizia... una donna... nel mio letto.

 

Sara guarda Leo un po’ stupita e un po’ contrariata.

 

SARA

Ah sì? (pausa) Nuda?

 

LEO

Abbastanza.

 

SARA

Bè in questo caso è probabile che non abbiate solo dormito.

 

LEO

Mmm... probabile.

 

SARA

Meno male che non volevi vedere nessuno... che volevi stare solo e che con le donne avevi chiuso...

 

LEO

Sono stupito più di te... non so cosa sia successo... dev’essere perché ho bevuto troppo e ho mischiato un sacco di roba... non me lo spiego altrimenti... non ho rapporti sessuali completi da più di due anni...

 

SARA

Sì, certo...

 

LEO

Non mi credi? Te l’assicuro.

 

SARA

Allora si vede che ne valeva la pena... la tizia, dico...

 

LEO

Forse... ma non me lo ricordo... Mi ricordo che abbiamo bevuto… che mi ha parlato anche lei di Giorgio... ma come sia finita nel mio letto, no. Mi devo essere perso qualche passaggio.

 

SARA

L’importante é che non se lo sia perso lei...

 

LEO

E tu? Ti sei svegliata con qualcuno nel letto?

 

SARA

Non ho bevuto abbastanza ieri sera... io.

 

Leo trangugia il bicchiere con l’Alka Selzer.

 

LEO

Io mi butto sotto la doccia e esco. Ho un pranzo di lavoro tra un’ora. Pensa tu alla bella addormentata.

 

SARA

Devo dirle qualcosa da parte tua?

 

LEO

No, niente… anzi, sì, dille che è stato bellissimo… e che lo rifarei… senza bere però… altrimenti non ho niente da raccontare agli amici il giorno dopo.

 

Leo esce di scena ma subito rientra.

 

LEO

Scherzo.

 

BUIO

 

 

SCENA 2

 

Leo e Silvia seduti ad un tavolino in proscenio come se stessero cenando a un ristorante.

 

SILVIA

Sono contenta per te.

 

LEO

L’hanno accettato... con tutte le modifiche che ho proposto... e m’hanno offerto un altro lavoro... ho già firmato il contratto.

 

SILVIA

Bene, no? Sei tornato quello di prima...

 

LEO

No, é solo lavoro... lo sai. Evidentemente posso lavorare in modo ineccepibile e allo stesso tempo disprezzare quello che faccio. Certo che non credevo che ce l’avrei fatta... dopo due anni... non credevo che avrei avuto ancora la testa per riuscirci.

 

SILVIA

E invece ce l’hai... io ero sicura... non ho mai dubitato.

 

LEO

Mi sembra che non possa essere vero... se mi volto indietro vedo ancora il baratro... lì, a pochi centimetri da me... e so che ci posso cadere dentro ancora... non riesco a convincermi di essere di nuovo capace di lavorare... di pensare ancora a qualcosa che non sia...

 

Leo si interompe, non riesce a continuare.

 

SILVIA

Non é così... non é più così... non lo capisci? Il baratro dietro di te non é più così vicino, l’hai superato... di poco ma l’hai superato... tu non lo vuoi ammettere nemmeno a te stesso... ma é così... tu stai meglio...

 

LEO

No... no...

 

SILVIA

Sì invece... non devi avere paura di dirlo... il tuo dolore può diminuire... e anche il mio... non c’é niente di male... te lo devi concedere questo pensiero... non c’é niente di male se adesso soffri un po’ di meno...

 

 

LEO

Ma non é così...

 

SILVIA

Non ti puoi odiare perché ti stai dando un po’ di tregua...

 

Leo non é in grado di replicare.

 

SILVIA

Questa notte ho fatto un sogno... anzi un incubo... era da tanto tempo che non mi ricordavo così bene i sogni che facevo. Eravamo insieme su una barca... una specie di gozzo di legno... ma non era solo una barca perché c’erano delle cose... cose di casa nostra... una poltrona... dei vasi... un paio di sedie... il televisore... insomma, a un certo punto tu ti sei sporto e sei caduto in acqua... io allora ti ho teso la mano per farti salire ma tu mi hai detto: "buttami il salvagente..." ma eri vicino potevi facilmente prendermi la mano, ma tu non volevi continuavi a dirmi "buttami il salvagente... dài...".Io mi guardavo in torno ma il salvagente non c’era sulla barca... c’era un sacco di roba inutile ma il salvagente no... allora ti ho detto "Prendi la mia mano... attaccati ". E tu continuavi a dirmi di buttarti il salvagente... ma il salvagente non c’era... tu eri stanco... tremavi... l’acqua era fredda... io ho allungato la mano ancora di più per prenderti ma tu non hai voluto... continuavi a dirmi che volevi il salvagente... poi non t’ho più visto...

 

LEO

Sono annegato?

 

SILVIA

Credo di sì...

 

LEO

E niente salvagente...

 

SILVIA

Ero così arrabbiata sai? Ero disperata ma anche arrabbiata... perché non volevi farti aiutare...

 

LEO

Ma io voglio farmi aiutare...

 

SILVIA

Non é vero...

 

 

LEO

Sì invece... e tu mi stai aiutando... molto più di quanto tu non possa credere...

 

SILVIA

L’unica cosa che faccio per aiutarti é starmene in disparte.

 

LEO

E se anche fosse? E’ tantissimo.

 

SILVIA

Basta che tu riesca a tornare quello che eri prima... quando riuscirò a riconoscerti... potrò riconoscere anche me...

 

Leo sorride, le prende la mano.

 

BUIO

 

 

SCENA 3

 

E’ sera, Leo é solo al tavolo da disegno, sta lavorando. Sul tavolo come al solito ci sono lattine di birra e altri alcolici. Suona il campanello dell’ingresso. Leo si alza e va ad aprire.

 

LEO

Bé? Non hai le chiavi? Non puoi aprire tu?

 

Non fa in tempo a finire la frase perché si interrompe, aprendo la porta anziché Sara davanti a lui c’é Franco.

 

LEO

Oh... no... ancora? Senti... io non voglio rincominciare... per favore...

 

FRANCO

No... aspetta...

 

LEO

Sara non c’é... io devo lavorare... non voglio discutere ancora...

 

FRANCO

Volevo scusarmi.

 

Leo guarda Franco stupito.

 

FRANCO

Mi sono vergognato come un animale... per quello che ho fatto... per come mi sono comportato... sono stato uno stronzo...

 

LEO

Ah... vabbé... non importa...

 

FRANCO

Ho bisogno di parlarti...

 

LEO

A me? Ma non vedo proprio...

 

FRANCO

Non mi dire di no Giorgio...

 

LEO

Come?

 

FRANCO

Ti prego...

 

Leo non sa cosa fare. Resta qualche istante titubante poi fa segno a Franco di accomodarsi e chiude la porta. Franco ha un atteggiamento cordiale, sembra proprio che non nutra nessun rancore nei confronti del presunto rivale.

 

FRANCO

Hai qualcosa da bere? Qualcosa di forte...

 

LEO

Sono le uniche cose che non mancano in questa casa.

 

Leo va a versare del cognac in un bicchiere e lo porta a Franco.

 

FRANCO

Grazie... tu non sai come sto male... non dormo più... non mangio... non vivo... non riesco a rassegnarmi al fatto che ho perso Sara.

 

LEO

Mi spiace... io credo che ti debba dire...

 

FRANCO

No... aspetta... voglio dirti tutto... io non ce l’ho con te... tu che ne sapevi... nemmeno mi conoscevi... io ti capisco... lei ti piaceva... ci hai provato... lei ci é stata...

 

LEO

Ecco, di questo volevo parlarti...

 

FRANCO

Non ti devi giustificare... probabilmente l’avrei fatto anch’io... é per questo che ti ho voluto chiedere scusa... però c’é una cosa... io lo so, adesso lei non ne vuole sapere di me... ma so anche che lei lo sente che io sono quello che l’ha amata più di ogni altro... sono sicuro... tu non te la devi prendere... ma la sera che ci hai trovati qui... lei... insomma io l’ho sentita... capisci? Per qualche istante... prima che entrassi tu qui dentro io l’ho sentita come tanto tempo fa... come quando stavamo insieme...

 

LEO

Sì... vi ho visti...

 

FRANCO

Se non fossi arrivato tu... lei... insomma forse l’avremmo fatto...

 

LEO

Non ho dubbi.

 

FRANCO

Come? Scusa...

 

LEO

Bé... era evidente...

 

FRANCO

E non te ne importa?

 

LEO

Bé, lei può fare quello che vuole... se dovesse capire che é ancora innamorata di te... io sarei contento... per lei e per te...

 

FRANCO

Me ne dai ancora?

 

Franco mostra il bicchiere vuoto a Leo, lui prende la bottiglia di cognac e glielo riempie. Franco beve.

 

FRANCO

Io ho sempre sentito parlare di te... e me l’avevano detto che eri una persona generosa... insomma... anche Sara diceva che eri fantastico... che avevi un modo tutto particolare di vedere le cose e che... non eri geloso, possessivo... che chi era vicino a te non poteva che essere felice e completamente libero. Io invece... sono tutto il contrario... quando amo qualcuno mi prende un terrore che... ho sempre paura di perdere chi amo... vivo nella preoccupazione costante... mi rovino la vita... e non ottengo niente... anzi tutto il contrario...

 

Franco resta in silenzio, Leo lo guarda.

 

LEO

Ancora cognac?

 

FRANCO

Sì...

 

Leo versa ancora da bere a Franco.

 

FRANCO

Io ci ho pensato... e adesso lo so... lo so perché sono venuto qui e ti ho aggredito... io non ce l’ho con te perché mi hai portato via Sara... no... io, ti volevo picchiare perché... perché volevo essere te e non potevo... non ne ero capace... io volevo essere Giorgio... perché tu... hai un potere sugli altri... non so se te ne rendi conto... é vero quel che diceva Sara: nessuno può serbarti rancore, né le tue donne, né gli uomini a cui hai portato via le loro donne.

 

Leo resta in silenzio. Franco finisce nuovamente il bicchiere di cognac.

 

FRANCO

Me ne daresti ancora un po’?

 

Leo senza parlare versa da bere a Franco che continua a bere.

 

FRANCO

Il mio problema sai é sempre stato la noia... io mi annoio sempre... qualunque cosa io faccia mi annoia... l’unica cosa che non m’annoia mai é l’amore... l’amore non m’annoia... Sara... lei non mi annoia mai... io con lei sono un altro... non so se hai presente... le donne di solito mettono in luce i nostri lati migliori... quando uno é innamorato tende a dare il meglio di sé... all’inizio almeno... io con lei ero fantastico... adesso che non c’é più... sono una merda... e io non voglio essere una merda... io voglio essere sempre fantastico...

 

LEO

E allora perché ti ha lasciato?

 

FRANCO

Perché ha incontrato te... eri più fantastico di me...

 

LEO

Io?

 

FRANCO

Quando lei ha conosciuto te... é cambiato tutto... e io lì allora non ho capito più niente... sono ritornato a dare il peggio di me... perché essere innamorati di una che non ti vuole é tutto l’opposto che essere innamorati di una che ti vuole...

 

Franco resta in silenzio capisce di aver detto un’ovvietà, non sa cosa dire. Finisce in un sorso tutto il contenuto del bicchiere.

 

LEO

Bevi sempre così tanto?

 

FRANCO

No... solo stasera... per farmi coraggio...

 

LEO

Senti ma adesso cosa vorresti da me?

 

Franco respira profondamente, cerca le parole giuste per parlare.

 

FRANCO

Io... volevo sapere se sei... innamorato...

 

LEO

Scusa?

 

FRANCO

Sì, lo so che me l’hai già detto quella sera... ma io lo voglio sapere adesso... con calma... senza di lei che ti ascolta... voglio sapere la verità...

 

LEO

Ma cosa importa? Non é a me che devi fare questa domanda... devi chiedere a lei se é innamorata di te...

 

FRANCO

Scusami... devo bere ancora... ma faccio io...

 

Franco si dirige verso la bottiglia di cognac e se ne versa mezzo bicchiere. Beve.

 

FRANCO

Fai conto che ti sia morto qualcuno di importante... una persona che ami tantissimo... prova a immaginartelo. Ci puoi riuscire?

 

Leo abbassa lo sguardo.

 

FRANCO

Cosa saresti disposto a fare per far rivivere questa persona?

 

Leo sospira e scuote la testa.

 

FRANCO

Ti prego... rispondimi.

 

LEO

Qualsiasi cosa.

 

FRANCO

Anche umiliarti... disperarti... renderti ridicolo, faresti qualsiasi sacrificio, faresti anche del male?

 

Leo fa una breve pausa.

 

LEO

Sì.

 

FRANCO

Anch’io.

 

LEO

E allora?

 

Franco si fa coraggio e beve.

 

FRANCO

E allora... allora... Mi sento male... mi gira la testa...

 

LEO

Forse dovresti smettere di bere.

 

FRANCO

Il fatto é che non so cosa fare... umiliarmi... piangere, disperarmi... fare del male a qualcuno... a te per esempio... non servirebbe a farla tornare...

 

LEO

Esatto.

 

FRANCO

Mi ammazzerei pure se servisse... ma io non lo so cosa può servire a farla tornare... ma una cosa so... di una cosa sono sicuro... tu sì... tu lo sai...

 

LEO

Io?

 

FRANCO

Sì... tu lo sai come posso fare...

 

Franco si porta le mani alla testa, ha uno sbandamento.

 

FRANCO

Mi sento male... posso sdraiarmi?

 

LEO

Sì... certo.

 

Franco si sdraia sul divano.

 

FRANCO

Oddio... mi gira tutto... tutto... mi sento la faccia anestetizzata... anche le mani... non sento più niente...

 

LEO

E’ il cognac...

 

FRANCO

Mi sento male... scusami... scusami...

 

LEO

E di che? Non ti preoccupare... stai calmo...

 

FRANCO

Io volevo spiegarti come mi sento... ma adesso... ho rovinato tutto... oddio... il soffitto... forse devo vomitare...

 

LEO

Vuoi andare in bagno?

 

FRANCO

No... non ce la faccio... non posso alzarmi... non posso...

 

LEO

Bé... mica puoi vomitare qui...

 

FRANCO

Non lo so... non lo so...

 

LEO

Vado a prendere un catino...

 

FRANCO

Scusami... scusami...

 

LEO

Cerca di trattenerti... capito? Aspetta...

 

FRANCO

Fai presto...

 

Leo si dirige verso la cucina e inizia a cercare un catino disperatamente.

 

LEO

Resisti...

 

Franco si porta le mani alla bocca quasi per costringersi a non vomitare, si gira su un fianco, mette il volto contro la spalliera del divano.

 

LEO

Respira... respira... sto arrivando... (tra sé) cazzo... dove l’ho messo... (a Franco) arrivo! Eccolo.

 

Dalla cucina proviene un rumore di oggetti rovesciati, poi finalmente Leo, con un catino in mano raggiunge Franco.

 

LEO

Eccolo... trovato.

 

Franco é immobile con il volto sprofondato nel divano.

 

LEO

Ehi... é qui... il catino... oh...

 

Franco non risponde. Leo inizia a preoccuparsi, lo prende per una spalla e lo scuote.

 

LEO

Ti senti male? Oh... mi ascolti?

 

Franco non risponde. Leo gli appoggia una mano sul collo, poi sul petto.

 

LEO

Vaffanculo... dorme, s’é addormentato ‘sto coglione...

 

Leo si allontana da Franco, si guarda intorno, é indeciso sul da farsi, poi si avvicina al tavolo da disegno e riprende a lavorare.

 

BUIO

 

SCENA 4

 

Notte. Sara, avvolta in un accappatoio sta leggendo un fumetto sul divano sul quale era sdraiato Franco. La porta d’ingresso si apre ed entra Leo. Sara alza lo sguardo e sorride.

 

SARA

Ciao, fatto tardi stasera... divertito?

 

LEO

Come un pazzo. Sono stato con un tizio, ubriaco fradicio a camminare sù e giù per strada per fargli passare la sbronza... e sai cosa faceva lui tutto il tempo? Mi parlava di te.

 

SARA

Di me?

 

LEO

Sì... di te, di quanto ti ama... di quanto sia meraviglioso fare l’amore con te... del profumo della tua pelle... del colore dei tuoi occhi... e altri particolari anche molto più intimi...

 

SARA

Ma cosa dici?

 

LEO

Poi m’ha raccontato una sua teoria sulla noia... la noia che é il vero male del mondo...

 

SARA

No, non ci posso credere... dimmi che non é vero...

 

LEO

Secondo lui la noia si divide in tre forme diverse... quella passiva... tipo scopare con il proprio marito e seguire con la mente i disegni della tappezzeria... quella attiva... tipica dei collezionisti, o di chi fa il bricolage o altre stronzate simili... e la noia ribelle... i teppisti che spaccano tutto allo stadio... i sassi dai ponti... hai presente?

 

SARA

Queste cose io le conosco tutte... non mi dire che... ti sei visto con Franco?

 

LEO

Non mi sono visto... é venuto qui. Ed é stato interessante, sai? Molto. Perché ho scoperto che io in fondo appartengo a tutti e tre questi tipi di persone... potrei fare sesso, bricolage e teppismo con lo stesso disinteresse e con la stessa noia... non é uno stupido quel ragazzo... in fondo é un tipo passionale... innamorato della vita... e ha cuore... molto più di me che non ho avuto il coraggio nemmeno questa volta di dirgli che non sono Giorgio.

 

SARA

Ma cosa voleva?

 

LEO

Sapere da Giorgio come fare per riaverti.

 

SARA
E Giorgio cosa gli ha detto?

 

LEO

Giorgio ha vissuto di rendita... ha puntato tutto sull’enorme opinione che tutti hanno di lui per non pronunciarsi e per lasciargli credere quello che voleva.

 

SARA

E cioé?

 

LEO

Cioé... che forse... se ti ama davvero... forse... ce la farà... o qualcosa del genere... molto banale... ma che vuoi in fondo mica sono Giorgio io. Però l’ho portato a casa... gli ho fatto una tisana calda e l’ho messo a letto.

 

SARA

Ecco... questo forse Giorgio non l’avrebbe fatto...

 

Leo osserva Sara e nota che tiene sulle gambe un fumetto.

 

LEO

Cosa leggi?

 

SARA

Ah… ho trovato dei vecchi Topolini nella tua camera. Ne ho preso uno…

 

Leo non risponde, si avvicina a Sara. Lei, perplessa e un po’ intimorita, gli porge il giornalino. Lui lo prende e resta a guardarlo senza parlare poi lo sfoglia con un sorriso triste é visibilmente turbato

 

LEO

Lo leggevi Topolino da piccola?


SARA

Sì.

 

LEO

Ci hai mai pensato? Solo zii e nipoti, in Topolino. Nessun padre, nessuna madre, nessun figlio. È per via del sesso… non si fa sesso né a Topolinia né a Paperopoli. E non si muore. Sono i tre assiomi della Disney: non si fanno figli, non si muore… e i topi indossano guanti gialli.

 

SARA

Ti piacerebbe vivere a Paperopoli?

 

Leo annuisce. Sara sorride dolcemente.

 

SARA

Perché hai paura di avere figli? O di morire? O perché vorresti dei guanti gialli?

 

LEO

Là non ci si riduce come il tuo amico Franco... e nessuno fa finta di essere un’altra persona per sentirsi più interessanti, più sensibili e più apprezzati.

 

SARA

Mi spiace di averti messo in questo guaio... forse ti sei pentito di avermi ospitata...

 

LEO

No... non ancora... spero che non arrivino altri innamorati... potrei iniziare a prenderci troppo gusto nel fingermi Giorgio... e potrei anche cominciare a pretenderne i diritti...

 

SARA

Cioé?

 

LEO

Bé, visto i rapporti che ci sono stati tra voi due... c’é il rischio che io inizi a entrare nella parte fino in fondo.

 

SARA

Il rischio? Non si direbbe… è quasi un mese che vivo qua… e… di rischi non ne ho corsi mai.

 

LEO

E ti dispiace?

 

Sara non risponde.

 

LEO

Io sono un tipo molto rispettoso.

 

SARA

Ci sono casi in cui il rispetto dopo un po’viene sentito come indifferenza.

 

LEO

Indifferenza? Lo sai sono due anni che ho chiuso con le donne...

 

SARA

Se si esclude l’intermezzo di qualche sera fa...

 

LEO

Quella non vale ero ubriaco e non mi ricordo di niente...

 

SARA

D’accordo... non vale... comunque sarà anche rispetto ma a me sembra che non te ne importi niente di me...

 

LEO

Ah sì? Allora bisogna porre subito rimedio... o é troppo tardi?

 

Leo si avvicina a Sara, le accarezza il viso e il collo.

 

SARA

Meglio tardi che mai…

 

I loro volti si avvicinano.

 

LEO

Forse dobbiamo fare un’altra festa... così se mi ubriaco un’altra volta forse succede ancora qualcosa... però con la persona giusta.... anzi voglio farne tante... tutti i giorni... dobbiamo festeggiare tutti i giorni...

 

Si baciano.

 

SARA

E cosa vuoi festeggiare?

 

LEO

Questa casa... Giorgio... il mio lavoro nuovo... te...

 

Si baciano ancora.

 

SARA

Sei sicuro di voler festeggiare?

 

LEO

Sicurissimo. Ho deciso che voglio smettere di annoiarmi. Ha ragione Franco, sai?

L’unica cosa che non annoia mai é l’amore... quando uno é innamorato tende a dare il meglio di sé... e io il meglio di me non so più dove l’ho lasciato.

 

Si baciano ancora, poi lentamente scivolano sul divano.

 

BUIO

 

SCENA 5

 

Silvia é in proscenio con un grosso pacco colorato tra le mani. Davanti a lei c’é Leo. Lei sorride lui invece é serio, contrariato.

 

LEO

Cosa hai fatto?

 

SILVIA

Io? Tu piuttosto sono settimane che non ti fai vedere... non mi hai più chiamato.

 

LEO

Quel pacco che hai in mano...

 

SILVIA

E allora?

 

LEO

Cosa c’é dentro?

 

SILVIA

Un pupazzo... di peluche... un orso... é bellissimo...

 

Leo é visibilmente nervoso.

 

LEO

Perché? Perché?

 

SILVIA

Sai che giorno è oggi?

 

LEO

Certo che lo so.

 

SILVIA

Ho preso un regalo per il compleanno di Francesca. E tu? Ti sei dimenticato?

 

LEO

No... non mi sono dimenticato... solo che é inutile… non ha più senso… io non ce la faccio a vederti… non ce la faccio nemmeno così… io ho fatto degli sforzi... ma anche tu li devi fare... ti comporti come se fosse tutto normale... come se non fosse successo niente... ancora... dopo tutto questo tempo... pensi di aiutarmi così?

 

Leo sembra sconvolto. Si accende una sigaretta, gli tremano le mani, é sconvolto sembra che stia quasi per piangere.

 

SILVIA

Lo so… lo vedo che per te é difficile... e l’ultima cosa che voglio è vederti soffrire così.

 

LEO

Lo so bene che anche tu stai male. Ma tu sei più forte… lo sei sempre stata... ma non puoi chiedermi di tornare ad essere quello che ero e poi... perché hai comprato questa cosa? (indica il pacco)

 

SILVIA

E’ tutto molto più semplice di come credi tu... io non sono pazza, sai? Solo che io sto male se certe cose non le faccio… tu invece… stai male se le fai... ma non c’é niente di sbagliato... né in quello che fai tu... né in quello che faccio io. Io devo fare qualcosa tutti i giorni... anche delle piccole cose... magari qualcosa che so solo io... che é dentro di me... altre volte invece ne faccio delle altre più evidenti... e lo so... lo so bene che tu non le capisci... ma almeno ci devi provare... io non ti obbligo a comportarti come me... ma almeno capiscimi... come io ho sempre capito te.

 

I due rimangono senza parole, Silvia lo guarda con un sorriso, poi lo bacia delicatamente sulla bocca. Leo la guarda negli occhi, poi le accarezza il viso.

 

LEO

Mi é costato tantissimo vederti oggi... tantissimo... non so se ce la farò ancora...

 

Silvia guarda la giacca che indossa Leo.

 

SILVIA

E’ nuovo questo vestito?

 

LEO

Come?

 

SILVIA

Il vestito... non te l’ho mai visto...

 

LEO

Sì... é... é nuovo...

 

SILVIA

E’ bello... e anche i capelli... sono diversi... sono più...

 

LEO

(nervoso) Sì... sì... sono diversi...

 

SILVIA

Stai bene... sono contenta...

 

Silvia si avvicina a Leo con il viso.

 

SILVIA

Hai un profumo diverso dal solito...

 

LEO

Hai capito cosa ti ho detto?

 

SILVIA

(rassicurante) Sì... l’ho capito... non ti preoccupare... ho capito tutto.

 

Silvia si volta e si allontana.

 

BUIO

 

 

SCENA 6

 

Leo e Sara rientrano in casa, ridono e scherzano sono visibilmente alterati dall’alcol, barcollano. Leo si dirige subito verso il suo tavolo da disegno sul quale sono appoggiate alcune bottiglie, si versa dell’whisky e beve, poi va a prendere una birra nel frigorifero. Sara invece inizia a prepararsi una pista di coca sul tavolino davanti al divano.

 

SARA

Era una festa piena di stronzi... però mi sono divertita... mi sono divertita a prenderli per il culo... ma li hai visti? Sembravano in divisa aziendale... ‘ste giacchette blu sciancratine... le cravatte con il nodone... i polsini con i gemelli d’oro... le scarpe tutte uguali... tutti vestiti allo stesso modo, come il loro capo... cosa stai bevendo?

 

LEO

Whisky... birra...

 

SARA

Tutt’e due?

 

LEO

Whisky per bere... e birra perché ho sete... vuoi provare?

 

Leo si avvicina a Sara portandole whisky e birra.

 

SARA

Cosa prima?

 

LEO

Prima whisky.

 

SARA

(bevendo nell’ordine indicatole da Leo) Buono...

 

Tutt’e due continuano a versarsi sia whisky che birra nei bicchieri.

 

SARA

Mi gira la testa.

 

LEO

Non sei abituata.

 

 

SARA

C’era un cretino... tu non ti sei accorto... hai presente quello alto... moro...occhio azzurro... col ciuffo tenuto dal gel...

 

LEO

No...

 

SARA

Certo stavi facendo il cretino con quella bionda tinta... la valletta...

 

LEO

Valletta?

 

SARA
Sì... quella che sculetta in TV... a quella trasmissione sul calcio?

 

LEO

M’aveva detto che faceva la presentatrice...

 

SARA

Insomma questo inizia a raccontarmi che se volevo... mi faceva lavorare in televisione...

 

LEO

Ah sì? In qualità di... valletta?

SARA

Presentatrice... si dice presentatrice... insomma mi racconta ‘sta trasmissione... "VIVERE INSIEME" una storia di gente incazzata, che si odia da una vita... che dopo essersi insultati per un’ora devono fare pace... e poi dopo che hanno fatto pace devono vivere insieme per una settimana in vacanza con una telecamera e una troupe dietro al culo che li spia... una stronzata assurda... e lui tutto contento che gli sembrava di avermi raccontato la trasmissione del secolo... e io a ridere... e più lui mi spiegava e più io ridevo... a un certo punto, non sò come é stato, ci siamo ritrovati da soli nel cesso...

 

LEO

Voi due? Al cesso? E io dov’ero?

 

SARA

Sempre con la presentatrice... insomma questo allora diventa serio, mi fa un sorriso da americanone sicuro di sé e chiude la porta a chiave... cerca di baciarmi... mi mette una mano fra le gambe...

 

LEO

Che velocità.

 

SARA

Deve averlo visto fare in un film... io sono scoppiata a ridere... ma tanto... così tanto che questo si é bloccato... non sapeva cosa fare... ci ha pensato su ed é tornato alla carica... e io giù a ridere ancora... ma questa volta ridevo così forte che mi stavo facendo la pipì addosso. Fortuna che eravamo in bagno, mi sono alzata la gonna... e mi sono seduta.

 

LEO

(ride) Hai pisciato?

 

SARA

Sì... che dovevo fare? Lui é inorridito... é diventato tutto rosso, mi ha chiesto scusa ed é uscito senza nemmeno chiudere la porta... un vero cafone.

 

LEO

Addio valletta di "VIVERE INSIEME"...

 

SARA

Che dici sopravviverò? Mi gira la testa... devo respirare.

 

Sara si alza e va alla finestra che é spalancata, si affaccia e guarda fuori. Leo la raggiunge e l’abbraccia standole alle spalle. Inizia a baciarle il collo, le spalle, la accarezza.

 

SARA

Ehi... ancora? Non ti puoi rifare di due anni di arretrati in dieci giorni... io sono una ragazza delicata, romantica... ogni tanto ho anche voglia di guardare la luna.

 

LEO

La luna?

 

SARA

Sì... c’é la luna piena... guarda.

 

Leo guarda fuori dalla finestra.

 

SARA

Cosa ne pensi della luna?

 

LEO

Io? Della luna? Cosa devo pensare?

 

SARA

Tutti pensano qualcosa della luna.

 

LEO

Sei ubriaca.

 

SARA

Quando ero piccola sapevo tutto sulla luna... lo sai perché le pianure della luna si chiamano mari? Perché una volta si pensava che fossero pieni d’acqua... li conosci? Il mare del nettare... la baia della rugiada, il mare dell’umido, il mare della crisi...

 

LEO

Il mare della crisi? Quello sì... lo conosco bene...

 

Leo continua a baciare Sara sul collo, lei lo allontana.

 

SARA

Perché non mi parli mai? Non mi dici mai niente di te.

 

LEO

Eh? In che senso? Cosa ti devo dire...

 

SARA

Non so niente di te.

 

LEO

Non c’é niente da sapere... dài... e poi ti ho già detto tutto...

 

SARA

No... non m’hai detto quello che conta veramente...

 

LEO

Quello che conta é quello che c’é adesso... sù... basta...

 

Leo cerca ancora di baciare Sara, lei con un gesto veloce si siede sulla finestra.

 

LEO

Sei pazza? Siamo al quinto piano...

 

Sara si sporge con la schiena verso il vuoto, Leo la tiene.

 

LEO

Che cazzo fai?

 

SARA

Hai paura che cada?

 

LEO

Smettila...

 

SARA

Mi gira la testa... ho le vertigini...

 

LEO

Per favore... per favore...

 

SARA

Lo sai cosa sono le vertigini?

 

LEO

Sara...

 

SARA

Credi che siano la paura di cadere? No... sono la voglia di precipitare... strano che tu non lo sappia... tu non hai voglia di precipitare?

 

Sara finge di cadere all’indietro ma contemporaneamente cinge la vita di Leo con le gambe.

 

LEO

Sei una cretina... vuoi farmi crepare?

 

SARA
Ti preoccupi per me? Perché?

 

LEO

Vieni via di qui...

 

SARA

Perché?

 

LEO

Perché... per poco che abbia un uomo... s’accorge che potrebbe avere anche di meno.

 

SARA

E io sono il poco... vero?

 

Leo non risponde.

 

SARA

Io sono il poco che tu hai... mentre quello che conta sta da un’altra parte... vero?

 

Leo abbraccia Sara che ora non si oppone più, la solleva dalla finestra e la depone a terra.

 

SARA

Perché non mi parli? Per quanto tempo vuoi andare avanti a fingere di essere uno che ha iniziato a vivere da quando abiti qui dentro?

 

LEO

Da quando ho conosciuto te.

 

SARA

No, io sono solo come questa casa...

 

LEO

Da quando sto con te sto meglio...

 

SARA

Sbagliato... dovresti dire... "da quando sto con te sono un altro"...

 

Sara ride, abbraccia Leo, lo bacia. Lui la bacia si fa più appassionato, lei lo allontana.

 

SARA
Ho fame... non ho mangiato niente in quel posto... non hai fame tu?

 

LEO

Ma sono quasi le due...

 

SARA

E allora? Ho fame... ci sarà qualcosa aperto in giro, no? Mi ci porti? Dài... dài...

 

Leo la guarda, sorride, la bacia.

 

LEO

Andiamo.

 

BUIO

 

SCENA 7

 

Notte. Leo é in casa da solo. Ha una camicia bianca con alcune macchie di sangue sul petto e sul collo. Ha un taglio sulla fronte e una mano fasciata. Beve del whisky direttamente da una bottiglia e fuma nervosamente.

Il campanello di casa suona. Leo va ad aprire la porta, davanti a lui c’é Franco.

 

FRANCO

Cosa é successo? Cosa ti sei fatto? Ma come sei conciato... cosa é successo?

 

Leo non sa come iniziare a parlare.

 

FRANCO

Allora? Me lo vuoi dire? Sara dov’é?

 

LEO

Siediti. Per favore siediti. Adesso ti spiego... solo che faccio fatica... vuoi bere qualcosa?

 

FRANCO

No...

 

Leo beve ancora direttamente dalla bottiglia. Ogni movimento gli costa fatica, si capisce che ha dolori in tutto il corpo.

 

LEO

Mi spiace di averti svegliato a quest’ora di notte... ma era importante... dovevo parlarti...

 

FRANCO

E allora parla.

 

LEO

Tu però mi devi ascoltare... questa volta devi ascoltare tutto quello che ho da dirti... e devi credermi... ho bisogno che tu mi creda... davvero. Io e Sara siamo andati a una festa questa sera... eravamo allegri... abbiamo bevuto... più del solito, insomma non solo bevuto... ma stavamo bene... molto bene... lei ha ballato... abbiamo fatto tardi e... poi siamo tornati a casa, ma Sara aveva fame... ha voluto uscire... siamo andati a mangiare in un posto che sta aperto fino a tardi... al ritorno, in macchina eravamo un po’ sù di giri... la radio al massimo...

 

FRANCO
E allora?

 

LEO

Un cane... improvvisamente... un cane ci ha attraversato la strada... grosso... molto grosso... nero... c’era buio... è rimasto impietrito dal bagliore dei fari... io non l’ho visto... cioé l’ho visto troppo tardi... ho cercato in tutti i modi di evitarlo ma non ce l’ho fatta e siamo finiti fuori strada. Siamo finiti contro un palo... io non capivo più niente... non so cosa sia successo... ho visto Sara di fianco a me... perdeva sangue dalla testa... l’ho chiamata, non rispondeva... l’ho presa... l’ho tirata giù dalla macchina... credevo fosse morta... ero convinto... ma poi si é mossa, respirava ancora... era viva ma non mi rispondeva... poi qualcuno si é fermato e ci ha portati in ospedale...

 

FRANCO

E adesso?

 

Leo beve ancora.

 

FRANCO

Cazzo, parla!

 

LEO

E’ fuori pericolo... ha una commozione cerebrale... le hanno dato dei punti in testa... ma... sta bene... sta bene...

 

Franco si avvicina a Leo minaccioso.

 

FRANCO

Sta bene? Pezzo di merda... hai anche il coraggio di dire che sta bene? Da quando sei entrato nella nostra vita é successo l’inferno... adesso a momenti l’ammazzi...

 

LEO

Non ho finito... ho delle altre cose da dirti...

 

FRANCO

Anch’io ho delle altre cose da dirti.

 

Franco sferra un pugno a Leo che essendo ubriaco cade a terra. Franco é infuriato si avvicina a Leo e gli tira un calcio nel fianco. Leo si piega su se stesso per il dolore ma non reagisce.

 

FRANCO

Me l’hai portata via, adesso la stavi ammazzando... ma cosa vuoi da me? Perché mi hai chiamato? Per consolarti? Eh?

 

Franco si piega su Leo gli alza la testa e gli sferra un altro pugno. Leo continua a non reagire, si limita a cercare di contenere la furia di Franco.

 

FRANCO

Se muore io ti ammazzo... lo sai?

 

LEO

No... non muore... é fuori pericolo. Aspetta... lasciami parlare... aspetta.

 

Leo cerca di rialzarsi, e con molta fatica ci riesce.

 

LEO

Tu hai ragione... hai ragione... ma aspetta... ti devo spiegare...

 

Franco guarda Leo e attende che vada avanti a parlare. Leo si volta e prende dal tavolo da disegno la scatola che contiene alcune fotografie, si avvicina a Franco e gliele mostra.

 

LEO

Guarda.

 

Leo prende una fotografia e la consegna a Franco.

 

LEO

Qui vedi? Questo sono io... sette anni fa circa...

 

FRANCO

Che cazzo me ne frega...

 

LEO

Aspetta... guarda... vedi? Questa... di fianco a me é mia moglie Silvia.

 

Leo mostra un’altra fotografia a Franco.

 

LEO

Questa é il giorno del matrimonio... io e lei... in chiesa. Mi sono sposato in chiesa.

 

FRANCO

Non sapevo che fossi sposato... Sara non me l’ha mai detto.

 

Leo prende un’altra fotografia.

 

LEO

Questa é mia moglie... col pancione... incinta all’ottavo mese.

 

Poi prende un’altra foto.

 

LEO

Questa é di quattro anni fa... io e Silvia e... qui in mezzo a noi... c’è Francesca... mia figlia.

 

FRANCO

Non ci capisco più niente...

 

LEO

Lo so... aspetta... fammi finire...

 

Leo mostra ancora una fotografia a Franco.

 

LEO

Qui Francesca ha sei anni.

 

Franco inizia a intuire che Leo é sincero e che sta cercando di dirgli qualcosa di importante.

 

FRANCO

Dove vuoi arrivare?

 

LEO

Questa é mia moglie e questa mia figlia... una bambina bellissima, vero?

 

FRANCO

Sì... assomiglia a tua moglie.

 

LEO

Sì... uguali...

 

Leo guarda la foto con un sorriso straziato, Franco lo osserva stupito.

 

LEO

Non ho finito.

 

Leo estrae di tasca il proprio portafogli dal quale sfila la carta di identità.

 

LEO

Io la verità te l’avevo detta subito... ma tu non mi hai creduto.

 

Leo consegna la carta di identità a Franco che la apre senza capire, poi la guarda.

 

LEO

Io non sono il mitico Giorgio... vedi? Mi chiamo Leo... e non sono né meraviglioso, né affascinante... scusami.

 

FRANCO

Ma come? Io...

 

LEO

Mi sono servito di questa casa... di Sara... di te, ma non l’ho fatto apposta... é successo senza che me ne accorgessi... c’era tanta gente che mi parlava di Giorgio... che voleva che io fossi Giorgio... che si comportava come se io fossi Giorgio... e io avevo tanta voglia di non essere più io... così ci ho provato davvero.

 

FRANCO

Ma perché? Io non capisco.

 

LEO

Due anni fa è morta mia figlia Francesca. Aveva otto anni. È successo in estate al mare è annegata sotto al molo della spiaggia vicina ad una casa che avevamo preso in affitto. L’abbiamo persa di vista per pochi minuti, cose che possono capitare ogni giorno a chi ha dei bambini. Ma quella volta non è stato come al solito… si é allontanata e... l’ho tirata io fuori dall’acqua. Aveva imparato a nuotare da poco, quando faceva il bagno portava dei grossi bracciali gialli... ma quel giorno non li aveva, forse si è sporta dal molo per prendere qualcosa... non lo so. Eravamo due persone felici, io e mia moglie, innamorate e felici. Avevamo una bambina bellissima e la amavamo.

 

Leo non riesce a proseguire. Franco è stupefatto.

 

LEO

(sforzandosi) Non so bene cosa mi è successo, dopo... non l’ho mai capito... Avevo bisogno di mia moglie, ma nello stesso tempo averla vicina aumentava il dolore. Ha smesso di essere la donna che amavo. Ha cominciato a essere solo la mamma di Francesca. Abbiamo smesso di essere Leo e Silvia… eravamo solo i due i genitori di una bambina morta. L’hai visto anche tu, in quella foto… Silvia assomiglia così tanto a Francesca. Quando la guardavo vedevo mia figlia e non riuscivo a dimenticare... mai... capisci? Ero convinto che non sarei mai più riuscito a vivere standole vicino... non sono più riuscito a fare niente, ho smesso di lavorare, di dormire... sono rimasto due anni a guardare il soffitto di casa mia e a bere... immobile... sempre intontito dall’alcol.

 

FRANCO

E lei?

 

LEO

Lei... cercava di farmi coraggio... di spingermi a riprendere una vita normale... ma io non ce la facevo... così... me ne sono andato. Non resistevo più. Non riuscivo più a parlarle. La nostra quotidianità, i discorsi fatti tanto per fare… non avevano più senso. L’unica cosa che aveva senso era la più dolorosa, la più inutile… parlare di Francesca. Forse Silvia avrebbe anche voluto un altro figlio, ma io non potevo, perché la mia vita era finita insieme a quella di mia figlia.

 

Leo fa un’altra pausa.

 

LEO

Io mi rifiutavo di dimenticarla, ma era il non dimenticarla che mi impediva di vivere... se guardavo il volto di mia moglie vedevo quello della mia bambina.

E non potevo avere un altro figlio... non potevo sostituirla... volevo difendere e custodire il passato. La parola dimenticare mi faceva orrore.

Desideravo ancora mia moglie, la amavo tantissimo ma non potevo fare l’amore con lei... perché mi sembrava assurdo... mostruoso... perché era così che era nata Francesca... e non potevo spostare un sentimento su un altro bambino. Non ho più fatto l’amore con mia moglie... mai più. Forse se avessimo avuto un altro figlio prima che Francesca morisse... se avessi imparato ad amare un altro bambino prima della sua morte... ma dopo no... ero immobile, bloccato dal dolore.

Non potevo sostituire la mia bambina... potevo semmai sostituire me. Annullare me stesso, diventare un’altra persona.

 

Leo beve ancora dalla bottiglia di whisky.

 

LEO

Quando sono arrivato in questa casa ho avuto l’occasione per farlo… un altro appartamento, altri vestiti, altre amicizie, anche un altro nome: Giorgio. Ma soprattutto un’altra vita, fatta di scherzi, di feste, di risate. Come nei fumetti di Topolino e Paperino dove nessuno ha figli, dove nessuno muore… pensavo di riuscire a farla diventare così, la mia vita... una cosa finta... senza dolore.

Ma stasera mi sono reso conto che non é possibile. Che non esiste una vita in cui le persone non muoiono. Solo Paperino non muore mai. Quando ho visto Sara immobile ho pensato che fosse morta. Ho capito che gli altri possono sempre andarsene, può capitare ogni giorno e io devo accettarlo, se voglio una vita vera e non la vita di un altro.

 

Franco é esterrefatto, confuso.

 

FRANCO

Quindi tu... e Sara... non stavate insieme?

 

LEO

Quando sei venuto qui la prima volta no, non stavamo insieme... ti ho raccontato delle balle... anche perché erano quello che tu volevi sentire... poi più avanti... é successo... lei é bella... é piena di vita... e io ero Giorgio ormai.

 

Un’altra pausa.

 

LEO

Ma oggi non lo sono più... e so quello che devo fare... solo che lei ha bisogno di qualcuno che le stia vicino, che l’aiuti, che le voglia bene e che la curi quando uscirà dall’ospedale... e non posso essere io...

 

FRANCO

Cosa vuoi dire?

 

LEO

Quella sera che ti sei ubriacato, ricordi? Eri convinto che io... anzi che Giorgio, sapesse quello che dovevi fare per farla tornare... avevi anche detto che quando uno é innamorato tende a dare il meglio di sé... ecco, é questo che devi fare ora... se la vuoi ancora é il momento per dare il meglio di te... domani in ospedale, quando si sveglierà non troverà me... tu le spiegherai tutto.

 

FRANCO

Ma é te che vuole.

 

LEO

No... assolutamente... non posso essere io quello che vuole... perché io non voglio lei. Tu invece sì. Lei lo capirà... tu stalle vicino e lei lo capirà... vedrai.

 

Franco é senza parole resta in silenzio qualche istante.

 

FRANCO

Mi spiace per prima... io non volevo... ho perso la testa.

 

LEO

Non ti preoccupare...

 

FRANCO

Io... non sapevo... non ti volevo fare male...

 

LEO

Non mi hai fatto male...

 

 

FRANCO

Se l’avessi saputo...perché non me ne hai parlato prima?

 

LEO

Non lo so... volevo andare avanti così... non so per quanto...

 

Franco guarda ancora le fotografie di Leo.

 

FRANCO

...una bambina bellissima... hai ragione, assomiglia alla mamma... gli occhi forse... gli occhi sono i tuoi... avete gli occhi buoni... tutti e due.

 

BUIO

 

 

SCENA 8

 

Silvia e Leo sono in proscenio illuminati dal bagliore azzurrognolo della luna.

 

SILVIA

Hai visto? C’é la luna piena.

 

LEO

Ultimamente ho conosciuto una persona che sapeva un sacco di cose sulla luna... lo sai perché le pianure della luna si chiamano mari?

 

SILVIA

Perché una volta si pensava che fossero pieni d’acqua...

 

LEO

Ah... lo sapevi?

 

SILVIA

Perché? Tu no?

 

LEO

No... non so... forse non me lo ricordavo. Chissà come dev’essere guardarci da lassù? Magari ci sembrerebbe tutto diverso.

 

SILVIA

Forse sì. Se ci vedessimo ridere, soffrire, piangere, litigare, amare... forse sarebbe tutto più chiaro con un po’ più di distanza.

 

LEO

Hai ragione...

 

SILVIA

Da là in alto si vedrebbe più chiaramente la strada da fare... e anche se é dura, difficile, dolorosa... non si correrebbe il rischio di sbagliarla o di perderla.

 

LEO

E si potrebbe sapere se c’é qualcuno che poi ci aspetta alla fine.

 

Silvia guarda Leo, sorride.

 

BUIO