O.G.M. Organismi Geneticamente Modificati

Commedia in nove mesi e due parti... cesarei

di Enzo Ferrara


Personaggi:
Stefano, padre di Giulio
Monica, madre di Giulio
Aldo, padre di Evai Eva


SCENA 1°

Scena: sala d'aspetto di medico. Alcune sedie. Due porte ai cui lati, due lampade rosse     spente.
Entrano Ste. Mon.

Si siedono in silenzio e si guardano intorno. Sono emozionati. Hanno saputo da poco di essere in attesa di un figlio. Monica è nervosa e tesa.

Stefano: Cos'hai?
Monica: Niente.
Stefano: Sei tesa, nervosa. Rilassati.
Monica: Rilassati! Come se fosse facile... io ho paura.
Stefano: Ancora! Ma di che cosa? Non è niente di doloroso.
Monica: Ma io non parlavo del dolore. Tu lo sai! Io mi chiedevo se quello che stiamo     facendo è giusto o sbagliato.
Stefano: Di nuovo! Ne abbiamo discusso per giorni.
Monica: Si ma io ho ancora dei dubbi.
Stefano: Allora, sentiamo.
Monica: E non fare quella faccia, come se io fossi una deficiente che... non capisce... io     non ci sto dormendo la notte...
Stefano: Me ne sono accorto.
Monica: Tu invece sei certo, non hai dubbi, non hai incertezze. Mi fai una rabbia, tu e     tutti quelli come te... quelli che SANNO; i possessori della VERITA'... mi fate     venire     un nervoso...
Stefano: Io non sono uno che possiede la verità; ho anch'io i miei dubbi, che credi..., ma     quello che voglio farti capire è che noi stiamo solo mettendo più... benzina nel     motore, che se non servisse, al massimo, avremmo un po' di benzina in più nel     serbatoio. Ma devi toglierti dalla testa che noi si sta compromettendo il suo     destino.
Monica: Per esempio... se... lui (indicando la propria pancia) quando sarà giovanotto     verrà a saperlo - e lo saprà - ci può accusare di... aver cambiato la sua personalità?     Che ne sappiamo... che ne sappiamo noi. Metti... che invece di essere un uomo di     successo vuole fare il... frate frappista o l'orologiaio o l'impiegato al catasto?
Stefano: (come riprendendo un vecchio discorso) Allora: quello che noi stiamo facendo     non è cambiare la sua personalità; noi, semplicemente, stiamo modificando certe     sue caratteristiche genetiche, rafforzando la presenza di alcuni aspetti... per     esempio: se nel suo Genoma c'è scritto che egli ha... mettiamo la creatività con     valore... 30, noi la facciamo portare a valore 100; se la sua intelligenza ha valore     50, noi la facciamo portare a 100...
Monica: ... e questo non vuol dire cambiare la personalità?
Stefano: Allora vogliamo un figlio perdente? Vogliamo mettere al mondo solo un     numero? una comparsa? Già lo vedi adesso com'è difficile farsi largo nella vita,     fra vent'anni sarà una lotta all'ultimo sangue, te lo dico io. Se non hai grinta,     determinazione, e diciamolo anche spregiudicatezza non fai un passo. Come me:     impiegato con la condanna di fare l'impiegato a vita.
Monica: Ma a me piace che tu fai l'impiegato. Cosa c'è di male a fare l'impiegato.     Abbiamo la nostra casa, i nostri amici, i nostri spazi...
Stefano: Siii, i nostri spazi!... cosa sono i nostri spazi? Le ferie? Venti giorni tutto     compreso in alberghi di quarta categoria? La pizza nella trattoria "A Marechiaro"     ogni 20 giorni?
Monica: Non esageriamo... il viaggio di nozze lo abbiamo fatto a Parigi.
Stefano: Bel viaggio di nozze! Quindici giorni a guardare i prezzi dei ristoranti e dei     musei. E poi Parigi non è che sia una grande meta: ci vanno cani e porci.
Monica: (maliziosa) Beh, però ci siamo divertiti anche quando mangiavamo un panino     in albergo.
Stefano: Senti... io non voglio forzarti, quindi se tu non vuoi, va bene, non lo facciamo...     ma poi, quando lui non troverà lavoro e sarà un "nessuno" in mezzo a tanti     "nessuno", non venirmi a dire che io non te l'ho avevo detto...
Monica: Ma chi ti dà la sicurezza che il mondo fra vent'anni sarà così... brutto... una     giungla...
Stefano: E a te? Chi ti da la sicurezza che non lo sarà?
Monica: Tu sei pessimista...troppo... tu... tu credi... vedi nemici dappertutto... stai sempre     col fucile puntato... non si può vivere così.
Stefano: Okay... okay. Vogliamo aprire un dibattito sullo stato del mondo? "La visione di     Stefano Camogli sulla società del futuro". Introdurrà la relazione la dottoressa     Monica...
Monica: Quando fai così... ti detesto... sei insopportabile...
Stefano: Scusami... ti chiedo scusa. Non lo so... forse hai ragione tu, dovrei essere meno     pessimista... ma... io sento - forse troppo - la responsabilità di essere padre...     vorrei dare a mio figlio... tutto quello che ho... e non possiedo niente... e dandogli     quest'opportunità mi sembra... di dare il massimo...

(L'entrata in scena di un'altra coppia: Aldo e Claudia, frena la discussione e lascia i due in uno stato di sospensione)

Claudia: Buon giorno.
Stefano: Buon giorno.
(imbarazzo fra i quattro. Si siedono)
Aldo: Scusate... anche voi...?
Stefano: Si.
Claudia: Anche noi. (Pausa) Mio marito dice che facciamo bene.
Monica: Anche il mio.
Claudia: Già. Oggi con la... cibernetica...
Aldo: Genetica. Si chiama genetica.
Claudia: Appunto con la ... genetica... perché non approfittarne, giusto?
Stefano: Giusto!
Aldo: Ma si, io guardi... sono un uomo pratico. Oggi per vincere la partita della vita     bisogna avere in mano le carte giuste. Lo dico sempre io: vuoi vincere? O ti alleni     o ti compri la partita! Non è così?
Stefano: Si, certo.
Claudia: E poi mica facciamo qualcosa di male. Anzi... lei che ne dice signora?
Monica: Si... non so.
Claudia: Mio marito mi ha detto: vedrai che con questi accessori nostra figlia farà molta     strada. Io spero tanto che arrivi al successo. Lei cosa vuole che diventi sua figlia?
Monica: E' un maschio. Il nostro è un maschio.
Claudia: La nostra è una femmina. Abbiamo parlato al professore e glielo abbiamo     detto: deve essere bella, anzi bellissima, alta e... con le sue cosine al posto giusto     (ride).
Aldo: Cara signora la nostra è una società di leader, se non sei un leader, non sei     nessuno. E per essere leader ci vogliono i numeri...
Claudia: 180, 90, 50, 90. Questi sono i numeri che abbiamo scelto per nostra figlia.     Siamo indecisi se fargli fare la presentatrice tivù o la presidentessa del consiglio,     ma si vedrà.
Aldo: Ti ho detto che non dobbiamo scegliere noi, sarà lei stessa a scegliere. Non siamo     mica nel medioevo; e poi dov'è il libero arbitrio? Cosa ne dice lei? (rivolto a     Stefano)
Stefano: Certo, certo... sono d'accordo.
Aldo: Anche lei... sta...?
Stefano: Beh, il mio... il nostro è un maschio, non è quindi la bellezza la cosa     importante...
Aldo: ...per quanto... io non la sottovaluterei. Anche se l'intelligenza e la cultura... e     insomma... ma se uno ha un bel... personale, ha la sua importanza. Diciamo la     verità essere telegenici oggi è indispensabile. Capirà, con tutte le telecamere che     ci sono in giro: banche, supermercati, incroci. E poi il rischio di essere ripreso     dalla tivvu mentre cammini: interviste, sondaggi, ecc. è del 72%; statistiche alla     mano. Se lo lasci dire da me: oggi essere belli è una necessità. Lei signora che è     una donna lo può dire, no?
Monica: Beh, il fascino è... fascino; se uno c'è l'ha...
Aldo: Ecco appunto. Ha detto bene la signora: fascino! Il fascino vuol dire carisma;     carisma: leadership. Lo dico sempre io: vuoi lasciare un'impronta nel mondo?     Dagli un calcio!
Stefano: Oppure lo danno a te.
Aldo: Bravo, bravo. Vedo che la pensiamo nello stesso modo. Dicano quello che     vogliono i moralisti, i filosofi... la verità è che nel mondo c'è la guerra anche dove     c'è la pace. Da una parte c'è chi vince e dall'altra chi perde. Lo dico sempre io: la     guerra non si fa solo con i missili, si fa anche con gli assegni. E' d'accordo?
Stefano: Storia vecchia. Bisogna lottare, ma soprattutto ci vogliono gli strumenti giusti.
Aldo: E quelli (cospiratore) qui... ci sono! Mi hanno detto che se uno volesse...(si     guarda attorno) qui... si potrebbe... (parla all'orecchio di Stefano) però ci     vogliono molti soldi. Ma il prossimo, glielo ho detto a mia moglie, lo     programmiamo, facciamo un maschio e allora si farà il trattamento SUPER. Non     so se mi spiego.
Monica: Io ho un po' di paura e lei signora?
Claudia: Ma no, signora io l'ho visto in televisione è una semplice puntura. Zac e basta.
Monica: Ma speriamo si faccia presto e non ci siano problemi con la gravidanza.
Claudia: Nessun problema. Il dottore mi ha rassicurato. Anche se noi siamo fra i primi,     lui mi ha detto che nel futuro lo faranno tutti.
Aldo: Noi siamo dei precursori! Siamo l'avanguardia! Lei, caro signore, lei ed io con le     nostri consorti siamo fra quelli che guardano oltre! Capisce: OLTRE. Perché la     società non si migliora: si compra! Mi fanno ridere tutti questi cretinetti che fanno     i cortei, le manifestazioni, con le loro bandierine, gli striscioni, i cappellini... i     loro slogan con la rima, tutti felici e contenti; ma cosa avete da ridere? cos'è tutta     quest'allegria? State manifestando contro le ingiustizie? Allora incazzatevi! Ma     poi cos'è questa fissa della "società più giusta"? Più giusta per chi? Ma non si sa     che, se una cosa è giusta per te non è giusta per me? Ma poi che cos'è questa     libidine sulla giustizia? Cos'è la giustizia, un medicinale che guarisce tutti i mali     del mondo? Chi la produce? E' un'azienda quotata in borsa? Nel Mib 30, dov'è?     Ma fatemi il piacere... lo dico sempre io: la giustizia me la faccio da me! Dico     bene     signor... Io sono Aldo.
Stefano: Stefano. E io sono uno di quelli... quelli che facevano i cortei. Perché io ci ho     creduto ai cortei, alle manifestazioni, io ci ho creduto nel Socialismo. Quando io     scrivevo Socialismo, lo scrivevo con la S maiuscola, io. E quando andavo alla     sezione mi toglievo il cappello, manco entrassi in chiesa, io! E li ho visti tutti i     compagni... compagni... ma che vuol dire compagni; se siamo compagni, siamo     compagni, mica tu puoi andare in Maserati e io in 127. Mica tu puoi andare da     Chez Maxims e io da Zio Peppe. La lotta di classe? Ma chi la fa questa lotta? Io     lotto e tu guardi. Si, la conosco la storia del piccolo borghese, del qualunquista,...     si, io sono un qualunquista, ma mio figlio no! Mio figlio non sarà uno qualunque,     mio figlio vi farà un culo così a tutti.

(Le luci rosse davanti alle due porte si accendono ad intermittenza)
(dopo un momento di panico, Monica si stringe a Stefano che la incoraggia. Claudia guarda Aldo che con lo sguardo sicuro gli fa cenno di andare tranquilla. Le due donne entrano.)

SCENA 2° (Secondo mese di gravidanza)

(Il palcoscenico apparirà come diviso in due. In una parte di esso, entra Monica con un accenno di gravidanza. Sistema qualcosa come una donna affaccendata in lavori domestici. Dopo un po' entra Stefano)

Stefano: Monica, tesoro... ma devi per forza fare questi lavori pesanti?
Monica: Ma che lavori pesanti! Ho solo spostato due sedie.
Stefano: Dicevo... visto il tuo stato...
Monica: Stefano sono solo al secondo mese di gravidanza, lui è ancora poco più di un     embrione... un organismo unicellulare... non è nemmeno un feto.
Stefano: Mi fa impressione chiamare nostro figlio... embrione... feto. Avevamo scelto di     chiamarlo Giulio, allora chiamiamolo Giulio.
Monica: Non si era ancora deciso. Io avrei voluto chiamarlo Giuseppe. Sei tu che hai     deciso di chiamarlo: Giulio.
Stefano: Giuseppe è... banale, normale... non ha spessore...
Monica: Giulio invece ha spessore! Lo so a chi hai pensato quando hai deciso questo     nome...
Stefano: Non ho pensato quello che tu pensi che io  abbia pensato. Giulio per me è solo     un nome che ha più... fascino, è più...
Monica: E' più, è più... mi sembra di essere la madre di Superman. Quando uscirà dalla     pancia che farà? Un volo in sala parto? Atterrerà sul mio seno, con l'ultra succhio     mi tirerà tutto il latte, poi andrà a salvare il mondo da una collisione di meteoriti e     tornerà in tempo per la poppata di mezzogiorno.
Stefano: Spiritosa, molto spiritosa.
Monica: Io voglio essere una madre normale di un figlio normale. NOR MA LE! Non     posso cambiare i pannolini ad un bambino che mi guarda come se io fossi una     deficiente.
Stefano: Ma che cosa credi che nostro figlio sarà alto 3 metri, parlerà in latino... mangerà     come un dinosauro. Giulio sarà un bambino normale. Guarda cosa gli ho     comprato. Sono passato in libreria e... gli ho preso questo libro.
Monica: Le fiabe famose !
Stefano: Fiabe. Come a tutti bambini noi gli racconteremo le fiabe. Guarda, guarda la     fiaba di Pollicino...
Monica: E c'è anche quella di Cappuccetto Rosso, la piccola fiammiferaia,...
(Si sentirà la voce di un attore che parlerà come se fosse il figlio nel grembo materno mentre le luci andranno lentamente calando)
Voce Figlio: (nauseato) Che schifo! Ma dove sono capitato?
Stefano: Già lo vedo... quando gli racconterò la storia di Pollicino: C'era una volta un     bambino piccolo, piccolo...
Monica: Io gli racconterò quella del gatto con gli stivali...
Voce Figlio: E io dovrei stare altri sette mesi con questi due minorati psichici?
Stefano: Guarda, guarda... questa gliela voglio raccontare io...
Monica: No, no, io. Gliela voglio raccontare io.
Stefano: No, è meglio che gliela racconto io, questa è una fiaba per ometti e lui è un     ometto...
Voce Figlio: Ometto? Io: ometto?! Cretini! Imbecilli! Sottosviluppati! Eh, no! Io devo     fare qualcosa... una penna, un agenda... niente, non ho niente. Stupidi invece delle     fiabe per deficienti mi dovevate comprare, un tablet, un portatile. Li c'è una     penna, meglio che niente.
(La madre viene presa da convulsioni)
Stefano: Cosa hai... stai male... tesoro...
Monica: Non lo so ho avuto come una... dilatazione... ma non può essere... è stata una     strana sensazione.
Voce Figlio: Una penna. Meglio che niente. Dove scrivo? Qui.
    "Oggi ho conosciuto la proprietaria dell'utero in cui sono rinchiuso. E' stato     deprimente. Come tutti i grandi uomini anch'io devo vivere il mio periodo di     sofferenza. La mia attraversata del deserto ha inizio. Ma la mia indomita volontà     mi farà superare questa triste fase e mi porterà fra sette mesi alla liberazione.     Punto.
    (mentre il figlio scrive la madre ha attacchi di solletico alla pancia.)
Stefano: Strana questa cosa. Appuntiamola, lo diremo al dottore. La penna... hai visto la     mia penna?
Monica: Era quì!

(I due si mettono a cercare la penna. Intanto le luci si abbassano su questo lato del palcoscenico e si accendono in progressione sull'altro lato.






SCENA 3° (Terzo mese di gravidanza)

( In scena Aldo e Claudia. Lei fa ginnastica di preparazione al parto. Aldo al suo fianco fa da trainer)

Aldo: un, due, tre, quattro.....Che fai? Ti fermi?
Claudia: Ma io sono stanca!
Aldo: Non ti ricordi cosa ha detto il dottore: la ginnastica fa bene alla piccola.
Claudia: Ma scusa devo fare io la ginnastica per lei? Quando nascerà se la farà da sola.
Aldo: Eh, no, non va bene... se non c’è intesa, non c’è gioco di squadra. Devi capire che     tu farai oggi per lei quello che, poi lei, farà per te.
Claudia: Ma siamo sicuri che poi lei farà per noi quello che dici tu?
Aldo: No, scusa, ragioniamo: noi stiamo assemblando un prodotto unico. Io ci ho messo     la materia prima, tu la mano d’opera; abbiamo chiamato un progettista designer     d’altissimo livello, quello che uscirà fra quattro mesi sarà il frutto di un lavoro     d'equipe, e su questo prodotto noi abbiamo l’esclusiva. Questa è la prima regola     degli affari: oggi s’investe, domani si ricava.
Claudia: Domani!? Fra vent’anni!
Aldo: Ma che vent’anni... Subito! Appena nasce: servizio fotografico già venduto al     settimanale “Il mio bebè”: “Eva, la prima bambina geneticamente modificata in     esclusiva”. E questo è solo l’inizio perché poi: pubblicità per pannolini, pappine,     cremine, bamboline con la sua immagine, gadget, figurine, calendari, talk show...     la nostra sarà una famiglia azienda: Aldo, Claudia e figlia SPA, quotati anche in     borsa.
Claudia: Saremo anche in televisione? Se mi intervistano che cosa devo dire?
Aldo: Stai tranquilla che parlo io. Tu lo sai che ho fatto la scuola di recitazione e sono     anche apparso in televisione.
Claudia: Insomma... apparso... Hai fatto l’uovo sodo in una pubblicità dell’insalata di     riso.
Aldo: E il fermento lattico nello spot dello yogurt?
Claudia: Già dimenticavo: il tuo cavallo di battaglia.
Aldo: Si si. prendimi in giro; ma sai benissimo che erano interpretazioni d’alta scuola,     perché è facile fare un ruolo normale: Macbeth, Otello, ma è quando ti devi     immedesimare in un fermento che si vede il grande attore ed è li che io ho     superato il metodo Stanislavski.
Claudia: Sarà... ma conoscendoti ho paura che tu ti lasci andare e cominci ad uscire dal     seminato.
Aldo: Guarda che io non esco mai dal seminato, casomai: allargo i concetti, amplio la     discussione, sviluppo le idee.
Claudia: Ed è proprio questo quello che mi preoccupa: la tua tendenza ad allargare la     discussione.
Aldo: Amore, tu devi avere fiducia in me. Devi avere la consapevolezza che l’uomo che     tu hai accanto non è una persona qualsiasi. Vedi tesoro, l’umanità si divide in due     grandi categorie: chi pensa e chi fa. Io sono il compendio di queste due grandi     scuole, perché io: penso e faccio. Faccio in quanto penso e penso in quanto     faccio. In me l’uomo d’azione e il pensatore trovano la sua sintesi perfetta.
Claudia: Quando fai così mi fai venire i brividi. Mi chiedo se la materia prima che tu hai     graziosamente messo a disposizione per la nascita di Eva non poteva già, di per     se, generare una creatura speciale.
Aldo: Cosa vorresti dire?
Claudia: Che avremmo potuto risparmiare soldi e tempo.
Aldo: C’è una nota di ironia che non credevo facesse parte delle tue corde. Bene, bene,     mi compiaccio, segno che la gravidanza ti fa bene. Vogliamo continuare a     lavorare?
Claudia: Ma io non voglio fare ginnastica.
Aldo: Sentiamo: cosa vorresti fare?
Claudia: Mi piacerebbe... litigare.
Aldo: Come: litigare?
Claudia: Litigare, fare una bella litigata, urlare, dire parolacce, insultare...
Aldo: Ma... litigare... con chi?
Claudia: Con te!
Aldo: ...ma... noi... non abbiamo mai litigato.
Claudia: E ti sembra normale?
Aldo: Ma... non ti capisco... per essere normale... dobbiamo litigare?
Claudia: Non lo so, ma mi piacerebbe tanto litigare con te.
Aldo: E va bene... se ci tieni... litighiamo.
Claudia: Si, ti prego.
Aldo: Chi inizia?
Claudia: Io? Come si inizia un litigio...
Aldo: Ma non so... bisognerebbe, intanto, stabilire il motivo, cioè: per cosa litighiamo?
Claudia: Per cosa litighiamo?
Aldo: Non lo so... Io scarterei il litigio per motivi politici,? No! Potremmo litigare per     motivi religiosi? No! Per motivi etici? No! Ci sono: motivi economici! Un     classico del litigio.
Claudia: Si mi piace! Dai! Dai! Comincia...
Aldo: Si... dunque... ah, si! Perché spendi tutti i soldi in sciocchezze e non... fai     economia?
Claudia: E io che devo risponderti?
Aldo: Non lo so... mettici anche tu un po’ di impegno, inventa...
Claudia: Io non faccio economia... perché non mi piace.
Aldo: Ma che razza di risposta è questa? Mettici un po’ di... passione, di violenza... e     insomma devo dirti tutto io... possibile che tu non riesca a fare niente senza di me!     Mi sembri un cretina...
Claudia: Cretina tu lo dici a tua sorella.
Aldo: Eh, mmm... brava, vedi... se ti impegni... riesci. Perché, poi dietro le apparenze, tu     non sei proprio...
Claudia: Proprio cosa? Vorresti dire che io sono una stupida, una imbecille, una che: se     non ci fossi tu, non potrebbe fare niente? Dillo, vediamo se hai il coraggio di     dirlo...
Aldo: Non volevo dire questo. Volevo solo dire che a volte le apparenze ingannano..
Claudia: Cioè, che anche se sembro una scema poi in fondo riesco a farmi rispettare?     Sappi che se c’è uno stupido fra di noi quello sei tu, caro il mio pensatore,     pensatore dei miei stivali. (pausa) Allora? Come sono andata?
Aldo: Bene... brava... ma come primo litigio può andare; non vorrei ti affaticassi troppo.
Claudia: Allora possiamo continuare domani?
Aldo: No! Non domani. Facciamo fra... 20, 30 giorni. (Come fra se) Mi comincia a     preoccupare. (rivolto a lei) Intanto direi di continuare a fare ginnastica... e ricorda     che noi stiamo costruendo un’azienda.
    Ma ora devo andare... avevo il cellulare... hai visto il mio Microtac? Accidenti a     loro, li fanno così sottili questi telefonini... accidenti... ma dov’è...
(Mentre i due cercano il telefonino si sente nel buio il suono di una pulsantiera e una voce femminile)
Voce figlia: Pronto! Hellò... c’è qualcuno fuori da questo utero? Qui dentro è una noia.     Pronto, voi non mi conoscete, non potete conoscermi perché io devo ancora     nascere; da quello che posso capire ci vorranno ancora sei mesi, sei lunghi mesi.     Ma non scoraggiatevi perché il giorno che io ci sarò faremo una grande festa.     Ciao a tutti.



SCENA 4° (Quarto mese di gravidanza)

(in scena Monica che legge un libro. Dalla radio si diffonde una musica particolare, Grieg o Cage, fatto di silenzi e di rumori)
Entra Stefano, canticchiando una canzoncina… viva la pappa col pomodoro, o un altra semplice.

Stefano: Larallalla,.... Ciao amore, come sta la mia donna panciuta?
Monica: ........
Stefano: Bene? Bene! Cosa fai, leggi?
Monica: .............
Stefano: Che leggi? (prende il libro) John D. Barrow, "Da zero a infinito, La grande     storia del nulla". Cos'è un libro di barzellette?
Monica: Ma che barzellette. E' un libro sull'energia; l'energia dell'universo. Spiega che     l'energia totale dell'universo è zero. Se si sommano tutte le masse del cosmo, si     ottiene una grande quantità di energia positiva. Tu conosci Einstein?
Stefano: ...chi il russo, l'attore della... portaerei Potem... Potiunkin..
Monica: Macchè portaerei, quella era la corazzata e non c'entra niente con Einstein.     Einstein è il fisico della teoria della relatività. E=mc2, cioè energia uguale massa     per velocità della luce al quadrato. Ora però bisogna però aggiungere l'energia     gravitazionale, che è negativa. In realtà le equazioni di Einstein richiedono solo     che la somma sia esattamente zero, indipendentemente da quanto grande sia     l'universo... Ma cosa hai? Sei pallido!
Stefano: No... sono un po' stupito...
Monica: Perché? Questa è una visione meccanicistica della fisica, io sono per la teoria     dell'inflazione, secondo la quale furono le proprietà stesse del vuoto primordiale     che, date le temperature così elevate, avevano leggi fisiche differenti. La gravità,     per esempio, era repulsiva, e ciò spinse il vuoto a espandersi in maniera iper     accelerata... Ma perché fai quella faccia? Non ti convince l'idea del Big Bang?
Stefano: No... il Big Bag lo trovo... interessante, cioè... non so che cavolo sia ma... io     rispetto le idee di tutti... Ma che cosa ti succede. Tu... tu non parlavi cosi... sei     sempre stata una persona... semplice, ti annoiavi a seguire in tivu i programmi     scientifici... "Quark"! Appena appariva Piero Angela ti spaventavi; ti emozionavi     davanti ad un Bancomat, non hai voluto il cellulare perché, mi hai detto, che non     lo sapresti usare... e adesso parli come uno scienziato.
Monica: Beh, ho letto qualche libro e mi sono documentata.
Stefano: Qualche libro? E dove li hai presi questi libri?
Monica: Li ho ordinati via Internet e mi sono arrivati una settimana fa. Quelle scatole li.
Stefano: (apre una scatola e estrae alcuni libri) ... La palingenesi strutturale del     macrocosmo, Il simbolismo metafisico nelle filosofie escatologiche, L'economia     strategica del clavicembalo polifonico secondo Schopenauer... e li hai...     letti...tutti?
Monica: Noooo! Ce ne sono ancora due scatole nello sgabuzzino.
Stefano: Monica, tesoro, ma ti senti bene?
Monica: Mi sento benissimo. Perché?
Stefano: Come perché? Ma... ma ti sembra normale che tu, che la cosa più scientifica     che hai letto è la ricetta del baccalà alla livornese, ti metta a leggere... Il     “simbolismo metafisico nelle filosofie escatologiche”...?
Monica: Ma io non riesco a frenarmi... appena vedo un libro... sento la voglia     irresistibile di leggerlo, e appena lo finisco ne voglio un altro, e poi un altro... è     come una fame che non si placa mai. Stefano, lo so che ti può sembrare strano,     ma non riesco ad arrestare questa fame. Di notte mentre tu dormi io mi devo     alzare per andare a vedere i programmi scientifici, trasmessi in inglese, e sai una     cosa... orribile?
Stefano: Cosa?
Monica: Io li capisco!
Stefano: In inglese?
Monica: Si!
Stefano: Non è possibile!
Monica: Siii! E non solo l'inglese, anche il tedesco, e il francese; l'altra notte hanno     trasmesso un film russo in lingua russa, e io...
Stefano: ...e tu?
Monica: Dopo cinque minuti... lo capivo! Eppoi... guarda... (gli mostra dei fogli)
Stefano: Cos'è? Non ci capisco niente, cosa sono formule?
Monica: E' uno studio sulla riutilizzazione delle scorie radioattive. Invece di buttarle,     con tutti i grossi problemi di smaltimento, ho elaborato un sistema che partendo     dalla fisica quantistica e microscopica, dalla chimica organica e biogenetica,     pensa, possiamo ricavare ancora energia fino ad impoverirle di sostanze     radioattive e utilizzarli come concime per l'agricoltura.
Stefano: Tu... hai fatto tutto questo?
Monica: (impaurita) Si... ma io non so come... mi sono seduta e... ho cominciato a     scrivere e scrivere e scrivere... il mio cervello sembrava volesse scoppiare, mi     giravano in testa formule, numeri, parole difficilissime mai sentite, e io scrivevo,     scrivevo... Tu lo sai che io a scuola tremavo davanti ad una radice quadrata.     Stefano io ho paura. Che mi sta succedendo?



SCENA 5° (Quinto mese di gravidanza)

(Claudia è davanti allo specchio, si sta truccando. Anche in lei non vi è traccia molto evidente del suo stato di gravidanza. Aldo e seduto al tavolo e sta facendo contabilità)

Aldo: Ma qui mancano due milioni, anzi per essere esatti: due milioni e 180 mila euro.     Non scherziamo ragazzi...
Claudia: Ma da dove mancano questi due milioni?
Aldo: ...e 180 mila euro, anche se sono spiccioli possono sempre far comodo.
Claudia: Ma di che soldi parli? milioni, miliardi,... ma di chi sono tutti questi soldi?
Aldo: Nostri.
Claudia: Nostri?
Aldo: Saranno nostri, appena nasce nostra figlia, Eva: la prima donna geneticamente     modificata.
Claudia: Ma come fanno a mancare se ancora li dobbiamo avere?
Aldo: Questa è contabilità preventiva. Sono cose che tu non puoi capire. Troppo     complesse per la tua testolina.
Claudia: Vorresti dire che io sono una deficiente e tu sei la mente della famiglia?
Aldo: Ma non te la devi prendere, non ti voglio mica offendere. E' un fatto di ruoli e di     competenze. Io ho un ruolo da protagonista, perché mi è stato assegnato dalla     storia. Non l'ho scelto io: mi è stato assegnato. Io sono un fatalista, uno che crede     nel destino, nel fato. Nella storia dell'evoluzione umana qualcuno aveva già     scritto che io sarei stato il primo uomo a procreare una figlia geneticamente     perfetta. Cosa dovevo fare: ribellarmi alla storia?
Claudia: Ma in questa storia c'era scritto solo il tuo nome? Il mio, non c'era?
Aldo: Siii! In qualche libro si troverà anche il tuo di nome, ma questi sono dettagli... e     come se nella storia del progresso scientifico ci fosse il nome della moglie di     Marconi. Si, si sa che c'era una moglie... ma non era importante...
Claudia: Questo alto concetto che tu hai delle donne vale anche per tua figlia?
Aldo: Ma cosa c'entra adesso... la figlia è la figlia... che sarà anche potenzialmente più     intelligente della media delle donne, ma sarà sempre una donna. Lo dico sempre     io: la donna è nata per procreare e non per creare.
Claudia: Vedi Aldo, io, alla tua rozzezza, alla tua volgarità, ci dovrei essere abituata, e     invece riesci sempre a stupirmi. Io da qualche tempo, cioè da quando sono     incinta, ho cominciato a chiedermi: ma perché ho scelto quest'uomo? Fra tanti che     popolano la terra, sparsi nei cinque continenti, io ho scelto te. Cos'eri tu? Il mio     karma? o forse una colpa o un trauma della mia infanzia mi portava al     masochismo, all'autopunizione fisica e psichica?
Aldo: Claudia... ma che dici... come ti permetti...
Claudia: Come mi permetto io? Come ti permetti tu! Come puoi pensare che io possa     sopportare le tue farneticazioni, le tue sciocchezze, la tua sola presenza. Io! Un     simbolo della bellezza, della femminilità, io sto con un essere senza charme,     senza sex appeal: praticamente una nullità.
Aldo: (esasperato) Claudia... io... io sono buono e calmo, ma se io mi incazzo...
Claudia: Che fai? Voglio vedere che fai, quando ti incazzi... allora? Vuoi farmi vedere     quanto sei cattivo? quanto sei maschio?
Aldo: Guarda Claudia, io non voglio reagire; Vedi come sono calmo, guarda le mie mani:     ferme, immobili. E sai perché? Perché io sono: un uomo! Sai cos'è un uomo? E'     dolcezza e virilità; calma e forza; e adesso con tutta la calma, la dolcezza del     mondo ti chiedo: ma che... (cambiando tono) che cosa ti ha preso Claudia, non ti     ho mai visto così... cosìììì... cosi.
Claudia: Non lo so... Aldo, ci sono momenti che mi guardo allo specchio e non mi     riconosco. Non so cosa sia, ma sono momenti terribili.
Aldo: Dobbiamo dirlo al dottore... non è normale... tu non sei mai stata... (la guarda     sospettoso) non volevo dire che tu non sia... cioè non voglio dire che tu sei... ma     non sei mai stata... mi capisci?
Claudia: No!
Aldo: Non importa. Ma quando sei così... così, avvisami.
Claudia: Così come? Io sono sempre così; ma poi, perché ti dovrei avvisare? Di cosa ti     dovrei avvisare. Sei tu, casomai, che devi avvisarmi quando devi parlare con me.     Potrei anche non avere voglia di vederti. Ora lasciami sola ho bisogno di     concentrazione, di rilassarmi... un corpo bello ha bisogno di una bella mente, e io     ho una mente bellissima... vai.
Aldo: (attonito e spaventato) Si... si... vado, vado.

(Si abbassano le luci da questo lato e si alzano dall'altro)

Una luce illumina lo spazio occupato da Aldo, che prende un cellulare. Forma un numero; all'altro capo una luce illumina lo spazio occupato da Stefano che risponde al suono del suo cellulare.

Stefano: Pronto
Aldo: Sono io, Aldo... ti ricordi...
Stefano: Ciao, come va?
Aldo: Bene, benissimo, alla grande.. e a te?
Stefano: Bene, bene.. tutto bene..
Aldo: Che facciamo continuiamo a dire balle o vogliamo parlare sul serio?
Stefano: In che senso...
Aldo: Vuoi forse dirmi che a te va tutto bene?
Stefano: Siii, nooo, qualche piccolo problemino.
Aldo: Figuriamoci... “problemino” e anche piccolo... cos'è un atomo...
Stefano: vabbè.. ho dei problemi... (stava per dire. “problemi...ni) problemi...
Aldo: Vediamo se indovino... tua moglie sta dando di matta...
Stefano: Ssssss...si, se così si può dire...
Aldo: Si può dire, si può dire, te lo dico io...
Stefano: Non so cosa gli sta succedendo, non riesco a capirlo... è strana...
Aldo: La mia da' i numeri... roba da non credere... la tua?
Stefano: Non lo so, mi sembra una invasata... sai quel film dove gli extraterrestri ti     mettono nella fava e ti cambiano il cervello? Ecco così.
Aldo: Quà nella fava ci mettono noi, altro che... io devo parlare con il dottore, mi deve     spiegare che cosa sta succedendo a Claudia... non la riconosco più...
Stefano: Che gli succede?
Aldo: Fa cose strane... mi contraddice... sempre, lei non lo faceva mai, gli potevo     raccontare le cose più assurde...
Stefano: Dipenderà dalla gravidanza, ho sentito delle storie strane sulla gravidanza,     storie di donne che diventavano pantere, tigri...
Aldo: Ma che cazzate... una donna in gravidanza al massimo può avere voglia di un     gelato al finocchio, no, no, questo è l'effetto della cosa che gli hanno fatto.
Stefano: Deve essere cosi anche per la mia... figurati che lei, mia moglie, ieri ha riparato     il televisore che si era rotto, figurati...lei non sapeva cambiare il filtro alla moka...
Aldo: No, no, domani voglio parlare con il dottore.
Stefano: Anch'io ci voglio parlare, domani...
Aldo: Domani abbiamo l'appuntamento per la visita di controllo...
Stefano: Ci vediamo li.
Aldo: Okay, a domani.

Chiudono il telefono
Entra Claudia che parla al cellulare.

Claudia: ... vuoi sapere perché ti chiamo? Perché ho bisogno di capire, devo capire     perché nella mia vita ho sempre scelto degli imbecilli... nooo, tu sei il quinto della     lista, ne devo contattare altri cinque, no, l'undicesimo l'ho sposato... no, ho     bisogno che tu mi ascolti,  devo capire perché ho scelto sempre uomini di scarto?     i rifiuti, i più cialtroni... calmati, calmati... è una ricerca che mi è stata ordinata dal     mio analista... mi ha proprio chiesto di fare una full immersion nella stupidità dei     miei ex... no, tu come imbecille eri solo al terzo posto, il primo posto l'ho     assegnato a Fantini Luigi terza b... ma se vuoi posso assegnarti il secondo posto...     ma che fa... pronto... pronto... ha chiuso?

(entra Aldo)

Claudia: Ha chiuso!
Aldo: Chi ha chiuso?
Claudia: Un imbecille.
Aldo: Un altro? Fai la collezione...
Claudia: Una vecchia collezione...
Aldo: Ah già! Adesso sei una intellettuale...
Claudia: Non ti rispondo per educazione...

Entra Monica seguita da Stefano. Le due donne, ai due lati del palcoscenico si guardano e sbarrano gli occhi stupite, sentono, senza riuscire a frenarsi una attrazione reciproca che li porta a congiungersi al centro del palcoscenico: pancione contro pancione.
Le due pance come incollate l'una a l'altra.
Stefano e Aldo sbigottiti e sorpresi tentano di staccare le due donne tirandole dalla loro parte. Dopo sforzi riescono.
(L'attrazione magnetica delle loro pance può essere una gag che si può ripetere)

Stefano: Non capisco più niente... mi avevano assicurato che non ci sarebbero stati     problemi nella gravidanza...
Aldo: Eh eh... lo vedi,  che ti dicevo... e invece... qui non si dorme più, non si mangia     più...
Stefano: Anche per voi?..
Aldo: Per me! Lei dorme! E' un disastro... ah, ma io adesso glielo dico allo...     scienziato... se non siete ancora sicuri, non li fate queste cose... oppure ci date     le istruzioni per l'uso...    
Stefano: Dici benissimo... Anche mia moglie... cose, cose inimmaginabili... ma     non so     se adesso si possa tornare indietro...
Claudia: Tornare indietro!? Ma siete ammattiti?
Monica: Dopo tutto quello che abbiamo fatto... non ti va più il figlio super?
Claudia: Si e la figlia quotata in borsa?
Stefano: Noi volevamo solo creare una famiglia! E' un delitto volere dei figli?
Aldo: Ecco... giusto! I figli perché i figli sono importanti... i figli     sono...l'avvenire,     sono... (cerca le parole)
Stefano: ...si... sono il futuro... sono... sono...
Claudia: so piezze e core! Ma fatemi il piacere! Quando mai avete pensato ai figli in     questi termini...
Monica: Mai! Per voi i figli sono soltanto la rivincita contro la società che vi ha     escluso...
Aldo: Escluso chi? Casomai sono io che ho escluso la società.
Claudia:  (agli altri) Si, lui ha emarginato l'universo mondo..
Aldo:  Si, si, l'ho emarginato, perché non mi merita...
Claudia: Basta, per favore basta con questa storia, non ne posso più...
Monica: Non credo sia il caso di mettersi a fare sedute di Debriefing...
Aldo: Cos'è questo... debrific...
Monica: DEBRIEFING!
Stefano: (al Aldo) Vedi! Vedi, che ti dicevo' Adesso quando parla non la capisco.. usa     termini strani...
Monica: Va be, scusate, volevo dire sedute di terapia psicoanalitica familiare, ecco     non mi sembra che questo sia il momento e il luogo.
Aldo: Okay, lasciamo stare questo... “coso” che ha detto lei, ma una messa a punto     della situazione ci vuole!
Stefano: Sono d'accordo, dobbiamo fare una revisione.
Claudia: Revisione, messa a punto cosa siamo diventate delle automobili?
Stefano: Calmiamoci, ora la cosa più importante è chiedere al dottore, quali possono     essere gli sviluppi di questa situazione...
Monica: Non c'è bisogno di chiedere al dottore...
Claudia: No, non c'è bisogno.... noi lo sappiamo...

(Si accendono le luci rosse)
(Le donne si mettono una di fronte all'altra e subito si attraggono e uniscono le loro pance. Mentre i due uomini cercano di separarli tirandole, la musica cresce e le luci si affievoliscono.)

SCENA 6° (Sesto mese di gravidanza)

(Monica è in scena e sta parlando al telefono in una lingua straniera)

Monica: (si simulerà una lingua con un linguaggio da Granmelot)

(entra Stefano con dei fogli in mano)

Stefano: Telegrammi, telegrammi, lettere, lettere dalla Scandinavia, Sud America,     Svezia... ma cosa sta succedendo, perché ci scrivono?
Monica: Scrivono a me. Li leggerò più tardi. Adesso devo fare alcune telefonate. Tu     intanto sistemale per nazione li leggerò più tardi.
Stefano: Come sarebbe devi fare alcune telefonate? Ma lo sai che bollette di telefono     sono arrivate? Più di diecimila Euro! Oltre alla confusione che c'è in questa casa     da qualche mese; la notte non si riesce a dormire a causa delle continue telefonate     che ricevi, per non parlare del disordine e del fatto che non si mangia altro che     scatolette e cibi precotti. Questa storia sta diventando insopportabile. Tu sei     incinta. Non puoi stare alzata 24 ore al giorno e fare tutto quello che fai. Hai una     responsabilità verso tuo figlio!
Monica: Senti Stefano, come devo fartelo capire che devo fare tutto quello che faccio, è     una necessità. Se sto ferma dieci minuti mi sento male.

(Squilla il telefono, Monica risponde)

Monica: Hellò? (comincia a parlare in una lingua africana)

(Stefano la guarda esterefatto)
(Squilla un cellulare, Stefano risponde)

Stefano: Pronto? (.......) Non capisco. Come parla. Io non capire.

(Monica gli prende il cellulare e risponde)

Monica: Hellò? (comincia a parlare in un'altra lingua tipo cinese)

(Monica parla con i due telefoni alternando le due lingue)
(alla fine del bi-colloquio, saluta e mette giù i telefoni)
(Stefano rimane in silenzio)

Monica: Era il Dipartimento dell'aeronautica della Cina e il Ministero della cultura della     Tanzania.
Stefano: (silenzio)
Monica: Hanno dei problemi con il programma spaziale e con il programma     dell'università.
Stefano: Hanno dei problemi?
Monica: Si. Il governo cinese ha iniziato, su un mio progetto, a lanciare satelliti per la     conquista dello spazio; tenuto conto del divario di know hou con la Russia e gli     Stati Uniti, loro devono fare in un anno quello che gli altri hanno fatto in     trent'anni. Capisci che questo è un problema non da poco da risolvere...
Stefano: Ha proposito di problemi da risolvere, io ne avrei qualcuno. Ti devo telefonare     in lingua Bantù o me lo puoi risolvere anche in italiano?
Monica: Qual'è questo problema, sentiamo.
Stefano: Mia moglie. Non riesco più a trovarla. Anche se è in casa non riesco più a     parlargli. Sta tutto il giorno e la notte al telefono o al computer. Non dorme, non     mangia, non parla più la nostra lingua...
Monica: Questo non è un problema.
Stefano: Ah no? E che mi dici del fatto che lei, mia moglie, è al sesto mese di     gravidanza? E che tutto questo può portare danni anche al figlio che porta?
Monica: Ti ripeto che questo non è un problema né per me né per mio figlio. Mio     figlio...
Stefano: Nostro figlio.
Monica: Nostro figlio sta bene, cresce, cresce sempre di più. Eppoi lo hai voluto tu     questo stato di cose.
Stefano: Io?
Monica: Si tu! Quando hai deciso di avere un figlio super. Questa modificazione del     corso della natura sta cambiando anche me. Io mi sento strana, ma non sto male,     mi sento come se avessi preso una droga. Il mio cervello gira sempre come un     predatore alla ricerca di cibo, ed ha sempre fame, vuole dati, ingurgita statistiche,     e poi li macina li assembla, ed è come se tutta questa mole di informazioni stia     costruendo una barriera fra me e me. Non so spiegartelo ma so che presto tutto     sarà chiaro.
Stefano: Io non so più che fare. Ne ho parlato al dottore è mi ha detto che non riesce a     spiegarselo nemmeno lui. Le loro teorie scientifiche sono andate oltre ma la     applicazione pratica non ha ancora una letteratura adeguata alla teoria.
Monica: So io cosa mi sta succedendo.
Stefano: Cosa?
Monica: Mi sto... espandendo.
Stefano: In... in che senso?
Monica: Mi sento le braccia lunghe, enormi... scorgo appena le dita delle mani. Il mio     corpo si dilata, ondeggia; mi sento come un cartone animato, come un aquilone,     mi sento come fluttuare dentro me stesso...
Stefano: Me stesso?
Monica: Si, me stesso.
Stefano: Vorrai dire: me stessa!
Monica: Perché cosa ho detto?
Stefano: Hai detto me stesso.
Monica: E allora? Avrò sbagliato. Avrò sbagliato?

(E mentre riflette compie un gesto tipicamente maschile: si gratta le palle)
(Stefano la guarda sbigottito.)
Si spegne piano la luce e si accende l'altra.



SCENA 7° (Settimo mese di gravidanza)

(Claudia è in scena. Canta come in playback una canzone inglese molto ritmata imitando movenze e atteggiamenti della cantante (Madonna?) Entra Aldo. Spegne la radio. Ha un atteggiamento stralunato.)

Claudia: Beeh? Che ti succede?
Aldo: Che succede a te! Non stai ferma un minuto. Ti agiti, ti muovi... sembri in preda a     pazzia. Il tuo corpo dovrebbe essere il tabernacolo di un prodigio e invece sembra     posseduto dal diavolo.
Claudia: Ci risiamo con le tue castronerie! Se la musica ti da fastidio vai fuori. (accende     la radio e si rimette a cantare e ballare rivolgendo a lui, nel ballo, le sue     attenzioni. Aldo immobile è come inebetito.)
Aldo: Mi sembri un'invasata... stai mandando a monte i miei... i nostri progetti... cosa ti è     preso... potevamo diventare ricchi... famosi... potevamo dire basta ai problemi,     non è questo quello che volevi? ...Dio mio, se penso a tutto quello che stiamo     perdendo... Balla, balla, balla... Non ti rendi conto che nel tuo stato può essere     pericoloso per la bambina... Va bene, va bene, vuoi cambiare i termini     dell'accordo... il 60... ti do il 60 e io mi prendo il 40... il 65... va bene... il 70, ma     non mi puoi chiedere di più. L'idea, l'idea è stata mia, almeno questo me lo     concedi? Non credi che almeno il 30 percento mi spetti di diritto? Vuoi stare ad     ascoltarmi... Dimmi cosa ti succede... da qualche giorno sei cambiata, diversa...     entri, esci... non so dove vai, con chi vai... io ho il diritto.. tu sei mia moglie...
Claudia: (Si blocca. Spegne la radio e si avvicina minacciosa e insolente a lui) Ascolta,     ti ho sopportato per anni, ho sopportato la tua stupida arroganza, il tuo     atteggiamento da uomo navigato: colui che sa tutto su tutto! Bene adesso le cose     sono cambiate. (scandisce)Io non accetto più la tua presenza! Quindi fai in modo     di non manifestarti, se proprio devi vivere qui, occultati, mimetizzati con il     mobilio, con le pareti, con il pavimento, ma non manifestare la tua presenza.
Aldo: Ma... ma tu non puoi trattarmi così, cosa ti hanno fatto... hanno cambiato la tua     natura, questo non era negli accordi... io non ti riconosco più...
Claudia: Tu non puoi capire. In me si è realizzato il disegno maestoso della vita. Dai     tempi in cui gli dei e gli uomini s'incontravano e si parlavano non si era visto     nulla di simile.
    Io sono la madre terra e giacerò con il mare e le sue onde mi ingravideranno e     genererò un dio che comanderà sulla terra e sul mare affinché sia compiuto il mio     destino. Tu sei stato un artificio perché ciò si avverasse.
Aldo: (atterrito da queste parole) Pazza! Tu sei pazza!
(Claudia con atteggiamento di sfida accende la radio da cui si irradia un'altra canzone che lei comincerà a mimare e ballare)
(Claudio atterrito e incredulo continua a dire: Pazza, tu sei pazza, pazza, pazza...)
(La luce si affievolisce fino ad oscurarsi del tutto)




SCENA 8° (Ottavo mese di gravidanza)

(Monica in pantaloncini e canottiera fa sollevamento pesi. Ha atteggiamenti mascolini)
(Entra Stefano. E' stralunato e annichilito)

Monica: (si ferma, si asciuga e si siede) Dovresti farlo anche tu un po' di sollevamento     pesi. Ti farebbe bene. I muscoli hanno bisogno di ossigeno, devono respirare.     Tieni. (gli da un peso che lei regge con facilità, mentre lui barcolla appena lo     riceve)
Stefano: Senti, non mi interessa fare sport. Io e te dobbiamo parlare.
Monica: Parliamo.

(si siedono uno di fronte all'altro. Stefano guarda Monica come scrutandola     attentamente)
Stefano: Chi sei?
Monica: Chi sono io?
Stefano: Si, tu! (Guardandola come se volesse vederla dentro)
Monica: Ma perché mi guardi così? Cosa credi che io sia un alieno, un extraterrestre?
Stefano: E... non... non lo so.
Monica: Tu hai visto troppi film americani.
Stefano: Perché non rispondi?
Monica: A cosa devo rispondere?
Stefano: Chi sei?
Monica: Sono tua moglie, te ne sei scordato?
Stefano: Sei ancora mia moglie?
Monica: Abbiamo forse divorziato?
Stefano: Lo sai cosa intendo dire. Tu sei cambiata, sei... diversa.
Monica: Come sarebbe: diversa. Cosa ho di diverso?
Stefano: Tutto. Leggi in continuazione, parli tutte quelle lingue strane...
Monica: Ventidue. Non sono molte e non sono strane. Sono lingue diverse, ma non tutto     ciò che è diverso è strano...
Stefano: Comunque ventidue  lingue...
Monica: e ventotto dialetti.
Stefano: Monica tu, quando siamo andati a Parigi non riuscivi a dire: Merci. Merci è     semplicissimo da dire, ma tu non sei mai riuscita a dirlo.
Monica: Ero bloccata, adesso mi sono sbloccata.
Stefano: E che mi dici di questo tuo attivismo, questa frenesia, questo continuo scrivere,     telefonare, leggere. E' normale per una che si stancava anche a lavare quattro     piatti e due padelle?
Monica: Forza di volontà e auto-motivazione. Dovresti farlo anche tu. Vedi se....
Stefano: E la tua forza? Non mi dirai che è normale fare sessanta sollevamenti di quei... Monica: Allenamento.
Stefano: Allenamento un cazzo! Io non riesco a farne sei di quei sollevamenti. E a     proposito di cazzo...
Monica: Non essere volgare.
Stefano: Io voglio essere volgare. Tu, da almeno due mesi, mi sfuggi; hai voluto separare     i letti, dormiamo in stanze separate, non facciamo l'amore da sei mesi. Monica, io     voglio fare l'amore, subito... adesso!
Monica: Stefano...
Stefano: Stefano un cazzo! Io come tuo marito esigo, pretendo, in nome di un articolo     del codice civile che non so quale sia, ma che sono sicuro che c'è, pretendo che tu,     mia legittima moglie ti abbassi le mutande.
Monica: Ma sei pazzo!
Stefano: Il rischio c'è, se non facciamo subito l'amore; perché ho un dubbio. Un grosso     dubbio.
Monica: Che dubbio?
Stefano: Io debbo sapere...
Monica: Cosa?
Stefano: ...cos'hai dentro le mutande.
Monica: Stefano!
Stefano: Se non ti abbassi subito le mutande, giuro che lo farò io!
Monica: Tu sei pazzo.

(comincia una pantomima di lui che vuole aggredirla e lei che scappa, fino a che i due si fronteggiano in posizione di guardia)

Monica: Guarda che io sono più forte di te.
Stefano: (teso al raggiungimento del suo obiettivo)
Monica: Ti avverto, ho studiato Kung-fu e Judo per corrispondenza, ti posso far male...
Stefano: O me la fai vedere o me la fai toccare. Scegli tu.
Monica: Stefano, sei completamente impazzito. Cos'hai preso un eccitante, non ti ho mai     visto cosi...
Stefano: Non sono eccitato, voglio solo avere una conferma. (le luci cominciano ad     attenuarsi sui due in posizione di attacco. Stefano si lancia su Monica ma lei con     una mossa di Judo lo afferra per le braccia e lo blocca. Mentre le luci si     spengono Stefano urla come un bambino. Poi comincia a singhiozzare e     piangere.)
Stefano: Ti prego, non farmi male, ti prego... io voglio solo toccarti... solo toccarti.
Monica: Non piangere, non ti faccio male, non piangere…



SCENA 9° (Nono mese di gravidanza)
 
Aldo seduto, è nervoso, si alza guarda l’orologio, cammina nervosamente. Entra Claudia, visibilmente allegra, veste un abito da sera con ampia scollatura.

Claudia: Che fai ancora alzato?
Aldo: Lo sai che ore sono?
Claudia: Non lo so e non mi interessa. Potevi andare a letto.
Aldo: Eh già, non ti interessa. Tu vai, vieni, non ti degni nemmeno di dirmi dove vai,     cosa fai... e d'altronde chi sono io?
Claudia: Alt! Basta! Basta! Conosco il seguito: tu sei mio marito, io sono al nono mese     di gravidanza, devo stare attenta... bla bla bla...
Aldo: No adesso basta, lo dico io! Non sono più disposto a sopportare il tuo     comportamento. Di me non te ne frega niente! Okay! Della bambina che hai     dentro non te ne frega niente! Okay! Ma io ho il diritto...
Claudia: Diritto! Diritto! Tu non hai nessun diritto su di me. Io sono libera! non ho     nessun legame, né con te né con nessuno. La tua piccola mente riesce a capire che     cosa vuol dire: libertà!? No! Non può capirlo.
Aldo: Libertà? Tu chiami libertà andare e venire come e quando vuoi, con chi vuoi... e     non credere che io faccia il marito tradito, non me ne frega niente con chi ti vai     sbattendo...
Claudia: (ride sguaiatamente) 
Aldo: Ridi, ridi... ma abbi almeno un briciolo di dignità...
Claudia: Dignità! Tu mi parli di dignità?! Tu sei l’esempio più lampante dell’uomo     senza dignità. Tu hai fatto di me una incubatrice di bambine, una specie di     chioccia umana, hai creduto di poter disporre del mio corpo per i tuoi meschini     calcoli di profitto. Rassegnati, non sono più la tua gallina.
Aldo: Dovevo aspettarmelo da una donna, da chi ragiona con l’utero e non con la testa...     falla, falla questa tua figlia ma non avrai il mio sostegno, non ti farò da spalla,     non ti darò questo onore...
Claudia:  Ne faremo a meno... io e lei saremo le nuove star del millennio, saremo     famose e ricche, avremo ai nostri piedi uomini importanti e pieni di soldi, tu     potrai solo leggerci nei giornali e guardarci in televisione.
Aldo: Tu ti sei bevuta il cervello.
Claudia: Non dicevi che non ho cervello?
Aldo: Allora ti sarai bevuto qualcos’altro... ma non pensare che io mi rassegni, ho     puntato tutto su questo progetto, non mi farò mettere da parte da una pazza     isterica...
Claudia: No? E cosa farai?
Aldo: (tira fuori una pistola) ti ammazzo.
Claudia: (scoppia in una risata)
Aldo: Credi che non lo faccia? Credi che stia scherzando?
Claudia: No, credo che tu sia uno stupido che sta recitando una parte che non gli     appartiene...
Aldo: Non sto recitando... se non sono dentro l’affare non mi rimane altro..
Claudia: (Si avvicina a lui fino a toccare la pistola con il corpo.) Avanti! Spara!
Aldo: Non mi provocare...
Claudia: (gli da uno schiaffo) Avanti, Indiana Jones, spara! (un altro schiaffo)
    (Claudia continua a schiaffeggiarlo, fino a quando Aldo esasperato butta la     pistola e l’afferra per il collo, i due lottano fino a che lei ha una smorfia e     comincia gridare. Aldo impaurito la lascia, ma lei continua ad urlare.)
Claudia: (fra un urlo e l’altro) Imbecille... sono le doglie... portami all’ospedale...     presto...
Voce femminile: WOW! Si esce! Fuori! Fuori! Arrivoooo! (musica e canzone)
    (Aldo, smarrito, confuso la sostiene e con lei esce di scena)
 




SCENA 10° (IL PARTO)

Sul palcoscenico: due poltrone, un tavolino sistemati sulla destra. Al centro, verso sinistra, un telo bianco da cui traspaiono le ombre di due donne incinte distese. La luce sul telo potrà assumere anche altre tonalità di colore, o modificarsi da bianca a rossa gradatamente fino a non lasciare trapelare niente. La parte sinistra del palco sarà vuota.
Entra in scena Stefano. Ha in mano un sonaglino per bambini.
E' nervoso e cammina. Dopo un po' entra anche Aldo con una bambolina in mano.
I due sono molto tesi, si salutano appena con un cenno del capo. Il loro dialogo sarà pieno di pause e di silenzi.

Aldo: E' arrivato.
Stefano: Cosa?
Aldo: Il gran giorno. (non è molto contento)
Stefano: Già.
Aldo: Come lo chiamerete?
Stefano: (assente) Scusi?
Aldo: Il bambino. Come lo chiamerete?
Stefano: Giu... Giulio. Si, Giulio.
Aldo: Giulio. Bel nome. Noi Eva. La bambina... la chiameremo Eva.
Stefano: Eva. Bel nome.
Aldo: Alla fine ce l'abbiamo fatta.
Stefano: Cosa?
Aldo: T i ricordi otto mesi fa...
Stefano: Si. Ricordo.
Aldo: Otto mesi. Però alla fine...
Stefano: Già.
Aldo: Ma come potevamo sapere... non ci avevano detto... lo dico sempre io: mai fidarsi     degli intellettuali. E poi... loro fanno tutto facile. Parlano, parlano, parlano... se     non li capisci sei uno scemo, se gli chiedi perché, sei un'ignorante... io ho     investito tutto in questo progetto... e adesso... E tu? Perché non parli? Di     qualcosa. Anche tu hai investito...
Stefano: Non ho investito nel senso che credi tu. Io volevo un futuro migliore per lui...
Aldo: Non fare l'ipocrita. Il futuro migliore lo volevi per te.
Stefano: Non è vero! Ho sempre pensato... (pausa) ...forse hai ragione. Ma in ogni modo     non volevo certo specularci su. (leggermente provocatorio)
Aldo: Beh, cos'è un delitto, un crimine volere una vita migliore per se... mi fanno schifo     quelli che dicono di interessarsi solo agli altri... la società, la gente, il popolo, la     collettività... tutte stronzate. Io volevo fare del bene a me stesso, e allora? Non     faccio parte della società, del popolo anch'io. Ti ricordo che la costituzione     americana dice che é un diritto dell'uomo quello di cercare la felicità. E io lo     cercata... (come fra di se) la cerco da quando sono nato, maledetta. Non facevo     niente di male a nessuno. Lo dico sempre io: quando si nasce con la jella addosso,     non c'è niente da fare.
Stefano: Sono stanco di lottare. Stefano Camogli, campione mondiale di arrampicata     sugli specchi. Re degli ingenui e dei creduloni. Come ho potuto pensare di     vincere almeno una volta... Nove mesi... nove mesi d'inferno. (pausa) COSA     NASCERA'?
Aldo: Qualunque cosa sia... non sono figli nostri.

(Il vagito di un bimbo squarcia il silenzio; dopo qualche secondo un altro vagito si sovrappone al primo. I due sono atterriti, si guardano pieni di paura. Aldo ha un mancamento e si sta quasi accasciando, ma viene sorretto da Stefano. I due si infondono coraggio a vicenda e sostenendosi si avviano dietro il telo.)

Dopo qualche minuto, durante il quale si sentirà solo la musica, i due rientrano con le rispettive mogli in braccio. Le donne avranno un'aria inerte, assente, vuota. Gli uomini tenendo le mogli in braccio e si siedono sulle poltrone cullandole, in un momento di struggente intensità. Con gesti lentissimi le donne indicano ai mariti i giocattoli che essi hanno portato, e quando li hanno ricevuti si mettono a giocare con un atteggiamento inebetito.
In questo momento si sentono le risate dei due neonati. Stefano e Aldo si guardano. Posano dolcemente le donne sulle poltrone. Il loro sguardo è duro. Come ad una intesa essi si recano fuori dal palco sulla destra e rientrano con pistole, fucili, cartucciere e giubbotti da caccia. Li depositano sul tavolo e con grande determinazione cominciano a caricare le armi. Frattanto cresce il rumore delle risate dei bambini che si trasformano in risate cattive da adulti. Stefano e Aldo continuano, con più velocità, a caricare le armi. Indossano i giubbotti da caccia, si mettono una o più pistole nella cintura. Al suono delle risate si sovrappone una musica di tipo western, o il Diaes Irae. Alla fine ognuno di loro avrà in mano un fucile e una pistola, oltre a cartucciere e pistole infilate nella cintura. Si guardano e si muovono in sincrono con passo cadenzato verso la sinistra; al centro del palcoscenico, Aldo blocca Stefano. Gli fa segno che ha dimenticato qualcosa. Gli da le armi che ha in mano, Stefano con movimenti impacciati li sorregge. Aldo con movimenti rapidi e precisi estrae un fodero di occhiali dalla tasca, sempre con sguardo torvo e puntato sulla sinistra, pulisce gli occhiali, li inforca, sistema il laccetto sul collo e si riprende la pistola e fucile. Tocca adesso a Stefano bloccare Aldo, al quale riversa le sue armi. L'attore tira fuori un fazzoletto dalla tasca, lo piega e lo lega sulla sua fronte. (Rambo). I due cosi sistemati si guardano decisi e come "mucchio selvaggio" si lanciano, gridando, fuori a sinistra del palcoscenico. La musica cresce.

Cala il sipario.