Quel noioso giorno d’estate
agosto-settembre 2013
A Christopher
di
Niccolò Matcovich
Personaggi
Francesco detto Franklin, 15 anni.
Michele detto Michael o Mike, 17 anni, fratello di Francesco.
Antonio detto Trevor, o “negro”, 16 anni. È di colore o anche solo di carnagione scura.
Tre ragazzi fronte pubblico su altrettante sedie rustiche, di legno, distanti qualche passo l’una dall’altra.
Inizialmente, qualche secondo di silenzio: i tre si guardano, ghignano, scuotono la testa. Poi di nuovo fronte pubblico.
Di tanto in tanto, una luce forte e rapidissima, come un flash, volendo accompagnata da un rumore assordante. La luce scatta anche dopo che i ragazzi iniziano a parlare.
FRANKLIN: (come rispondendo ad una domanda o un’affermazione) Te l’ho già detto, capo, era quella di ordinanza di mio padre. La teneva nel cassetto, accanto al letto. Vuoi vedere se sono lucido? Guarda che mi ricordo tutto perfettamente. (dopo un’occhiata agli altri) Che cazzo vuol dire “perché”? Sì, sì… Va bene, capo, non dico cazzo. E che cazzo! Non posso neanche dire che non dico cazzo?
MICHAEL: Piantala, pidocchio.
FRANKLIN: Senti, fratellone, smettila di chiamarmi pidocchio o ti spacco la faccia.
MICHAEL: Sì, ti voglio vedere.
TREVOR: (con voce più alta dei due, guardando avanti) Per gioco.
Silenzio. I due lo guardano.
TREVOR: L’abbiamo fatto per gioco.
Silenzio.
MICHAEL: (di nuovo fronte pubblico, riflessivo) Sì… per gusto.
FRANKLIN: (di nuovo fronte pubblico) E… per divertimento.
Silenzio.
MICHAEL: Ci stavamo annoiando. Giusto? Giusto, fratellino?
FRANKLIN: Certo che è giusto. Una noia mortale! Tu come cazzo passi i pomeriggi di agosto, capo?
MICHAEL: Ehi, fratellino, ma perché devi farlo innervosire? Ti ha detto di non dire cazzo… E allora perché insisti?
FRANKLIN: Mi sembri tua madre.
MICHAEL: La tua come sta?
FRANKLIN: Tale e quale alla tua.
MICHAEL: Preparati a prenderle perché è incazzata nera.
FRANKLIN: Tanto te le dà pure a te, che non sai manco badare al tuo fratellino. Guarda dove ci fai finire?!
MICHAEL: Sta’ zitto, che ti sei divertito.
FRANKLIN: Tu più di me.
MICHAEL: Certo, io lo rifarei. Insieme a te, ovviamente. (guardando di colpo davanti a sé, come richiamato dalla voce) Perché lo rifarei? Che ne so perché.
TREVOR: Glielo dico io perché. E’ come quando stai fermo sul divano, da solo, e fuori c’è il sole. E tu lo sai che fuori c’è il sole, ma sai anche che stai fermo immobile su quel divano e non riesci ad alzare il culo. Culo si può dire, no? E ti rompi da morire, ma non fai un bel niente per alzare quel maledetto culo. Allora succede qualcosa che ti fa dire “ehi, qui o ti svegli e ti dai una smossa o non ne esci”. E lei lo sa meglio di noi, capo, che quando ci si annoia il tempo non passa mai.
MICHAEL: E bravo il negro! Ha capito, capo? In quel momento noi… ci siamo alzati dal divano.
Buio.
Luce.
Le stesse tre sedie di legno, stavolta però molto vicine: ricordano una panchina. I tre sono seduti.
MICHAEL: Ehi, negro, che dici di quella?
TREVOR: Ma chi, tette flaccide?
MICHAEL: Coglione, quella rosa shocking. Quella, cazzo! Che sta abbracciata allo scimmione.
FRANKLIN: Ecco perché la guardi!
MICHAEL: Sta’ zitto, frocetto.
TREVOR: Ehi, non cominciate.
FRANKLIN: Ti ci vedo a succhiarglielo con lei che vi guarda e urla “oddio! Che schifo! Aiuto! Il mio scimmione!”. Quello coi muscoli che c’ha ti spreme.
TREVOR: (a Michael) Ma chi gliele insegna a tuo fratello?
MICHAEL: (a Franklin) Adesso vedi come ti spremo io.
TREVOR: Comunque è una cessa rara. Guarda che labbra che c’ha!
Silenzio.
FRANKLIN: Ehi, Mike, che dici di quel fustone lì? A me quelli che fanno jogging mi fanno troppo ridere. Ma dai… Guarda come cazzo si muove! Con quel cappelletto sembra Pippo alle Olimpiadi. Tra l’altro ti sta guardando. E sorride pure!
MICHAEL: Se continua gli sparo. (con la mano “a pistola” lo mira e finge di sparare) Visto? Basta poco per fargli cambiare idea alla gente.
Silenzio.
TREVOR: Guarda queste due che arrivano.
MICHAEL: Quella a sinistra ci sta.
TREVOR: Anche il culetto dell’altra ci sta.
FRANKLIN: (urlando) Ehi, bionde!
MICHAEL: Sta’ zitto, pidocchio! Che cazzo fai?
FRANKLIN: Allora è vero che sei frocio!
MICHAEL: Ridillo e sei morto.
FRANKLIN: Che fai, mi spari?
TREVOR: Prima io! (mano “a pistola” che mima di sparare a Franklin)
FRANKLIN: (con voce rotta e buttandosi per terra) Oh, cazzo. Cazzo, sto morendo! Vedo tutto bianco! È tutto bianco! Rivedo tutta la mia vita! Un tunnel bianco e tutta la mia vita! Guarda quanto sangue! Addio, mamma, sei stata una grande stronza! (finge di morire)
MICHAEL: Brutto negro di merda, come cazzo ti permetti di sparare a mio fratello? Ma che ti è preso, ti si è fuso il cervello? Cristo, e adesso che cazzo facciamo?
TREVOR: (alla De Niro) Ma dici a me? Ehi, con chi stai parlando? Dici a me? Ma con chi credi di parlare, tu?
I due si alzano con aria di sfida. Sono vicinissimi, petto a petto. Stringono gli occhi, digrignano i denti. Poi, di schiena, fanno cinque passi a mo’ di duello western. Si girano, sparano con le mani “a pistola”, ma quelle di Michael crivellano di colpi Trevor, come un mitra. Trevor crolla in terra accusando i colpi.
MICHAEL: (con un piede sul petto di Trevor, dopo avergli scaricato addosso un’ultima raffica di colpi) Un negro in meno per la Caritas.
FRANKLIN: (porgendo il braccio al fratello per farsi rialzare) Sapevo di poter contare su di te.
Franklin sputa su Trevor.
TREVOR: (rialzandosi) Ehi, ma che cazzo fai? Questa è saliva vera! Cristo, che schifo! Sarà pure infetta la tua bava, con tutta la merda che vi infila in bocca vostra madre!
FRANKLIN: Non toccare mia madre, hai capito? Non devi neanche nominarla, se no chiamo papà e ti faccio sbattere dritto all’inferno!
TREVOR: Chiama, chiama. Tanto lassù (indicando il cielo) non c’è campo.
FRANKLIN: Se usi Skype sì.
TREVOR: Ah sì? E chi gestisce il wi-fi, San Cono?
MICHAEL: (mettendoli a tacere) Ehi!
TREVOR: Fammi accendere, Mike. E tu, caccola, raccogli un po’ di legnetti.
Trevor si mette in bocca una sigaretta.
FRANKLIN: Oh, sì! Questo è il Trevor che ci piace! Sei un negro che si rispetta! Batti qui, amico.
Franklin e Trevor si danno una “pettata”.
MICHAEL: Ehi, Trevor, lascia perdere…
TREVOR: Che c’è, femminuccia, devo cambiarti il pannolino?
MICHAEL: Fatti sgamare come l’ultima volta e con me hai chiuso.
FRANKLIN: (raggruppando dei legnetti) Ti hanno beccato, negro?
TREVOR: Nah… Niente di grave… Mi sono fatto una notte dentro…
FRANKLIN: Che storia!
TREVOR: Non l’ho fatto apposta! Insomma, non avevo spento bene la sigaretta e il bidone… vum!
FRANKLIN: E com’è? Dentro, dico, come si sta?
TREVOR: Meglio lì che a casa con mia sorella.
MICHAEL: Ripetilo mentre glielo metti nel culo.
TREVOR: Ehi, Michael, ti ho già detto che è una storia vecchia. E le storie vecchie ce le dobbiamo scordare, no?
FRANKLIN: No no no no no… Aspettate un attimo. Cioè, tu ti sbatti tua sorella?
TREVOR: Primo, fatti un pacchetto di cazzi tuoi. Secondo, non è mia sorella. Terzo, è successo una volta sola ed eravamo ubriachi marci.
MICHAEL: Chissà che direbbero i tuoi genitori di te.
TREVOR: Ehi, inizi a darmi al cazzo, ok? I miei genitori non esistono.
FRANKLIN: Senti, Trevor, tu hai mai pensato di cercarli? Insomma… di capire chi sono quelli veri.
MICHAEL: Che cazzo dici, fratellino?
FRANKLIN: No, davvero. Per una volta che sono serio, Cristo!
TREVOR: Cercarli? Se li trovo gli do fuoco. Altro che il bidone…
FRANKLIN: Ma no, davvero. Alla fine che ne sai perché non ti hanno tenuto? Magari avevano problemi.
TREVOR: Perché non dovevo nascere. Ecco perché non mi hanno tenuto.
FRANKLIN: E come fai a dirlo?
TREVOR: Senti, piccolo scarafaggio, secondo te perché cazzo due tipi dovrebbero fare un figlio e poi sbatterlo in un istituto che puzza di candeggina? Forse perché non lo volevano? Forse perché mio padre era troppo eccitato per mettere il goldone al suo cazzo duro? E forse mia madre si è fatta ingravidare come una vacca senza pensare a cosa gli succedeva dopo.
MICHAEL: Esiste l’aborto, negro.
TREVOR: Certo, l’aborto. Ce la vedo mia madre a spendere un sacco di soldi e mandare affanculo tutto così.
FRANKLIN: Perché, per abortire bisogna pagare?
MICHAEL: L’hai detto tu che non ti volevano.
TREVOR: Certo che non mi volevano! E se mia madre mi ha sputato fuori è solo per farmi vivere una vita di merda. L’hanno fatto apposta, capisci? Meglio non essere nato.
FRANKLIN: Nah… Non dire cazzate. Lo sai che questa è una cazzata.
TREVOR: Sentite, possiamo cambiare discorso?
MICHAEL: Va bene, parliamo di tua sorella.
TREVOR: Piantala, coglione.
MICHAEL: Senza di lei a quest’ora stavi sotto un ponte a mendicare.
TREVOR: No, stavo ancora in quel posto di merda, che forse è pure peggio.
MICHAEL: Ecco, appunto. Quindi ringrazia che ti paga la scuola e ti pulisce il culo quando hai cagato.
TREVOR: Ehi, Frank, ti avevo chiesto di fare un mucchietto.
FRANKLIN: E questo che è? Non ti basta?
TREVOR: (a Michael) Dammi da accendere, che adesso scaldiamo un po’ l’atmosfera.
Trevor si accende la sigaretta. Tira una grande boccata e poi la mette sotto il mucchietto di legnetti. Il fuoco non prende. Prova con l’accendino, ma il fuoco comunque non prende.
FRANKLIN: E tu ti sei fatto una notte dentro così?
Trevor dà un violento calcio ai legnetti.
Silenzio.
FRANKLIN: Guardate quella!
MICHAEL: La cicciona?
FRANKLIN: Quella pesa più di sua sorella.
Trevor, con uno scatto di rabbia, afferra Franklin e lo minaccia con la sigaretta vicinissima al viso.
TREVOR: Parla ancora di mia sorella e giuro che è l’ultima volta che muovi la tua linguetta di merda.
MICHAEL: (con noncuranza) Ehi, Trevor, datti una calmata.
TREVOR: Mi sono spiegato?
FRANKLIN: Direi di sì.
Trevor molla Franklin.
FRANKLIN: L’uomo nero s’è incazzato!
MICHAEL: Piantala, Frank.
Squilla il cellulare di Michael.
MICHAEL: Oh, che palle… (rispondendo) Che vuoi? Sì, sta con me. Stiamo qui al parchetto. No, abbiamo mangiato al Mc. Te le prendiamo al ritorno. (sbottando) Non mi rompere, ma’! Che ne so quando torniamo? Oddio… Cià. (attacca) Fanculo.
FRANKLIN: Che vuole?
MICHAEL: Le medicine.
FRANKLIN: Che due coglioni…
MICHAEL: Tanto a quest’ora è tutto chiuso.
FRANKLIN: (ridendo) Ha detto che è l’ora della nanna?
MICHAEL: Ha detto che adesso gira brutta gente in giro.
TREVOR: “Gira brutta gente in giro”! Ma come cazzo parli, Mike?
MICHAEL: Guardate chi c’è.
I tre guardano lo stesso ragazzo che faceva jogging.
FRANKLIN: Eh, sì, brutta gente davvero!
Scoppiano a ridere.
TREVOR: Ma questo non si rompe i coglioni di fare jogging?
FRANKLIN: Deve allenarsi per bombarsi la ragazza, eh, fratellone?
MICHAEL: Non dirlo a tua madre che ‘sto scimmione fa jogging sotto casa se no non ci fa più uscire.
Michael e Franklin ridono.
TREVOR: Dobbiamo parlare tutta la sera delle stronzate di vostra madre?
MICHAEL: Senti, testa di cazzo, ringrazia che non hai una specie di zombie che si trascina i piedi per casa e che ti chiama solo per dirti di comprargli le medicine.
TREVOR: Adesso dattela tu una calmata.
FRANKLIN: Ragazzi, com’è fare sesso?
Silenzio. Trevor e Michael si guardano.
TREVOR: Ma come te ne esci, verginella?
FRANKLIN: Sono troppo curioso. Voi inzuppate tanto, vero? Tu col tuo cazzone da negro le stendi le donne, eh?
MICHAEL: Se becco quello che ti insegna a parlare così gli rompo i denti.
FRANKLIN: Allora sfogati sul tuo mascellone!
MICHAEL: Oh, merda! (iniziando a darsi leggeri pugni sulla faccia, soprattutto vicino alla bocca) Coglione! Coglione coglione coglione! Voglio vedere se gli insegni ancora a parlare così, al tuo fratellino!
TREVOR: (ride e gli toglie la mano dalla bocca, ma con gesto brusco) E piantala!
Michael, con una reazione inaspettata, gli tira un pugno. Trevor si piega e resta immobile, con il viso tra le gambe coperto dalle mani.
FRANKLIN: C’è un medico in sala?
MICHAEL: Cazzo, negro, mi dispiace. Non l’ho fatto apposta. Mi è scappato. Dai, non fare la scena. Ehi, negro, mi dispiace ti ho detto!
FRANKLIN: Ma è morto?
MICHAEL: Ehi, Trevor, rialzati. Ti fa ancora male?
FRANKLIN: Stavolta l’hai fatta grossa, Mike.
MICHAEL: (a Franklin) Vai a prendere un po’ d’acqua.
FRANKLIN: Vacci tu, culo grosso.
MICHAEL: Non fare il coglione. Ho detto vai a prendere l’acqua.
FRANKLIN: Ehi, Trevor, sei vivo? Perché non si muove? Ma respira almeno?
MICHAEL: Dai, negro, mi dispiace, sul serio. Vuoi una sigaretta? Tieni, prenditi tutto il pacchetto.
FRANKLIN: Sei un genio, fratellone. Uno ha le gengive spaccate e i denti rotti e tu gli offri una sigaretta! Dammela a me, invece.
MICHAEL: Francesco, smettila! E vai a prendere questa cazzo di acqua!
FRANKLIN: (dopo una pausa) Cazzo, fratellone, era un secolo che non mi chiamavi così… Che serata di merda!
MICHAEL: (a Trevor) Senti, ti vuoi rialzare? Fammi almeno vedere che c’hai! (dopo una pausa) Chiamo qualcuno.
Prende il cellulare. Trevor, nella stessa posizione, inizia a ridere e lentamente si rialza.
FRANKLIN: Tyson vive, amici! Yeah yeah yeah! Ecco a che serve tirare di coca: zero danni, zero dolori! (storpiando “Applausi per Fibra” di Fabri Fibra) Applausi per Tyson, Tyson, Tyson!
MICHAEL: Che coglione che sei…
TREVOR: (alzandosi in piedi, a Michael in atteggiamento da pugile) Ogni mattina, in Africa, al sorgere del sole, una gazzella si sveglia e inizia a correre per non essere mangiata dal leone. Ogni mattina, in Africa, al sorgere del sole, un leone si sveglia e inizia a correre per non essere mangiato da Chuck Norris. Inizia a correre, cucciolotto, perché Chuck Norris mi fa una sega.
MICHAEL: La metti così, eh? (assumendo anche lui la posa da pugile) Quando un negro incontra Chuck Norris, sbianca per la paura.
I due iniziano giocosamente un incontro di pugilato. Franklin si mette in piedi sulla panchina e li guida freneticamente con un joystick immaginario, come se fosse un videogioco.
FRANKLIN: C’è puzza di K.O. nell’aria, i due avversari sono esausti e pieni di sangue. Il pubblico è in delirio, le transenne rischiano di esplodere. La sicurezza non sa più come gestire la situazione. Ma ecco che il negro prepara un gancio (i due eseguono a rallenty) dritto sulla mascella dell’altro, che crolla per terra svenuto. And the winner is… The niggah!
Trevor si mette in piedi sulla panchina e fa come per salutare una folta folla di fan con gesti esagerati e volgari.
MICHAEL: (steso a terra) Game over.
TREVOR: (a Franklin) Dammi il joystick. (Franklin gli passa il joystick immaginario e Trevor guadagna la postazione dell’amico, fingendo di giocare) Ma attenzione perché, quando tutto sembrava finito, uno spettatore (una pacca sulla schiena a Franklin, come a dire “vai”. Franklin sta al gioco) riesce a superare le transenne. Sale sul ring, si avvicina alla vittima e inizia ad insultarlo e a bestemmiargli addosso! Fino a che punto si spingerà? Attenzione, è incredibile! Sta infierendo su di lui, e nessuno interviene! Lo riempie di calci, di pugni in faccia, cerca di aprirgli la bocca, sembra che gli sfonda la mascella! Oh! Un calcio sui gioielli di famiglia! E ancora una scarica in pieno petto, è inarrestabile! E la folla lo acclama! Sono tutti in piedi! È lui il vero campione!
Franklin, come Trevor sopra, sale sulla panchina ed esulta inferocito.
Squilla il telefono di Michael, che rimane steso in terra.
MICHAEL: (guardando il cellulare) Oddio che coglioni! Qualcuno uccida mia madre! (risponde) Mammina, che vuoi? Ti ho detto che siamo sotto casa! Sì, è con me, e due! Madonna che ansia… Sì, c’ho venti euro. Me li faccio bastare. In caso le compro e le lascio a nome tuo. No che non ci serve niente. Stiamo con Trevor. Il negro, ma’! Sì, l’hai conosciuto… E che ci devo fare? Evidentemente non ti stava molto simpatico. Ma certo che è tranquillo! Ma come te ne esci? Te stai male! Va beh, ciao. (attacca e fa scivolare il cellulare per terra) Io non ce la faccio più.
FRANKLIN: Che vuole adesso?
MICHAEL: Solite cose. Ah, e non si fida del negro, dice che è pericoloso. Poi voleva farmi il pippotto sugli immigrati, ma l’ho fermata in tempo. (guardando Trevor) Che poi te manco si ricorda chi sei.
TREVOR: Certo che è stronza forte tua madre! Col cazzo che la prossima volta gli porto i fiori!
MICHAEL: Sta fuori come un balcone. Già è tanto che si ricorda come mi chiamo io…
TREVOR: Il tuo numero però non se lo scorda mai, eh. (dopo una pausa, mentre Michael è ancora steso in terra) Sai, Mike, che ti ci vedo bene steso per terra pieno di sangue. Te lo meriti.
MICHAEL: (sempre sdraiato, dopo una pausa, gli occhi rivolti verso l’alto) Io da bambino volevo fare l’astronauta. Sai quanto spaccano il culo a tutti, quelli?
FRANKLIN: Adesso gli prende il momento serio.
MICHAEL: Guarda, Trevor. La vedi quella stella? E guarda, cazzo! Che c’hai l’artrite? Guarda quella stella.
TREVOR: Non è che se mi dici guarda quella stella ti capisco. Ce ne sono tipo tre miliardi!
MICHAEL: Quella più luminosa di tutti. La vedi?
TREVOR: Boh, credo di sì.
MICHAEL: Quella sta sempre lì, a farsi i cazzi suoi, e a far vedere quanto se la sente. Perché lei lo sa, di essere bella. La più bella di tutti. Io da bambino ci volevo andare. Poi magari da vicino le stelle fanno schifo. Però ci volevo andare. Ho sempre avuto una paura fottuta che poteva cadere, quella stella. Lo sapete che prima o poi tutte le stelle cadono?
FRANKLIN: Guarda che le stelle cadenti mica sono stelle davvero.
MICHAEL: Sta’ zitto che non sai un cazzo. Pensa quando casca il grande carro che casino che succede! Io quella stella la guardo sempre e spero che non cade. Non deve cadere mai. (rialzandosi) Non bisogna cadere mai, capito fratellino?
FRANKLIN: Come no!
TREVOR: Cazzo, Mike, tu sei un filosofo. Perché non ci vai davvero, su quella stella?
MICHAEL: E che ci vado a fare?
TREVOR: Così ti togli dalle palle!
MICHAEL: E poi come lo passi il tempo?
TREVOR: Mi bombo le ragazze. Sai che spasso!
FRANKLIN: (subito, riprendendo il discorso) Quand’è stata la prima volta? Te la ricordi?
TREVOR: Ma che mi ricordo! È passato un sacco di tempo!
MICHAEL: Ehi, negro, perché non gli racconti di quella sera insieme?
FRANKLIN: Avete scopato?
TREVOR: Ehi ehi ehi, piano coi termini! Mica io e lui. Sai che schifo! Ci siamo sbattuti la stessa tipa…
FRANKLIN: Davvero?
MICHAEL: La stessa notte…
FRANKLIN: Davvero?
TREVOR: Nello stesso momento…
FRANKLIN: Che storia! Quindi avete fatto una cosa a tre?
TREVOR: No, guarda, due scopavano e il terzo li filmava.
FRANKLIN: Davvero?
TREVOR: Cerca su Youporn “Trevor the niggah big cock”.
FRANKLIN: Allora eri tu! Cazzo, una volta t’ho visto!
TREVOR: E ti sei fatto una sega?
FRANKLIN: No, non mi si alzava. Fai troppo schifo, negro.
MICHAEL: La finite con le cazzate?
FRANKLIN: Dai, voglio sapere com’è stato con la tipa.
TREVOR: (facendo con le dita la misura di un pene molto ridotto) Per tuo fratello difficile…
MICHAEL: Io intanto la facevo urlare, mi sembra… Con te ha iniziato a limarsi le unghie…
FRANKLIN: E chi è questa?
TREVOR: Non hai capito: se le stava mordendo dal dolore!
FRANKLIN: Senti, Mike, ma il negro ce l’ha davvero così lungo?
MICHAEL: Più del tuo sicuramente.
TREVOR: Te lo farei vedere, ma poi ti blocco la crescita.
FRANKLIN: C’è poco da bloccare, io sto già sistemato qua sotto.
MICHAEL: Sistemato per Youporn, certo.
FRANKLIN: Beh, oh, io c’ho quindici anni, mica sedici o diciassette.
MICHAEL: E quindi?
FRANKLIN: E quindi è normale. Cioè, poi c’è gente che alla mia età l’ha già fatto, magari c’ha pure un figlio, però in generale penso che è normale.
TREVOR: Io a quindici anni avevo già perso il conto.
FRANKLIN: Ts, va beh, adesso non te la tirare. E poi sembra che stai parlando di dieci anni fa!
TREVOR: Guarda che in un anno cambiano un sacco di cose.
FRANKLIN: Cambiano le tipe. Secondo me le cose non cambiano. (a Michael) O no?
Un breve silenzio. Trevor guarda Michael.
TREVOR: Tutto bene?
MICHAEL: Io non ho mai scopato.
FRANKLIN: Cosa?!
TREVOR: Ma che dici, sei impazzito? Ti scureggia il cervello? Ehi, Mike, e quella volta io te e la tipa? Non dire stronzate!
MICHAEL: Non dire stronzate tu. Sai benissimo che non è vero.
TREVOR: Beh, va beh… Ti avrò confuso con un altro mio amico.
FRANKLIN: Che non hai.
TREVOR: E che cazzo, basta con questa storia! Sembra che sono un rifiuto umano!
FRANKLIN: Ma no… Sei solo un immigrato bastardo.
TREVOR: Gli immigrati mandano avanti ‘sto paese, amico. E poi io mica sono immigrato. Io sono italiano puro.
MICHAEL: Cazzo, che purezza!
FRANKLIN: (a Michael) Fratellone, io pensavo che eri una bomba!
MICHAEL: Lo sono, infatti. O meglio, lo sarò.
FRANKLIN: Mica ti piacciono i maschi davvero?!
MICHAEL: A parte il negro qui accanto, no.
Michael e Franklin ridono. Trevor accarezza Michael a mo’ di “femminuccia”, con tanto di versi ridicoli.
MICHAEL: Ehi, negro, hai le mani che puzzano di merda! Quando la smetti di ficcarti le dita nel culo?
TREVOR: (rassegnato) Va bene, lo ammetto: sono un verginello anch’io.
MICHALE e FRANKLIN: Cosa?!
TREVOR: Eh già…
MICHAEL: Che cazzone che sei.
TREVOR: Lo sai quante stronzate sparo. Se non mi diverto è la fine.
FRANKLIN: Quindi il culetto di tua sorella è ancora bello chiuso?
TREVOR: Beh, chiuso non direi proprio. Ma il tunnel non gliel’ho scavato io.
MICHAEL: Mille punti al negro. È grave con la sorella.
TREVOR: Io me la scoperei davvero.
MICHAEL: Sei così disperato?
TREVOR: Dai, alla fine non è mica male. Certo, non è la gnocca paura, ma che c’entra? Come prima volta m’accontento.
FRANKLIN: (indicando) Perché non ti accontenti di mr. Jogging, allora?
TREVOR: Ehi, ragazzino, preferisco morire vergine che con il culo navigato.
FRANKLIN: Beh, quella mica è tua sorella vera. Perché non ci provi davvero?
TREVOR: Perché mi farebbe senso. Ci conosciamo troppo bene. È tipo una sorella vera, non cambia niente.
MICHAEL: Solo che lei non è negra.
FRANKLIN: E nascerebbe un fagiolo latte e cioccolato.
TREVOR: Bleah… Mi fa schifo solo pensarci. E poi è troppo grande. A volte mi viene da chiamarla mamma!
FRANKLIN: Se devi scegliere tra tua sorella e mr. Jogging, che fai?
TREVOR: Li faccio conoscere e se la sbrigano tra di loro.
Franklin si alza e inizia a fare jogging seguendo il ragazzo.
TREVOR: Ehi, che cazzo fai?
FRANKLIN: Te lo vado a chiamare!
TREVOR: Sì, bravo, così io ti chiamo le pompe funebri. Ma che gli prende?
MICHAEL: Lo sai com’è fatto, negro. Bisogno di attenzione e tutte quelle cazzate lì…
Franklin ritorna imitando il ragazzo.
FRANKLIN: (imitando il ragazzo, a Trevor) Scusa, ce l’hai una sigaretta? Lo sai che mi ha detto la mia mamma? Che fa bene fumare quando si fa jogging: ti dilata i polmoni e i pori del cervello. Ma ce l’hai la lingua? O l’hai lasciata in Africa? Ma ce l’hai il permesso di soggiorno? O te l’hanno buttato in mare? Ma ce l’hai il cazzo grosso come tutti i negri? Dai, fammi vedere quanto ce l’hai grosso, così te lo faccio diventare ancora più grosso e ci mettiamo insieme.
Trevor si alza di scatto, prende Franklin per la testa e gli schiaccia la bocca sul pacco come a simulare sesso orale. Michael ride.
TREVOR: (a Michael) Ehi, Mike, mr. Jogging non parla più. Che gli è preso? S’è riempito la bocca di cazzate?
Trevor lascia Franklin, che si rialza e continua ad imitare il ragazzo.
FRANKLIN: (come se avesse la bocca piena) Va beh, allora non me lo lasci il numero? Scusa se parlo male, ma ‘sto yogurt non mi va giù. Lo sai che mi ha detto la mia mamma? Che lo yogurt c’ha le fibre e fa bene al corpo, soprattutto mentre fai jogging. Va beh, è stato un piacere. Ci rivediamo. Tanto stai sempre qua a non fare un cazzo! Ti ho visto, sa’.
Franklin si allontana, sempre imitando il ragazzo, per poi riavvicinarsi ai due tornando “normale”.
TREVOR: Cazzo, Frank, sei forte!
FRANKLIN: Anche tu: stavi per spaccarmi la mandibola…
TREVOR: (a Michael) Perché non gli fai fare l’attore?
MICHAEL: Ehi, fratellino, perché non vai a fare l’attore? Così guadagni un botto di soldi e ci sistemiamo.
FRANKLIN: Piantatela, non è divertente.
TREVOR: No, dico sul serio! Ti ci vedo troppo!
FRANKLIN: Pensa che direbbe mia madre…
TREVOR: Perché, è ancora capace a capire qualcosa?
MICHAEL: Papà sarebbe orgoglioso di te, a lui gli piacevano ‘ste cose famose.
Lungo silenzio.
TREVOR: Vostro padre era un figo.
MICHAEL: Mio padre è un eroe.
FRANKLIN: Io non mi ricordo un cazzo.
MICHAEL: Ti credo, se scoppia la guerra resti a dormire ciucciandoti il dito…
TREVOR: Ma perché, voi stavate dentro casa?
Il cellulare di Michael è ancora in terra: squilla.
MICHAEL: Adesso ce la mando a calci in culo, in farmacia.
TREVOR: Dai, rispondi, che ‘sta suoneria è odiosa.
Franklin si alza e, alla stregua di un calciatore, colpisce il telefono.
FRANKLIN: Sotto l’incrocio!
MICHAEL: Bravo. Poi me lo compri tu il telefono nuovo.
FRANKLIN: Tanto ‘sto catorcio sono mesi che dici di cambiarlo.
MICHAEL: Infatti non stavo scherzando.
FRANKLIN: Se riesco a fottere i soldi a mamma te lo compro, giuro.
TREVOR: Mi dite se stavate dentro casa?
MICHAEL: Sì, stavamo dormendo.
TREVOR: E che è successo?
MICHAEL: Senti, negro, ma perché ti interessa tanto?
TREVOR: Ma che ne so, queste storie sono fighe. Cioè, senza offesa, ma tu dici che è un eroe… Voglio considerarlo un eroe pure io.
MICHAEL: Va bene… (pausa) Niente, era notte fonda e stavamo tutti dormendo. Quando sono entrati, hanno iniziato a fare casino in soggiorno… Credo che cercavano la cassaforte, che poi neanche c’è a casa nostra.
TREVOR: Ma quanti erano?
MICHAEL: Boh… Due o tre, credo. Comunque, non hanno trovato un cazzo, allora si sono incazzati e hanno iniziato a buttare per terra tutto, anche lampade e cose del genere.
TREVOR: Geniali…
MICHAEL: Ma sì, erano degli imbecilli.
FRANKLIN: Mica tanto…
MICHAEL: Tu zitto che dormivi. Mio padre si è svegliato e ha preso la pistola d’ordinanza per andare a controllare.
TREVOR: Cazzo, quindi era armato?
MICHAEL: Certo, mica se la rischiava così.
TREVOR: E non poteva seccarli tutti?
MICHAEL: Non pensava che erano armati anche loro. Pensava che erano dei poveracci entrati chissà come e che scappavano appena li minacciava.
TREVOR: E insomma, che ha fatto?
MICHAEL: Niente… E’ entrato nella stanza, ha puntato la pistola e ha detto che gli conveniva andarsene. Ma ne ha visto solo uno.
TREVOR: E gli ha sparato?
MICHAEL: Macché sparato… Non poteva sparargli così, mica era legittima difesa.
TREVOR: Ma scusa… Non l’hanno fatto fuori?
MICHAEL: Un altro si era nascosto perché aveva sentito che mio padre arrivava. E quando mio padre ha puntato la pistola, questo l’ha preso in pieno.
TREVOR: Alle spalle?
MICHAEL: Eh già…
TREVOR: Che schifo. E voi non vi siete svegliati?
MICHAEL: Io sì, ma era troppo tardi.
TREVOR: Cazzo… Che poi ‘ste cose è difficile che finiscono male.
MICHAEL: A noi c’è andata male.
TREVOR: E quindi tu l’hai visto… Cioè… Tipo…
MICHAEL: Sì, Trevor. L’ho visto.
Silenzio.
TREVOR: Cazzo, mi dispiace, amici. Non me l’avevi mai raccontata.
MICHAEL: Non è una cosa che vado a dire a cani e porci.
TREVOR: Io sono cane o porco?
MICHAEL: Tu sei negro e questo basta.
I tre ridono con un filo di amarezza.
Silenzio.
TREVOR: Va beh, vogliamo andare?
FRANKLIN: Nah… E’ presto.
TREVOR: E vostra madre?
FRANKLIN: Tanto ormai dorme.
MICHAEL: A proposito…
Michael si alza e va a recuperare il cellulare. Torna a sedersi.
MICHAEL: (guardando il cellulare) Bel rottame…
FRANKLIN: Mi devi un favore, fratellone.
MICHAEL: E tu mi devi un telefono, pidocchio.
Squilla il telefono di Michael.
MICHAEL: No, va beh… Io non ce la posso fare. Lo fa apposta? Secondo me ci spia.
TREVOR: Oddio che chiavica!
MICHAEL: Io non rispondo.
FRANKLIN: (svogliato) Ehi, Mike, rispondi. Mi sta sul cazzo la tua suoneria.
MICHAEL: Perché non gli rispondi tu? È anche tua madre, no?
FRANKLIN: Non è un caso che chiama te.
MICHAEL: E io la lascio chiamare. Mi ha rotto i coglioni.
FRANKLIN: Mike, rispondi, ti ho detto.
MICHAEL: Ehi, fratellino, ti metti a darmi gli ordini adesso?
FRANKLIN: Ma perché devi farmi incazzare… Sarò pure il tuo fratellino, ma lo sai che ti schiaccio in due minuti.
MICHAEL: Sta’ zitto.
FRANKLIN: Sta’ zitto… sta’ zitto… (a Trevor) Quando non sa che dire mi dice sta’ zitto.
TREVOR: Sta’ zitto. (ride)
FRANKLIN: Va bene. Rispondo io.
MICHAEL: Davvero?
FRANKLIN: Davvero, certo. Dammi il telefono. Fammi rispondere alla mamma.
MICHAEL: Va bene… Divertiti.
Michael dà il telefono a Franklin.
FRANKLIN: (alzandosi in piedi e facendo cadere apposta il telefono a terra) Ops… Mi è caduto!
MICHAEL: Dai, coglione…
FRANKLIN: (pestandolo) Cazzo, non l’avevo visto…
MICHAEL: Ma che cazzo fai?
FRANKLIN: (poggiandoci il piede sopra) Pronto, mamma, mammina adorata, perché non vieni a prenderci? Ci stiamo annoiando, e Mike ha paura del buio! Perché non muovi il tuo culo peloso e vieni qua? Magari puoi portare un po’ di quella merda che ingoi… Ah, no, è vero, l’hai finita! Allora lo sai che ti dico? Vattela a comprare da sola la tua merda!
TREVOR: Tu stai fuori, amico.
FRANKLIN: Ti saluta la mamma, Mike.
MICHAEL: Ma io t’ammazzo!
I due iniziano a inseguirsi intorno alla panchina.
MICHAEL: Negro, me lo blocchi?
TREVOR: Ah, no. Non mettetemi in mezzo!
I due continuano ad inseguirsi, finché Michael riesce ad acciuffare Franklin e a dargli una sistemata, al limite tra il gioco amichevole e la violenta prepotenza da fratello maggiore. Franklin si stacca con uno scatto e si va a sedere, e lo stesso fa Michael. Sembra non sia successo nulla, ma tra i due c’è una grande tensione.
MICHAEL: (a Franklin, senza guardarlo) Domani mi ricompri il telefono.
FRANKLIN: (come Michael) Domani ti faccio sbattere dentro.
MICHAEL: Addirittura? E con quale scusa?
FRANKLIN: Violenza sui minori.
MICHAEL: Sui minorati, se mai.
FRANKLIN: Bla bla.
MICHAEL: Che c’è, quando non sai che dire dici bla bla?
FRANKLIN: Fanculo.
MICHAEL: Fanculo tu.
TREVOR: Che noia, ragazzi…
MICHAEL: Io mi sto divertendo.
FRANKLIN: Ti credo, provi gusto ad approfittare di me che c’ho quindici anni.
MICHAEL: Avevi mai detto una frase più complicata prima d’ora?
FRANKLIN: Hai rotto il cazzo, Mike.
TREVOR: Che pesantezza, gente…
MICHAEL: Tanto lo sai che sto giocando.
FRANKLIN: Eh sì… Intanto mi hai fatto male.
MICHAEL: Ma piantala.
FRANKLIN: Hai rotto il cazzo di zittirmi.
MICHAEL: Non ti ho zittito.
FRANKLIN: Mi hai detto “piantala”.
MICHAEL: E quindi?
FRANKLIN: E quindi mi hai zittito.
MICHAEL: (facendogli il verso) E quindi mi hai zittito.
FRANKLIN: Tu te le cerchi.
MICHAEL: Vieni! Ti aspetto. Poi però stavolta piangi e chiami mamma.
FRANKLIN: Col tuo telefono, magari.
MICHAEL: Quello che mi compri domani, sì.
FRANKLIN: Quello che adesso ti ficco nel culo, sì.
TREVOR: Ehi, ragazzi, guardate chi sta ripassando?
MICHAEL: Meno male che c’è mr. Jogging!
TREVOR: Dai, Frank, stavolta fagliela a lui l’imitazione. Voglio vedere che faccia fa!
FRANKLIN: (alzandosi) Voglio vedere anch’io che faccia fa. Guarda bene, Mike. Adesso vediamo chi è il fratello più potente.
Franklin estrae una pistola e punta alla schiena del ragazzo che fa jogging. Spara.
Buio.