Ma dove avrò messo il curry?

Dramma culinario in un atto per cinque personaggi di

Francesca Barsotti


PERSONAGGI (5, 2 donne e 3 uomini)    
Marguerite Duras:    70-80 anni, donna, laureata, scrittrice. Ha un compagno omosessuale molto più giovane di lei. Piccola di statura e minuta. Indossa occhiali da vista dalla montatura pesante. Le piace portare gioielli importanti. Figlia di un'insegnante e di un dirigente scolastico, è nata e cresciuta in Vietnam (ex Indocina francese) dove ha vissuto fino all'età di 18 anni, quando si è trasferita a Parigi. Ricorda spesso il Vietnam nei suoi scritti e quando cucina, preparando piatti tipici della tradizione. Ora vive nella sua casa di campagna a Neauphle-le-Château. Sente la solitudine della vecchiaia e della malattia che l'alcol può solo anestetizzare temporaneamente. Ha già tentato di smettere di bere senza mai riuscirci. A volte, la memoria la tradisce col whisky facendo sorgere in chi le sta intorno dei dubbi sulla sua lucidità. Teme che qualcuno voglia approfittare della sua condizione. Vorrebbe portare a termine un nuovo libro, ma si rende conto che potrebbe non farcela a causa del suo stato fisico. Ciononostante si impegna e assume Madeleine. Marguerite considera gli altri personaggi come dei satelliti che girano intorno al pianeta della scrittrice famosa. Non tutti se ne rendono conto ma tutti, in modi e con motivazioni diverse, cercano di assecondarla.
Madeleine Maurier:    25-35 anni, donna, diplomata, segretaria. Nuova assistente di Marguerite Duras. Giovane dall'aspetto curato, rispettosa, intellettualmente non brillante, in apparenza senza grilli per la testa. In realtà è avida e nutre una profonda invidia per Marguerite. Proviene da una famiglia povera, padre alcolizzato e madre ex colf della Duras. Sposata a un operaio, ha una tresca con Antoine, il postino del paese, insieme al quale ha organizzato il furto dei gioielli della Duras. Non essendo all'altezza delle proprie ambizioni, sceglierà la via peggiore per tentare di realizzarle.
Marcel:    70-80 anni, uomo, laureato, ex commerciante di opere d'arte orientale. Vive a Parigi. Vedovo senza figli. Amico di vecchia data di Marguerite, ne condivide la passione per la letteratura. Signore elegantemente snob, frequenta salotti, letterari e non, per non pensare alla propria solitudine e stare con gente di un certo livello. Brillante conversatore, viene percepito come un raffinato opportunista e ne è consapevole, ma è contento così, nel "qui e ora", perché non ha problemi né fisici né economici. Un evento imprevisto in casa Duras potrebbe, però, costringerlo a interrogarsi sul senso della vita. 
Antoine Dubois:    25-35 anni, uomo, alto e robusto, non è riuscito a terminare gli studi universitari, portalettere da diversi anni. Un tipo rissoso, comunista con aspirazioni da borghese, figlio di un ex giardiniere della Duras, convinto di non ricevere ciò che meriterebbe si sente legittimato a prenderselo. Cerca di servirsi di Madeleine, ma non riuscendo a gestire la sua esitazione/incapacità nel derubare Marguerite, cede all'ira e la uccide.
Malherbe:    50-60 anni, uomo, diplomato, commissario di polizia. Poliziotto da sempre. Tratta tutti i possibili indiziati allo stesso modo senza lasciarsi intimidire da nessuno, neppure dalla scrittrice famosa. Fa del suo meglio affinché la giustizia trionfi, ma nei casi più difficili la sua ottusità non gli permette di scoprire il colpevole causandogli un senso di inadeguatezza da cui vuole riscattarsi.


NOTE DELL'AUTRICE
Il dramma, ispirato (senza pretese di fedeltà assoluta) al personaggio e all'opera di Marguerite Duras (1914-1996) https://www.bonculture.it/femmes/storie/loscurita-di-marguerite-duras-la-scrittrice-del-dolore-dellattesa-e-dellabbandono/, si svolge nella cucina della casa della scrittrice a Neauphle-le-Château. La stanza è arredata in modo simile alla cucina originale della foto. Per esigenze di budget, l'arredamento può essere reso più essenziale.

Duras, ormai vecchia e malata, fa una serie di riflessioni sullo scrivere, sul cucinare e sul vivere, in parte tratte da La cuisine de Marguerite, Écrire e La vie matérielle. Le ricette sono tratte da La cuisine de Marguerite, pubblicato nel 1999 dal figlio Jean Mascolo. L'opera è composta da ricette di cucina di Duras, accompagnate da trascrizioni di interviste radiofoniche. Quando era ancora in vita, la scrittrice aveva pensato di includere queste ricette in un'altra raccolta di testi, La vie matérielle; alla fine ci aveva rinunciato, pur mantenendo in mente il progetto di realizzare un piccolo libro. La pubblicazione diede origine a una diatriba legale tra Jean Mascolo e Yann Andréa, ultimo compagno di Duras e suo esecutore letterario.


Scena 1 
Cucina della casa di Marguerite Duras a Neauphle-le-Château. Mattina. Lungo la parete a sinistra, l'angolo cottura: sopra i fornelli, una mensola a cui sono appesi alcuni utensili e sulla quale si trova una quantità di contenitori di colori e dimensioni diverse disposti a casaccio. Sulla parete di fondo, un altro mobile e il lavandino. Attaccate alle piastrelle tante foto e fogli scritti a mano. Sulla parete di destra, una grande finestra che dà sul giardino e il frigorifero su cui sono appoggiati vari oggetti (cesoie, guanti da giardinaggio, libri…). Decentrato verso destra, un tavolo quadrato con cinque sedie apparecchiato per quattro. Sul tavolo, un vaso da fiori. Lo stile dell'arredamento è vagamente country. La trascuratezza regna sovrana.
Marguerite sta cercando affannosamente il curry quando arriva Madeleine.
MARGUERITE:    (cerca tra i barattoli) Ma dove l'avrò messo? Eppure è sempre stato qui, dietro alla curcuma e davanti al coriandolo. Dove si sarà cacciato? E ora come faccio? 

Suona il campanello. Marguerite va ad aprire. Entra Madeleine.

MARGUERITE:    Cerchi una cosa e ne trovi un'altra. Ecco la mia nuova assistente: un raro caso di serendipità!
MADELEINE:    (timidamente) Buongiorno, signora Duras.
MARGUERITE:    Entra, Madeleine. E chiamami pure Marguerite.
Madeleine entra, Marguerite le fa segno di seguirla in cucina e di sedersi a tavola. Madeleine si toglie la giacca e si siede.
MARGUERITE:    Mettiti comoda, mentre io continuo la mia ricerca del curry scomparso. Finché non lo trovo, non mi do pace. (Apre e chiude sportelli e cassetti)    
MADELEINE:    Se non lo trova, posso uscire a comprarlo.
MARGUERITE:    (continuando a cercare) Sei gentile, ma non è così semplice. Io non posso usare un curry qualunque. Il (Sottolineando) "mio" curry arriva direttamente da Madras. Me lo spedisce un amico tutti gli anni a Natale. E io me lo faccio bastare per tutto l'anno perché un curry così non si trova da nessuna parte, neanche a Parigi. Lo fa lui personalmente e la ricetta è segreta. Per quanti tentativi io abbia fatto, non sono mai riuscita a prepararne uno uguale. Ora capisci perché devo assolutamente trovarlo?
MADELEINE:    Sì, almeno credo. Deve essere proprio speciale. E prezioso.
MARGUERITE:    (guarda sotto il lavandino e prende con fatica un barattolo grande e pesante) Eccolo, finalmente! Si era nascosto dietro al whisky. Non lo biasimo.
MADELEINE:    (a parte) Neanch'io.
MARGUERITE:    (appoggia il curry sul piano di lavoro, prende due bicchieri e il whisky e li posa sulla tavola) Ti va un goccetto? 
MADELEINE:    Ma… Non saprei… Non credo sia il caso.
MARGUERITE:    Non ti preoccupare, sarà il nostro segreto.
MADELEINE:    Allora sì, giusto due dita.
MARGUERITE:    (versa del whisky nei due bicchieri, si siede accanto a Madeleine e sorseggia il suo whisky) Lo so che è presto per cominciare a bere. Voglio solo che tu ti senta a tuo agio in questo mio piccolo, pazzo mondo. E so anche che ciò può risultare difficile all'inizio. Come ti dicevo l'altro giorno, per assistermi in questo progetto devi entrare nel personaggio della vecchia scrittrice beona, ma famosa, che ama cucinare per le persone a cui vuole bene. Solo così riusciremo a lavorare nel migliore dei modi, a capirci senza tante parole. A proposito: a te piace cucinare?
MADELEINE:    Sì, certo. Vorrei solo essere più brava per rendere felice mio marito.
MARGUERITE:    Felice è una parola impegnativa. E i manicaretti non bastano. Ricordati sempre questo: è fondamentale provare del godimento nel gustare il cibo, oltre che nel prepararlo. Altrimenti il gioco non regge. Io, ad esempio, non ho la pretesa di fare una cucina raffinata. Faccio un'ottima cucina divertendomi, nulla di più. Una cucina raccontata, in un certo senso. Butto giù le ricette inventando titoli che rimandano all'origine del piatto o alle persone da cui le ho avute. Le Polpette della greca Melina o le Polpette alla russa o, ancora, le Polpette senza nome, in assoluto le più misteriose. 
MADELEINE:    Polpette senza nome… Magari con l'aggiunta di un po' di quel fantastico curry… Mi ha dato degli ottimi spunti. (Tirando fuori dalla borsa un quaderno e una penna) Le dispiace se ne prendo nota? 
MARGUERITE:    Annota pure tutto ciò che ti colpisce o ti interessa. Potrebbe venirmi voglia di inserirlo nel mio libro. Infatti, non sto scrivendo un banale manuale di cucina, bensì una specie di ricettario autobiografico. Vedi, Madeleine: io non sono un tipo da bacioni e abbraccioni. Esprimo il mio affetto così: cucinando piatti appetitosi e preparando una tavola invitante, molto semplicemente.
MADELEINE:    (prendendo appunti) Una sorta di biografia cotta e servita, per così dire. (Guarda l’orologio al polso)
MARGUERITE:    (sorridendo) Per così dire.
Marguerite si rimette a cucinare, Madeleine beve il suo whisky e continua a prendere appunti.
MARGUERITE:    Oggi ho invitato a pranzo alcuni amici. Mi piacerebbe se ti fermassi anche tu, se non hai di meglio da fare ovviamente.
MADELEINE:    Molto volentieri. Così avrò modo di curiosare un po' nel suo ambiente, se mi passa l'espressione.
MARGUERITE:    Curiosare nella vita degli altri può essere molto istruttivo. E ora procediamo con il piatto del giorno: (Sottolineando) "Curry à la réunionnaise". Mia madre ebbe la ricetta dalla mia insegnante di piano, originaria di La Réunion, che ci invitava a pranzo la domenica. Pensa che un giorno le disse che ero negata per il pianoforte e non valeva la pena insistere. Detto da una che si addormentava durante la lezione…
MADELEINE:    Mio Dio! Dev'essere stato un vero trauma.
MARGUERITE:    Un trauma piccolo, rispetto agli altri. E poi, ebbi la mia rivincita. Mia madre dava lezioni di aritmetica e ortografia alla sua stupida figlia, negata sia per i numeri che per il francese. Fu così che un bel giorno le lezioni cessarono per entrambe. E anche i pranzi della domenica. E io non imparai mai a suonare il piano come si deve, ma non me ne importa niente. Non rimpiango affatto quelle lagne di Chopin su cui mi esercitavo. Tu suoni qualche strumento, Madeleine?
MADELEINE:    Ho seguito dei corsi di chitarra in passato, poi ho lasciato perdere. Ora, nel poco tempo libero che ho, lavoro a maglia, così unisco l'utile al dilettevole.
MARGUERITE:    L'utile al dilettevole… (Scuotendo la testa) Noi donne non riusciamo quasi mai a fare qualcosa solo per il nostro piacere. Neppure cucinare…
MADELEINE:    (tra sé e sé prendendo appunti) Non riusciamo quasi mai a fare qualcosa solo per il nostro piacere. Senti chi parla…
MARGUERITE:    (mette un pollo tagliato a pezzi in padella) Ora faccio soffriggere questo bel pollo ruspante insieme a timo, alloro, aglio e cipolla. Così non si sente solo.
MADELEINE:    (a parte) Frigge i polli come le persone, 'sta stronza.
MARGUERITE:    (rivolta al pubblico, camminando su e giù con lo sguardo perso nel vuoto) D'altronde, è anche vero che la solitudine può diventare necessaria in certi momenti. L'ho capito qui, in questa casa. Pensa che ho mandato via anche il mio Yann. Ho dovuto. Lui non è d'accordo con me su questo progetto; dice che non sono una cuoca. 

Madeleine guarda l’orologio al polso, Marguerite la guarda senza commentare.

MARGUERITE:    La verità è che ci vuole sempre una separazione dagli altri quando si scrivono libri. Tanto per cominciare, ti chiedi cos'è quel silenzio intorno a te. (Si versa dell'altro whisky) La solitudine della scrittura è una solitudine senza la quale lo scritto non si realizza o si sbriciola nel cercare cosa scrivere ancora. Si dissangua, l'autore non lo riconosce più. Le persone vanno e vengono, la scrittura c'è sempre. La solitudine viene da sé. Io l'ho fatta perché ho deciso che qui avrei dovuto esser sola, che sarei stata sola per scrivere libri. È diventata la casa della scrittura. (Indicando la finestra) I miei libri escono di qui (Di soprassalto) Ma dov'è il curry? Ah già, è lì. (Con fatica sposta il barattolo del curry verso di sé)

Madeleine guarda ancora l’orologio. Marguerite si gira e la trova a guardare l’ora.

MARGUERITE:    Ti sto annoiando così tanto che non vedi l’ora di andartene?
MADELEINE:    No, mi scusi. È solo una mia abitudine.
MARGUERITE:    Che ti dovrai togliere subito. Iniziamo con l’orologio. (Pausa) Toglitelo e appoggialo sulla mensola. Voglio la tua completa attenzione.
MADELEINE:    La avrà. (Esegue, si toglie l’orologio e lo appoggia sulla mensola)

Marguerite continua a parlare, a bere e a cucinare. Madeleine ascolta e prende appunti.

MARGUERITE:    Nel pomeriggio ti mostrerò il parco, se ne avrò la forza. Il parco, con gli alberi secolari e gli alberi ancora giovani. Ci sono larici, meli, un noce, prugni, un ciliegio. L'albicocco è morto. (Si versa dell'altro whisky) Come dicevo prima, la solitudine significa anche: o la morte o il libro. Ma innanzitutto significa alcol. Whisky significa. (Beve tutto d'un fiato)
MADELEINE:    (timidamente) Scusi se mi permetto, Marguerite: sono appena le undici… 
MARGUERITE:    (senza guardarla, come non avesse sentito) Non ho mai potuto cominciare un libro senza terminarlo. Questa passione l'ho scoperta qui, in questa casa. Avevo finalmente una casa dove nascondermi per scrivere libri. Spesso, qui, mi mettevo a cucinare nel primo pomeriggio. Succedeva quando gli altri  erano fuori. Allora avevo il pianterreno della casa e il parco tutti per me. Il tipo di silenzio che si lasciavano alle spalle quando se ne andavano lo ricordo bene. Rientrare in quel silenzio era come reimmergersi nel mare. Era come scrivere.
MADELEINE:    (posa la penna e si sgranchisce le dita) Marguerite, vuole che le prepari un caffè?
MARGUERITE:    (guarda Madeleine come se si accorgesse in quel momento della sua presenza) Caffè? No. Ne ho bevuto fin troppo stamattina presto. Il dottore mi ha detto di non esagerare (vuole che muoia sana, poveretto…). Ma se tu ne senti il bisogno, l'occorrente è sul quel ripiano lassù.
MADELEINE:    No, grazie. L'ho già preso anch'io. E sono già fin troppo nervosa.
MARGUERITE:    (con lo sguardo perso nel vuoto) Trovarsi in un buco, in fondo al buco, in una solitudine quasi totale e scoprire che soltanto la scrittura ci salverà. 
MADELEINE:    C’è anche altro che può salvarci. Non tutti sono scrittori… Cosa dovrebbero fare, sprofondare nel buco?
MARGUERITE:    (si gira di scatto) Hai detto bene, chi non ha la scrittura non può capire. Tu riesci a capire di cosa parlo?
MADELEINE:    Certo. Mi manca quello che ha lei, ciononostante tento con tutte le mie forze di emergere dal buco.
MARGUERITE:    Non disperare e leggi, leggi più che puoi. E studia.
MADELEINE:    Non credo che sia indispensabile.
MARGUERITE:    Come credi di poter assistermi nella scrittura, se questo è il tuo pensiero?
MADELEINE:    Era solo… mi scusi.
MARGUERITE:    Se mi ascolti, avrai solo da imparare. Non è facile vivere la scrittura.
MADELEINE:     Per molti non è facile neanche vivere la quotidianità.
MARGHERITE:    Dipende da ciò che si vuole dalla vita, dal sapere davvero cosa si vuole fare. 
MADELEINE:    Lei sa sempre cosa scrivere?
MARGHERITE:    Essere senza alcun argomento di libro, senza alcuna idea di libro significa trovarsi, ritrovarsi, davanti a un libro. Un'immensità vuota, un libro eventuale. Davanti a una scrittura viva e spoglia. Credo che la persona che scrive non abbia nessuna idea di libro, ha le mani vuote, la testa vuota e conosce dell'avventura del libro soltanto la scrittura asciutta e nuda con le sue regole auree elementari: ortografia, senso. (Guardando Madeleine) È impossibile prescindere dall'ortografia se si vuole che la scrittura abbia un senso. Non trovi?
MADELEINE:    Certamente. L'ortografia andrebbe insegnata con maggiore cura nelle scuole. 
MARGUERITE:    La scuola, è tutta da riformare, non solo in Francia. Se non è già troppo tardi… Prevedo un futuro in cui i libri finiranno tutti nelle discariche, sostituiti da qualche diavoleria elettronica fatta di suoni forti e immagini altrettanto forti. La gente non leggerà più. Capisci? Questo è un pensiero ricorrente, quasi un'ossessione e, ogni volta che mi si affaccia alla mente, vengo qui in cucina (Rimescola il contenuto della pentola che è sul fuoco) in cerca di un po' di sollievo. Il curry, il curry. (Sposta il barattolo del curry) L'ambiente della cucina è antitetico a quello della scrittura, ma la solitudine è la stessa, la creatività è la stessa. Si è autori ai fornelli come davanti al foglio di carta. Pensa che tanti miei amici trovano la mia omelette vietnamita il piatto più gustoso che abbiano mai assaggiato. Ti rendi conto? Si inchinano a una frittatina. Come posso restare indifferente a una cosa del genere? Vedi: quando mangio qualcosa di buono al ristorante, ho la rara capacità di rifarlo in casa, magari migliorandolo, e quella volta l'omelette era davvero eccezionale. Così, me la sono reinventata. Certo, devo mandare Yann a Parigi per procurarmi tutti gli ingredienti, ma assecondare i miei capricci rientra nelle sue mansioni. Yann per me è prezioso: è un compagno (almeno fino a un certo punto…), un autista, un segretario… (Lascia il mestolo e prende il bicchiere)
MADELEINE:    (perplessa, prendendo appunti) Yann… Parigi… Mansioni… E il curry? Qual è il ruolo del curry? Cosa mi rappresenta?

Marguerite continua a parlare a ruota libera, a bere e a cucinare. Madeleine ascolta e prende appunti.

MARGUERITE:    (tiene in mano il bicchiere di whisky pieno a metà e guarda Madeleine attraverso il liquido) Ieri ho trovato un moscone nel mio whisky. Poverino… L'ho tirato fuori con un cucchiaio. Purtroppo era già morto. Aveva esagerato. Anche lui. Un'altra volta, ero in dispensa, ho visto e sentito sulla parete gli ultimi minuti di vita di una mosca. Mi sono seduta per terra accanto a lei. Ero sola con lei in tutta la vastità della casa. Non avevo mai pensato alle mosche fino a quel momento, se non probabilmente per maledirle, come tutti. Mi sono avvicinata per guardarla morire. Lei voleva fuggire dal muro dove correva il rischio di rimanere prigioniera della sabbia e del cemento che si depositava su quel muro con l'umidità del parco. Ho guardato come moriva un mosca. 
MADELEINE:    (alzando la penna dal quaderno) Vuole inserire anche questo nel libro?
MARGUERITE:    Parlo di vita e di morte. Dell’esperienza della morte. Ti disturba?
MADELEINE:    Certo che no, era solo una domanda. 
MARGUERITE:    Il mio sarà un ricettario autobiografico, e la morte fa parte della vita.
MADELEINE:    La morte di una mosca?
MARGUERITE:    Anche. Lo sai che sei in prova?
MADELEINE:    Sì. Scusi. (Abbassa la testa e riprende a scrivere)
MARGHERITE:    Prendi appunti. È stato lungo. Si dibatteva contro la morte. È durato dieci, quindici minuti, e poi si è fermata. Doveva essersi arrestata la vita. Sono rimasta per continuare a vedere. La mosca è rimasta sul muro come l'avevo vista, come saldata a lui. Mi sbagliavo: era ancora viva. Sono rimasta a guardarla, nella speranza che lei ricominciasse a sperare, a vivere. La mia presenza rendeva quella morte ancor più atroce. Lo sapevo e sono rimasta. Per vedere come la morte avrebbe invaso la mosca e anche per vedere da dove veniva quella morte. Non ricordo più la fine. Probabilmente la mosca, allo stremo delle forze, è caduta dal muro. Non ricordo più niente, solo che mi sono allontanata. Ho pensato: "Stai diventando pazza". Sono passati forse venti anni. La vedo ancora quella mosca, sul muro bianco, morire. Sola. Nessun'altra mosca è entrata dalla finestra per starle vicino. Nessuna. 
MADELEINE:    Non capisco…
MARGUERITE:    Non mi stupisco. Cosa non capisci?
MADELEINE:    Cosa c’entri la mosca con la sua autobiografia.
MARGHERITE:    Nell'aspetto, le mosche sono insignificanti, come lo sono sempre stata io. Insignificanti, ma grandi osservatrici, con tutti quegli occhi. Chissà se i mosconi dicono alle mosche che hanno dei begli occhi quando le corteggiano. Chissà se quella mosca è mai stata davvero innamorata. Oppure è morta senza conoscere nulla dell'amore. Credo sapesse già che il gelo che l'attraversava era la morte. 
MADELEINE:    (a bassa voce, impugnando la penna a mo' di pugnale) Prima o poi attraverserà anche te.
MARGUERITE:    Intorno a noi tutto scrive, questo bisogna arrivare a percepire, tutto scrive, la mosca scrive, sui muri, ha scritto molto nella luce della grande stanza riflessa dallo stagno. Potrebbe coprire una pagina intera la scrittura della mosca. E l'immensità di una poesia illeggibile si spanderebbe nel cielo. Lo scritto arriva come il vento, è nudo, è inchiostro, è lo scritto, e passa come niente altro passa nella vita, se non la vita stessa.
MADELEINE:    (a bassa voce) Tutto è vanità. Non dimenticarlo.

Marguerite risponde al telefono, poi riprende a cucinare. Madeleine continua a prendere appunti.

MARGUERITE:    (va a rispondere al telefono che squilla) Pronto? Dimmi, Maxime. Ah, non puoi venire. Che succede? Oh, mi dispiace. Ma come hai fatto? Ho capito. Vabbè, sarà per un'altra volta. Riguardati, caro. A presto. (Rivolta a Madeleine) Maxime non verrà. È caduto dalla sua vecchia bicicletta ed è tutto ammaccato. D'altronde, lui è molto più vecchio della bici…
MADELEINE:    Peccato! Temo che si perderà un curry memorabile.
MARGUERITE:    Il curry, il curry! (Si guarda intorno, individua il barattolo del curry e lo sposta)
MADELEINE:    Per fortuna il curry non ha le gambe, altrimenti…
MARGUERITE:    (brandendo un coltellaccio) Gliele avrei già tagliate.
MADELEINE:    Non ne dubito.
MARGUERITE:    È il trattamento che da sempre riservo a chi mi tradisce, a chi abusa della mia fiducia, a chi… (Versa del whisky nel suo bicchiere e in quello di Madeleine) non beve con me.

Le due donne brindano e bevono insieme. Madeleine inizia a dare segni di forte nervosismo.

MARGUERITE:    Al curry: il sale della vita!
MADELEINE:    (esitante) Al curry.

Suona il campanello. Marguerite va ad aprire.

ANTOINE:    (fuori scena, in lontananza) C'è da firmareee!

Margherite esce di casa.  Madeleine si avvicina al barattolo del curry e lo soppesa. Poi torna velocemente a sedersi. Marguerite rientra con una busta in mano.

MADELEINE:    (un po' a disagio) Buone notizie?
MARGUERITE:    (apre la busta, estrae un foglio e lo scorre) Nulla di che. (Rimette il foglio nella busta e la mette nella tasca del cardigan) Torniamo al nostro curry. (Accarezza il barattolo del curry) Caro, caro il mio curry. Si sente a suo agio in questa cucina, non proprio enorme ma abbastanza grande da poterci pranzare. Oggigiorno le cucine sono sempre più piccole, come se si volesse fare in modo che le persone non vi mangino più, quando la cucina è sempre stata il luogo dove ci si ritrova, dove si sta al caldo, dove si chiacchiera mentre la mamma fa da mangiare.
MADELEINE:    (prendendo appunti) Come se qualcuno si adoperasse per condizionare i nostri comportamenti.
MARGUERITE:    Basta esserne consapevoli e il gioco finisce.
MADELEINE:    Non sono sicura di aver afferrato.
MARGUERITE:    Non posso farci niente.
MADELEINE:    Non vuole.
MARGUERITE:    No.

Suona il telefono. Marguerite va a rispondere e, mentre parla, volta le spalle a Madeleine. Madeleine si alza e va verso il barattolo del curry. Marguerite si gira all'improvviso e la guarda. Madeleine torna a sedersi.

MARGUERITE:    (parla al telefono) Pronto. Ciao, Maurice. Cosa? Neanche tu? Ti perdi un curry eccezionale. Ne sei consapevole? Sì, lo so: il tuo piatto preferito è la minestra di porri. Te la farò un'altra volta, promesso. Buon viaggio. (Riattacca)
MADELEINE:    Un'altra defezione?
MARGUERITE:    Sì, è morta la suocera di Maurice. Sta partendo per Parigi.
MADELEINE:    Che tristezza…
MARGUERITE:    Non direi. Non si sopportavano. Ora speriamo solo che arrivi Marcel a rallegrare il nostro pranzo. È l'ultimo della lista.
MADELEINE:    Speriamo.
MARGUERITE:    Vedremo.

Marguerite inizia a preparare il riso per il pranzo.

MARGUERITE:    (dando le spalle a Madeleine) Madeleine, saresti così gentile da uscire a prendermi qualche rametto di timo? L'aiuola delle aromatiche è dietro la rimessa.
MADELEINE:    (a parte) Quale cazzo sarà il timo? Se sbaglio, questa vecchia ubriacona dà di matto e se glielo chiedo è capace di tirarmi dietro il barattolo del curry. Beh… Almeno saprei se li nasconde lì dentro… (Si alza ed esce di casa lasciando la porta socchiusa)
MARGUERITE:    (guardando fuori dalla finestra) Mi gioco tutti i miei gioielli che quella ragazza non ha mai visto una pianta di timo. (Si avvicina velocemente alla borsa di Madeleine e ci guarda dentro) Voglio proprio vedere cosa nascondi in questo borsone, signorina Precisina. (Fa un gesto di disappunto) Praticamente vuota!

Mentre Madeleine apre la porta, Marguerite rimette a posto la borsa e torna ai fornelli.

MADELEINE:    (rientrando in casa, insofferente, dura) Ecco il timo. Stava nascosto dietro la salvia, ma l'ho scovato lo stesso. Trovo sempre tutto, io.
MARGUERITE:    Immaginavo che ce l'avresti fatta, almeno questa volta.
MADELEINE:    (a denti stretti) Grazie per la fiducia.
MARGUERITE:    La mia fiducia non è facile da guadagnare. Non illuderti.
MADELEINE:    Sono qui per lavorare, io. Illusioni non ne ho più, cazzo!
MARGUERITE:    Se intendi rimanere come mia assistente, faresti bene a moderare i toni. Ricordati che qui (Sottolineando) "cazzo" lo posso dire solo io.
MADELEINE:    Non volevo farla incaz… cioè, arrabbiare. Ripeto: sono venuta qui per compiere un certo lavoro e sono decisa ad andare fino in fondo.
MARGUERITE:    Non so se prenderti in parola…
MADELEINE:    Faccia un po' come crede, ma non me lo renda più difficile del necessario.
MARGUERITE:    (brandendo il timo) Nel Medioevo il timo veniva utilizzato per tenere lontano le streghe.
MADELEINE:    Interessante. Mi sa che ce n'è ancora bisogno.
MARGUERITE:    (continua la preparazione del riso) Il riso va lavato diverse volte per togliergli l'odore dei sacchi di iuta e quello del cargo, che poi è odore di petrolio. Naturalmente, il riso che uso io è del tipo “profumato”, un riso che si trova solo nei negozi di cibo vietnamita. 
MADELEINE:    Le manca il Vietnam? Anzi, l'Indocina. Se non erro, ci è cresciuta.
MARGUERITE:    (prende una pentola e la riempie d'acqua) A volte mi manca, sì.
MADELEINE:    Quel rubino sangue di piccione che ha al dito è stupendo. Viene da lì?
MARGUERITE:    Vedo che te ne intendi. Sì, viene proprio da lì. Ora, però, voglio concentrarmi sul riso. Per quanto riguarda la cottura: il riso va messo in acqua fredda, due parti di acqua per una di riso. Quando spicca il bollore, si sposta la pentola sul fuoco più piccolo, sopra un frangifiamma, e lo si fa cuocere a fuoco bassissimo, a pentola coperta. Dopo un po', se il riso è asciutto, bisogna aggiungere poca acqua fredda, mescolare e rimettere a cuocere. Sembra complicato, in realtà è questione di pochi minuti. In Indocina lo fanno in pentole di terracotta senza mai toccarlo durante la cottura. Sul fondo della pentola si forma una specie di strato di riso bruciacchiato che i bambini mangiano con la melassa. Mi sembra di averne ancora l'odore nelle narici…
MADELEINE:    (prendendo appunti) Il frangifiamma ha un suo perché.
MARGUERITE:    (guardando l'orologio) È ancora presto per cuocere il riso. (Beve un sorso di whisky) Sarà il caso che io mi dedichi alla rougail.
MADELEINE:    La rougail? 
MARGUERITE:    Sì, la rougail. Una salsa da accompagnare al pollo.
MADELEINE:    (a parte) In caso si sentisse ancora solo…
MARGUERITE:    (prende gli ingredienti e inizia la preparazione) A base di avocado, aglio e limone. Ti garantisco che non basta mai per quanto è gustosa. Si fa in quattro e quattr'otto e poi si mette in frigo. Va servita fredda insieme al pollo bollente.
MADELEINE:    (a parte) Detesto l'avocado! Sa troppo di ricco.
MARGUERITE:    (guardandosi intorno) Dov'è finito l'aglio?
MADELEINE:    Dietro al curry. Lo vedo.
MARGUERITE:    (afferra una testa d'aglio) Tana per l'aglio. Finirai tritato anche tu, bello mio! (Prende due spicchi d'aglio, li sbuccia e li trita)
MADELEINE:    (a parte) Tratta l'aglio come le persone. (A voce più alta) Nel frattempo, posso aiutarla in qualche modo?
MARGUERITE:    Sì, puoi andare a raccogliere cinque rose dal rosaio accanto al cancello. Le cesoie sono lì da qualche parte. (Indica uno scaffale stretto a più ripiani sui quali si trovano vari oggetti)
MADELEINE:    (si alza e prende le cesoie) Cinque rose. Vado e torno. (Esce e chiude la porta)

Marguerite la guarda uscire e, appena la porta si chiude, va verso la sua borsa.

MARGUERITE:    (prende in mano la borsa di Madeleine e la solleva) Forse ho capito perché è così grande. Deve riempirla, ma di cosa? Verdure del contadino in fondo alla strada? Le mie rose? E se glielo chiedessi? No, potrebbe insospettirsi. Devo scoprirlo da sola. A noi due, Madeleine.

Quando Madeleine rientra, Marguerite prende un vaso da fiori.

MADELEINE:    (aprendo la porta) Ecco le rose. 
MARGUERITE:    (porgendole un vaso da fiori) Sistemale pure qui.
MADELEINE:    (mettendo le rose nel vaso) Sono bellissime.
MARGUERITE:    Le metteremo al centro della tavola.

 Madeleine mette il vaso con le rose al centro della tavola, torna al suo posto e prende penna e quaderno.

MARGUERITE:    (si avvicina alle rose e le sfiora con la mano) Mais elle était du monde, où les plus belles choses/ Ont le pire destin;/ Et, rose, elle a vécu ce que vivent les roses,/ L'espace d'un matin. (Beve un sorso di whisky)
MADELEINE:    François Malherbe.
MARGUERITE:    Tu cosa faresti se sapessi di dover morire domani?
MADELEINE:    (posa la penna e guarda allarmata Marguerite) La malerba non muore mai, diceva sempre mia madre. Per quanto mi riguarda, credo che cercherei di portare a compimento la mia missione.
MARGUERITE:    Missione?
MADELEINE:    La ragione per cui sono qui. Abbiamo tutti una missione, almeno così dicono.
MARGUERITE:    Così si dice, ma io non ci ho mai creduto. Almeno, non a una Missione con la M maiuscola. Ritengo, piuttosto, che abbiamo diverse missioni, o compiti, da portare avanti nel corso della vita, più o meno grandi, più o meno impegnativi. Io, ad esempio, oggi sto tentando di portare a termine il piccolo compito di organizzare un pranzo tra amici. E questo piccolo compito si inserisce nel progetto di libro a cui sto lavorando, che a sua volta costituisce una missione all'interno della mia opera di scrittrice. 
MADELEINE:    (a parte) Una vera matrioska della letteratura… Vorrei tanto leggere quella lettera che tiene in tasca.
MARGUERITE:    Il curry, il curry… (Apre il barattolo del curry e ci guarda dentro) 
MADELEINE:    A giudicare da quanto pesa, penso che le durerà ancora molto tempo.
MARGUERITE:    (si siede) Apparenze, apparenze.
MADELEINE:    Metto in frigo la salsa? 
MARGUERITE:    Sì, nella parte più fredda.
MADELEINE:    (mette in frigo la salsa e torna a sedersi) Ecco fatto.

Buio

SCENA 1 BIS

Luce
Marguerite è seduta su una sedia con la testa reclinata sulla tavola. Accanto a lei la bottiglia del whisky mezza vuota e il bicchiere. Madeleine si avvicina al barattolo del curry con passo felpato e svita il coperchio. Marguerite muove un braccio e la testa. Madeleine riavvita il coperchio e torna a sedersi.

MARGUERITE:    (alzando la testa lentamente) Cos'è questo rumore? Cosa succede? Il curry, il curry.
MADELEINE:    È tutto a posto. Anche il curry.
MARGUERITE:    (girandosi verso il curry) Che sollievo! Pensavo di averlo perso.
MADELEINE:    Temo che perderemo quel povero pollo se non interviene subito. Mi sembra di sentire un vago odore di bruciaticcio.
MARGUERITE:    (si alza con fatica e va a controllare il pollo) Appena in tempo. È più che cotto, ma non bruciato. Ora manca soltanto il riso. Aspettiamo Marcel, altrimenti rischiamo di mangiarlo scotto. Ti va un pastis con un bel po' di ghiaccio come aperitivo?
MADELEINE:    Volentieri. Adoro il pastis.
MARGUERITE:    Quando arriva Marcel ci facciamo anche un kir. Il Bourgogne aligoté è pronto in frigo e la crème de cassis… (Si guarda intorno smarrita) Non mi ricordo. Fa niente. La sostituirò col sidro: preparerò un kir impérial in suo onore.
MADELEINE:    Kir impérial?
MARGUERITE:    La versione normanna. Marcel è di Trouville.
MADELEINE:    Quante cose sto imparando. Ed è solo il primo giorno…
MARGUERITE:    (lentamente) È solo il primo giorno.
MADELEINE:    (a parte) Ce la farò?
MARGUERITE:    Sei mai stata a Trouville?
MADELEINE:    No, mai.
MARGUERITE:    (con lo sguardo perso nel vuoto) Io, a Trouville, ho scritto la fine di un romanzo iniziato qui. Davanti al mare, nell'immensità del cielo, della sabbia…
MADELEINE:    Vi siete conosciuti lì, lei e Marcel?
MARGUERITE:    (sussultando) Dove? Chi? Ah, sì. Io e Marcel. No, in realtà no. Ci siamo conosciuti altrove. A Parigi, credo. Non è poi così importante, in fondo.
MADELEINE:    No, certo che no. Dicevo tanto per dire.
MARGUERITE:    Le parole hanno un peso. Vanno dosate, soprattutto nello scrivere. Le parole sono come le spezie: richiedono misura, un pizzico in più può rivelarsi un'autentica catastrofe. (Guardandosi intorno) Il curry, il curry. (Si alza e sposta il barattolo del curry)

SCENA 2

Cucina della casa di Marguerite Duras a Neauphle-le-Château. Mattina.

Marguerite va nella stanza attigua.

MARGUERITE:    Madeleine: io vado di là a cercare una cosa. Tu, intanto, prova a farti venire qualche idea per arricchire il mio libro. (Esce di scena)

Suonano alla porta.

MARGUERITE:    (forte, da fuori scena) Madeleine, vedi chi è. Non voglio essere disturbata.
MADELEINE:    (forte) Va bene. (Va alla porta)

Entra Antoine.

MADELEINE:    (bloccandolo alla quinta e guardando verso l’altra quinta) Cosa ci fai qui? Se ti scopre sono guai.
MARGUERITE:    (forte, da fuori scena) Madeleine, chi è?
MADELEINE:    (facendo cenno di tacere al postino) Nessuno signora, un mendicante in cerca di moneta.
MARGUERITE:    (forte, da fuori scena) Mandalo via, non abbiamo niente per lui.
ANTOINE:    Un mendicante?
MADELEINE:    Dimmi cosa vuoi e fai presto, se torna di qua siamo rovinati.
ANTOINE:    Sono qui per ricordarti che il tempo stringe. Vedi di darti una mossa! Scopri dove tiene i gioielli. A lei penso io.
MADELEINE:    Cosa intendi? Non vorrai mica…
ANTOINE:    Se sarà necessario…
MADELEINE:    Io non voglio correre rischi. Mi avevi promesso…
ANTOINE:    Per combattere i parassiti che sfruttano i poveracci come noi bisogna osare. Ti sei già dimenticata di come ha trattato tua madre dopo anni di servizio? E di quando ha licenziato mio padre?
MADELEINE:    La odio quanto te, ma non mi lascio accecare dall'ira. Dobbiamo rimanere lucidi, altrimenti il nostro piano andrà in fumo.
ANTOINE:    Tu pensa a fare la tua parte. E in fretta.
MADELEINE:    Ho capito, ma ora vattene! Ne parliamo dopo.
ANTOINE:    Ti aspetto nel boschetto. (Esce)
  

SCENA 3

Entra Marguerite.

MARGUERITE:    Allora, Madeleine: hai pensato a qualcosa di rivoluzionario in mia assenza?
MADELEINE:    In un certo senso, ma devo ancora definire i dettagli.
MARGUERITE:    È così complessa la tua idea?
MADELEINE:    In realtà è molto semplice, quasi terra terra. Sono i particolari a renderne complicata la realizzazione.
MARGUERITE:    Pensi di riuscire a svelarmi l'arcano prima di pranzo?
MADELEINE:    Riguarda il curry e il suo mistero. Mi piacerebbe vederlo svelato nel suo libro.
MARGUERITE:    Temo che resterai delusa.
MADELEINE:    Marguerite, le dispiace se mi assento per un quarto d'ora, venti minuti al massimo? Avrei una commissione urgente da sbrigare.
MARGUERITE:    Vai pure. 
MADELEINE:    Grazie. Vado e torno.

Madeleine si mette la giacca, prende la borsa e ci mette dentro il quaderno.

MARGUERITE:    Cosa stai facendo?
MADELEINE:    Esco per sbrigare la mia commissione.
MARGUERITE:    Intendo cosa stai facendo con il quaderno.
MADELEINE:    Lo metto in borsa.
MARGUERITE:    Le mie parole non escono senza il mio permesso.
MADELEINE:    Le sue parole?
MARGUERITE:    Hai preso appunti per il mio libro, hai scritto tutto quello che ho detto. Giusto?
MADELEINE:    Si, come mi ha detto lei.
MARGUERITE:    Quindi lì dentro ci sono le mie parole. Non voglio che escano da questa casa, non prima di aver terminato il libro.
MADELEINE:    Va bene, non ci avevo pensato. (Mette il quaderno insieme all’orologio)

 Madeleine esce di casa mentre Marguerite torna a sedersi e guarda l'orologio.


SCENA 4

MARGUERITE:    Quella ragazza non mi convince. È finta, incolore. Sembra che il suo unico vero interesse sia il barattolo del curry. Spero che Marcel arrivi prima che lei torni. Marcel, Marcel… Dove sei, amico mio? Perché non arrivi? 

Suona il campanello.

MARGUERITE:    Eccolo! (Apre la porta) 

Entra Marcel.

MARGUERITE:    Finalmente sei arrivato!
MARCEL:    Mia cara Marguerite, sono felice di vederti, dopo tanto tempo.
MARGUERITE:    (agitata) Accomodati pure dove preferisci. So che è tardi, ma aspettavo te per cuocere il riso. Gli altri due non vengono, purtroppo. Al punto in cui sono non mi dispiace. Ho assoluto bisogno di parlarti da sola. C'è poco tempo.
MARCEL:    (si siede) In che senso? Pensavo che avremmo trascorso questo tempo conversando amabilmente di cibo e letteratura.
MARGUERITE:    (si siede) No, no. Non è possibile. Tra poco tornerà e dovremo far finta di niente. Ma prima devi dirmi cosa ne pensi, per favore. (Beve un sorso di whisky)
MARCEL:    Volentieri, se mi spieghi cosa sta succedendo.
MARGUERITE:    Madeleine.
MARCEL:    Madeleine è una donna, non un dolcetto. Giusto?
MARGUERITE:    Certo che è una donna. Non essere sciocco. La situazione è seria.
MARCEL:    Questa Madeleine è la tua nuova assistente, quella di cui mi parlavi l'altro giorno, vero? Cosa sta combinando?
MARGUERITE:    Niente di particolare. È più una mia sensazione, un certo non so che, qualcosa di strano in lei. È quel suo tono falsamente educato, direi quasi servile, alternato a scatti d'ira. Quello spazio tra i suoi pensieri che non riesco a decifrare… Perché? Che cosa è venuta a fare qui? 
MARCEL:    La tua assistente. Ne avevi bisogno, per completare il tuo nuovo libro.
MARGUERITE:    (persa nel suo mondo) Madeleine: un nome, un dolcetto. Sembra quasi uno scherzo del destino. Con un nome così bisogna per forza apparire docili e accondiscendenti. E se per disgrazia ci si ritrova un carattere spigoloso come il suo, beh… Allora è un gran casino. 
MARCEL:    (ironico) Secondo me, c'è dell'altro.
MARGUERITE:    (seria) Sì, Marcel. C'è il curry. Il mio curry. (Beve un sorso di whisky) Le interessa moltissimo. Aspetta che io mi distragga per avvicinarsi al barattolo. Finora, però, non è riuscita a guardarci dentro. 
MARCEL:    Non intendevo quello.
MARGUERITE:    Le ho guardato dentro la borsa.
MARCEL:    Cosa hai fatto?
MARGUERITE:    Per sicurezza. C’è qualcosa di strano in lei. Con quella grande borsa mezza vuota… O mezza piena… Piena di cerniere e scomparti vuoti da riempire: una matrioska delle borse in un certo senso. 
MARCEL:    Ed è grave avere una borsa grande?
MARGUERITE:    Con tante tasche, vuote anche quelle. Forse pensa che io sia rimbambita. Invece, sono solo sbadata: non ti ho ancora offerto l'aperitivo. Ti preparo subito un bel kir impérial. (Si alza e va a preparare il kir)
MARCEL:    Ah, Marguerite… Il mio aperitivo preferito. Grande idea. Hai un'ottima memoria, altro che storie.
MARGUERITE:    Tanto da ricordare che tra un po' lei tornerà e io non so come comportarmi.
MARCEL:    Vorresti farla arrestare per tentato furto di spezie?
MARGUERITE:    Sul curry non si scherza. È il sale della vita.
MARCEL:    Allora è per questo che Madeleine lo vuole.
MARGUERITE:    Vuole impadronirsi della mia essenza, della durassità. 
MARCEL:    Marguerite, ti prego. Evitiamo di drammatizzare. Non diamo troppa importanza a una giovane donna curiosa. In fondo, le segretarie sono come le domestiche: si divertono a ficcanasare nella vita delle padrone sperando di trovarvi qualche spunto per le loro chiacchiere. Che si tratti di un nuovo abito da sera nell'armadio o di uno scheletro, poco importa.

Squilla il telefono.

MARGUERITE:    (risponde al telefono) Pronto? Ah, sei tu Madeleine. Che succede? (Silenzio) Non torni per pranzo? Potevi anche dirlo subito che avevi altro da fare. Come primo giorno di lavoro non è un granché: ti stai dimostrando davvero poco affidabile. (Silenzio) Cosa? Tu dici a me di non giudicare un libro dalla copertina? Vedi di non farmi incazzare e non ripresentarti prima delle tre: io e Marcel vorremmo goderci il pranzo e fare quattro chiacchiere in pace. (Sbatte giù la cornetta)
MARCEL:    Tutto a posto, Marguerite?
MARGUERITE:    Diciamo di sì. Se quella streghetta pensa di poter fare i suoi comodi, si sbaglia di grosso. Non le permetterò di avvelenarci il pranzo. Cominciamo con un buon kir.

Marguerite serve il kir e torna a sedersi. Lei e Marcel brindano.

MARGUERITE:    (si siede) Al curry!
MARCEL:    Al curry e al kir.
MARGUERITE:    Al curry, al kir e… (Posa il bicchiere e appoggia il capo sulla tavola per un istante, poi lo rialza di scatto e prende la lettera che ha in tasca) a questa lettera.
MARCEL:    Buone notizie?
MARGUERITE:    Sì.
MARCEL:    Madeleine lo sa?
MARGUERITE:    No.
MARCEL:    Posso improvvisarmi veggente?
MARGUERITE:    Munindra, il mio amico di Madras che mi manda sempre il curry a Natale, verrà a trovarmi la settimana prossima e si tratterrà qualche giorno. Sai cosa significa questo?
MARCEL:    Che una piacevole compagnia spezzerà la tua solitudine.
MARGUERITE:    E che avrò una fornitura extra del suo meraviglioso curry!
MARCEL:    Assaggiamolo, dunque, questo curry!
MARGUERITE:    (si alza) Immediatamente! (Scola il riso e lo mette in un contenitore. Tira fuori dal frigo la rougail e la mette in tavola. Poi impiatta pollo e riso e si siede a tavola)
MARCEL:    (prende una cucchiaiata di rougail e la assaggia) Mmmmmmmmmm, questa rougail è a dir poco deliziosa.

Marguerite e Marcel mangiano il primo boccone di pollo al curry all'unisono. Si guardano e restano in silenzio per qualche istante, le forchette sospese a mezz'aria. Ne prendono un secondo boccone, lo masticano molto lentamente, si guardano e passano al terzo boccone. Dopo qualche secondo, Marcel rompe il silenzio.

MARCEL:    Definirti un'ottima cuoca sarebbe riduttivo, amica mia. Tu hai il dono dell'ispirazione, nello scrivere come nel cucinare. Questo pollo al curry è semplicemente divino. Mi riporta indietro con la memoria a quando viaggiavo in Oriente per i miei affari. Ah, quelli sì che erano tempi… L'India, il Tibet… Odori, colori, sapori…
MARGUERITE:    Il curry, il curry. (Si alza, va verso il barattolo del curry, lo apre, lo richiude e torna a sedersi)
MARCEL:    Mi sembri sempre più agitata. Vorrei conoscere il motivo di tanto nervosismo. Non starai ancora pensando a lei?
MARGUERITE:    No, niente. Volevo solo controllare che fosse ancora lì.
MARCEL:    Il curry? Se anche fosse scappato, tra pochi giorni ne arriverebbe dell'altro. Di che ti preoccupi?
MARGUERITE:    Non è così semplice, Marcel. Non lo è affatto.
MARCEL:    Se lo dici tu…
MARGUERITE:    E non guardarmi così.
MARCEL:    Così come?
MARGUERITE:    Come una che non sa quello che dice.
MARCEL:    Sai bene che non penso nulla del genere. Vorrei aiutarti, ma non so come.

SCENA 5

Cucina della casa di Marguerite Duras a Neauphle-le-Château. Tarda mattinata.

Suona il campanello. Marguerite, seduta a tavola con Marcel, si alza per andare ad aprire.

MARGUERITE:    (va alla porta) E adesso chi è?
ANTOINE:    (forte, fuori scena) Telegrammaaa. Glielo porto lììì?
MARGUERITE:    Sì, grazie. Il cancello è aperto.

Entra Antoine.

ANTOINE:    (le consegna il telegramma) Scusi se approfitto, signora Duras: sto cercando dei lavoretti per arrotondare un po'. Sa com'è, oggigiorno i soldi non bastano mai. Se posso esserle utile in qualche modo… Andare in farmacia… A comprare il giornale… Tagliare l'erba in giardino…
MARGUERITE:    Sono perfettamente in grado di provvedere a me stessa e al mio giardino.
ANTOINE:    È solo che mi è parso di sentire uno strano cigolio venire dalla finestra della cucina. Se vuole posso dare un'occhiata. So fare un po' di tutto, io.
MARGUERITE:    (bruscamente) No, grazie. È tutto a posto. Prego, può andare.

Esce Antoine.

MARGUERITE:    (Chiude la porta e apre il telegramma) Nooo. Ma se poco fa… Non è possibile. Non è giusto. Non è… E poi, così all'improvviso. Non ci voglio credere. Non può essere vero. Non deve essere vero. Maledizione! (Accartoccia il telegramma e lo butta a terra.)
MARCEL:    Che succede Marguerite? Mi stai spaventando.
MARGUERITE:    Munindra non verrà.
MARCEL:    Mi dispiace, ma sta bene?
MARGUERITE:    Non mi porterà la mia scorta di curry.
MARCEL:    Non ti ho chiesto questo.
MARGUERITE:    Lasciami stare! Sono già fin troppo sconvolta.
MARCEL:    Non voglio sembrarti invadente. È solo che tutta questa agitazione mi fa pensare a qualcosa di terribile. Mi sbaglio, forse?
MARGUERITE:    (forte) Basta, basta, basta! Taci una buona volta!
MARCEL:        Marguerite, calmati. Te ne supplico.

Marguerite si versa del whisky, lo tracanna e lancia il bicchiere lontano da sé. Poi estrae dalla tasca la lettera di Munindra.

MARGUERITE:    "Ti porto una fornitura del mio specialissimo curry", mi ha scritto. "So che ne vai pazza", mi ha scritto. E ora, non rivedrò più né lui né il curry. (Si avvicina al barattolo del curry, lo apre ed estrae una busta trasparente contenente poco curry, la soppesa e la rimette a posto) Poco curry, poco tempo. Dovrò fare tutto da sola. E in fretta.
MARCEL:    Ma… come sta Munindra?
MARGUERITE:    Il curry! Non mi porta il curry!
MARCEL:    Sì, ho capito. Calmati adesso, troveremo un modo per fartelo arrivare.
MARGUERITE:    Marcel… Ormai non è più possibile, maledizione! 

Squilla il telefono. 
Marguerite va a rispondere dando le spalle a Marcel, mentre lui si alza e va verso il barattolo del curry per guardarci dentro.

MARGUERITE:    Pronto. Sì, sono io. Mi dica. (Silenzio) Sì, certo che la conosco. Lavora per me. Beh, in realtà solo da questa mattina. È uscita per una commissione un'ora fa e non è ancora tornata. (Silenzio) Sì, sono in casa insieme a un amico. Stiamo pranzando. Va bene, va bene, controllerò. A più tardi.
MARCEL:    Che succede, Marguerite? Mi sembri turbata. (Torna a sedersi)
MARGUERITE:    Succede che sto per ricevere una visita imprevista.
MARCEL:    Qualcuno che conosco?
MARGUERITE:    Certo che no. In realtà, non lo conosco nemmeno io ma, da come si esprime, non mi aspetto granché. Spero solo che non sia accaduto nulla di irreparabile.
MARCEL:    Sei misteriosa. 
MARGUERITE:    Sono irritata. Un tizio che non conosco affatto sta venendo qui, in casa mia, a farmi delle domande su una tizia che conosco appena. Tutto ciò senza il minimo riguardo per il curry.
MARCEL:    Si tratterrà a lungo?
MARGUERITE:    E chi può dirlo? Fammi una cortesia, Marcel. Guarda fuori dalla finestra e dimmi se lo vedi arrivare. Tanto, ormai il curry è rovinato.
MARCEL:    Come lo riconosco? (Si alza e va verso la finestra)
MARGUERITE:    Deve essere un tipo ordinario, uno a cui tu non rivolgeresti mai la parola.
MARCEL:    Allora sta arrivando. È meglio che io me ne vada di là e ti lasci sola con il tuo ospite. (Esce di scena)

 

SCENA 6

Cucina della casa di Marguerite Duras a Neauphle-le-Château. Primo pomeriggio.

Suona il campanello. 

MARGUERITE:    (apre la porta) Buongiorno, commissario.
MALHERBE:    (entrando) Signora Duras…
MARGUERITE:    Saltiamo i convenevoli e arriviamo al dunque. Oggi ho già ricevuto la notizia di due decessi. Si accomodi e mi spieghi cosa è accaduto a Madeleine.
MALHERBE:    (si siede dove sedeva Madeleine) È successo che la signora Maurier è stata trovata priva di vita nel boschetto qui vicino.
MARGUERITE:    Ah… Ecco perché tardava. Ora non dovrò più aspettarla.
MALHERBE:    Cominciamo dall'inizio. Mi diceva prima al telefono che la signora aveva iniziato a lavorare qui solo questa mattina. Che cosa sa di lei?
MARGUERITE:    Beh, in realtà non molto. Me l'ha mandata un'agenzia interinale, Job4you mi sembra che si chiami. Al colloquio mi ha fatto una buona impressione, aveva un discreto curriculum, così le ho chiesto di assistermi in un mio nuovo progetto letterario. Tutto qui.
MALHERBE:    (tira fuori un taccuino e una penna e prende nota) Ha esaminato altre candidate oltre a lei?
MARGUERITE:    Sì, un paio.
MALHERBE:    Perché le ha scartate?
MARGUERITE:    Una era troppo vecchia e l'altra era troppo giovane. La prima era priva di entusiasmo e la seconda ne aveva troppo.
MALHERBE:    Capisco. Si è informata sulle origini di questa Madeleine?
MARGUERITE:    Certo che no. Mi serviva una persona in grado di scrivere e parlare in un francese corretto; una persona attenta, ordinata ed efficiente. Non cercavo mica una nobildonna.
MALHERBE:    A volte le origini possono essere rivelatrici, signora Duras.
MARGUERITE:    La storia della mela che non cade lontano dall'albero. Sì, la conosco. Mi dispiace minare le sue certezze commissario, ma le garantisco che non funziona sempre così. Guardi me, per esempio. Se avessi seguito la traiettoria della mela, sarei diventata un'insegnante, sconosciuta e povera. Invece…
MALHERBE:    Invece è una scrittrice, famosa e ricca. C'è qualcuno che le vuole male? Qualcuno del suo passato deciso a danneggiarla, magari per vendetta?
MARGUERITE:    Immagino di sì. Venire al mondo è come entrare in un negozio di cristalleria: uscirne senza aver rotto nulla è pressoché impossibile. Io sono qui da parecchi lustri; dietro di me c'è una scia di cocci affilati. Per questo vado sempre avanti.
MALHERBE:    Uno di questi cocci si chiamava Madeleine Maurier per caso?
MARGUERITE:    No, commissario. Non mi risulta.
MALHERBE:    Come ha passato la mattinata?
MARGUERITE:    Cucinando e spiegando a Madeleine cosa mi aspettavo da lei. All'ora di pranzo è arrivato il mio amico Marcel. Sono rimasta sola pochi minuti tra l'uscita di Madeleine e l'arrivo di Marcel.
MALHERBE:    (scrivendo) Sola per pochi minuti tra Madeleine e Marcel.
MARGUERITE:    Mi è testimone questa bottiglia. (Prende la bottiglia del whisky, se ne versa un po' e lo beve)
MALHERBE:    Che non può parlare. Andiamo avanti. 
MARGUERITE:    Sempre avanti! (Beve un altro sorso)
MALHERBE:    Durante la mattinata, come si è comportata Madeleine? Ha fatto o detto qualcosa di strano?
MARGUERITE:    Non più di tanto. All'inizio mi è parsa sufficientemente compresa nel suo ruolo di assistente: educata, premurosa, intraprendente quanto basta. Senza voli di fantasia, ma per quelli basto io. Dopo un po' ha cambiato registro: è diventata arrogante, tanto che ho dovuto dirle di moderare i toni.
MALHERBE:    A cosa potrebbe essere dovuto questo cambiamento? Ci rifletta: ha notato qualcosa di insolito in lei? Anche un particolare stonato nell'abbigliamento o nel modo di fare. Ogni piccolo dettaglio può essere importante.
MARGUERITE:    Allora: indossava una tailleur gessato grigio di discreta fattura, una camicia bianca, scarpe nere a tacco medio, borsa in tinta, niente gioielli. La borsa, ecco. Sì, la borsa era decisamente grande. A giudicare da come la portava doveva essere quasi vuota. Una borsa un po' troppo voluminosa per recarsi a lavorare in un posto dove le sarebbero serviti solo un blocco per appunti e una penna. Ora che ci penso: mi ha detto di avere un marito, ma non portava la fede. Ho avuto la netta impressione di esserle molto antipatica. Non saprei spiegarne il motivo.
MALHERBE:    In effetti, la borsa che abbiamo trovato accanto al cadavere era come l'ha descritta, conteneva soltanto un portafogli. Anche gli abiti corrispondono. Per quanto riguarda il resto, ne prendo atto (scrive sul taccuino).
MARGUERITE:    Quindi, non è stata uccisa da un ladro. Perché è stata uccisa, vero?
MALHERBE:    Può essere. Lei porta dei gioielli costosi. Ha controllato se le manca qualcosa?
MARGUERITE:    No, niente. Gli altri sono in cassaforte al piano di sopra. E poi, Madeleine si è mossa da questa stanza solo per andare in giardino a prendere del timo e delle rose.
MALHERBE:    Mentre era in giardino le si è avvicinato qualcuno?
MARGUERITE:    Non che io abbia visto. Senta, commissario: sono abbastanza provata. Vorrei stare un po' da sola. Tanto, quello che sapevo gliel'ho detto.
MALHERBE:    Certo, signora Duras. D'altronde, lei deve capire che nel portafogli della Maurier c'era un biglietto con il suo nome e indirizzo, oltre alla carta d'identità e pochi franchi. Per le indagini è un punto di partenza.
MARGUERITE:    Ecco il motivo di tanta rapidità.
MALHERBE:    Sì. Ora stiamo cercando di capire se aveva dei contatti o amicizie in paese. Lei non vive sola qui, vero?
MARGUERITE:    Vivo con Yann, il mio giovane compagno, suscitando lo sdegno dei benpensanti. In questo periodo lui si trova a Parigi, il che mi sembra costituire un ottimo alibi.
MALHERBE:    Vedremo. Mi diceva che è mancata un'altra sua conoscenza.
MARGUERITE:    Molto di più: Munindra, un mio carissimo amico indiano. Stava per partire da Madras per andare a Parigi e avrebbe trascorso qualche giorno qui. Un attacco di cuore lo ha fulminato, purtroppo. Ora capisce perché sto così. (Beve un sorso di whisky)
MALHERBE:    Madras è famosa per le spezie, in particolare per il curry, se non sbaglio.
MARGUERITE:    (stizzita) Lasciamo stare il curry, per favore! Non ce n'è più per nessuno.
MALHERBE:    Va bene, va bene. Per il momento è tutto. Se sarà il caso, la convocheremo in commissariato.
MARGUERITE:    Non ho proprio nessuna voglia di uscire, cerchi di capirmi.
MALHERBE:    Per lei farò un’eccezione allora: passerò presto a trovarla.
MARGUERITE:    Mi vuole interrogare ancora?
MALHERBE:    Interrogare? No, una semplice chiacchierata con una persona interessata ai fatti, molto intelligente e con un notevole spirito di osservazione.
MARGUERITE:    Non mi ha detto come è stata uccisa quella poveretta.
MALHERBE:    Non le ho detto che è stata uccisa. (Si alza) La saluto, signora Duras.

Malherbe va verso la porta ed esce. Marguerite lo segue con lo sguardo restando seduta in silenzio.

SCENA 7

Marcel torna in cucina. Marguerite va a sedersi.

MARCEL:    Marguerite, ciò che è accaduto è davvero increscioso. 
MARGUERITE:    Hai sentito tutto?
MARCEL:    Beh… sì, non ho potuto farne a meno. Avresti potuto dirmi della morte di Munindra
MARGUERITE:    Vi conoscevate appena.
MARCEL:    Come tu e Madeleine, ma sapere che è morta ti ha colpita lo stesso. Stavo per raggiungervi prima, ma a che pro?
MARGUERITE:    Hai fatto bene. Malherbe non mi ha neppure chiesto dove fossi. 
MARCEL:    Ora dovrai cercarne un'altra. E, di questi tempi, è difficile trovare persone capaci.
MARGUERITE:    Lo è sempre stato, caro Marcel. Lo è sempre stato.
MARCEL:    Potrei chiedere a quel mio amico studioso di storia dell'arte orientale. Lui ha sempre avuto un'assistente. A volte, anche due.
MARGUERITE:    Lascia perdere. Credo di non voler più nessuna segretaria. Il prossimo coccio affilato potrebbe riuscire a trafiggermi.
MARCEL:    Non ci voglio neanche pensare. Quel Malherbe mi sembra molto determinato. Sono sicuro che tutta questa brutta storia finirà presto. 
MARGUERITE:    Tutto finisce.
MARCEL:    È proprio vero. Ci riflettevo mentre stavo di là ad ascoltare il commissario che ti interrogava: quanto tempo trascorriamo a far passare il tempo… Senza pensare che il tempo non basta mai. E poi: la fine. Ascolta, Marguerite: se hai paura di stare qui da sola, posso fermarmi per qualche giorno. Non esiste nulla di più importante in questo momento nella mia vita. Parigi mi aspetterà.
MARGUERITE:    No, Marcel. Nulla mi spaventa più, ormai. Tranne me stessa. In questa casa, la solitudine mi è amica e compagna. Chiuderò porte e finestre affinché nessuno ci disturbi. Berrò un infuso di timo e andrò a dormire. (Beve un sorso di whisky)

Buio

SCENA 8

Cucina della casa di Marguerite Duras a Neauphle-le-Château. Sera. Dalla finestra si vedono le luci del giardino.

Luce
Marguerite, seduta al tavolo, si sveglia. 

MARGUERITE:    (seduta, alza la testa dalla tavola, muove il collo e le braccia indolenziti) Ma quanto ho dormito? Si è già fatto buio. (Si alza, accende la luce e si guarda intorno) Dov'è il quaderno di Madeleine? Ah, eccolo qui. (Va verso la mensola, prende il quaderno e lo sfoglia) Calligrafia infantile. Ortografia corretta. Sintassi accettabile per degli appunti. Qui parla di me: "Certo che… Tutto quel whisky… Tutti quegli anelli sulle dita avvizzite…  Gli occhi vuoti… Non so se ce la faccio. E poi, le mosche che le ronzano intorno… Quando i mosconi ti corteggiano è perché li ha mandati la morte". (Chiude il quaderno) A quanto pare, non era il mio turno. Non ancora. Povera Madeleine… Eri un po' come le donne dei miei libri: causa della tua infelicità. Un'infelicità che inizialmente mascheravi dietro i tuoi modi educati, l'aspetto curato, il timore di eccedere. Ma non c'era già più vita in te, solo tanto rancore. (Rimette il quaderno sulla mensola, nota l’orologio e lo prende) L’orologio di Madeleine. (Esamina attentamente l'orologio) Mi sembra di averlo già visto a un altro polso, un polso grosso, non come il tuo. (Va alla parete con le foto e ne prende una) Ma certo. Tutta sua madre. E quello lì…

Suona il campanello
Marguerite va ad aprire. Entra Malherbe.

MARGUERITE:    Non mi aspettavo di vederla così presto.
MALHERBE:    Volevo sapere se le sono tornati in mente altri dettagli.
MARGUERITE:    Ho delle novità, guardi. (Gli mostra l’orologio)
MALHERBE:    Un vecchio orologio?
MARGUERITE:    E adesso guardi questa fotografia. (Gli mostra la fotografia)
MALHERBE:    (Guarda la fotografia) La somiglianza è impressionante. Chi è?
MARGUERITE:    Marie. La domestica che mi rubò un intero servizio di Limoges un pezzo alla volta. Questo è l'orologio di Marie. Lo indossava anche in questa fotografia appesa al muro delle memorie.
MALHERBE:    Quindi Madeleine non era un’estranea. 
MARGUERITE:    Marie doveva essere sua madre. Questo spiega il suo rancore. A ben guardare, (fissa la fotografia) il giardiniere di questa fotografia è identico al postino che si è presentato oggi a casa. Il giardiniere lo avevo cacciato vent'anni fa. Pazzesco! (Si siede e appoggia la foto sul tavolo) 
MALHERBE:    Troppe per essere delle coincidenze.
MARGUERITE:    Appena questa storia sarà finita, voglio andarmene a Trouville. Lavorare a questo progetto di libro da sola. Non contare su nessuno. Solo guardare il mare dalla terrazza e scrivere. E il whisky mi aiuterà ancora a sopportare il vuoto. Non ci sarà alcuna consolazione, solo alcol, finché non odorerò la prima copia fresca di stampa.
MALHERBE:    Non dovrebbe stare da sola.
MARGUERITE:    Incontrerò il mio amico Marcel sulla spiaggia qualche volta, raccoglierò sassi e conchiglie, camminerò e parlerò con lui di Madeleine, del suo interesse per il mio curry. 
MALHERBE:    La ragazza era interessata al suo curry?
MARGUERITE:    Penso che fosse interessata più al contenitore e a ciò che contiene.
MALHERBE:    Che non è il curry.
MARGUERITE:    Non solo. (Apre il barattolo, toglie la busta del curry e ne rovescia il contenuto, sassi di mare, sul tavolo. Ne prende in mano uno, il più grosso) 
MALHERBE:    Sassi di mare?
MARGUERITE:    Mi ero accorta di come guardava i miei gioielli, sa? Mi credete tanto rincoglionita da tenerli in un barattolo di latta in cucina?
MALHERBE:    Non mi sembra affatto rincoglionita.
MARGUERITE:    Erano d’accordo, Madeleine e il postino, volevano derubarmi ma qualcosa dev'essere andata storta. Lui si è infuriato e l’ha uccisa. Secondo me la mente non era lei. Era lui, il postino premuroso e gentile. Comunque sia, Malherbe, lei lo arresterà, vero?
MALHERBE:    Certamente.
MARGUERITE:    Prima che le rose finiscano di fiorire.
MALHERBE:    Prima che il sole tramonti su quegli splendidi fiori. Posso rimanere qui?
MARGUERITE:    Quanto dovremo aspettare?
MALHERBE:    Poco, si fidi.
MARGUERITE:    Spero almeno il tempo di finire il bicchiere. (si versa del whisky)

Malherbe esce dalla quinta "resto della casa".

Buio

SCENA 9
Luce bassa.

Cucina della casa di Marguerite a Neauphle-le-Château. Sera.

Marguerite sta dormendo seduta su una sedia. 
Si sente rumore di scassinamento.
Antoine entra in casa dalla porta e si guarda intorno. Comincia a rovistare nella stanza.

ANTOINE:    (si guarda intorno borbottando) Dove sono? Dove li avrà nascosti? Dov'è quel maledetto barattolo? Vecchia strega: non la farai franca, tu e quelli come te!

MARGUERITE:    (si sveglia gridando) Il curry, il curry. Dov'è il mio curry? Nessuno tocchi il curry.

Antoine cerca di raggiungere la porta. Malherbe entra dalla quinta, accende la luce. 
Luce piena.
MALHERBE:    (puntando una pistola contro Antoine) Fermo! Non si muova. Antoine Dubois: la dichiaro in arresto per l'omicidio di Madeleine Maurier. 

Antoine alza le mani. Malherbe va verso di lui e gli mette le manette ai polsi.

MARGUERITE:    Commissario: l’aspetto domani alle 13, o giù di lì, per un delizioso pranzetto indiano a base di curry. Farò uno strappo alla mia solitudine.
    

SIPARIO

FINE