MADRE E SPOSA
Commedia in due atti di Fabio Bertarelli
Personaggi:
ANNA madre
FRANCESCO figlio
LUISA fidanzata di Francesco
GIOVANNI amico di famiglia
PEPPINA domestica
A T T O P R I M O
La scena rappresenta un ampio soggiorno elegante. Alcuni preziosi mobili di antiquariato si inseriscono piacevolmente con il resto dell'arredamento che è pure piuttosto classico. Un ampio divano con numerosi cuscini e due poltrone occupano la parte sinistra della scena. Alcuni quadri e numerosi ninnoli sui mobili completano l'arredamento. Nella parete di fondo c'è una finestra con tende chiare piuttosto spesse che lasciano filtrare una tenue luce biancastra. L'ambiente con pareti e tappezzeria di toni spenti, pur nella sua eleganza e benché mantenuto con un ordine e una pulizia scrupolosi, dà la sensazione di vecchio e di chiuso.
Anna è una signora di circa cinquanta anni, distinta e di aspetto piacevole, vestita con sobria eleganza. Un trucco accurato, ma non vistoso, le valorizza i tratti del viso.
ANNA - (spostando alcuni cuscini sul divano) Ho detto mille volte a quella benedetta ragazza che voglio questi cuscini sempre in ordine... Come glielo debbo far capire che quando riassetta la casa deve rimettere tutte le cose -esattamente- al loro posto? Nemmeno il più insignificante soprammobile deve essere spostato perché questo mi crea disagio. Non voglio che cambi niente intorno a me. Io sto bene così. (Si siede sul divano e si rilassa) Adesso ho raggiunto finalmente un po' di serenità. (Si accarezza i capelli) La vita in passato è stata avara con me: cosa è stato per me il matrimonio? Un breve attimo di felicità Troppo, troppo breve... Mio marito? Lo ricordo appena, ora. Il sorriso, lo sguardo... Il tempo ha cancellato ogni altra cosa di lui. Ma mio figlio mi ha colmato l'esistenza. Francesco è tutto per me. E per il futuro? Non voglio pensare al futuro. Che bisogno c'è?
Entra il figlio Francesco. E' un bel giovanotto di circa venticinque anni. Indossa un completo sportivo.
FRANCESCO - Buongiorno mamma. Non hai riposato bene? Hai un'espressione così triste.
ANNA - No, niente. Sto bene. Vieni qua. (Francesco si china su di lei e le dà un bacio)
FRANCESCO - Hai fatto colazione?
ANNA - No, ti ho aspettato. Adesso la facciamo insieme. (Chiama la cameriera) Peppina!
PEPPINA - (entrando) Sì, signora.
ANNA - Subito la colazione.
FRANCESCO - Abbondante. Ho una fame!
PEPPINA - Subito. (Esce)
ANNA - Ti è piaciuto il nuovo maglione che ti ho comprato?
FRANCESCO - (con poco entusiasmo) Sì, bello.
ANNA - Ma come ti sei vestito oggi? Non ti sta bene quello che indossi, sai? Oggi no perché è festa, ma domani te ne voglio comprare uno... L'ho già visto, sai? E' molto bello e vedrai che ti piacerà.
FRANCESCO - Basta, mamma, tu non fai altro che comprarmi tante cose. I vestiti ormai vorrei scegliermeli da solo.
ANNA - Ma devi essere elegante. La tua professione l'esige. Sei avvocato!
FRANCESCO - Ancora no, devo superare l'esame di procuratore legale. Dicono che sia difficile.
ANNA - A proposito, il tirocinio come va?
FRANCESCO - Bene, ma sapessi quanto c'è da imparare... Appena laureato pensavo di sapere tutto sui codici e sulle leggi. Ritenevo che sarebbe bastata un po' di pratica, invece capita ogni giorno un caso nuovo che mi costringe a studiare più di quand'ero all'università.
ANNA - E' una professione impegnativa, ma tu hai la fortuna di non avere urgenza di guadagnare subito. Fai pure il tuo tirocinio con tutta calma e affronterai l'esame quando ti sentirai ben preparato. Non preoccuparti per il denaro.
FRANCESCO - Invece mi preoccupo proprio perché vorrei rendermi indipendente. Lo capisci, no?
ANNA - Di che ti fai scrupolo? Indipendente da tua madre? Io sono contenta di aiutarti.
PEPPINA - (entra con il vassoio della colazione e lo posa sul tavolo) La colazione è pronta.
ANNA - Peppina, questa mattina ho trovato i cuscini, là sul divano, tutti in disordine. Te lo dico per l'ultima volta: quando riassetti la casa devi rimettere tutte le cose al loro medesimo posto altrimenti ti licenzio.
PEPPINA - Io ho rimesso esattamente tutte le cose al loro posto.
ANNA - Non è affatto vero e bada di non dirmi le bugie. Non le sopporto!
FRANCESCO - Un momento. Ieri sera, prima di andare a dormire, mi sono seduto su quel divano a leggere alcune mie carte e molto probabilmente avrò messo io un po' di disordine.
ANNA - (a Peppina) Comunque sei avvisata. Vai pure.
FRANCESCO - Mamma, io non ti capisco. Ti agiti solo perché trovi un cuscino spostato: mi sembra esagerato.
ANNA - Sediamoci, altrimenti la colazione si raffredda.
Madre e figlio si siedono al tavolo ed iniziano la colazione.
FRANCESCO - Ti dicevo che mi sembri esagerata in alcuni tuoi modi di comportamento.
ANNA - Io sono maniaca dell'ordine. Mi dà fastidio vedere le cose fuori posto.
FRANCESCO - Tu non mi dici la verità. Devi avere una motivazione profonda in questa tua ossessione dell'ordine. Perché questo disagio? Ti fa sentire più insicura?
ANNA - Non vedo che cosa ci sia di male in tutto questo.
FRANCESCO - Un'altra cosa che vorrei capire è lo scopo di quelle tende perennemente tirate come se tu avessi paura della luce diretta del giorno. C'è una luce falsa in questa casa, come innaturale. Non te ne sei mai accorta? O hai forse paura di vedere le cose nei loro colori reali? (Si alza e va verso la finestra)
ANNA - Francesco, io sto bene così. La luce troppo intensa mi fa male agli occhi. La penombra, invece, smorza i colori, sfuma le forme delle cose dandomi una sensazione gratificante di pace.
FRANCESCO - Oggi è una giornata radiosa; apriamo, mamma. Fuori splende il sole: voglio che anche tu lo veda. Darà anche a te la gioia di vivere.
ANNA - No, no, lascia!
FRANCESCO - Mamma, voglio inondare la casa di sole perché oggi ti porto a conoscere la mia ragazza.
ANNA - Hai una ragazza?
FRANCESCO - Sì e ci vogliamo bene.
ANNA - Vi volete già bene? Da quanto tempo la conosci?
FRANCESCO - E' un po' di tempo. Le ho detto che ho una madre meravigliosa e desidera tanto conoscerti. Che ne dici?
ANNA - Non essere precipitoso. Sei così giovane... Non ti sembra che sia troppo presto legarti ad una donna? Che esperienze hai della vita? Cerca di conoscere prima il mondo, non fermarti al primo amore... Non stai bene così?
FRANCESCO - Non sarai mica gelosa?
ANNA - Gelosa io? E' dovere di noi genitori di farvi riflettere sul passo che intendete compiere. Non è una cosa da prendere tanto alla leggera. Voi giovani vi infatuate così facilmente. L'amore... l'amore... Basta il fruscio di una gonnella, un profumo, uno sguardo, e per voi è subito amore.
FRANCESCO - Luisa mi piace e l'amore è bene prenderlo così come viene, di slancio, perché i troppi calcoli potrebbero raffreddarlo.
ANNA - Ti consiglio solo di aprire bene gli occhi e di guardarti intorno perché un domani, incontrando donne più interessanti o più belle, potresti pentirti della tua scelta.
FRANCESCO - Pensi che io non mi sia già guardato un po' intorno? Mamma! Al giorno d'oggi... Ma questa ragazza è qualcosa di particolare per me e mi sta offrendo un amore autentico.
ANNA - Ma come fai a fare certe affermazioni se non è molto che vi conoscete. Ci vuole tanto tempo per conoscersi a fondo; a volte una vita non basta.
FRANCESCO - Tu mi tratti sempre come fossi un bambino. (Si alza in piedi innervosito) Ma l'amore deve pur cominciare una buona volta.
ANNA - Ma sì, sì... Anche se sei cresciuto fisicamente però puoi ancora commettere molti errori ed io debbo salvaguardarti. Sono o non sono tua madre?
FRANCESCO - Certo che ho bisogno ancora di te e del tuo affetto, ma proprio perché non sono più un bambino ho bisogno di avere anche un altro genere di amore.
ANNA - Tu sei intelligente e capisci quindi che il mio è solo un invito a riflettere con calma. Che ti costa in fondo attendere un po'? Intanto potresti formarti professionalmente e diventare un buon avvocato... Ti si potrebbero aprire chissà quali orizzonti, quale carriera... Mi ringrazierai di ciò che ti sto dicendo ora.
FRANCESCO - Ti difendi dal sole tenendo tirate le tende delle finestre e cerchi di spegnere l'amore che ho nel cuore insinuando dei dubbi. Perché cerchi di offuscare tutto ciò che è luminoso e splendente? Ti fa paura?
ANNA - Se sapessi quanto amore ho io nel cuore... Sarebbe capace di inondare l'universo di luce.
FRANCESCO - E allora liberiamola questa luce!
Francesco apre le tende e spalanca la finestra. Un raggio di sole investe la madre che si fa schermo sugli occhi con la mano.
FRANCESCO - Su, su, non fare così! levati le mani dal viso e riempiti di luce perché dovrai essere bella e radiosa quando tra poco ti porterò a conoscere Luisa.
ANNA - No, Francesco. Oggi no. Oggi non mi sento bene.
FRANCESCO - Ti senti benissimo e si vede perché non sai fingere. (Va vicino e la bacia) A più tardi, mamma. Fatti trovare in forma, mi raccomando.
Anna fa per dire qualcosa per trattenerlo, ma Francesco è già uscito. Rimasta sola, va a chiudere la finestra, tira le tende e poi dopo essersi seduta medita tra sé.
ANNA - Che bisogno c'era di sottopormi a questa prova, ora? Stiamo tanto bene così... L'amore di una madre è immenso, non può essere messo da parte. Perché mi vuole tormentare? E chi è, cosa avrà mai questa ragazza per riuscire a incantare mio figlio così? Mah, Vedremo...
Entra la domestica.
PEPPINA - Signora, posso portar via le tazze della colazione?
ANNA - Sì, fai pure.
PEPPINA - Si sente male, signora? E' così pallida in viso.
ANNA - Senti, Peppina: quando sei partita da casa per venire qui a lavorare, tua madre ha sofferto?
PEPPINA - Penso di no, anzi...
ANNA - Come fai a dire questo? Tua madre avrà pure dei sentimenti che sono uguali per tutte le madri.
PEPPINA - Eh, signora! nella miseria il bisogno viene prima del sentimento.
ANNA - Forse non ha fatto capire la sua pena per non rattristarti, ma ne avrà sofferto molto.
PEPPINA - Forse... ma che poteva farci? Se mi diceva di rimanere, per non soffrire, come dice lei, che mi dava poi da mangiare? C'erano altri tre fratelli più piccoli da sfamare!
ANNA - Eppure io morirei di fame pur di non rinunciare all'amore di mio figlio.
PEPPINA - Lo dice perché ha finito proprio ora di far colazione.
ANNA - Come ti permetti?
PEPPINA - Mi perdoni, sa, ma provi un po' a stare digiuna per qualche giorno sapendo che nella dispensa non c'è più niente da mangiare... Le immagini di piatti pieni di cibo le riempiranno il cervello come un chiodo fisso e non avrà né fantasia né tempo di pensare all'amore.
ANNA - Stai zitta perché è come dico io!
PEPPINA - Provi e vedrà.
ANNA - Ma dico! Vuoi farmi arrabbiare?
PEPPINA - Io no! Però è così. Glielo posso confermare perché io ho sofferto la fame e tutte le notti sognavo sempre tavole imbandite dove potevo mangiare a volontà ogni sorta di ghiottonerie mentre mi rigiravo nel letto per i morsi della fame. Non ricordo di aver fatto mai un sogno d'amore prima di essere entrata in questa casa.
ANNA - (rabbuiandosi in viso) In questa casa fai sogni d'amore? Si può sapere chi è che ti ispira?
PEPPINA - Tutte le ragazze alla mia età fanno sogni d'amore. Ora che non ho più la fame che mi tormenta posso permettermelo. Cosa c'è di male? Non penserà mica di mandarmi a letto senza cena per non farmi sognare qualche bel ragazzo!
ANNA - Bisogna vedere "quale" bel ragazzo ti sogni in "questa" casa...
Suonano alla porta. Peppina va ad aprire.
PEPPINA - (rientra annunciando l'ospite) Signora, è il professore.
Entra il professor Giovanni De Fabrizis, un elegante e raffinato uomo sulla cinquantina.
GIOVANNI - Mia cara, buongiorno, come stai?
ANNA - Giovanni carissimo! Pensavo che mi avessi dimenticata.
GIOVANNI - Ti pare? Ogni volta che passo da queste parti non posso fare a meno di venirti a trovare.
ANNA - E' vero che passavi proprio da queste parti?
GIOVANNI - Vuoi che ti confessi che ci sono venuto di proposito attratto dalla tua bellezza? Ebbene è così, solo che per arrivarci ho fatto un giro un po' lungo: sono passato per gli Stati Uniti.
ANNA - Sei capitato a proposito: avevo bisogno di parlare con una persona cara. Vieni siediti qui.
GIOVANNI - (la guarda attentamente) Infatti ho l'impressione che sei giù di corda, o mi sbaglio?
ANNA - Non mi sento troppo bene.
GIOVANNI - E' naturale! Ti sono mancato per troppo tempo, vero? Ma ora, su, su, ci sono qua io. Con il mio sguardo ammaliatore ti faccio ritornare in forma.
ANNA - Mi sento proprio male, mio caro.
GIOVANNI - Il mio sguardo non ti fa niente? (Burlesco) Allora sono un membro di una associazione benefica che è qui per portare conforto ad una povera donna ammalata.
ANNA - Di' pure ad una povera vecchia...
GIOVANNI - Ah, allora è grave! Intanto non dire stupidaggini perché sei più giovane di me ed io non mi sento affatto vecchio, anzi...
ANNA - Come farai ad avere questo spirito...
GIOVANNI - La ricetta è semplice: prendi il mondo per il polo, nord o sud è la stessa cosa, e fallo girare a tuo piacimento.
ANNA - Sei sempre il solito burlone!
GIOVANNI - E' vero che stai già meglio? Ti mancavo io. Senti, vuoi che ci sposiamo?
ANNA - Ma Giovanni! Tu sei già sposato.
GIOVANNI - Già, nemmeno ci pensavo più. Ma se ti va, posso sempre divorziare.
ANNA - Non dire sciocchezze come il tuo solito. Sei l'eterno ragazzaccio!
GIOVANNI - (con espressione seria del viso e della voce) Io dichiaro di voler divorziare dalla mia legittima moglie per poi sposare la qui presente signora Anna. Va bene?
ANNA - Dimmi Giovanni, qualcosa non va con tua moglie?
GIOVANNI - Che c'entra mia moglie? Noi siamo liberi pur essendo uniti... Non so se mi sono spiegato...
ANNA - Tu sì, io non so se ho ben capito.
GIOVANNI - Senti allora, lasciamo stare il matrimonio e vediamo un'altra soluzione: perché non abbandoni questa casa vecchia che puzza di muffa e ce ne andiamo a vivere in qualche posticino, senza legami, e per il tempo che ci piacerà?
ANNA - Un bel crescendo: da moglie ad amante.
GIOVANNI - Non ti sarai mica offesa!
ANNA - Conoscendoti...
GIOVANNI - Moglie no, amante no, cosa posso proporti? Illuminami!
ANNA - Rimani quello che sei, il mio più vecchio caro, caro amico. L'amicizia è una cosa talmente preziosa che bisogna conservarla gelosamente.
GIOVANNI - Dimmi la verità: hai qualche altro uomo?
ANNA - (sospira) Sì.
GIOVANNI - Hai un altro uomo?
ANNA - Sì, Francesco.
GIOVANNI - Francesco, Francesco! Sempre questo Francesco in mezzo.
ANNA - Zitto, non dire così. Francesco non è mica un intruso.
GIOVANNI - Francesco ormai è un uomo pertanto non ha più bisogno della tua poppata.
ANNA - Infatti!
GIOVANNI - Che vuoi dire?
ANNA - Proprio oggi si è fidanzato.
GIOVANNI - Benissimo! Era ora che si togliesse di mezzo!
ANNA - (scura in viso) Proprio questa mattina, a colazione, mi ha detto che oggi mi porta a conoscere questa ragazza alla quale dice di voler bene.
GIOVANNI - E tu ne sei dispiaciuta.
ANNA - Sì.
GIOVANNI - Ce n'hai messo a tirar fuori il rospo! (Rifacendole il verso) Non mi sento troppo bene... Sono una povera vecchia... (Cambiando tono) Sono o non sono un tuo amico? Allora mi dovevi dire subito: caro Giovanni, sono distrutta perché mio figlio si è fidanzato.
ANNA - Sì, scusami.
GIOVANNI - La tua reticenza nel confessare subito il motivo del tuo male è perché ti rendi conto che è fuori luogo. Ma ti pare! Star male perché tuo figlio si fidanza. E che cos'è, una disgrazia? E' ridicolo, no?
ANNA - Sono rimasta sola. Ecco la disgrazia.
GIOVANNI - Hai voluto e ti ostini ancora a rimanere sola.
ANNA . Avevo un figlio tutto mio e mi bastava. Riusciva a riempire tanto il mio cuore che non c'era posto per nessun altro.
GIOVANNI - Per questo motivo hai sempre rifiutato il mio amore?
ANNA - Tu conosci bene qual è il mio carattere: voglio chi amo tutto per me. Se ti avessi sposato avrei sicuramente intralciato la tua carriera rendendoti così infelice.
GIOVANNI - Avremmo potuto trovare una soluzione accettabile da ambo le parti, però.
ANNA - Una soluzione di compromesso? L'amore, quello vero, non può basarsi su compromessi di alcun genere, caro Giovanni.
GIOVANNI - Allora tu dovevi pur prevedere che un giorno tuo figlio avrebbe trovato la sua donna e saresti rimasta sola.
ANNA - Un giorno che non sarebbe dovuto arrivare mai.
GIOVANNI - E' inutile ormai fartene una malattia, cerca invece di superare questo momento con la forza del tuo carattere. Cerca di vedere il lato positivo delle cose.
ANNA - Non ce la faccio. Sento che le forze non mi sorreggono.
GIOVANNI - Ma ostacoleresti solo la naturale felicità di tuo figlio.
ANNA - Io gli voglio troppo bene, non riesco a restare indifferente di fronte a una situazione che mi strappa quanto ho di più caro.
GIOVANNI - Ma cosa vorresti fare, allora?
ANNA - Vorrei, te lo confesso vorrei solo allontanare quella donna da mio figlio.
GIOVANNI - Se farai questo vuol dire che non gli vuoi abbastanza bene. Dimostreresti di essere una egoista.
ANNA - Non è egoismo, mi devi credere: è amore!
GIOVANNI - Questi sono due sentimenti che si confondono così bene che alle volte è impossibile individuare dove finisce il primo ed inizia il secondo. In questo caso purtroppo, posso affermare con sicurezza che non si tratta d'amore.
ANNA - Sei cattivo e ingiusto!
GIOVANNI - Lo spero proprio!
ANNA - Solo io posso sapere quale sentimento c'è nel mio cuore: quello di una madre che cerca di difendere il proprio figlio dal commettere errori.
GIOVANNI - E va bene, lasciamo perdere se è amore o egoismo. Devi solo non intralciare la loro vita, Anna.
ANNA - (gridando) No! (Con gli occhi fissi nel vuoto) Vederselo portar via da un'estranea...
GIOVANNI - Ed io non te lo farò vedere! Ti porterò con me per qualche tempo e così non soffrirai di questo distacco.
ANNA - (con tono affranto) Vederselo portar via da un'estranea...
GIOVANNI - Deciditi! Se non vuoi venire spontaneamente ti rapisco. Forse è più romantico. Ti va bene una crociera? Vedrai che ti passeranno tutti i mali. E' ora che tu esca da questa casa, da queste quattro mura, che ti renda conto che il mondo non finisce mica oltre il perimetro di questa stanza.
ANNA - (c. s.) Vederselo portar via da un'estranea...
GIOVANNI - Basta! Non devi parlare così. Non sei una stupida e né una bambina perciò devi ragionare come si deve.
ANNA - Hai ragione, scusami. Mi ha dato la notizia così, all'improvviso e mi ha trovata del tutto impreparata. Se sapessi che dolore ho nel cuore...
GIOVANNI - Non ho più voglia di sentire sciocchezze. Su, reagisci!
ANNA - Hai ragione, hai ragione! Mi sono fatta trascinare dall'istinto. Ora che mi sono sfogata sto meglio.
GIOVANNI - Ah! Finalmente!
ANNA - Dopo tanto tempo che non ci vedevamo, avresti forse desiderato di trovarmi con un altro spirito, ma l'amicizia, quella vera, perdona tutto. Grazie, caro Giovanni e scusami.
GIOVANNI - Non esistono grazie e scuse, fra persone che si vogliono bene.
ANNA - Ora parlami un po' di te, del tuo lavoro. Ho saputo che state facendo cose grosse all'Istituto di Ricerca dove lavori, là, in America.
GIOVANNI - Vuoi dire i nostri esperimenti sul trapianto del cervello?
ANNA - Sì, mi impressiona solo a pensarci. Mettere insieme il cervello di una persona con il corpo di un'altra. Vi sarete certamente posti il problema di cosa potrebbe venir fuori!
GIOVANNI - Tutte le scoperte scientifiche se male utilizzate possono essere nocive. Bisogna innanzi tutto vedere perché una persona si trova nella necessità di essere sottoposta a tale trapianto. Potrebbe essere a causa di incidenti, malattie, infortuni. Noi stiamo solo tentando di dare questa possibilità a chi ne ha bisogno. La nostra ricerca è come tante altre: cerca di dare una risposta ai problemi.
ANNA - Ma facciamo un esempio: una persona, metti della mia età, un bel giorno, con questa operazione, si ritrova con il proprio cervello nel corpo di un'altra. Se il cervello conserva le caratteristiche della persona a cui apparteneva, minimo che gli può capitare è di impazzire.
GIOVANNI - Non è così. L'uomo ha una grossa capacità di adattamento e pertanto non è detto che impazzisca.
ANNA - Se lo dici tu.
GIOVANNI - Ascolta: ammettiamo che tu, a seguito di un incidente, perda una gamba e ti venga applicata una protesi. Avrai una sensazione spiacevole solo se sarà antiestetica e se non funzionerà bene.
ANNA - Sì, va bene, ma qui si tratta di non avere più il proprio corpo e prendere possesso di quello di un'altra persona. E' ben diverso!
GIOVANNI - Abbiamo l'esperienza della chirurgia plastica facciale. Questa è priva, nella maggior parte dei casi, di ripercussioni negative sul piano psicologico a meno che non sia esistita nel soggetto una preesistente psicopatologia. L'intervento correttore porta sollievo all'interno della conflittualità psiconevrotica classica di questi pazienti. Pur con tutte le riserve, non prevediamo grossi traumi.
ANNA - Non sono convinta. Ti ripeto che mi fa paura il solo pensarci.
GIOVANNI - (infervorato) Sarà il più alto traguardo scientifico di tutti i tempi che rivoluzionerà l'esistenza stessa e l'identità dell'uomo. Ci pensi che si potrà vivere per diverse generazioni con il trapianto del cervello? Siamo già nella fantascienza!
ANNA - Vuoi dire che si arriverà... all'immortalità?
GIOVANNI - Non ho detto questo, comunque si potrà prolungare la vita, in certi casi, sì, anche di alcune generazioni.
ANNA - Il cervello però riuscirà a funzionare per un tempo più lungo di quello naturale?
GIOVANNI - Stiamo studiando anche questo: trattiamo il cervello da trapiantare con interventi e farmaci per ripristinare e prolungare la sua perfetta funzionalità.
ANNA - Si prevede la pratica attuazione in tempi brevi?
GIOVANNI - E' ancora difficile parlare di date.
Entrano Francesco e Luisa. La ragazza ha circa vent'anni. Abito elegante pur nella sua linea semplice. Educata nei modi e d'aspetto grazioso.
FRANCESCO - Ciao, mamma. Oh, ciao Giovanni. (Alla madre) Questa, mamma, è Luisa. (A Luisa) Il professor De Fabrizis, vecchio amico di famiglia. (Giovanni stringe la mano a Luisa accennando a un piccolo inchino)
ANNA - (dopo aver scrutato Luisa da capo a piedi) Quanto sei giovane! E bella, anche...
LUISA - Grazie, signora.
FRANCESCO - Sono contento, mamma, che Luisa ti sia piaciuta.
ANNA - (a Luisa) Accomodati.
GIOVANNI - Scusatemi, ma io debbo andare. Non voglio rubare nemmeno una briciola di tempo a questo incontro.
ANNA - (a Giovanni) Ripartirai presto?
GIOVANNI - No, mi tratterrò in Italia ancora per un po' di tempo. Avremo modo di rivederci. Ciao, a presto. (Ai fidanzati) Auguroni ragazzi. (A tutti) No, non vi disturbate, conosco la strada. (Esce)
ANNA - (dopo che si sono seduti, rivolta a Luisa) Tu mi ricordi quando ero giovane. Anch'io avevo la tua stessa figura... Anche i capelli li avevo di quel colore e li tenevo pettinati come i tuoi. Francesco, vai per favore a prendere l'album di fotografie.
FRANCESCO - Sì, mamma. (Esce)
ANNA - Scusami, cara, ma oggi non mi sento molto in forma.
LUISA - Mi dispiace, non si sente bene?
ANNA - Non c'era tutta questa urgenza di conoscerci, almeno lo spero. Io non mi sento ancora preparata...
LUISA - Veramente è Francesco che ha voluto così ed anche io lo desideravo tanto.
ANNA - Siete ancora così giovani...
LUISA - Per questo ci dovrà scusare: siamo stati forse troppo impulsivi.
ANNA - Bisogna riflettere sempre, specialmente quando si coinvolgono altre persone.
LUISA - Si è offesa che sono venuta a conoscerla?
ANNA - No, no cara, ma ti ho detto che siete ancora tanto giovani... Si poteva aspettare per il fidanzamento.
FRANCESCO - (ritorna con l'album e lo dà alla madre) Questo, mamma?
ANNA - Sì, grazie. (Sfoglia l'album e poi rivolta a Luisa) Ecco la foto che volevo farti vedere. Qui avevo più o meno la stessa tua età. Guarda!
LUISA - Sì, è vero, la forma della bocca, un po' il naso.
ANNA - Sì, ma la rassomiglianza fisica non vuol dir niente...
LUISA - Il fatto che le assomigli un po' è forse segno di qualche affinità...
FRANCESCO - Ma dov'è questa rassomiglianza? Io non la vedo.
ANNA - Come si fa a non vederla? A parte l'abito che è diverso, i tratti del viso non vedi come sono simili?
FRANCESCO - Sarà, ma non ne sono convinto.
ANNA - Ma perché ti vergogni di ammettere che ti sei innamorato di Luisa perché hai trovato in lei qualcosa di tua madre? Sembra che tu voglia negare quello che invece hanno visto gli occhi della tua anima. E' risaputo che le madri sono il primo amore dei figli e spesso accade che questi scelgano una donna che le somigli. E' da considerarsi inoltre un segno di riconoscenza verso colei che ha dato loro la vita.
FRANCESCO - E va bene, ammettiamolo pure: saranno stati gli occhi della mia anima a farmi innamorare di Luisa.
ANNA - Allora vedi? E' la madre che è sempre presente nella vita di un figlio anche attraverso altre persone. (A Luisa) Tu che ne dici?
LUISA - Non mi dà fastidio tutto questo, anzi è un fatto positivo che io possa rappresentare per Francesco un qualcosa di più di quello che sono per lui.
ANNA - (sfoglia l'album e poi rivolta a Luisa) Guarda una foto di Francesco quando era piccolo. Avrà avuto si e no tre anni. Che testina! Gli occhi erano belli fin da allora! Che sguardo birichino!...
LUISA - E sì! Un vero tesoro.
ANNA - Dopo aver tenuto stretto tra le braccia un batuffolino così dolce è difficile separartene anche quando è diventato grande. Il cuore di una madre gronda lacrime quando arriva questo momento. (Le trema la voce di pianto) Scusami cara, tu non hai colpa, e forse non mi puoi ancora capire...
FRANCESCO - (alla madre) Ma su, mamma, non è una separazione! Perché fai così? Tu sarai sempre con noi.
ANNA - Eh, parole, parole! La verità è che un equilibrio si è rotto. (Amaramente) Io sono da mettere in soffitta come tutte le cose vecchie, ormai!
LUISA - Non deve dire questo. Lei non solo nella casa avrà il posto migliore, ma anche nei nostri cuori; nel cuore di Francesco perché è suo figlio e, mi creda, anche nel mio. Non lo dico per pura convenienza, ma perché è la madre dell'uomo che amo. Non posso non volerle bene.
FRANCESCO - Sono contento Luisa di quello che hai detto. Sono sentimenti che ti fanno onore e mi rendono felice. (Alla madre) Tu devi crederci!
ANNA - Vi ringrazio. (Ironica) Invece di una cosa vecchia da mettere in soffitta, sarò come un soprammobile prezioso!
FRANCESCO - Ecco, vedi che ti sbagli? Tu non devi fare resistenza con i tuoi dubbi, i tuoi timori infondati. Ci devi anzi assecondare e inserirti naturalmente nella famiglia che formeremo un domani, tutti e tre insieme.
Suonano alla porta. Entra Peppina.
PEPPINA - Signora, c'è di là l'amministratore che le vuole parlare.
ANNA - Digli di ritornare perché ho visite.
PEPPINA - Si scusa, ma deve parlarle subito di un affare importante che non si può rimandare.
ANNA - Fallo accomodare nello studio. Vengo subito.
(A Francesco e Luisa) Scusatemi, cari. (Seccata) Andiamo a sentire qual'è questo affare inderogabile che l'amministratore non riesce a risolvere da solo. (Esce)
LUISA - Tua madre ha l'amministratore?
FRANCESCO - Sì, cura tutti gli affari di casa.
LUISA - Credevo che ci pensassi tu.
FRANCESCO - No, mamma dice che tenere l'amministratore è meglio. E' più esperto.
LUISA - Come? Sei laureato in legge e non sei in grado di amministrare gli affari di casa tua?
FRANCESCO - Sai, io per lei sono ancora un ragazzo.
LUISA - E no, Francesco! hai quasi venticinque anni!
FRANCESCO - Hai ragione... Non mi sono opposto alla sua volontà per non contrariarla, ma ora le cose cambieranno.
LUISA - Ora?...
FRANCESCO - Sì, ora che sei arrivata tu si renderà conto che sono ormai un uomo.
LUISA - Ho l'impressione di essere chiamata a portare troppi cambiamenti in questa casa.
FRANCESCO - E' normale che sia così.
LUISA - Speriamo bene!
Rientra Anna.
ANNA - Eccomi!... Soldi, soldi... L'amministratore non fa altro che parlare sempre e solo di soldi. D'altra parte è il suo mestiere e lo pago per questo. (A Luisa) Tu che ne pensi dei soldi?
LUISA - (imbarazzata) Servono. E come qualsiasi cosa che serve deve stare al nostro servizio e non il contrario.
ANNA - Eh, come è facile enunciare principi!
FRANCESCO - Mamma, Luisa ha solo risposto alla tua domanda.
ANNA - Volevo sentire da lei una risposta più pratica, che ne pensava cioè dei soldi che vi serviranno un domani.
LUISA - Non lo so, vedremo...
ANNA - Con quanta leggerezza intendi affrontare il domani, mia cara! Se sapessi quanto contribuiscono i soldi a rafforzare l'amore non sottovaluteresti tanto il problema.
LUISA - Anch'io spero un domani di lavorare e di contribuire al mantenimento della famiglia.
FRANCESCO - Mamma, ma ti sembra un argomento da affrontare, ora?
ANNA - Siete stati voi che avete voluto accelerare i tempi.
FRANCESCO - Abbiamo solo voluto farti partecipe dei nostri sentimenti.
ANNA - Non c'era tutta questa fretta, ma poiché l'avete voluto, anch'io vi pongo davanti alcune realtà. (A Francesco) Sai che voleva l'amministratore?
FRANCESCO - Cosa?
ANNA - Avendo trovato il compratore voleva il mio consenso di vendere quella casa per il viale.
FRANCESCO - Perché la vuoi vendere?
ANNA - Per portare a compimento la mia opera.
FRANCESCO - Quale opera?
ANNA - Con il ricavato ti compro lo studio di avvocato, in pieno centro.
FRANCESCO - Eppure quella casa poteva andare bene per me e Luisa.
ANNA - Ah! State pensando già alle nozze? Qui si vola!
FRANCESCO - Non le celebreremo certo domani, ma...
ANNA - (a Luisa) La tua presenza sta distogliendo Francesco dalla sua professione. Scusami se ti dico la cruda verità, ma penso che questo potrebbe pregiudicare la sua carriera. Su quali basi intendete costruire il domani? Mi fate ridere voi giovani quando parlate d'amore. L'amore è una parola senza contenuti se pensate di risolvere con essa tutti i problemi che la vita vi riserverà.
LUISA - Mi dispiace che lei pensi che io distolga Francesco... Io non lo voglio affatto.
ANNA - Ecco perché non volevo incontrarti, ma tu ti sei introdotta in questa casa contro la mia volontà.
FRANCESCO - Mamma! Sono stato io che ho voluto fartela conoscere.
ANNA - Avresti avuto lo studio di avvocato, avresti avuto la possibilità di intraprendere una brillante professione, avresti potuto avere un domani di grandi soddisfazioni. Ed io sarei stata felice per te e con te. Lei con la sua sola presenza, potrà troncare quanto io ho fin qui costruito, quanto io ho sognato di raggiungere.
LUISA - Se pensa che la mia presenza possa intralciare la carriera di Francesco, io mi metterò in disparte e aspetterò.
ANNA - Potrebbe essere una decisione saggia. Aspettare farà bene a tutti. L'esercizio della pazienza vi farà maturare di più, anche nei vostri sentimenti.
FRANCESCO - Ma mamma, Luisa non intralcerà la mia carriera, anzi mi sarà da stimolo. Lei è la mia speranza, il mio futuro.
LUISA - Lei non crede al nostro amore, vero?
ANNA - Quella parola mi dà fastidio sentirla pronunciare da voi come un ritornello, quasi fosse il rimedio di tutte le cose.
FRANCESCO - E' il rimedio, mamma, se sapessi quanta forza è capace di sprigionare.
ANNA - Bene, io per te voglio un domani pieno di soddisfazioni anche professionali. Ora sapete come la penso e comportatevi di proposito.
FRANCESCO - (guarda l'orologio) Luisa, si è fatto tardi. E' ora che ti riaccompagni a casa.
LUISA - Sì, Francesco. (Ad Anna) Posso chiederle, signora, di venirla a trovare qualche volta? Desidero tanto che lei mi conosca e che... mi possa voler bene.
ANNA - Avremo tanto tempo per conoscerci... Sì, in fondo, cara, abbiamo fatto una chiacchierata sincera, no?
LUISA - Sì...
FRANCESCO - Mamma, ci vediamo per li pranzo. A più tardi.
Usciti Francesco e Luisa, Anna da sola tra sé e sé.
ANNA - Bella ragazza! Non solo è bella, ma anche intelligente e soprattutto buona, visto come ha reagito quando l'ho trattata male. Ormai ha preso il mio posto nel cuore di Francesco. Ma non è giusto, però! No, non è giusto che Francesco mi venga tolto così! E' superiore alle mie forze, io ne morirò. Sì, forse l'unica soluzione è morire, farla finita. No, non posso nemmeno morire perché lascerei quella donna padrona assoluta di mio figlio. E' lei che dovrebbe essere annientata, cancellata dal nostro presente, dalla nostra vita... Dio, come la odio! Sì, la odio! Solo perché è giovane e bella crede di avere più diritti di me... Se qualcuno potesse aiutarmi...
(Ha un lampo di genio) Giovanni... Ecco la soluzione: sì, Giovanni! Certo, Giovanni e i suoi trapianti!
PEPPINA - (entra) Signora, mi scusi, ha ordini da dare per il pranzo?
ANNA - (guarda Peppina con un certo interesse) Peppina?
PEPPINA - Cosa c'è? Perché mi guarda in quel modo, signora?
ANNA - Tu sei giovane, bella...
PEPPINA - Signora!... (Indietreggiando) Che ha da guardarmi?... Mi fa paura.
ANNA - Saresti disposta a vendermi il tuo corpo?
PEPPINA - A venderle il mio corpo? Come sarebbe a dire?
ANNA - No, non puoi capire, non puoi capire...
PEPPINA - Cosa vuole da me, signora? Si sente di nuovo male? Chiamo qualcuno?
ANNA - No, no. Non ho niente, niente...
A T T O S E C O N D O
La scena è la stessa del primo atto. La domestica sta riassettando la stanza.
PEPPINA - Non ho mai visto la signora così strana. Aveva uno sguardo... Che si sia ammalata di nuovo? Quella storia del corpo, di vendere non so bene cosa... Sembrava fosse completamente guarita... Che peccato! Speriamo che non ricomincino i problemi...
Suonano alla porta. E' il postino che consegna una lettera a Peppina. Questa rientra con la lettera in mano, legge l'indirizzo e visto che è per lei la apre.
PEPPINA - E' per me, deve essere di mia madre. Sì, infatti è lei. (Inizia a leggere) "Carissima figlia, sono contenta che hai conosciuto un bravo ragazzo, come mi dici nell'ultima tua lettera. Ti auguro di fidanzarti e di sposarti presto. Devo purtroppo comunicarti che tuo padre si è ammalato ed ha bisogno di cure. Se puoi mandarmi qualche soldo per le medicine e per il dottore, tu che hai la possibilità di guadagnare..."
ANNA - (entra) Chi era?
PEPPINA - Il postino.
ANNA - Il postino?
PEPPINA - Sì, ha consegnato solo questa lettera per me.
ANNA - (stranulata) Chi ti scrive?
PEPPINA - E' mia madre.
ANNA - Fai vedere! (Le strappa la lettera dalle mani e la legge) "Sono contenta che hai conosciuto un bravo ragazzo, come mi dici nell'ultima tua lettera. Ti auguro di fidanzarti e di sposarti presto..." (La guarda sottecchi accigliata) Questa che ti scrive è la tua vera madre o la matrigna?
PEPPINA - E' mia madre!
ANNA - (alterata) Quella che ti ha partorito?
PEPPINA - Sì.
ANNA - Non può essere, non può essere! Una vera madre non può essere contenta che -sua- figlia diventi di un altro...
PEPPINA - Perché non dovrebbe essere contenta?
ANNA - E' proprio così sicura, tua madre, che tu possa essere felice con un estraneo? (Peppina la guarda meravigliata sgranando gli occhi ed Anna con uno scatto d'ira) Tieni, rieccoti la lettera! E' inutile parlare con te! Vai a fare le faccende in cucina. Senti, sto aspettando il professor De Fabrizis. Fallo subito entrare qui appena arriva.
PEPPINA - Va bene, signora. Ha bisogno d'altro?
ANNA - No, vai pure!
(Peppina esce e Anna rimasta sola passeggia nervosamente per la stanza) Giovanni non è mai stato puntuale. E' già da un quarto d'ora che doveva essere qui. Come sono lunghi i minuti dell'attesa, e dolorosi. Non riesco più a controllare l'impazienza.
(Suonano alla porta) Finalmente, eccolo.
GIOVANNI - Ciao, carissima. Scusami per il ritardo, ma prima non ho potuto. Che c'è di così importante da chiamarmi con tanta urgenza? E' successo qualcosa?
ANNA - Accomodati. Sai, mi hai messo in crisi dopo quanto mi hai detto l'ultima volta che ci siamo visti.
GIOVANNI - Hai accettato la mia proposta di matrimonio?
ANNA - Non scherzare, Giovanni. Oggi non ne ho proprio voglia.
GIOVANNI - Ho capito, sei ancora in crisi. Il motivo, lo stesso?
ANNA - Devi aiutarmi, Giovanni.
GIOVANNI - Sono qui, cara. Dimmi cosa posso fare per te.
ANNA - Ho pensato molto al tuo lavoro. E' qualcosa di eccezionale non soltanto da un punto di vista scientifico, ma perché rimette in discussione i limiti stessi della nostra vita rappresentati dalla morte... Cos'è allora oggi la morte? Può essere quella del solo corpo? O quella del solo cervello, anche se il cuore seguita a battere?
GIOVANNI - Anna, lascia stare; sono problemi più grandi di te... Lascia che sia la scienza a risolverli. Se vuoi sapere proprio il mio punto di vista ti posso dire che considero il cervello come centro dell'esistenza e il corpo un involucro operativo di questo. Mi hai voluto chiamare con tanta urgenza solo per comunicarmi le tue perplessità e la tua emozione di fronte ad un avvenimento scientifico? Ebbene, sei soddisfatta, ora?
ANNA - Non ti ho chiamato solo per questo ma per comunicarti che sono entrata nell'ordine di idee di sottopormi -io- al trapianto.
GIOVANNI - (con tono scherzoso) Tu?! Tu che ti impressioni del minimo graffio, anche di una goccia di sangue... Tu che non vuoi cambiare niente della tua vita. (Ride)
ANNA - (seria) Ora la paura mi è passata e sono pronta a sottopormi ad un tale esperimento.
GIOVANNI - Ma via! Ti rendi conto di quello che dici?
ANNA - Certo, ne sono perfettamente cosciente.
GIOVANNI - Tu hai un corpo sanissimo... giovanile... Non hai bisogno di niente, tu, non sei malata!
ANNA - Sono padrona di me stessa e pertanto ritengo di essere responsabile di quello che faccio. Ti ho convocato perché in nome della nostra amicizia tu mi operi quanto prima.
GIOVANNI - Ma tu stai scherzando, Anna, vero?
ANNA - Ci ho pensato tutti questi giorni e soprattutto tutte queste notti. Ebbene: sono perfettamente cosciente di ciò che ti chiedo e tu mi devi credere.
GIOVANNI - Senti, io non ho voglia di continuare a discutere su un argomento che ritengo meriti tutt'altra considerazione. Non si tratta di un gioco, capisci?
ANNA - Contavo sulla tua amicizia per essere operata tra le prime.
GIOVANNI - Ma non riesco a capirne il perché! Noi stiamo ancora studiando! E poi, ammesso per assurdo che sia possibile accontentarti... non c'é nemmeno la donatrice.
ANNA - (gelida) La donatrice del corpo la porto io.
GIOVANNI - Come?
ANNA - Sì, io. E' una ragazza della quale vorrei prendere il corpo.
GIOVANNI - (balbettando) Ma... ci sono dei tempi da rispettare...
ANNA - Non ti preoccupare: è ancora viva!
GIOVANNI - (esterrefatto) Viva?!!!
ANNA - Viva, sì, viva.
GIOVANNI - Scusami, ma non capisco.
ANNA - Cos'è che non capisci?
GIOVANNI - Come è possibile utilizzare il corpo di una donatrice se questa è viva?
ANNA Qual è la difficoltà? Il corpo della ragazza è vivo e seguiterà a vivere, con me.
GIOVANNI - Se la ragazza donatrice è viva dovremo allora prima ucciderla.
ANNA - No, il corpo della ragazza dovrà essere -necessariamente- mantenuto in vita, quando voi eseguirete il trapianto; quello che morirà sarà il mio corpo.
GIOVANNI - Io mi sento male, scusami. Hai qualcosa di forte da darmi da bere?
ANNA - Certo. Va bene un brandy? (Chiama la cameriera) Peppina.
PEPPINA - (entra) Sì, dica signora.
ANNA - Un brandy al professore, anzi, servene uno anche per me.
Peppina serve i due brandy ed esce. Il professore beve tutto d'un fiato.
ANNA - Che avevi da guardarla tanto?
GIOVANNI - E' lei la donatrice?
ANNA - No.
GIOVANNI - Allora chi è?
ANNA - E' lei...
GIOVANNI - Lei chi?
ANNA - Luisa.
GIOVANNI - Ah! Capisco.
ANNA - Ti ha fatto male sapere che sarà il mio corpo a dover morire, vero?
GIOVANNI - A parte ogni considerazione di ordine morale e penale, ti rendi conto che si dovrà uccidere comunque il cervello della donatrice per mettere il tuo al suo posto?
ANNA - Ebbene? E' un organo come un altro.
GIOVANNI - Un organo di primaria importanza, mi pare...
ANNA - Come sei esagerato... per un organo. Nei trapianti in genere non ci si pone il problema se l'organo muore, ma se il trapianto riesce. Poi... Tu... (Ironicamente) Come chirurgo chissà quanti ne hai uccisi...
GIOVANNI - (parlando a fatica) Il chirurgo fa di tutto per far vivere quelli che opera anche se purtroppo qualche volta non ci riesce.
ANNA - Fai conto allora che anche questa sia una di quelle volte.
GIOVANNI - (disgustato alzandosi in piedi) Basta! Ho bisogno d'aria, mi sembra di soffocare. La tua logica è di lucida follia.
ANNA - Aspetta, tu mi devi aiutare. Dimmi che cosa vuoi in cambio? Se mi hai amato, se mi ami, dammene la prova.
GIOVANNI - Vai via, mi fai ribrezzo! Io ti ho amato, purtroppo!
ANNA - Senti, dimmi allora cosa vuoi. (Lo prende per un braccio) Dimmelo!
GIOVANNI - Lasciami, fammi uscire da questa stanza.
ANNA - Vuoi dei soldi? Posso darti tutto quello che ho.
GIOVANNI - (la guarda con compassione) Povera Anna!
Giovanni con uno strattone si libera della stretta della donna ed esce. Anna si lascia cadere su una poltrona.
ANNA - Vattene, vattene! (Poi con un tono dimesso) Ti cancellerò dal mio cuore, per sempre. Io che pensavo di poter contare su di te come su di un fratello! Mi hai addirittura insultata. Sono un'ingenua, mi fido ciecamente di tutti ed ecco il risultato. Io che so amare fino alla follia ritengo che anche gli altri ne siano capaci, invece sono solo degli egoisti che pensano a loro stessi e basta. (Dopo una pausa, con fredda determinazione) Ma se tu, caro Giovanni, non te la senti di uccidere il cervello di quella ragazza, vorrà dire che tale compito lo darò a qualcuno che non si farà tanti scrupoli...
FRANCESCO - (entra) Mamma, che hai? Sei sconvolta! C'è un'espressione cattiva nel tuo sguardo. le mani ti tremano!
Anna si alza e abbraccia Francesco, ma questi rimane immobile, inerte.
ANNA - Tu eri il mio appiglio! Ma ora sei diventato viscido e la presa è insicura. (Abbassa le braccia, sconfitta)
FRANCESCO - Che dici? Ma che ti passa per il cervello? (La scuote)
ANNA - Ti sei staccato da me lasciandomi sola. (Piange)
FRANCESCO - Non dire questo, tu lo sai che non è vero. Saresti ingiusta con me, ed anche bugiarda. Ti ho promesso che non ti lascerò mai sola e devi credermi.
ANNA - (con un filo di voce) Il sole che riscalda tutti gli uomini ha creato intorno a me un cono d'ombra che mi fa sentire gelida. Allungo la mano in cerca della tua, ma ormai sei lontano e così sono condannata a morire...
FRANCESCO - E su, mamma, che tono di tragedia! ma che ti prende?
ANNA - Il destino si accanisce contro di me e mi perseguita sino alla fine. Sono rimasta orfana dei genitori fin da piccolissima. Ho amato un uomo meraviglioso e Dio mi ha concesso pochi momenti con lui, poi me l'ha tolto. Ora anche tu mi sfuggi. Che ho avuto io di positivo dalla vita?
FRANCESCO - la possibilità di viverla.
ANNA - Chi devo ringraziare per questa magnanimità?
FRANCESCO - Non essere ingiusta con Chi ti ha dato la vita e ti permette di viverla perché è colpa tua se non vuoi essere felice. Se mi amassi veramente saresti felice della mia stessa felicità. Invece ti affiora la gelosia e l'egoismo. Vorresti... non lo sai nemmeno tu cosa vorresti. Vorresti forse che io rimanessi il tuo bambino quando sono ormai un uomo. Così non solo sei tu a soffrire, ma fai soffrire anche me e Luisa. Quasi tu lo facessi di proposito per togliere qualcosa alla nostra felicità, come se oltre alla gelosia nutrissi nei nostri confronti anche... l'invidia.
ANNA - Ecco la stima per tua madre! Io che ti voglio così bene da preoccuparmi continuamente e solo di te: eccola la ricompensa!
FRANCESCO - (gridando) Insomma! Si può sapere che cos'hai?
ANNA - Non alzare la voce, figlio adorato, su tua madre che soffre per te. Se tu avessi voluto veramente bene alla tua mamma avresti usato un tono più dolce della voce ed i tuoi occhi non sarebbero stati appannati dal velo dell'ira. Ma io ti perdono perché una madre sa perdonare. (Comincia a piangere)
FRANCESCO - Mamma, ti prego, calmati, per carità. E' pericoloso lasciarsi prendere la mano, a volte, dai sentimenti. Abbiamo vissuto anni fa, lo sai, un brutto momento... Se non era Giovanni... chissà come andava a finire. E' lui che ti ha salvato con le sue cure eccezionali da quella grave depressione. Gliene sarò sempre grato. Ho sofferto tanto anch'io. Ero poco più che un ragazzo e mi faceva male vederti sempre piangere. E quando ti hanno portato via... non riuscivo a capire, a reagire. Ma ora che sono un uomo posso aiutarti, posso comprenderti, sostenerti. Dimmi cosa posso fare per te. Aprimi il tuo cuore, parliamo...
ANNA - Non è vero, tu fingi di volermi capire, tu fingi di volermi ancora bene quando non t'importa più niente di me: ami Luisa, hai in mente Luisa, di lei ti preoccupi non di me!
FRANCESCO - Come ti sbagli...
ANNA - Tu sei mio figlio e devi rimanere accanto a me. E' troppo facile dire a colei che ti ha dato la vita: ora mettiti da parte perché nel mio cuore è entrata un'altra donna che ha preso il tuo posto. E' troppo crudele, questo!
FRANCESCO - Comprendo il tuo dolore e vorrei che tu non soffrissi per causa mia, ma io non ho fatto niente contro di te per dispiacerti. Ho solo seguito la legge umana e quella divina che mi permettono di formarmi una famiglia, senza con questo abbandonarti e togliere niente al mio amore di figlio.
ANNA - Parole grosse: legge umana, legge divina... Ma non nutri un po' di riconoscenza verso di me? (Con tono patetico) Da piccolo eri così gracile che un male cattivo ti prostrò fino a farmi temere per la tua stessa vita. Io amorosamente riscaldavo il tuo corpo con il calore del mio e con quello del mio affetto finché guaristi. Poi, giorno dopo giorno, anno dopo anno, ti ho guidato lungo la strada della vita con le mie parole, con il mio esempio e... con i miei soldi. (Pausa) Sì, anche con i miei soldi! Perché sono stati i miei soldi che ti hanno permesso di avere una vita piena di comodità, di compiere gli studi senza alcuna preoccupazione ed ora ti permettono di fare tranquillamente la tua carriera. Ma ricordati che tutto il patrimonio di questa casa è mio e solo io posso disporre come voglio. Senza di me, senza il mio aiuto, cosa saresti tu? Potresti essere costretto ad elemosinare un posto di lavoro qualsiasi per sopravvivere!
FRANCESCO - Se hai speso per me dei soldi ti ho ripagato con grosse soddisfazioni. Ti ho fatto andare orgogliosa di me di fronte a tutti, non ti ho mai arrecato dispiacere. Se ora mi vuoi togliere tutto, fai pure.
ANNA - (infuriata) Sì, meriteresti che ti spogliassi di tutto per farti sentire l'umiliazione della miseria, la fatica di vivere, il freddo, la fame. Dovresti rimanere nudo come quando nascesti. Allora capiresti questo bene, questa necessità primordiale che è la madre!
FRANCESCO - Perché mi vuoi amareggiare così? Ci sarà pure una maniera per vivere insieme felici. Luisa... (Si siede accanto a lei)
ANNA - Luisa?
FRANCESCO - Mamma, Luisa non ti toglierà niente. Sarà solamente mia moglie con i soli diritti spettanti ad una moglie. Sarà la madre dei miei figli se il Cielo ce ne darà e tu diventerai nonna. (Le accarezza i capelli) Così, quando fra qualche anno i capelli ti si saranno inargentati ed avrai assunto quel meraviglioso aspetto che l'età conferisce alla donne paghe della vita, sarai circondata dai nepotini che ascolteranno rapiti le tue favole. Allora capirai che le tue ansie di oggi sono fuori posto, capirai quale pericolo avresti corso, abbrutendoti nell'egoismo e quale torto avresti fatto a me e a te stessa.
ANNA - Cosa sono queste storie dolciastre di nepotini? Vorresti già vedermi vecchia e rimbambita con i tuoi marmocchi mocciosi intorno, mentre tu e la tua bella moglie ve ne andrete in giro a divertirvi?
FRANCESCO - (duro) Se non vorrai dedicarti ai nepotini non fa niente; ai nostri figli penseremo noi, ma dovrai pure invecchiare.
ANNA - C'è tempo ancora.
FRANCESCO - Certo. Sei "ancora" giovane.
ANNA - Non cercare di prendermi in giro, non ci riusciresti!
FRANCESCO - Non voglio affatto prenderti in giro, voglio solo che tu guardi la realtà in faccia.
ANNA - No! Voglio che nella mia vita tutto ciò che dipende dalla mia volontà rimanga come -io- l'ho predisposto. Tu fai parte di me, della mia vita. Non sopporto intrusioni da parte di nessuno, non voglio, capisci? Noi due costituiamo un tutto unico, indivisibile. E' inutile e assurdo volerci separare. E poi, che bisogno c'è? Tu hai tutto, qui.
FRANCESCO - E' questo che non vuoi capire: io non ho -tutto-. Tu mi vuoi togliere la speranza, il futuro. Vuoi divorare, fagocitare la mia vita come se ti appartenesse di diritto. Ma quale diritto? Il diritto di madre? Non basta per autorizzarti a togliermi la mia vita, la -mia- capisci? Non è vero che siamo un tutto unico: io e te siamo due entità distinte e dobbiamo rimanere tali o l'una prenderà il sopravvento sull'altra. Dobbiamo seguire le leggi naturali dell'esistenza, che madri e figli un giorno si separino. E' giusto che sia così!
ANNA - Leggi naturali? Giustizia? Ma chi ha stabilito questo? Gli uomini, e gli uomini possono sbagliare. Tutto può essere cambiato. Quante leggi sono state fatte e abolite nel corso dei secoli? Quanti diritti sono stati affermati e poi cancellati? Il confine fra il diritto di uno e quello di un altro non credere che sia una linea retta, tutt'altro! E' quanto mai sfumato e mutevole di giorno in giorno, di ora in ora, è scandito dalle nostre azioni. Nulla sta fermo, è il pulsare della nostra stessa esistenza; i battiti stessi del nostro cuore cambiano istante dopo istante il nostro -modo di essere vivi-. Non esistono regole immutabili nel nostro mondo, perfino le leggi biologiche più elementari oggi possono essere violate: i confini tra la vita e la morte possono essere spostati, dilatati, dilazionati. I codici morali finora rispettati possono essere annullati, polverizzati! Non esistono verità assolute, Francesco. Esistono tante verità. La verità non è uno specchio, ma una fuga di specchi, un cristallo con infinite sfaccettature che rigiri tra le mani e ti abbaglia ogni volta, infinite volte...
FRANCESCO - Occorre mettere ordine in questo caos di verità, però! E l'ordine è separazione. Ordinare significa dividere in gruppi, classi, entità. -Dividere-, capisci?
ANNA - No! Dividere è un coltello che taglia. Tu mi vuoi far male, tu mi vuoi vedere morire, tu mi vuoi uccidere! Sì, tu mi vuoi uccidere per mettere -lei- al posto mio. Tu vuoi che lei sia me -ora-. Non voglio! Io sono lei, capito? Io! E nessuno potrà impedirmelo -ora- nessuno!
In preda ad uno scatto d'ira, Anna, getta in terra un soprammobile corre a rinchiudersi nella sua camera. Francesco tenta di entrare, ma la porta è chiusa dall'interno.
FRANCESCO - Ma che fai, ti sei impazzita? Mamma, mamma! Non fare così. Ti prego, apri!
ANNA - (dal di dentro) Sì, adesso anche pazza! Ti andrebbe bene, vero? Vai via, lasciami stare. Non voglio più vederti.
FRANCESCO - Ti prego, apri! Farò quello che tu vuoi.
ANNA - (c. s.) Non ci credo. Giura!
FRANCESCO - Vieni fuori, prima.
ANNA - Non vuoi giurare, vero? Allora non mi vedrai più.
FRANCESCO - (perentorio) Apri!
ANNA - No!
FRANCESCO - (Chiama la domestica) Peppina! Ma guarda che situazione! Come potevo pensare che il mio fidanzamento avesse potuto rompere un equilibrio così precario... Questa volta sicuramente le lascerà il segno... Cosa posso fare? (Scuote con forza la porta) Mamma!
PEPPINA - (entra) Sì, che succede?
FRANCESCO - Mia madre si sente poco bene. E' in camera sua. Tu rimani qui e non muoverti per nessun motivo. Cerca di farle compagnia e che non faccia qualche sciocchezza. Io vado a chiamare il professore e lo conduco subito qui.
PEPPINA - Signora... (Prova ad aprire la porta della camera) Ma si è chiusa dentro.
FRANCESCO - Sì, si è chiusa dentro la sua camera. Per questo ti ho detto di non muoverti da qui per nessun motivo nel caso avesse bisogno di qualcosa. Io cerco di tornare quanto prima. (Esce)
PEPPINA - Signora, signora! Ha bisogno di qualcosa?
ANNA - (sempre dal di dentro) Francesco è andato via?
PEPPINA - Sì, è uscito.
ANNA - (c. s.) Non ci credo.
PEPPINA - E' uscito. Sono sola.
ANNA - (c. s.) Tu cerchi di ingannarmi! Francesco è lì.
PEPPINA - Mi deve credere, le sto dicendo la verità. Sono sola.
ANNA - (c. s.) Giura!
PEPPINA - Lo giuro.
ANNA - (apre lentamente la porta, si guarda intorno e rientra in scena) Dov'è andato?
PEPPINA - A chiamare il professore.
ANNA - Il professore? perché? Giovanni non è più un mio amico e non voglio che metta più piede in questa casa.
PEPPINA - (premurosa) Signora, ha bisogno di qualcosa?
ANNA - Mi vuole far passare da pazza. Sono pazza io? Dimmi, sono pazza?
PEPPINA - No, non è pazza. Ma non deve gridare così, signora. Le farà male...
ANNA - E già, un piano perfetto. Ora che sono diventata di troppo mi si fa passare per pazza in modo da potermi chiudere in qualche ospizio e seppellire così da viva una povera madre. Allora, rispondimi: sono pazza io?
PEPPINA - (tremando) No, non è pazza, ma deve stare calma perché altrimenti ci diventerà sul serio. Come glielo debbo dire?
ANNA - Tu sei una falsa. Tu mi dici che non sono pazza per farmi piacere mentre dentro di te pensi il contrario. E' vero?
PEPPINA - Se non crede a quello che le dico, perché chiede il mio parere? Se vuole che le dica che è pazza, io glielo posso anche dire. Sempre per farle piacere.
ANNA - Se tu dovessi testimoniare... diresti che sono pazza?
PEPPINA - (intimorita) No, no... signora!
ANNA - (melodrammaticamente) Anche tu hai una mamma. Ti ha schiuso alla vita facendoti un dono sublime. Sapresti mentirle?
PEPPINA - No, ma io non mento mai a nessuno.
ANNA - Tu prima hai mentito. Ora fai conto che io sia la tua mamma. Dimmi con tutta sincerità: sono pazza?
Suonano alla porta. Anna corre di nuovo a rinchiudersi dentro la camera mentre Peppina va ad aprire la porta d'ingresso. E' Luisa.
PEPPINA - (concitata) Per fortuna che è arrivata lei. La signora sta male!
LUISA - Sta male?! Che cos'ha?
ANNA - Vuole sapere da me se è pazza.
LUISA - Gesù mio! E Francesco?
PEPPINA - Francesco è andato a chiamare il professore. Speriamo che ritorni presto.
LUISA - Dov'è ora la signora?
PEPPINA - E' di là.
LUISA - (fa per aprire la porta della camera) Ma è chiusa!
PEPPINA - Si è chiusa dentro.
LUISA - (a Peppina) Cercherò di farmi aprire. Tu vai pure di là.
PEPPINA - Va bene, signorina, ma stia attenta e se ha bisogno di qualcosa, chiami, mi raccomando. (Esce)
LUISA - Signora, sono Luisa, apra.
ANNA - (dal di dentro) Che vuoi da me?
LUISA - Sono venuta a farle visita. Apra: non possiamo parlare così, io di qua e lei di là della porta. Siamo o non siamo amiche?
ANNA - (c. s.) Amiche! Come sai mentire bene tu...
LUISA - Mi deve credere, io le voglio bene. Apra, glielo chiedo con il cuore in mano.
ANNA - (c. s.) Non è vero che tu mi vuoi bene. (Singhiozza)
LUISA - Mi deve credere. Se lei soffre per qualche motivo faccia che io la possa consolare. Cos'è che la rattrista fino a questo punto? Apra, lasci che l'abbracci.
ANNA - (apre sospettosa la porta e rientra in scena) Non sono pazza. Sono solo distrutta dal dolore. (Singhiozza)
LUISA - (le si fa incontro e l'abbraccia) Mamma, mamma benedetta!
ANNA - (si divincola e le si pone di fronte scura in viso) Non mi chiamare così e lasciami! Non voglio essere abbracciata da te. Tu sei la causa di tutto. Sei tu che hai portato lo scompiglio in questa casa. Vattene!
LUISA - (freddata dall'atteggiamento di Anna) Io?... Io le voglio bene.
ANNA - (con disprezzo) Come sei bugiarda! Certo... che ti costa dirmi che mi vuoi bene?
LUISA - Perché è così inquieta con me?
ANNA - Io ho sacrificato tutto per questo figlio ed ora arrivi tu e me lo porti via. Con quale diritto?
LUISA - Io l'amo!
ANNA - Ti sembra un motivo sufficiente?
LUISA - Forse lei non mi considera degna di Francesco?
ANNA - Era così saldamente legato a me che mi è impossibile capire come hai fatto a farlo innamorare così all'improvviso.
LUISA - Non lo so neanch'io...
ANNA - L'unica cosa con la quale hai potuto farlo innamorare è stato il tuo corpo giovane.
LUISA - Perché mi dice queste cose cattive, che le ho fatto?
ANNA - Sei venuta in questa casa con la tua incosciente innocenza distruggendo la mia vita.
LUISA - Sono venuta in questa casa spinta solo dall'amore per Francesco e pensando di trovare in lei una seconda madre.
ANNA - Non credi di pretendere troppo?
LUISA - Lei avrebbe dovuto rappresentare il punto di riferimento sicuro, il nostro sostegno, la guida... E sarebbe stata così valorizzata dal suo compito da sentirsi pienamente appagata e felice.
ANNA - E ti saresti intanto portato via Francesco sotto i miei occhi...
LUISA - Francesco sarebbe stato mio pur rimanendo suo.
ANNA - Il cuore di un uomo non è fatto per contenere due donne.
LUISA - Due donne antagoniste no, ma una madre e una sposa sì! Ecco perché sono venuta in questa casa con il cuore colmo di gioia pensando che anche lei avrebbe partecipato alla nostra felicità, ma il suo modo di comportarsi... mi fa paura.
ANNA - (con sarcasmo) Certo! Ti avrei dovuto accogliere con il sorriso sulle labbra ed il caloroso invito: prego, accomodati! Eccoti mio figlio, è tutto per te!
LUISA - Sì, una madre deve saper affrontare anche questo. Lei dimostra invece, con questo suo atteggiamento, di volere il male di Francesco perché sarà lui quello che soffrirà di più per questa situazione. Come fa a dire che gli vuole bene? No, lei non lo ama se lo vuole egoisticamente tutto per sé al punto di non curarsi dei suoi sentimenti, della sua felicità e soprattutto del suo avvenire. (Le urla in faccia, disperata, con tutta amarezza) Lei non è una madre, non è una madre!
ANNA - (dolorosamente) Tu che ti affacci ora alla vita e non sai niente di essa, pretendi di insegnare a me cos'è una madre? Cosa ne sai tu dell'affetto di una madre? Hai mai provato a pensarci?
LUISA - Mi scusi, non volevo offenderla...
ANNA - Un figlio è con te da sempre. Lo immagini, lo desideri, lo pensi simile a te, senza difetti: fai progetti per lui prima ancora che venga concepito. E quando egli è realmente -in te- sobbalzi dalla felicità nel sentirlo muovere, avverti con timore e con gioia che egli pian piano si impossessa di te, lasci che dilati il tuo corpo, che lo laceri e lo squarci con la nascita! E quando è nato tu, sudata e tremante, lo stringi tra le braccia, lo contempli beata e cerchi in qualche tratto del suo viso, dei suoi occhi, qualcosa di tuo e riconoscendoti in lui provi quasi un sentimento di gratitudine e di orgoglio. Poi, quando lo nutri, un fiume d'amore comincia a scorrere tra te e lui. Nutrirlo significa continuare a dargli ancora la vita, ristabilire il contatto e allora ti si attaccherà al cuore con mille sottili radici, come una pianta, e sarai contenta di sentirti succhiare la vita. Ne gioirai perché saprai che niente e nessuno sarà capace di distaccartelo. No, tu non puoi ancora capire che significa tutto questo.
LUISA - Perché no? Anch'io sono una donna come lei e come lei partorirò e nutrirò i miei figli, i miei e di Francesco!
ANNA - No, tu non puoi ancora capire. L'amore materno non è solo un fenomeno viscerale. Un figlio è il tuo padrone. Tu non disporrai più di te stessa, non sarai più libera di decidere qualsiasi cosa senza pensare a lui. Ne sarai condizionata in tutte le tue azioni, in tutta la tua vita, per sempre! Dovrai dargli tutta te stessa. Dovrai -partorirlo- tutti i giorni perché un figlio ti porterà preoccupazioni, sacrifici, pene. Lo veglierai quando sarà ammalato e morirai d'angoscia in silenzio per lui. Lo seguirai passo passo nel suo cammino, lo dovrai sorvegliare incessantemente ed essere infaticabile per aiutarlo a crescere. Dovrai fare le scelte giuste per lui quando non sarà ancora in grado di farle ed essere vigile e attenta per guidarlo senza errori. In continuazione ti metterà di fronte a scelte e a responsabilità, in continuazione dovrai togliere e mettere nella sua esistenza. Dovrai apportare la conoscenza in lui. Lui -conoscerà- attraverso te. Questo significa -nascere- e -far nascere-. Tu lo farai nascere ogni giorno, tu sarai la chiave del male e del bene per lui! E dopo tutto questo? Giungerà una donna qualsiasi che te lo porterà via. No, tu non riuscirai mai a distruggere ciò che io ho costruito in una vita! L'amore tra madre e figlio ha qualcosa di divino!
LUISA - No, io non pretendo di essere tutto questo per suo figlio e soprattutto non voglio distruggere niente. Anche se ne avessi la forza non lo farei mai perché ne soffriremmo troppo tutti. Io sono più saggia di quanto lei pensi. Voglio che Francesco mi ami anche perché lo rispetto, come rispetto la donna che gli ha dato la vita e i sentimenti che lo legano ad essa. Lei vuole paragonare il suo amore al mio, ma non ha senso! L'amore tra me e Francesco è completamente diverso: è fatto di gioia, di amicizia, di ardore. Quando l'ho conosciuto è stato come affacciarsi sulla riva di un mare limpido e vedere riflessa nella sua acqua chiara la mia immagine: egli la conteneva in sé. Io esistevo forse da sempre in lui perché in lui mi sono riconosciuta e con lui ho ricostruito un tutto, un'unità perfetta che originerà altra vita. Non ha qualcosa di divino anche la nostra unione, mamma? Non può opporsi, lei, a questo. Io sono il suo futuro!
ANNA - Tu vuoi dire allora che il mio tempo è ormai passato, che debbo mettermi da parte...
LUISA - No, deve solo continuare a svolgere il suo ruolo di madre rispettando i nostri sentimenti. Non può pretendere che io abbandoni Francesco. Ammesso poi che abbia la forza di farlo, non si illuda che tutto ritornerà come prima, perché lei non gli basterà più! Ha capito? Non gli basterà più...
ANNA - Non c'è altra scelta, allora?
LUISA - No, mi creda.
ANNA - (in crescendo) Basta! basta! basta! Ti sei introdotta nella mia casa portandomi via l'unico bene che avevo, l'unico! (Gridando) Ladra! Sei una ladra! Ora vorresti anche dettare le condizioni? Non l'avrai vinta... Io sono il presente e sono la più forte. (Le si avvicina minacciosa) Sarai tu a metterti da parte definitivamente perché io annienterò quel tuo cervello che con tanta determinazione ha distolto mio figlio da me e ruberò il tuo corpo, oggetto del suo amore. Ti distruggerò, ti annienterò, hai capito?! Ladra, ladra! Ora io ti ruberò tutto! (Gridando) levati questi vestiti di dosso! (Glieli strappa)
LUISA - (proteggendosi con le braccia incrociate sul petto) Signora, che vuol fare? Si calmi, la prego, si calmi! No!
ANNA - Non tentare di chiedermi pietà, tu hai avuto pietà di me? Via, via! (Finisce di toglierle il vestito di dosso e le dà una spinta facendola cadere su di una poltrona)
LUISA - (gridando) No! Aiuto! (Si copre il viso con un braccio rannicchiandosi tutta)
PEPPINA - (preoccupata, entra di corsa) Ma che succede? Signora! Ma che fa?
ANNA - (con gli occhi stralunati) Vai a chiamare il professore. Digli di venire subito qui perché siamo pronte per il trapianto. Corri!
PEPPINA - Che trapianto?
ANNA - Lo sa lui. E' sufficiente che gli dici che siamo pronte per l'operazione. Vai!
PEPPINA - Sì... sì... vado... vado... (Si avvia titubante verso la porta, ma preoccupata rimane nella stanza nascondendosi in una zona d'ombra)
Anna si toglie lentamente il vestito, lo lascia cadere per terra come se fosse pesante come il piombo, poi raccoglie il vestito di Luisa e sorridendo soddisfatta lo guarda e ne aspira il profumo. Si distende sul divano e si copre con il vestito di Luisa lisciandolo come per farlo aderire al suo corpo, rimanendo ad occhi chiusi.
Per qualche momento la scena rimane così, Poi entrano Francesco e Giovanni. Alla vista delle due donne sdraiate nel salotto, si fermano un poco oltre la porta, anche perché Peppina si para loro davanti in preda ad una forte agitazione.
FRANCESCO - Che succede, Peppina?
PEPPINA - La signora sta molto male. (Sottovoce) E' diventata pazza. Per carità, fate qualcosa! (Si mette a piangere)
GIOVANNI - Calmati e dimmi che stanno facendo sdraiate là.
PEPPINA - Non lo so. La signora mi ha comandato di correre da lei, professore, e dirle di venire subito qui perché sono pronte per il trapianto.
Luisa vedendo Francesco e Giovanni, fa L'atto di alzarsi. Giovanni le fa cenno di non muoversi e di non parlare.
FRANCESCO - (a Peppina) Che trapianto?
GIOVANNI - (a Francesco e Peppina, sottovoce) Ho capito tutto. Voi rimanete qui, lasciate fare a me. (Si avvicina ad Anna con in mano la valigetta medica) Anna, cara, eccomi arrivato.
ANNA - Grazie, Giovanni, siamo pronte.
GIOVANNI - Bene, cara.
ANNA - Quella è la donatrice. Avrò finalmente il suo corpo.
GIOVANNI - Ora devi solo calmarti e vedrai che andrà tutto bene.
ANNA - Dovrai portarci in America per l'operazione?
GIOVANNI - Certamente.
ANNA - Sarò la prima?
GIOVANNI - Sì.
ANNA - Molto bene.
GIOVANNI - Hai paura?
ANNA - Una madre non ha mai paura quando affronta un rischio per il proprio figlio.
GIOVANNI - Allora, posso iniziare i preparativi per l'intervento?
ANNA - Sì.
GIOVANNI - Inizio da te. Dammi il braccio che debbo farti una iniezione.
ANNA - (gli porge il braccio) Fai pure.
Giovanni prende una siringa dalla valigetta e fa un'endovena ad Anna. Questa, dopo alcuni momenti, si addormenta.
GIOVANNI - Le ho fatto una iniezione di sedativo che la farà dormire alcuni minuti. Vedrete che quando si sveglierà sarà più calma.
(A Luisa) Ora, signorina, può alzarsi.
Giovanni rimane accanto ad Anna. le controlla la frequenza del polso, le ausculta il cuore.
PEPPINA - Non sapevo più cosa fare... (Si lascia cadere su una sedia, disfatta)
Luisa stravolta corre verso Francesco e gli si getta al collo.
LUISA - Francesco... Francesco...
FRANCESCO - Calmati, ora. (Si toglie la giacca e la mette addosso a Luisa)
LUISA - Per fortuna che sei arrivato altrimenti sarei impazzita anch'io! Ho avuto tanta paura!
FRANCESCO - Mi dispiace... Mi dispiace... Non avrei mai immaginato che l'avremmo sconvolta fino a provocarle una ricaduta.
LUISA - Poverina, non riesce a distaccarsi da te, ti vuole troppo bene. Non sopporta che nel tuo cuore ci sia posto per un'altra donna. In me vede l'antagonista, l'intrusa... (Singhiozza)
FRANCESCO - Ma guarda in che situazione ti ho coinvolta. Tu non ne hai alcuna colpa, amore mio. (La stringe a sé)
LUISA - Che facciamo, ora?
FRANCESCO - Non lo so. Prima di prendere qualsiasi decisione aspettiamo di sapere da Giovanni qual è e quale sarà il suo stato di salute.
LUISA - Io non voglio che lei soffra così per causa mia e nemmeno tu lo meriti. Se io sono stata la causa di tutto questo, forse sarebbe opportuno separarci, per un po'.
FRANCESCO - E' invece necessario che tu rimanga vicino a me, se mi vuoi ancora bene. Altrimenti non faresti che raddoppiare le mie sofferenze. Resta con me, Luisa. Ho bisogno di te, più che mai, ora! (La stringe a sé)
LUISA - Io voglio restare vicino a te, ma mi rendo conto che non possiamo essere egoisti. Dobbiamo pensare anche a lei.
FRANCESCO - In che modo pensi di aiutarla se ci separeremo? Dobbiamo invece restare uniti.
LUISA - Pensi che ce la faremo?
FRANCESCO - Non lo so.
Giovanni lascia Anna che sta ancora dormendo e si avvicina a Francesco e Luisa.
GIOVANNI - Poveretta! Il colpo è stato tremendo, speriamo che possa riprendersi.
FRANCESCO - (preoccupato) E' grave?
GIOVANNI - E' più grave di quanto sembri apparentemente anche perché è la seconda volta. Psichicamente non sarà più quella di prima. Avrà bisogno di cure e soprattutto di affetto. Dovrà essere assistita.
FRANCESCO - Sarà possibile curarla qui, in casa?
GIOVANNI - Pur essendo le persone care i migliori medici e l'affetto che potrete darle la migliore medicina, tuttavia è necessario allontanarla, almeno per il momento, dall'ambiente familiare.
FRANCESCO - E' proprio necessario?
GIOVANNI - Sì, perché la causa del suo male è Luisa e dobbiamo allontanarla da lei, almeno temporaneamente.
FRANCESCO - Quando pensi che potrà ritornare a casa?
GIOVANNI . Quando avrà superato la crisi e avrà accettata la nuova realtà. In questo periodo dovrai venire in clinica a trovarla molto spesso e poi in una seconda fase verrà anche Luisa così potremo studiare le sue reazioni e intervenire nella maniera migliore...
LUISA - Io sono pronta a fare tutto quello che lei mi dirà, pur di farla guarire.
In quel momento, Anna, dà segni di risvegliarsi. Giovanni va da lei. Francesco rimane immobile al centro della scena mentre Luisa si scioglie dal suo abbraccio, come timorosa, e si fa da parte. per tutto il resto della scena i fidanzati rimarranno così.
GIOVANNI - Come ti senti, cara?
ANNA - Bene! (Con movimenti lenti come ancora in preda all'anestesia, si mette seduta) E' finita l'operazione?
GIOVANNI - Sì, è andato tutto bene.
ANNA - (gli prende le mani cercando di baciargliele) Grazie, Giovanni.
GIOVANNI - Ma ti pare...
ANNA - Siamo già tornati a casa?
GIOVANNI - Sì. Vuoi alzarti?
ANNA - Posso?
GIOVANNI - Sì, ma fai piano. Ti potrebbe girare la testa... Peppina... vieni ad aiutare la signora.
Peppina accorre da Anna e la sorregge.
ANNA - Peppina, aiutami a vestirmi.
PEPPINA - Sì, signora. Subito!
ANNA - (indossa il vestito di Luisa. Improvvisamente l'espressione del viso le si distende, sospira appagata lisciandosi l'abito addosso) Dimmi: chi sono, ora?
PEPPINA - Chi è lei, ora? (Volge lo sguardo verso Giovanni come per avere qualche suggerimento. Poi balbettando) Lei è... è...
ANNA - Non vedi? Sono Anna, ma con il corpo di Luisa.
Luisa si copre il volto con le mani.
PEPPINA - Certo, signora, lei è proprio Anna con il corpo di Luisa.
ANNA - (fissa il figlio) Francesco!
Anna si avvia con passo incerto verso il figlio, che rimane immobile, tendendogli le braccia.
ANNA - Francesco, Francesco! Figlio mio caro, lascia che ti abbracci. (Abbraccia commossa il figlio, ma questi rimane freddo e distaccato) Francesco, guardami... Guardami, ora sono un essere nuovo, perfetto...
(Guarda incredula Francesco e vedendo la sua indifferenza lo abbraccia ancora) Questo l'ho fatto per te, nessuna donna ne sarebbe stata capace! Ho rischiato, sai. Io che ho paura anche di un piccolo graffio...
(Lo guarda ancora e scopre nel viso di Francesco un'espressione di disgusto) No, non guardarmi così, non sono un mostro... non sono un mostro!...
(Si lascia scivolare a terra abbracciandogli le ginocchia)
Io sono tutto per te... ora. (Singhiozzando) Madre e sposa... madre e sposa... (Con tono più sommesso) Madre... e sposa.
Peppina coprendosi il viso con il grembiule, piange sommessamente. Francesco liberatosi dalla madre si accosta a Luisa ponendole un braccio sulle spalle. I due fidanzati rimangono allibiti a fissare la scena di Anna che viene prima sollevata dolcemente da Giovanni e poi da questi condotta lentamente verso l'uscita mentre la donna senza mai distogliere lo sguardo dal figlio invoca il suo nome.
ANNA - Francesco... Francesco...