Il lupo cattivo intervista al Marchese de Sade
di
Roberto Traverso
La vita
Donatien François de Sade nasce nel 1740, la sua leggenda nel 1768. In
quell’anno è l’affaire di Arcueil a diffondere in tutta Europa, attraverso le
gazzette, le canzoni e la voce popolare, il nome di un grande signore che si è
reso colpevole di orrendi esperimenti ai danni di una povera donna che aveva
avuto l’imprudenza di chiedergli l’elemosina. Nel 1772 è la volta dello scandalo
di Marsiglia – scrive L’Observateur anglois – “il conte De Sade, il gentiluomo
tanto noto per le sue efferatezze contro le donne, aveva drogato a una festa da
ballo i confetti distribuiti agli ospiti, tanto che in breve tutte le donne,
arse da furore uterino, e gli uomini, divenuti altrettanti Ercoli, trasformarono
la sala in un pubblico luogo di prostituzione. Molte persone sono morte a causa
degli eccessi sessuali a cui si erano abbandonati”. Condannato a morte in
contumacia, bruciato in effige a Aix-en Provence, il marchese de Sade è
diventato, come egli stesso ebbe a dire all’epoca, il “lupo mannaro”. Ancora un
episodio misterioso nel 1775-76 L’affaire delle ragazzine, poi, a partire dal
1778, dodici anni e mezzo di fortezza, prima a Vincennes e quindi alla
Bastiglia. Ecco sopraggiungere gli anni della Rivoluzione che lo libera
anonimamente nel 1790. Il cittadino Sade, però, fa stampare Justine o le
disavventure della virtù nel 1795 e due o tre anni dopo la Nouvelle Justine e
Juliette. Sono centinaia di pagine di stupri, torture, fornicazioni inaudite! Il
lupo mannaro, i cui misfatti si riaffacciano bruscamente alla memoria
amplificati dal tempo è tornato moltiplicando le sue imprese con innumerevoli
personaggi cartacei, lubrichi quanto sanguinari. L’Ottocento è appena cominciato
quando Sade scompare, come inghiottito in una botola. Viene arrestato l’ultima
volta il 6 marzo 1801. Radiato definitivamente dal mondo, rinchiuso prima a
Sainte – Pélagie, poi a Bicêntre e infine a Charenton, Sade impiegherà tredici
anni e mezzo a morire, periodicamente sottoposto al sequestro dei manoscritti
osceni che continua ad accumulare. Il suo decesso è tenuto nascosto. Del resto,
era opinione diffusa che fosse morto da tempo.
Tratto da “Sade, un’innocenza selvaggia” di Jean Jacques Pauvert
IL LUPO CATTIVO
Intervista al marchese De Sade
1 L’INCONTRO
La cella di un manicomio. Una giovane ragazza (Justine) entra introdotta da una
guardia. La porta viene richiusa alle sue spalle con diverse mandate. La ragazza
rimane sulla soglia in silenzio per alcuni momenti. In un angolo un uomo di
sessantotto anni, capelli grigi, corpulento. Si muove pesantemente, a tratti
respira con fatica, da asmatico. E’ vestito con vecchi e logori abiti nobiliari.
Scrive sul muro con penna e inchiostro. La parete è quasi completamente coperta
da graffiti.
SADE – (A bassa voce) Quattrocentoventinove. Duecentododici in larghezza, sedici
di corpo. Per un totale di millequattrocento lunghezze. Tre volumi da
quattrocentosessantasei pagine.
JUSTINE - Buongiorno marchese.
L’uomo non risponde. Continua a contare.
SADE – Ogni parete. Per tre pareti… (si volta verso il pubblico) ..e una mezza
parete. Dodici giorni. Ogni giorno, dodici ore.
JUSTINE - Posso parlare con lei?
SADE – (Continuando a rimanere di spalle, scuote la testa. Scrive delle cifre
sul muro) Ventotto per trecentosessantacinque. Diecimiladuecentoventi.
JUSTINE – Vorrei solo farle qualche domanda?
SADE – Non vede che sto lavorando? (Conta) Moltiplico per ventiquattro.
Duecentoquarantacinquemiladuecentottanta.
JUSTINE – (Avvicinandosi) Di cosa si tratta?
SADE – Numeri.
JUSTINE – Sì, ma cosa servono?
SADE – I numeri esprimono quantità. Tutto è quantificabile.
JUSTINE – Capisco.
SADE – Sa cosa vuol dire passare i giorni senza sentire altro che il proprio
respiro? Non credo proprio possa capire.
JUSTINE – E’ proprio di questo che volevo parlarle.
SADE – Dei numeri?
JUSTINE – Del suo lavoro.
SADE – (Smette improvvisamente di scrivere) E’ una psicologa.
JUSTINE - No, una giornalista.
SADE - (Si volta. La guarda) Lei non è una giornalista. Lei è una studentessa.
JUSTINE - Sono all’ultimo anno. Sto facendo la tesi.
SADE - Cosa le ha detto la guardia?
JUSTINE - Di non avvicinarmi troppo.
SADE – Mi tengono senza museruola. (Sposta la lampada da tavolo in modo da
essere ben visibile. E’ un uomo segnato dagli anni e dalla prigionia. Ha però
uno sguardo penetrante). Ma non mordo. (Riprende a scrivere) Ogni parete
diecimila battute. Duecentocinquanta cartelle da quarantasei righe.
JUSTINE – Forse è meglio se torno in un altro momento.
SADE – Ha paura.
JUSTINE - Appena sono entrata mi batteva il cuore.
SADE - Le ha detto anche che sono impotente?
JUSTINE - Sì, l’ha fatto.
SADE - (Ride e tossisce) E’ una cosa che mi gratifica. Far battere ancora il
cuore di una giovane ragazza. Fatti vedere. (La ragazza si sposta verso la luce)
Un po’ più vicina. (la ragazza fa un passo) Come hai detto di chiamarti?
JUSTINE - Non l’ho detto.
SADE – Avrai pure un nome?
JUSTINE - (Esita) Justine.
Il Marchese la guarda sorpreso.
SADE – Justine? E’ uno scherzo?
JUSTINE – (Scuote la testa) Una coincidenza. Ma infondo è un nome come un altro,
non crede?
SADE - Non credo alle coincidenze e soprattutto Justine non è un nome come un
altro. (E’ come se la vedesse per la prima volta) Sei bella Justine. Quanti anni
hai?
JUSTINE – Ventuno.
SADE – La mia Justine ne aveva quattordici all’inizio del romanzo.
JUSTINE – E come è andata a finire?
SADE – Male. La virtù non può che finire male. (Nota che Justine ha in mano un
sacchetto) Cos’hai, lì?
JUSTINE – Sono per lei. (Gli porge un sacchetto di cioccolatini poi ritorna
nella posizione dove era prima).
SADE – Ti ha fissato, vero?
JUSTINE – Chi?
SADE – La guardia. Evidentemente le piaci, e forse anche lui piace a te.
JUSTINE – Non credo proprio.
SADE – Dici che ti desidera sessualmente? Pensi che si immagini la scena, i
rapporti? Fotterti.
JUSTINE - Se devo essere sincera, non mi interessa.
SADE – Sbagli. Il sesso è conoscenza.
JUSTINE – Una donna dovrebbe sempre accettare qualunque proposta, così, quando
glielo si chiede?
SADE – Sempre, mia cara, sempre. Anzi deve fare di più. Fottere è tanto
delizioso che deve pretenderlo. Non c’è uomo sulla terra che non sia pronto a
rovinarsi per una donna. E una donna che ci sa fare può avere tutto da lui.
JUSTINE – Non mi interessa, gliel’ho detto.
SADE – (Mangia avidamente) Sai quanto mi è costata Justine? Tredici anni di
reclusione. Quattromilasettecentoquarantacinque giorni per una ragazzetta
frigida e insolente.
JUSTINE – Ne parla come fosse una persona.
SADE – Hai ragione. Non esiste una come lei. Una donna prima o poi trova la
convenienza ad aprire le gambe. Justine, no. Ho dovuto sempre costringerla. E
tu?
JUSTINE – Io, cosa?
SADE – Cosa ne pensi? Dico, in generale.
JUSTINE - Non è importante quello che penso io.
SADE – Mettiti comoda.
JUSTINE - Grazie.
SADE - Più vicino per favore. Più vicino.
JUSTINE - Preferisco sedermi qui. (Siede a distanza di sicurezza)
SADE - E così vuoi fare una tesi. Su cosa precisamente?
JUSTINE - Il male. (Sade la guarda riempiendosi la bocca di dolci) Come
principio, voglio dire. Penso che lei sia lo scrittore che più di tutti ha
saputo indagare …
SADE - (Interrompendola) Tu credi?
JUSTINE – Bè, tutta la sua opera, i suoi testi, dimostrano una profonda
conoscenza ….
SADE – Pensi di essere in grado di affrontare un argomento così vasto?
JUSTINE - Sono qui per imparare da lei.
SADE - (Lui sorride) Sei una ragazza per bene. (Respira con fatica) Profumi di
bucato come le tue mutandine. Sicura di volerlo?
JUSTINE - Può decidere da sé se sono abbastanza qualificata per farlo.
SADE- Cosa ti hanno raccontato di me. Ti hanno detto che sono un depravato?
(Scruta a fondo negli occhi della ragazza) Di più, vero? Molto di più. Lo so, ho
degli estimatori nelle alte sfere.
JUSTINE - (La ragazza apre un quaderno e legge) Antropofago, massacratore di
donne, pornografo intollerabile, avanzo di galera, pendaglio da forca, criminale
sessuale. Così l’hanno definita.
SADE – (Sorride compiaciuto) In realtà ho fatto cose orribili.
JUSTINE – Davvero? Anche torturare e uccidere?
SADE – Hai mai visto una ghigliottina?
JUSTINE – (Scuote la testa) Non penso che ce la farei.
SADE – Ti sbagli. La morte è uno spettacolo molto eccitante. (Mentre parla si
avvicina carponi a Justine) Conosco bene l’attimo in cui il capo si stacca dal
tronco. Le mani vengono legate alla schiena. Il collo denudato, i capelli
rasati. Il rumore della mannaia che sale verso l’alto. Il sangue che sgocciola.
Poi, la caduta della lama. La testa mozzata rotola nel cesto. Gli occhi sono
ancora vivi e ti guardano. (Mette il capo in grembo a Justine e la fissa con gli
occhi sbarrati. Justine istintivamente si scrolla di dosso la testa alzandosi.
Sade l’afferra per un braccio) Vedi, Justine, la crudeltà è uno dei sentimenti
più naturali dell’uomo. Io l’ho solo descritta nei miei libri. Ma fuori
imperversa. Trionfa. E’ il massimo dell’espressione. La vera religione.
JUSTINE – (Riesce a liberarsi e va fino alla parete opposta ) Sono suoi questi
manoscritti?
SADE - (Annuisce)
JUSTINE – Perché scrive sul muro?
SADE – Mi hanno tolto la carta. A loro piace torturarmi così.
JUSTINE – (Cercando di leggere) “L’assassinio è un piacere…” (Si sposta più
avanti) Voglio costringere una ragazza che piange a godere suo malgrado… (Si
sposta ancora) La faremo sdraiare sul cadavere della sua amica… (Lo guarda) …
sezionandola ancora viva …
SADE – Ti fanno paura le parole?
JUSTINE – No. Però vorrei capire.
SADE - Vedi finestre qui dentro? Come pensi che abbia potuto sopportare tutti
questi anni chiuso dentro una cella? Scribacchiando non si giunge a nulla.
L’immaginazione è l’unica finestra che posso aprire.
2 IL PATTO
JUSTINE – (Si avvicina) Le chiedo un favore. (Gli tende la mano per farlo alzare
da terra)
SADE – Se me lo dice così, come posso rifiutare? (Si alza)
JUSTINE – Vorrei che mi dicesse qualcosa di lei, prima di affrontare
l’argomento.
SADE – Anch’io voglio sapere qualcosa di te.
JUSTINE – (Sorride) Veramente non c’è molto da dire su di me.
SADE – Qualcosa di intimo.
JUSTINE – Perché dovrei?
SADE – Non ho ancora deciso se risponderò alle tue domande.
JUSTINE – E’ un ricatto?
SADE – No. Ti sto offrendo una possibilità. Dipende da te.
JUSTINE – Che cosa vuole di preciso?
SADE – Facciamo un patto. Io ti dico qualcosa di me e tu mi dici qualcosa di te.
Devi essere sincera però.
JUSTINE – Cominci lei. (Justine si va a sedere, apre un quaderno e prende
appunti)
SADE – Così mi piaci.
JUSTINE – Così come?
SADE – Decisa. Istintiva. A seguire l’istinto non si sbaglia mai. (Un lungo
respiro) Avevo due cani in carcere. Erano due cani da ferma, uno tutto nero e
l’altro nero con macchie bianche. Ero molto affezionato a quei cani. Me li hanno
portati via. Non che dessero fastidio. Lo hanno fatto per farmi un dispetto.
Adesso tocca a te, bambina mia.
JUSTINE – (Smette di scrivere) Ho una sorella più grande che non vedo da tempo.
SADE – Vai avanti.
JUSTINE – Tutto qui. Non so perché glielo dico.
SADE – Prova a pensarci.
JUSTINE – Si, ha fatto delle scelte che non condividevo. Così abbiamo litigato.
SADE – Che tipo di scelte?
JUSTINE – Siamo diverse. Lei è più intraprendente. Anche più spregiudicata.
SADE- E tu come sei?
JUSTINE – Tocca a lei marchese.
SADE – (Scuote la testa in segno di assenso) Ti piacciono gli alberi? I ciliegi,
i cipressi? Le querce? I meli? Al castello di La Coste ne avevo di tutti i tipi.
Appartengo a quella categoria di uomini che delimitano il proprio territorio
piantando alberi. Non sai quante soddisfazioni danno gli alberi. Ora però non ho
più piante, non ho più castelli. Questo è tutto quello che mi hanno lasciato.
(Fa un gesto plateale mostrando la stanza vuota)
JUSTINE - Come fa a sopportarlo?
Sade scrolla la testa come a dire “dopo tanti anni ci si abitua a tutto”.
JUSTINE – E stare da solo?
SADE – Non è la solitudine il problema più grande. Io sto benissimo così. Poi
non sono solo. Neanche quando dormo. Ho la testa piena di demoni che mi fanno
compagnia. Mi basterebbe avere da scrivere. Fare qualche passeggiata. Invece mi
fanno uscire con il contagocce. Nonostante tutto, penso che fuori di qui farei
fatica ad abituarmi. Ho disimparato come conviene comportarsi in società. Qui
invece mi permetto di tutto. Tocca a te angelo mio.
JUSTINE – Non vorrei che questo gioco ci prendesse la mano.
SADE – Il patto ragazza mia. Abbiamo fatto un patto. E cerca di essere sincera.
JUSTINE – Non ci riesco.
SADE – Ti aiuto io, allora. Perché sei qui? Non voglio una scusa. Dimmi la
verità.
JUSTINE – All’inizio ho provato imbarazzo a leggere i suoi libri, poi mi sono
immedesimata nelle sue eroine. Più le situazioni erano scabrose e più mi sentivo
purificata. Ho scoperto di avere dentro delle ossessioni senza saperlo.
SADE – Brava. La prima cosa è ammettere il turbamento. Il resto viene dopo.
JUSTINE – Non so cosa intende dire. Ma è vero che leggendo mi è nata una
curiosità che pensavo di non avere.
SADE – La conoscenza è una fiamma che brucia, ma all’inferno.
JUSTINE – Tocca a lei marchese.
SADE – Vuoi sentire il mio polso? (Si scopre l’avambraccio tendendolo a Justine)
Ci sono delle aritmie. Senti? Dei salti, dei vuoti. Dormo poco. Ho gli intestini
in subbuglio. Mi sento pesante. Ma tutto sommato sto bene. Ho imparato a non
sentire più il mio corpo. Guardo il mondo con distacco. E’ un osservatorio
privilegiato qui. Posso inventare qualsiasi cosa. Anche le più raccapriccianti.
Evadere quando mi pare. Con l’immaginazione si può fare di tutto.. Ho inventato
ogni genere di mostruosità. In galera, sì, ma la testa è sempre stata libera.
Non si può tenere in gabbia il cervello. Ho passato il tempo a costruirmi scale
per uscire di qui. Parole che mi aprissero le porte. Ho vissuto con i miei
personaggi. Sono diventato i miei personaggi. Ecco perché il mio tempo sono le
parole che ho scritto. Dentro la mia vita ho portato i sogni e gli incubi della
mia mente. L’ho sempre fatto. Prima del carcere. Prima del manicomio. Ma non si
può. La vita ha le sue regole. L’arte ne segue altre. Invece adesso che non
posso più vivere, la mia vita è diventata solo letteratura. Non c’è differenza.
Il marchese de Sade è morto eppure continua a vivere su queste pagine.
JUSTINE – Qualcuno dice che lei avrebbe potuto anche uccidere?
SADE – Che razza di discorsi fai? Tutti possono uccidere. Non c’è nulla di più
naturale dell’omicidio.
JUSTINE – Ma questo fa parte delle sue teorie romanzate. Quello che voglio
capire è se lei avrebbe davvero avuto il coraggio di farlo.
SADE - Il crimine e la sola cosa che convenga a questo mondo. Non sono io che
posso cambiare la realtà. Ti interessa scoprire il perché delle cose o vuoi i
pettegolezzi?
JUSTINE – No. M’interessa sapere chi è lei veramente.
SADE - Donatien de Sade è uno dei cinque o sei geni universali, e questo bisogna
tenerlo presente altrimenti non si può capire perché il potere si è così
accanito contro di me.
JUSTINE – Ma quel genio si è rilevato un criminale sessuale, marchese.
SADE - L’apertura della mente, la forza dell’immaginazione, l’attività
dell’anima non possono avere limiti. Il potere si serve della miseria e della
bassezza. L’arte invece sceglie altre strade.
JUSTINE - Quali?
SADE - Il vizio per esempio. La sregolatezza. L’eccesso. Anche il crimine se è
necessario.
JUSTINE - Quindi lei è un genio o un delinquente?
SADE – C’è differenza? Imitami, se vuoi essere libera. Detesta, abiura, profana.
Fai come faccio io.
JUSTINE – Ma dove porta tutto questo? E’ solo autodistruttivo.
SADE – E allora?
JUSTINE – Vuole apparire un mostro a tutti i costi. E’ sincero almeno?
SADE – Un’infinità di imbecilli capiscono male i sistemi che io costruisco. Ma
che m’importa degli imbecilli? Non è a loro che parlo.
JUSTINE – Forse sono un’imbecille anch’io. Non riesco a comprenderla. Mi sembra
che ci sia solo odio nei confronti della vita. La sua è una visione senza
speranza. Non c’è gioia. Neanche per un momento.
SADE – Te l’ho detto bambina, fatti scopare e poi ne riparliamo. I tuoi sono
sofismi.
JUSTINE – Le sto solo facendo delle domande, marchese. Vuole rispondere? O lo
fa, o non lo fa.
SADE – Sono sgradevole, vero? Non ti ho chiesto io di venire a trovarmi.
JUSTINE – Ho l’impressione che lei si diverta a fare il mostro.
SADE – Sì, ci godo. Mi compiaccio ad essere disprezzato.
JUSTINE – E ci riesce benissimo.
SADE – Tu mi disprezzi?
JUSTINE – Non volevo dire questo.
SADE – Che cosa hai letto dei miei libri?
JUSTINE – Abbastanza per capire il genere.
SADE – Cioè?
JUSTINE - In realtà non sono romanzi. Direi piuttosto un catalogo di
perversioni.
SADE – Vai avanti.
JUSTINE – Se devo essere sincera mi sono annoiata. I personaggi sono rozzi. Il
dialogo gira a vuoto. Per non parlare del ripetersi ossessivo di parole oscene.
SADE - E’ vero. A volte ho mancato di fantasia.
JUSTINE – Il suo interesse non va al di là del lato animale della faccenda. Come
se l’uomo si limitasse solo al sesso.
SADE - Cos’è che ci rende tutti uguali? Mangiare, cacare, fottere, uccidere e
morire. E’ questo che mi interessa: l’universalità.
JUSTINE - Allora siamo come bestie?
SADE – Una specie particolare. Ma sempre bestie.
JUSTINE – Per lei non c’è niente che ci può elevare?
SADE – Questo devi chiederlo ai preti, non a me.
JUSTINE – Insomma se ne lava le mani.
SADE – Hanno fatto di tutto per chiudermi in un manicomio. Adesso che il lupo
mannaro è in gabbia stanno più tranquilli.
JUSTINE – Ci sono anche dei fatti precisi, mi sembra.
SADE – Storie inventate dai giornali.
JUSTINE – Vuol dire che sono tutte montature? Anche i fatti di Arcueil? Quelli
del ‘63 e poi quelli del giorno di Pasqua del’68. La donna che la denunciò era
letteralmente terrorizzata.
SADE – Una povera mentecatta. (Justine apre una cartella e tira fuori dei fogli
scritti) Che cosa sono?
JUSTINE – I verbali dell’interrogatorio. (Legge) “…ha iniziato a bestemmiare
dicendo che non esisteva nessun Dio, poi l’uomo le ha detto che avrebbe dovuto
frustarlo con lo staffile di ferro dopo averlo arroventato sul fuoco e che poi
lui l’avrebbe frustata a sua volta. Quindi ha staccato dal muro due dei Cristi
d’avorio calpestandone uno e masturbandosi sull’altro”.
SADE – Di cosa mi si accusa quindi? Di aver spaventato una donna?
JUSTINE – Nel ’68 però c’è una denuncia più grave. Rose Keller è stata
violentata. I rapporti parlano anche di cera liquida versata sulle ferite da
taglio procurate in tutto il corpo. Tortura e violenza psicologica. Non le
sembra di aver esagerato?
SADE – Perché pensi lo abbia fatto, Justine?
JUSTINE - La eccita. Molti pervertiti amano spaventare le proprie vittime.
SADE – Pensi di essere intelligente, vero? Ne ho viste tante come te, con l’aria
fresca di collage. Sei ancora vergine? Fatti una lunga chiavata e poi torna che
ne riparliamo.
JUSTINE – Me lo spieghi lei, allora perché lo ha fatto?
SADE – Sicura di volerlo?
JUSTINE – Gliel’ho detto. Sono qui per imparare.
3 LEZIONE DI SADISMO
SADE – Non serve far finta di niente, angelo mio. Siamo fatti così. Siamo fatti
male. Prima o poi la bestia salta fuori. Anche se non vuoi. (Ansima e tossisce).
Torna di nuovo a scuola Justine. Alla tua laurea di brava ragazza. La prima cosa
che ti insegnano è fingere. Fingi allora. Ma lasciami bestemmiare in pace.
(Justine si volta, fa per uscire dalla cella) Non ho ancora finito! (Urla secco.
Poi con tono conciliante) Sei scortese. E io detesto la scortesia. Siediti! (La
ragazza torna a sedere) Qual è il fine dell’uomo? Godere. E io ho cercato di
sperimentarlo fino infondo . Il punto non è se i nostri comportamenti piaceranno
o meno ma solo quello di scuotere i nervi con lo shock più violento possibile.
Devo continuare?
JUSTINE – Sì.
SADE – (Si avvicina alla ragazza e le sfiora i capelli, poi ne prende una ciocca
tra le dita e la tira con forza) Il dolore colpisce molto di più del piacere.
JUSTINE – Mi lasci.
SADE – (Continua a tenerla per i capelli) Lo shock della violenza mette in
circolazione gli spiriti animali che ci predispongono al piacere.
JUSTINE – Mi sta facendo male.
SADE – Di che cosa hai paura? Sono vecchio. Sono impotente. Però non sto
morendo. (Le prende con forza il volto tra le mani) Ora, guardami in faccia e
dimmi di andare. (La ragazza cerca di voltarsi di lato, ma lui la tiene ferma)
Guarda il peccato in faccia e digli di andare. Guardami e mandami via.
JUSTINE - Così mi fa male.
SADE - Ancora non ho cominciato.
JUSTINE - Cosa vuole da me?
SADE – No, cosa vuoi tu da me! Tu sei venuta qui. Vuoi farmi delle domande? Tu
credi di capire qualcosa ma non sai niente. Non capisci niente. Ti faccio vedere
io che cosa sei. Ti insegno io che cos’è il male. Guardami in faccia e dimmi di
andare. Ma con fermezza. Voglio sentirti implorare. Dillo con convinzione!
JUSTINE – Mi lasci. La prego, la smetta. (Sade molla la presa. La ragazza si
copre il volto, prende fiato e si sistema i capelli) Perché?
SADE – Voglio farti un regalo.
JUSTINE – Questo è il suo regalo? Farmi male?
SADE – Guarda dentro di te. Il resto di te stessa. Il dolore non è per tutti,
anche se è una cosa che tutti conosciamo. Per capirlo bisogna essere speciali.
(Sussurra) “Ascolta il vento delle ali della follia”.
JUSTINE – Baudelaire?
SADE – (Chiude gli occhi e aspira con il naso) Il tuo sangue ha ripreso a
fluire.
JUSTINE – Cosa?
SADE – Le mutandine si sono macchiate. (Justine non sa cosa dire) E’ così?
JUSTINE – (Reagisce all’imbarazzo) Anche se fosse? Non vedo che cosa ci sia da
vergognarsi.
SADE – Però lo nascondi.
JUSTINE – Dovrei farne un argomento di conversazione con lei? A quale scopo?
SADE – Avevamo fatto un patto. Io dico qualcosa a te. Tu dici qualcosa a me. Non
sei stata generosa.
JUSTINE – Sono stufa dei suoi tranelli.
SADE – Cos’hai provato di preciso, Justine?
JUSTINE – Quando?
SADE – Prima, mentre ti tenevo per i capelli.
JUSTINE – Non lo so. Rabbia.
SADE – Che cos’è per te il dolore?
JUSTINE – Preferisco non pensarci.
SADE – (Fa segno lentamente di no con la testa) Tutto nasce da lì. Il cervello
riceve gli impulsi e inizia a consumare più energia. Poco dopo aumenta
l’afflusso di sangue al pene ed è l’erezione. (Si avvicina a Justine e si tocca
in mezzo alle gambe) L’eccitamento sessuale dell’uomo è una funzione nervosa
depositata nella parte più evoluta del cervello (si dà una pacca sulla testa),
la corteccia cerebrale. In pratica l’erezione dipende dalla scossa che si riesce
a produrre. E quale scossa è più forte del dolore? Quale piacere più grande che
esercitare il potere assoluto su una persona. Il dominio è il più potente
afrodisiaco.
JUSTINE – Questo è nazismo.
SADE - Il sangue. E’ solo il sangue che fa andare avanti la storia.
JUSTINE – Non sono d’accordo. Perché deve essere così?
SADE – Come sei candida, bambina mia. In questo posto ci sono ladri ed
assassini, si respira il delitto, l’abuso, la violenza sessuale eppure mi sento
in sintonia con l’universo. Il crimine e la perversione sono l’unica verità. Sì,
ora ne sono finalmente convinto.
JUSTINE – Dovrebbe averne abbastanza, invece. Cosa vuole dimostrare.
SADE – Vuoi provare a guardare con me dentro il buco nero?
JUSTINE – (scuotendo la testa) Non voglio farmi trascinare in questi giochetti.
SADE – Ma tu vuoi la verità. Non è così?
JUSTINE – Sì.
SADE – Allora lascia che sia la verità a farsi avanti. (Justine guarda la porta,
poi guarda il marchese. E’ indecisa. Il marchese nel frattempo prende una corda)
JUSTINE – Cosa vuole fare?
SADE - Non avrai paura di un vecchio impotente.
JUSTINE - (Indietreggia) Non faccia scherzi.
SADE – E’ solo un gioco.
JUSTINE – Va bene. Ma si sbrighi.
Sade le lega i polsi dietro la schiena.
JUSTINE – Mi sento una stupida. Non dovevo permetterglielo. E’ imbarazzante. Se
entra qualcuno cosa diciamo?
Sade strappa una manica della camicetta.
JUSTINE - Cosa fa?
Sade la benda.
JUSTINE – No, la prego. Non sopporto il buio.
SADE ( Le sistema la fascia intorno al capo) Sssst! Ora sei completamente in mio
potere.
JUSTINE - Che cosa devo fare?
SADE – Niente che io non possa ottenere con la forza. Da questo momento non ti
chiederò ma ti ordinerò. (Va verso il fondo e rovista in una scatola)
JUSTINE – (Si gira, cerca di capire dov’è Sade) Dov’è finito? (Si gira ancora)
Non la sento più.
SADE – (torna con in mano un crocefisso) In ginocchio.
JUSTINE – Perché?
SADE – Sono il padrone.
JUSTINE – Se fossi in lei…
SADE – Se fossi in me?
JUSTINE – La guardia potrebbe sentire.
SADE – Oh, amica mia! Come sei tenera.
JUSTINE – Insomma, cosa devo fare?
SADE – Bacialo.
JUSTINE – (Justine bacia il crocefisso) Cos’è?
SADE – Non lo riconosci?
JUSTINE – No.
Sade glielo preme sul viso.
JUSTINE – Così mi fa male!
SADE – Allora lo riconosci?
JUSTINE - No. La smetta.
SADE - Tu sei cristiana?
JUSTINE – Sono battezzata.
SADE – Ma credi in Dio, in Gesù Cristo e nella Vergine?
JUSTINE – Sì, ma adesso cosa c’entra?
SADE – Questo pezzo di legno è uno strumento di tortura.
JUSTINE – E’ un crocefisso.
SADE - Che razza di Dio è che lascia suo figlio appeso come un quarto di bue?
Rispondi. Lo sai?
JUSTINE – Non lo so.
SADE – Quale Dio potrebbe accettare l’ingiustizia? Lo sai?
JUSTINE – Non lo so.
SADE – Eppure è il Dio delle inondazioni, delle carestie, delle guerre. Perché?
Lo sai?
JUSTINE – Non lo so.
SADE – Le disgrazie che si abbattono su di noi forse finiscono?
JUSTINE – No.
SADE – Il sole anche di notte, non sarebbe bello? Perché non è così?
JUSTINE – Non lo so.
SADE – Sei felice? Conosci qualcuno che possa dire di esserlo?
JUSTINE – No.
SADE – C’è una religione che possa meritare qualche rispetto?
JUSTINE – Non le conosco. Non lo so.
SADE - Bambina mia, non esiste niente oltre a questo mondo. E tu sei troppo
intelligente per crederci. Cosa vedi adesso?
JUSTINE – Buio.
SADE – Come da morti. Cosa senti adesso? (Rimane fermo in silenzio)
JUSTINE – Niente.
SADE – Come da morti.
JUSTINE – Mi fa paura.
SADE – Credi in Dio? (Justine fa sì con la testa) Io invece credo solo in quello
che vedo. Da morti non si vede, non si sente. Si è morti e basta.
JUSTINE – Perché non dovrei credere?
SADE – E’ contro il buon senso.
JUSTINE – Mi lasci almeno il dubbio.
SADE – Non c’è nessun dio, Justine, possiamo contare solo su noi stessi.
JUSTINE – Chi ha fatto il mondo allora?
SADE – Sarebbe il tuo Dio?
JUSTINE – Ho bisogno di crederci.
SADE – (Interrompendola) Te lo dico io. L’origine del mondo è quella cosa che
hai in mezzo alle gambe. Io non ne conosco altra. (Prende un pezzo di pane. Lo
spezza come se fosse un’ostia consacrata. Lo spinge nella bocca di Justine, a
forza) Questo pane sarà la tua carne. Ora, tu sei Dio, dunque Dio è digerito da
te; dunque il creatore del cielo e della terra si tramuterà in merda, perché io
l’ho detto: e l’uomo mangerà e cacherà il suo Dio, perché il suo Dio è buono,
perché questo Dio è onnipotente. Amen.
JUSTINE – Vi siete divertito?
SADE – Il problema non sono io, ma gli imbecilli che ci credono. (Le toglie la
benda. La slega). Puoi rivestirti e andartene quando ti pare. (Justine si
sistema il vestito e i capelli) Forse ora sai qualcosa di me.
JUSTINE – Siete uno psicopatico.
SADE – No, sono uno scrittore.
JUSTINE – Voi confondete la vita con le cose che avete scritto.
SADE – Può darsi, ma a questo punto non ha più importanza.
JUSTINE – Si è davvero accontentato di sognare e poi di scrivere quei sogni?
SADE – In quel campo ho inventato di tutto, ma certo non sono mai arrivato a
metterlo in pratica. Ti basta?
JUSTINE – Ventisette anni dentro una galera. Per cosa, allora!
SADE - La bestia è troppo vecchia, credimi, per essere educata. Scrivere è
l’unico modo che ho per dimenticare la mia situazione. Ciò che possiamo fare è
non far traboccare il veleno che abbiamo dentro. Il mio modo di pensare, tu
dici, che non può essere approvato. E chi se ne frega? Bisogna proprio essere
pazzi per adottare un modo di pensare subordinato agli altri. Le mie opinioni
sono frutto di riflessioni e dipendono dalla mia esistenza. Non le cambierei per
niente al mondo. (Indica platealmente le scritte sui muri) Ecco, è l’unico
piacere che posso concedermi in questo carcere. (Mentre parla si avvicina alla
parete) Ci tengo più che alla mia vita. Non è certo il modo di pensare che mi ha
reso infelice, ma al contrario quello degli altri. (Riprende la penna e scrive)
Dodicimilanovecentoventinove. Una colonna di tredici metri. Ogni riga (conta)
uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, …
JUSTINE – Non mi ha detto il perché di tutti quei numeri.
SADE – (Senza voltarsi) Conto le parole che ho scritto. Sono tutta la mia vita.
IL TESTAMENTO DEL MARCHESE DE SADE
SADE - … con la preghiera che il mio corpo venga trasportato con una semplice
carretta al bosco della mia terra di Malmaison dove voglio che sia posto, senza
alcuna specie di cerimonia, nella prima macchia che si trova a destra nel detto
bosco entrando dalla parte del vecchio castello per il grande viale che lo
attraversa. Una volta ricoperta la fossa vi si semineranno delle ghiande, in
modo che in seguito, quando il terreno della fossa stessa non sarà più brullo e
il bosco sarà tornato folto come prima, le tracce della mia tomba scompaiano
dalla faccia della terra, come mi auguro che il ricordo di me si cancelli dalla
memoria degli uomini, fatta eccezione per il ristretto numero di coloro che
hanno voluto amarmi sino all’ultimo e di cui porto con me, nella tomba, un
ricordo dolcissimo.
VOCE OFF - In Spregio ai voleri paterni, il figlio Donatien- Claude-Armand fece
inumare Sade con rito religioso nel cimitero della casa di Charenton; sulla
tomba venne apposta soltanto una croce di pietra senza nome. I manoscritti
lasciati vennero spartiti fra la famiglia, che li bruciò, e la polizia, che li
chiuse in un baule dove restarono fino alla quinta generazione dei de Sade.
Così scomparve nella cieca notte l’uomo che restò, coi suoi ventotto anni di
prigione “lo spirito più libero che sia mai esistito”.
23, 24 e 30 marzo 2004, ore 18.00
Palazzo Reale, sala delle otto colonne
Il lupo cattivo
intervista al Marchese de Sade
di Roberto Traverso
a cura di Lorenzo Loris
con Giovanni Franzoni e Camilla Tagliabue
all'interno delle manifestazioni spettacolari
a cura di Giuseppe Di Leva
in occasione della mostra
Il gran teatro del mondo - L'anima e il volto del Settecento
ideata da Flavio Caroli
Fonti:
La nouvelle Justine traduzione di Giuseppe De Col con la prefazione di Alen
Robbe Grillet
Le 120 giornate di Sodoma a cura di Gianni Nicoletti
Sade, un’innocenza selvaggia di Jean-Jacques Pauvert
La filosofia nel boudoir, traduzione di Virginia Finzi Ghisi con la prefazione
di Alberto Moravia
Le lettere di Sade alla moglie
Sade, Fourier, Loyola di Roland Barthes
Marat-Sade di Peter Weiss
Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme
The addiction di Abel Ferrara
Quills, la penna dello scandalo di Philip Kaufman