LE COSE ESISTONO E NON SIAMO OBBLIGATI A
CREDERCI
Commedia brillante in due atti di
Rocco Chinnici
Tutti crediamo in qualcosa, ma non tutti siamo obbligati a credere in certe
cose. C’è chi vede angioletti, spiriti vaganti, chi altre forme di vita alquanto
strane; quello che conta è rispettare chi dice d’aver visto, perché… chissà se
anche noi, un giorno, possiamo dire: io ho visto...
PERSONAGGI
CARMELO capo famiglia
GIROLAMA moglie
GIGI figlio
MARCO figlio
BARTOLO Figlio di Marco
LENA megera
COSTANZO dottore
ANGELO
(Un esterno con segnali di mestiere di calzolaio. Carmelo seduto in una sedia a
sdraio, riposa aspettando che passino i dolori alla schiena. Ha appena finito
d’avere a che fare con suo nipote, un po’ discolo, figlio di uno dei due suoi
figli, ed è avvilito per quanto successo. Girolama, la moglie, esce dalla stanza
per cercare di capire quanto è accaduto).
CARMELO
Ah, povero me, povero me, dove siamo arrivati! Che tempi, che tempi! Chissà dove
andremo a parare!
GIROLAMA
Che hai? Che cosa ti succede? Stai sempre a lamentarti!
CARMELO
Tu guarda questa capra! Vuoi vedere che invece di parlare il bue, parla
l’aratro! Come, sempre a lamentarti stai! Non hai visto, non hai visto quello
che ha combinato tuo nipote, prima d’andarsene?
GIROLAMA
Dove! Quando! Come! Ma guarda te cosa devo sentire! Se n’è andato… chi? Se sei
stato tu a cacciare da casa padre e figlio! (Non riesce ad accettarlo) Vergogna!
Mandarli via di casa! (Rimprovera il marito) Villano! Tu, padre sei?
CARMELO
Con te, avrei voluto essere un padre di quelli moderni, di quelli di oggi, di
quelli che fanno il lascia e prendi; t’avrei mandata a fare in culo da poi che
ebbi a dire si davanti al prete…, maledetto quel giorno a quando fu! E
quell’altro stronzo del prete che diceva di conoscerti bene, non poteva dirmi
che stavo firmando il contratto della mia rovina! Tu cosa di fare la moglie sei?
GIROLAMA
Senti, bellino, non parliamo di quel giorno, sai, che è la migliore cosa! Mi hai
preparato la gabbia per i topi; ed io, come uno stoccafisso… paft! Rimasi
intrappolata senza nemmeno capire come! Come ho fatto, come ho fatto a rimanere
intrappolata con te!
CARMELO
Non parliamo di gabbia, sai! Perché invece del fomaggio… nella gabbia, dovevo
metterci una ghigliottina, quanto ti sarebbe cascata la lingua! Ciarlatana,
bacchettona e screanzata che non sei altra!
GIROLAMA
A te, a te il Signore dovrebbe seccarti la lingua, messere e porco che non sei
altro! (Ripete l’insoddisfazione dell’accaduto) Con quale coraggio, con quale
coraggio, hai mandato a casa padre e figlio? Neanche se avesse fatto chissà che
quel piccolo innocente! (Tenera verso il nipote) Gioia di nonna!
CARMELO
Gioia di nonna si! Quello è un diavolo! Altro che! Accontentalo, continua a
coccolarlo, acconsentigli sempre tutti i capricci. Stiamo crescendo il lupo in
mezzo alle pecore! Oh, nemmeno dieci anni ha, e tu guarda come discute! Ai tempi
di mio nonno, quando mi rimproverava, non mi permettevo nemmeno di guardarlo
negli occhi per paura di prendere bastonate! E bastonate di quelle buone!
Questo, invece…
GIROLAMA
Sempre quei tempi hai in bocca! Lo vuoi capire, o no, che i tempi non sono più
quelli di una volta? Sono diversi!
CARMELO
Oh bacchettona che sei! Siamo noi a essere diversi, no i tempi. Quando non
sappiamo come giustificare i nostri fallimenti, subito li scarichiamo al tempo.
Il tempo non ne ha colpa, perché non esiste, vuoi capirlo? Siamo noi a farlo, il
tempo.
GIROLAMA
(Confusa) Senti, a me, tutta questa filosofia di facciamo e non facciamo non
interessa proprio, lo vuoi capire? E ora, si puo’ sapere che cosa ha combinato
di tanto grave il ragazzo per farti diventare così selvatico e di farti perdere
persino la ragione?
CARMELO
Che cosa vuoi che ti racconti a fare, se poi gli tiri le difese.
GIROLAMA
Io, difese, non ne tiro a nessuno, lo vuoi capire!
CARMELO
Non gliene tiri, dici? E allora senti, adesso ti racconto quanto è accaduto, ma…
come cominci con il dire che ha ragione, prendo una sedia e la rompo sulla
schiena a te, poiché a lui non ho potuto rompergliela!
GIROLAMA
E avanti, su, sentiamo un po’ cos’ha fatto di tanto grave, quel povero figliolo…
gioia di nonna.
CARMELO
Ecco, vedi? Vedi che già parto svantaggiato con questo… (ironico) gioia di
nonna.
GIROLAMA
Ah, ecco! Allora è segno che sei tu a voler partire avvantaggiato!
CARMELO
Io vorrei soltanto che nessuno dei due partisse favorito.
GIROLAMA
E che cos’è! Pare che stiamo per dare la partenza a una gara di formula 1! E
parla, parla, e raccontami quello che ha combinato di tanto grave
quell’innocente!
CARMELO
(La interrompe ironico) Gioia di nonna!
GIROLAMA
(Indisposta dall’ironia) Senti, vuoi sbrigarti, che ho la lavabiancheria che
aspetta d’essere scaricata!
CARMELO
Che prenda un colpo a te e a tutta la lavabiancheria! Vai, vai, valla a
scaricare, chissà si potrebbe stancare a portare tutto quel peso addosso della
biancheria! Hai sempre la scusa pronta quando si parla di tuo nipote; non
t’interessa proprio sentire da che parte pende il torto, o la ragione.
GIROLAMA
Ho capito, (prende una sedia e siede) aspetta che siedo, vuol dire che sentirò
meglio, contento? (Silenzio) Su, che cosa aspetti, parla!
CARMELO
(Non riesce a mandare giù quanto gli disse il nipote) Allora… posso?
GIROLAMA
Certo, e cerca di farla breve.
CARMELO
Tutto cominciò quando mi ricordai di prendere la pillola. <chiamo tuo nipote…
GIROLAMA
Bartolo… si chiama Bartolino! E il nipote è pure tuo!
CARMELO
E si, si, Bartolino! Dunque, lo chiamo e gli dico di prendermi la pillola e il
bicchiere con l’acqua… neanche se gli avessi comandato di fare un giorno intero
di zappare la vigna! Ora tappati le orecchie, perchè… sai che cosa mi ha
risposto? “Ti alzi e te le pigli tu, le cose!”
GIROLAMA
(Silenzio) E allora? Tutto questo era? (Sdolcinata) Gioia di nonna; ancora che
ascolto!
CARMELO
Ma come, tutto questo era! E finiscila ti ho detto con questa lagna di: gioia di
nonna! Non pensi che sia grave quello che ha combinato? Come, io non posso
muovermi, non posso nemmeno legarmi le stringhe delle scarpe e tu… Senti,
baccalà, per cosa credi che stia facendomi le punture, per sport, o per il
piacere di farle?
GIROLAMA
Per prima cosa, baccalà, glielo vai a dire a tua madre, o meglio ancora a tua
sorella, broccolone che non sei altro!
CARMELO
Che delicatezza di donna! Che sensibilità che hai! Che fimmina di pace!
GIROLAMA
Hai finito con l’elenco, che io ho molto a fare.
CARMELO
Se dovessi finire d’elencare tutto, ce ne vorrebbe di tempo per evidenziare le
tue dolcezze!
GIROLAMA
E allora, che cosa faccio? Vado?
CARMELO
Ti sei offesa… (ironico) madamoiselle?
GIROLAMA
Senti, invece di fare tutta questa romanzata, perché non chiamavi? Io, o tuo
figlio, non pensi che saremmo venuti a prenderti l’acqua, la pillola, o
quant’altro avessi voluto?
CARMELO
Ecco! Proprio quello che pensavo!
GIROLAMA
E allora, se lo hai pensato, perché non lo hai fatto?
CARMINU
(Non capisce) Ma… fare… cosa?
GIROLAMA
Chiamare! Non hai appena detto che lo avevi pensato?
CARMELO
No, no, no, non puo’ essere! Di, ma… è sicuro che il cervello lo porti sempre
con te? Io dicevo pensare, no nel senso di chiamare, ma di pensare che tu avessi
già trovato la soluzione per sviare il discorso da tuo nipote… (ironico)
Bartolino!
GIROLAMA
Ancora ricomincia con quel povero figliolo?
CARMINU
Come ancora ricomincio! Ma è sicuro che tu l’abbia davvero con te il cervello?
Controlla bene per favore. Ci voleva tanto… (ironico) Bartolino, a prendere la
pillola e il bicchiere con l’acqua? Cosa ci sarebbe voluto a capire che pure tu,
a tuo nipote, lo stai abituando male? Che non fai niente per insegnargli le
buone maniere? Ti sembra giusto che, sapendo di non potermi muovere, debba
sentirmi dire: “ti alzi e te le vai a prendere?” Non ti pare che sia meglio
allevare maiali che crescere nipoti? E non è finita li! Dovresti sentire il
resto!
GIROLAMA
Oh, Madonna, ancora ce n’è?
CARMELO
Ce n’è! Il meglio deve ancora venire!
GIROLAMA
Non possiamo fare che vado a stendere la biancheria…, per evitare che non
asciughi, e dopo mi racconti la seconda parte?
CARMELO
(Adirato) Eh, no! Per me, la biancheria può pure fare la muffa dentro la
lavabiancheria, ora devi finire di sentire la storia, punto e basta!
GIROLAMA
Senti, non puo’ essere che in tutto questo, Bartolino, non sa che tu hai dolori?
CARMELO
E non è ancora peggiore, se così fosse? Come, è più di una settimana che sono
seduto qui, sempre disteso come fossi un pesce stocco ad asciugare al sole!
GIROLAMA
(Premurosa) Forse è meglio passare al seguito. Sentiamo cos’ha fatto dopo.
CARMINU
Ho solo fatto il segno di dargli uno schiaffo…, il segno! Mi puntò col dito
dicendomi che se lo avessi fatto di nuovo, avrebbe chiamato il telefono azzurro!
Non ho visto più dagli occhi! A me, mi son detto, il telefono azzurro? Ho alzato
di corsa il bastone (facendo il verso), pronto a tirarglielo…, lui mi si mise
davanti, fermo, come una statua di marmo e mi disse in cantilena (in cantilena):
“non sei capace, non sei capace…” giuro che s’avessi avuto la forza di potermi
alzare dalla sedia, gliene avrei date tante sul muso, ma tante, a lui e a te e
tuo figlio se foste venuti ad aiutarlo! Al telefono azzurro! Grandissimo maiale,
lui e tutti quelli che hanno approvato questa legge!
GIROLAMA
Senti, non ricominciamo con la legge, perché questa è stata una legge giusta;
era meglio, secondo te, che prima si prendevano bastonate da orbi sensa nemmeno
saperne la ragione? Era giustu che i ragazzi… che non avevano la possibilità
d’andare a scuola, erano sfruttati mandandoli a lavorare: dal barbiere, dal
fabbro, a fare il muratore e in tant’altri mestieri?
CARMELO
Ah, no? E non pensi che fosse meglio prima, quando imparavano un mestiere? E’
giusto, ora, che li teniamo in vetrina? O davanti a un televisore che insegna
loro tutte le porcherie di questo mondo? Ma non vedi, non vedi come stanno
crescendo? Che non hanno più amore per niente! Per fortuna che qualcuno si
salva; ma gli altri… gli altri sembrano tutti dei robot, pensano tutti in un
modo, vestono tutti alla stessa maniera: pantaloni e camicie strappate… dicono
che è la moda. Si riempiono di grossi tatuaggi: sulle spalle, sulle braccia
sulla pancia… finanche sull’ombelico! Prima i tatuaggi li facevano i carcerati,
ora dicono che pure questi sono di moda! Questa non è moda, questa è prigionia!
GIROLAMA
Prigionìa? Come, loro asseriscono di essere liberi!
CARMELO
Dicono, di essere liberi! Ma nei fatti restano intrappolati nelle maglie di una
rete sempre più fitta che la società dei consumi gli mette davanti agli occhi:
telefonini, compiuter (errori voluti), praisteg…
GIROLAMA
Il posteggio, si! La play station!
CARMELO
E si, si, quella li! A quei tempi cercavamo i nostri nonni perché ci
raccontassero le favole; ora vogliono questo, vogliono quell’altro; non sono mai
contenti.
GIROLAMA
Ah, ma allora vero dici! Lo vuoi capire, o no, che i tempi non sono più quelli
di una volta?
CARMELO
E torna con i tempi! Ti ho detto che siamo noi a fare i tempi, e continuiamo a
farli sbagliati. Non vedi che siamo finanche arrivati che ti ricattano col
telefono azzurro? E’ andata a finire che non possiamo più dare loro uno schiaffo
quando riteniamo sia giusto, perché… quando lo meritano, devi sapere che lo
schiaffo è benedetto, e no che ora nascono tutti scienziati, dicono di sapere
uno di tutto, di fare ciò che vogliono, perfino di poter tirare quaderni, libri
e quant’altro, ai professori e alle professoresse, vittime di questo telefono
azzurro! Ma lo capisci, dove siamo arrivati?
GIROLAMA
Su, questo, forse hai ragione, perché io ricordo che quando andavo a scuola e il
maestro mi dava una bacchettata, quando tornavo a casa, non dicevo niente ai
miei, se no correvo il rischio di prenderli pure da mia madre le bastonate.
CARMELO
E questo è stato l’errore, quello di non averle prese, oltre che da tua madre,
anche da tuo padre, sicuramente saresti cresciuta meglio, e no che ti sei fatta
grande così… villana e screanzata, tanto che continui a difendere quel moccioso.
GIROLAMA
Oh, ma cosa credi? Vuoi capirlo, o no, che quello è mio nipote?
CARMELO
Ah, è tuo nipute! E a me, a me non viene nipote? Però non gli faccio fare tutto
ciò che vuole, ma quello che ritengo sia giusto. Perché oramai è andata a finire
che tutti quelli che vanno venendo al mondo, si sono persuasi d’esser nati tutti
sapientoni!
GIROLAMA
Eccolo li! Vedi, vedi perché non riesci ad andare d’accordo con Bartolino?
Perché invece di discutergli, prendi e fai subito scintilla.
CARMELO
Qui, con questa storia del dover discutere ad ogni costo, si son presa la mano
con tutto il braccio. Scusa, che cosa c’è da discutere con mio nipote se gli
dico di prendermi il bicchiere con l’acqua e la pillola? E… come se non
bastasse, cominciò a farmi rodere facendomi dei balletti davanti! Capisci, dove
siamo arrivati? (Tenendo il palmo della mano sinistra sotto il gomito della mano
destra chiusa con la punta delle dita). Oh, santissimo Padreterno!
GIROLAMA
E basta, basta! Adesso calmati un po’. Sai che faccio, aspetta che vado a
prenderli io, la pillola e il bicchiere con l’acqua, se no finisce che lo
dimentichiamo. E ora, su, non pensarci più, se non vuoi prendere qualche altra
malattia…, e avoglia di cercare dottori! (Esce a prendere l’acqua e la pillola).
CARMELO
Tu guarda a quest’altra pesca ingiallita e pelosa! Quasi che ancora gli dia
ragione a quel demonio di suo nipote! Ho la strana impressione che questa,
bastonate, non ne ha prese proprio da piccola…, chissà che non sia la volta
buona di cominciare a prenderle da grande. (Rientra Girolama col bicchiere e la
pillola).
GIROLAMA
Tieni, prendila, prima che aumenta il dolore. (Entra Gigetto. Ragazzo alcuanto
strano, parla pronunziando le C per T… insomma come uno che ha difficoltà di
pronunzia; è un po’ stupido, ma che a volte riesce a cogliere abbastanza bene il
senso logico delle cose. Si ferma davanti ad una grossa margherita fatta con una
forma in cemento sulla parte per dar luce alla cameretta alle spalle del
cortile. Guarda e ride). Oh, guarda chi c’è, Gigetto! Eccolo li! Si ferma
davanti a quella margherita e comincia a ridere! Ma che cosa c’è da ridere, non
riesco proprio a capirlo.
CARMELO
Meglio lui che sta sempre a ridere e a fottersene di tutto quello che succede.
Ah, se tu sapessi, quante volte ho desiderato essere come così!
GIROLAMA
(Meravigliata) Hai desiderato di essere… come lui?
CARMELO
Certo! Sgranare la marcia della ragione, potere mettere il cervello in folle…
GIROLAMA
Di, non ti sarai persuaso, di essere meglio di… lui? E non ti pare che il
cervello lo hai sempre in folle? Non ti pare che dici quello che vuoi, quando
vuoi e dove vuoi, sensa che nessuno possa controbattere?
CARMELO
Che cosa intendi dire?
GIROLAMA
Tu lo sai ciò che intendo dire. Tu pensi che se io fossi al posto di tuo figlio
e mi vedessi cacciata fuori di casa, tornerei ancora a trovarti?
CARMELO
La vuoi sapere una cosa?
GIROLAMA
Sentiamola.
CARMELO
Se ti dicessi zuccona…, di, ti offenderesti? Mio figlio… o meglio ancora, nostro
figlio, sai perché non dice niente? Perché… non è come te che non appena ti
convinci d’avere ragione, è come dici tu e basta; no! Lui, discute, riflette e
capisce…, alla fine, che il torto è anche suo se suo figlio sbaglia, tanto che
si rende conto e finisce che torna sempre. Tu, tu non saresti tornata più! E…
credimi, sarebbe stata la cosa migliore che avresti fatto nella tua vita!
GIROLAMA
Continua, continua senti! (Si avvicina a Gigetto che ride a cuore pieno). Che
c’è, che c’è figlio mio (si mette in mezzo fra Gigetto e il disegno) che ridi
così tanto?
GIGETTO
(Smette di ridere e si rattrista) Mi, mà (mamma), ti tei metta (messa) davanti!
E dov’è ora? Ppottati, ppottati! (Spostati).
GIROLAMA
(Non capisce) Uhm?
CARMELO
Parlagli perché possa capire meglio, Gigetto, perché tua madre non capisce.
(Alla moglie) Spostati, togliti, non metterti fra lui e il fiore, che Gigetto
non vede!
GIROLAMA
Ma che cos’ha a vedere, pure tu!
CARMELO
Quello che non riesci a vedere tu! Ignorante!
GIROLAMA
(Riguarda, stupita il disegno) Perché tu… vedi pure quello che vede… lui?
CARMELO
E certo! Perché tu non riesce a vedere… niente proprio?
GIROLAMA
(Riguarda attentamente) Come si dice niente di niente? Niente! …Tranne la
margherita s’intende!
CARMELO
E quello che c’è dentro la margherita non lo vedi? (Girolama fa segno, con le
spallucce e meravigliata, di no). Ah, no! (Dispiaciuto) Quano si dice che al
peggio non c’è mai fine!
GIROLAMA
(Capendo che i due si stiano prendendo gioco di lei) Ma cosa intendi dire? Sai
cosa faccio, me ne vado; andate a fare in culo tutti e due, che io ho tanto di
quel lavoro a fare! Ho la lavabiancheria ancora da scaricare, e non ho tempo da
perdere con voi!
CARMELO
Non solo che non vede, s’incazza pure! (Si avvicina a Gigetto, un po’
indolenzito) Vieni, vieni qua figlio mio, e lasciala perdere quella margherita!
(Guarda se rientra sua moglie) Si puo’ sapere cosa ci trovi da ridere in quel
fiore?
GIGETTO
(Preoccupato) Perché nemmeno tu lo vedi quello te tt’è (c’è) nel piore? (fiore).
CARMELO
(Sbalordito) Nel… fiore? (Va a guardare se rientra sua moglie; poi sottovoce e
sempre preoccupato che lei possa entrare) E… che c’è, che c’è? Senti, dimmelo in
italiano più… aperto, può essere che lo capisca meglio.
GIGETTO
(Meravigliato e deluso nello stesso tempo) Minta (minchia), pà! Che tei timunito
(scimunito) tei? Per vero non lo vedi quello te tte nel piore? (fiore).
CARMELO
(Preoccupato che sua moglie possa sentire) Zitto, non gridare! Oh, che c’è di
male se non vedo niente nel fiore?
GIGETTO
Ah, pecché tu vedi tolo tutto quello te (che) ti vede e batta? (basta).
CARMELO
E certo! Perché, tu no?
GIGETTO
(Sbalordito) No, no! Io vedo attai attai di più di quello te (che) ttai (stai)
vedendo tu!
CARMELO
(Più confuso che persuaso. Guarderà spesso se entra sua moglie) Non è che ti
spieghi tanto meglio con questo tuo… italiano.
GIGETTO
Ah, non mi capitti nemmeno in taliano? Allora non capitti niente! T’ho detto te
(che) io vedo attai, attai di più di quello te vedi tu! Hai tapito (capito) ora?
CARMELO
Eh, avoglia! Io ho solo capito: tiritì tiritì tiritì, tirità tirità tirità. Ah,
quindi tu, vedi…
GIGETTO
(Lo interrompe) Attai attai di più!
CARMELO
E… (va a guardare per la moglie) cosa, cosa per esempio?
GIGETTO
Per etempio… il telo! (Cielo).
CARMELO
(Non capisce. S’avvicina alla margherita, indolenzito, e la osserva
attentamente) Il… telo?
GIGETTO
No, telo! Te-lo.
CARMELO
(Non capisce più niente) L’ora dei quiz è! Ah, no telo… unito; te-lo, staccato?
GIGETTO
Pà, ma tome (come) palli? (parli).
CARMELO
Pure! Ah, io… come parlo?
GIGETTO
E tetto! (Certo).
CARMELO
Pure il tetto, vedi?
GIGETTO
No, tetto! Te-tto. Te volette dire… tetto; tapito?
CARMELO
Ah, certo! Vuoi dire certo?
GIGETTO
Ti, ti!
CARMELO
Ora torniamo al telo.
GIGETTO
(Indisposto) Mi, pà! Ancora telo diti? Non te la fidi a dire: te-lo? (cielo)
Dillo attai votte (volte) e vedi te ti ‘ntegni (errori voluti) a dillo bene.
(Carmelo rimane stupito a guardarlo.) Fotta (forza), dillo, dillo di più, di
più!
CARMELO
(Sta per perdere la calma. Il primo “telo” lo dirà forte, poi pensa che Girolama
possa sentire e gli altri li ripeterà piano, mentre entra Girolama; ma lui non
la vede perché è di spalle) Telo! (piano) telo, telo, telo…
GIGETTO
(Meravigliato) Pà, la mamma a te tta guardanno! (Guardando).
CARMELO
(Scoperto, fa l’indifferente) Ti è piaciuto come ho detto: telo?
GIGETTO
(Dispiaciuto perché suo padre non ha capito che telo vuol dire cielo, si rovolge
a sua madre) Mà, lo tenti? Lo ha detto tento (cento) volte “telo” ma non lo ta
dire bene. Fattelo vedere tu tome ti dite!
GIROLAMA
Ah, ma vedo che t’è passato il dolore!
GIGETTO
Mà (mamma), lattialo ttare il dolore e rippondi! Tome ti dite telo?
GIROLAMA
Io non so dirlo, figlio mio, perché non capisco bene; io sono… (ironica e
alludendo) scimunita, e non sono scienziata come lui!
GIGETTO
E tu dillu, dillu attai attai!
GIROLAMA
(Che capisce bene come parla suo figlio) Cielo, cielo, cielo cielo cielo! Ti è
bastato?
GIGETTO
(Contento) Ti, ti! (Poi a suo padre) Hai vitto, pà, che cota tti voleva a dire
telo? E tu diti che tei ccatto! (Scaltro).
CARMELO
Eh già, cielo! E avoglia che avevo di dire: telo, telo, telo!
GIROLAMA
E si puo’ sapere, ora, che cosa vuol dire questo gioco?
CARMELO
Niente, cosa vuoi che voglia dire! Stavamo parlando del cielo che c’è dentro la
margherita; (Girolama guarda, sbalordita, la margherita) non venirmi a dire
ancora che non vedi nemmeno il cielo!
GIROLAMA
(Meravigliata, guarda a Carmelo, Gigetto e la margherita. Poi a Carmelo) Certo,
guardando te, che cosa ne poteva venir fuori tuo figlio? Forse è meglio che vada
a finire di lavare (esce borbottando). Il cielo… nella margherita! Che cosa ne
poteva venir fuori Gigetto? Non sei stato buono nemmeno a fare questo sforzo!
Fannullone e pigrone che non sei altro! Sei così pigro che neanche in paradiso
faresti niente se il Pareterno non ti pagasse bene! (Esce).
CARMELO
(Guarda meravigliato la moglie uscire) Chissà quante cause avrebbe vinto, se
fosse stata un avvocato! (Gigetto è assorto a guardare sempre la margherita)
Gigetto, ascolta papà. Dimmi, cosa, vedi oltre il… cielo?
GIGETTO
Te tapetti, pà! Te (c’è) un antioletto (angioletto), te mi guadda pitto, pitto
(fisso), e mi fa…, ton (con) le dita vitino (vicino) al nato (naso), cotì (matte
le mani una dopo l’altra, partendo col pollice che tocca il naso e muovendo le
dita come le ali di una farfalla). Lo tai (sai) te bello, pà! E’ bellittimo,
bellittimo attai! Ha i tapelli biondi, te tembrano gnottoli! (gnoccoli) Lo vedi,
pà? Guadda tom’è metto teduto (seduto).
CARMELO
(Non capisce) Ah, è messo… seduto! E… cosa sono gli gnottoli?
GIGETTO
Non lo tai che tono (su) i gnottoli? Mih, ma nonn tapitti popio niente! Te lo
dito (dico) in italiano?
CARMELO
Si, si! Puo’ essere che lo capisca meglio.
GIGETTO
I gnottoli, tono… i gnottoli, quelli toi tapelli cotì (facendo il verso dei
capelli a buccoli che scendono sul viso).
CARMELO
Ah, niente meno! (Fa anche lui dei capelli a boccoli) I capelli così? Forse vuoi
dire boccoli?
GIGETTO
Ti, ti! Quetti che tendono (scendono) cotì, tul vito.
CARMELO
Figlio mio! Tutte queste T che dici, sono tutte le croci che il Signore mi ha
dato da portare.
GIGETTO
(Chiama suo padre perché gli presti molta attenzione) Pà, pà! Guadda, guadda che
tt’è ora! Hai vitto? (Ride come un pazzo, mentre Carminu cerca di guardare da
vicino cosa possa fare ridere tanto suo figlio).
CARMELO
Vitto, si! E alloggio!
GIGETTO
(Sempre intento a guardare meravigliato il fiore) Ch’è temo! (scemo). Lo vedi?
(Riderà sempre come un pazzo).
CARMELO
(Non capisce) Scemo chi, il fiore?
GIGETTO
No, il piore! Quello, quel tignore! (signore).
CARMELO
(Impietrito) Ah, c’è… pure, un… signore? (Continua a guardare nel fiore) Che mi
prenda un colpo se riesco a vedere qualcosa! (Preoccupato, guarda suo figlio)
Ma… non è che questo, che sembra scemo, vuol fare diventare scemo me? (Al
figlio) Senti, mi vuoi dire che cosa c’è ancora da farti ridere così tanto?
GIGETTO
Tome te tt’è da rideri, pà! Non lo vedi quel tignore te vuole muntere (mungere)
la gatta?
CARMELO
Pure! Ah, vuole… mungere la… gatta?
GIGETTO
Ti, ma tome (facendo finta di mungere i seni piccoli della gatta) la munte, te
ha i tapettoli (capezzoli) pittoli pittoli!
CARMELO
(Ironico) Ah, è vero! ha… i… capezzoli… piccoli… piccoli! Eh, no, qua, lo
psicologo ci vuole! “Il prezzemolo era bello (indicando suo figlio), gli pisciò
la gatta”… ora ci vuole! Quanto vediamo un po’ cosa sono tutte queste cose che
vede Gigetto in quel fiore. (Chiama la moglie, preoccupato) Girolama, Girolama!
Corri, corri, vieni qua!
GIROLAMA V.F.S.
Vengo, vengo! “Smettiamo d’impastare la farina e andiamo a toccare il culo alla
gallina!” (Che era intenta ad uscire le cose, già lavate, fuori della
lavabiancheria) Dico io, cosa ci fanno tutte queste cose dentro la
lavabiancheria? (Compaiono, dall’altra parte della scena, oggetti che nulla
hanno a che vedere con la lavatrice) Gli stivali! (E va cadendo in scena tutto
quello che va trovando).
CARMELO
(Che guardava assorto suo figlio, sentendo quel rumore di mezzi stivali di
gomma, fa un grosso sussulto dalla paura) Che le venga un colpo, queste maniere
sono!
GIROLAMA V.F.S.
E quest’altro cappello di paglia! (Lancia in scena il cappello di paglia
bagnato). Il vaso da notte! (lo lancia) No, no, va a finire che le metterò il
lucchetto alla lavabiancheria; chi arriva, prende e mette dentro! Ih, e che
cos’è questa radio? E che ci fa dentro la lavabiancheria? (Lancerà anche una
radio a transistor che quando cadrà al suolo, inzuppato d’acqua, si sentire
fuori uscire una musica che va diventando stonata).
CARMELO
(Indaffarato a schivare tutte quelle cose che arrivano in scena, e con i dolori
che ha, comincia a essere stanco e si asciuga il sudore che gli scende dalla
fronte. Ha paura di essere colpito). Ancora ne hai missili da lanciare? Ma
guarda un po’ che sorta di combattimento! La testa mi stava rompendo! Corri t’ho
detto, vieni! Che tuo figlio cominciò con il dare i numeri! Che sudata! E che
cos’è! Ci fosse almeno qualcosa da bere! (Guarda una bottiglietta posata nei
pressi e la prende) Vuoi vedere che quel diavolo di Bartolino ha dimenticato la
bottiglietta qui? (La guarda attentamente. Sembra tè) Vuoi vedere che è té! E
certo, perché lui, raffinato com’è, solo queste cose riesce a bere! Mi si è
asciugata la bocca! E certo, con tutto questo scanza e corri! Ora me la bevo,
vuol dire che se dovesse tornare a cercarla gli dirò che non ne so niente. (Va a
guardare se viene sua moglie, e la beve tutta d’un fiato. Si pulisce il muso e
si ferma, facendo una grossa smorfia, e cerca di capire che cosa abbia potuto
bere) Che schifo!!! Questo è quello che bevono i giovani d’oggi? E ne ho torto
quando dico che bevono solo porcherie? (Entra la moglie indisposta).
GIROLAMA
Sentiamo, sentiamo un po’ cosa c’è sta volta!
CARMELO
Hai finito con i dischi volanti? In testa a momenti mi colpivi!
GIROLAMA
Chissà se questa non poteva essere la volta buona d’aggiustarsi il cervello!
Allora, sentiamo un po’ che cosa abbiamo di nuovo questa volta!
CARMELO
Che abbiamo di nuovo dici? La, guarda la, (indicando la margherita sul muro)
vedi in quel fiore? E’ pieno zeppo di personaggi! Angioletti… c’è persino un
signore che munge una gatta!
GIROLAMA
(Sbalordita) Angeli… mungere la gatta… Ma tu pensi che voi giocate, ed io ho
tempo da perdere con voi due? Dunque, mi hai chiamato per questo? E allora
senti, visto che tu stai meglio in salute, perché non vai e gli porti la
bottiglietta dal dottore, invece di andarci io che sto lavorando. Così serve a
portarti anche Gigetto (indicando Gigetto che guardava ancora la margherita e
rideva) che è sempre appiccicato lì davanti a quella margherita.
GIGETTO
(Pulendosi di corsa la faccia schifiato) Oh, in fattia (faccia) mi ha preto
(preso) tol latte della gatta! Che cchifo!
CARMELO
(Che erano intenti a guardare Gigetto) A proposito di schifo! Che cosa hai detto
della bottiglietta?
GIROLAMA
La bottiglietta che… (guarda e la vede vuota) E com’è che è vuota? E ora cosa
gli porti al dottore?
CARMELO
(Con la faccia schifiata) Che cos’è questo discorso della bottiglietta e del
dottore? Vuoi spiegarti meglio?
GIROLAMA
Come! Lo hai già dimenticato che Gigetto ha un’infiammazione alla vescica e oggi
doveva fare gli esami di urina? (Carmelo rimane impietrito) Non è che (indicando
Gigetto) lui l’ha bevuta pensando che fosse tè, e tu non gli hai detto niente?
CARMELO
(Preoccupatissimo, non riesce nemmeno a parlare bene) Io, io… (fa segno di bere)
Oh, no! (Cade a terra privo di sensi).
MUMMINA
Io, io cosa? Ecco, lo sapevo; ogni volta che deve fare un servizio gli prende un
colpo!
FINE PRIMO ATTO
SECONDO ATTO
(Scena come la prima. Carmelo indaffarato ad aggiustare scarpe, gli sputa sopra
e spazzola).
GIROLAMA
Come facciamo che abbiamo un sacco di cose da pagare? Acqua, bolletta della
luce, spazzatura, ICI, telefono… ma poi dico, si son dati appuntamenti tutti in
questo mese! Dove li prendiamo tutti questi soldi? Che poi non capisco perché
dobbiamo pagare! La spazzatura non la ritirano e ce la troviamo sempre per le
strade…
CARMELO
E con i topi che proliferano giorno dopo giorno, fanno persino il nido dentro le
auto in sosta! Che schifo!
GIROLAMA
Il telefono, non lo usiamo mai, e abbiamo da pagare un mare di tasse…
CARMELO
Come fossero “il pizzo”... così direbbero al sud. Pizzo legalizzato!
GIROLAMA
Poi c’è l’ICI, e pure questa è una bella rogna!
CARMELO
L’ICI, cornuti! Come, una persona riesce a comprarsi la casa dopo tanti
sacrifici e lo stato per premio gli fa pagare la tassa! Dovrebbe fargli un bel
regalo come premio! E invece… Sai perché tutti gli italiani, o meglio tutti i
fessi italiani, paghiamo le tasse? Perché siamo un popolo di lavoratori onesti,
un popolo ingegnoso, un popolo educato, un popolo abituato a sopportare, e,
siccome già lo stato lo ha capito bene, si permette di fare ciò che vuole di
noi. Gli gira di far pagare, ecco che s’inventa una nuova tassa! E lo deve fare!
Se no, stiamo tutti in pensiero, essendo abituati spesso a nuove tasse, e quasi
che ci lamentiamo se non ne abbiamo da pagare di nuove! Vedi il discorso del
caro carburante: lo stato aumenta il prezzo e noi, ancora prima di pagarlo,
cominciamo col dire: “vuoi vedere che aumenterà ancora?” Finisce che passa poco
e ce lo vediamo più caro, sai perché? Perché siamo noi i primi che facciamo
correre la voce del nuovo aumento!
GIROLAMA
Che cos’è, ora del comizio? Senti me, invece, in casa non abbiamo più nulla da
mangiare, come faccio a far la spesa sapendo che abbiamo tutte queste scadenze?
CARMELO
Ah, ancora non hai imparato che prima d’ogni cosa devi pensare ai viveri?
Ricordati che prima di tutto devi pensare a far la spesa, dopo, quando abbiamo
di che mangiare in casa, se rimangono soldi paghiamo quel che c’è da pagare,
altrimenti lo stato e tutti quei briganti che lo amministrano, aspettano, se
vogliono; se no: si ar-ran-gia-no! Vuol dire che i soldi se li vanno a cercare
da quelli che li hanno! Punto e basta!
GIROLAMA
(Preoccupata) E se vengono i carabinieri e ci arrestano?
CARMELO
Oh, somara! Se dovessero portare in prigione tutti quelli che non pagano le
tasse, sai quanti carceri dovrebbero fare? E poi, pensi che allo stato convenga?
Dovrebbe dare da mangiare a tutti. ICI non ne pagherebbe più nessuno perché
abitiamo tutti in carcere, lo stesso discorso varrebbe per le altre tasse:
acqua, luce, gas, spazzatura… il telefono non c’è di bisogno perché in carcere
non si usa; mi vuoi dire se non fosse meglio trasferirci tutti in carcere?
GIROLAMA
E… la libertà, a quella non pensi? Che libertà è in carcere?
CARMELO
E la libertà dov’è invece, fuori? Che stiamo arrivando al punto di non essere
più padroni nemmeno dell’aria che respiriamo? Che ogni scoreggia che facciamo si
deve pagar la tassa? Questa è la libertà? Ah, quanto siamo grulli!
GIROLAMA
Finisce che hai sempre di che lamntarti!
CARMELO
(Ironico) No! Sai che facciamo, allora, d‘ora in poi, visto che le cose non
funzionano? Affittiamo la banda musicale e la facciamo suonare in festa per le
vie del paese! Soddisfatta? Vai là, vai là! Pensa ad andare a far la spesa
piuttosto che quel che viene appresso battezziamo!
GIROLAMA
Ah, senti! A proposito di venire, guarda che sta arrivando donna Lena; molto
devi ancora fare?
CARMELO
Scusa, io cosa c’entro con donna Lena? E a Gigetto che lei deve visitare…, che
poi, dico…, cosa vuoi che ne capisca donna Lena, che è una megera, cosa vuoi che
ne capisca dei problemi di Gigetto? Non sarebbe stato meglio consultare uno
psicoccolo?
GIROLAMA
Psicologo… vuoi dire?
CARMELO
Si, proprio quello! Non pensi sarebbe stata la cosa migliore? Almeno quello è
dottore!
GIROLAMA
Si, ma donna Lena costa meno! Non vedi quante cose abbiamo da pagare!
CARMELO
Girolama, oh Girolama! Prima d’ogni cosa viene la salute e il mangiare; dopo, ma
dopo, viene il resto da pagare… se rimangono soldi. Hai capito, una volta per
tutte? Cosa vuoi che possa capirne donna Lena che non ha nemmeno fatto la scuola
elementare?
GIROLAMA
Ah, perché tu valuti le persone in base agli studi? E allora cosa dovrei dire io
di te che non hai nemmeno messo piede alla scuola materna?
CARMELO
Invece tu!
GIROLAMA
Io cosa? Ricordati che io, a te, posso fare la professoressa; non dimenticare
che ho fatto sino alla quinta elementare; somaro!
CARMELO
Sono certo che dopo questo immane sforzo hanno dovuto operarti di emorroidi. Tu,
a scuola ci sei andata perché tuo padre se l’ha potuto permettere… anche se per
te la scuola è stata inutile. Zitta, zitta, e mettigli pane in bocca… (iroinico)
professoressa!
LENA V.F.S.
Si puo’, si puo’, donna Girolama?
GIROLAMA
E’ già qui! Entri, entri pure, donna Lena.
LENA
(Vestita da fattucchiera. Parlerà sempre a rime) Buon giorno e buona mattina! /
Venuta sono per far l’indovina. / Ditemi dov’è Gigetto / perché togliere devo il
suo difetto. / Mostratemi il posto dove egli ride, / quanto scacciare faccio gli
spiriti che vede.
GIROLAMA
Qui, (la conduce sotto la margherita. Carmelo andrà con loro) qui, dice di
vedere gente e cose strane!
CARMELO
(Preoccupato) Molto strane, donna Lena! Cose, che a solo pensarle, si
raddrizzano i capelli!
LENA
Prendetemi un piatto, olio e finocchio / che tagliare devo questo malocchio.
(Poi a Carmelo) Intanto lei chiami suo figlio / portandomi pure una treccia
d’aglio. (Comincia col fare strani rituali davanti il muro, sotto il fiore).
GIROLAMA
(Arriva col piatto e una ampolla d’olio) Donna Lena, io ho portato tutta
l’ampolla, non sapendo quanto olio poteva servirle.
LENA
Ha fatto bene, griderebbe la folla / quel che rimane lo porterò via con
l’ampolla.
GIROLAMA
(Meravigliata) Non c’era bisogno che faceva la rima, donna Lena.
LENA
Ora aspettiamo che arrivi suo figlio, / per quanto le cose si mettano meglio.
(Rientra Carmelo e prende la treccia d’aglio che è appesa alla parete).
GIROLAMA
(A Carmelo, impaurita) Madonna, ho paura per come parla e cammina; non facciamo
che a Gigetto…
CARMELO
Gigetto! Gigetto cosa? Che cos’ha da perdere nostro figlio? Come si dice: “più
buio di mezzanotte non può fare.”
LENA
Parli, don Carmelo, e senza pensare a niente; / non è che suo figlio se ne
pente? / Le dissi di chiamarlo e lui non venne, / ha forse paura che gli cadano
le penne? / Lo chiami le ripeto e faccia presto, / che fuggire ha lo spirito,
lesto lesto.
CARMELO
Sta arrivando, donna Lena, stava finendo di mettersi i vestiti. (Entra Gigetto,
vestito sempre alla sanfrasò).
GIGETTO
Qua tono! (Si avvicina a donna Lena) E ti è lei? A me tecca? (cerca).
GIROLAMA
(A suo figlio) Sai chi è lei? La signora che deve aiutarti a risolvere tutto ciò
che vedi nel fiore; hai dimenticato?
GIGETTO
Ah, ti, ti! Quella te hai detto tu, te è maggita, maggita? (magica).
GIROLAMA
Proprio lei! Ora ascolta, e fai tutto quello che dirà donna Lena, così ci
liberiamo di tutta questa gente che teniamo in casa nostra. Hai capito?
GIGETTO
Ti, ti!
CARMELO
(A donna Lena) Donna lena, non è che… a che si trova, può fare qualcosa pure per
la pronuncia di Gigetto? Per quanto possiamo capire meglio ciò che dice? Magari…
cercare di togliere qualche T di troppo quando egli parla?
LENA
Le piante che nascono storte, / raddrizzare li può, solo la morte. / E ora,
girando, ripetete in poesia, / come fosse una lenta litanìa. / Camminando e
facendo a tratti, / dei piccoli e gioiosi salti. / Quando dirò alumè alumè /
saltate dicendo: meglio a te meglio a te. / Forza, partiamo e senza venir meno,
/ come fossimo tutti un treno.
GIROLAMA
(Impaurita) Donna Lena, ho paura; mi tremano le gambe.
LENA
Diglielo tu, Carmelo e in rima, / che camminare deve, esser la prima.
CARMELO
Io è certo glielo dico in verso, / sperando che non fosse tempo perso.
LENA
Cammina ti ho detto e non scherzare, / se vuoi che presto dobbiamo finire. /
Parla, ti ho detto a tua moglie, / che finire devono queste doglie. (Cominciano
a camminare, gli uni con le mani sulle spalle degli altri; in testa donna Lena
che va facendo scongiuri con aglio e peperoncino. Ogni volta che gireranno sotto
la margherita, Gigetto saluterà i suoi personaggi).
CARMELO
(Cattedratico) Girolama, rompiti le gambe e cammina, / che per me sei stata una
rovina! / Era meglio che del figlio mi davi una figlia, / Ti caschi la lingua,
prima che morte ti piglia.
LENA
Coscie di scimmia canterina, / camminate e ripetete tutti in rima. / Alumè,
alumè alumè.
GLI ALTRI
(Ripeteranno in coro e salteranno) Meglio a tè, meglio a tè, meglio a tè.
LENA
Cervello fritto di cavallo ubriaco, / aiutaci a sciogliere questo imbroglio
opaco. / Mutande zozze di monache di clausura, / scacciate gli spiriti prima
ch’è sera. / Alumè, alumè, alumè.
GLI ALTRI
(Come prima) Meglio a te, meglio a te, meglio a te.
GIGETTO
(Saluta i suoi personaggi) Ttao, ttao! (Ciao).
LENA
(Con serio rimprovero a Gigetto che è distratto) Muto Gigetto e non scherzare, /
se non vuoi i guai peggiorare. / Ripetete forte e in poesia, / che sciogliersi
ha questa magìa. / Testa di rospo infornàta, / cuore di vergine innamorata, /
scorpioni neri dentro la fessura, / fuori spiriti da queste mura! / Alumè,
alumè, alumè.
GLI ALTRI
(Come prima) Meglio a tè, meglio a tè, meglio a tè.
GIGETTO
(Saluta ancora i suoi personaggi) Ttao, ttao. Ttiamo (stiamo) finendo.
LENA
Collabbora Gigetto e non scherzare, / se ancora tieni voglia di sposare.
CARMELO
Perché, se non collaborasse, vorrei vedere chi riuscirebbe a prenderlo!
GIGETTO
Donna Lena, ancora motto (molto) dobbiamo fare?
LENA
Cammina Gigetto finchè orecchio non sentirà, / giriamo giriamo sino che occhio
tuo non vedrà..
GIGETTO
Ah, quetto (questo) era? Io per pinta (finta) ho talutato nel piore! Io a
nettuno vedo più (cchiù)!
LENA
Sei tu dici che non vedi e nulla hai sentito, / questo è il segnale che abbiamo
finito (si fermano).
GIROLAMA
Oh, finalmente, figlio mio!
CARMELO
Sicuro, Gigetto, che non vedi più niente nella margherita?
GIGETTO
Ti, ti!
GIROLAMA
Si? Come si! Prima dici no, e ora si!
GIGETTO
Te hai tapito, mamma! Io ditevo ti, tome dire te non ho vitto più niente; hai
tapito?
LENA
Ora che l’incantesimo è sparito, / e il male, lontano se n’è andato; / stanchi
finiamo pure di saltare, / che ne pensate di cominciare a pagare?
CARMELO
(A Girolama) Cosa aspetti? Corri e vai a prendere un po’ di soldi, che Gigetto,
finalmente è guarito!. (Gigetto, di nascosto saluta i suoi personaggi cercando
di non farsi scoprire dagli altri. A donna Lena, mentre Girolama va a prendere i
soldi.). Grazie, grazie, donna Lena! Solo Dio sa come avremmo fatto senza di
lei! Ora che gli spiriti sono andati via, lei penza che c’è paura che possano
ritornare?
LENA
L’uomo che non vede, / è come l’uomo che non crede; / ma tu, che tanto sai, /
perché queste domande fai? (Torna Girolama).
GIROLAMA
Tenga, tenga, donna Lena, non sono tanti, ma… come si suol dire: ciò che conta è
il pensiero. (Donna Lena si conserva i soldi).
LENA
Ora vi saluto e scappo via; / chiamatemi se ancora c’è magìa. / Una frase vi
lascio senza nulla ledere: / le cose esistono e nessuno è obbligato a credere.
(Esce, portandosi anche l’ampolla con l’olio).
GIROLAMA
(Sbalordita) E se l’è portata! Oh, non l’ha dimenticata! L’ha detto e l’ ha
fatto! Grandissima figlia di…
CARMELO
(La interrompe) Eeeeh! Stai attenta con donna Lena, che è una megèra!
GIROLAMA
Com’è che non s’è portata anche la treccia d’aglio! Sai che faccio? Aspetta che
la porto di là.
CARMELO
Perché di là? Lasciala che la rimetto al suo posto (la prende e la va a mettere
dov’era).
GIROLAMA
Io vado a finire di mettere in ordine i letti. Aspetta che porto via questo
piatto, prima che si rompe; è il ricordo della buon’anima di mia madre (lo
prende ed esce).
CARMELO
I letti? Hai da finire di mettere apposto i letti hai detto? E… la spesa per
mangiare? Hai appena detto che non abbiamo niente. E allora, corri, sbrigati,
cosa aspetti? Anzi, sai che fai? Compra pure una bella ruota di salsiccia che
facciamo festa alla faccia del governo e alla salute di Gigetto che finalmente è
guarito!
GIROLAMA
Così dici?
CARMELO
E certo!
GIROLAMA
E allora, aspetta che vado a prendere i soldi e vado. (Si avvia e dopo si gira
preoccupata) Ma… è sicuro che non ci portino in… prigione? (facendo segno di
carcere).
CARMELO
E non ti pare, che con l’estate che è alle porte, evitiamo di sentire tutto quel
caldo? (Girolama va a prendere i soldi).
CARMELO
(Guarda Gigetto che è intento a fissare la margherita. Poi, preoccupato).
Gigetto, non dirmi… che tu… ancora, vedi…
GIGETTO
Pà, tu tti (ci) credi a quette cote?
CARMELO
(Preoccupato) A cosa! Di, non è che ricominciamo di nuovo a…
GIGETTO
No, no, te no viene antora donna Lena e vuole i toldi (soldi). (Carmelo resta in
dubbio) Pà, lo tai te mi ha detto Battolino? (Bartolino).
CARMELO
(Preoccupato) Bartolino? E cosa? Quando te l’ha detto?
GIGETTO
Ieri tera (sera).
CARMELO
Ieri sera?
GIGETTO
No, tu non t’eri, pecché tei andato al tindacato (sindacato).
CARMELO
E… dimmi, dimmi, cosa ti ha detto?
GIGETTO
Io guaddavo là (indicando la margherita) e ridevo, e lui mi ha detto che tono
ttemo (scemo); ti, ti! Ha detto te tono ttemo pecchè ridevo. Lui dite te uno te
ride da tolo è ttemo. Ttemo è, pà, uno te ride da tolo?
CARMELO
Figlio mio, tu mi fai certe domande che non so neanch’io che risposte darti.
GIGETTO
(Quasi piangendo) Allora puru tu penti che tono ttemo?
CARMELO
E basta, basta! Ora, su, non piangere! Io t’ho detto che sei scemo?
GIGETTO
(Sempre piagnucoloso) Ti, però nemmeno me lo hai detto te non ti tono.
CARMELO
(Cercando di capire il perché del suo ridere davanti a un fiore) E… dimmi una
cosa, tu… tu perchè… ridevi?
GIGETTO
Mih! Antora, pà! Tu non lo tai pecchè ridevo!
CARMINU
Ah, già, tu vedi gli angioletti, a quello che munge la gatta… (preoccupato) Si,
ma ora hai detto che…
GIGETTO
E ti, ti, batta, batta! Non vedo più niente. Vuoi te ti aiuto a lavorare?
CARMELO
Si, forse è meglio. Senti che fai, comincia con lo spazzolare quel paio di
scarpe (indica sul banchetto di lavoro) che a momenti dovrebbe venire il cliente
a ritirarle; io vado di là e a momenti torno.
GIGETTO
Ti, ti, le fatto (faccio) lutite lutite! (lucide). (Carmelo esce; Gigetto gli va
dietro per assicurarsi che non torni a guardare). Quanto tei ttemo, pà! Tti hai
creduto pure tu te non vedo più niente! (Si porta sotto il fiore e gioisce) Qua
tono! Vi tiete teccati (seccati) te io ho detto te non vi vedevo più? Te dovevo
fare? (Guarda estasiato) Te tei bello! E te bei tapelli te hai! Pecchè non tendi
(scendi) e tti ttai vitino a me, cotì io non guaddo più la ttopa (sopra), e
quelli non ditono più niente. A te diti? Diti di ti? E allora ttendi (scendi) e
ti ttai (stai) attanto (accanto) a me. Appetta te t’hajuto (mimerà la discesa di
un angioletto che starà accanto a lui). Cotì! Bravo! Ora ti ttai attanto
(accanto) dove tono tempe (sempre) io. Andiamo te devo ppattolare le ttappe
(scarpe), e te tu vuoi mi aiuti. (Si va a sedere al banchetto e sistemerà una
sedia pure all’angioletto. Entra suo padre e gli si avvicina da dietro senza
farsene accorgere) Lo tai te fai, tu gli pputi (sputi) e io ti patto (passo) la
ppattola (spazzola). Avanti tomintiamo (prende una scarpa e la mette vicino al
muso dell’angioletto). Ponti, via! Bravo! Tei ttato bravo! Ora appetta te io
ppattolo, e dopo fattiamo l’attra. (Comincia a spazzolare, e la guarda) Oh, lo
tai te è venuta l’utida lutida! Guadda, guadda! (Preoccupato) Oh, te mi vedette
mio padre! Sicuramente mi pottatte al manitomio, lo tai?
MARCO
(Entra Marco, il figlio di Carmelo, e suo figlio Bartolo) Ciao Papà, stai
insegnando a Gigetto come si aggiustano le scarpe? (Gigetto s’accorge di suo
padre che era alle sue spalle e rimane pensieroso.) Poi a suo figlio) E tu, cosa
aspetti a salutare?
BARTOLO
Ciao nonno. Ciao Gigetto. Nonno insegni pure mè ad aggiustare le scarpe? Così ti
aiuto pure io.
MARCO
Vedi, vedi, papà che vuole essere insegnato ad aggiustare le scarpe? Dice che da
ora in avanti, vuole stare più vicino al nonno.
CARMELO
Speriamo, speriamo che duri. Vieni qui, siedi che t’insegno; (gli indica la
sedia dove sta seduto l’angelo) su, siedi.
GIGETTO
(Allarmato perché sa che in quella sedia si trova seduto l’amico suo) No! In
quetta tedia no!
MARCO
(Un po’ indisposto) Che cos’è? Cominci adesso! (A suo padre) Poi dici che è
Bartolino a fare lo sgarbato ?
CARMELO
(Pensieroso, guarda la sedia e dopo Gigetto) Aspetta, aspetta che ti prendo un
altra di sedia.
MARCO
Cristo Santo, papà! Se quella è libera, perché ne devi prendere un'altra? (A
Gigetto) Pure tu! Perché non lo fai sedere li?
GIGETTO
Pecchè quetta non ti tocca, te è impegnata!
MARCO
(Meravigliato) Impegnata! E da chi, se non c’è nessuno?
GIGETTO
A te tembra!
BARTOLO
Vedi, papà? Con me fa sempre così; deve sempre vincere lui! (Va per prendere
quella sedia, e Gigetto alza il martello per minacciarlo).
GIGETTO
Non la toccare tai! Te un toppo (colpo) di mattello ti do!
CARMELO
Basta, basta Gigetto, e finiscila ora! (Cerca di persuaderlo, prendendolo con le
buone) Avanti, fai il bravo, hai sentito che Bartolino dice che d’ora in avanti
vuole stare più vicino a noi? Fallo sedere, su, non senti che dice pure di
volerci aiutare?
GIGETTO
(Si convince ma a condizione) E allora, te vuole, lo fattio tedere in quetta mia
tedia.
CARMELO
Bravo, bravo Gigetto, così si fa! (A Bartolo che è rimasto immobile) Siedi, su,
vedi ch’è bravo Gigetto, ti ha persino ceduto la sua sedia!
BARTOLO
(Puntiglioso) E chi ha detto che io voglio la sua di sedia? Io quella voglio!
CARMELO
(A Bartolino) M’era sembrato strano che tu venivi qui senza dover fare danno!
Allora davvero inquieto sei! Come, egli ti ha ceduto la sua sedia!
MARCO
(A suo figlio) Senti che facciamo, andiamo a salutare la nonna, e poi ce ne
andiamo.
BARTOLO
Hai visto? Che cosa ti avevo detto? E il nonno dice che sono io quello che vuole
vincere ad ogni costo. (Marco e Bartolo si stavano avviando, ma…).
GIGETTO
(L’angioletto scende dalla sedia per tornarsene sul fiore, e Gigetto lo segue
persuadendolo a rimanere. Gli altri, vedendogli fare quei movimenti e sentendolo
parlare da solo, rimangono sbigottiti) No, appetta, non te ne andare li ttopa
(sopra), come tiamo rimatti? Mih, appetta ti ho detto!
CARMELO
No, nun è possibile! Di nuovo cominciamo?
BARTOLO
Papà, (col sorriso sulle labra) te lo dicevo, io, che rideva e parlava da solo?
E tu non mi volevi credere.
CARMELO
Zitto, pure tu, che Gigetto non è pazzo come immaginate voi!
MARCO
Smettila papà! Che cosa deve fare, più di questo, per dimostrarti che è fuori di
se?
GIGETTO
(Continuando indisturbato e sotto lo sguardo degli altri meravigliati) E ti, ti,
appetta Te (che) t’aiuto! (L’ngioletto è come se gli dicesse che non c’è
bisogno. Gli altri, sempre meravigliati, si avvicinano a seguire la scena.) Ah,
non te bitogno diti? E va bene (seguirà con lo sguardo la salita dell’angelo sul
fiore).
BARTOLO
(Impaurito) Papà, andiamo che ho paura!
MARCO
E di chi, di che cosa? Non vedi che non c’è niente!
BARTOLO
Io… ugualmente ho paura, è come se tutto in una volta sentissi freddo! Ti prego,
andiamo via.
MARCO
Aspetta che prima salutiamo la nonna giacchè siamo qui.
CARMELO
Non c’è tua madre, è andata a fare un po’ di spesa. Siedi, a momenti dovrebbe
essere di ritorno.
BARTOLO
Papà, andiamo ti ho detto, che ho paura a stare qui, è come se ci fossero gli
spiriti.
MARCO
No, no, forse è meglio che vada, non vedi come trema dalla paura? Vuoi che passi
dal… dottore, se pensi che ci sia di bisogno? A me non sembra normale quello che
succede qui dentro.
CARMELO
Donna Lena, ora se n’è andata dicendo che tutto era apposto.
MARCO
(Preoccupato) Donna… Lena? Chi, la megera? (Silenzio) E queste, cosa da megera
sono? Qui, occorre un bravo psicologo, altro che megera! Non sono cose di
stregonerie. Sai che faccio, accompagno a casa Bartolo e passo a chiamare il
dottor Costanzo, dicono che è un bravo medico per queste malattie. (Escono,
padre e figlio).
CARMELO
(Si avvicina a Gigetto che era intento a guardare il fiore) Gigetto, vieni qui,
lascia perdere, aiutami a finire di riparare le scarpe, che a momenti arriva don
Angelo a ritirarle.
GIGETTO
Appetta, appetta te tto vedendo una cota e vengo.
CARMELO
Come, un momento fa, a donna Lena hai detto che non vedevi più niente, e ora…
Senti, ma non puo’ essere che tutto quello che vedi è una tua invenzione? Io non
vedo niente, tua madre pure, Marco e Bartolo nemmeno, come fai a vederle solo tu
queste cose? Io sono certo che quello che tu vedi sia frutto della tua
immaginazione.
GIGETTO
Tome fattio a tapello? Io to tolo, te in tata tte (c’è) gente te tti tiene
tompagnia; hai tapito?
CARMELO
Per fortuna che è gente che non mangia! Altrimenti, le tasse, ne avrebbero
d’aspettare! Ascolta, ora viene il dottor Costanzo, dicono che è un bravo medico
per… queste cose che hai in testa, vediamo cosa ci consiglia di fare.
GIGETTO
(Preoccupato) Pà, io non ho niente, pecchè deve venire il dottore Cottanto?
CARMELO
Niente, così… per controllarti un po’. Sicuramene ti farà una visita; magari ti
prescriverà una cura e prenderai qualche medicina.
GIGETTO
Pà! Ma diti vero? Una cura di meditinali! E per cota? Perché io vedo cote te tu
non vedi? Allora tu te la devi fare la tura delle meditine, cotì vedi quello te
vedo io! Eh, ccuta! (scusa) Io li vedo, tei tu te non li vedi!
CARMELO
Mi stai facendo confondere tutto; aspettiamo che viene il dottore e poi vediamo,
lui sa cosa c’è da fare.
GIROLAMA
(Entra con due sacchetti della spesa) Ho preso uno di tutto; solo che si stanca
a portare la spesa sin qui, è lontano lo spaccio! (S’accorge che c’è l’aria
strana) Che cos’è successo?
CARMELO
C’è che sta venendo il dottore, l’ho mandato a chiamare con Marco, era venuto
con Bartolo, ma… le cose non sono andate per il verso giusto è… abbiamo deciso
di chiamare il dottor Costanzo, che a momenti dovrebbe essere qui.
GIROLAMA
(Allarmata) Il dottor Costanzo? Il medico dei pazzi? E cos’è successo di tanto
grave?
CARMELO
Gigetto… ricominciò con la storia di prima… se non peggio.
GIROLAMA
Come, donna Lena disse… (si sente rumore di passi).
CARMELO
Forse è il dottore.
COSTANZO
Oh, buon giorno, buon giorno a voi!
CARMELO
Oh, dottore Costanzo! Quale piacere vederla qui! Come va, come va?
COSTANZO
Gradirei chiederlo a voi! Che cosa è successo di tanto grave per essere
interpellato? Chi di voi…
GIROLAMA
Dottore, c’è che… mio figlio Gigetto, è da un po’ di tempo che si mette davanti
a quel fiore (indicandolo), li lo vede? (Gigetto è davanti al fiore che osserva)
E dice di vedere gente e quant’altro…, penzi, dice di vedere persino angioletti!
Lei dice che è grave, dottore?
COSTANZO
A volte l’immaginazione è così tanta che riusciamo a vedere persino quello che
non c’è. Gli scrittori, ad esempio, scrivono tante storie…, frutto solo della
loro immaginazione. Ogni volta che scrivono, si trovano a dover dialogare con i
loro personaggi, frutto della loro fantasia; sono forse pazzi?
CARMELO
Dottore, nostro figlio non sa tenere nemmeno una penna in mano! Altro che
scrittore! Lo guardi. Sicuramente chissà che cosa stia vedendo! Ieri disse
d’aver visto un signore che mungeva una gatta! Una gatta, dottore! Sa che cosa
ha fatto un momento fa? Camminava mano per mano con un agioletto!
COSTANZO
Sicuramente soffrirà di allucinazione! Non è che… beve… che so… vino, di
nascosto, e voi non lo sapete? Perché le sostanze alcoliche, spesso, riescono a
far vedere quello che non c’è, persino un asino volare!
CARMELO
Dottore, con questa crisi che c’è, lei pensa che spenderemmo dei soldi per
queste cose? E’ gia tanto che riusciamo a comprare le cose di prima necessità.
COSTANZO
Aspettate che lo controllo, può anche essere qualche trauma che ha avuto da
piccolo e che adesso se lo porta dietro. Chiamatelo, su, e fatelo sedere davanti
a me che gli farò alcune domande.
GIROLAMA
(Gli si avvicina) Gigetto, Gigetto, vieni qua, figlio mio, c’è il dottore che ha
da farti un paio di domande. (Lo porta a sedersi).
COSTANZO
E allora Gigetto, dimmi. Cosa ti tormenta?
GIGETTO
(Non capisce) Te ha detto, te vuole la menta? (A suo padre) E dove la prendo,
pà, quetta menta?
COSTANZO
Ah, parla pure… (Cattedratico) questa è insufficienza congenita dello sviluppo
psichico; ma, che… per il suo stato di fatto, ha scatenato nella sua mente la
psicastenia; in parole semplici è una nevrosi caratterizzata da ansie e idee
ossessive.
CARMELO
Dottore, mi viene più facile capire mio figlio quando parla che lei con queste
sue parole difficili. Non può spiegarci con parole più semplici?
COSTANZO
Vostro figlio non ha niente; ha solo una nevrosi caratterizzata da anzie
ossessive.
GIROLAMA
Dottore, e continua pure! Ma lei sempre così parla? E sua moglie, la capisce sua
moglie?
COSTANZO
Certo che capisce! Deve sapere che l’anzia ossessiva è quando uno… come dire…
insomma, volendo fare un esempio: più voi dite a lui di non guardare quel fiore,
e più s’innesca in lui, la voglia di guardare. Che cosa volete che possa vedere
in quel fiore? Pure voi! A momenti l’uomo va su Marte e voi ancora dite di
vedere… ma fatemi il piacere!
CARMELO
Non siamo noi a vedere, dottore! Lui, lui è che dice di vedere tutte queste
cose!
COSTANZO
Ora Gigetto farà una curetta di antidepressivi, così toglie dalla testa tutti
questi suoi tormenti ossessivi, e subito sarà guarito del tutto…, certo, quel
suo modo di parlare… putroppo, gli rimarrà. (scrive alcune cose sulla ricetta e
le da a Mummina). Tenga, gli darà una pillola mattina e sera.
CARMELO
Grazie, grazie, dottore! Quant’è il disturbo?
COSTANZO
Che cosa volete che sia. Datemi cinquanta euri.
GIGETTO
(Sbalordito per la cifra richiesta, domanda al dottore, parlando normale, se ha
capito bene) Minchia! Quanto ha detto, dottore? Ho capito bene? Cinquanta euri?
GIROLAMA
(Si guarderanno tutti meravigliati) Miracolo! Miracolo! Gigetto è guarito! Parla
bene!
COSTANZO
Eh, no signora, la smetta adesso! Anche il miracolo… mi scusi!
CARMELO
Dottore, non ha ancora risposto alla domanda di mio figlio.
COSTANZO
Che cosa volete che siano cinquanta euri, dopo tanti anni che ho fatto di
studiare!
GIROLAMA
Dottore, due parole ha speso per mio figlio, lei dice cinquanta euro!
COSTANZO
La cultura costa!
CARMELO
E l’ignoranza paga!
GIROLAMA
Aspetti, vediamo dove arrivo con soldi. Mio marito guadagna poco, la gente, con
tutte queste tasse, finisce che spesso non paga… (va aprendere i soldi).
GIGETTO
Pà, con tutti quetti toldi, donna Lena poteva ttare qua tutto il mete! E poteva
aiutare la mamma a fare le pulittie!
COSTANZO
Ho capito solo Lena… anche se non so cosa voglia dire.
CARMELO
Lena, lui vuole dire, donna Lena, la…
COSTANZO
(Scandalizzato) Chi, la megera?
CARMELO
(Non capisce) Uhm?
COSTANZO
La fattucchiera, come dite voi. Non vorrà dirmi che è stata qui anche lei?
GIGETTO
E ha voluto pure meno di toldi! Il megero lei è, te ha voluto attai attai toldi!
GIROLAMA
Ecco qua, dottore, solo questi sono riuscita a racimolare, se vuole li prende,
altrimenti si mette a turno con le tasse.
COSTANZO
Non capisco, ho capito però che devo prendere questi. Arrivederci, e… non
dimentichi: una pillola mattina e sera, vedrà che guarirà quanto prima. Bay bay!
(Esce).
CARMELO
Bay bay; un cane m’è sembrato!
GIROLAMA
Non pensi che sia peggiore di un cane per quanto si è preso? E ora, con quali
soldi paghiamo le pillole?
CARMELO
Aspetta che a momenti dovrebbe venire don Angelo a ritirare le scarpe, e… se ci
paga, vuol dire che prenderemo le pillole per Gigetto.
GIROLAMA
Andiamo, Gigetto, aiutami a svuotare l’armadio che devo fare cambio d’indumenti
(si avviano).
CARMELO
Cinquanta euro! Avoglia di scarpe da aggiustare! Ma si, mettiamoci a lavorare.
(Siede e riprende a lavorare, mentre entra don Angelo).
ANGELO
Buon giorno, mastro Carmelo, pronte sono le scarpe?
CARMELO
Buon giorno a voi don Angelo. Le ho riparato un paio di scarpe da sembrare
nuove!
ANGELO
Grazie, mi ci voleva! A breve ho d’andare al matrimonio di mio compare, e lei sa
com’è, con i tempi che corrono, con tutte queste tasse da pagare, non è mica
facile comprare un paio di scarpe! Chissà dove andremo a finire con tutti questi
tagli che sta facendo il governo; sono certo che, prima o dopo succederà qualche
rivolta popolare. La gente, molta, non può più arrivare nemmeno a metà mese.
Strano che nulla accada.
CARMELO
A proposito di cose strane; vede quel fiore?
ANGELO
Quale fiore?
CARMELO
Quello lì sulla parete. Le piace? Mia moglie si lamenta perché dice che è stato
messo storto; le pare che sia così?
ANGELO
Aspetti che vado a guardare meglio (si alza e gli si avvicina a guardare. Rimane
imbambolato; va a prendere una sedia e gli si siede sotto cominciando a ridere.
Poi alterna il sorriso con grande serietà).
CARMELO
Oh, no! Anche lui? Non è possibile! (Rimane bloccato come una statua nel vedere
Angelo che ride come suo figlio Gigetto).
GIROLAMA
(Entra con Gigetto e s’accorge del marito bloccato, poi vede Angelo che ride al
fiore) Oh, no! (Sviene d’un colpo, mentre Gigetto prende la sedia e va a sedersi
accanto ad Angelo, a guardare e ridere pure lui. Si abbasseranno le luci ed
entreranno i personaggi assumendo ognuno, bloccati, la posizione che aveva
quando era in scena; poi, sotto l’occhio di bue, entrerà la megera che si
porterà sul palco a narrare la morale in versi).
LENA
Strano, il fenomeno della vita
da poi che la terra è nata.
Ghiacciai che si sciolgono,
discorsi che s’imbrogliano.
Chi si sposa, chi si fa prete,
chi convive, chi non ha mete.
Chi ha soldi e non sa cosa fare,
chi nulla tiene e non ha da mangiare.
Chi ha senno, giudizio guadagna,
chi è ignorante, sempre si lagna.
In questo mondo, sino che gira,
una cosa la prendiam sempre di mira.
Quello non serve, quello non vale,
quello è più dolce, quell’altro ha del sale.
Nessuno ha invece pensato all’ignoto,
fenomeni che spesso regalano un moto,
gente che vede e per paura non dice,
c’è perfino chi suda sette camicie.
C’e chi spiegare non può il mistero;
gente che dice: io credo sia vero.
Ora ascoltate, e a tutti dico di non ridere:
le cose esistono, e nessuno è obbligato a credere.
FINE