LE CARTE
fiaba musicale in tre atti di
Paolo Iorio
PERSONAGGI:
Nicolino un bambino
Mamma la mamma di Nicolino
Candida amica di Nicolino
Maestra insegnante di Nicolino e Candida
Impresario il proprietario di un teatrino ambulante
Re di Fiori attore
Dama di Fiori attrice
Fante di Cuori attore
Asso di Picche attore
Pinella attrice
Giullare Nicolino attore
TRAMA.
La storia si svolge in un luogo ed in un’epoca imprecisati ma passati. Non ci
sono tracce dei moderni mezzi di comunicazione e di trasporto. Protagonisti sono
gli abitanti di un piccolo paese in cui arriva un carrozzone di girovaghi che
mette in scena un’opera teatrale. Gli attori sono rappresentati da carte da
gioco: un Re, una Dama, un Fante interpreti di una semplice e convenzionale
storia d’amore; un Asso di Picche come antagonista al fante; l’Impresario
teatrale impersona l’entità malvagia che ha determinato i ruoli ai quali gli
attori non sanno e non immaginano neppure di potersi sottrarre.
Tra gli abitanti del paese, spettatori della rappresentazione, c’è Nicolino, un
ragazzo dalla viva intelligenza che vive solo con la madre e favoleggia di un
meraviglioso padre che non c’è più.
Viene scelto per completare la compagnia di attori ma in realtà l’Impresario
vuole solo l’ultima carta, il giullare, da aggiungere alla sua collezione;
completato il mazzo sarà padrone di tutti i sentimenti, tutte le emozioni, tutti
i ruoli che vivono gli esseri umani.
Trascorre un anno e il carrozzone di teatranti torna in paese.
Durante la rappresentazione tutti i personaggi recitano la propria parte
meccanicamente, quasi fosse stata tolta loro l’anima. Tra gli attori stavolta
c’è anche Nicolino, nel ruolo di Giullare, ombra di sé stesso.
Il pubblico assiste allo spettacolo soggiogato dal maleficio.
Candida, resasi conto della situazione, corre a chiamare Mamma che suggerisce a
Candida come risvegliare Nicolino intonando, senza parole, la ninna nanna che
gli cantava il papà da piccolo.
A quelle note inaspettatamente, però, a risvegliarsi è la coscienza
dell’Impresario che riconosce la canzone che cantava a Nicolino, il suo bambino.
Un tempo uomo allegro, spensierato e divertente, spinto dalla curiosità per le
emozioni umane, ne è rimasto tanto affascinato che, dimentico di sé stesso e
della propria famiglia, ha desiderato di possederle tutte, privandone gli
uomini. Pentimento. Uno alla volta tutti gi attori si risvegliano e affermano la
singolarità e originalità della propria personalità. Tutti insieme cantano il
finale.
ATTO I
(Fantasia dei temi musicali dell’operetta. Al termine entra in scena un
narratore a sipario chiuso)
Narratore 1 Gentilissime donne, spettabili signori
Non è di cavalier, armi ed amori
Che raccontiam ma solo di un bambino
A cui abbiam dato nome Nicolino.,
Come altri fanciulli, come tanti
Vive nella stagion delle cocenti
Passioni e dei sogni sperati
Che tutti noi vivremo o abbiam provati
E prego quindi voi: date attenzione
A questa storia, a questa finzione
Giacché dalle vicende di un racconto
Possiamo trarne tutti insegnamento!
SCENA I – Nicolino, Mamma. Casa di Nicolino. Mattina. Fuori scena canta un coro
di bambini:
Coro di ragazzi
Il sole sorge già, è giunto il mattino
E ognuno nel suo letto vuol riposar
Ma ogni mamma sveglia il suo bambino:
il sole è alto e a scuola deve andar
Indossa i pantaloni, vesti la giacca
Il latte nella tazza non far freddar
Infila tutti i libri dentro la sacca
il sole è alto e a scuola devi andar
(durante le note di chiusura, entra in scena Mamma che si accinge a preparare la
colazione)
Mamma (dolce e cantilenante, imitando il suono di una voce che chiama da
lontano) -Passerotto della Val Gardenaaa... Micione Fusante delle pianure
alluvionali del Beeliceee!... Imenottero Dormens delle colline toscaaneeee!.. E’
ora di alzarsi, Pigro de Pigronis!
Nicolino (entra in scena con aria assonnata, lamentandosi)
–Mmmm… mmmm… Mater Insopportabilis delle albe infuocate del Kilimangiaroooo… Oh,
mamma! Che strazio alzarsi ogni mattina per andare a scuola!
Mamma (in tono scherzoso ma fermo) – …Ma si deve fare..!
Nicolino –Si deve fare… ma non fa piacere!
Mamma - Non è un piacere, “Bimbo”: è un dovere!
Nicolino –..non mi piace dover fare un dovere non piacevole. Si dovrebbe poter
fare un doveroso piacevole dovere!
(sedendosi a tavola per far colazione)
Quanto è più bella la sera! Finalmente tu sei accanto a me, mamma, mi racconti
la tua giornata e mi dedichi il tuo tempo. Mi piace sentirti cantare quando mi
infilo nel letto, al calduccio! Il momento più bello della
giornata!...(cambiando tono di voce) Ricordi, mamma, la ninna nanna che mi
cantava sempre papà? Ce l’ho ancora in mente… (Nicolino intona la canzone senza
accompagnamento)
(Nicolino) Tu sei l’orsetto di papà
Un orsetto piccolino…
Mamma (interrompendolo scherzosamente)-Come, come?...e ti pare che tuo padre
t’avrebbe detto..”Orsetto”?! Vuoi che te le ricordi io le parole giuste?
Nicolino –Sì, Mamma.
Mamma (sedendosi accanto a lui, teneramente)- Ogni sera, giunto il momento di
andare a dormire, Papà ti sollevava da terra su, su, in alto, verso il cielo …
“Sei pronto a volare?”
Nicolino –E io, Mamma?
Mamma -Ridevi divertito ed impaurito di vertigine, e lui continuava: “In attesa
che tu spicchi il tuo meraviglioso volo, ci saremo noi a cullare le tue notti”
e, abbracciandoti, cantava…
(Mamma) Lascia che la tua mente voli
A rincorrere emozioni
Lascia che il tuo cuore si apra
per accogliere passioni
E difendi le tue opinioni
Dalle aggressioni di chi vuole che
Siano tutti uguali a sé
… … …
Non permettere mai che il tempo
uccida dentro il tesoro che hai
No, non consentirlo mai!
Nicolino –Davvero, Mamma? Erano proprio queste le parole che mi diceva?
Mamma –Sì, Tesoro, dolci, tenere, libere, audaci parole d’amore.
Nicolino –Dài… Parlami ancora di lui…
(Mamma) Era un uomo tenero e profondo
Che sperava tu cambiassi un mondo
Che odia le emozioni
Spegne le passioni
E che rende tutto uguale a sé
Diventava anch’egli un bimbo se
lui giocava allegro insieme a te
Ma ogni suo sorriso,
gli serviva a ricordarti che
devi credere in te
(commossa la madre si allontana sul lato sinistro della scena e di nascosto dal
figlio..)
(Mamma) Ti ricordo sempre amore mio
Per quei gesti ti credevo un Dio
Quanta tenerezza,
Ironia, dolcezza
Animava le parole tue
(anche Nicolino al centro per conto suo ripensa al padre)
Poi pian piano ti perdesti e
(Nicolino)Quanto mi manchi padre mio!
Ti chiudesti a riccio dentro te
Come vorrei abbracciarti anch’io
Niente più illusioni,
E farti le carezze
Giochi ed emozioni e
Le mille tenerezze
Il vuoto dentro di te.
Che regalavi tu a me.
(finito di cantare i due si cercano, si abbracciano e restano immobili fino a
quando non li scuote il consueto richiamo di Candida)
Candida – Nicolino… Nicolino!... dormi ancora?
(entrando in scena) Ogni mattina è la stessa storia. Faremo anche oggi tardi e
prenderemo il solito rimprovero dalla maestra.
Nicolino - No, Candida, oggi non faremo tardi: io non ho proprio voglia di
sentirla, la maestra. I rimproveri non sono nulla: è il resto, quello che dice,
che non sopporto: insegna solo regole, calcoli, convenzioni...
Candida – Ma Nicolino… Imparare regole è necessario!
Nicolino – E’ necessario anche parlare tra noi, di noi, dei nostri sogni, delle
nostre emozioni. Di ciò che può aiutarci a crescere e a vivere liberi e
responsabili del nostro futuro. Vorrei un posto dove puoi essere quello che SEI
Candida – Magari quello che SEI, ad oggi sei quello che …QUATTRO!
Mamma – Nicolino, poca filosofia: è ora di andare!
Nicolino –Partire… è un po’ morire.
Candida –..Se a scuola non sai cosa dire… è patire…
Nicolino – tra il dire e il fare c’è …da pensare…
Mamma – ma non divagare, né fantasticare..
Candida – e infine studiare, studiare e studiare!!
Nicolino – Uffa! No! Che noia! Che paranoia!!
(Candida) Andiamo, su corriamo!
la scuola ci aspetta già
e se non ci sbrighiamo
la porta si chiuderà
(Nicolino) Ma insomma, quanta fretta!
Chi credi che aspetti me
Nessuno mi considera
Nessuno… eccetto te!
(Nicolino e Candida salutano di fretta la mamma e escono di scena. Si ode di
nuovo il coro dei ragazzi dell’inizio)
(tutti) In ogni via vi son ragazzi vocianti
E ognuno con gli amici vuol camminar
La strada è lunga ma ad andare siam tanti
il sole è alto e a scuola dobbiamo andar
Il sole splende in cielo, a scuola si va!.…
SCENA II – Nicolino; Candida; Maestra; compagni di scuola.
(suona la campanella; tutti si sistemano nei propri banchi. Brusio. Dopo pochi
istanti entra la maestra)
Maestra – (severa)Buongiorno, ragazzi.
Tutti – (alzandosi in piedi)Buongiorno, Maestra!
Maestra –(con tono autoritario)Seduti e prendete il libro di aritmetica!
(Tutti siedono composti. Solo Nicolino, anziché il libro prende dalla borsa un
quaderno sul quale incomincia a scrivere)
Maestra –Ripetete tutti insieme il teorema di Pitagora!
Tutti –In un triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale
alla somma dei quadrati costruiti sui cateti…
Maestra –(mentre gli altri recitano, si avvicina a Nicolino e gli strappa dalle
mani il quaderno) Che cosa abbiamo qui? Scritti misteriosi? Un codice segreto?
No, (rivolgendosi a tutta la classe in tono sarcastico) poesie! Nientepopodimeno
che versi e racconti! Avreste mai immaginato di avere un poeta tra noi? (tutti
ridono, in tono di scherno)
“C’era un gatto tutto matto/Che individuò un anfratto/dove ratto s’infilò/come
fece? Non lo so./Poi s’addormentò sereno/ e, russando senza freno/fino a sera
continuò/quando alfin si risvegliò.” (tutti ridono, in tono di scherno)
Ma c’è dell’altro! (sfogliando il quaderno) E’ produttivo il nostro Poeta!
Sentiamo un po’ questa. “Il signor Alvaro, non appena ebbe finito di cenare,
entrò nella sua stanza e, come ogni sera, si accinse ad esplorare il mondo con
il suo microscopio. Non so descrivervi il suo stupore quando scoprì, dall’altra
parte della lente, un omino microscopico, in tutto identico a lui, che lo
osservava con stupore attraverso un telescopio…”(qualche risata, meno convinta.
Incomincia a sfogliare nervosamente)
“E’ sera e il sole muore/annegando nel suo stesso dolore/Nel rosso dorato
riemergono i ricordi del passato/Voci sopite, mute, ormai lontane/sono il
vessillo di speranze vane… “
Maestra (indispettita e sorpresa allo stesso tempo, ma decisa a non dar
soddisfazione a Nicolino)- Sciocchezze! A scuola si viene per imparare quello
che diciamo noi e non per perdere tempo in simili sciocchezze! (restituisce con
malagrazia il quaderno al ragazzo)-Tutti insieme! Due per uno due; due per due
quattro; due per tre sei….
Candida (mentre gli altri continuano)– Che fantasia!.. Ma come fai a scrivere
certe cose?
Nicolino – “Ascolta ciò che hai dentro”…. Diceva così mio padre. E anche…
(rivolto al pubblico) “Tu sei piccolo, ma dentro ognuno di noi c’è un universo
da esplorare.
Tutti -Due per quattro otto; due per cinque dieci(Gli alunni continuano
incalzando)
E sono infinite le cose che possiamo fare.
Tutti –Due per sei dodici; due per sette quattordici(crescendo)
Perciò sii sempre te stesso”.
Tutti –Due per otto sedici; due per nove diciotto…
E così io scrivo quel che sento dentro...
Tutti –Due per dieci venti!! (gridano)
indifferente a ciò che sentono le mie orecchie! (indicando i compagni che
continuano a cantilenare)
Maestra: ed ora la grammatica, ragazzi, ripetete con me le preposizioni di a da
in con su per tra fra
(tutti declamando a tempo)
Di a da in con su per tra fra
Son le preposizioni
Regole grammaticali
Son milioni di milioni….
(Nicolino) So che il bel parlare
Deve rispettare
Regole sintattiche
Precise ed appropriate
Ma non voglio usare le parole
Che sanno far del male
Io vorrei conoscer le parole
Che san parlare al cuore!
(tutti declamando a tempo)
Tre per otto ventiquattro
Sei per otto quarantotto
Se alla somma l’hai sottratto
Calcolare puoi il riporto….
(Nicolino) Somme, sottrazioni,
moltiplicazioni,
tutto in questi calcoli
infonde sicurezza
Io vorrei contare le carezze
Che chiedono i bambini
Vorrei calcolare le dolcezze
Che uniscono gli amanti
(tutti declamando a tempo)
I pianeti sono sette
Compion orbite perfette
Con ellittico ruotare
Che ha in un fuoco il nostro Sole….
(Nicolino) Io so che la terra
È un corpo celeste
Vaga solitario
Nello spazio siderale
Ma so anche che ospita la Vita
In multiformi modi
Ne vorrei conoscer le emozioni
I sogni, le passioni!
(tutti declamando a tempo)
Se del lucro tu hai bisogno
Al ricavo toglier devi
Ciò che hai speso per trovare
Il tuo lecito guadagno..
(Nicolino) So che il denaro
È un bene raro
Che anima la bramosia
Di tutte le persone
Io vorrei divider le ricchezze
Per alleviar tristezze
Trasformare un mondo di dolore
In palpiti d’amore!D’Amore!
(tutti)
Tran tran tran tran tran tran ….
A questo punto si sente in lontananza una banda che suona (tema dei Girovaghi).
I bambini corrono alla finestra incuriositi con esclamazioni di gioia.
(tutti) - Maestra, C’è una banda che suona!
- No, E’ un circo!
(uno di loro rivolgendosi al pubblico)
- No! E’ un carrozzone di saltimbanchi!
A queste parole anche Nicolino si avvia verso la finestra.
Cala il sipario.
ATTO II
Narratore 2 Dunque giunto in paese è un carrozzone
Di girovaghi, guitti e teatranti
Fremono tutti per l’agitazione
Accorreranno in piazza tutti quanti!
Non è cosa da niente, in questo loco
Di giorni tutti uguali, tutti grigi
Poter gioir, poter ridere un poco
Di gesta, amori, equivoci e litigi.
E Nicolino? Non sarà colpito
Da tanta novità, da tanto lustro?
Sarà tra gli altri anche lui seduto,
Battendo anch’egli le mani con gusto?
SCENA I – Mamma; Candida; Re di Fiori; Dama di Fiori; Fante di Cuori; Asso di
Picche; Due di Picche; Impresario;
tutti gli altri personaggi tra il pubblico;
La scena si apre con l’arrivo di un carrozzone di attori girovaghi alla presenza
di tutti gli abitanti. Tra i presenti osserva la scena, in disparte, la madre
del protagonista che partecipa al brano musicale di apertura. Tutto il paese,
Nicolino compreso, assiste alla rappresentazione edificante e convenzionale di
un Re morente pianto dalla figlia Dama, ignara che ad avvelenarlo lentamente è
il perfido Asso di Picche, suo promesso sposo, che in tal modo spera di
prenderne il posto.
Lo scopre e lo smaschera Fante di Cuori, innamorato di Dama.
Scacciato il maligno Asso, il risanato Re di Fiori concede Dama a Fante che
vivono felici e contenti.
(La storia è narrata e recitata in versi per accentuarne la leziosità, ma anche
per conferire una nota comica al tutto)
(tutti) I Girovaghi eccoli qua
Il Teatro che novità
Cosa ci mostreranno
Chissà chi lo sa?
(attori) Noi girovaghi siamo qua
Pieni di buona volontà
Raccontiamo vicende
Piene di bontà!
(mamma) C’è qualcosa che m’angoscia
Di preciso non so dir
Una sorta di mistero
Che mi fa rabbrividir
I ricordi, le passioni
Di un amor che non c’è più
Non c’è più…
(attori) I girovaghi eccoli qua (…)
(mamma) il pensiero del passato
Segue sempre i passi miei
Io ricordo i bei momenti
Ci ripenso e non dovrei
I ricordi, le passioni
Di un amor che non c’è più
Non c’è più…
(attori) I girovaghi eccoli qua (…)
Impresario (rullo di tamburi)–Signore e signori, gentilissimo
pubblico!...Accorrete numerosi ad assistere al mirabolante spettacolo messo in
iscena da questa compagnia di valenti attori, reduce dai successi riscossi nelle
principali città del paese. Gioie, dolori, sogni e passioni… tutto questo per
soli due soldi! Cosa sono due soldi di fronte all’emozione che proverete
commuovendovi nell’assistere alla vista dell’agonia del Re di Saragozza e al
dolore della di Lui figlia? Bambini, piangete così la mamma vi porta a teatro!
Vengano, vengano! Uno spettacolo solo due soldi!
RAPPRESENTAZIONE IN VERSI (recitando in maniera grottesca e caricata a mo’ di
burattini o commedia dell’arte)
Impresario: Muore il re di Saragozza
E la figlia sua singhiozza
Dama: “Vuoi tua figlia abbandonare?
Padre mio, non mi scartare!”
Impresario: Gli risponde il bieco Asso
Asso: “Ci vorrà un altro salasso!
E ho già pronta una pozione
per condurlo a guarigione”
Re: “La pozione non la voglio
Sa di fogna! Puzza d’aglio!”
Fante: (al pubblico) (Io sospetto un bell’imbroglio
Cosa conterrà l’intruglio?)”
Asso:(a Dama) Non ti devi preoccupare
(al pubblico) (tanto lo farò crepare..
Ed insieme alla sua figlia
(indica se stesso) La corona.(eh,eh).. chi la piglia?.)
Fante:(al pubblico) (Fa’ vedere da vicino
Che contiene il bicchierino)
(lo strappa dalle mani dell’asso)
“Miele, zucchero e cannella…
(annusa) …di veleno una scodella!”
(si sofferma a riflettere poi, illuminato da un’idea, si rivolge al sovrano)
Per scampar cibo infelice
Io trovai un’assaggiatrice.
(entra il due di picche e l’asso di picche si spaventa)
(con enfasi) E’ Pinella, assai importante
nel paese non distante
di Burraco mentre qua…
…conta quanto un baccalà!
Re: Non mi occorre l’assistenza
Posso certo farne senza!
Fante: (insistendo) L’ho scovata nei paraggi,
Perché il vostro cibo assaggi
Ve lo spiego ancora in rima,
Perché assaggi il cibo prima,
Per scansar rischi mortali.
Re:(scandalizzato) Non aspetta i commensali!!…
..senza dir buon appetito!!…
Fante: Ma maestà!...non ha capito?…
(fa assaggiare il bicchiere al due di picche, che tremando lo assaggia e muore
stecchito)
Ecco dunque rivelato
Il progetto del malnato!
(rivolgendosi ad Asso) Ah, furfante! Mascalzone!
Manomesso hai la pozione
Per poter Dama sposare…
Il Sovrano vuoi accoppare!
Asso:(leggendo l’etichetta)
Non è ver, sono innocente
Non ho fatto proprio niente
Se sbagliata qui è la lista
…date colpa al farmacista!
Dama (ad Asso) Ah, birbante, traditore
Non sei degno del mio amore!
Riponevo in te la stima…
avrei dovuto capir prima!
Re (ad Asso) Cortigiano vil dannato
sei di picche: sii impiccato!
Se non era per il fante
Un intruglio sì pesante
Preparato in modo oscuro
Mi uccideva di sicuro!
Fuori, via da questa stanza!
(…che tremendo mal di panza!)
Re (rivolto a Fante) Oh, fedele mio scudiere
Io t’investo Cavaliere!
Dama (allusiva al Re) Papà mio, non chiedo assai..
Ma qualcosa in più farai??
non vuoi Tu veder sposata
La tua figlia tanto amata?..
Re (comprendendo) E’ Ver…
(rivolgendosi a Fante) Tanta arguzia hai dimostrato
E per questo vai premiato
Voglio il sogno coronare:
la dama di cuori puoi sposare!
Orsù, via, si faccia festa!
(… che tremendo mal di testa!)
Il pubblico applaude divertito. L’impresario che, sceso dal palco, ha assistito
anch’egli alla rappresentazione stando in disparte, esprime le sue opinioni
sugli spettatori presenti sul palco ed in sala.
Impresario (cortese, al pubblico)-Applaudite, applaudite pure, (a parte con
disprezzo) stolti!
Miseri siete, voi! Preda delle vostre inutili emozioni! Vi basta una smorfia,
una battuta, un lazzo e vi lasciate andare al riso, che deforma le vostre facce
rendendovi simili a scimmie.
Ognuno di voi vive nell’illusione di poter decidere il proprio futuro attraverso
le proprie azioni!
Nel mio lungo girovagare per il mondo, percorrendo paesi sconosciuti, lande
desolate e fertili pianure, incontrando sperduti villaggi e popolose città…
tutte le persone, come voi,(indicando il pubblico in sala) si credevano
insostituibili, uniche al mondo!
(indicando gli attori)Dama, la giovane leggiadra e vezzosa che godeva
dell’ammirazione di tutti… Re, il saggio ed amato sovrano, tronfio della sua
potenza… Fante, il giovane dall’animo nobile e generoso, pronto a
morire(enfatico) per le proprie idee… Asso, perfido e scaltro, capace di ogni
nefandezza pur di raggiungere il suo scopo… (indica Pinella stesa a terra)
persino il Due di Picche pensava di contare qualcosa!!. Che illusi! Loro, loro e
tutti gli altri, tutti quelli a cui ho tolto l’anima (con enfasi) riducendoli
fantocci di se stessi. Ognuno di loro ora è una carta da gioco nelle mie mani,
che mescolo a mio piacimento e scelgo con cura. Ogni carta svela carattere,
sogni, ideali, ambizioni, amori, speranze diversi, che posso vivere io, ma io
solo!! (ride)
(Impresario) Io odio il coraggio
La capacità, l’ingegno
Voglio un mondo di certezze,
normalità, banalità:
Bando alle emozioni, passioni!
No! Niente opinioni!
Io ne diverrò il padrone:
le sederò, le capterò,
le guiderò!
Basta una carta…
E al mio scopo arriverò!
Solo una carta…
E il mio gioco vincerò!
(con disappunto) Ma da mesi, ormai, sono alla ricerca dell’ultima mia carta, la
carta che riassume tutte,(scendendo dal palco) che puoi essere tu (illumina con
una torcia le facce del pubblico) potreste essere tutti voi. É il jolly,
Giullare, lo spirito geniale e libero dalle convenzioni. L’ultima carta,
l’ultima carta… e tutte, tutte le emozioni, tutti i sentimenti saranno miei e ne
sarò il solo padrone e signore!
Basta una carta…
E al mio scopo arriverò!
Solo una carta…(risata sardonica)
E il mio gioco vincerò…
(nota e si avvicina circospetto a Nicolino seduto nel pubblico che lo osserva
incuriosito. Sul volto dell’impresario si disegna una smorfia di stupefatta
soddisfazione: ha trovato chi cercava!)
Impresario (con voce suadente) –Piaciuto lo spettacolo?
Nicolino – Moltissimo!
45 minuti
Cala il sipario
ATTO III
Narratore 3 Avete visto tutti l’Impresario
Avvicinarsi torvo a Nicolino
Cosa gli avrà mai detto, serio serio?
Che cosa avrà proposto a quel bambino?
Ma è già trascorso un anno da quel giorno
Nicolino è svanito nel nulla, senza traccia
Tutti aspettan con ansia il suo ritorno
Non si sa dove sia né cosa faccia
La Mamma è disperata, Candida pure
Non si danno ragion dell’accaduto
Già paventano tragiche sventure
(al pubblico) Qualcuno sa dov’è?... o si è perduto?
Ma giunge all’improvviso una notizia
Tornano i teatranti, ecco gli attori!
Gli animi si riempion di letizia
fiorisce la speranza in tutti i cuori!
Nicolino svanì proprio nel giorno
Dell’ultima rappresentazione
Ed or che i guitti han fatto qui ritorno
potremo averne forse spiegazione.
SCENA I – Mamma; Candida; Re di Fiori; Dama di Fiori; Fante di Cuori; Asso di
Picche; Impresario; Giullare(Nicolino)
tutti gli altri personaggi tra il pubblico;
(l’Impresario presenta lo spettacolo al pubblico ma, contrariamen-te all’anno
passato, il suo tono non è bonario, bensì malefico)
Impresario –Signore e signori, gentilissimo pubblico!...
Fiorisca la speranza in tutti i cuori!… Anche quest’anno assisterete allo
spettacolo di questa compagnia di valenti attori, reduce dai successi riscossi
nelle principali città del paese. Nulla, nulla è richiesto per assistere alla
rappresentazione ma, badate bene, niente più frivolezze e lazzi, siamo
cresciuti, sarà uno spettacolo serio, edificante! Accorrete dunque numerosi!
(Inizia nuovamente la medesima rappresentazione dell’anno precedente ma tutti i
personaggi recitano la propria parte meccanicamente, quasi fosse stata tolta
loro l’anima. Anche il pubblico è soggiogato: ride a comando, batte le mani a
tempo: la maledizione sta per compiersi. Tra gli attori anche Nicolino, nel
ruolo di Giullare, ombra di sé stesso. Candida è tra il pubblico e s’avvicina a
lui, riconoscendolo. Impresario assiste a tutto in disparte)
Impresario: Muore il re di Saragozza
E la figlia sua singhiozza
Dama: “Vuoi tua figlia abbandonare?
Padre mio, non mi scartare!”
Candida – Ma… non è possibile… Nicolino! Sei tu?!
(Nicolino non risponde e intanto la grottesca rappresentazione continua)
Impresario: Gli risponde il bieco Asso
Asso: “Ci vorrà un altro salasso!
E ho già pronta una pozione
per condurlo a guarigione”
Candida – Nicolino, rispondi! Sono Candida! Che cosa ti hanno fatto? Rispondi!
Rispondi!
(rendendosi conto che i suoi tentativi sono vani, esce dalla scena. Ne rientra
dopo pochi istanti recando con sé Mamma)
Re: “La pozione non la voglio
Sa di fogna! Puzza d’aglio!”
Fante: (al pubblico) (Io sospetto un bell’imbroglio
Cosa conterrà l’intruglio?)”
Candida – Eccolo, vedi? Ma non mi riconosce!... E non riconosce neppure te!
(Mamma nel frattempo si è avvicinata correndo a Nicolino, abbracciandolo. Ma il
ragazzo è rimasto indifferente)
Mamma – …il mio bambino… Ho già visto questi occhi, ho già toccato queste mani,
ho già sentito i battiti meccanici di questo cuore,…questa freddezza… tanti anni
fa…
Candida – E non facciamo nulla? Non c’è nulla che si possa fare per fermare
questo maleficio? Guarda Nicolino! Guarda i nostri amici… guarda tutti! Tutti
hanno perso la propria anima, tutti senza coscienza e senza memoria di sé
stessi!
(Pausa di assoluto silenzio. Mamma percorre il palcoscenico, osservando la
scena. Poi il suo sguardo si illumina, animato da un’idea. )
Mamma – (Intona a bocca chiusa il tema della ninna nanna)
Candida – (segue l’esempio di Mamma e si avvicina a Nicolino)
(inizia in sottofondo il tema della ninna nanna)
Impresario (trasecolando)-Questa musica!.... Questa musica! (Si tappa le
orecchie e si tiene la testa…) Che ricordi richiama alla mente! Io.. Io in una
stanza… una stanza da letto…in penombra e… e… in braccio… un bambino!?! Nella
testa sento la sua voce, le sue risa… i suoi pianti! E rivedo la figura di una
donna!(Cade in ginocchio tenendosi la testa, poi si rialza, riacquistando di
colpo memoria del suo passato)Nicolino! Moglie! Cos’ho fatto? Come ho potuto mai
dimenticarvi! Sono io, sono io… vostro padre e marito! Ero stanco di provare le
emozioni che gli altri volevano… E per la mia incontenibile curiosità sono
fuggito via, un giorno, in giro per il mondo, affascinato dalla meravigliosa
varietà di sogni, emozioni e aspirazioni degli uomini. Ed accecato dalla
presunzione, dall’orgoglio e dall’egoismo, ho voluto catturarli ed
appropriarmene! Che fossero solo miei i sentimenti, anche quelli degli altri!
Per controllarli: accenderli e spegnerli, come volevo.
Ora lo so, ora lo vedo!...li ho usati… (indicando tutti i presenti)ho rubato
loro la libertà, la dignità… E allora…
(Prende il suo mazzo di carte dalla tasca)
-Adesso basta! (gettandolo in aria verso il pubblico) Via questi simboli! Siano
liberi tutti! Ognuno sia se stesso!
(Tutti si risvegliano dal torpore in cui erano caduti e ogni personaggio,
togliendosi di dosso la carta con la quale è contrassegnato, afferma la propria
libertà)
(Dama) Io son bella e vezzosa
E mi piace apparir
Ma getto via ogni cosa
Se vedo alcun soffrir
(Re) Mi piace esser potente
Adoro comandar
Ma solo tra la gente
La vita so apprezzar
(Fante) Son coraggioso e colto
Difendo i miei ideali
Ma gli altri sempre ascolto
Perché li sento uguali
(Asso) Son io tra noi il peggiore
Riesco a farmi odiare
Ma con un po’ d’amore
potrei forse cambiare!
(Pinella) Son l’ultima arrivata
Vorrei carriera fare
la mia vita avvelenata
l’amore può purificare
(Nicolino) Amo inventare, ridere
Fantasticar, creare.
Ma ciò che mi fa crescere
È la forza di amare!
Narratore 4 Avete visto dunque, o buona gente,
quanto può l’odio, la sopraffazione
prender possesso del cuore e della mente
lasciandoci nella desolazione
l’indifferenza e l’altrui disprezzo
ci rendon ciechi e sordi all’accoglienza
eppur la vita umana non ha prezzo,
e dell’amor non possiamo star senza!
Senza l’affetto delle altre presenze
l’uomo solo diventa un impostore
si ribellano a questo le coscienze
ognun di noi reclama solo Amore!
(Tutti) Ogni persona merita il ruolo che
Liberamente desidera per sé
Siam tutti quanti infiniti universi
ma siamo tutti uguali, eppure diversi
nella libertà!!
Cala il sipario