LA GUARDIANA DEL RELITTO

di

Angela Villa


Alle piccole vittime dei naufragi
Qualche tempo fa su una spiaggia libica il mare ha restituito i corpi di alcuni bambini morti durante un naufragio il testo è dedicato alla memoria di queste piccole vittime. Un futuro dispotico, un’isola in mezzo al mare e una donna, Agave, seduta all’interno di un relitto naufragato. Si è incatenata al relitto perché le Istituzioni vogliono sequestrare il barcone, e utilizzare il legno, per costruire oggetti di lusso. Un modo subdolo per cancellare ogni memoria del naufragio e delle vittime. Il relitto domina la scena, potrà semplicemente essere rappresentato con un’impalcatura o immaginato, secondo le indicazioni della regia.


Personaggi
Agave: donna di mezza età
Galatea: una giornalista

    
Luce su Agave, è seduta all’interno del relitto, ha intorno alla vita una lunga corda, sta riordinando un mucchio di scarpe cercando un criterio.

AGAVE    Ecco qua, ho finito, ho provato a dare un certo ordine a tutte queste scarpe spaiate, un criterio, ma è impossibile. Più cerchi di mettere le cose a posto, più tutto se ne va per i fatti suoi. E adesso concentriamoci sulla rete…
                                     (Si guarda intorno, cerca una rete di pescatori poi la trova appesa al bordo del barcone)
    Dove l’ho messa...? Era qua un minuto fa... ah eccola, finita nel mare senz’acqua... chissà se la finirò mai, quasi, quasi mi sembra il lenzuolo di Penelope... il lenzuolo? Il telo...? No, no, la tela, certo, perché non ci ho pensato prima...  (Mette da parte la rete, prende in mano un cruciverba, scrive la definizione che le è appena venuta in mente) 13 orizzontali... “Apparteneva alla moglie di Ulisse”: 4 lettere: TELA. La famosa tela di Penelope...
                                      (Posa il cruciverba grida verso l’esterno)
                                      Ma io non sono Penelope... io non aspetto.
     Si sente il rumore di una porta che sbatte. Resta immobile con le mani sul grembo concentrata sul mucchio di scarpe e sulla rete, quasi in attesa di un secondo rumore... la porta sbatte nuovamente. Si alza, si sporge dal relitto e grida in basso verso una casa verso qualcuno che immaginiamo sia in quella casa. In questo monologo iniziale, nei momenti di pausa, sarà indaffarata a riparare la rete da pescatore.
    E non sbattere le porte come tuo solito che qua rimbomba tutto... Ti sei scordato che la porta di casa è vecchia? E già, così la finiamo di rompere... ma tanto a te che te ne importa, tanto tu vai e vieni come ti pare e piace... Si rompe, si rompe, te lo dico io. Come se non lo sapessi, nei mesi estivi, non viene nessuno a riparare le cose, hai voglia a chiamare, nessuno si scomoda, sono tutti impegnati a fare soldi con i turisti.
    Silenzio riflette
    Senti un po’ io prima non ti potevo rispondere, perché avevo da fare con il riordino delle scarpe...  stamattina mi davi le spalle e mi dicevi tutte quelle parole brutte ma le dicevi di spalle, non tenevi il coraggio di guardarmi in faccia e negli occhi, perché lo sapevi che stavi dicendo cose false su di me, forse volevi misurare la forza del mio amore, ma l’amore non si misura...
    Silenzio, riflette
    Un sacco di parole sbagliate che ora non ricordo più, sì, non le ricordo, perché io non sono come te, io non porto rancore, io dimentico le cose brutte, giro pagina, io, giro pagina e vado avanti ma tu no, tu ricordi tutto, ti attacchi a tutti gli spilli... e dopo tutti questi anni e tanto amore, fai questa sceneggiata?
                                     Io non ci posso passare, che coraggio che hai tenuto a vomitare tutto questo veleno e dove lo tenevi nascosto? E togliermi la parola così... per un momento di buio. Un solo momento di buio, può cancellare l’amore di anni. Ci vuole coraggio a buttare tutto a mare, anni e anni di vita assieme...
    Silenzio riflette
    Ma che sto dicendo, il coraggio è di questa gente che ha viaggiato in mezzo al mare con la tempesta nel cuore, perché quando ti danno quattro soldi in mano e ti dicono:
    “Vattene, questa casa mi serve, questo terreno ora è mio...”
    Te ne devi andare per forza, perché se non te ne vai, ti ammazzano in mezzo alla strada come se niente fosse, allora nel cuore ti porti solo tempesta e paura e ti diventa di pietra. L’unica speranza è partire, se non vuoi morire. Tu non ti rendi conto la fortuna che hai, che abbiamo, noi non dobbiamo pensare a come continuare a vivere, noi possiamo pensare all’amore. Io nell’amore ci credo veramente e quando c’è, non è che una piccola, mezza, parola sbagliata, perché di questo si è trattato, una piccola, mezza parola sbagliata, non può spezzare il nostro rapporto di anni e anni... Ma sì, sì, vattene, vattene pure. Tanto io non ho bisogno di niente e di nessuno. (Si sporge nuovamente)    
                                      A chi stai aspettando, stai ancora qua? Scusami se non scendo per salutare, in questo momento non posso proprio.
GALATEA    (Entrando timidamente) Buongiorno...
AGAVE    Buongiorno... Mi scusi un momento. (Si sporge)
GALATEA    Che cosa? Dove sono i calzini anallergici? Poi dici che non ho ragione, ricordi tutto e poi non sai nemmeno dove sono i tuoi calzini. No, non te lo dico dove stanno, te li cerchi da solo... (Rivolgendosi alla giornalista, che aspetta in un angolo della scena, le parlerà con il voi come si usa ancora in alcune zone d’Italia).
    Scusate signorina e che volete fare, bisogna portare pazienza, la pazienza è la virtù dei forti... a volte gli uomini hanno bisogno di sentirsi liberi. Lui ogni tanto se ne va ma poi torna... non tutti capiscono che la vera libertà sta vicino a chi vuoi bene.
                                     (Gridando e guardando in basso come se volesse far sentire all’uomo.)
    E certa gente, ci mette tutta una vita per capirlo, altri, invece, lo capiscono solo in punto di morte. Ecco qua ho detto tutto.
GALATEA    Posso salire?
AGAVE    Certo, salite... accomodatevi... non vi preoccupate, non è pericoloso, questo relitto ha una certa età ma è ancora buono, legno solido come si faceva una volta.
GALATEA    Discutevate con vostro marito?
AGAVE    Non siamo sposati, ma stiamo insieme da tanto tempo io lo considero marito e lui non so cosa mi considera, perché bell’ e buono se ne va...
    Siete qua per l’intervista? Fino ad ora non era mai venuto nessuno ad intervistarmi, vengono solo turisti, mi fanno le foto e poi le mettono su “facebuk”, “Il barone Rampante dell’isola...” Anzi, la baronessa... Un signore ha fatto anche un quadro, è stato tutto il giorno seduto vicino a quello scoglio: “Donna di mare con relitto...”  …No... “Relitto di donna...” No, no, aspettate non è questo il titolo... “Relitto di mare con donna”. Mi hanno detto che il quadro è esposto in una mostra importante al nord... che pazzarìa... la Nereide dell’isola... e manco a farlo apposta mi chiamo Agave... e voi come vi chiamate?
GALATEA    Galatea... ma tutti mi chiamano Tea.
AGAVE    E come mai vi chiamate così?
GALATEA    Non so, sono cresciuta in un istituto per bambini abbandonati... non ho mai voluto conoscere il mio passato... non ho mai chiesto, approfondito…
AGAVE    Eh, male figlia mia, se volete fare la giornalista dovete chiedere, chiedere... fare anche domande, come si dice? Fastidiose. Mio padre era fissato con la mitologia, perciò mi ha dato questo nome. Ne parla pure Omero…Io conosco un sacco di parti dell’Iliade a memoria, lo faccio per tenere in allenamento la mente. Voi lo leggete Omero?
GALATEA    L’ho studiato al liceo... ma ora in questo momento non ricordo...
AGAVE    E per forza, perché l’avete studiato. Quello che si studia prima o poi si dimentica, perché lo si fa per obbligo, invece se uno legge per passione, non dimentica più niente. Avvicinatevi un po’. Fatevi guardare bene, venite sotto al faro... Siete veramente una giornalista? A me sembrate una suora... Non è che siete una di quelle donne di carità mandate dal parroco? Lui mi vuole per forza convincere a rinunciare alla battaglia, ma io non rinuncio, io resisto. Se siete una di loro, state perdendo tempo. Io non cambio idea. Resto qua. Io non scendo.
GALATEA    Sono veramente una giornalista. Lavoro per una rivista che si occupa di migrazioni. Attualmente sono in un periodo di prova.
AGAVE    Ah ho capito, lavorate gratis...
GALATEA    Uno stage, poi forse mi assumeranno...diciamo che fra stage e periodi prova, ho superato i trent’anni da un pezzo ormai e sono sempre precaria però forse...
AGAVE    Forse...
GALATEA    Se l’articolo piace...
AGAVE     Se l’articolo piace.
GALATEA                  Forse...mi assumeranno a tempo indeterminato
AGAVE                    Allora faremo in modo che sia un bell’articolo, una storia memorabile. Diventerete una grande giornalista e tutti i giornali, faranno a gara per assumervi. Chiedete, chiedete pure, che volete sapere?
GALATEA    Posso registrare questa intervista?
AGAVE     Certamente, però scusate il mio linguaggio, io parlo un po’ come mi viene.
GALATEA    Nessun problema... (avvia la registrazione) Voi siete una di quelle donne dell’Isola che hanno accolto i primi migranti e avete offerto assistenza. Dal gennaio a maggio sono arrivati circa 28.000 migranti sulle coste e soprattutto su questa piccola isola, di questi, la maggioranza provengono dal continente.
AGAVE    Una volta si andava e si veniva dal continente, come se niente fosse... mio nonno portava il cous cous, io così ho imparato a farlo, una mia zia si era sposata con uno del continente e un mio zio si era unito con una che veniva dall’altro mare, all’improvviso sono diventati tutti nemici...
GALATEA    Dicevo... la maggior parte provenienti dalle terre oltre il mare, insieme ad altri migranti di origine diversa. Numeri significativi, se si considera che nell’intero anno, in cui si è registrato il record di sbarchi, sono arrivate circa 37.000 persone... Che cosa vi ha spinto, nonostante questo senso di invasione di cui tutti parlano ormai...
AGAVE    Innanzitutto io tutta questa invasione che dite voi, non l’ho proprio vista o forse ero abituata a vedere tanta gente dalla mattina alla sera... C’è stato un’emergenza, i vertici non erano preparati, solo noi, pure se eravamo impreparati, ci siamo subito organizzati. Perché viviamo di emergenza. In quest’isola sono anni che viviamo di emergenza. Quando ero bambina, il sindaco si fece mettere in una bara con i lumini accesi, perché lo stato non aveva ancora dato la luce elettrica... il telefono, l’acqua... i collegamenti necessari, tutte conquiste sudate a caro prezzo...
GALATEA    Sì, infatti, volevo soffermarmi in particolare, però, sulla questione del bambino, motivo principale che vi ha spinto a salire quassù. Da diverso tempo ormai...
AGAVE    Undici mesi, ventinove giorni, dieci ore e trentuno minuti per la precisione.
GALATEA    Un record. Come avete fatto a resistere così tanti giorni?
AGAVE    Con la forza della disperazione e con l’aiuto di alcune amiche...
GALATEA    E come passate il tempo?
AGAVE     Ho tante cose da fare, cucino, cucio la rete dei miei amici pescatori, sono i miei principali sostenitori, sistemo le scarpe, ogni giorno cerco di sistemarle in modo diverso per trovare la soluzione migliore, ma secondo me non esiste... e poi faccio le parole crociate, il mio passatempo preferito, perché sviluppa la memoria...
GALATEA    Come mai avete pensato di salire proprio quassù?
AGAVE    Perché volevano sfasciarlo. Io sono affezionata a questo relitto. È il primo barcone che è arrivato sull’isola... mio nonno è morto in mare su un peschereccio come questo, perché distruggerlo? Il relitto può restare così com’è. È ancora solido, non c’è bisogno di sfasciarlo. Può diventare una casa, un ristorante e perché no? Anche un teatro. Ho cercato di spiegarlo con garbo e con maniera a quella signorina che si è fissata col barcone... ma lei niente, continua a ripetere sempre la stessa tiritera, senza capire quello che dico. Una donna stupida, senza cervello, non vede lontano, vive solo di presente e ragiona con il portafoglio. E così un bel giorno mi sono detta, se quella gente può stare tante ore in mare, rischiando la vita, io posso resistere su un relitto senza mare... Sono salita a bordo e non sono più scesa e non scenderò, dovessi campare cent’anni.
GALATEA    Voi avete accolto un bambino, in quel periodo critico, è rimasto un po’ di tempo con voi... cosa vi ha spinto a offrire ospitalità a quel bambino? Che cosa si prova...
AGAVE    Eh, cosa si prova, cosa si prova, io veramente non ci ho nemmeno pensato, ho fatto quello che si doveva fare e basta. C’era una confusione che non vi dico, erano appena sbarcati, quei pochi che si erano salvati, molti non tenevano manco le scarpe. E allora io e le mie vicine ci siamo dette, sono figli di mamma, potrebbero essere i nostri figli... anche se io figli non ne ho... comunque, per non portarla a lungo, ci siamo organizzate, ognuno dava qualcosa... chi teneva da mangiare, portava da mangiare, chi teneva vestiti portava vestiti ma anche coperte, perché qua, quando soffia il vento, fa freddo e chi teneva scarpe, quelle portava, poi a un certo punto i vestiti sono finiti e sono avanzate un sacco di scarpe... eccole qua... le conservo per il prossimo naufragio... (indicando il mucchio di scarpe)
    E poi l’ho visto in mezzo a quella folla, si guardava i piedi graffiati, spellati e bianchi di sale, sapete com’è quando stai tanto tempo in mare... E’ stato un po’ di tempo qua e poi se n’è scappato. Forse è scappato in mare come Cola Pesce e continua a vivere là, sott’acqua.
GALATEA    Quindi è scappato?
AGAVE                      È scappato, certamente, perché quando ha capito che invece di rimanere con me, sarebbe andato in un altro posto, se ne è andato senza pensarci manco due volte, ha preso quel dolce che gli piaceva tanto U biancumangiari, quello che si fa con il latte e le mandorle e modestamente mi viene benissimo... insomma ha preso il dolce, una bottiglia d’acqua e se n’è andato. Ma io credo che prima o poi tornerà. E questo è il motivo principale per cui io non mi posso muovere e non me ne posso andare, io qua devo rimanere su questo barcone abbandonato, altrimenti lui come fa a trovarmi? E poi, il relitto vuole che io resti con lui…
GALATEA                  Il relitto?
AGAVE                      Esattamente …mi ha scritto una lettera, l’ho trovata in mezzo a queste assi… è legno buono, antico…
GALATEA                  E quindi mi state dicendo che questo legno sa scrivere…
AGAVE                      Questo non lo so, però la lettera è qua fra queste assi…
GALATEA                 Questo fatto, sì…il fatto della lettera che avrebbe scritto il relitto…l’avete detta anche alle Istituzioni…?
AGAVE                  E già. Allora non avete capito proprio niente...quelli già mi prendono per un’ esaltata, una pazza scatenata figuriamoci se dicevo che ricevo lettere da un relitto abbandonato…lo sto dicendo a voi…perché abbiamo detto che dovete scrivere una storia sensazionale…e quindi vi sto dicendo un segreto vi sto dando uno scoop… le magie accadono il relitto voleva farmi conoscere la sua storia e io mo la racconto a voi così poi voi la scrivete e la racconterete al mondo e magari accade un miracolo… che la gente si sveglia…
GALATEA                 Non credo proprio…
AGAVE                        E va beh se voi non credete nel miracolo della scrittura allora     avete sbagliato mestiere
GALATEA                 Ma come è possibile che un pezzo di legno si metta a scrivere una lettera a voi…
AGAVE                       E’ possibile, è possibile, tutti hanno una storia e perché non dovrebbe averla un peschereccio come questo? Può anche darsi che il peschereccio l’ha dettata a qualcuno e che questo qualcuno l’abbia scritta…Adesso non focalizziamoci sui particolari. Leggete c’è scritto tutto, tutta la storia, come è andato il naufragio è scritto tutto qua…li hanno abbandonati, quella gente si poteva salvare … (prende la lettera dalla tasca) leggete, leggete… (porge la lettera alla giornalista)
 GALATEA               Una volta ero un peschereccio…Mi avevano portato in questo pezzo di mare con forza. Stavo così bene in quel porto. Mi teneva un pescatore. Era un brav’uomo. Avevamo più o meno la stessa età. Eravamo felici assieme. Andavamo in mare di notte, perché i calamai, i marmori, si prendono col buio. Ogni bravo pescatore lo sa e lui preferiva la pesca col buio, gli sembrava più avventuroso, poetico, diceva sempre, il mare di notte, concilia i pensieri. Ogni giorno all’alba, tornavamo alla spiaggia, dopo una notte passata a guardare le stelle a cercare quella giusta, pescando solo quello che si poteva. I pesci piccoli, se per caso finivano nella rete, li buttavamo subito a mare. Comunque capitava raramente, perché noi conoscevamo bene le regole e le rispettavamo, le nostre reti avevano le maglie larghe, per far uscire i piccoli liberamente. Poi quell’uomo è morto affrontando la notte e la sua passione, mi hanno venduto ai trafficanti, mi caricavano come un mulo. Per loro ogni cosa era moneta: gli uomini valgono meno soldi delle donne, con le donne si fanno più affari, costano di più e si possono vendere al mercato come schiave, le madri con bambini hanno un prezzo scontato, i bambini si possono riciclare per il mercato degli organi... Parlavano solo di soldi e di quanto si poteva ricavare dalla disperazione degli altri e più gli altri erano disperati, più facevano affari. Quel bambino me lo ricordo. Era è stato bravo a gettarsi a mare prima della notte. I piccoli, si sa, sono veloci. Ha nuotato a lungo. E io che potevo fare? Cercavo di stare a galla, di tagliare le onde e reggerne la forza, buttato senza mezzi, in mezzo alla tempesta, mi ostinavo e resistevo, ritto e coraggioso, ero un peschereccio di costa, al massimo arrivavo a largo e poi tornavo indietro, in mare aperto non c’ero mai stato così a lungo.
                                 (Agave a memoria in sottofondo quasi come un’eco)
                                     Ho fatto del mio meglio per mantenere insieme tutti quanti, non volevo perdere nessuno, era una questione d’onore ma non avevo fatto i conti con la paura. La paura rende gli uomini deboli e soli, Per paura della notte, qualcuno ha acceso un fuoco, è stato l’inizio della fine. Qualcuno avrebbe potuto fare qualcosa ma non l’ha fatto, ha preferito aspettare:
                                    “NOI DOBBIAMO VEDERE COSA FARE”.
    Le ore passavano e la gente scivolava in acqua. Il mare dove comincia il dolore il mare che non appartiene a nessuno e che tutti vogliono, è rimasto offeso da tanto orrore. Ho visto ragazzi lottare, donne pregare, un uomo salvare solo sé stesso, spingendo i compagni in mare. Un troppo lungo sacrificio, questo può fare. Ho visto scarpe galleggiare, corpi affondare e due ragazzi, chiusi, nell’ultimo abbraccio, sprofondare lentamente. Ho visto me stesso affogare... nel giro di una sola notte, ho mutato tutto il mio mondo, da peschereccio costiero a relitto di mare.    
GALATEA    (restituendo la lettera) Una tragedia annunciata...
AGAVE                   E’ tutto vero è accaduto tutto in una notte. E io giorno dopo sono diventata un’altra donna.
GALATEA                  Quindi rifarebbe tutto…
AGAVE    Sì, lo rifarei. Non so se per protesta o per ostinazione, forse più ostinazione proprio perché lui, mio marito, si opponeva, allora io mi sono intestardita, voleva che io mi dimenticassi della legge dei miei nonni.
                                      Il mare ha le sue leggi. E la legge più importante è anche la più semplice: se qualcuno è in difficoltà, bisogna aiutarlo. Perché in mare non ci stanno stranieri. La gente che veramente conosce il mare così ragiona. Questa è la legge dei pescatori e la conoscono anche le donne dei pescatori. Mio nonno era pescatore, mio padre pure e mio fratello anche.
GALATEA    Anche suo marito?
AGAVE    Mio marito? No quello è uno scansafatiche, altro che pescatore... Anni e anni persi appresso a lui, che ne volete sapere. Lui ogni mattina si sveglia con un progetto nuovo in testa e io sempre ad accontentarlo, pensando, va bene, stavolta è la strada giusta, stavolta ce la farà. Ma quando mai... Scusate mi avete beccato in un momento particolare... Il momento della fuga dall’Egitto di mio marito, solo che fugge solo lui. Io sempre qua lo aspetto. (gridando verso l’esterno) Ma questa volta non so se ho voglia di aspettare... (Si alza indica lontano) Eccolo là, vedete? Quello è mio marito, no, no a destra, quella è mia cugina, sì lo so che da dietro sembra un uomo, col lavoro che fa, scarica le merci al porto, ha sviluppato i muscoli, mio marito è quello a sinistra, quello col berretto rosso in testa. Gliel’ho fatto io quel berretto, le sere di inverno sono lunghe a passare e allora lavoro all’uncinetto. Io nelle mani tengo l’arteteca, non so stare ferma e pure quando non ho niente da fare, sempre le devo tenere in movimento, almeno le mani.
GALATEA     Perché se n’è andato?
AGAVE    Abbiamo litigato, perché lui dice che questa mia battaglia per il bambino e per la barca, è una pazzia, vuole che io rinunci alla barca, secondo lui non mi dovevo incatenare a questa barca, perché le proteste della gente povera nessuno le ascolta... ma sapete che vi dico? Meglio che se ne va... anzi speriamo che non torna proprio più, io adesso vado in comune e faccio tutte le carte per tenermi il bambino. Solo che non mi posso spostare da qua, volete andare voi al posto mio?
GALATEA    Non credo che possiate.
AGAVE    E perché non posso?
GALATEA    La legge non lo permette. Non avete l’età...
AGAVE    Non ho l’età... non ho l’età... E che so’ vecchia? Quanti anni ho secondo voi?
GALATEA    Cinquanta?
AGAVE    Sbagliato.
GALATEA    E quanti ne avete?
AGAVE    Non ve lo dico, perché l’età di una signora non si dice mai. Comunque ne ho molti di più e ne dimostro molti di meno. Quello che conta è l’età che teniamo scritto qua e qua. (Indica la testa e il cuore) E io, qua e qua, mi sento di fare ancora un sacco di cose. Tengo un’energia dentro che non ve lo potete immaginare. Io da sola mando avanti la mia trattoria da anni ormai. Da quando è morta mia madre. Certo in questo periodo di lotta, faccio tutto dal barcone, la trattoria la manda avanti mia cugina, io cucino da qua sopra e le mando giù tutto quello che serve con questa carrucola, la vedete quant’è bella? Mi occupo anche delle conserve, alici e sgombri sott’olio, i turisti ne vanno matti. Sono nata e cresciuta qua, ho cominciato a cucinare che tenevo nove anni, aiutavo mia madre, non è che mi piacesse all’inizio, ma ne avevamo bisogno. Conservo sott’olio, tutta la robba che viene dal mare. Meno male che c’è il mare. Mio padre mi ha insegnato il rispetto per tutto quello che viene da là. Pure per i cristiani che vengono dal mare. Faccio anche un liquore al finocchietto selvatico. Lo raccolgo io stessa. Aspettate ve lo faccio assaggiare è una vera delizia. Uh, che scema ma io non mi posso muovere, ah ah ah che pazzarìa e mica posso rinunciare alla mia battaglia per un poco di liquore... Aprite quella panca che sta là in fondo, mi sono organizzata ho fatto portare tutto quello che mi serve qua sopra, ormai è diventata la mia casa questo relitto, aprite, aprite non vi mettete paura... avete fatto? Ci stanno pure i bicchierini... ne bevo volentieri un poco anche io...
    Avverrà una pantomima in cui la ragazza seguendo le indicazioni della donna cercherà il liquore giusto.
    No quello, quello è l’olio di lavanda... nossignore e nemmeno quello, quello è olio per i mal di pancia eh sì brava quello nell’angolino là a sinistra, quello, proprio quello, si riconosce dal colore, scusate se è olio o liquore si capisce subito no? Ecco qua adesso poggiate il liquore lentamente a terra senza sbatterlo perché è delicato e soffre i cambiamenti di temperatura. Ora tornate alla cassapanca e nell’angolo a destra in una vaschetta, nel contenitore dei contenitori, ci stanno i bicchierini quelli con i fiori disegnati sopra, sono antichi.
                                     (Terminata questa scrupolosa operazione, la ragazza finalmente verserà da bere.)
GALATEA    Squisito.
AGAVE    Squisito? Questo liquore fa resuscitare i morti...
GALATEA    È un po’ alcolico.
AGAVE    I miei clienti vanno matti per questo liquore... voi mi sembrate un poco troppo morigerata...
GALATEA    Sono astemia e vegetariana...
AGAVE    Uh madonna mia e come avete fatto a campare fino a mo?
GALATEA    L’avete fatto voi?
AGAVE    E ve l’ho detto già... Io questo faccio... mi aiuta mia cugina quando al porto non c’è niente da fare, oppure mio marito, quando sta in vena. Lo sapete? Ne ho fatto assaggiare un poco pure al bambino e gli è piaciuto assai... Quando ero bambina ci facevano assaggiare anche il vino... crescevamo così senza tante storie, non come si fa oggi... Se il bambino torna, lo tengo sempre con me e me lo cresco io, non ha più nessuno, la mamma è morta in mare, il padre sul continente. Io sono l’unica persona che lo può tenere.
GALATEA    Ve lo auguro, ma non so se riuscirete...
AGAVE     Mamma mia, un po’ di ottimismo... sembra che siete venuta qua a fare l’uccello del malaugurio... Allora voi al posto mio non avreste fatto nulla?
GALATEA    Parlatemi del museo...
AGAVE    Museo... è una parola grossa... diciamo che abbiamo raccolto in una grotta tutto quello che abbiamo trovato.
GALATEA    L’avete fatto voi?
AGAVE    Ancora, signorina... ma allora mi state prendendo in giro? E certamente che l’abbiamo fatto noi... questa è una terra dove la gente si ingegna. Ognuno si dà da fare con quello che può e sa fare e lo fa da solo... nessuno dice a un altro quello che deve fare. Sì l’abbiamo fatto noi, io e mio marito, per questo vi dico che torna, perché è un uomo buono ma un po’ testone. È un artista. Con una santa pazienza ha messo tutto assieme, per ogni oggetto ha scritto un cartellino e la data in cui il mare l’ha portato.
GALATEA        Quindi il mare restituisce gli oggetti e voi ve ne prendete cura?
AGAVE    Non solo dal mare. Abbiamo raccolto anche gli oggetti che abbiamo trovato nella discarica. C’era un pacco pieno di lettere, preghiere e poi c’erano brocche, pacchi di pasta, bottiglie bicchieri, pentole, teiere. Tutte cose che parlano di vita. E abbiamo fatto questa specie di museo. Per ricordarci di loro. Anche se non li conoscevamo ma potevano essere i figli nostri no? E poi ci sono le barche, o meglio, quello che è rimasto. Ogni tanto qualcuno viene e vuole dare fuoco. Ci hanno pure provato una volta. Abbiamo passato la notte a spegnere l’incendio.
GALATEA    E vero che siete stati contattati più volte per dare una sistemazione definitiva a questi reperti?
AGAVE     Sì più volte, ma abbiamo sempre detto di no.  Quelli vogliono portare via tutto. Ma noi non glielo permetteremo mai. La robba non si tocca. Non si tocca. Deve restare tutto qua... Uh mamma mia, io parlo, parlo... e perdo il senso della realtà, mi sono dimenticata che avevo promesso alla mia vicina di preparare qualcosa per il loro anniversario quarant’anni di matrimonio... magari ci arrivo anche io... sentite, avete un po’ di tempo? Mi volete dare una mano? Spegnete il registratore perché vi sto dicendo una ricetta segreta... (La giornalista fermerà la registrazione) Allora facciamo il dolce Biancomangiare e poi di salato ci mettiamo vicino le zeppolelle di salicornia... se voi le fate assaggiare al fidanzato vostro, fate la pace in un lampo... sono molto sfiziose e non le fa più quasi nessuno perché la salicornia è difficile da trovare, è un’alga una specie di asparago che cresce vicino al mare, sugli scogli e spesso fa compagnia all’agave...
GALATEA    Non ho litigato con il mio fidanzato
AGAVE    No scusate, ho pensato così, perché tenete una faccia così triste ...
GALATEA    E poi non sono nemmeno fidanzata, non sono interessata all’amore.
AGAVE    Ma l’amore vi troverà lo stesso, anche se voi non siete interessata.
GALATEA    E comunque, non sono molto brava in cucina.
AGAVE    Non vi preoccupate, c’è sempre tempo per imparare. Venite qua, la vedete questa ciotolina? Ci sono le mandorle tritate. Me la prendete per piacere? Se andate alla cassapanca troverete tutto: mandorle, latte, cioccolato, zucchero, biscotti... prendete tutto e portatemelo qua, con delicatezza, ecco così, brava...
                                     (La giornalista aiuterà la donna porgendole di volta in volta gli ingredienti necessari.)
                                      Grazie, gentilissima... Bisogna armarsi di tanta pazienza le mandorle si schiacciano e si fa una specie di crema insieme al latte, poi uno strato di biscotti e uno di crema... e sopra ci potete mettere quello che volete, un po’ di cioccolato, un po’ di zuccherini colorati, quello che il vostro cuore vi dice, perché la cucina si fa con gli occhi e con il cuore. Mia madre ci preparava questa merenda e poi andava a mungere le mucche, diceva: “State buoni, buoni qua, io vengo subito” E chi si muoveva, noi eravamo impegnati a mangiare e mi ricordo mio fratello era bravissimo a raccontare storie che facevano ridere, poi però gli venivano i cinque minuti e ci faceva paura con le cavallette... Ecco sentite che profumo...    
                                     (Si creerà un momento di complicità fra le due donne durante la realizzazione della ricetta)
GALATEA    Meraviglioso...
AGAVE    Mia madre aveva imparato da mio nonno a fare questo dolce squisito, poveretto è morto più giovane di me, con l’ulcera traforata...
GALATEA    Forse volevate dire perforata?
AGAVE     Eh, sì perforata, perforata, mi confondevo in questo momento col traforo del Monte Bianco... l’ho letto sul cruciverba... E ridete, è una battuta... E adesso friggiamo le zeppolelle ecco qua le ho già preparate... si fa in un attimo e sono molto saporite... (Agave prende un pentolino, dell’olio e comincia a friggere) vedete come mi sono organizzata? Questo relitto è diventato una specie di cucina attrezzatissima, posso fare ogni cosa qua sopra e non vi dico quante amiche mi chiedono di fare questo e quello...assaggiate... eh va bene per voi che siete vegetariana... la salicornia contiene pure la vitamina C... Ne avete bisogna siete pallida figlia mia (La ragazza assaggerà) Buona? ... Vi piace? Va buò, se non vi piace me lo potete dire, io non mi offendo... come si dice, de gustibus...Eh sì, una cucina attrezzatissima e quei disgraziati lo vogliono ridurre a pezzettini…
GALATEA    Squisito, scusate... stavo pensando a voi... Prima o poi vi porteranno via con la forza, lo sapete vero?
AGAVE    (Ignorando volutamente la domanda) Volete che mettiamo un po’ di musica? Io per fare passare il tempo, spesso mi metto a ballare la quadriglia, eh anche da sola, che male c’è? Faccio tutto contando i passi che mi ha insegnato mio nonno… la quadriglia è una cosa seria... cinque, sei, sette, otto...
                                      (Si avvicina a un piccolo registratore, musica di una quadriglia mimerà alcuni passi di quadriglia, cercando di coinvolgere anche la giornalista)
GALATEA    (Alzando la voce e continuando a ballare)
                                      Prima o poi vi porteranno via con la forza, lo sapete vero?
AGAVE    (Sempre ballando) E io li aspetto. Se vengono, la vedete questa corda che tengo intorno alla vita? Non ci vuole niente, la metto intorno al collo e mi butto giù. E così sarò ricordata come la donna penzolante con relitto. Tanto io non tengo niente da perdere. Poi mi devono portare sulla coscienza.
GALATEA    Spero che non si arrivi a tanto...
AGAVE    (Ferma improvvisamente la musica) Lo sapete quali sono le lagrime più brutte? Quelle che non riescono a uscire, quelle che restano dentro. Ci sono delle cose che nascono solo dalla sofferenza. Il fiore dell’agave, lo vedete laggiù, su quello scoglio? Sì, quello è un fiore, no, non è un albero. Sembra un albero ma in realtà è un fiore. Nasce dalla morte perché quando nasce lui, la pianta comincia a morire. Ed è il più bel regalo che la pianta fa alla gente e al suo paesaggio, perché dopo un po’ muore. E per sbocciare questo fiore, ci mette vent’anni. I contadini dicono che l’agave si mantiene schetta, vergine, per molti anni e che dopo che si è fatta vedere in tutta la sua bellezza, muore. Io lo terrei pure questo bambino ma tutti dicono che sono troppo vecchia per lui e io mo vi faccio una domanda: non si dice sempre non si è mai troppo vecchi per l’amore? Questo figlio per me, è come un fiore arrivato nell’età matura. Il fiore dell’agave non nasce quando la pianta è vecchia e sta per morire? E allora perché non me lo posso tenere ‘sto bambino? E comunque io non ci penso proprio a morire come la pianta... Io voglio campare fino a cent’anni.
GALATEA    Vi capisco...vorrei aiutarvi in qualche modo. Non so se la scrittura servirà.
AGAVE    Serve, serve, scrivere tiene in piedi i sogni, scrivere è come cucinare, c’è sempre un dopo, si cucina e si scrive pensando agli altri, a quelli che assaggeranno, a quelli che leggeranno.
GALATEA    Ci avete pensato bene? Facendo così andrete contro una serie di regole e di norme sociali impossibili da superare, rinunciate al bambino e tenetevi il relitto le due cose assieme non si possono avere...
AGAVE        (Dopo un lungo silenzio) Voi lo sapete cos’è la morte bianca?
GALATEA                  Quando i bambini muoiono dentro le culle.
AGAVE                        Il mio così è morto. Ho perso mio figlio dopo un mese che è nato, ero giovane... una ragazzina, ero rimasta incinta di uno che era venuto sull’isola, mi ha riempito di chiacchiere e poi quando sono rimasta incinta se n’è andato. E io ho pensato, me lo scresco da sola questo bambino. È nato sano, senza nessun problema, ma durante il primo mese io avevo notato che aveva sempre la testa che scottava, i medici che lo hanno visitato dicevano che era normale, ma per me non era normale perché lui non dormiva normale, e il respiro si sentiva appena. Ma è inutile che cerco scuse, la colpa è stata mia quella sera avevo bevuto, ero uscita con le amiche per andare a ballare, ero giovane e lo avevo lasciato solo, quando sono tornata ero troppo ubriaca per rendermi conto che non stava bene e respirava male, è morto soffocato. È colpa mia, se fossi rimasta a casa a fare la mamma, lui si sarebbe salvato... mi porto questo peso a addosso come un macigno. Poi ho conosciuto lui, ho cercato di avere altri figli, ma non ne sono venuti... Tutto qua. È scritto nel nome... come la dea Agave io pure ho ucciso il figlio mio e questo bambino che è arrivato dal mare, me l’ha mandato il cielo, voi capite perché non posso rinunciare? È la mia seconda possibilità. Se vengono a prendersi il relitto devono portare via pure me.  Questo relitto gli fa gola assai... è il barcone più grosso, con questo, faranno affari d’oro ma io non glielo do. Il bambino se torna, qua viene a cercarmi, io lo so che prima o poi tornerà...
        Si sentono in lontananza forti rumori risate sguaiate musica assordante
AGAVE        Ah ah... i grandi dell’isola festeggiano... non andate anche voi?
GALATEA    Oh mamma mia, sì è vero.... avevo dimenticato l’impegno con il Governatore, la cena di presentazione del progetto. Devo assolutamente andare. (Raccogliendo velocemente tutte le sue cose) Sapete, è per l’articolo, il direttore del giornale vuole che la vicenda venga presentata in tutti i suoi aspetti. Parlerò di voi, cercherò di convincerli, ci rivedremo, tornerò. Ve lo prometto. Io mi impegnerò per voi.
AGAVE    Andate, andate, io qua sto...
buio
GALATEA    (Entrando correndo) Signora...
AGAVE    Che è successo?
GALATEA    Una bella notizia...Il mio articolo è su tutti i giornali. Ho pubblicato anche un piccolo video, sta girando in tutto il mondo, la sua battaglia la conoscono tutti. Su tutti i social se ne sta parlando da giorni e giorni. Piovono Like da ogni parte…Ecco qua, basta un piccolo clic …basta scrivere relitto e viene fuori tutto: “la guardiana del relitto”.
AGAVE                       Sui social? Ah allora non succederà nulla …te lo posso assicurare, la gente fa la lotta sui social e pensa di risolvere chissà quali problemi, pensano di inventare una nuova realtà di costruire chi lo sa cosa ma quella lotta è come il pesce avariato…non produce nulla.
GALATEA                  Sì potrebbe essere ma io ho lanciato una sfida…
AGAVE    Una sfida? Ma di che stai parlando?
GALATEA    Il Governatore quando ha visto tutto il casino che è nato dopo la pubblicazione dell’articolo i sondaggi in calo, i consensi in calo, anche le votazioni sulla sua piattaforma lo davano per sconfitto pensa che ti ripensa indovinate che ha fatto voi che siete esperta di cruciverba e indovinelli, lo sapete che ha fatto?
AGAVE                       Si è dimesso…
GALATEA                 No, figuriamoci …non ci ha pensato neppure lontanamente pensato
AGAVE                    Si è iscritto a un corso on line di scrittura creativa per imparare le buone maniere…
GALATEA                 Per carità….
AGAVE                    E’ andato in crociera, si è iscritto a un corso di tango argentino, non lo so dimmelo tu, cosa ha pensato..
GALTEA                Ha emanato…un bando. L’imbecille ha avuto un’idea che ci tornerà molto utile…E potete partecipare anche voi…perché è aperto a tutti ma proprio tutti anzi è una provocazione che gli ho lanciato io stessa. Questa idea vi permetterà di tenere il bambino, se ritornerà e la barca, nessuno vi toglierà più nulla...
AGAVE     E che devo fare?
GALATEA     Una cosa che avete sempre fatto...
AGAVE     E cosa?
GALATEA     Cucinare...
AGAVE                        Cucinare?
GALATEA                Cucinare, proprio così, semplicemente cucinare. Chi preparerà la ricetta più saporita, potrà vedere realizzato qualsiasi desiderio. L’ha promesso. Preparate per il Governatore le zeppole di salicornia oppure quel dolce, come si chiama...
AGAVE     ‘U biancumangiari?
GALATEA    Sì quello, vincerete sicuramente la gara perché come cucinate voi è una cosa che non si è vista mai …vincerete la gara e potrete tenere il bambino e il relitto. Non è meraviglioso tutto ciò?
    Buio, poi rumori, urla confuse, luce sul relitto, apparirà, squarciato sono stati divelti molti fasciami, è rimasta solo la prua, GALATEA in un angolo piange in silenzio.
AGAVE    Non è colpa vostra. Sono pericolosi, confondono le cose con le persone non vedono altro che cose e parlano solo di cose e vogliono trasformarci tutti in cose. Conoscere in profondità è come andare sott’acqua ci vuole fegato oltre che fiato…si può avere paura ad entrare in profondità. In fondo questa gente ha paura della verità. Quando sono scesa con il dolce che avevo preparato e li ho visti arrivare, con quelle facce di morte, ho capito subito che era un imbroglio... Si sono buttati su questo legno come degli assatanati e che è.… pare che non hanno mai visto un po’ di bene, di bellezza. Succede, succede, alla gente avida, hanno già il loro e vogliono pure il tuo, il suo, il nostro, tutto, tutto... Sono ritornata indietro, ho salvato qualcosa ma oramai era tardi... le parti più belle le avevano già portate via. Sono decisi a finire questa storia, di sicuro torneranno per completare l’opera. Non piangete. Io non sono dispiaciuta. Lo sapevo che finiva così. Figuriamoci, il lieto fine accade solo nei film. Ma veramente pensavate che fosse così facile? Un bando, un dolce e si risolveva il problema? Certa gente non cambia, certe forme di potere restano sempre tali e quali, oppure si trasformano in qualcosa di peggio, senza che nessuno se ne accorga. Si mascherano e sono ancora più pericolose. Vogliono cancellare ogni memoria del naufragio e della loro incompetenza.
GALATEA                 Che stupida, che ingenua sono stata, davvero ho creduto che prima o poi vedendo quel video, il suo amore per il relitto, qualcuno ci avrebbe aiutato veramente.
AGAVE                       Mica l’amore risolve le cose, anzi, spesso dà fastidio. Non ho avuto una vita molto avventurosa, ho preferito nascondermi negli angoli piuttosto che sfidare i venti, pensavo così di evitare le tempeste, ma sono arrivate lo stesso... Questo legno non finirà in un salotto di lusso o nel giardino di qualche grassone dalla pancia piena. Hanno detto che fanno saltare tutto in aria? E va bene…ma il relitto non glielo do.
GALATEA    Signora... riflettete bene.
AGAVE    Ho già riflettuto assai. In vita mia, ho passato troppo tempo a riflettere. No, no, non ci rinuncio e non consegno niente a nessuno. Adesso più che mai, questo legno, è mio. Pure tutto scassato.
GALATEA    Vi faranno scendere comunque, a modo loro...
AGAVE    Io una sola parola tengo.
GALATEA    Ma ci deve essere un’altra soluzione.
AGAVE    Non ci sono più parole... ho finito pure le parole crociate... mi è rimasta solo una definizione... Si fa per amore... sette lettere... mah
GALATEA    Sacrificio
AGAVE                        Bravissima pure voi siete la maga dei cruciverba?
GALATEA                   Signora, c’è poco da scherzare, questo non è un gioco, hanno già piazzato le mine dappertutto, tra poco qua, salterà tutto in aria.
AGAVE     Che vi pensate che non lo so? Quella gente è pericolosa, lo so benissimo...
GALATEA    Allora che aspettate? Scendete.
AGAVE    Non posso.
GALATEA    Ma perché? Perché vi ostinate così?
AGAVE    Non posso abbandonare il bambino...la sua storia.
GALATEA    Il... bambino?
AGAVE    Sì, il bambino, la sua storia, ve ne dovete occupare voi, io non posso più
GLATEA                      Io? No, no, non posso, non posso proprio…non posso….
AGAVE                        Sì che potete...
GALATEA                   Ma non posso, non ce la faccio,
.AGAVE                  E’ una cosa che potete fare solo voi, raccogliere questa storia, la sua storia, nessuno può farlo al posto vostro.
GALATEA               Non potete chiedermi questo …se ne occuperanno i servizi sociali, qualche buona famiglia sicuramente ci sarà…
AGAVE                        Ecco qua, facciamo tutti così c’è sempre qualcun altro che può fare quella cosa al posto nostro…
 GALATEA    Ma non so...è una grande responsabilità. È un atto d’amore, non so se sono pronta…
AGAVE    Mica l’amore chiede permesso e poi arriva…
GALATEA    Cercherò di fare il possibile…
AGAVE    No, no, togliete il cercherò. Col cercherò non si va da nessuna parte.
GALATEA                  Andate a prendere il bambino…
AGAVE                       Grazie. (Agave scende nella stiva e risale subito dopo nelle braccia all’interno di una coperta. La giornalista sale sul relitto e prende la coperta.)
AGAVE    Ecco qua.
GALATEA                  ( Aprendo la coperta) Ma... qua dentro non c’è niente…la coperta è vuota…  Il bambino dov’è?
AGAVE                        Il suo corpo non c’è…Ma la sua storia è qua dentro.
GALATEA                   Ma allora di cosa stavate parlando, per cosa state lottando?
AGAVE                      Sto lottando per qualcosa che ci coinvolge tutti…sto lottando per la memoria e per la sua storia. Per la nostra storia. Per questo legno e per tutta la gente che ha passato le ultime ore di vita qua sopra. Il bambino è in quella coperta, è rimasta la sua impronta, la sua anima, sta là. Per me è vivo.
                                     Quel giorno, dopo il naufragio, sono arrivata anche io sulla spiaggia, come tutte le altre donne e ho cominciato a raccogliere gli oggetti abbandonati. Vestiti, scarpe, ciotole, pezzi di libri tutti mangiati dal sale, dalle onde. E poi c’era lui a faccia in giù … quando hanno portato via il corpo è rimasta l’impronta, il mare si era ritirato e l’impronta è rimasta quasi tutto il giorno nessuno si avvicinava tutti avevamo paura di cancellarla, allora, era ormai il tramonto, io ho appoggiato piano, piano, la coperta e ho raccolto l’impronta e poi ho visto qualcosa che brillava nella sabbia: una foto, avvolta in una pellicola. C’era lui, sorrideva in braccio alla mamma.  Allora ho pensato che se io avessi conservato le sue cose, in questa coperta, lo avrei fatto sorridere per sempre. Non è morto, è vivo.
GALATEA                   Senza rispondere lentamente comincia a salire sul relitto
AGAVE                        Ma che state facendo? Scendete giù...fra un po’ salterà tutto in aria.
GALATEA                    Faccio quello che si deve fare. Non siamo solo impronte nella sabbia.
AGAVE                        Ma no...che avete capito, voi dovete scrivere la storia.
GALATEA                   E la sto scrivendo. Se restate voi, posso rimanere anche io e se rimaniamo                       
                                     assieme, magari domani saremo tanti. Abbiamo fatto un passo indietro e
                                      indietro e indietro, fino a che non siamo diventati invisibili ma ora basta, ora  
                                     dovranno vederci per forza.
                                      (Srotola la coperta e l’appende al bordo del relitto sulla coperta sarà proiettata l’immagine del piccolo Aylan Kurdiun. Seguirà il, rumore del mare in crescendo. Galatea si sporge dal relitto gridando in un crescendo di rumori intorno) Era l’unica cosa da fare e farla con l’unica persona che mi vedeva con gli occhi dell’alba. Come se veramente fossi viva. L’unica cosa da fare, prima che l’indifferenza vestisse il mio cuore di pietra. Sotto il mare ci sta un’isola fatta di ossa e denti e di tutto quello che resta, non siamo impronte di sabbia.  (Un forte boato scuoterà la scena).                    

Fine