Le Impiegate
di
Antonio Zanetti
Commedia in due atti
Personaggi : Erika Sivieri Titolare dell’Agenzia Morini Immobiliare
Riccardo Morini Marito di Erika Sivieri
Paola Giordano Impiegata
Clara Bazzani Impiegata
Lisa Barone Impiegata
Assunta Coviello Portinaia
Cosimo Russo Cugino tuttofare di Assunta Coviello
ATTO PRIMO
SCENA 1
Assunta e Cosimo
La scena si svolge in un ufficio ove sono disposte parallelamente tre scrivanie
per le impiegate. Sulla destra, in primo piano, una porta a soffietto che dà
accesso alla toilette mentre sulla sinistra sono situate la porta di accesso
principale e la porta dell’ufficio della signora Erika. Cosimo sta eseguendo le
pulizie mentre Assunta, seduta con le gambe a penzoloni su una scrivania,
chiacchiera e dirige le operazioni.
ASSUNTA : ...caro mio, tua cugina Assunta Coviello aveva una carriera davanti.
Certo che se le cose fossero andate diversamente, ora non mi chiamerei Assunta.
Che nome è “Assunta” ? Che vuol dire ?
COSIMO : ‘O contrario ‘e “licenziata”.
ASSUNTA : Che ?...Ma vedi tu quanto sei scemo ! Assunta sarebbe o’ cuntrario ‘e
licenziata ? Assunta è un nome.
COSIMO : No, è ‘nu verbo.
ASSUNTA : Nu’ verbo ? E io invece di portare un nome porterei un verbo ?
COSIMO : “Assunta” è il participio passato del verbo “assumere” : “Io sono
assunta, tu sei assunta, ella è assunta.
ASSUNTA : Ohè, jamme piano : qua di Assunta ci sto solamente io. Fai piano che
scassi o’ computer. Devi spolverare, non ci puoi sputare sopra alla tastiera, lo
capisci o no ?
COSIMO : Ma è sporca. C’è uno striscio rosso che non se ne viene ...
ASSUNTA : E sarà nu puoco ‘e rossetto di Lisa. Quella si sta sempre a
impiastricciare. Tiene sempre una bocca che pare nu’ papavero. Lascia stare,
piuttosto che fai malanni lascia stare. L’ufficio della “Bossa” l’hai pulito
bene ?
COSIMO : E come no? Sicuro.
ASSUNTA : Bravo, che quella dopo ci scassa sempre l’anima che l’ufficio suo fa
schifo.
COSIMO : (indicando la scrivania di Clara, particolarmente sozza e disordinata)
E qui che faccio ? Appiccica.
ASSUNTA : Fa un po’ vedere. Mannaggia che schifo! E qua che ci ha fatto ?
COSIMO : (assaggiando col dito) E’ cioccolata.
ASSUNTA : E stà fermo, che stai a leccare ? Pulisci con questo, tiè : sgrassante
al limone. Vedi nu’ puoco se viene via con questo.
COSIMO : Va bene.
ASSUNTA : Caro Cosimo, se fosse stata più “disponibile”, capisci cosa intendo ?,
tua cugina Assunta a quest’ora sarebbe una “star” del cinema....
COSIMO : ...di Hollywood.
ASSUNTA : Beh, magari non di Hollywood ma almeno di Cinecittà o della
televisione. Se avessi accettato di andare a letto con quello scarrafone di
agente, con quel piezz’e fango di Aristide Baraldi...
COSIMO : ...oppure con Giorgio Bellozza....
ASSUNTA : ...Già, il segretario del produttore della...
COSIMO : ...Metropol Cinematografic S.p.A...
ASSUNTA : ...proprio quella! Hai voglia a leggere i giornali, vedere la
televisione : avresti sempre sentito parlare di “Hassy Cowiell”....
COSIMO : “Hassy” con l’acca e Cowiell” col vu doppio.
ASSUNTA : Esattamente. Quando si diventa nu’ personaggio s’ha da cambiare nu’
puoco il nome : che figura ci farebbe “Love story di Assunta Coviello con Tom
Cruise” in copp’a copertina di Novella 2000 ?
COSIMO : ...oppure su Eva Exprèss ?
ASSUNTA : Farebbe schifo. Almeno Mamma’ m’avesse appiccicato ‘nu nome americano!
“Coviello” lo potevo lasciare così come stava. Se mi chiamava che ne so...
COSIMO : “Jessica...”
ASSUNTA : ...Già, “Jessica”, oppure...
COSIMO : ....”Samantha”...
ASSUNTA : Speciale ! “Samantha Coviello”. Senti come suona bene : “Samantha
Coviello”! Pensa se m’avesse chiamato accussì : Samantha Coviello....Avrei
potuto fare anche ....
COSIMO : ...una parte in Beautifùl come amante di Ridge....
ASSUNTA : Ah, chist’è sicuro, e... Ahò, sient’a me: si può sapere come fai a
sapere sempre quello che sto per dire io ?
COSIMO : Io ?
ASSUNTA : Tu, sì, tu. Vedi qualcun’ altro dentro qua ? E allora ?
COSIMO : E’ che me lo sento dire e ridìre tutti i giorni.
ASSUNTA : E allora ? Questo ti dà il permesso di pigliarmi in giro ?
COSIMO : E chi piglia in giro? No.
ASSUNTA : E allora ? Impara a starti zitto, capito ?
COSIMO : Va buòno, va buòno ...
ASSUNTA : Sono le ott’emmezza. Mo’ arrivano le impiegate. Hai finito ?
COSIMO : Finito. Tutt’a posto .
ASSUNTA : E allora piglia su tutt’e cose e jamme, che a’ Signora se ti trova qua
mi scassa l’anima che non ti vuole vedere nell’orario d’ufficio.(escono).
SCENA 2
Paola, Lisa e poi Clara
PAOLA : Ed eccoci ancora qui. Ogni volta che entro in questo ufficio mi viene la
nausea.
LISA : Mmh, a me no. Quando devi lavorare un posto vale l’altro.
PAOLA : Già, ma se di là (indica l’ufficio di Erika) ci fosse una donna anziché
una rompiscatole spocchiosa ed isterica, il tempo passerebbe meglio e più in
fretta.
LISA : L’agenzia è sua. Tu hai bisogno di lavorare e lei comanda. Tutto qui.
PAOLA : Tutto qui un accidente. L’agenzia è del marito. Il titolare è il signor
Morini.
LISA : Sì, ma chi comanda è lei. Ti pare che non sia evidente ?
PAOLA : Altroché. Lui lo si vede solo quando ha bisogno di soldi. Che coppia.
LISA : Fatti loro.
PAOLA : Certo, se a lui sta bene che i pantaloni li porti lei.....
LISA : Clara è di nuovo in ritardo.
PAOLA : Tanto per cambiare. Avrà perso l’autobus.
LISA : Ancora ? No, è impossibile.
PAOLA : Vuoi scommettere ? Diecimila lire che ha perso l’autobus.
LISA : Scommettiamo: dieci carte.
PAOLA : Ce l’hai tu la pratica della Cristalli-Porrino ?
LISA : Sì, te l’ho già imbustata. L’ho messa con gli altri plichi da spedire.
Vai tu alla posta oggi ?
PAOLA : Sì, non ho fatto colazione. Se non ti dispiace vado io così approfitto
per fare uno spuntino veloce al bar di fronte.
LISA : Figurati, vai pure.
CLARA : (Entra. E’ ombrosa) Buongiorno Lisa, salve Paola. Sono in ritardo di
molto ?
LISA : Sei nella media, tesoro : nemmeno dieci minuti.
PAOLA : Hai perso l’autobus ?
CLARA : (siede alla sua scrivania) Per un minuto. Mi è passato sotto il naso.
PAOLA : (a Lisa) Paga !
LISA : Metti in conto. Clara, hai la camicia macchiata, non te ne sei accorta ?
CLARA : Lo so, lo so.
LISA : E vai in giro così ?
PAOLA : Lisa, sappiamo che per te sarebbe scandaloso farsi vedere in giro con
un’accidenti di macchia così sulla camicia, ma ha già fatto tardi ; non può
prendersi due ore di permesso per tornare a casa a cambiarsi.
LISA : E i capelli ? Clara, ti sei pettinata stamattina ?
CLARA : No. Né pettinata né truccata.
LISA : Inammissibile.
PAOLA : E mòllala, ti fa schifo ? Se a te va di tirarti a lucido stile copertina
di Vogue sono fatti tuoi, non è detto che gli altri debbano fare altrettanto.
LISA : Chi le dice niente ? Se le piace lo stile trasandato sono fatti suoi.
Solo che quando “Lucifero” la vede la prima cosa che le dirà sarà : “Clara, fai
schifo, non ti sei accorta che aspetto hai ? Curati, questa è un’agenzia seria
non casa tua”. Vuoi scommettere ?
PAOLA : Balle, quella nemmeno ci vede quando entra.
LISA : Dieci carte ?
PAOLA : Dieci carte. (Clara è visibilmente scossa) Clara, che c’è ? (Clara non
risponde. A Lisa, sottovoce) Accidenti, Lisa, non potevi essere più delicata ?
LISA : Io ?
PAOLA : (c.s.) Certo, tu: con la macchia, i capelli e il resto...
CLARA : Non è colpa sua, Paola, Lisa non c’entra.
LISA : Clara, tesoro, cosa c’è ? E’ successo qualcosa ?
CLARA : Sì.
PAOLA : Che c’è, Clara ?
CLARA : Si tratta di me e di Andrea...
LISA : Su, racconta.
PAOLA : Quel bastardo l’ha messa incinta, me la sento.
LISA : Paola, per favore ! Su Clara, parla pure.
CLARA : Ci siamo lasciati, ecco.
PAOLA : Quel bastardo ti ha lasciata ?
LISA : Paola !
CLARA : No, sono io che ho lasciato lui ...
LISA : Tu ?
PAOLA : L’hai lasciato tu ? Beh, gli sta bene a quel bastardo !
LISA : Paola, sbaglio o Andrea ti è un po’ antipatico ?
PAOLA : Ho torto ?
LISA : Chi era l’indelicata due minuti fa ?
CLARA : Sto male, io sto male.
LISA : Cos’è successo tesoro ? Ti va di parlarne ?
CLARA : Non ne potevo più. Ogni volta che usciamo lui non fa che fissare le
altre ragazze. Lo so che non sono un granché, non sono bella né alta, né
affascinante. Ma lui ogni volta che incontriamo una ragazza carina non le stacca
gli occhi di dosso. A volte si mette anche a parlarci insieme, come se io non
esistessi.
PAOLA : Inequivocabilmente bastardo.
CLARA : Andrea dice sempre che a lui una donna piace truccata, provocante,
curata in ogni dettaglio...
PAOLA : (A Lisa) Ehi, sta parlando di te !
LISA : Non essere idiota Paola! Clara, questo ce l’hai già detto altre volte.
Vuoi spiegarci cos’è successo ieri sera ?
CLARA : Eravamo a teatro, lui aveva adocchiato una tizia e ha fatto di tutto
perché ci sedessimo vicino a lei. Io non ci ho più visto e gli ho fatto una
scenataccia...
LISA : Lì in mezzo alla gente ?
PAOLA : Ben fatto !
CLARA : Veramente... mi sono messa a piangere e sono venuta via, Che vergogna...
LISA : E lui ?
CLARA : Mi è venuto dietro dicendomi che sono una scema isterica.
PAOLA : Un vero gentleman !
CLARA : E io gli ho detto che tra noi è finita.
LISA : Hai fatto la cosa più giusta, Clara.
CLARA : Lo so, credo anch’io, ma ora ci sto male da morire.
PAOLA : Non hai perso niente, Clara, lo capisci questo ?
LISA : Lo capirà fra un po’, ora sta troppo male per rendersene conto.
CLARA : (Disperata) Che faccio adesso ?
PAOLA : (Dopo una pausa) Senti, Clara, in palestra c’è un ragazzo che potrei
presentarti. Mi sembra un tipo a posto: un po’ abbondante di corporatura ma
simpatico. Combino un incontro a casa mia … così vi conoscete, ti va ?
LISA : Paola, hai la sensibilità di un rinoceronte ! Il suo problema di non è di
avere un compagno.
PAOLA : E allora qual è ?
LISA : E’ lei il problema : come fa a farsi amare da qualcuno se non si ama lei
per prima ?
CLARA : Che vuoi dire ?
LISA : Ma guardati : hai una pelle che fa pena, i tuoi capelli vivono
nell’anarchia totale, ti vesti con quello che ti capita a tiro.... Sei una
donna, hai dei doveri verso te stessa riguardo al tuo aspetto. Capisci cosa
intendo ?
CLARA : Credo di sì, ma …
PAOLA : Le stai suggerendo di mettersi calze a rete, tacco dodici e pitturarsi
la faccia sei volte al giorno come fai tu ?
LISA : Paola, non devi andare a spedire la posta ?
PAOLA : Non ora. Il fatto è che se tu, Clara, non cambi le tue abitudini
alimentari e non fai un po’ di ginnastica per rimetterti in forma ed avere un
aspetto più tonico, meno smunto, non c’è trucco o abbigliamento che ti possano
far apparire carina per chicchessìa.
LISA : Devi dedicare più attenzione a te stessa, Clara, in tutti i sensi : devi
fare un po’ di moto, andare dal parrucchiere, dall’estetista, comprarti qualche
cosa di carino da vestire....
CLARA : Lo so, lo so, sapeste quante volte me lo sono detta. Ci ho provato! Ma i
miei pensano che quelle che si truccano, scusami Lisa, sono delle poco di buono.
I vestiti me li sceglie mia madre e per quanto mi sforzi, non riesco a fare a
meno di mangiare i dolci che mia nonna prepara tutti i giorni. Non potrò mai
farcela a diventare un’altra, lo so già.
PAOLA : Perché non vieni a stare con me per un po’ ?
CLARA : Cosa ?
PAOLA : Ti trasferisci a casa mia per qualche tempo. Io faccio ginnastica tutti
i giorni, ho un’alimentazione equilibrata e non ho nessun problema a darti una
mano a fare altrettanto.
LISA : Giusto ! Io potrei venire ogni tanto a sistemarti un po’ dal punto di
vista estetico, ti insegnerei a truccarti, potremmo acquistare qualcosa da
vestire... Paola, strano a dirsi ma hai avuto un’ottima idea.
CLARA : Ragazze, io non so cosa dire... No, Paola, io ho un sacco di cose a casa
mia a cui sono affezionata. Non potrei staccarmene...
PAOLA : Il mio appartamento è più che spartano. Oserei dire spoglio. Puoi
portare tutto ciò che ti pare, va bene ?
CLARA : Ma è un mucchio di roba.
LISA : Chiederemo ad Assunta e a suo cugino di darti una mano per il trasloco,
sono sicura che non si rifiuteranno.
PAOLA : Chi, Assunta ? Ci parlo io.
CLARA : Sarebbe bello...
LISA : E allora, accetti ?
PAOLA : Questo fine settimana ti sta bene per il trasloco ?
CLARA : Ragazze... E sia, mi avete convinta. Sono così giù che cambiare ambiente
mi farà senz’altro bene. Siete sicure di volervi prendere su una lagna come me ?
LISA : Non sei una lagna, e poi, tesoro, ti vogliamo bene.
PAOLA : Nessun disturbo, Clara, se vieni mi fa solo piacere. A volte mi sento un
po’ sola in quell’appartamento. Male che vada mi farai compagnia.
CLARA : Vi voglio bene, a tutte e due!
SCENA 3
Paola, Lisa, Clara e Erika
PAOLA : E’ meglio che ci mettiamo a fare qualcosa, ragazze, fra poco arriverà la
signora Erika, non è il caso che ci trovi a chiacchierare, vi pare ?
CLARA : Hai ragione, meglio darsi da fare.
LISA : Già, ho un sacco di cose da sistemare, è meglio che mi metta all’opera.
PAOLA : Ci vorrebbe una vincita alla lotteria per tirarsi fuori da
quest’accidente di vita da cani : tutti i giorni qui : lavorare per una donna
che somiglia più ad un’arpia che ad un essere umano ed alla quale non puoi
nemmeno dire quel che pensi perché hai bisogno di questo schifo di impiego per
vivere.
LISA : Paola, vuoi dire che quella simpatica donna della nostra “dolce padrona”
non ti piace ?
PAOLA : La signora Erika non è dolce né simpatica e tantomeno donna : è solo
“padrona”
Entra Erika.
ERIKA : Benone ! Vi pago per far conversazione a quanto vedo.
PAOLA : Buongiorno Signora..
LISA : Buongiorno.
CLARA : Buongiorno signora Erika.
ERIKA : Clara, fai schifo, non ti sei accorta di che aspetto hai ? Curati,
questa è un’agenzia seria non siamo casa tua.
CLARA : Mi scusi, ha ragione signora.
LISA : (a Paola) Paga !
PAOLA : Va bene, va bene, siamo pari.
ERIKA : Voi due : invece di continuare a chiacchierare, perché non vi guadagnate
lo stipendio ? Lisa, vieni nel mio ufficio. Ho due lettere da farti ribattere,
sono piene di errori. Invece di pitturarti le unghie tutto il giorno faresti
bene a ripassarti la grammatica.
LISA : Veramente, signora, io scrivo quello che lei mi detta.
ERIKA : Se quello che scrivi fosse ciò che ti detto non ci sarebbero errori. Non
cercar scuse e muoviti.
LISA : Vorrei farle notare che...
ERIKA : Sì, sì, dàtti da fare, non star sempre a discutere, tanto hai torto.
Facciamo presto che poi devo uscire. Le lettere sono sulla mia scrivania (Lisa
esce e va nell’ufficio di Erika). Chi è che va alla posta oggi ?
PAOLA : Io.
ERIKA : Ecco, brava, cerca di non star via tutta la mattina e porta a casa un
po’ di francobolli. Ricordatelo, chiaro ?
PAOLA : Lo sapevo da me che sono finiti i francobolli. Avevo già pensato di
prenderli.
ERIKA : “Pensato” ! Se non ci fossi io a pensare per tutti, quest’agenzia
avrebbe chiuso da un pezzo. Le uniche cose a cui pensate voi sono lo stipendio
di fine mese e l’ora di uscire.
PAOLA : Mi pare che nessuna di noi trascuri il lavoro.
ERIKA : Balle. Appena giro l’occhio non fate che chiacchierare e perder tempo. I
dipendenti sono tutti così. Del resto, non è mica vostra l’agenzia Morini, vero
? Lisa, ci fai le radici in quell’ufficio ? Non le hai ancora trovate quelle
dannate lettere, porcaccio demonio ?
LISA : (uscendo dall’ufficio con le lettere in mano) Pensavo di dover aspettare
lei per rivederle insieme.
ERIKA : Un’altra che pensa ! Ti scoppierà il cervellino, bambola, a furia di
pensare. Bada a lavorare, a pensare basto io. (uscendo verso il suo ufficio) Per
fortuna.
LISA : La odio ! La odio, la odio, la odio !
PAOLA : Una bastarda del genere non la trovi nemmeno a cercarla per vent’anni.
CLARA : Come farà suo marito a sopportarla ?
PAOLA : Quello non la sopporta : la subisce. Giusto Lisa ?
LISA : Beh, sono affari loro.
ERIKA : (dal suo ufficio) Paola !
PAOLA : Eccomi.
ERIKA : Dove hai la testa ? Hai visto qui ? Come puoi essere così scema ? Vieni
qui !
PAOLA : Arrivo (raggiunge Erika nel suo ufficio).
LISA : Questa mattina sì che comincia bene.
CLARA : Ed è solo lunedì. Hai voglia ad arrivare a venerdì sera.
ERIKA : (sempre dall’interno del suo ufficio, mentre Paola esce con una
cartellina) Clara !
CLARA : Sì ?
ERIKA : (f.s.) Oca giuliva che non sei altro, vieni subito qui ! Dove hai
cacciato quella stramaledetta relazione del condominio Albatros ?
CLARA : Era lì pronta...
ERIKA : (f.s.) Col cavolo che è pronta, su : muovi il culo.
CLARA : Arrivo, arrivo... (va da Erika).
LISA : Che voleva l’arpìa ?
PAOLA : Non trovava un file e credeva che lo avessi cancellato io per errore.
LISA : Ma è scema ?
PAOLA : Non lo sa usare il computer, ma da noi esseri inferiori non vuol farsi
insegnare niente, quindi...
LISA : Ignorante, ottusa, dispotica...
CLARA : (uscendo dall’ufficio di Erika) Va bene, provo a cercarla in archivio di
sopra.
ERIKA : (f.s.) Ecco, brava. Chiama su Assunta che ha la chiave dell’archivio e
fatti accompagnare da lei. Lisa !
LISA : Che c’è ?
ERIKA : (f.s.) Qui manca un assegno. Dove l’hai cacciato ?
LISA : E’ in cassaforte.
ERIKA : (f.s.) Non c’è. L’hai perso tu ?
LISA : Dev’essere lì per forza, guardi bene.
ERIKA : (f.s.) Muovi anche tu il sederino, bambola, e vieni subito qui, muoversi
!
LISA : (alle colleghe) Ce n’è per tutte, stamattina, eh ?
PAOLA : Deve aver mangiato pesante : ha l’alito che ammazza un bue.
CLARA : Io domani mi dò malata.
ERIKA : (f.s.) Lisa, porcàccio demonio, ti muovi ? Devo andare in banca !
LISA : Eccomi, eccomi... (Va nell’ufficio di Erika).
CLARA : Sono già abbastanza giù per conto mio. Ci manca solo che continui così
per tutta la mattinata e domani sarò da ospedale psichiatrico.
PAOLA : Dovrebbero rinchiuderci lei nella gabbia dei matti, non te.
CLARA : Dobbiamo cambiare lavoro, ecco tutto.
PAOLA : Facile a dirsi, ma non altrettanto a farsi. Con tutta la disoccupazione
che c’è in giro...
ERIKA : (uscendo dal suo ufficio con Lisa) Io vado in banca.
PAOLA : Avete trovato l’assegno ?
ERIKA : Era nel primo cassetto della mia scrivania. Distratta com’è, Lisa lo
aveva messo lì anziché al suo posto in cassaforte.
LISA : Io l’avevo messo in cassaforte con gli altri assegni e il contante. Nel
cassetto deve avercelo lasciato lei dopo aver controllato gli incassi.
ERIKA : Io non ce l’ho messo nel cassetto.
LISA : Come no ?
ERIKA : No, bambolina cara. Se ce l’avessi messo io me ne sarei ricordata. Mi
spiace per te ma io non sbaglio mai ed ho un’ottima memoria. Ci vuole la testa
per lavorare, ragazze. Datevi da fare, vi pago per produrre. Addio (esce per
andare alla banca).
SCENA 4
Paola, Lisa, Clara e Assunta
PAOLA : Spero che possa romperti la testa sbattendola su tutti i gradini da qui
al pianterreno !
LISA : Rimarremmo senza gradini, tesoro.
PAOLA : Secondo voi quell’essere cos’è ? Ci vorrebbe uno psicanalista per
capirlo.
CLARA : Quella non ha bisogno di uno psicanalista : gliene servono dieci !
LISA : Ci andremo noi dallo psicanalista, di questo passo.
ASSUNTA : (arriva con un pacchetto in mano) Corriere espresso ! Buongiorno,
Signorine impiegatuccie, è arrivato questo e presto-presto Assuntina vostra ve
l’ha portato su.
PAOLA : Salve, Assunta, entra pure.
ASSUNTA : (Indicando l’ufficio di Erika) A’ Lucifera nun ci sta ?
LISA : E’ uscita adesso, non l’hai incrociata per le scale ?
ASSUNTA : Per le scale ? Io ho pigliato l’ascensore. Com’è stamane, eh ?
PAOLA : Odiosa, come al solito.
ASSUNTA : Ah, a quella so io che ci vorrebbe per darle una calmata.
CLARA : Che cosa ?
ASSUNTA : Un uomo “uomo”, di quelli con i “cosi” e “controcosi”.
CLARA : Ce l’ha un marito, no ?
ASSUNTA : Eh, Claretta bella, chillo è nu’ maccherone mollo-mollo. Che uomo è ?
(Paola e Clara ridono, Lisa no). Issa viene qua, lavora, sbraita, fa.... e isso
? Ci dovrebbe stare lui qua o no ? E lui fa bene : a spasso tutt’ o’ jorno, bei
vestiti.... Eh, signor Morini, chi te la guasta a te, eh ?
PAOLA : Fa bene. Chi ci sta vicino a quell’arpìa di Erika ? Giusto noi perché ci
tocca.
ASSUNTA : Per me, quella è pure cornuta.
CLARA : Assunta, che dici.
ASSUNTA : Fidati, quella cornuta è :
PAOLA : Io devo andare all’ufficio postale. (Si avvia) Vi serve niente di fuori
?
CLARA : No, Paola, grazie.
LISA : Ah, Paola, mi prendi un biglietto della lotteria ? Tieni, ti dò i soldi.
Ecco... hai da cambiare ?
CLARA : Io ho un po’ di spicci se vuoi... ecco, tièni.
PAOLA : Ma no, lascia, te lo prendo coi miei e poi me li dai.
ASSUNTA: Macché, macché! Statti ferma! Siete impazzite?
PAOLA : Impazzite? Perché “impazzite”?
ASSUNTA : Perché “il giuoco” mica è un giuoco!
CLARA: “Il gioco mica è un gioco”…? Che intendi dire?
ASSUNTA: Nun s’ha da fare a questo modo! (A Lisa) Tu vuoi giocare e tentare la
fortuna: e questo è buono. Buono, giusto e sacrosanto! Ma quando s’ha da
giocare, i soldi ce li devi mettere tu, non lei.
LISA : Ma glieli darò infatti: solo che non avendo …
ASSUNTA : No, no e no! Scusate, chi meglio di me conosce queste cose? Se Paola
ti compra il biglietto e quanne fanno l’estrazione tu vinci, che succede?
LISA : Che succede?
ASSUNTA : E che succede?
PAOLA : Che succede?
ASSUNTA: (con l’aria di chi la sa lunga) Lo volete sapere? Ah?
PAOLA : Assunta, io devo andare alla posta: se ce lo vuoi dire prima di
mezzogiorno te ne sarei grata.
ASSUNTA: Eh, che t’importa? La posta mica scappa: sta là!
LISA: Per favore, Assunta, che succede?
ASSUNTA: Succede un guaio gross’assai.
CLARA: Un guaio? Che guaio?
ASSUNTA: Un guaio vi dico! Tu Claretta, se gli hai prestato gli spicci, penserai
di avere diritto a ricevere pure tu qualche cosa: in fin dei conti se tu non le
facevi il prestito lei non giocava e quindi non vinceva …
CLARA: Ma no …
ASSUNTA: No dici? Quando ci stanno di mezzo i milioni? E tu Paola, che le hai
fatto il servizio di acquistare, ma soprattutto di “scegliere” il biglietto
vincente? Credi che non ci farai un pensierino?
PAOLA: Che pensierino?
ASSUNTA: “Ma come? Avevo tra le mani la fortuna, e l’ho data a lei! Perché non
me lo sono tenuta io il biglietto?” . E per questo pure tu ti sentirai in
diritto di pretendere una parte della vincita! Ma Lisa dirà: “Eh, no; il
biglietto l’ho pagato io!” Quante amicizie, quante parentele si sono guastate
per cose come queste! Quando s’ha da giuocare, ognuno con le tasche sue: mai
prestiti, mai “piglia uno, paga l’altro, poi te li do e poi non te li do…”! Il
giuoco è una cosa personale.
LISA: (dopo aver scambiato con le colleghe uno sguardo sbigottito) Beh, Paola,
lasciamo stare allora. Prenderò da me un biglietto dopo il lavoro.
PAOLA: Bene. Vado alla posta. A dopo (fa per avviarsi).
ASSUNTA: Eh, no!
CLARA: “No” cosa?
ASSUNTA: Ecché: lasciamo che se ne vada accussì? Senza giocare?
LISA: Ma se è da un’ora che ci dici che non si può comprare un biglietto della
lotteria! Di che gioco vai parlando adesso?
ASSUNTA: Lisa, se tu hai avuto l’ispirazione di tentare la fortuna, qua s’ha da
giocare! Volete ascoltare a me? La lotteria non va bene!
LISA: Non va bene? Perché?
ASSUNTA: Perché nun è scientifica ma casuale!
PAOLA: Non è scientifica? Che significa? E’ casuale come lo sono tutti i giochi.
ASSUNTA: Certo. Tranne il lotto! Il lotto è una filosofia, una scienza! Cacciamo
fuori tutt’e quattro la stessa somma, scegliamo i numeri e Paola li va a
giocare. Poi subito subito quando ritorna deve consegnare ‘o biglietto della
giocata a Lisa.
LISA: A me? Perché a me?
ASSUNTA: Perché tua è stata l’idea di giocare! Porta bene!
PAOLA: Sentite: io devo uscire!
ASSUNTA: Ih, che furia tieni! Tòh, queste sono le mie mille lire: ciascuna di
voi ne caccia altrettante e ci giochiamo 4.000 lire: cinquina secca sulla ruota
di Napoli!
CLARA: Cinquina? E se esce quanto si vince?
ASSUNTA: Moltiplica 4.000 per un milione di volte e quanto ne esce?
LISA: (frugando nella borsa per far su 1.000 lire in monete) Càpperi! Sono
quattro miliardi di lire! Uno a testa! Ecco le mie mille (dà i soldi ad
Assunta).
CLARA: Ecco la mia quota.
PAOLA : (Spazientita, prende un foglio e una penna) Su ditemi che numeri devo
giocare, veloci.
ASSUNTA: Statti calma! Ora, presto presto, senza troppo pensare, ciascuna dica
à’ prima cosa che le passa per la testa. Lisa?
LISA: Beh … io …
ASSUNTA: Eddài!
LISA: Il caffè! Avrei tanto bisogno di un caffè stamattina!
ASSUNTA: Oh, brava: 42, “o’ caffè”. Paola scrivi e dì pure tu la prima cosa che
ti passa p’a’ capa.
PAOLA: Io? Che ne so? Topolino!
ASSUNTA: Bene! 11: “ ’e suricille”. I sorci, i topi insomma. Io ho pensato che
devo andare dal macellaio: 49, “ ‘o piezzo ‘e carne”. Scrivi Paola. Clara, tocca
a te …
CLARA: Mah, non so … fate voi …
ASSUNTA: Ecché? Su, la cosa che hai in mente!
CLARA: Ma no …
ASSUNTA: Avanti!
CLARA: Andrea.
PAOLA: Che? Hai in mente quello stronzo?
ASSUNTA: E chi è?
LISA: Era il ragazzo di Clara: la trattava malissimo e lei l’ha lasciato.
ASSUNTA: Benissimo: 71!
PAOLA: Che sarebbe?
ASSUNTA: “L’ommo ‘e merda”! (ridono).
PAOLA: 42, 11, 49, 71 … ne manca ancora uno: che ci metto?
ASSUNTA: Avìmme messo ciascuna la cosa che aveva in mente; mò ci mettiamo una
cosa che porta sempre fortuna: numero 57.
CLARA: 57? A cosa corrisponde?
ASSUNTA: “’O scartellato”!
LISA: ‘O scartellato? Che cos’è?
ASSUNTA: Come che è? (mima la posizione del gobbo) ‘O scartellato!
LISA: Sarebbe … Il Gobbo? Già, è vero: toccare la gobba porta fortuna.
PAOLA : Bene: 42, 11, 49, 71 e 57 . Quattromila lire, cinquina secca sulla ruota
di Napoli.(uscendo) Addio, sto via poco.
ASSUNTA : Aspetta!
PAOLA: Che c’è ancora?
ASSUNTA: Devi giocare per l’estrazione di sabato.
LISA: Come, “per l’estrazione di sabato”? Ce n’è una anche mercoledì!
ASSUNTA: E quella non va bene! Il Lotto si gioca per il sabato. L’estrazione
infrasettimanale serve solo a spillar quattrini alla gente.
LISA: E se poi i numeri escono mercoledì?
ASSUNTA: E quànne mai? Và, và Paolina, sient’a mé: gioca per l’estrazione di
sabato.
PAOLA: Estrazione di sabato. Vado (esce).
ASSUNTA: Ciao bella.
CLARA : Assunta hai con te le chiavi dell’archivio di sopra?
ASSUNTA : E come, no ?
CLARA : Ti spiacerebbe allora venire su con me ? Devo cercare dei documenti.
ASSUNTA : Volentieri, Claretta bella. Andiamo lassù in paradiso e pigliamo tutti
i documenti che vuoi.
LISA : Vuoi che venga su anch’io ?.
CLARA : No, grazie, non ce n’è bisogno. Non ti spiace stare in ufficio da sola
vero ?
LISA : Figuriamoci. Fai con comodo tesoro, io ho da fare fino a stasera con
quest’aggeggio qui (indica il video).
ASSUNTA : Buon lavoro, ci vediamo dopo.
LISA. A dopo (escono Clara e Assunta. Lisa lavora al computer).
SCENA 5
Lisa, Riccardo e poi Cosimo
Mentre Lisa sta alla scrivania di Paola, di spalle all’ingresso, concentrata nel
lavoro, si affaccia alla porta Riccardo che entra furtivamente, si assicura che
Lisa sia sola e acquattatosi tra due scrivanie, sempre non visto, bussa per
attirare l’attenzione di lei e far sì che vada verso l’ingresso per coglierla di
sorpresa.
RICCARDO: (bussa).
LISA : Avanti, è aperto.
RICCARDO: (bussa ancora).
LISA : Prego, avanti, è aperto. Arrivo subito.
RICCARDO: (bussa ancora una volta).
LISA : (si alza e va verso l’ingresso) E’ aperto, avanti...
RICCARDO: (abbracciando Lisa da tergo) Salve pupa !
LISA : (Si spaventa) Ah!, ma chi...Riccardo !
RICCARDO: Non resistevo più, dovevo assolutamente vederti (cerca di baciarla).
LISA : Riccardo , sei pazzo ? E’ pericoloso, potrebbe entrare qualcuno (si
divincola e si assicura che nel corridoio fuori dall’ingresso non ci sia
nessuno).
RICCARDO: Non c’è nessun rischio, dolcezza. Ho visto “la belva” andarsene in
automobile, dunque non sarà di ritorno prima di un po’ ; ho incrociato Paola per
le scale con dei plichi sotto il braccio - dunque dev’essere diretta all’ufficio
postale - sicuramente non rientrerà prima di una mezz’ora almeno ; appena giunto
sul pianerottolo, infine, ho visto Assunta e Clara salire verso l’archivio.
Immagino che siano andate alla ricerca di qualche scartoffia e quindi suppongo
che non scenderanno tanto presto. Come vedi mi sono assicurato che tu fossi
sola. E tutta per me. (cerca di abbracciarla ma lei si divincola, divertita e
spaventata nel contempo).
LISA : Tu sei pazzo da legare. Ricky, per favore, no.... Metti che abbiano
dimenticato qualcosa o tornino qui per qualche motivo.
RICCARDO: Pupa, lo sai che non so stare lontano da te.
LISA : (lusingata) Lo so...
RICCARDO : Ho una voglia pazza di te. E’ troppo tempo che noi due non si
trascorre un romantico week-end insieme,..
LISA : (Con tono di rimprovero) Non è colpa mia, mi pare.
RICCARDO: Lisa, un bacio solo...(le si avvicina per abbracciarla ; lei
indietreggia dal lato opposto all’entrata schermendosi, ma non troppo) sei
fantastica, Lisa non trattenermi...
LISA : Riccardo , no... sei impazzito?...
RICCARDO: Sì, pupa, per te (abbraccia Lisa in un impeto di passione. Lui cerca
di sbottonarle la camicetta).
LISA : No, Ricky, non qui, ti prego, stai buono.
RICCARDO: Vieni, andiamo di là (indica l’ufficio di Erika).
LISA : Nell’ufficio di tua moglie? Sei pazzo...
RICCARDO: Ma certo, vieni, andiamo …
LISA: Ma, veramente … E sia. Andiamo (escono e vanno nell’ufficio di Erika).
Cosimo, fa capolino dall’ingresso dell’ufficio. Guarda se c’è qualcuno. Bussa
due o tre volte e non udendo risposta si decide ad entrare. Ha con sé un grosso
sacco della spazzatura ed è venuto per vuotare i cestini dell’ufficio
essendosene dimenticato durante le operazioni di pulizia della mattinata.
Convinto di essere solo, svuota metodicamente i cestini delle scrivanie di Lisa
e di Clara, interrompendo di tanto in tanto le sue azioni quando si sentono
gridolini o mugolìi dei due amanti e dimostrando comunque con sbigottimento di
non individuarne l’origine. Incuriosito, si affaccia all’ufficio di Erika e ne
esce quasi subito come se non avesse visto nulla. Poi realizza e si precipita a
guardare. Lisa se ne accorge e manda un urlo.
LISA : Chi è ? Oddìo !
RICCARDO : (fuori scena) Accidenti !
COSIMO : Ehm... io... scusate! (fa per andarsene).
RICCARDO : (Entra in scena furioso. Sistemandosi.) Ma che modi sono questi, non
si bussa prima di entrare, razza di imbecille ?
COSIMO : Io ho bussato...
RICCARDO : Macché bussato ! Sei entrato e basta !
(Lisa transita veloce dall’ufficio tenendosi chiusa con una mano la camicetta
sbottonata sul petto e con il reggiseno nell’altra, infilandosi in bagno)
COSIMO : Scusi, ma io avevo bussato e...
RICCARDO : Anche se fosse, chi ti ha detto di entrare ?
COSIMO : Credevo che non ci stava nessuno...
RICCARDO : Ma vattene via, và, và !
COSIMO : Veramente, dovrei pigliare ‘a monnezza... .
RICCARDO : Fuori !
COSIMO : Allora vado ?...
RICCARDO : Sì, fuori dai piedi, và !
COSIMO: E la mondezza stà qua?
RICCARDO: Fuori!
COSIMO: Visto che insistete … io vado.
SCENA 6
Riccardo, Cosimo, Clara, Lisa, Erika
CLARA : (Entra portando a fatica tre grosse cartelle piene di documenti. E va a
scontrarsi con Cosimo che non la vede. Il contenuto delle cartelle cade e si
sparge sul pavimento) Oh ! Oh, no...accidenti !
RICCARDO : Che razza di imbecille ! Guarda cos’hai combinato, imbecille !
COSIMO : Mi dispiace assai, scusami tanto, io... Tiro su io.... (si mette a
raccogliere i documenti con Clara).
CLARA : Che pasticcio.
COSIMO : Faccio io, faccio io... Che ci vuole? Due minuti!
ERIKA : (Entra in quel momento) Salve Riccardo. Ehi, che è successo qui dentro ?
RICCARDO : Buongiorno tesoro. Clara entrava carica di pacchi e quest’imbecille
uscendo l’ha urtata. Guarda che disastro.
CLARA : Non si preoccupi signora, non è successo niente. Basta raccogliere i
fogli e rimetterli a posto, ci metto solo un momento.
ERIKA : Ma quanto imbranata dev’essere una ragazza per rovesciare tutto così per
terra. Non ce li hai gli occhi per vedere dove vai ?
COSIMO : No, non è colpa sua signora....
RICCARDO : E stai zitto ! Zitto e raccogli, muòviti.
CLARA : Signor Morini, per favore : è stato solo un incidente, non è il caso di
aggredire Cosimo in questa maniera.
ERIKA : Tu stai zitta e raccogli. Come osi rivolgerti in questo modo a mio
marito. Ricorda che è il tuo padrone e nella sua agenzia può parlare come gli
pare, chiaro ? (al marito) hai sentito che lingua hanno le dipendenti al giorno
d’oggi ?
RICCARDO : Lasciamo perdere, cara, lasciamo perdere...
LISA : (Rientra dal bagno, dopo essersi risistemata. Imbarazzata) Buongiorno.
ERIKA : E tu dove ti eri cacciata ?
LISA : Ero andata un momento in bagno, signora.
ERIKA : Già, se non vai ad impiastricciarti la faccia ogni tanto non stai bene,
vero ? Su dàtti da fare, dài una mano a quest’imbranata, svelta ! Oh, Cristo,
Riccardo, vedi cosa succede se manco cinque minuti da quest’ufficio ?
RICCARDO : Calmati, cara, ci sono qua io. La colpa è tutta di quest’imbecille
ritardato che è andato a sbattere contro Clara...
ERIKA : Ah, sì ? (A Cosimo) Quante volte ti devo dire che non voglio averti tra
i piedi in orario d’ufficio ? Che ci facevi tu qua, si può sapere ?
COSIMO : Ecco.... Ci stava la mondezza nei cestini e …
ERIKA : Sparisci, chiaro ? Spa-ri.sci !
SCENA 7
Cosimo, Riccardo, Lisa, Clara, Erika e Assunta
ASSUNTA : (Che ha assistito alle ultime due battute) Eeh ! Che “sparisci” e
“sparisci” ? Chi ha da sparire qua ? Vi da fastidio mio cugino ?
ERIKA : Assunta, le ho detto altre volte che non voglio vedere suo cugino qui
dentro in orario di lavoro. Faccia il piacere di levarlo di torno, che qui
dobbiamo lavorare.
ASSUNTA : E brava voi ! Quanne s’ha da faticare u’ quaglione torna buono, vero ?
E mo’ che tutto è pulito e a posto, non ci sono mobili pesanti da spostare non
lo volete nemmanco vedere, è accussì ?
ERIKA : Via Assunta, facciamola corta. Si tolga dai piedi e si porti via Cosimo.
(al marito) Visto ? adesso anche le sguattere alzano la cresta.
RICCARDO : E’ incredibile, cara.
ASSUNTA : Sguattera a chi ?
ERIKA : Oh, basta, chiaro ? Qui la padrona sono io.
ASSUNTA : Che ? E quanno mai ? Signo’ sapete che vi dico ? Io di femmine
antipatiche ne ho conosciute tante, ma tante assai : arroganti, cafone,
presuntuose, avide, inacidite, bastarde d’ogni sorta e pure puttane... Ebbene :
voi siete la più peggio specie di femmina ch’abbia conosciuto mai. Jamme,
Cosimo. (si avvia verso l’uscita seguita prontamente da Cosimo. Si ferma sulla
soglia.) Ah, scusate : voi signo’ siete sicura d’essere una donna o che ? Buona
giornata ! (esce insieme a Cosimo lasciando un silenzio imbarazzato.).
ERIKA : Lisa, Clara, che avete da guardare ? Datevi da fare, vi pago per
lavorare, guadagnatevi lo stipendio ! Non avete finito con quelle carte ? Date
qua, farò io anche questo.
LISA : Abbiamo finito, solo un attimo. Su Clara, sbrigati (porge le cartelle
assemblate alla bell’e meglio a Clara).
ERIKA : (Leggendo la copertina di una cartella in mano a Clara) E questa che
roba è ?
CLARA : I fascicoli che dovevo prendere dall’archivio, signora.
ERIKA : I fascicoli che dovevi prendere ? Sei sicura ?
CLARA : Sì, credo di sì...
ERIKA : Imbranata, non lo vedi che questi riguardano tutt’altra cosa ? Dovevi
prendere i fascicoli della corrispondenza con la Rossi & De Vito, non questi !
Ma è mai possibile che non usi il cervello nel fare le cose ?
CLARA : Mi sembrava lei avesse detto Condominio Albatros cioè i fascicoli di
Garbossi Lino.
ERIKA : Macché Garbossi, ti avevo detto Rossi & De Vito. Come si fa a sbagliare
?
CLARA : Io avevo capito Garbossi...
ERIKA : Lascia perdere quello che avevi capito. Come hai fatto a sbagliare ?
CLARA : Glielo sto dicendo : io avevo capito...
ERIKA : Come hai fatto a sbagliare ?
CLARA : Ho capito male, ecco tutto :
ERIKA : Come si fa a capire male ? Ho detto chiaramente “Rossi & De Vito”. Non
puoi aver capito male, è impossibile. Beh ora riporti su tutto e torni qui
subito con quelli giusti. Lisa, se non è troppo pericoloso per le tue belle
unghiette, vai su con lei e dalle una mano, vai.
LISA : Che c’entrano le unghiette, scusi ?
ERIKA : C’entrano. E d’ora in avanti al bagno ci vai una volta al giorno per due
minuti al massimo, chiaro ? Non mi interessa avere in ufficio una bambolina
dipinta, a me serve un’impiegata. Andate, e fate presto.
CLARA : Posso trovare quelle cartelle da me, non c’è bisogno che venga anche
Lisa.
ERIKA : Imbranata come sei chissà cos’altro mi porteresti giù. Lisa muoviti.
(escono le due impiegate).
SCENA 8
Erika e Riccardo, poi Paola.
ERIKA : Come mai sei qui, Riccardo ?
RICCARDO : Bah, passavo di qui, ho pensato di venire a farti una visitina.
ERIKA : Gentile da parte tua, caro (lo bacia sulla guancia).
RICCARDO : Sei nervosa ?
ERIKA : Tu non sai che vuol dire tenere a bada le dipendenti. L’agenzia non è
loro, che le cose siano fatte bene o male, tardi o presto a loro non importa,
basta che alla fine del mese arrivi lo stipendio. I dipendenti sono tutti così.
Con tutto quello che ci costano di contributi... Credono di avere solo diritti e
nessun dovere. Sono convinta che quelle tre mi odino.
RICCARDO : Ma no, è una idea tua. Non credo.
ERIKA : Io invece credo di sì. Riccardo, che ne diresti di andare a tirar su un
po’ di soldi dalla Mostacci e da Gigotta ? Sono in ritardo di un mese con i
pagamenti.
RICCARDO : Cara, lo sai che odio fare l’esattore. Non potresti vedertela tu ?
ERIKA : E va bene. Allora potresti occuparti della faccenda della modulistica :
ho un appuntamento con il tipografo per oggi pomeriggio. Potresti andarci tu
così io potrei sbrigare un po’ di arretrati...
RICCARDO : Preferirei che te ne occupassi tu, cara. Io non so nemmeno...
ERIKA : Caro, sono molto indietro col lavoro. Non c’è niente di complicato, solo
qualche modifica alla grafica, è una faccenda che puoi gestire benissimo, almeno
questa. Non è difficile, non c’è da decidere niente di importante.
RICCARDO : Bene, allora potresti mandarci una delle ragazze, non credi ? Io non
sono fatto per star lì a discutere con un tipografo pignolo sulla tonalità di
una righina della carta intestata.
ERIKA : (Dominandosi) D’accordo. Passeresti allora alla Computer Services ? La
stampante ce l’hanno riparata ma non hanno nessuno che ce la possa portare in
mattinata e a me serve subito per un lavoro urgente...
RICCARDO : Ehi, non sono mica un fattorino. Quando potranno te la porteranno
loro la stampante.
ERIKA : Riccardo, quest’agenzia si chiama “Agenzia Morini” : sei tu Riccardo
Morini, io sono Erika Sivieri, tua moglie. Non credi che dovresti dirigere tu
questa baracca al posto mio ?
RICCARDO : Che vorresti dire ?
ERIKA : Semplicemente che mi piacerebbe sapere qual’è il tuo ruolo.
RICCARDO : Senti, cara, io ora dovrei andare, ho da fare.
ERIKA : Hai da fare cosa ?
RICCARDO : Devo vedere delle persone anzi, ho bisogno di un po’ di contante.
ERIKA : Non ne ho. Torno adesso dalla banca, ho appena fatto un versamento.
RICCARDO : Beh, allora fammi un’assegno. Un milioncino va bene.
ERIKA : Un milione ?
RICCARDO : Ho delle spesucce da fare.
ERIKA : Ti ho dato un assegno di unmilione e mezzo anche la settimana scorsa,
Cristo, dove li butti i soldi ?
RICCARDO : Che c’è ? Mi conti i soldi in tasca adesso ?
ERIKA : Riccardo, stiamo parlando di duemilioni e mezzo in otto giorni !
RICCARDO : Cara, per favore, dovrò pure avere un po’ di liquidi con me. Un uomo
della mia posizione vuoi che giri con quattro spiccioli in tasca ?
ERIKA : Ho capito, ho capito. (Tira fuori il blocchetto degli assegni) Ecco, ti
faccio un assegno di trecentomilalire..
RICCARDO : No, per favore, mi serve un milione.
ERIKA : E li chiami spiccioli, un milione ?
RICCARDO : Dammene almeno ottocentomila...
ERIKA : Facciamo mezzo milione, non una lira di più. E non chiedermi più nulla
per almeno quindici giorni, intesi ?
RICCARDO : Se avessi anch’io un libretto di assegni, non ti disturberei ogni
volta che mi serve qualche lira....
ERIKA : Puoi scordartelo, caro. Un blocchetto di assegni nelle tue mani sarebbe
la via più comoda per dichiarare fallimento nel giro di due mesi. Eccoti
l’assegno.
RICCARDO : Bene, ora devo proprio andare. A stasera.
ERIKA : Ad un’ora decente, spero.
RICCARDO : Addìo, cara (uscendo incrocia Paola di ritorno dall’ufficio postale)
Buongiorno Paola (esce).
PAOLA : Buongiorno signor Morini.
SCENA 9
Erika e Paola
ERIKA : E’ questa l’ora di tornare in ufficio ?
PAOLA : C’era un sacco di gente all’ufficio postale, non ce l’ho fatta ad
arrivare prima. Lisa e Clara dove sono ?
ERIKA : Le ho mandate in archivio a cercare delle pratiche.
PAOLA : In due ?
ERIKA : Naturale ! Quell’idiota di Clara da sola non sa trovare nemmeno una
pratica in archivio...
PAOLA : (Posando i plichi che aveva con sé sulla scrivania) Clara non è idiota,
se permette.
ERIKA : No che non permetto ! Una volta o l’altra la licenzio. Lei e anche
quella smorfiosa di Lisa. Non so come le abbia sopportate fino ad oggi quelle
due.
PAOLA : Che discorsi. Non si può mica lasciare a casa la gente così.
ERIKA : Ah no ? E invece sì. Ci mancherebbe altro che un datore di lavoro non
potesse licenziare una dipendente che gli sta sullo stomaco.
PAOLA : Per il fatto che gli sta sullo stomaco ? No che non può.
ERIKA : Che accidenti dici ? Io sono la padrona della baracca e se un
subordinato mi va lo tengo, altrimenti aria, lo licenzio, Ne ho il diritto !
PAOLA : Balle, signora. Siamo nel duemila ormai da qualche mese, non se n’è
accorta ? Lei e i cosiddetti “padroni” come lei non vi siete ancora resi conto
che il lavoro che un dipendente svolge per un’azienda non presuppone la
qualifica di “sottomesso” ?
ERIKA : Sei comunista ! Lo sapevo che eri una sinistroide. Questi sono discorsi
da comunista !
PAOLA : Signora, io e lei abbiamo un contratto : Io presto la mia opera nella
sua agenzia e lei paga il mio lavoro secondo un contratto sindacale sottoscritto
con l’assunzione. Abbiamo entrambi degli obblighi e dei diritti l’una verso
l’altra, in poche parole : due soggetti sul piano di parità.
ERIKA : Parità un accidente ! Sono io che pago. E’ il dipendente che ha bisogno
del datore di lavoro.
PAOLA : Non meno di quanto il datore di lavoro abbia bisogno del dipendente per
svolgere la sua attività.
ERIKA : E se io ti licenzio tu, che fai ? Come vedi sei tu ad aver bisogno di
me.
PAULA : Se lei mi licenzia, cara signora, dovrà assumere un’altra persona al mio
posto proprio come io mi dovrò trovare un altro titolare per cui lavorare. Come
vede siamo pari : Lei non può fare a meno del dipendente così come io non posso
fare a meno del datore di lavoro.
ERIKA : (Dopo un attimo di riflessione, per troncare) Beh, qui chi comanda sono
io, chiaro ?
PAOLA : (Scattando ironicamente sugli attenti) Sissignore, signor generale !
ERIKA : Razza di cretina. Comincia a far qualcosa.
SCENA 10
Erika, Paola, Clara e Lisa
CLARA : (Rientra con Lisa, portando due grosse cartelle simili a quelle portate
in precedenza) Eccoci qua, sono quelle giuste questa volta : Pratiche “Rossi &
De Vito”.
ERIKA : Era ora (esce e va nel suo ufficio).
CLARA : (A Paola, piano) Ha detto qualcosa ?
PAOLA : Il solito.
LISA : Già, qui non cambia mai niente.
ERIKA : (Dal suo ufficio caccia un urlo) Aah !
CLARA : (Spaventata ha un sussulto e fa cadere le cartelle spargendo fogli
dappertutto) Aah, che succede ?
LISA : Oh, no ! Di nuovo !
ERIKA : (urlando esce di corsa dal suo ufficio) Aah ! ...Aah ! Un topo !... Un
topo.... (chiude la porta dietro di sé, ansimante). Chiamate Assunta, che mandi
su Cosimo a prendere quello schifoso topo, presto.
PAOLA : (Mentre Lisa e Clara in ginocchio stanno raccogliendo i fogli va al
telefono) ..Assunta ? Sono Paola. Dice la signora Erika di venir su con Cosimo,
c’è un topo nel suo ufficio. ...Che ?...
ERIKA : Dille di sbrigarsi.
PAOLA : ...Sì ma... ah, va bene, glielo dirò.
ERIKA : E allora ?
PAOLA : Dice che non le importa un fico del suo topo e che poiché lei non vuole
Cosimo tra i piedi in orario d’ufficio o si piglia il topo da sé o aspetta la
pausa pranzo.
ERIKA : Ha detto proprio così ?
PAOLA : Parola più, parola meno...
ERIKA : Maledetta terrona ! (Le tre ragazze stentano a trattenere le risate). Al
diavolo il topo, Assunta, e pure voialtre. Non resto qui col topo nemmeno per
sogno. Dite a quella coppia di idioti di levare di mezzo quella bestiaccia per
oggi pomeriggio, chiaro ? Io me ne vado, ci vediamo dopo pranzo. (Sta per
uscire, torna indietro) E non crediate di far festa finché sono fuori. Quando
torno controllo il lavoro fatto, chiaro ? (esce).
PAOLA : Buongiorno.
LISA : Buongiorno.
CLARA : Arrivederci.... Scoppiano a ridere).
SCENA 11
Paola, Clara e Lisa
PAOLA : Accidenti che ridere... avete sentito che urli ? “Aah !...un topo !”
LISA : Magari fosse stato un orso.
CLARA : Oh, sì, oppure un Boa di sei metri. Cosa ti ha detto Assunta ?
PAOLA : Oltre a quello che ho detto prima ? Un sacco di parolacce : “Devi dire a
chilla fetiente scurnacchiata....”
LISA : (Che sta sfogliando la posta portata su da Paola) Clara, c’è una busta
per te.
CLARA : Per me ?
LISA : (Leggendo sulla busta) “Gentile signorina Clara Bazzani presso Agenzia
Morini eccetera. Ecco qua.
CLARA : E chi può scrivermi qui in agenzia ? Vediamo...non c’è il mittente...
PAOLA : Prova ad aprirla (Clara apre la busta e ne trae un foglio).
CLARA : Sembra una poesia ! (legge)
Non esprimere l’amore,
quello vero è sempre ascoso; …
PAOLA: “Ascoso”? Che vuol dire?
LISA: Vuol dire “nascosto”. Vai avanti, Clara.
CLARA:
… E’ uno spiro che si muove
Silenzioso, misterioso.
PAOLA: “Spiro”? Che roba è?
LISA: “Spirito”! Significa “spirito”! Vuoi stare zitta?
PAOLA: Ma se non capisco! “Ascoso”, “Spiro”, “Sparo”, che lingua è?
LISA: Zitta! Prosegui, Clara.
CLARA:
Dichiarai il mio grande amore
Il mio cuore le si aprì;
Con paure orrende, fredda,
Ah, tremando, lei fuggì.
Come fu da me lontana
Un viandante l’accostò,
Silenzioso, misterioso:
Sospirò e la conquistò.
LISA : E’ bellissima... Ma piena di tristezza ! Chi te la manda?
CLARA : Non è firmata. C’è solo una sigla: G.A.!
PAOLA : Andrea ?
CLARA : No, non certo lui... è troppo abbietto per scrivere poesie....
LISA: E allora chi? Fammi leggere, posso? (prendendo di mano a Clara il foglio
delle poesia. Rilegge:).
“Dichiarai il mio grande amore
Il mio cuore le si aprì;
Con paure orrende, fredda,
Ah, tremando, lei fuggì.” …
Sembrerebbero le parole di un innamorato che dopo essersi dichiarato fosse stato
respinto da una donna che poi si è lasciata conquistare da un altro … Chissà se
è stata scritta da chi te l’ha mandata o ….
PAOLA: (che mentre Lisa leggeva, non vista, aveva digitato sulla tastiera) La
poesia è: “Non esprimere l’amore”, di William Blake, poeta, pittore, incisore
inglese; Londra, 28/11/1757 – 12/08/1827.
CLARA: Cosa?
LISA : Paola, non immaginavo fossi così esperta di poesia!
PAOLA: Infatti non lo sono. Ho solo digitato i versi su un motore di ricerca,
semplice, no?
LISA: Ah! Verrebbe da pensare che il mittente è qualcuno che ha una buona
cultura letteraria …
PAOLA: Non è detto.
CLARA: Perché non è detto?
PAOLA: Perché può essere benissimo qualcuno che ha scelto da un libro o su
internet una poesia che facesse al caso suo!
CLARA: Mm … può essere. Non ci avevo pensato. (si alza e si avvia verso il
bagno. Esce)
LISA: Paola, sei di un prosaico impressionante!
PAOLA: Io? Perché?
LISA: Perché con la tua precisazione razionale e freddamente logica hai
frantumato quel minimo di romanticismo che “questo” (mostrando il foglio con la
poesia) poteva suscitare! Ti costava tanto startene zitta? Lasciarle almeno il
sospetto che ci sia qualcuno che pensa a lei e che potrebbe esserne innamorato?
L’avrebbe aiutata a superare il trauma di aver rotto con Andrea!
PAOLA: Lisa, che palle! Vuoi che te la dica tutta? Clara ha solo bisogno di
trovarsi un ragazzo che non badi tanto al sottile: uno pratico, energico, vitale
…
LISA: Seeh …! Un mister muscolo narcisista e con la zucca vuota di quelli che
frequenti tu!
PAOLA: Magari! E che ci faccia un po’ di sesso: fisico, appagante, disinvolto e
sano sesso! Quello, le farebbe bene; altro che ‘sta roba qui (stappando di mano
il foglio a Lisa).
LISA: (Applaudendola lentamente, in modo sarcastico) Brava. Complimenti.
Immagino che la tua vita da single impostata su questi principi ti garantisca
un’esistenza serena e felice.
PAOLA: Che c’entra la mia vita, scusa? (Clara rientra e va alla sua scrivania).
LISA: Tutto bene, Clara?
CLARA: Tutto bene, sì.
LISA : Clara, che c’è? Hai pianto? Hai gli occhi rossi.
CLARA: No, mi sono solo tolta un punto nero. M’ha fatto un po’ male. Tutto qui.
LISA: Davvero?
CLARA: Davvero (Le tre rimangono un attimo a pensare, ciascuna per conto suo.
Poi Paola reagisce).
PAOLA : Su ragazze, mettiamoci al lavoro (squilla il telefono, Lisa va a
rispondere mentre le altre due prendono posto alle rispettive scrivanie).
LISA : Pronto Agenzia Morini buongiorno......No, la signora Erika è uscita, può
dire a me ?....
Paola inizia a lavorare, poi si ferma, riprende in mano il foglio della poesia e
lo legge in silenzio mentre le luci si abbassano e finisce il primo atto.
Atto secondo
SCENA 12
Paola, Clara e Lisa
E’ sabato pomeriggio. L’azione si svolge nell’appartamento di Paola. Il posto è
più che spartano e l’arredamento (o meglio la parvenza di esso) è costituito
dagli oggetti più disparati e scompagnati, raccattati qua e la a pochi soldi e
senza risparmio di fantasia. Paola in tuta sta facendo esercizi di aerobica.
PAOLA : ..”Uno, due, tre e quattro...Op,...op..., Uno, due, tre e quattro...”.
Spegne il registratore, si siede e rimane pensosa. E’ tormentata. Infine si
decide: fruga dentro una borsa e ne tira fuori un foglio. E’ la poesia che Clara
aveva ricevuto in ufficio. Legge. Squilla il telefono.
PAOLA: Pronto? (….) Ciao Rudy (…) Tutto bene, grazie e tu? (……) Ah, ecco (…) No,
non possiamo vederci questo fine settimana da me. Ospito un’amica per un po’. Si
è appena lasciata col suo ragazzo e (…..) Portare un tuo amico? No, non credo
sia una buona idea. (…..) No, macché “Chiodo scaccia chiodo”, non è proprio il
caso. (….) Sì, lo so che è sempre stata la mia filosofia, ma non ne sono più
così sicura! Non è sempre così che va. (…..) Capirai! (…) Per favore, Rudy! (….)
No. (…) No-oo! (….) Me ne frego di quel che mi perdo, c’è altro nella vita, non
c’è solo il sesso! (….) Ma senti, Rudy …(lui ha riattaccato) Stronzo!
Suonano alla porta. Paola nasconde il foglio che aveva in mano sul tavolino,
sotto una felpa che vi ci è posata sopra e va ad aprire
CLARA : (E’ ben vestita, truccata, rispetto a prima ha avuto una metamorfosi.
Entra insieme a Lisa. Hanno delle borse e dei pacchetti) Ciao Paola! Mi aiuti
per favore?
LISA: Bonjour! ….Qualcosa non va?
PAOLA: No, perché?
LISA: Hai una faccia …
PAOLA: (dissimulando) Ho appena finito di fare aerobica. Sono solo un po’
stanca. (nota Clara:) Clara! Fatti vedere…!
CLARA: Come sto?
LISA: Che ne dici?
PAOLA: Assolutamente incantevole! Complimenti!
CLARA: Il merito è tutto di Lisa. Mi ha portato dalla sua estetista e poi siamo
andate a fare un po’ di acquisti per rinnovare il guardaroba.
PAOLA: Sembri un’altra persona! Che dire? Da brutto anatroccolo a cigno bianco,
da bruco a farfalla, …
LISA: … Da Cenerentola a principessa!
CLARA: Ma no, esagerate …
LISA: Ma è vero: se ti vedesse adesso il tuo Andrea, si pentirebbe mille volte
di averti trattata in quel modo.
CLARA: Non è più il “mio” Andrea.
LISA: Non si sa mai.
CLARA: (sorridente) Ma sono io che non lo voglio più!
PAOLA: Ben detto, Clara: acqua passata non macina più.
LISA: Sì, forse è proprio così (fa un cenno d’intesa a Paola, non vista da
Clara).
CLARA: (Raccoglie suoi pacchetti e si accinge ad uscire) Io, se non vi spiace,
andrei di là a sistemare le mie cose in camera. Posso?
PAOLA: Non devi chiedere il permesso. E’ casa tua.
LISA: Ce la fai da sola? Non vuoi una mano?
CLARA: No, ce la faccio. E confesso che ho anche bisogno di starmene un po’ per
conto mio: troppe cose nuove tutte insieme e … Beh, a dopo (esce).
SCENA 13
Lisa e Paola
LISA: (Fa cenno a Paola di avvicinarsi. Ha una confidenza che non vede l’ora di
rivelarle) Ti ricordi la poesia?
PAOLA: (Dissimulando) Poesia? Quale poesia?
LISA: Quella che qualcuno ha spedito a Clara, in ufficio!
PAOLA: Ah, sì! La poesia … E allora?
LISA: Beh, senti qua: stamattina mentre eravamo in giro ho cercato di far
sbottonare un po’ Clara per capire se avesse idea di chi gliela potesse aver
spedita.
PAOLA: Impresa non da poco! Clara è chiusa come un’ostrica.
LISA: Infatti. Però dài e ridài alla fine ci sono riuscita.
PAOLA: No …! Davvero? E dunque?
LISA: Te la faccio breve: prima di mettersi con Andrea …
PAOLA: … Lo stronzo …
LISA: … appunto, c’era un ragazzo, un amico che Clara adorava, Gabriele. Un
ragazzo in gamba, a quanto dice lei, un amico dai tempi delle medie. Da come me
ne ha parlato mi è sembrato di capire che si frequentassero spesso e che lui
fosse molto gentile con lei. Un ragazzo intelligente, sensibile, spiritoso e
piuttosto carino.
PAOLA: … Solo che lei purtroppo non piaceva a lui. Giusto?
LISA: E invece sì! A quanto pare però, questo Gabriele non si era mai fatto
avanti. Lei tutto immaginava, fuorché di piacergli almeno quanto lui piaceva a
lei.
PAOLA: E a questo punto?
LISA: A questo punto una sera, dopo essere stati al cinema, lui le disse che
aveva qualcosa di importante da dirle e le dichiarò di essere innamorato di lei.
PAOLA: Uàu! E lei?
LISA: Lei? Vai a capire cosa le sarà passato per la testa! Non gli ha creduto!
PAOLA: Co-osa? Ma è scema?
LISA: Ha pensato che lui le stesse facendo uno scherzo. “Figurati se lui si
vuole davvero mettere con una come me” si è detta. Anzi, il sospetto che quella
dichiarazione fosse solo un espediente per portarsela a letto le si insinuò
nella mente fino a diventare certezza. Così gli rispose che lei veramente lo
aveva sempre considerato solo un amico, che lui non era il genere di compagno
che cercava, e che tutto sommato sarebbe stato meglio, visto come stavano le
cose, che non si vedessero più. E così è stato.
PAOLA: Ma che, cavolo! E’ la peggior cosa che una ragazza possa dire: “Sai, io
ti considero solo un amico”!
LISA: Infatti. Di lì a poche settimane Clara partecipò ad una festa di
compleanno e conobbe Andrea. Mai visto prima, mai frequentato. Le sembrò così
solo, così introverso che …
PAOLA: … che le fece pena e ci si mise insieme! Povera scema!
LISA: Non più scema di tante altre, direi. Beh, comunque quindici giorni fa lei
e Gabriele si sono incontrati per caso. Hanno preso un caffè insieme e hanno
scambiato due chiacchiere. Lui si è laureato in Lettere e filosofia ed insegna
da qualche anno in un liceo.
PAOLA: Ed è impegnato o …?
LISA: Scapolo. O meglio: “single”. Pensa: lei invece gli ha detto di essere
ormai giunta al quinto anno di fidanzamento. Evidentemente lui c’è rimasto male
e spedirle quella poesia è stato il suo modo discreto di farglielo sapere.
PAOLA: Adesso vado di là e la pesto! Ma … è sicura che sia stato lui a spedirle
la poesia?
LISA: Sì. Al caffè lei gli aveva detto dove lavorava e poi, ricordi? Sul foglio
non c’era firma ma c’erano le iniziali “G.A.”: Gabriele Adami.
PAOLA: Quindi Clara ha sempre saputo chi gliela mandava, la poesia. Sono senza
parole.
LISA: Non mi chiedi cos’ho fatto?
PAOLA: No, perché me lo dirai comunque!
LISA: Hai ragione. Beh, io tanto ho fatto e tanto ho detto, che l’ho convinta a
telefonare a questo Gabriele: stasera escono a cena insieme! Lui passerà di qui
a prenderla alle otto e mezza!
PAOLA: Fantastico! Sei una grande! Lisa, che colpo! Complimenti.
LISA: Grazie. Sono proprio orgogliosa di me. Ora però devo uscire. Devo passare
dall’ottico ad acquistare il liquido per le lenti a contatto. Ci vediamo fra
poco.
PAOLA: Va bene. A momenti dovrebbero arrivare anche Assunta e Cosimo con le
ultime cose di Clara perciò ti aspettiamo.
LISA: D’accordo. A più tardi. (si avvia all’uscita)
PAOLA: (accompagnandola) A più tardi. Ciao. (escono).
SCENA 14
Clara e Paola
Clara entra con un pacchetto. Lo posa sul tavolo e comincia a scartarlo:
contiene una torta alla panna. Paola rientra e visto cos’ha in mano la guarda
con aria di rimprovero.
CLARA : ...Te lo giuro Paola, te lo giuro che da domani anzi, da lunedì mi metto
a dieta e comincerò a fare un po’ di movimento fisico.
PAOLA : (La guarda costernata con disapprovazione. Non la tranquillizza,
inoltre, che l’amica stia armeggiando sullo stesso tavolino in cui poco prima
lei aveva nascosto, infilandolo sotto un indumento, il foglio con la poesia)
Rimpinzarti con quel dolce non è comunque un buon inizio, Clara.
CLARA : Uffa, lascia almeno che mi ci abitui un poco alla volta !
PAOLA : E’ qui che sbagli. Meglio un taglio netto, credi a me.
CLARA : Hai ragione, sono d’accordo anch’io.
PAOLA : Dunque ?
CLARA : Da lunedì prossimo niente più dolci, solo ginnastica, dieta bilanciata e
cure estetiche, promesso.
PAOLA : Già, mentre invece oggi e domani ?
CLARA : Paola, oggi è il primo giorno che sono qui, fra poco arriveranno Assunta
e Cosimo con il resto delle mie cose ed io ho invitato anche Lisa.
PAOLA : Lo so. E con questo ?
CLARA : Dobbiamo festeggiare, non credi ?
PAOLA : Scusami, Clara ma c’è qualcosa che mi sfugge : festeggiare cosa ?
CLARA : Ma come “cosa” ? L’inizio della nostra convivenza ! Ho comprato
appositamente la torta ed ho messo in frigorifero una bottiglia di vino.
PAOLA : Oh, Clara...
CLARA : Assunta e Cosimo sono stati così gentili ad aiutarmi a traslocare, come
potevo non offrir loro nemmeno una fetta di dolce !
PAOLA : E sia, mi arrendo. (suona il campanello dell’entrata). Oh, chi può
essere ?
CLARA : Vado io, devono essere Assunta e Cosimo con la mia roba. Arrivo !
SCENA 15
Paola, Clara. Assunta e Cosimo
(Clara apre la porta. Assunta e Cosimo entrano con degli scatoloni).
ASSUNTA : Buongiorno Claretta bella, siamo arrivati. Vieni Cosimo, per di qua.
CLARA : Bene, siete già qui. Ecco, posate tutto qui per terra. Salve Cosimo.
COSIMO : Salve, Paola, salve Clara.
ASSUNTA : Facìmme presto figliole che tengo ‘na notizia...
PAOLA : Notizia ? Che notizia ?
ASSUNTA : Ah, se lo sapevo ! Che, non mi credevate a me ? Mo’ state a sentire...
CLARA : Di che si tratta ?
ASSUNTA : Quelli che si credevano, che io ero fessa ? Io per certe cose, tengo
l’occhio clinico ! (durante tutta la scena, Cosimo sarà distratto, annoiato. Si
interesserà al contenuto degli scatoloni badando a non farsi vedere mentre
curiosa).
PAOLA : Sì abbiamo capito, fuori la notizia.
ASSUNTA : Bene. Voi vi ricordate che vi dissi lunedì, dentr’all’ufficio vostro,
dopo che a’ ”Lucifera” se n’era andata ?
PAOLA : No, che hai detto ?
ASSUNTA : Claretta bella, diglielo tu : te l’arricordi che vi dissi ?
CLARA : Veramente io non...
ASSUNTA : Eeh, Santo Gennaro, proprio non ve lo ricordate ? Quanne ve portai ‘o
pacchetto ch’aveva consegnato ‘o fattorino e io vi chiesi : “Com’è ‘a Lucifera
stamattina ?” e tu Paolina mi dicesti : “Odiosa, come al solito”. Ti ricordi mo’
?
PAOLA : Sì, credo di sì...
ASSUNTA : Brava ! E ti ricordi che disse poi Assuntina vostra a proposito della
signora Erika ?
CLARA : Aspetta, aspetta... Non dicesti per caso che secondo te era....
PAOLA : No !...
ASSUNTA : E invece sì.
CLARA : No !...
ASSUNTA : E vi dico di sì....
PAOLA : No....
ASSUNTA : Ohé, come l’aggio a dire ? La signora Erika, vostra padrona, e bell’e
cornuta !
CLARA : Cornuta ?
ASSUNTA : Cornuta, sì : becca, tradita, insomma : Riccardo Morini se la fa con
un’altra.
PAOLA : (divertita e meravigliata nel contempo) Accidenti che colpàccio : se la
cosa è vera quella sarà fuori di sé.
ASSUNTA : Ha da schiattàre, ve lo dico io. Aveva la schiuma alla bocca, cacciava
di quegli urli....
CLARA : No, no, Assunta, racconta tutto dall’inizio.
ASSUNTA : Ohé : io non v’ho detto nulla eh ?
PAOLA : Ti puoi fidare, lo sai.
CLARA : Parola !
ASSUNTA : Bene. Come voi sapete, io sto dabbasso in portineria. Stamattina sul
tardi, era quasi l’una, mi si presenta ‘o commesso di Gaudenzi, il negozio di
scarpe, e mi chiede se ci sta il signor Morini. Io gli dico che no, il signor
Morini non ci sta, ma ci stava la moglie su in ufficio e così l’accompagnai su
perché a me non mi poteva dire di che cosa si trattava.
PAOLA : Era in ufficio a quell’ora anche oggi che è sabato ?
ASSUNTA : Sst ! Stà a sentire....(campanello dell’ingresso)..E mo’ questo chi è
?
PAOLA : Credo sia Lisa. Aspetta un momento, la faccio entrare. (esce e rientra
con Lisa).
SCENA 16
Paola, Clara. Assunta, Lisa e Cosimo
LISA : Buongiorno a tutte.
CLARA : Buongiorno Lisa. Entra, presto.
LISA : Che c’è ?
ASSUNTA : Salve bellezza. Siedi qua e statti buona buona.
LISA : Si può sapere di che state....
PAOLA : Assunta ha scoperto che il signor Morini ha una tresca. Sst !, lasciala
raccontare.
LISA : Cosa ?
CLARA : E la signora Erika l’ha saputo proprio oggi !
LISA : (Sgomenta, tentando di dissimulare) Ah, davvero ?
ASSUNTA : Allora, come questo entrò nell’ufficio, io rimasi fuori per sentire.
CLARA : E cosa hai sentito ?
ASSUNTA : Beh, senza dire che ha detto e che non ha detto, la cosa sta accussì :
il commesso era venuto perché il signor Riccardo aveva dato al negozio un
assegno con la cifra corretta : l’assegno era di cinquecentomila lire ma lui
sotto al primo zero ci ha fatto una zampetta per far risultare
cinquecentonovantamila lire, senza pensare che la cifra ci sta scritta anche in
parola...
PAOLA : E allora ?
ASSUNTA : Stàtti buona Paolina, mo’ viene il bello. Il signor Riccardo era
andato al negozio martedì ed aveva scelto un bel paio di scarpe da donna di
vernice rossa numero trentasette. Aveva fatto pure confezionare ‘nu pacchetto
regalo e aveva lasciato detto che qualcuno sarebbe poi passato a pigliarlo. Giù
da Gaudenzi si sono accorti dopo che l’assegno era irregolare : hanno aspettato
un giorno, n’hanno aspettato due, n’hanno aspettato tre, ma non vedendo arrivare
nessuno, e credendo che comunque le scarpe fossero per la signora Erika, hanno
mandato un commesso per farsi sostituire l’assegno che era sbagliato : quella
che vale è la cifra in parola, che era cinquecentomila lire, ma le scarpe ne
costavano cinquecentonovanta.
CLARA : Cinquecentonovantamila lire per un paio di scarpe !
ASSUNTA : E’ quello c’ha detto pure la signora. “C’è un errore...” gli ha dett’
issa, “...mio marito lo sa che non sopporto le scarpe rosse eppoi io calzo il
trentanove e mezzo”. Allora il commesso ha detto : “Signora, le scarpe le
possiamo cambiare, ma l’assegno ce l’ha dato proprio il signor Riccardo, ecco
qua” Tutt’a un tratto n’aggio sentito chiù niente. Quella deve aver fatto un
nuovo assegno al commesso e poi le ho sentito dire : “Tenete le scarpe in
negozio e non le date a nessuno che nel pomeriggio le verrò a pigliare io.
Arrivederci” Quando quello è uscito io non mi sono fatta vedere, e appena se ne
è andato, la signora ha cominciato a parlare da sola. Avrei voluto vederla
quando diceva : “Maledetto bastardo ! Ecco dove butta tutti i soldi ! Mi
tradisce con un’altra donna ! Non è possibile, maledetto cane. Ma voglio
scoprire chi è la puttana con cui te la fai !....” e poi mi sono squagliata
perché quella è uscita dall’ufficio che sembrava una tigre infuriata.
PAOLA : Io credo che potrebbe anche trattarsi di un equivoco. Il signor Riccardo
potrebbe aver comperato quelle scarpe per una sua parente oppure...
ASSUNTA : Una parente ? E quanno mai ? Cinquecentonovantamila lire pe’ nu paio
di scarpe, solo per una amante si possono spendere !
CLARA : (Ridendo) Ben le sta a quella megera ! Ci pensate ? Lei con tutta la sua
aria da superdonna ? Ha, ha, ha...
PAOLA : Già, proprio lei..ha, ha, ha...
ASSUNTA : Che vi dicevo ? Io tengo “l’occhio clinico” : Ho detto ch’era cornuta
? Avevo ragione o no ?
CLARA : Certo che avevi ragione.....Lisa, che hai ? Stai male ?
ASSUNTA : E che ?... ti metti a piangere mo’ ?
CLARA : Lisa, che ti succede ? Perché piangi ?
LISA : Non ce la faccio... ho paura che....
PAOLA : Su, su, bambolina, che ti si sciupa tutto il maquillage. Rifiata un
momento e poi dicci cosa ti prende.
LISA : Chissà cosa penserete di me...
ASSUNTA : Oh, quante storie, ce lo vuoi dire o no ? Che è successo ?
PAOLA : Coraggio, spùtalo questo rospo.
ASSUNTA : Figliole, aggio capito ‘o guaio !
CLARA : Cioè ?
ASSUNTA : Lisa, si tratta di un uomo ?
LISA : Sì....
ASSUNTA : Un uomo che t’ha inguaiata ?
LISA : Beh, ecco...
ASSUNTA : E allora ho capito !
PAOLA : Hai capito che cosa ?
ASSUNTA : Che Lisa nostra ha fatto ‘a frittata !
CLARA : La frittata ? Che vuol dire ?
ASSUNTA : Ohé, gnoccolone ! Lisa è incinta ! E’ vero o no ?
PAOLA : No !
ASSUNTA : Eh già.... No ?
LISA : No, che avete capito ? Ci mancherebbe altro...
ASSUNTA : Come, non sei incinta ?
LISA : No, non lo sono.
ASSUNTA : E allora che è chilla faccia ‘e funerale, figlia bella, eh ?
CLARA : Se non sei incinta allora perché sei così sconvolta ?
LISA : Me lo sono sempre tenuto per me, ho tenuto tutto nascosto anche a voi che
siete le migliori amiche che ho, ma ora... ormai....
PAOLA : Ormai cosa ?
LISA : Ho una relazione con Riccardo Morini.
ASSUNTA : Tu ? Mannaggia ‘lu pesce! ! Tu ?
PAOLA : Dici sul serio ? Con il marito di Erika ?
LISA : Sì, sì, sì ! Io, proprio io, con Riccardo Morini, il marito di Erika che
ora scoprirà tutto e mi farà a pezzi e mi caccerà dall’agenzia, io, sì, io Lisa
Barone sono l’amante del signor Morini !...
CLARA : No, non gridare, Lisa, ti prego calmati. Qui nessuno ti vuole giudicare
male.
PAOLA : Sicuro, siamo dalla tua parte, tesoro, qualunque sia.
LISA : Non voglio la vostra compassione. Non so nemmeno io perché è successo,
non posso nemmeno dire di essermi innamorata di lui....
CLARA : No ?
LISA : No. Ci ho pensato a lungo, mi sono chiesta perché mi sono lasciata
coinvolgere... O forse sì … Era così gentile con me … Mi sentivo apprezzata,
ammirata … tutto il contrario della signora: a volte a vederlo strapazzare da
lei, anche in nostra presenza, mi sembrava che pure lui fosse una vittima della
sua arroganza. Più lei era sprezzante, cattiva con me e più io mi sentivo spinta
a stare con lui ….
ASSUNTA : Era la vendetta : la più grande vendetta che una donna sappia attuare
ai danni di un’altra donna.
PAOLA : Vendetta ?
ASSUNTA : Paolina, tu si’ tutta muscoli e poco cervello : Lisa che è femmina al
cento per cento, a me m’ha capito già. E’ vero o no ? (Lisa fa cenno di sì col
capo). Con tutto quello che la signora Erika le fa passare ogni giorno con la
sua prepotenza, con le sgridate, i giudizi taglienti, l’istinto di femmina di
Lisa ha detto : “Apertamente non mi posso ribellare, ma dato che voi signora mi
trattate a questo modo, io sapete che vi faccio ? Vi metto ‘nu paio di corna
lunghe lunghe col maritino vostro e così voi non ve n’accorgete, ma io quando ve
la prendete con me, io sotto sotto me la rido di voi e della vostra meschinità”.
LISA : Oh, Assunta....(abbraccia Assunta la quale la consola).
CLARA : Dunque le scarpe erano un regalo per te.
LISA : Credo di sì. Gli avevo detto di aver sempre desiderato un paio di scarpe
di quel tipo e lui mi aveva chiesto che numero portavo...(squilla il campanello
della porta).
PAOLA : Chi può essere ?
LISA : Non voglio che mi vedano...
ASSUNTA : Lisuccia, non ti preoccupare, ci sto’ qua io, no ?
CLARA : Vado ad aprire. (esce dietro le quinte e da là :) Signor Morini !
SCENA 17
Paola, Clara. Assunta, Lisa, Cosimo e Riccardo
RICCARDO : (Da dietro le quinte) Buongiorno, Clara. Sto cercando Lisa. E’ qui da
voi per caso ? E’ importante.
CLARA : (Entra in scena seguita da Riccardo evidentemente scosso ed in preda ad
agitazione) Prego, si accomodi.
RICCARDO : Buongiorno a tutti. C’è qui Lisa? Devo assolutamente parlarle...
LISA : Sono qui, signor Riccardo.
RICCARDO : Bene, allora vuoi scendere giù un momento per favore ?
LISA : Può parlare anche qui. Ragazze, per favore posso....
ASSUNTA : Uh, certo, come no ? Paola, me lo fai vedere ‘sto appartamentino tuo
bello ?
PAOLA : Che ? Ah, sì, da questa parte, ti faccio vedere la mia camera, e così ne
approfitto per cambiarmi. Vieni Clara.
ASSUNTA : E così adesso siete in due a stare nell’appartamentino, eh ? Cosimo,
vieni con noi.
PAOLA : (Uscendo seguita da Assunta, Cosimo e Clara) Appartamentino un’accidente
; manca praticamente tutto : I mobili sono roba raccattata qua e là.....
CLARA : Io però lo trovo accogliente.....
SCENA 18
Lisa e Riccardo
RICCARDO : (Rimasto solo con Lisa) E’ successa una cosa terribile.
LISA : Lo so. Tua moglie sa che hai una relazione, vero ?
RICCARDO : E tu come lo sai ?
LISA : Ce lo ha appena detto Assunta.
RICCARDO : Al diavolo, quella pettegola sa sempre tutto...
LISA : Non giudicarla male. E’ tua moglie che è andata in escandescenze. Spero
non sia venuta a sapere che è con me che la tradisci.
RICCARDO : E’ per questo che sono qui. Temo che non ci metterà molto a
scoprirlo.
LISA : Oh no, e come ?
RICCARDO : Erika, prima che potessi farlo io, si è precipitata da Gaudenzi ed ha
ritirato la scatola con le scarpe che avevo scelto per te...
LISA : Avevi messo un biglietto col mio nome ?
RICCARDO : No, questo no. Ti avevo semplicemente scritto di scusarmi se non ti
consegnavo personalmente il pacchetto in ufficio per non insospettire di mia
moglie, che mi sarei fatto perdonare al più presto con un week-end dei nostri e
firmato “Tuo Riccardo”. Ti avrei fatto recapitare il regalo da un fattorino oggi
stesso se quell’idiota del negozio...
LISA : Vuoi dire che Erika leggendo quel biglietto saprà che la donna con cui la
tradisci è una di noi ma non sa precisamente chi ?
RICCARDO : E’ così. Mi ha telefonato ed era furiosa. Voleva sapere chi era la
mia amante, ha usato degli epiteti irripetibili e...
LISA : E tu hai fatto il mio nome ?
RICCARDO : Certo che no, io ho negato tutto. Ma temo che stia arrivando qui per
interrogare Paola e Clara. Ho paura che se non inventiamo qualcosa non ci
metterà molto a risalire a te.
LISA : (Dopo una pausa) Io glielo dico.
RICCARDO : Lisa, sei impazzita ?
LISA : Le confesso tutto, Riccardo, non voglio che Paola e Clara vengano
coinvolte o rischino di perdere il posto per causa mia. (Chiama) Clara ! Paola !
Venite pure...
RICCARDO : Ma... Che fai?
LISA : Loro sanno tutto, gliel’ho appena detto.
RICCARDO : Che ? Intendi dire che hai detto loro che noi...
LISA : ...Abbiamo una relazione. Sì, gliel’ho detto.
SCENA 19
Lisa, Riccardo, Paola, Clara, Assunta e Cosimo
(Rientrano in scena Paola, Clara, Assunta e poi Cosimo).
RICCARDO : Come hai potuto spifferare tutto ? Cretina, ti sembrano cose da
spargere ai quattro venti ?
LISA : Io non ne potevo più, Riccardo.
RICCARDO : Incredibile ! Idiota ! Non dire più niente, dovevo immaginarlo che
prima o poi saresti andata a raccontarlo ! Capirài, avere una relazione col
padrone ! E’ troppo grossa per tenere il segreto. Scema !
LISA : Riccardo che stai dicendo ?
RICCARDO : Sta’a sentire, stupida creatura : tu adesso non dici più niente,
chiaro ? Se Erika piomba qui tu non mi hai mai visto e non confessi un bel
niente.
LISA : Scoprirà tutto comunque, l’hai detto anche tu poco fa.
RICCARDO : Inventerò io qualcosa, non è la prima volta, devo solo guadagnare
tempo. Capito ? Razza di cretina.
CLARA : (Indignata) Signor Morini ! Si vergogni ! Le sembra il modo di trattare
una persona ? Lei è un....
RICCARDO : Tu stai zitta. Fatti gli affari tuoi, chiaro ?
CLARA : Cosa ? Sa cosa penso di lei, Signor Morini ?
RICCARDO : Non me ne importa un accidenti, idiota, impara a farti gli affari
tuoi !
LISA : Riccardo !
RICCARDO : Zitta anche tu ! Ma guarda queste... solo per una cosa siete buone
voi donne....
COSIMO : (Senza proferir parola prende in mano la torta dal tavolo, si avvicina
innocentemente a Riccardo e con tutta tranquillità ne richiama l’attenzione
battendogli con due dita sulla spalla).
RICCARDO : Che c’è ?
COSIMO : (Gli sbatte la torta in faccia con esultanza delle ragazze)
RICCARDO : Maledetto ritardato mentale ! (I due iniziano una colluttazione
mentre le ragazze cercano di dividerli fino al suono del campanello
dell’ingresso).
ASSUNTA : E molla mio cugino, fetente....
PAOLA : Piano, piano, calmatevi....
LISA : Lascialo Riccardo, lascialo ti dico....
RICCARDO : Giù le mani sceme, lasciate che lo strozzi !....
(Suona il campanello dell’ingresso).
ASSUNTA : Fetente, pezz’e fango, razza di maccherone...
LISA : Basta, basta, per favore, smettetela !...(Suona insistentemente il
campanello. I litiganti all’improvviso smettono di lottare. Paola va ad aprire).
SCENA 20
Lisa, Riccardo, Paola, Clara, Assunta, Cosimo ed Erika
PAOLA : (Fuori scena) Buongiorno signora Erika.
ERIKA : (Fuori scena) Buongiorno Paola. Posso entrare ?
PAOLA : Veramente...
ERIKA : Bene. Grazie ...(Entra in scena seguita da Paola). Ah ! Siete qui tutti
quanti... Riccardo ! Guarda quest’idiota come s’è fatto conciare...
RICCARDO : Cara, non pensare male io...
ERIKA : Stai zitto ! Non è te che sono venuta a cercare, ma visto che sei qui mi
rendo conto di essere nel posto giusto.
RICCARDO : No, senti...
ERIKA : Basta ! (alle sue impiegate) Siete tutte e tre qui. Bene, così non dovrò
ripetere le domande ed eviterò di perdere tempo.
ASSUNTA : Già, “il tempo è denaro”. Cosimo, dammi una mano a risistemare (con il
cugino comincia a pulire e risistemare quanto buttato all’aria durante il
parapiglia).
ERIKA : Credo che ormai vi sarà noto che io sono venuta a conoscenza di tutto ;
so che una di voi ha in qualche modo adescato quel tonto di mio marito....
RICCARDO : Cara !...
ERIKA : Zitto tu! Avanti: chi è?
RICCARDO : Erika, tesoro, non ritengo elegante discutere questa faccenda in
presenza delle nostre dipendenti. Nessuna di loro ha nulla a che vedere con …
ERIKA : Ah, no dici? E invece io sono sicura di sì. Guarda caso le hai tutte e
tre qui presenti: chi è la tua amata? Forse Paola? Bionda, atletica, coscia
lunga … una Valkiria!
PAOLA : Signora…!
ERIKA : Va bene, va bene, non Paola. Chi allora? Ah, beh, Lisa! E’ lei?
Sofisticata, femminile, sempre elegante e truccata … la “Pupa” da esibire.
LISA : Io non sono affatto una pupa da esibire …
ERIKA : Oh, ma come non ci ho pensato prima? Clara!
CLARA : Io? Io cosa?
ERIKA : Ma certo: la più giovane! Così almeno una volta tanto lei ti dà modo di
sentirti il maschio dominante! Come ti chiama nell’intimità? “Fragolino mio”?
Potrebbe essere tua figlia, ti rendi conto? E’ lei?
RICCARDO : Cara, mi credi davvero così imbecille da invaghirmi di una dipendente
del nostro ufficio?
ERIKA : Certo che lo credo.
RICCARDO : Secondo te sarei babbeo fino a quel punto?
ERIKA : Assolutamente sì!
RICCARDO : Erika!...
ERIKA : Riccardo, tu sei un debole; è evidente che sei stato vittima di una di
queste tre. Non uscirò da quella porta senza averlo scoperto. (Rivolta alle
ragazze:) Bene, ho qui in questa scatola le scarpette rosse con cui questo
inetto intendeva fare un “regalino” alla sua ganza. (al marito)
Cinquecentonovantamila lire : accidenti caro, le paghi troppo salate un paio
d’ore di piacere. (alle ragazze, dopo aver posato la scatola sul tavolo) A chi
di voi erano destinate ?
PAOLA : Signora, con tutto il rispetto : non credo sia suo diritto venire qui a
fare l’inquisizione.
ERIKA : Ah, no ? Questo è il bigliettino che era allegato al “regalino” :
“Perdonami tesoro se non ti porto di persona questo presentino”...
Cinquecentonovantamila lire. Lo chiama “presentino” lui. “...per il nostro primo
anniversario, ma dall’ufficio non posso passare per via di mia moglie. Mi farò
perdonare presto con un week-end di quelli che tu sai. Tuo Riccardo”. Ora, è
evidente che la puttana a cui era diretto ha a che fare con l’agenzia e quel che
è peggio....maledetto idiota.... è evidente che la storia dura da un anno...
ASSUNTA : Ohé signo’, voi sì che tenete una “capa tanta” : da ‘nu biglietto
accussì avete scoperto tutte ‘ste cose.
ERIKA : Assunta, fatti gli affari tuoi.
ASSUNTA : Signo’ non v’incazzate : il tenente Colombo è molto più diplomatico di
voi.....
COSIMO : ...e pure la signora Fletcher....
ERIKA : Silenzio ! Quella di voi che per spillare denaro a Riccardo non ha
esitato ad esercitare la più antica delle professioni, sappia che le conviene
confessare subito. E se ciò non avverrà entro cinque minuti voi tre, care
signorine, consideratevi tutte licenziate in tronco a partire da ora !
RICCARDO : Erika, ti assicuro che nessuna di loro ha nulla a che fare con tutta
questa faccenda...
ERIKA : Riccardo, una di loro ti ha adescato e raggirato per un anno, te ne
rendi conto ?
RICCARDO : Sì.... in effetti può essere così... del resto un uomo se
provocato...-
ASSUNTA : E che sta a dire questo ? Signor Riccardo, ma vi rendete conto di che
state a dire ?
RICCARDO : Erika ha ragione, solo ora mi rendo conto di essere stato usato...
ASSUNTA : Già, di essere stato ‘nu pappamolla, ‘nu carciofo, ‘nu scimmunito che
s’è fatto abbindolare dalla “femmina ammaliatrice”. Ma facesse l’uomo una volta
nella vita !
ERIKA : Sia come sia, fuori la colpevole. Su Riccardo, dimmi chi è di loro tre.
RICCARDO : Ehm, ecco...mi spiace ma la verità prima o poi bisogna dirla. La
donna che mi ha offuscato la mente da un anno a questa parte è.....
PAOLA : Sono io ! (stupore da parte dei presenti) Ebbene, caro, ti ringrazio per
non aver rivelato il mio nome fino a questo momento. Signora Erika, sono io la
colpevole.
ERIKA : Tu ? Tu saresti....
PAOLA : La Valkiria. Sì, sono stata io.
ERIKA : Non...non so che dire.... Riccardo, è da lei che ti sei fatto bere il
cervello ?
RICCARDO : Lei ?.... veramente no.... non è lei, è…
CLARA : Sono io ! Grazie Paola per aver cercato di salvarmi, ma non posso
permettere che un’altra sia infelice al mio posto. Riccardo, “Fragolino” mio, dì
pure a tua moglie che sono stata io a sedurti e soggiogarti.
ERIKA : Clara ? Hai tradito me per una come Clara ?
RICCARDO : Ma no, che state dicendo ?
CLARA : Riccardo, diglielo caro che eri il mio “Fragolino”...
Approfittando del momento, Cosimo - non visto - apre la scatola, ne tira fuori
le scarpe e le infila dentro uno degli scatoloni sostituendole con un paio di
vecchie pantofole.
ERIKA :No, no, non ci credo. Per quanto idiota mi rifiuto di credere che
Riccardo si sia fatto abbindolare da una sciattona come te Clara. Comunque
grazie, perché involontariamente mi hai fornito la risposta che volevo.
CLARA : Cioè ? Io non...
ERIKA : Non è Paola, non sei tu, l’unica possibile è Lisa.
LISA : Signora Erika, io.... Non è come ha detto lei... io non ho mai avuto
intenzione di sedurre suo marito.... Ecco io....
ASSUNTA : (Con melodrammatica intensità) Riccardo, amore: tu pe‘ mme si ‘nu
piezz’e core, ma io mo’ aggio ‘a parla’ !
RICCARDO : Cosa ? Ma che ?...
ERIKA : Assunta, che accidenti vai dicendo ?
ASSUNTA : Lassàte pèrde ‘ste tre povere figliole, signo’, sono io la colpevole,
mia è la colpa, mia è la carne c’ha travolto i sensi di questo povero
disgraziato marito vostro !
RICCARDO : Assunta, ma cosa stai dicendo ?
ASSUNTA : La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Signora, vostro
marito è ancora ammaliato e vi vuol far credere che non sono stata io la sua
amante, ma io posso provare che è vero.
ERIKA : Con lei ? Riccardo, tu sei stato l’amante di Assunta ? La portinaia !
ASSUNTA : E come no ? Sapeste quante volte, signo’.... mentre voi stavate in
ufficio, io e lui ci siamo follemente amati.
RICCARDO : Ma no, non è vero, non è assolutamente vero ! Questa qui è pazza !
ERIKA : Neghi ? Dunque è vero !
ASSUNTA : Brava signo’.... vedete quanto sono vigliacchi gli uomini, alla fine
negano sempre. Riccardo, pecché nun dici “Sì, ho amato follemente la mia Hassy”
?
COSIMO : “Hassy” con l’acca. Diminutivo anglosassone di Assunta
ERIKA : “Hassy” ?
ASSUNTA : Già, a lui piace chiamarmi così : “Hassy”, Hassy la focosa ! Diglielo
che ci siamo amati ovunque : In ascensore, sulle scrivanie, su in archivio,
dentr’alla guardiola della portineria … ovunque ci assalisse la passione !
ERIKA : E’ semplicemente incredibile....
ASSUNTA : Già ed in più a me non mi potete nemmeno licenziare, perché non sono
dipendente vostra ma del condominio.
ERIKA : (Sconcertata) … Assunta …! (a Riccardo) Che vuol dire ?
COSIMO : Il contrario di “licenziata”.
ERIKA : … Il .. contrario di licenziata?
COSIMO : Esattamente. Il participio passato: “Io sono assunta, tu sei assunta, …
ASSUNTA : Ohé, non divaghiamo : Signo’, la vostra colpevole sono io !
ERIKA : Riccardo, che hai da dire ?
RICCARDO : Ma ti sembra plausibile che io mi vada ad invaghire di una portinaia
? Erika, tesoro, ti facevo meno sprovveduta.
ERIKA : Un momento, un momento.... Le scarpe !
PAOLA ? Le scarpe ?
ERIKA : Sì, le scarpe. Proverete tutte e quattro le scarpe che Riccardo ha
comperato e quella a cui andranno bene dovrà essere senz’altro colei a cui erano
destinate. (Cosimo fulmineamente sottrae la scatola con le scarpe dal tavolo e
la passa a Clara di nascosto) Ma...dove sono finite le scarpe ? Avevo posato qui
a scatola....
CLARA : Quale scatola ? (Passa la scatola ad Assunta)
ASSUNTA : Non c’è nessuna scatola.(ripassa la scatola a Cosimo).
ERIKA : Eccola ! Cosimo, restituiscimi quella scatola.
COSIMO : No.
ERIKA : Dammi quelle scarpe dannato idiota !
COSIMO : No.
ERIKA : Riccardo, fatti dare quella scatola !
RICCARDO : Su, molla la scatola....(lotta per strappargliela).. e làsciala !..
COSIMO : No.... no... (cede).
RICCARDO : Oh, finalmente.
ERIKA : Bene, care, ora preparatevi a far la prova della scarpetta. Voglio
proprio vedere se Cenerentola è chi dico io...
LISA : (Alle amiche) Ragazze, sono finita.
RICCARDO : (Aprendo la scatola) Eccoti le..... sono sparite le scarpe !
ERIKA : Cosa ? Non è possibile.
RICCARDO : Guarda tu stessa, c’è dentro un paio di vecchie pantofole....
ERIKA : Dà qua !... (Si impossessa della scatola e ne trae fuori le
pantofole)...e queste di chi sono ?
CLARA : Le mie pantofole ! (Paola, Assunta e Cosimo ridono).
ERIKA : Molto divertente, ma questo trucco non servirà a niente! Bene, dopo
queste penose sceneggiate ho qualcosa da dirvi: non so cosa ci troviate di tanto
spiritoso, non so dove siano finite quelle maledette scarpe, ma a questo punto è
tutto chiaro: tu Riccardo per un intero anno ti sei fatto abbindolare da una
troietta che risponde al nome di Lisa Barone...
LISA : Non è vero !
ERIKA : Osi negare di essere la sua amante, “Pupa” ?
LISA : No, questo no. Ma anche se mi rendo conto di non averlo mai realmente
amato, di certo non si può dire che sia stata io ad abbindolare Riccardo.
ERIKA : Storie ! Egli stesso lo ha ammesso poco fa. In ogni caso, sei licenziata
!
CLARA : Lei e suo marito siete due esseri spregevoli. Lei non può fare questo.
ERIKA : No ? Certo che posso anzi, sei licenziata anche tu ! Paola, lunedì
mattina telefonerai al nostro consulente perché prepari la liquidazione di
queste due.
PAOLA : Spiacente signora, ma la prospettiva di restare ancora in un posto
frequentato da due bastardi come lei e suo marito mi dà il voltastomaco.
Pertanto la telefonata se la faccia da sé e dica al consulente di preparare
anche la mia di liquidazione: dò le dimissioni da subito.
ASSUNTA : E brave ragazze. Alla fine gliel’avete schiaffate in faccia. Brave !
ERIKA : Quanto entusiasmo. Vuoi dare le dimissioni anche tu, Assunta ?
ASSUNTA : Che ? Io sono dipendente del condominio, mica vostra e poi, signo’ io
mica sono fessa : nessuno mi toglierà la soddisfazione di vedere tutti i giorni
la faccia vostra e pensare che oltre che cafona, arrogante e cattiva siete pure
cornuta. Quanto a voi, signor Riccardo, vi vedrò sgambettare su e giù a
elemosinare denaro da quell’arpìa di vostra moglie. Ma ogni volta che mi vedrete
sarà come se vi sentiste dire : “Sei ‘nu maccherone, ‘nu baccalà, ‘nu buono a
nulla che giuoca a fare l’uomo, ma che uomo non è”. Ah, me so’ levata ‘sto sasso
dalla scarpa e mo’ sto bene !
CLARA : Brava Assunta !
ERIKA : Clara, stupidella e sciattona, che fai? Alzi la cresta ? Tornerai a
pregarmi di riprenderti al lavoro. Chi vuoi che ti assuma, imbranata come sei ?
Eh ? Dove credi di andare ?
COSIMO : (Lentamente si è avvicinato alle spalle di Erika ; prima che lei se ne
possa rendere conto le dà un calcio sul sedere che la manda avanti di un metro
!).
ERIKA : Ahi !....Chi ?... Cosa ?.... Riccardo ! Mi ha dato un calcio !
RICCARDO : Maledetto idiota, ora te ne pentirai (cerca di afferrare Cosimo per
vendicare la moglie. Le altre donne cercano di ostacolarlo. Riavutasi, Erika dà
manforte al marito. Ne nasce una baruffa di botte e strattoni con battute a
soggetto nella quale i due aggressori hanno la peggio e vengono buttati fuori
dall’appartamento).
SCENA 21
Lisa, Paola, Clara, Assunta e Cosimo
ASSUNTA : Oh, finalmente l’abbiamo cacciati! Ragazze mo’ si può stare in santa
pace.
PAOLA : Erano anni che volevo togliermi questa soddisfazione.
CLARA : Anch’io : dopo tutto quello che abbiamo dovuto sopportare in quel
miserabile ufficio.
ASSUNTA : E brava Claretta ! Avete mandato a quel paese quella trombona ed il
suo degno consorte. Brave, brave quaglione!
LISA : E io che per un anno ho dato retta ad un bastardo del genere... Come ho
fatto?
PAOLA : Almeno tutto questo putiferio a qualcosa è servito: te ne sei liberata.
CLARA : E adesso, ragazze, che facciamo ? Siamo tutte e tre disoccupate.
LISA : Già....
ASSUNTA : Figliole, che vi posso dire ? Non sarà la fine del mondo... il lavoro
è difficile da trovare, ma chi ha buona volontà prima o poi...
LISA : Ma io non posso fare a meno di lavorare, ho le rate della macchina da
pagare.
PAOLA : Ci sarà pure un modo di venirne fuori, volete che tre impiegate con
esperienza come noi non riescano a trovare un altro impiego ?
CLARA : Due, Paola ; imbranata e pasticciona come sono io, temo che non troverò
nessuno disposto ad assumermi. La signora Erika aveva ragione : dovrò tornare da
lei ad implorarla di riprendermi.
LISA : Non è vero, Clara, non essere così catastrofica.
ASSUNTA : Ragazze! ‘O biglietto dove sta?
CLARA : Biglietto? Quale biglietto?
ASSUNTA : La giocata del Lotto: chi ce l’ha?
CLARA : Lisa, dovresti averlo tu.
LISA : Certo, ce l’ho in borsa.
ASSUNTA: Bene! Che ore sono?
COSIMO : Le 19 e 55!
ASSUNTA : Presto, appìccia ‘o televisore, presto!
PAOLA : Cosà? Perché?....
COSIMO : Sul primo canale alle otto danno le Estrazioni del Lotto.
ASSUNTA: Presto, presto! Ecché? Ce le vogliamo perdere?
PAOLA: Ma io non ce l’ho il televisore!
ASSUNTA: Non tieni manco ‘o televisore? Mannàggia! Cosimo!
COSIMO: Che vuoi?
ASSUNTA: Vatténne, ci sta il bar che sta qua all’angolo della strada …
COSIMO: Quello di Pasquale Cacace?
ASSUNTA: Sì, quello! Sta qua all’angolo. Pasquale è paesano nostro e sicuramente
si guarda le estrazioni del lotto! Valle a vedere là. Vai, vai…
COSIMO: Vado … (Si avvia). Aspetta …
ASSUNTA: Che c’è?
COSIMO: Mi servirà carta e penna …
PAOLA: Ah, giusto! (cerca carta e penna mentre le altre sono in agitazione)
Ecco!
COSIMO: Vado (c.s.) Aspetta …
ASSUNTA: Ancora? Che vuoi?
COSIMO: Ma quando torno, per salire qua, che campanello devo suonare?
ASSUNTA: Io t’accìdo! Lo stesso di quando siamo saliti prima, no?
COSIMO: Prima? E io che ne saccio? L’hai suonato tu. Io stavo a portare gli
scatoloni! Là di campanelli ce ne stanno un decinàio!
LISA: Cos’è, cos’è che ce ne stanno?
COSIMO: Un decinaio! Quanne son mille si dice “un migliaio”, se ce ne stanno
cento si dice “un centinaio”, qua ce ne stanno dieci, che devo dire? Un
decinaio!
LISA: Ma no! Una decina! Se sono dieci è una decina!
COSIMO: See…. E quanne mai? Allora cento sarebbe mo’ “una centina”?
ASSUNTA: Cosimo, vatténne, sciagurato!
COSIMO: E ‘o campanello?
PAOLA: Giordano! E’ il terzo campanello della fila a destra: c’è scritto “P.
Giordano”!
COSIMO: Terzo campanello, fila a destra. “P. Giordano”. Vado … (si ferma)
Aspetta! …
ASSUNTA: Si può sapere che vuoi ancora?
COSIMO: E mica posso andare al bar senza pigliare manco ‘nu caffè! Dammi mille
lire!
ASSUNTA: (si avventa addosso a Cosimo ma viene trattenuta da Paola e Lisa)
T’accìdo! …
PAOLA: (Trattenendo Assunta) Calma, Assunta, che fai?
ASSUNTA: Io t’accido!... t’accoppo! …
LISA: (Trattenendo Assunta. A Clara) Dagli i soldi per il caffè, presto.
CLARA: (Esegue) Ecco, tieni.
COSIMO: Grazie! Mò vado (si avvia verso l’uscita. Si blocca, torna sui suoi
passi)… Ma …
TUTTE: Vai viaaaa!!!.... (Cosimo esce di corsa).
ASSUNTA: (Agitata. Deve sbollire la rabbia) Ah, senti che agitazione! … Paola,
ci sta niente da bere? Tengo sete …
PAOLA: Certo: succo d’ananas, aranciata, tè ….
ASSUNTA: Ma no, che roba è? Dico qualcosa di alcolico … che ci fai col tè?
PAOLA: Mah, veramente io birra, vino o liquori non ne uso e …
CLARA: C’è il vino!
PAOLA: Vino? Che vino?
CLARA: Quello che avevo portato io per brindare col dolce. Il dolce è andato
distrutto, ma il vino è di là nel frigorifero.
ASSUNTA: Benone! Vallo a pigliare, và. Lo beviamo insieme.
CLARA: Vado a prendere vino e bicchieri (esce).
PAOLA: Ma … così a stomaco vuoto? (Verso la cucina) Porta anche i salatini. Sono
nel pensile sopra il frigo!
SCENA 22
Lisa, Paola e Assunta
ASSUNTA: Cosimo è ‘nu bravo quaglione, ma a volte quando ci si mette farebbe
perdere la pazienza pure ai santi del paradiso!
LISA: Sono le otto passate. Farà in tempo a vedere i numeri che sono stati
estratti?
ASSUNTA : ‘O biglietto dove sta?
LISA : Nella mia borsa. (lo cerca, lo trova) Eccolo qui : i numeri giocati sono:
57 …
ASSUNTA : “’O scartellato”!
LISA : … 11 …
ASSUNTA : “’E suricille”!
LISA : … 42 …
ASSUNTA : “ ‘O caffè”!
LISA : … 49 …
ASSUNTA : “’O piezzo ‘e carne”!
LISA : … e 71.
PAOLA e ASSUNTA: “L’ommo ‘e merda” (ridono)!
LISA: Esattamente! Cinquina secca sulla ruota di Napoli.
PAOLA: (Ad Assunta) Hai visto com’è carina Clara?
ASSUNTA: Eh! M’era sembrato. Ve lo volevo proprio chiedere. Ch’ha fatto?
LISA: L’ho portata dalla mia estetista: viso, unghie, massaggio rilassante e
maquillage. Poi dal parrucchiere ed infine siamo andate a comprare qualcosina di
carino da vestire. Ti piace?
ASSUNTA: Assai. Sembra un’altra! Una nuova Claretta.
PAOLA: E dulcis in fundo : stasera esce a cena con un tipo figo che non vedeva
da anni. Un vecchio amico.
ASSUNTA: E brava guagliona! Cheta, cheta, hai visto mo’! (le sorge un dubbio)
Uè! Non sarà che chist’è uno sposato, fidanzato o magari uno sciupafemmine?
LISA: Ma no: è un ragazzo che Clara conosce dai tempi della scuola. Tra i due
c’è sempre stata una certa simpatia e forse qualcosa di più. Si chiama Gabriele.
ASSUNTA: “Gabriele”! Come l’arcangelo Gabriele! Il nome mi piace.
PAOLA: Speriamo bene.
ASSUNTA: Perché dici accussì? Ci sta qualche difficoltà? E’ uno spiantato? Che
è?
LISA: No, al contrario: è laureato, fa l’insegnante. Un tipo a posto.
ASSUNTA: (A Paola) E allora?
PAOLA: Uno che ci mette dieci anni a dirti che ti ama, capirai!
ASSUNTA: Nooo! Ma veramente?
PAOLA: Ti pare? E lei, pensa un po’, dopo che lui gliel’ha detto s’è spaventata
e l’ha respinto!
ASSUNTA: Ma che è? Scimmunita?
PAOLA: Appunto! C’è uno che ti piace da una vita, lui finalmente trova le palle
per dirti che ti ama … Che ci vuole?
LISA: (Che fino ad allora si era trattenuta. Sarcastica) Gliela molli là seduta
stante senza dire né “a” e né “ma”!
PAOLA: Che discorsi! Certo. “Carpe Diem”. Bisogna essere pratici nella vita.
LISA: Più prosaica di così non potresti essere, Paola!
SCENA 23
Lisa, Paola, Assunta e Clara.
(rientra Clara con vassoio, vino, bicchieri e salatini).
PAOLA: Ah, eccoti qua. Dà qua, faccio io (prende il vassoio e va a disporre
tutto sul tavolino).
ASSUNTA: Claretta bella, che, non mi dici niente a me?
CLARA: Io? Di che?
ASSUNTA: Di quest’appuntamento di stasera! Ti sei fatta tutta bella, sembri un
fiore! Farai colpo di sicuro.
CLARA: Ma no, è un vecchio amico …
ASSUNTA: Eh, che amico ed amico? Lisa e Paola m’hanno raccontato tutto: esci
insieme a ‘o professore, Gabriele, che era sempre stato innamorato di te! Ah che
storia romantica!
CLARA: (Seccata che la cosa si sia risaputa. Alle due amiche). Grazie per la
riservatezza. Grazie davvero!
ASSUNTA: Ih, quanto sei suscettibile! Mica m’hanno detto chissà che! Pensa
quante hanno vissuto una storia come te. E quanti film ci hanno fatto: “Vento di
passioni” … “Ragione e sentimento” …
LISA: Non prendertela, Clara, abbiamo solo detto due parole così, in amicizia …
CLARA: Beh, poco male. Tanto avevo già deciso di non uscire più. Ci ho
ripensato.
LISA: Cosa? Ma sei …
ASSUNTA: Che vuoi fare? Ma senti questa! Che strunzàta è questa?
CLARA: Non è una stronzata. Ci ho pensato bene. Mia nonna dice sempre: “Cavoli
riscaldati e amori ritrovati non furono mai buoni”. Ha ragione! Mi sono lasciata
convincere da te, Lisa, ma mi rendo conto che è meglio lasciare le cose come
stanno. Stasera non uscirò con Gabriele. Né stasera né mai.
LISA: Ma fra poco lui sarà qui. Non puoi.
CLARA: Non mi troverà perché ho anche deciso di tornarmene a casa. Gli dirai da
parte mia che ci ho ripensato.
PAOLA: Te ne vai?
CLARA: Sì.
PAOLA: Ah! Se hai deciso così … (Va al telefono e compone un numero).
LISA: Che fai? Chiami un taxi?
PAOLA: No. Chiamo Rudy il mio amico. Mi aveva chiesto di passare il week end con
me. Visto che Clara se ne va, gli dico che può venire. (Al telefono) Ciao Rudy,
sono Paola. Sei sempre dell’idea di vederci stasera? (…)
LISA: Metti giù quel telefono!
PAOLA: Scusami un attimo. (A Lisa. Senza riattaccare) Perché?
ASSUNTA: Sst..! Statti buona, Paolina. Lascia fare a Lisa.
LISA: (a Clara) Stammi bene a sentire Clara: ti chiedo scusa se ho parlato di te
e Gabriele con Assunta. Mi dispiace, so che non avrei dovuto. Detto questo però
voglio tu sappia che scappare come stai tentando di fare sarebbe un grosso
sbaglio.
CLARA: Capirai. Uno più, uno meno …
LISA: Niente affatto! Tu stasera esci con quel ragazzo e se proprio vuoi mandare
a monte tutto glielo dici di persona.
CLARA: Ma io …
LISA: Gli dici che non provi niente per lui e che non l’hai mai considerato
altro che un amico!
CLARA: Ma non è vero!
ASSUNTA: Ha ragione Lisa! Non si giuoca coi sentimenti della gente. Se non lo
ami e non vuoi uscire con lui, almeno glielo devi dire di persona personalmente!
CLARA: (Esita. Poi …) E va bene. Uscirò con lui e … spero di non deluderlo.
ASSUNTA: Oh, tanto ci voleva?
LISA: Bene. E se in futuro avrai ancora attacchi di panico, ricorda che chi ama
non sbaglia mai.
ASSUNTA: (commossa) Lisa, che belle parole! Pare di stare sul set di un film
d’amore …
PAOLA: Scusa Clara, tanto per regolarmi: resti o non resti?
CLARA: Se posso …
LISA: (con intenzione, verso Paola) Certo che puoi. Vero?
PAOLA: Ah, beh … sì. (Al telefono) Pronto Rudy? …. Pronto? … Che stronzo, ha
riattaccato!
ASSUNTA: Brindiamo?
LISA: Brindiamo! Alla salute, alla fortuna e all’amore!
PAOLA: A me bastano le prime due!
ASSUNTA: Ecché? Non poniamo limiti!
(suona il campanello)
ASSUNTA: Questo è Cosimo! Vai, apri. (Paola va ad aprire).
SCENA 24
Lisa, Paola, Clara, Assunta e Cosimo
Entra Cosimo con Paola. C’è un momento di imbarazzo. Poi Lisa prende in mano il
biglietto della giocata e…
ASSUNTA: E allora? I numeri?
COSIMO: Ce li ho qua.
ASSUNTA: Avanti, leggi!
COSIMO : (legge): Ruota di Bari: 10, 51, …
PAOLA: Ma che c’entra Bari?
ASSUNTA: Eh, Cosimo! Che ci frega di Bari? Vai a Napoli!
COSIMO: A Napoli? Mò? A quest’ora?
ASSUNTA: Leggi i numeri della ruota di Napoli!
COSIMO: Eh! Calma! Ecco qua: ruota di Napoli: 57 …
ASSUNTA : “’O scartellato”!
COSIMO: … 42 …
ASSUNTA : “ ‘O caffè”!
PAOLA: Non ci credo…
ASSUNTA : Sst! Statti zitta!
COSIMO: … 11 …
ASSUNTA : “’E suricille”!
LISA: Tre! Ne abbiamo indovinati tre…!
ASSUNTA: Zitta, zitta! (a Cosimo) Poi?
COSIMO: … 49 …
ASSUNTA : “’O piezzo ‘e carne”! E fanno quattro! Ora dimmi l’ultimo numero.
Dimmi ch’è uscito “L’ommo ‘e merda”,
LISA: Il 71, ti prego:
COSIMO: ‘O contrario.
ASSUNTA: Come “’o contrario”?
COSIMO: Quinto estratto: numero 17
ASSUNTA: Noo! “’A disgrazia”! Invece che 71, “L’ommo ‘e merda”, è escito ‘o 17:
“’a disgrazia”! Scalogna nera!
PAOLA: Ma come? Non abbiamo vinto nulla? La quaterna…?
ASSUNTA: Macché! La giocata era per la cinquina secca!
LISA: E’ così: solo cinquina.
CLARA: Non abbiamo vinto niente! Per un numero! Un numero solo!
ASSUNTA : Mannaggia alla scalogna nera...
PAOLA : Che vi dicevo ? Troppo bello per essere vero.
CLARA: Che jella! E adesso? (lungo silenzio durante il quale ciascuna sembra
riflettere sul da farsi). Niente vincita e disoccupate: tutte e tre.
PAOLA: Confesso che alla fine una piccola speranza ce l’avevo anch’io di
vincere. Invece … Proprio come dici tu: senza vincita e senza lavoro per giunta.
LISA: Mi dispiace ragazze … Io mi sento tremendamente in colpa. Tutto è nato a
causa mia, dal fatto che la signora Erika ha scoperto della mia storia con
Riccardo, col signor Morini. Le cose sono precipitate e ne siete rimaste
coinvolte vostro malgrado. Non dico per il Lotto, quella è una sciocchezza
naturalmente … Ma per colpa mia avete perso il lavoro anche voi … Mi sento
responsabile.
PAOLA: Ma no, Lisa, non devi. E poi per quanto riguarda me, le dimissioni le ho
date io e non me ne pento. Vuol dire che scriverò un curriculum, farò un po’ di
domande e … (si estrania. Sembra riflettere per conto suo).
CLARA: Brava! Tu sì, ma io? Che curriculum scrivo? Questo era il primo lavoro
dignitoso che ero riuscita a conservare. Esperienze precedenti: barista o
fruttivendola: che ci scrivo sul curriculum?
LISA: Mi dispiace, Clara, davvero tanto … Io, male che vada, cercherò un posto
come commessa: ho le rate della macchina da pagare, non posso permettermi di non
guadagnare.
CLARA : Io non so proprio dove trovarlo un nuovo padrone …
ASSUNTA: Ecché? Che è ‘sto “Padrone”? Mica sei un cane! Nun s’ha da dire
“padrone”!
CLARA : No? E come lo devo chiamare?
COSIMO : “Datore di lavoro”, “Principale”, “Titolare” … o “Capo”.
ASSUNTA: Vedi mo’? E di tutti quanti ne sono vuoi che non ce ne sia uno che
assuma tre brave quaglione come voje? Paola, diglielo tu.
(Paola, che era rimasta pensierosa in disparte, sembra aver preso una
decisione.).
PAOLA: Statemi a sentire: siamo proprio sicure di volerci andare a mettere di
nuovo alle dipendenze di un datore di lavoro?
LISA: In che senso, scusa?
PAOLA: Nel senso che io, dopo questa esperienza, ho tanta voglia di trovarmi un
altro “padrone” quanta ne può avere un gatto di entrare in una gabbia con dentro
tre Rothweiler.
CLARA: Eh, già, fai presto a dirlo. Ma come vivi se non hai un lavoro?
PAOLA: Ragazze, ho pensato una cosa: ciascuna di noi da sola forse no, ma tutte
e tre insieme io credo che saremmo perfettamente capaci di far funzionare
un’attività come quella in cui abbiamo lavorato finora.
CLARA: Un’agenzia di pratiche?
PAOLA: Sì: disbrigo pratiche, gestione condomini, servizi vari ad imprese e
privati: quello che abbiamo sempre fatto per anni! Potremmo continuare a farlo
in proprio, noi tre. Perché sperare sempre negli altri, nella fortuna, nel
Lotto? Investiamo su di noi. Siamo brave, intelligenti, oneste ... Prendiamo in
mano il nostro destino e costruiamocelo noi il nostro futuro!
ASSUNTA: Ben detto!
LISA: (dopo qualche istante di imbarazzo) Sì, e dove, come, me lo spieghi?
PAOLA: Ho pensato anche a quello: nello stesso edificio dove ci siamo recate al
lavoro fino a ieri. Solo, al pianterreno anziché al terzo piano.
ASSUNTA: Dentr’o locale dove ci stava la tappezzeria che ha chiuso? Da
Rutigliano? Quello che mo’ ha aperto la pizzeria a piazza Garibaldi?
PAOLA: Proprio lì. E’ sfitto in questo momento, giusto?
LISA: Ma lo sai cosa vuol dire lavorare in proprio? Senza garanzie, senza
clienti, senza capitale..
COSIMO: …ma pure senza padroni!
CLARA: Nello stesso stabile dei Morini? Sei pazza? La signora Erika ci farà
causa.
ASSUNTA: Che fa quella? Causa a chi? Stiamo in un paese libero! La libera
iniziativa è tutelata dalla legge! Che causa e causa!
PAOLA: Dico sul serio: possiamo metterci insieme, noi tre, fare una piccola
società e lavorare come prima; ma senza padroni. Praticando tariffe oneste anche
molti dei clienti dell’agenzia Morini verrebbero da noi, acquisiremmo nuovi
clienti! Ce la possiamo fare benissimo!
LISA: Sì la fai così facile tu: e il capitale per partire? L’arredamento
dell’ufficio, l’affitto, i computer e tutto il resto chi li paga? Io ho già le
rate della macchina da pagare, mica mi posso indebitare ancora!
CLARA: E’ vero. Nemmeno io potrei e non ho granché da parte.
ASSUNTA: Ecco! Avìmme già bell’è chius’a società! (silenzio).
COSIMO: Scusate …
ASSUNTA: Cosimo, stàtti zitto.
COSIMO: No, è che se permettete, io volevo suggerire …
ASSUNTA: Ti vuoi stare zitto ah? Vattènne.
COSIMO: Io mi sono fatto ‘na pensata … Ma se non la volete sapere …
ASSUNTA: Ah, te sì fatta ‘na pensata? Mo’ sentiamo: Così ci facìmme quattro
risate.
COSIMO: Posso parlare?
ASSUNTA: Parla, parla! (a parte) “’A pensata” ha fatta isso! Mo’ sentiamo ‘o
sproposito!
COSIMO: Dato che voi tre, chi più chi meno, siete state dipendenti dell’agenzia
per più di qualche anno, per contratto vi spetta ‘o TFR ...
PAOLA: Giusto! Non ci avevo pensato. L’indennità di licenziamento!
COSIMO: Giust’appunto! Ma non solo: nel caso di Lisa e Clara, che sono state
licenziate in tronco, l’azienda deve pure corrispondere l’indennità di mancato
preavviso. E pure quelli son soldi!
PAOLA: Càspita, è vero! Così avremmo il capitale per partire! Bravo Cosimo!
ASSUNTA: Ah, mio cugino, modestamente, quando ci si mette tiene ‘na capa … è di
famiglia!
LISA: Ma siamo sicuri che ce l’affittano il locale?
ASSUNTA: Che? Rutigliano? Chill’è paesano mio: ci parlo io! Ve lo dà sicuro e
pure a poco prezzo.
CLARA: Credi davvero?
ASSUNTA: Lasciate fare a me … Rutigliano è vedovo. E’ da mò che quando
l’incontro mi saluta, mi sorride … se glielo chiedo io … Lasciate fare a me. E’
cosa fatta.
PAOLA: Che ne dite, ragazze? Ci state?
LISA: Sarebbe bello … un’agenzia pratiche tutta nostra!
CLARA: Accidenti, in una settimana ho lasciato il mio ragazzo, ho cambiato casa,
ho perso il lavoro … e divento socia di un’agenzia!
PAOLA: E allora? (Lisa e Clara si guardano: sono sempre più convinte).
LISA: Ci sto!
CLARA: Anch’io ci sto!
ASSUNTA: Evviva! Tanto vi ci è voluto? Mi voglio godere la faccia della signora
Erika o’ jorno c’avesse a vedere l’apertura dell’agenzia vostra: Ha da
schiattare! Cosimo, jamme subito a parlare a Rutigliano prima che qualcun altro
gli chieda in affitto il locale.
COSIMO: Ma come? Mo’?
ASSUNTA: Mo’, sì! E quando sennò? Jamme, và, andiamo alla pizzeria di piazza
Garibaldi!
COSIMO: adess’adesso?
ASSUNTA: Adess’adesso, muoviti. (sospingendo Cosimo) Ciao impiegatucce! Anzi:
Ciao socie! Appena saccio qualche cosa, vi faccio sapere.
LISA e PAOLA: Ciao Assunta, ciao Cosimo.
ASSUNTA: Ah, dimenticavo … Clara: sta settimana hai piantato l’ommo ‘è merda,
hai cambiato casa, hai perso il lavoro, sei pure diventata socia … mo’ l’hai da
chiudere in bellezza. Stasera l’amore ce l’hai a portata di mano: Nun te lo far
scappare! Ciao! (escono).
SCENA 25
Lisa, Clara e Paola.
LISA: Sono le otto e mezza. (a Clara) Fra poco arriverà Gabriele a prenderti.
Fatti vedere: vieni qui che ti sistemo il trucco.
CLARA: Ma no …
LISA: Vieni, ti dico. (Clara le si avvicina e Lisa le cura gli ultimi dettagli).
PAOLA : Alla fine non abbiamo nemmeno aperto la bottiglia.
LISA : Aprila! (Paola inizia a stappare) Così facciamo un brindisi di buon
augurio. In fondo ce lo meritiamo, no?
PAOLA: Altroché!
LISA: Inoltre credo che questa sarà l’ultima occasione per Clara di brindare da
single.
CLARA : Non correre troppo, Lisa, non si sa mai …
LISA: E tu smettila di fare la lagna! Un po’ di ottimismo, che diamine!
CLARA: E’ che non so cosa dire …
LISA: Lascia parlare lui: limitati a sorridere, sii carina e gentile, stai al
gioco.
CLARA: Ma nemmeno lui è un mostro di intraprendenza!
PAOLA: Bacialo! (stappa)
CLARA: Cosa?
PAOLA: Bacialo! (versa nei bicchieri)
LISA: Paola!
PAOLA: Oh, insomma! Uno è timido, l’altra è ritrosa! (a Clara) Ora, quando suona
il campanello, tu scendi, lo saluti, sali in macchina e lì, prima di partire gli
dici: “Gabriele, avvicinati un po’”. Come lo fa, tu lo abbracci, e gli dài un
bacio lungo un minuto intero, come minimo!
LISA: Ma Paola! (porge un bicchiere a Clara)
PAOLA: E quando rimani senza fiato ti stacchi, lo guardi e gli dici: “Ok, adesso
possiamo andare”!
LISA: Poco ortodosso, ma senz’altro esplicito. Mi costa ammetterlo ma concordo.
Alla salute, alla fortuna e all’amore (brindano).
(suona il campanello)
PAOLA: Eccolo!
CLARA: Oddìo …!
LISA: Su, su! Fatti vedere? Sei perfetta! Vai!
CLARA: Sono terrorizzata!
PAOLA: Vai Clara e ricorda: non parlare, agisci!
CLARA: Ci proverò … ragazze … grazie!
LISA: Lascia perdere vai (suona di nuovo il campanello).
CLARA: Vado (esce).
PAOLA: … E ricorda: non meno di un minuto!
Lisa e Paola rimangono per un attimo a guardarsi.
LISA: E noi?
PAOLA: Bella domanda.
LISA: Quel tuo amico, Rudy …
PAOLA: E’ un idiota. Ora capisco perché i suoi amici lo chiamano tubo.
LISA: Tubo?
PAOLA: Sì: duro fuori e vuoto dentro! (ridono e brindano insieme)
LISA: Beh, Paola, sai che ti dico? Credo che due belle ragazze in gamba …
PAOLA: …. future imprenditrici …
LISA: … e disinibite single come noi ….
PAOLA: … a quest’ora di sabato sera dovrebbero uscire a divertirsi.
LISA: … e magari a rimorchiare!
PAOLA: Parole sante! (brinda con Lisa) Alla nostra! (posano i bicchieri e si
avviano all’uscita)
LISA: Stasera mi sento in forma. Sono sicura che incontrerò un soggetto
interessante!
PAOLA: Ah sì? Beh, anch’io! Scommettiamo che stasera rimorchio?
LISA: Tu? Dopo di me, naturalmente.
PAOLA: Non stasera! Sono carica, lo sento. Scommettiamo diecimila?
LISA: E’ una sfida? Ok, dieci carte! (escono ridendo).
BUIO
FINE