IL MAESTRO

Commedia in tre atti di

Antonio  Sapienza


Personaggi:

Il Maestro, il regista
Tonino, il capocomico
Franca, attrice e moglie di Tonino
Peppi, attore caratterista 
Carolina, attrice giovane


Sulla scena ci sono Tonino, Franca, e Peppi, che parlano fra di loro a  bassa voce. Un minuto dopo entra in scena l’Autore- regista che tutti chiameranno Maestro, egli veste in modo classico: Giacca e cravatta ecc. Il suo atteggiamento sarà tra il riservato, l’attento nei gesti e distaccato. Si prova una commedia di cui è autore lo stesso regista.

Maestro-  Buon giorno amici e scusate il  mio ritardo –motivi personali. Dunque per  iniziare, vorrei fare le vostre conoscenze. Ognuno di voi mi dirà, possibilmente  brevemente, il proprio curriculum. Intanto legge.
Franca- ( in prima, rivolta a Tonino, parlandogli all’orecchio))  Cchi dissi? voli videre lu me culu...m...m? Ma chissu è pazzu!
Tonino.- Ok ci risiamo. (pazientemente) Ma cchi capisti? Voli diri che vulissi sapiri chiddu ca facisti prima di ora.- 
Franca- E a iddu chi c’interessa? C’appoi sunu affari mei privativi.
Tonino.- Bonu va’ chista è ferma a “Sali e tabacchi”... e finiscila ‘n semu ancora in scena, fai la prissuna seria-
Franca- Mih, cu tia nun si po’ mancu schizzari... era  un suggetto...un soggettino.
Tonino- (sottovoce) E fari casino, nun’ è il caso. (Franca tenta di replicare, ma Tonino la blocca) Muta! Nun disturbare.
Franca – A noi! ( e s’allontana da Tonino) 
Maestro- (che stava leggendo il copione) Allora, chi comincia per  primo?
Tonino - Incomincerei io..( intanto fulmina con gli occhi Franca) .-
Maestro- Lei? Ma no lei è al disopra. Suvvia inizi lei ( indica un attore mingherlino).
Peppi- Cui iu? –(cenno di si con la testa del Maestro) Ecco ho fatto “Dui tonachi e nu puraru” cu iddu, cioè con esso, o con lui, insomma con Tonino. (indica Tonino che si dispera).
Tonino.- Ecco Maestro, o scusi, lui è un caratterista, bravo a fari u mortu di fami.-
Peppi- Ecco, propriu accussi, Maestro. (pausa) C’appoi nun mi vinni difficili: c’eru abituato, a me casa, a fami, si taghiava co cuteddu.
 Maestro- Eppoi?
Peppi- Eppoi? Eppoi nenti cchiù.
Maestro- Bene. Capisco. Sentiamo un altro...
Tonino.- Maestro, lasci perdere, sono tutti amatori... insomma devono essere pazientemente guidati dal regista, per cui...
Maestro - ...per cui saranno cavoli miei. Ho capito. (poi rivolto a Franca) Signora e lei?
Franca- Io sono come lui mi vuole ( leziosa, accenna a Tonino) Insomma, sono so muggheri.
Tonino – ( esageratamente professorale) Franca, serietà, perbacco, e lascia stare Pirandello
Maestro- Bella questa. (legge ancora)  Ho capito, siete in famiglia, quindi lei ha già esperienza sul gobbo.
Franca- (rivolta a Tonino) Tonino, chi voli diri gobbo? Chi fa m’affinniu o no?
Tonino- Ancora? e finiscila.(con sopportazione)  Il Maestro voleva dire che hai addosso, in collo sul gobbo ecc ecc. Hai già delle esperienze. Evvero Maestro? ( il Maestro annuisce, e piano a Franca) Comunque, Franca, per piacere, esci dal personaggio Martogliano. 
Franca- Mih chi siti seriosi.  Comanda signor capocomico (alzando il capo, sostenuta).
Tonino- Ma com’è possibile, nun cangia mai.
Franca - ...padrone...(inchino)
Maestro- (sbalordito,  poi tra se) Iniziamo proprio bene... fra moglie e marito... (tentenna il capo poi agli altri)  Signori, io non conosco il vostro valore di attori. Ho avuto fiducia nel vostro capocomico, per cui adesso volevo conoscervi personalmente, e sentire come avete la dizione, sempre se non vi offendiate. 
Tonino- Avaja Maestro siamo pronti, la dizione è passabile- per una compagnia dialettale. (a bassa voce ) Speriamo.
Maestro – Ho capito! (pensieroso) Bene iniziamo proprio bene: alla carlona! (pausa)  OK,  Intanto vedrò, strada facendo se siete idonei per la parte che dovrete interpretare. e a chi, quindi, le posso assegnare. Comunque, lei, naturalmente, farà don Ciccio, il protagonista, mentre la signora Franca farà la parte della moglie di don Ciccio: la signora Franca. E, per combinazione, lo è di fatto e di interpretazione.
Tonino. – (sottovoce, scrollando il capo) E semu abbissati...
Maestro- Dunque atto primo, scena prima, casa di don Ciccio Cambria. In scena c’è proprio don Ciccio che guarda il Presepe già preparato su un tavolo. Egli (quasi declama) canticchia una nenia natalizia mentre sistema le statuine vicine alla mangiatoria. Lei se la ricorda la sua parte?
Tonino.- Passabilmente...
Maestro – Bene, vuol dire che l’aiuterò io.  (sventola il copione). Vada pure.-
Tonino. ( tra se, andando verso le quinte) Accuminciamu bonu.
Maestro- Ma dove va’. – (cenno del Tonino, come per dire: suvvia!) Ma no, cosa ha capito: vada pure avanti, inizi le sue batture.
Tonino.- E capiu mali (ritorna di malavoglia) Eccomi.-
Maestro- Guardi che io sto facendo il mio lavoro come me lo ha richiesto lei. Io sono l’Autore della commedia e lei – lei – per metterla in scena ha preteso che io la dirigesse, che presenziassi alla prima e che...le portassi tot abbonamenti. Per cui...
Tonino.- ...per cui lo so, lo so. Faccia quello che deve fare, lei è il direttore.-
Maestro- Grazie. allora, s’inizia?
Tonino.- (dopo aver tossito e impostato la voce, sistemando le statuine) Mo’ veni natali, nun tengo dinari, mi leggiu u giunnali e mi vadu a curcà...
Maestro- Ma questa non è una nenia, è Carosone, anzi di Gegè Di Giacomo. (pausa) Canticchi  “Tu vieni dalle stelle...”
Tonino.- ...O Re del cielo...
Maestro- Entri in scena la signora Franca.-( indica la donna)
Franca.- Cui ju? e chi cosa dico?
Maestro – Deve dire: A voi finiri cu sta cantata, c’appoi i lassi in paci sti statuetti? Ripeta.
Franca – A vo’ finiri cu sta lagna? E lassa in paci stu poviru acquarolu.
Tonino – (sottovoce) Statuetti ...
Franca- E a stissa cosa.
Maestro- Signora la prego, si attenga al testo.
Tonino – La scusi Maestro, sa siamo abituati a fare soggetti, per cui...
Maestro- Per cui cosa ci sta a fare il copione? Poi è una cantata natalizia e non una ...lagna, oh.
Franca- Mi scusi Maestro,  mi scappò...(tra se ) c’appoi è  megghiu
 Maestro -  ( che ha sentito, rassegnato)  Okkay. continui, mi sta bene: povuri acquarolu...e anche lagna! (corregge il copione)
Franca- Grazie. 
Il Maestro col gesto la giustifica e invita Tonino a continuare.
Tonino - Stu poviru acquarolu? 
Maestro – Si.
Tonino- (annuendo) Stu povuru acquarolu s’a buscari a jurnata. Se lo lascio qua ( indica il bordo del tavolino) Mi dici a chi ci la vende l’acqua? E pecuri? Invece si lu metto la’ vicinu alla stadda, ci vinni l’acqua a San Giuseppi e ai Re magi...
Franca- Chistu nun è nu presepiu è u to’ giocattulu. E pi Natali ci vonnu ancore du misi. (pausa) c’appoi tanti pi diratillu: da quannu ti vidisti “Natali in casa Cupiellu” e facisti “Era a notti d’o Santu Natali”, ’mpazzisti p’o Prisepiu.
Tonino- (pomposo) Chiacchiere di fimminedda. Poi per tu norma- dico norma-  Io sono abituato a premunirmi sul da fare. Sai le difficoltà improvvise...
Franca – No! Scinumisti tutto, appoi a cu ci la voi cuntari? Tu t’addivetti a fare u rigista.-
Tonino.- (sobbalzando) Io sono un artista, e mi piaci l’armonia, ma anche la verosimiglianza, u capisti? Fimmina senza fantasia.
Franca- Ca ora mangiamu  to fantasia. Ah...(come dire: e finiscila) vado a fare lu ragù pe’ maccarruni. (girandosi di spalle) 
Tonino – (guardandosi in giro)  Ehi donna: Rispetto!-
Franca - Ma va cucchiti, beddu! (esce baldanzosa,)
 Maestro- Bene bene bene. Bravi.
Franca –( Affacciandosi dalle quinte, quasi ironica) Grazie assai per la lode. (poi tra se) Si sciupau...-
Maestro- Io non lodo, constato. Allora ...vediamo (guarda il mingherlino) Lei, come si chiama?
Mingherlino – (da ora Peppi Parisi) Cui ju? (era sopra pensiero) 
Maestro- No mia nonna! 
Peppi- Ah, mi cridevu... inzumma io sarei Giuseppe Parisi fu Gnaziu, pi l’amici Peppi.
Maestro- E anche per me! (contrariato, come per frugare un fastidio con gesto della mano) Dunque, mi dica, lei conosce la sua parte?
Peppi- Quali parti? Ju arrivai propriu propriu deci minuti fa.-
Maestro- ( a Tonino) Non vorrei sbagliarmi, ma lei, ai suoi attori, ha fatto fare le prove da seduti?
Tonino - Certamenti. Eranu tutti assittati, ma non ricordo bene se c’era anche Peppi.
Peppi- Ju nun c’ero vi lu giuru.
Tonino – C’eri, c’eri. (gesto di commiserazione) 
Maestro- Va bene, va beni (rassegnato) Gliela spiego io la sua parte. Dunque: lei è il personaggio “cattivo”...
Peppi- Cui ju? ma quali Maestro, ju sugnu bonu come lu pani di Scurdia.
Maestro- (con tolleranza) E qui farà il cattivo. Dunque lei busserà alla porta, e quando don Ciccio l‘apre, lei con una pistola in mano dirà: Mutu e pipa...
Peppi – Cui ju a Tonino? Mai sia!
Maestro- Stiamo recitando, forse non lo ricorda più? 
Peppi- Ca certu, sugnu n’attori, ma ju a Tonino nun ci lu sacciu diri: Mutu e pipa, questioni di rispettu.
Maestro- (disperato) Ma che cavolo.-
Tonino.- Peppi avaja, dillo pure, nun m’affennu.-
Pippu- Ah se è accussì: Mutu e pipa! ( detto con forza ).
Maestro- Bravo!-
Tonino.- ( tra se) Minchia lu dissi sul serio. 
Maestro- Don Ciccio vada avanti...(deciso) 
Tonino.- (sottovoce) Ma... ma che modi...(poi forte, vedendo la pistola puntata sul suo visr) Ahu! E cchi è una rapina? 
Peppi- Ti dissi: Mutu
Entra Franca.
Franca- Chi fu? (poi scorgendo la pistola) Malanova n’autra rapina.
Peppi- Zitti e muti!
Maestro- Questo l’ha già detto. Vada avanti.
Peppi- (venendo in prima) Eccomi.
Maestro- (tra se) Questo è proprio scemo. (poi) Vada avanti con le sue battute.-
Peppi – (esitando) Forsi aiu a diri: Mani in alto!
Maestro – (disperato) Ma lei la conosce la sua parte? si o no!
Peppi- (fermo sul passo) Si e no.-
Tonino.- Peppi ‘n t’o ricordi? Devi dire: Zitti e boni c nuddu si fa mali.-
Peppi- Sissi: Muti e bboni ca nuddu si fici mali.-
Maestro- Fa mali! Deve dire fa mali! No, io me ne vado. Qui ci sono un pugno di ...di... incapaci!
Tonino. – Suvvia Maestro, porti pazienza, ora ci fazzu fari na ripassatina e vedrà che si potrà proseguire con le prove in piedi. 
Maestro- No, qua c’è tutto da rifare, dal principio. Niente, ci rinunzio, me ne vado.
Tonino – Comu? e c’appizza i picciuli di l’abbonamenti.
Maestro- Quelli li ho già comprati io. Dieci abbonamenti, con l’intenzione di regalarli ai miei amici. Ma non sapevo che eravate peggio di una filodrammatica di parrocchia, chi figura ci faccio?
Tonino- Maestro, siamo amatori, cosa pretende? Ma con un po’ di tempo e di pazienza, vedrà che verrà fuori qualcosa di buono. Poi, parrannu cu vui, il nostro pubblico non è esigente, insomma vuole ridere e basta.
Maestro- E l’amicizia, il messaggio dell’opera? Che ne facciamo?
Tonino- Glielo faremo avere il messaggio, stia tranquillo, ci pensiamo noi. Tutto a posto.
Maestro- E siamo a cavallo (ironicamente)Tutto a posto voi mi dite? Forse per voi certamente. Ma qui c’è in ballo la mia commedia. Poi, tanto per in tenderci, questa commedia è, oggettivamente, culturale per il forte messaggio insito in essa, che non deve andare disperso a causa delle “variazioni sul tema” che fate con i vostri soggetti! ( risoluto)  Io qui mi gioco la reputazione di drammaturgo.
Tonino.- Maestro, parola mia! Faremo onore alla sua opera. ( rivolto agli altri) Niente soggetti, vero carusi? ( Peppi fa cenni ripetuti di ma Franca fa spallucce)  Signora, ni capemu? 
Franca – Vih chi si longu! (poi con alterigia, infine sorridendo) Va beni, va bene. 
Tonino- Alla buon’ora. ( poi al Maestro) Ha visto?
Maestro- Ho sentito e sentito. ( tentenna, poi ) Va bene, va bene... Pazienza e continuiamo. (esamina il copione)  Ora vorrei provare la scena del ragazzino. Chiamatelo.
Tonino.- Ecco, nun c’è...
Maestro – Non si è presentato alle prove?
Tonino- No... è...è che non c’è...proprio proprio.
Maestro- Non avete il ragazzino decenne?
Tonino.- No... si... no...
Maestro-  Si o no?
Tonino.- No. Però abbiamo provveduto a sostituirlo.-
Maestro- Sostituire il ragazzino? Ma la commedia perderebbe un importante spunto comico.-
Tonino.- No, non lo perderebbe, anzi, forse, insomma eccolo il sostituto. Trasi Carolina!
Entra Carolina, una ragazzina ben fatta, anzi formosa, che ancheggiante si ferma davanti al Maestro. 
Carolina-( con un inchino)  Maestro...
Maestro- Ma...ma...siete impazziti? Questa è una ragazza, e per giunta è la femminilità in persona, come può fare il ragazzino? (poi girando per il palcoscenico) Ma chi me l’ha fatto fare... ero tranquillo per i fatti miei...
Tonino.- Ecco, guardi Maestro, l’altezza c’è; ci faccio indossare calzoni larghi pi nascondere i scianchi, giacca a ventu per il pettu e un cappiddazzu per i capelli. Maestru, l’ho pruvata già: e na bumma!
Maestro- (tentennante) Fatemi vedere.
Tonino. – Carolina, pripariti.
Carolina- ( Sculettando esce) Vado al trucco.
Maestro- Santa pazienza...(piano tra se) se esiste ancora. Allora riprendiamo: Lei Peppi dovrà essere nervoso, impaziente, di tanto in tanto deve andare alla finestra e guardare là sotto. Sempre con la pistola in mano e minacciando i due colleghi. Lei don Ciccio calmerà la sua signora con cenni della mano, poi dirà le sua battute. Proviamo.
Peppi – Maestro, ma sta pistola è vera?
Maestro- Ma che vera e vera, si vede lontano un miglio che è finta. Allora forza, recitate.
Peppi- Uora sugnu cchiù tranquillu. Allora: Fremmi e muti . (va verso la presunta finestra guarda sotto) Qua nun c’è nuddu, (piano)  mancu a finestra. Maestro, scusassi, ma  a cu avissi a vidiri?
Maestro- A nessuno, per adesso. Lei andrà alla presunta finestra solo per controllare, come se aspettare qualcuno. Allora attaccate, a voi don Ciccio.
Tonino.- ( rivolto a Peppe) Senti amico se sei venuto per rapinare, guarda qui nel portafoglio (lo mostra) ci sono soltanto cento euro, pigghiatilli e fila via.
Peppe- Ma chi schifiu sunu centu euro. A chi m’a t’a pigghiatu pi nu scassa pagghiari?
Tonino.- (sottovoce) Ca fussi megghiu di tia. (Poi a Peppi) E allura dimmi chi cosa vuoi da noialtri.-
Peppi – Vogghiu ca vi stati muti e sori pi un’ora, dopo vi lassu libberi.-
Tonino.- E sia. (pensieroso, dopo che Franca gli da un a gomitata al fianco e gli sussurra qualcosa) Senti me muggheri stava facennu u ragù, se ci primmetti vulissi iri in cucina a riminari u sugù.-
Peppi – Va beni u ragù è na cosa seria.-
Tonino.- Pri casu vulissi favorire?
Peppi – N’autru mumento, cu piaciri.
Tonino.- Ma senti, se nun ci voi rapinari, chi c’entra ssa pistola?
Peppi- A nun vulevu rapinari a voi, ma il supermercato cca sutta - si.
Tonino.- E allura, alla bonura, vallo a rapinari e lassaci in paci.
Peppi- (pensieroso) Comu se nun ci avissi pruvatu, ma a cassera si misi a sbraidari comu na jaddina alla quali ci stiranu u coddu, ca ci fici fujri di cursa.-
Tonino. - Ci fici? Ma allura c’è n’autru rapinaturi nto condominiu?  
Peppi- No, no,  tranquillu nun c’è l’amministraturi, ccco, saresse la mia spalla. Ora aspettu ca si fa vidiri cca sutta, poi ci facciu a zigna ca sugnu ccà e d’acchianari. E un’urata e n’a filamu comu furetti.
Maestro- Basta così per oggi. Mi fa male la testa. (si tocca la testa) Mi sento stanco. (si scuote come per togliersi un fastidio)  ...Comunque ci sarebbero delle piccole cosa da sistemare, ma vedo che il nostro Capocomico ha saputo gestire le prove da seduti. Per domani dovreste preparare la scena della partita a carte tra Peppi e don Ciccio.
Tonino.- Comu a partita a carti, e unn’è? cca nto copioni nun esiste.( mostra il suo copiane).
Maestro- L’ho inventata costì, immantinente, sul colpo, di getto ossia è un soggetto che mi venne fulmineamente in testa.
Tonino. Mi scusi ma noialtri come a ma sapiri chi cosa s’a fari in questo soggetto misterioso  ca ci passò p’a testa imminentemente?
Maestro- Ve lo spiego subito: per ingannare il tempo, don Ciccio propone una partita a carte, la posta saranno i suoi cento euro, contro la pistola di Peppi.
Tonino.- E no Maestro, accussì nun vali, voi siete anche l’autori, quindi scrivitici la scena e noi la facemu.
Maestro- Ma è un soggetto, cosa devo scrivere?
Tonino.- Dovete scrivere come si svolge la partita a carte, i dialoghi possibilmente comici, e comu va a finiri a partita. Punto.
Maestro- E avete ragione, io parlo da esperto, mentre voi siete dilettanti.
Tonino.- Ahu maistru ora stati sbagliando a parlari e ci stati facennu nesciri i peri di fora. Noi, noi tutti, siamo amatoriali si, ma pri primu semu prissuni serie e u travagghiu lu vulemu fari pulitu pulitu pe rispetto do nostru pubbricu.
Maestro – Ecco, ci sono riuscito, così mi piacete, con grinta. Bravo. Comunque questa sera stenderò i dialoghi necessari. Ci vediamo domani. Mi raccomando la memoria...Buon giorno a tutti.- 
Tonino.-  L’accompagno (i due escono) 
Entra Franca 
Franca- (guardandosi attorno) Fineru li provi? E unni sunu u maistru e u capucomicu?
Peppi- Sinni ienu pi fari forsi un servizietto. (misterioso allusivo).
Franca- Nu subbizzu? Ahò e cchi mi ‘ncucchi? 
Peppi- (facendo il  misterioso) Guarda che sono cose ca capitanu...
Franca – (cs) E già, cosi ca accapitanu. Vo’ vidiri ca... (allude ad una relazione facendo segno con le dita unite) 
Peppi – (c.s.) Mah, cosi c’accapitanu.-
Franca – Ma a mia stu maistru nun m’a cunta giusta. Troppo finu, troppu eleganti, troppu affimminatu...ma Tonino... e cu lu me lo doveva diri...
Peppi- Ma come, d’o Maistru tinnu addunasti puru tu?
Franca- A pricchi ju chi fussi orba?
Peppi – No, ma mali pinzanti si!
Franca – Ahu beddu a chi ti cridi ca scinniu di Mongiuffi? Varda ca ju a vista ci l’aiu bona. (allusiva)
Peppi- (guardingo) E chi vulissitu diri?
Franca- Ca ti visti ammentri mungevi a Carolina, dietro la quinta, prima di trasiri... Peppi- Ca quali mungiri e mungiri. ( atteggiamento strafottente) Ci era trasuto nu mascerino nta n’occhiu e circavo di luvaraccillu.-
Franca- Tuccannici i minni?
Peppi- Stava pridennu l’equilibriu e a teniu fremma.-
Franca- Ca certu: cu na namu d’avanti e l’aurtra d’arreri...( maliziosamente mentre passeggia in scena)
Peppi – Bedda matri sant’Alfiu. Tu si na mala pinzanti e mannassitu n‘nuccenti in galera.
Franca- Poviru figghiu sciatu. a vottinni và....
Peppi – (Vedendola silenziosa e concentrata che si mordicchia le mani) Chi ci hai Franca? Quannu si seria mi scantu. A cosa pensi?
Franca- Penso...pensu ca Tonino stasira sinni va na bisca di Carmine Manninu, a jucarisi l’incassu.
Peppi- Quali incassu?
Franca- Chiddu ca ancora a veniri.
Peppi- E...macari a me paga?
Franca- Ca forsi.
Peppi- Murti buttana, ju...ju ... ..
Franca- Tu chi casa? 
Peppi –Ju, ju  poi ci vulevo offrire na pizza a Carolina.
Franca- Lassala stari, è minorenni.
Peppi- Ma è na cosa seria.
Franca-  Seria? vo cuntaccilla a Toffulu. 
Peppi- Ma, tì lu giuru nun è pi passar tempu,.. 
Franca -.... cacoccili cauri! Comunque affari vostri. Cangiamu discussu: unni sinni ivu veramente Tonino?
Peppi- E chi ni sacciu. E’ uscito col Maestro, forse stanno discurrennu.
Franca- E semu abbissati!..c’ appoi  cu sapi picchi Tonino ci teni tantu p’a regia di ssu maistro... de me stivali.
Peppi- Però e bunazzu....
Franca- Ancora? ma ca ma vistu.
Peppi – Ma ti ha elogiato eppoi a so  commedia e bunazza.
Franca- Eh dalle! Bunazza? Ma comu si po’ scriviri na cummedia menza in siciliano e menza in italianu? Accussì nun è ne carni ne pisci.-
Peppi- Ma l’autori e ‘n intellettuali....
Franca - Chissu lu dici Tonino...
In tanto rientra il Tonino
Tonino.- Chi dicu ju?
Franca- Nenti, si parrava del più e del meno. Marituzzu beddu cchi fu? Scannasti o maistru?
Tonino. – Ca finiscila, cu sta ironia supra o Maistru. A ma travagghiari, cuscinziusi o no? L’accompagnai...
Franca- ... o cimiteru?
Tonino.- E dalle! Ma dai. (pausa) Comunque ora mi ha promesso che scriverà la scena delle carte.
Franca- Quali carti?
Tonino.- Un gioco con le carte siciliane, pi l’esattezza.
Franca – Ma vo’ cucchiti... chissa nun n’è novità. A vitti già nel “Fantasmi e no” tantu pi sapillu.
Tonino – E allura? Chi c’è u brevetto? (pausa) Appoi può essiri na cosa simpatica spiritosa...
Franca – Si, certu  lu  spiritu di patati, canuscennu il tipo.
Tonino – Comunque il maestro mi ha detto che questa scena della giocata a carte la inserirà nel terzo atto. Quindi il secondo resterà immutato, cioè come lo abbiano già impostato noi. Avaja Franca, ci sta dando fiducia.
Franca- Comu? col mistero di sta partita a carti?
Tonino- E basta, diamogli tempo, collaboriamo, (poi portandosi le mani ai capelli) Malanova a mia e a quannu fici st’affari. (poi calmandosi, pazientemente) Francuzza, ora ti lu spiegu... 
Franca – Uffa!
Tonino –Allora cara moglie scontrosa...
Franca- Scontrosa a mia! (si torce le mani) Io, io voglio essere professionale...
Tonino- ...e ti fa merito, ma...
Frqnca – Ma, ma. Ma lassa perdiri Tonino ca è megghiu. (fa l’offesa, poi ci ripensa) Mizzica cu vuattri capicomici autoritari e rigisti intellettuali nun ci si po’ capiri...(cerca la parola giusta) capiri...eccu: n’accidenti! (gridato) - e vidi ca t’o dissi beddu pulitu e in italianu...
Tonino.- Sennò?
Franca- Sinnò t’avissi dittu: ‘na  minchia!

 

Atto  II

Due giorni dopo, studio del Maestro, che è seduto nella scrivania,, quasi al buio, poi luce tenue.

Tonino- C’è primmessu? ...Mizzica chi scuru... Maestro, ci siete?
Maestro- (Con voce annoiata) . Sono qua, cosa volete?
Tonino- Ossequi Maestro, come sta?
Maestro- Quasi bene, grazie. Cosa volete?
Tonino- Mi fa piacere. 
Maestro- Cosa volete?
Tonino –Cui ju? E ca aiu a vuliri.  Scusassi Maestru, ma passanu du jorna e stiamo ancora aspettannu a scena della partita ...-
Maestro- Quale partita?
Tonino- Quella del terzo atto, cioè la carte tra don Ciccio e il rapinatore.
Maestro- Ah, quella...beh, ancora non l’ho scritta...forse ho cambiato idea, forse non mi va’ di dirigere la commedia, e... forse mi eclisso.
Tonino – Ma che dice Maestro, parla sul serio?
Maestro- Certamente.
Tonino- Ma...ma come mai? E noi come facciamo con la messa in scena della commedia?
Maestro- La dirigerà lei, come ha fatto sempre con le altre. Poi se vuole cancellarla dal programma, faccia pure.
Tonino- Cosi di pazzi...mai visto e sentito una cosa da folle  com’a chista...
Maestro – E ora l’ha sentita. La saluto capocomico, buongiorno. 
Tonino-  E no lei mi offende! (deciso) Lei mi deve dare una risposta precisa, ne ho il diritto: perchè rinunzia alla regia?
Maestro- ( annoiato) Perchè, sempre un perchè. (pausa) Diciamo che  sono un reietto delle società, e come tale, mi dimetto dalla vita. Buongiorno!
Tonino – E no! Troppo semplice! Sentirsi non accettato non giustifica rinunziare a lavorare e a vivere.
Maestro- Per sua norma e regola ... anzi no. Tanto per comprendermi,  io non rinunzio per capriccio, ma per considerazioni obiettive.
Tonino- Tipo?
Maestro- Tipo? Ma cosa crede che le elenco i fatti miei?
Tonino – No, per carità di Dio, no! (pausa) Ma una seria motivazione la vorrei, anzi la desidererei.
Maestro- E io l’accontento, tanto non ci vedremo più!
Tonino – (sottovoce) Appoi videmu. (poi) Spari pure!
Maestro- Sono stato per trent’anni in Magistratura civile e amministrativa e mi sono dovuto dimettere perchè non credevo più nella giustizia degli uomini.-
Tonino- Bonu va’. Ha scoperto l’America. 
Maestro- Ma allora mi provoca? (Tonino fa cenno di no con la testa, il Maestro, assume un’aria bonaria) Beh, adesso faccio un esempio: Un noto politico viene assolto da un reato ascrittogli, da un tribunale civile, ma, per lo stesso reato, viene condannato da un tribunale penale. Era colpevole o innocente ? Non lo sappiamo con certezza. Ma una cosa mi sembra certa: Per la colpevolezza - a mio giudizio - fu sentenza politica -  senza dubbio. Disparità? Incredibile, ma vera! E comunque sentenze, a seconda degli umori dei giudicanti, o, perlomeno, delle loro idee politiche. E questa è ingiustizia pura. Si può tollerare? Io no! Caro signore, troppi errori e troppa sete di potere e vanità... e, insomma, si, qualche errore c’è stato, anche da parte mia, ma fu involontario. E me ne pento!
Tonino- Questo le fa onore, maestro. ma non credo che sia un motivo plausibile per abbandonarsi a considerazioni così drastiche. Lei non può cambiare le cose. Il mondo è quello che è e bisogna adattarsi, magari cercando compromessi. 
Maestro- Ah no, quali compromessi! Guardi...(pausa come se fosse indeciso se parlare o no) Allora senta questa: I miei colleghi, per le mie idee, mi hanno isolato, per loro sono come un appestato. Certo io detestavo i cialtroni e ce n’erano parecchi fra di loro! (pausa lunga) Anche da pensionato – si figuri. Poi, dopo tutte le delusione, ho dato corso alla mia passione segreta: scrivere e fu peggio! Vede, inizialmente mi cimentai con opere di narrativa, le quali, dopo i primi risultati positivi, tutto tacque - da anni. E questo se non è fallimento puro.(pausa) Poi ho intrapreso l’attività con la scrittura drammatica, e, come per la narrativa, dopo le prime messe in scena, è sceso l’oblio- ancora tutto tace. Quindi, come lei ben sa, per farmi mettere in scena un mio testo ho dovuto pagare. Se non è fallimento questo... (lunga pausa) Si, pagare, per farmi mettere in scena un’opera, si pagare, pagare –che vergogna – pagare perchè il mio acquisto dei dieci abbonamenti che feci, è un pagare mascherato. Nuovo fallimento. Ho provato con la poesia e idem: fallimento totale...Ma cosa crede! (urlato, poi con calma) quindi... 
Tonino – Ah, si? Quindi? Ma che quindi d’Egitto! Lei, lei, s’arrende così, facilmente per queste minuzie? Ma via! Allora lei non conosce la vita, quella vera, quella in cui si deve combattere per ottenere i picciuli per la spesa. No, nossignore,  Non non mi pare una giusta motivazione.
Maestro- Ma deve parere a me, non a lei egregio signore. Questione di sensibilità. Vede... ecco le cito una verità filosofica che mi si addice, che è esposta- non mi ricordo da chi – in questo modo:
“C’è in alcuni uomini, una spinta emotiva che li porta a percepire l’ingiustizia e, di contra, al desiderio di contrastarla...è tensione dalla natura? Se è così possiamo affermare che la natura non è giusta ma ci spinge ad aggiustarla e ci rende anche in grado di farlo. “ 
Ecco io ho questa spinta emotiva e sono quasi questo ipotetico personaggio: E’ la mia natura. Ho cercato la giustizia - ove ritenevo che mancasse – e non la trovavo. E mi accanivo contro questo modo di vivere e agire altrui. Intollerante! diventai intollerante, ma era il mio modo di vivere- sbagliato- forse (pausa) Si, sbagliato, che mi ha fatto commettere ingenuità tali da attirarmi inimicizie e voltafaccia in abbondanza. Pagandolo duramente!
Troppi di quei fatti, caro signore, troppi! Forse non più tollerabili? Sicuro! Intanto mi rodevo il fegato. Ed ecco il risultato: Ora vivo come un appestato.( infervorandosi)  Insomma sono un reietto della società bello e buono, incartato e consegnato! E’ tutto, caro signore.
Tonino - Perchè mi ha chiamato signore? e non ...amico?
Maestro- E perchè? E che c’entra? Cosa c’è in comune tra lei e me, semplici conoscenti per essere amici. Poi... io, io...io (rafforzato) non ho un amico! Dico uno!
Tonino – E come mai? 
Maestro- Se lo sapessi...
Tonino- Ma qualcosa, una motivazione, la deve pensare...
Maestro - ... certamente, la penso: Io sono il demonio! Chi si rapporta con me, dopo un po’ scappa via, come un  saittuni- come direbbe lei.
Tonino- Ma non dica eresie. Lei è un...un  vero artista. E io me ne intendo...e appoi le amicizie vanno e vengono. Ecco, senza volermi arruffianarimi, io mi considero un suo amico. Faccio peccato? 
Maestro – Nossignore. E non fa peccato semplice, ma mortale! Mavvia vi vedevo benissimo che il mio modo di fare teatro vi era ostico, per non dire odioso. Mi sopportavate, ero un corpo estraneo al vostro mondo: E  tanto per farglielo sapere – non eravate i soli. Ho avuto altre esperienze purtroppo negativi, su quest’argomento con vari direttori di compagnie e di attori di vario livello. Nessuna tolleranza al nuovo- se di nuovo si poteva parlare circa il mio lavoro, ma, credo, che tutti avessero in antipatia, sia il mio modo di pormi, sia la mia arte, o - peggio ancora- la mia persona. In una sola parola: sputato come boccone amaro, insomma, ripeto, stavo sulle palle di tanti teatranti- bravi o meno bravi. Ecco il risultato: Bandito dal teatro!
Tonino – Ma che dice? Non le vengono in mente gli insuccessi dei grandi talenti prima di sfondare? Se c’è il talento e la preparazione con la pazienza e la tenacia...insomma con il carattere... e non il caratteraccio! O, ma insomma, ( prima con con sforzo, poi persuasivo) vaja, io faccio questa attività da decenni e, ripeto, me ne intendo d’arte, e lei è un autentico artista, ...solo, solo... il suo, senza offesa, ecco il caratterino è, è...
Maestro - E lo dica: Ributtante! Ora fine del discorso, addio don Tonino.
Tonino – No, arrivederci, perchè intanto proviamo il secondo atto, e fra una settimana vengo qui e lei mi consegnerà la scena delle carte del terzo. (poi esitante)Ah, l’ho detto.
Maestro- Troppa decisione, signor mio, troppa. Si dia una calmata.
Tonino- Preferivo che mi chiamasse amico, ma, sono calmo, non vede? (mostra le mani per far vedere che non tremano, poi lentamente incominciano a tremare vistosamente)
Maestro- Commediante. (borbottato) 
Tonino – (che ha sentito)  E’ la mia arte. Arrivederci amico mio. 
Maestro- Amico mio? Sssi, va bene ca ora... 
Tonino- Picchì non può essere?
Maestro- Senza offesa, ma chi glielo fa fare? Lasci perdere... un amico? Ma, per il suo bene, chi glielo fa fare...- 
Tonino- Affari miei! (pausa) Mizzica oh! Ma lei è cocciutu comu un mulu...(vedendo che il Maestro s’irrigidisce) mi scusi. (cambiando subito argomento) A dopo... diciamo fra una settimana?
Maestro- (sottovoce) Se sarò ancora vivo.
Tonino – Cosa ha detto?
Maestro – Niente d’importante. Addio, addio. (intanto apre nervosamente un cassetto della scrivania)
Tonino sta per uescire poco convinto, esita, poi di botto
Tonino- Maestro nun facemu sgezzi, evveru...avaja nun mi facissi scantari.
Maestro- E per che cosa?
Tonino – ( deciso) Chi ci avi nta su casciolu?
Maestro- Documenti, un pacchetto di fazzolettini, due penne biro, tre mollette,,,
Tonino- ... Eppoi? Tri tri e na napulitana a coppe? Vaia  maestro, giuriziu! (misterioso) mi capiu? (come se avesse detto una grande verità, poi lui stesso si rende conto che ha esagerato e si pone la mano in bocca, quindi) Vi saluto Maestru. Ni videmu presto, veru?
Maestro – Come dice vossia
Tonino- Chiffà mi sbenta? (sgrana gli occhi)
Maestro- Vottinni beddu.
Tonino – Voscenza benedica.(buffo inchino, magari simulando l’inchino di una damigella)
Maestro- Vidi ca ti tiru na scarpa ( sorride sotto i baffi ).
Tonino- Mali pi mia. (fa una smorfia, poi scappa di corsa, fa finta d’inciampare, simula Charlot che si auto alza dal sedere, sbanda ed esce a passo trionfale).   

Il Maestro resta un attimo indeciso, poi scoppia a ridere

Maestro – Ma guarda, sta cosa tinta, m’ha fatto ridere. Ma, chissacciu, forsi nun avi proprio tortu. Sta depressione mi sta annientando, devo reagire... si reagire. Già, come se fosse una cosa semplice...mah...comunque...(tira fuori dal cassetto una pistola, la soppesa) comunque (sospira) forse dovrei farlo...magari più in la’...forse...( poi deciso) Sta cosa tinta ( fa cenno con la mano la invisibile porta dalla quale è uscito Tonino) Cazzo! dopo vent’anni mi ha fatto ridere di nuovo...e di cuore. (soppesa la pistola, quindi la posa e chiude pesantemente il cassetto) E ora che faccio? (pausa lunga, riflette) Ma certo... che faccio? ( si porta le mani sulla testa, la scuote, fa un ampio di  respiro, poi si lascia andare sulla spalliera della poltrona)  Che stronzo che sei Maestro, come mi chiamano in teatro. ora minimo minimo, per serietà,,, anzi... e dillo chiaramente: per gratitudine, dovresti scrivergli la scena della partita a carte. 
Le luci riprendono gradatamente, l’uomo si alza e passeggia per il palco pensieroso,  poi, dopo un minuto, di colpo, reagisce, si scuote, va verso la scrivania, esita, poi si siede nella poltrona , apre il computer e scrive nervosamente. 
Buio.

 

Atto  III


Sulla scena è stato ricostruito il tinello di una casa piccolo borghese. In scena ci saranno Tonino e Peppi.
E’ la rappresentazione del terzo atto della commedia.

Ciccio – Allora gantuomo, che facciamo giochiamo?
Peppi – Sissi, ca certu vossia pensa a giocare. Io ho i miei pensieri ca sunu na cosa seria.-
Ciccio- E, tantu pi parrari, quali fussiru sti gran pinzeri?
Peppi- Pensieri di un pattri di famigghia in difficoltà...senza travagghiu e senza na lira.
Tonino – E che fai? Ti metti a fare u delinquenti e risolvi tutto- Cazzo! 
Peppi- Aho, e chi è stu tonu? E chi fa pontificati? Ahu! Nun parrati assai e pipa! E ricordatevi che voi, voi,  siete miei ostaggi, lu vuliti capiri o no? (agita la pistola sotto il naso di Tonino).
Ciccio – Bonu, bonu, nun ti riscaldare. vuol dire ca mi fazzu un sulitariu. Ci ha diri cosa?
Peppi – Nonzi, abbasta ca ristati mutu. (va di nuovo alla finestra e fa un cenno di disappunto).
Ciccio – S’a filò veru?
Peppi- No è impossibbili, pi chiddu ca è...
Ciccio – E chi è?
Peppi – E’ na prissuna... na prissuna...ahò e ci la vuliti finiti o no?
Ciccio- Calma, calma. (continua a giocare  poi mischia le carte e sbuffa) Bonu và, nun m’arrinesci...
Peppi- (che seguiva il gioco) Ca certu, vui il Re lo dovete rispettare, sennò nun funziona beni a partita... 
Ciccio – E uora mi voi ‘nsignari tu come si fa u sulitariu? Arrivau u maistru ca si la sutta pi na pattita a scupa (sfottente)
Entra Franca
Franca – ( con sussiego) Vaja Ciccio, a tia u solitariu non t’è mai arrinisciutu.
Ciccio – Ha parlato la sibilla...(continua a mischiare le carte) 
Peppi – (sedendosi pesantemente al tavolo di gioco) Avanti, facciamo sta scopa. Date le carte... e ammischiatili boni, senza ‘ntrallazzu.
Ciccio- Ca ora...(intanto mischia, Franca osserva severa ) Tagghia!
Peppi- Priparati i centu euru picchì vi fazzu nu cappottu pi tutti l’inverni ca v’attoccanu.
Ciccio – Joca e mutu.-
I due giocano facendo gesti appropriati, poi:
Peppi - ...e co sett’oru sunu sei punti.
Tonino – Nun cantari vittoria..
Peppi – Intantu assuppati.
Tonino- Sparti li cari, incompetente.
Peppi – Appoi videmu. (mescola, fa tagliare e da le carte).
Continua la partita continua a soggetto, poi Peppi esclama esaltandosi mentre Franca osserva facendo finta di nulla, anzi mettendo a posto qualche cianfrusaglia.
Peppi – Scopa! E sunu tri.
Ciccio- Nun cantari vittoria ti dissi, ancora nun arrivasti a unnici punti!
Peppi- Ca vi voli assai. N’autra scopa!
Ciccio – Mih, chista si ca è futtuna!
Peppi- Nonzi, è abilità.
Ciccio.- Avanti contiamo (conta le carte mettendo da parte le carte di denari) 
Peppi – Ma che cuntarti a fari? ju hai fattu primera sett’oru, carti e tri brisculi. totali... ehm...ehm sei punti a zeru!
Ciccio – Ora tocca a mia dari i carti (mescola bene, più del necessari, fa tagliare e distribuisce le carte)
Giocano, sempre a soggetto, poi contano i punti.
Peppi – Primera, sett’oru, carti e du scupi.  Cinqu e portu sei, uguali a unnici. Fine partita. Vinciu ju, di bona e manera.
Ciccio- (con sussiego) A furtuna aiuta i babbi e i picciriddi. Comunque ca ci sunu i centu euru d’a posta. (lascia il denaro sulla tavola, e Peppi, dopo un attimo d’esitazione lo prende e lo intasca velocemente)
Franca – (approfittando che Peppi va alla finestra) U facisti vinciri è veru?
Ciccio (sottovoce) Certamenti, sennò, per- diciamo dignità- quello i cento euro non se li sarebbe presi.
Franca- E tu per forza ci li vulevi dari? E chi si’ Babbo Natali?
Ciccio- Ma dai, non vedi che è nu puvirazzu. Muta, sta vinennu.-
Peppi – (Intanto udendo un fischio provenire dalla strada, sisporge dalla finestra e, poi, fa cenno a qualcuno di sotto di salire al primo piano.) E moviti! ( quindi va dietro la porta d’ingresso e, non appena sente i passi nel pianerottolo, apre la porta e compare Carolina truccata da maschietto) E sbrigati, entra!
Carolina ( vedendo Ciccio e Franca che entra velocemente in scena) Capo, chi sunu chisti i to ostaggi?
Peppi – Mutu! (gli da un buffetto sul collo)
Carolina – Mizzica papà e chi dissi?
Franca – Papà? (rivolta a Peppi) Ma comu, malasuttato ti purtasti a to figghiu, u picciriddu, a fari la rapina? 
Carolina- Ju a vo fari u palu, veru papà?
Peppi – (facendogli segna di stare zitto) Mutu e pipa!
Franca – (rivolta a Ciccio) E tu nun dici nenti?
Ciccio- E ca aiu a diri? Sunu dui principianti...
Franca- E chi fa? fa fari u principianti delinquente o picciriddu. Lu porta a mala strata...Varda sta trimannu ( lo tocca)  d’o friddu, a criatura. (poi a Peppi) Pattri snaturatu!
Ciccio – ( a Peppi) Tantu tortu me muggheri non ci l’avi. L’hai esposto al pericolo (in tono maestoso)
Peppi- Ca quali piricolu e piriculu. Iddu a vo’ fari sulamenti u palu. U rischiu era miu.
Franca- Mutu snaturatu di ‘n pattri incoscienti e ...e... scunghiurutu! (leziosa, poi brusca)) In italiano sarebbe “Sciocco”! ti lu dissi! Oh! (sistemandosi vigorosamente il grembiule poi a Carolina) Veni cu mia ca ti dugnu na cosa caura, (pausa) si lu to patrazzu ci lu primmetti (guardando con aria di sfida Peppi).
Peppi – Va beni, abbasta ca tiniti a porta aperta e a vucca chiusa.
Le due donne escono solennemente.
Ciccio – E ora chi si fa?
Peppi- Aspetto ca i carrabba sinni vanu e poi ci la filamu di cursa.
Ciccio – ‘nto frattempu mi dai la rivincità? Sai sta pistola mi piaci.-
Peppi – Sta pistola? ma quali chista è nu giocattulo, vardati (gliela mostra) A chi vi pareva ca ci avevu i picciuli pi accattaraminni una vera? Ju sugnu disoccupatu cronicu, a chi ci pari a vossia.
Ciccio – (piano) Ca pari ca nun l’evevu capitu dai to discussi. Avanti assettati, nto mentri me muggheri abbessa u picciriddu.-
Peppi- E...e.. chi fa? a finemu ccà?
Ciccio- Pi  mia...
Peppi- Grazi assai. Siti na prissuna bona.
Ciccio – No, tu nun m’accanusci. Ju haiu fattu azzioni macari peggiu di tia. Ju eru nu giudici e mi vinniu. L’azioni tò su fruscagghi a fronti de mie.
Peppi- E chi fu? Ammazzasturu a qualchu cristianu?
Ciccio- Peggio ammazzai a Giustizia. 
Peppi- Avaja, cchi diciti?
Ciccio- Quello ca ti dissi.
Peppi – Bedda Matri mi diciti comu fu?
Ciccio- Cunnannai nu ‘nnuccenti.
Peppi- Errori giudiziariu?
Ciccio-  No! Errore prurigginosu.
Peppi – Chi voli significari?
Ciccio- Ca mannai all’ergastulu nu marito pi futtirimi a so muggheri. Ecco cosa Fu! Un obbrobrio per la Giustizia, per l’Etica e per la società civile.
Peppi - ... e comu finiu?
Ciccio- Finiu ca doppu tri anni, idda mi lassau pi mittirisi cu nu milionariu.
Peppi – Chi buttana! e appoi?
Ciccio- Appoi canusciu a me muggheri e mi scurdai di tuttu...tranni do tradimentu.
Peppi – Chi trarimentu?
Ciccio – P’a Giustizia.
Peppi- Ma nun si puteva nenti p’o maritu curnutu?
Ciccio- Un mio collega aprì il caso e l’uomo fu scarcerato... 
Peppi – Ah, beni...
Ciccio – Non propriu: Fu scarceratu doppu deci anni.   
Peppi – E appoi?
Ciccio- Appoi  m’arruspigghiai insomma mi svegliai ( riso forzato) Ci cascasti pezzu di babbu.
Pçppi- S’nzunnau? Minchia mi futtiu. Ca certu mi l’aviti cuntata cu tanta serietà ca ci cascava macari Di Pietru. Comunque staiu dannu nu suspiru di sullevo, m’avo fattu scantari.  
Ciccio- Mi vinni ‘n testa accussì, forsi pi dariti na lezioni, visto ca mi facisti scantari a me muggheri.
Entra Franca, seguita da Carolina che ha la bocca intrisa di sugo rosso. 
Franca – A cu fici scantari, a mia? O vo’ cucchiti, tu inveci, fusti tu ca ti scantasti.
Peppi – (a Carolina vedendole la bocca rossa)  Chi ti successi! (allarmato) 
Carolina- Nenti, pricchì?
Peppi- Comu picchì? E sta vucca russa?
Carolina – Pi chistu? (tira fuori da un sacchettino dei maccheroni al sugo, li mostra, poi li porta in  bocca, riempiendosela) Sunu maccarruni al ragù, cauri cauri, mi resi a za’ Fanca.
Peppi- (sospirando di sollievo) Mi facisti scantari, ( in imbarazzo). 
Carolina-  (mostrando un pugno di maccheroni ) Sunu bboni Ne vuoi?
Peppi – C’appoi si cinni fussuru dui macari pi mia...
Ciccio-(prontamente)  Franca, ci su pi tutti?
Franca – Ca certu, ci ni calai nu chilu, E chi ci la facevu sulu p’o picciriddu?
Ciccio – Allora porta in tavola!( Franca, contenta,  esegue, intanto Ciccio prende dalla credenza piatti e forchette)
Carolina- Zia, l’aiutu ju ( e le corre dietro)
Ciccio – E tu picchì stai ca vucca aperta? Pigghia li biccheri di ddà (fa cenno) e u ciascu d’o vinu. (Peppi esegue, intanto parte una musichetta allegra, ed entra Franca)
Franca – ( entrando con una zuppiera di maccheroni fumanti, portati come un trofeo, seguita da Carolina che sciorina la tovaglia come un vessillo, mettendola poi prontamente sulla tavola) A tavola! 
Tutti si mettono seduti e riempiono i piatti e i bicchieri, (commenti a soggetto) intanto Franca va nelle quinte prende per mano il Maestro, lomporta in scena, e aiutata da Ciccino, lo fa sedere elegantemente a tavola, poi gli fa un inchino. al quale, visibilmente emozionato e impacciato, le risponde il Maestro. Movimenti vari ed esclamazioni a soggetto. 
Franca- Allegria. Maestru e assaggiatimi i maccarruni. ( gli scodella la pasta o qualcosa che assomiglia)
Tonino – ( riempiendo il bicchiere e porgendola al maestro) Alla vostra salute, e... all’amicizia, Maestro! 
Maestro – (prendendo il bicchiere e facendo un sorriso smagliante guardando tutti gli altri attori) Alla vostra, amici miei.
Tutti -  Alla salute! 
 Il Maestro, sorride palesemente contento e cerca di dissimularlo, mentre Tonino lo prende per mano e gli strizza l’occhio.

Sipario

Poi quando escono in prima, per riscuotere l’applauso del pubblico, gli attori si metteranno a destra e a sinistra, mentre il Maestro sarà al centro, vestito casual. Gli attori applaudiranno il Maestro, il quale apre le braccia per accoglierli tutti un un braccio.