IERONE II
Tragedia di
Antonio Sapienza
Personaggi:
Ierone……………………………………………Tiranno di Siracusa
Gelone (che non parla) ……………………….... Suo figlio
Tiresia (donna)…………………………………..Indovino
Croma………………………………………….. .Serva di Archimede
Archion………………………………………… .Gran Sacerdote
Gamma…………………………………………...Stratega
Coro delle siracusane (eventuale corifea)
Coro degli arcieri (eventuale corifeo)
Acropoli di Siracusa. Agorà. A destra il palazzo di Ierone; a sinistra la visione del porto grande con la penisola del Plemmirio; di fronte si intravvede il teatro della città; di spalle il mare.
Con musiche appropriate entrano in scena i cori. Essi si disporranno lateralmente all’ingresso del palazzo del Tiranno.
Coro delle siracusane-
Quali nuove per noi
ci arriveranno dal nostro
Tiranno,
il quale, non in consuetudine,
ci riunisce in assemblea?
Saranno liete o saranno tristi.
Ora, qui, in silenzio, con trepidazione,
Ascolteremo la sua
Parola.
Coro degli arcieri-
Le notizie ce li porterà
Archion, da Delo,
ove si è recato,
inviato dal nostro
Tiranno,
per consultare
il divino oracolo.
Ma ignoriamo
Il responso.
Aspettiamo con ansia
L’arrivo di Ierone
E di Archion.
Eccoli!
Silenzio!
Entrano i cortigiani e il Gran Sacerdote. Quindi farà il suo ingresso Ierone, accompagnato dal figlio Gelone e dallo stratega Gamma. Silenzio. Poi parla Ierone.
Ierone- Popolo di Siracusa, mio diletto popolo del quale mi sento onorato d’essere figlio. Dopo quasi cinquant’anni di governo, oggi con dolore dovrò accingermi a preannunciarvi il mio ritiro dall’attività pubblica, quindi dalla guida della città.
E’ un gesto responsabile che mi costa tanto, tantissimo, non per il potere che mi avete concesso di esercitare, ma perché non potrò più servirvi.
Gli anni mi pesano addosso come il macigno di Sisifo. Le preoccupazioni mi hanno tenuto, spesso, molto spesso, sveglio- a vegliare di notte su di voi- per le decisioni che dovevo prendere al mattino. (pausa) E, ora, dopo anni di lotte, di trionfi, di dolorose vicende, di grandi soddisfazioni, ho deciso di prendere tutti i provvedimenti necessari affinchè la città, dopo il mio ritiro, sia governata saggiamente.
Per decidere quale sarà quel giorno ho inviato a Delo il Gran Sacerdote Archion, per consultare l’oracolo sulla condizione della mia salute, e sulle situazioni politiche della città, attuali e prossime.(pausa) Ciò affinchè, eventualmente, possa indicare mio figlio Gelone -se voi lo vorrete - a succedermi nel governo di Siracusa. (pausa) Egli è stato educato agli affari della città; ha dimostrato d’avere competenza e vigore nell’amministrazione dell’Erario e della giustizia; è stato valoroso nella battaglia; ed ha come intendimento il perseguimento del bene della città; ma… ma soprattutto, seguendo il mio esempio, la consapevolezza d’essere al vostro servizio.
Ora Archion è rientrato da Delo e ci porta il responso dell’oracolo e, per il rispetto che vi porto, ho voluto che esso sia udito da tutto il popolo.
Parla Gran Sacerdote. Ti ascoltiamo.-
Archion- (facendosi avanti, di fronte a tutti) Salute Ierone, che gli Dei ti siano sempre propizi.-
Ierone- (sbrigativo) Sì, sì. Allora, Gran Sacerdote, hai fatto un buon viaggio?
Archion- Bene, grazie alla protezione di Zeus.-
Ierone- Che ti sia sempre accordata. Vuoi riposare prima di parlare?-
Archion- Non sono stanco.-
Ierone- Allora parla, quali nuove mi porti da Delfi?-
Archion- Notizie belle e non belle, mio signore.-
Ierone- Incomincia dalle belle.-
Archion- Il responso della Pizia sulla tua salute è buono.-
Ierone- Buono, quanto?-
Archion- Quanto può essere la salute di un vegliardo senza particolari problemi.-
Ierone- Notizie confortanti. E per la città, cosa hai da far sapere?-
Archio- Mio Signore, ecco: Alla domanda se dopo di te a Siracusa ci sarà pace, la risposta della Pizia è stata molto ambigua.-
Ierone- Chiariscilo, se puoi. Dunque?-
Archion- Certo, ma tu ben sai che la pace della città non è la stessa pace di quella tra i popoli.-
Ierone- Su ciò siamo d’accordo, e allora?-
Archion- Allora, secondo il vaticinio, non ci sarà guerra tra le varie fazioni cittadine…-
Ierone- Buonissima notizia, per me e per tutto il nostro popolo.-
Archion - … ma ce ne sarà una molto pericolosa: la guerra contro Roma.-
Ierone- (sorpreso) Contro Roma? Ne sei sicuro?-
Archion- Secondo l’interpretazione dell’oracolo…-
Ierone- (interrompendolo) Ma che oracolo sarebbe…Non capisco! Come ci può essere una guerra tra città alleate?-
Archion- Ierone, l’oracolo non suggerisce i giorni o gli anni. Oggi sì, siamo alleati con Roma, ma domani?-
Ierone- Non esiste un domani senza alleanza con Roma! Che oracolo! Ma ti sembra possibile! Noi e Roma abbiamo un’amicizia perfetta che dura nel tempo. Siamo stati sempre alleati leali. E fino ad ora i trattati li abbiamo sempre rispettati, reciprocamente. ( pausa, poi vigorosamente) Noi abbiamo mandato i nostri opliti e i nostri arcieri a combattere a fianco dei romani; abbiamo dato grano alle loro legioni: abbiamo donato una statua d’oro al Senato Romano: abbiamo pagato il soldo ai suoi legionari in difficoltà; Noi! Noi siracusani, siamo il baluardo di Roma, in Sicilia, pronti a fronteggiare i cartaginesi. No, non può essere vero ciò che dice l’oracolo.-
Archion- Ierone, io riferisco ciò che ho capito dai vaticini, null’altro. Sappiamo tutti, mio Signore, che l’oracolo è molto misterioso e accenna a una volontà del Fato.-
Ierone- ( gesto d’insofferenza) Il Fato, il Foto…i vaticini…il destino… ma siamo noi che facciamo i nostri destini e poi chiamiamo il Fato a farceli confermare. (pausa) No! Non può essere.-
Archion- Mio Signore, il vaticinio non è terminato…-
Ierone- ( con durezza) Cos’altro ci devi dire di spiacevole?-
Archion- Io nulla. Ma, secondo l’interpretazione del responso, Siracusa in guerra cadrebbe a causa di un tradimento. –
Ierone- Pure questo?-
Archion- Si, mio Signore. Trovare il traditore sarebbe, forse, la salvezza della città.-
Ierone- ( sbrigativamente) I traditori ci sono sempre stati. Spesso per le vicende di guerre perdute, si attribuisce la sconfitta a dei traditori. E’ un alibi! Non mi convince ciò che sostieni…-
Archion- … che l’oracolo sosterrebbe, mio Signore.-
Ierone- (come se riflettesse) Si, si l’oracolo. (con uno scatto d’ira) La guerra contro Roma, assurdo! Un traditore? Di questa città? Impossibile pensarlo. Qui regna l’armonia, non ci sono mugugni, insoddisfazioni e ingiustizie. La Lex Ieronica è portata ad esempio di altri popoli. (riflettendo) Ma, se ciò che tu sostieni dovesse essere vero; se il responso dell’oracolo fosse la verità; se ci dovesse essere un traditore, lo scoveremo e lo prenderemo. (pausa ) Si, certo di sicuro lo prenderemo!-
Archion- Ne sono certo mio Signore. Ne sono certo.-
Ierone (riflettendo) Si, l’oracolo su questo punto mi soddisfa. (poi, come se avesse un ripensamento, con voce potente) Ma la guerra contro Roma non si farà mai! Mai! Non la farò io e non la farà Gelone! (quindi, calmandosi) E comunque, per rispetto dell’oracolo, e della tua interpretazione, mi prodigherò affinchè questo presunto traditore sia individuato e incatenato ai ferri. Già, già….e ho anche in mente chi interpellare per scovarlo.-
Archion- Tu sei saggio o Ierone. Tu saprai come scoprirlo.-
Ierone- (riflettendo, poi sbrigativo) Certo, certo. ( con ampio gesto della mano) E adesso vai mio fedele Archion, vai a godere del meritato riposo. (esce)-
Archion- Mio signore…- (s’inchina e segue Ierone)
Lentamente buio in scena. Esce Ierone e il suo seguito, restano i cori, poi gradatamente, la scena si illumina. Entra Tiresia, sotto le spoglie di donna.
Tiresia – (entrando in scena con passo lento e guardandosi attorno, poi scorge il coro delle siracusane) Pace a voi. Sono Tiresia, uomo sotto le spoglie di donna - per il volere degli Dei immortali... (lunga pausa, con tristezza) Ascoltatemi donne di Siracusa, non vi sembri strano che io sia donna, pur essendo uomo di nascita.
Ciò che vi racconto è una triste vicenda: Tutto ebbe inizio nel giorno in cui ero in cerca di asparagi sul Citerone, quando, chinandomi per raccoglierne uno, mi imbattei in due serpenti che stavano aggrovigliati; spaventato ne uccisi una, la femmina, ignorando che fossero Dei in veste di serpenti, che si accoppiavano. Immediatamente uno scrocco nel cielo, e una potente luce mi avvolse. Nello stesso momento fui tramutato da uomo a donna.
Tristezza,
dolore,
vergogna. (lunga pausa)
Poi mi adattai e vissi in questa condizione per sette anni… provando anche tutti i piaceri che una donna possa provare.
Trascorsi quegli anni, mi trovai di fronte alla stessa scena dei serpenti, istintivamente, rabbrividendo uccisi uno di essi, il serpente maschio, e istantaneamente ritornai uomo.
Ma le mie traversie non finirono qui, perché un funesto giorno per me, Zeus ed Era, si trovarono in disaccordo circa una controversia, cioè: se in amore provasse più piacere l'uomo o la donna. Zeus sosteneva che fosse la donna, Era, invece, sosteneva che fosse l'uomo. Per dirimere la controversia, chiamarono, purtroppo, me, perché ero l’unico vivente al mondo d’essere stato sia uomo che donna. Interpellato dagli dei, risposi che la donna prova piacere, nel fare l’amore, nove volte più grande di quello di un uomo. (pausa)
Era, infuriata, perché avevo divulgato un segreto del quale ignoravo l’esistenza –ma, suppongo più verosimilmente, perché non fui in accordo con lei- mi punì facendomi diventare cieco. Ma Zeus, per ripagarmi, mi diede il potere di profetare e di vivere per sette generazioni, però sempre mutandomi da uomo in donna e viceversa, ogni sette anni. (grande sospiro) Purtroppo! (pausa)
E conseguentemente sono stato testimone di quasi tutti i fatti e gli antefatti e i misfatti dei Greci, dei potenti, subendone, ahimè, le ire o gli elogi, a seconda del caso. E, in aggiunta, Persefone mi dette il dono… e che dono… d’avere le medesime facoltà divinatorie, anche da…morto- tra una vita e l’altra, s’intende. (pausa)
E una volta, nell’Ade, tra le ombre vaganti, da saggio, fui consultato anche da Odisseo, allo scopo d’aiutarlo a raggiungere la patria...
Ed ora sono qui! Per volontà degli Dei, per mettermi al servizio di Ierone, Tiranno di Siracusa, onorata città greca della Sicilia, fondata dai miei avi giunti da Corinto, e a voi chiedo ospitalità.-
Corifeo delle siracusane-
E noi te l’accordiamo.
Straniero,
della nobile stirpe dei Dori,
nostri padri fondatori
Benvenuto!
Noi siracusani ti conosciamo per fama.
Sappiamo già perché sei in città, e, sebbene non possediamo i tuoi doni divinatori,
non ci è difficile profetare le sciagure
che si stanno per abbattere su di noi. (pausa)
Ormai sono evidenti i segni
- dal Cielo, e dalle vicende dei popoli-
che una densa nuvola di dolore
sta per giungere in Sicilia,
sia da Zefiro
che da Borea.
Ma noi ignoriamo quando arriverà,
per cui confidiamo nel tuo sommo potere
– veggente-
affinchè possiamo prepararci al nostro crudele destino,
che sarà, se non saremo uccise dopo gli stupri,
quello di vivere da schiave. -
Corifeo degli arcieri-
Tiresia,
anche noi arcieri di Ierone ti diamo il benvenuto.
Ma al contrario delle donne siracusane,
noi aneliamo conoscere gli avvenimenti futuri,
non per compiangerci, ma per prepararci alla pugna!
Noi veterani combattemmo con coraggio e valore
contro i Mamertini che sconfiggemmo
e catturammo Cio, loro comandante;
e come alleati dei romani, lottammo a Regium e a Canne!
E prima ancora,
alcuni nostri veterani combatterono al fianco del grande re Pirro.
Non temiamo la morte,
ma solo il disonore in battaglia.
Infine Siracusa è la città di Archimede,
genio e inventore,
il quale ci fornisce opere e congegni di difesa,
per cui dentro le nostre mura siamo imbattibili!
Ad ogni nemico… salvo per i traditori
per i quali, quando ce li indicherai,
serberemo tremende pene.
Ma ecco il grande Ierone.-
Entra Ierone, seguito dal figlio Gelone e dal generale Gamma. I cori si inchineranno, anche Tiresia s’inchinerà.
Ierone- Tiresia, indovino e mago, ti ringrazio d’essere venuto da tanto lontano per aderire al mio invito. Benvenuto a Siracusa, città di valorosi, ma anche di poeti e inventori. Questi è mio figlio Gelone e il generale Gamma, capo del mio esercito.-
Tiresia- Sono onorata di poterti servire e dell’accoglienza che mi dai, grande Ierone. E, anche se sono cieca, è un grande piacere fare la conoscenza di tuo figlio e dello Stratega Gamma.
Sappi, Ierone, che sono ai tuoi comandi. (s’inchina profondamente)-
Ierone- Accetto la tua disponibilità e ti ringrazio. Ti contraccambierò con tutti i doni e gli onori che meriti. Sappi che Siracusa ricompensa i suoi amici e alleati con regali adeguati. Recentemente abbiamo donato al grande Tolomeo III d’Egitto, una grande nave a cinque fila di remi, progettata dal nostro Archimede e costruita da Archia di Corinto.-
Tiresia- E’ nota a tutta la Grecia la tua generosità, oltre alla tua grande saggezza. E la capacitò inventiva del nobile Archimede, è risaputa in tutto il mondo. Sappiamo anche che egli è un tuo stretto parente.-
Ierone- Esatto amico mio… oppure dovrei dire: amica mia?-
Tiresia- Maschile o femminile, chiamami come più ti aggrada, mio Signore.-
Ierone- Così va meglio. Si, il nobile Archimede mi è parente da parte di madre, e lo considero come un fratello.-
Tiresia- Ci è noto, ci è noto. Mio Signore, sono qui per servirti, dimmi cosa desideri da me e dai miei poteri.-
Ierone- Saggio Tiresia, i miei anni sono già trascorsi. Tra non molto sarò nell’Ade, vedrò Persefone, mia illustre conterranea nonché figlia della divina Cerere e sposa di Hades. Quindi sto provvedendo affinchè , nel futuro, la nostra città sia forte, agguerrita e inespugnabile. Vedi? Guardati attorno, queste mura circondano tutta la città: Da Ortigia a Akradina, a Tika a Neapolis, incluso l’Epipoli con la sua fortezza Eurialo. Archimede l’ha dotata di molteplici strumenti di difesa e d’offesa, come balestre e catapulte; poi di mezzi di difesa dal mare con invenzione offensive geniali. Altrettanto sulle mura. (pausa di riflessione)
Ho anche dato al popolo il benessere, e giuste leggi. Ho promosso la virtù, la poesia e i giochi ginnici, per rinvigorire lo spirito e il corpo dei miei concittadini, e li ho dotati di una Grande Ara per fare i dovuti sacrifici agli Dei Immortali
Questo ho fatto per il mio popolo. Perché io sono uno di loro e mai mi sono dichiarato loro Re. (pausa) Però, da uomo vecchio d’anni, non ti nascondo la possibilità, anzi l’eventualità, anche se molto remota, che la città, un domani, possa cedere ad un presunto nemico, per mano amica: Un traditore! Per esempio.
Ci sono stati presagi e oracoli in tal senso. Ecco il tuo servigio per me: Farmi conoscere in tempo utile il nome di questo traditore!-
Tiresia- Tu sei abbastanza saggio perché non capisca l’enormità del servigio che mi richiedi. Ma, ora, qui, alla presenza di tutto il tuo popolo, io Tiresia, ti garantisco che mi applicherò con tutte le mie forze e i miei poteri per scoprirlo. Ma serve, soprattutto, il volere degli Dei Immortali.-
Ierone- Capisco. E aspetto. Estirperemo questa mala pianta- se esiste! Ti auguro una buona permanenza a Siracusa. I miei servi saranno ai tuoi comandi. Salute a te. (esce seguito dagli altri accompagnatori. Tiresia, s’inchina, e resta solo con i cori) –
Coro degli arcieri – ( uscendo)
La gloria di Ierone
In alto sollevassero gli aedi
Oltre il mare di Scizia e fin là dove,
legato con l’asfalto il vasto muro,
regnava Semiramide! Io son uno
ma le figlie di Zeus ne prediligono
molti altri ancora e sia gradito a tutti
celebrare la sicula Aretusa
e i popoli e Ierone bellicoso.
Coro delle siracusane – (uscendo a loro volta)
Così poetò l’eccelso Teocrito.-
Tiresia, resta solo, la luce si attenua, va verso il buio, musica adatta. Dopo il buio, al centro della scena, c’è un braciere acceso.
Tiresia- Zeus, perché la punizione che mi hai inflitta, è diventata la mia fama, una fama tragica! Una fama che mi porta a dare tristezza e desolazione nei cuori! Dai grandi Re, ai loro popoli- spesso innocenti!
Una fama che mi pesa come un gran macigno sulla mia coscienza che – prima della punizione- era netta e sgombra di tutto il luridume umano. Luridume che mi spetta toccare con le mani e al quale nulla posso contro i suoi infidi e amari disegni. La Sorte, si! Dicono la Sorte i piccolini, e si nascondono nelle larghe vesti della Sorte per allontanare il loro Destino! Destino che, spesso loro stessi determinano con le loro azioni stolte e, a volta, anche assassine! La Guerra! L’invidia! La sete di Potere! L’ambizione! L’amore distolto dal senso più puro! Ecco gli ingredienti dei quali mi
devo infangare prima di poter profetare!
E profetizzo con la tristezza nel cuore.
E gli uomini vogliono sempre di più, sempre nuovi dettagli, nuove rivelazioni… ma io profetizzo per enigmi, perché così volesti tu, o grande Dio.
E non sono Cassandra! No! io no! Io vengo creduto… certo, di più, se porto buone nuove… ma se gli Dei non mi soccorrono io cosa debbo profetare? Eppure lo pretendono!
Lo vogliono
Lo esigono con tutte le loro forze. E quando arriva, ecco la disperazione del sapere!-
Entra Croma
Croma- Tiresia, sono Croma, la serva di Archimede, ti prego, tu che sei veggente, dai un senso a un mio incubo.-
Tiresia- Dimmelo.-
Croma- E’ questo: Una grande aquila scende da alti cieli, e assale, alle spalle un grande cavallo bianco. Quindi, con il potente becco adunco, gli squarcia il forte collo, mentre una pantera giace per terra immota.
Mi è stato detto che sono sogni di donnicciola, sogni bugiardi, assurdi e senza significato…brutti sogni e basta. Ma è un segnale! E di cosa? di sventure? E per chi? Ti prego scioglimi da questo incubo.-
Tiresia- Taci! Tocca a me decidere se sono incubi, non a te! E il tuo non è un incubo. Questo è un sogno profetico! Ed è assai funesto! Ci sarà lutto nella tua casa – e la morte arriverà da lontano!-
Croma- Lo immaginavo, la maligna sorte mi perseguita. ( lunga pausa) Io sono di origine egiziana e conosco le divinazioni, c’ero abituata . Vivevo ad Alessandria, esercitavo la mia professione in un elegante bordello, e lì conobbi Archimede che mi condusse nella sua città…da…serva e amante. (pausa) Perché, pur amandomi, lui, nobile siracusano non poteva sposare una prostituta alessandrina…ma non mi voleva neppure abbandonare. E, quando fu costretto a ritornare a Siracusa, inventò la storia della moglie, principessa alessandrina, morta nel dare alla luce la bambina, la quale fu affidata poi alla fedele serva: a Croma!
A Croma, che la partorì tra lacrime di gioia e di dolore. Ed io taccio! Taccio e ottengo il suo bene: Ecco chi è Iela: E’ la figlia di una Principessa e di un nobile siracusano, il fiero Archimede; e lo è per il Tiranno e per tutta la nobiltà siracusana.
Gli dei mi vollero bella e povera, destinandomi al postribolo. Io ho disubbidito al mio destino e mi sono attirata la loro punizione più atroce: Vivere accanto alla propria figlia, senza essere chiamata madre.
Ora questo terribile sogno ricorrente che tu chiami morte da lontano! Voglio sapere di più!-
Tiresia- (sofferente) Quello che ti potevo dire, te l’ho detto!-
Croma- (chinando il capo e uscendo) Lo so! Lo so! Dovrò soffrire altre pene. Lo so! (esce annichilita)-
Tiresia- Vai Croma, vai col tuo sogno funesto.-
Entra Gamma da destra
Gamma – (accostandosi al fuoco, come per scaldarsi) Te l’ha detto?-
Tiresia- Detto chi?-
Gamma- Ma Croma, la serva! (pausa) Te l’ha detto che è la donna di Archimede?-
Tiresia- E se fosse vero?-
Gamma- No, niente, nulla! (pausa) Solo…solo che lei… soltanto lei pensa che non si sappia chi sia veramente la madre di Iela (con sarcasmo) - la famosa principessa alessandrina!-
Tiresia- E se così fosse? Allora?-
Gamma- Allora… allora si è verificato quello che lei immaginava che potesse avvenire…insomma io sono innamorato di Iela e la vorrei sposare, ma la mia posizione non me lo permette… sapendo che lei –Croma- è… quella che t’ha detto d’essere…e tutta la città lo sa, allora…-
Tiresia-… allora le dicerie dei cittadini non ti permettono di sposarla, ma solo d’averla come amante. E’ così?-
Gamma- Non solo i cittadini… ci sarebbe Ierone…-
Tiresia- Ierone?-
Gamma- Già, il Tiranno, del quale sono il capo dell’esercito! E io sono di stirpe nobile! E sono bello! E sua figlia Eraclea che lo sobilla… Tutto chiaro?-
Tiresia- Tutto chiaro, infatti. Secondo i costumi dei migliori intrighi di corte… infatti…ma io cosa posso fare per te?-
Gamma- Nulla, suppongo. Solo la tua amicizia, che mi sarebbe preziosa… mi capisci?-
Tiresia- Io non capisco le faccende umane, e, per nulla quella divine. Sono scettico. Non voglio, né mi aspetto nulla da nessuno. Sono cieco e questa condizione è un ottimo rimedio per ignorare almeno la metà delle beghe umane. Quindi, ti prego, lasciami fuori da questa storiella d’amore, e fammi concentrare in problemi più seri.-
Gamma- Già…i problemi seri. (pausa) E ce li avrai, e presto! indovino!-
Tiresia- Li ho sempre avuti, generale.-
Gamma- Lo so. Ma quelli che verranno saranno tempi fatali.(pausa) Ho saputo dell’oracolo, e tu hai una grande responsabilità. Sai? vorrei avere il tuo parere, specialmente sul traditore.-
Tiresia- Gli oracoli li pronunzia chi deve pronunziarli, le interpretazioni sono dei sacerdoti. Io non sono nulla, solo un veggente per voler divino.-
Gamma- Ma sei addentro alle cose degli Dei. Devi poter capire meglio degli uomini l’esatto responso. Sforzati, Tiresia, dimmi perché ci sarà guerra tra noi e i romani? E ci sarà un modo d’evitarla? E il traditore? Chi è! Te lo chiedo da comandante dell’esercito siracusano…(pausa, poi con ammiccamento), gradirei moltissimo magari qualche indizio… su cui potermi concentrare per difendere la mia città.-
Tiresia- Allora concentrati sui muri!-
Gamma- Sui muri? Mi sai dire solo questo? E il traditore?-
Tiresia- Per adesso concentrati solo sui muri.-
Gamma- (insoddisfatto, lo guarda obliquamente, poi allontanandosi) Per adesso, ma poi mi dirai.-
Tiresia- Non a te, ma al Tiranno.-
Gamma- (guardandolo dall’alto in basso, con tono quasi minaccioso) Ci incontreremo nuovamente, (poi sprezzante) indovino! (esce)-
Tiresia- (incurante) Certamente, generale. (poi girandosi dalla parte in cui sta uscendo Gamma) Ma ti consiglio di non porre mai tre punti di assolutezza nelle tue convinzioni; bensì, mettine solo due di certezza, e uno mettila di dubbio.-
Tiresia rimasto solo in scena, gira attorno al braciere, che emetterà fumo bianco, dopo il quale, diradandosi, a sinistra, entrerà il Gran Sacerdote.
Archion- Tiresia salute a te, sono Archion, Gran Sacerdote di Siracusa. Sono venuto per ultimo a darti il benvenuto perché volevo parlare con te da solo. Ho grande stima di te, so delle tue sofferenze, nonché dei tuoi poteri d’indovino.-
Tiresia- Gran Sacerdote, ti ringrazio per il benvenuto e per le tue oneste parole. ( temporeggiando) E, poi, giungi a proposito, perché, se ti è lecito dirlo, vorrei conoscere, nei particolari, il responso di Deli.-
Archion- Amaro responso, amico mio. (tergiversa) Amaro e tristissimo.-
Tiresia- (con riverenza) Capisco il tuo riserbo. Ma se ti chiedo di parlarmene, non è per mera curiosità, ma per poter servire al meglio il grande Ierone.-
Archion- Si, si! E’ quello che spero. (pausa) Bene, te ne parlerò: Vedi? Quando arrivai a Delo avevo da fare due sole domande alla Pizia; una era sulla salute del Tiranno, l’altra sulla pace in città. Ma, dopo le risposte quasi chiare, ci furono, poi, segni catastrofici, nuove visioni: i fumi abbondarono e la veggente iniziò a parlare come se vedesse il futuro: essa parlò della città di Siracusa. .. (come se la rivivesse) E, nella confusione di nomi e lingue, della delirante, capii quello che ti dirò, e te lo riferisco in piena coscienza avendolo ben inciso nella mia memoria. Essa iniziò così:
“ Il Fato ha girato il suo ago, e l’ago ha segnato: Roma!
Vedo le mura, prima solide e imprendibili, divenire teneri come il burro, sguarniti di soldati e piene di piccole brecce;
vedo soldati che col favore delle tenebre, sgozzano guardie sonnolenti e ubriache.
Vedo la soldataglia che dilaga in città, tra pietre millenarie, e nelle case che odoravano di pane appena sfornato e di recenti amplessi.
Vedo un grand’uomo morto, trafitto da una daga;
Vedo cadaveri che vengono bruciati nelle cave di pietra - ammonticchiati gli uni sugli altri – dove amici e nemici sono uniti in un informe mucchio di ossa bianche… Vedo un tradimento!
Ecco quello che ho sentito pronunziare dalla Pizia, invasata dai fumi. E sono molto preoccupato. Troppi particolare sulla Città, nomi taciuti, poi nefaste coincidenze. Tuttavia le ha dette! E io le ho sentite, chiaramente! Questa parte che ti ho riferito, per il momento, l’ho tenuto celato a Ierone… e ad Archimede, del quale l’oracolo sicuramente profetizza la morte…almeno, da quello che ho capito, certamente. (pausa) Ed ora, vorrei avere il tuo conforto, prima di pronunciarmi. -
Tiresia- …(quasi tra se) E’ la grande aquila che è scesa dal cielo… sogni di donnicciola, sogni bugiardi, assurdi e senza significato…brutti sogni e basta! Dissero a Croma, la serva!-
Archion- (che ha sentito) Già, la serva! (breve pausa) Sai? Proprio ora mi viene in mente… che la veggente disse anche: “ L’infelice avrà altro dolore! “ penso che, sicuramente, si riferisse a lei.-
Tiresia- E’ così.-
Archion – Già, è così. (breve pausa) Ecco tutto ciò che so, tutto ciò che ricordo di quella profezia, e, come ti ho detto, non l’ho confidato a nessuno, perché spero che sia falsa e bugiarda.-
Tiresia- Questo è un resoconto, troppo crudo e pericoloso per comunicarlo al popolo siracusano.-
Archion - E troppo assurdo per Ierone, il quale nutre una fiducia assoluta verso il suo alleato romano. Poi, come certamente avrai intuito, ciò avverrà dopo la sua discesa nell’Ade. E, naturalmente sai già, quand’è crudele far conoscere agli uomini quando sarà il loro ultimo giorno, figurati fargli sapere anche del disastro che colpirà la città, dopo la sua morte. Io non…e io…e io non ci sono riuscito a dirgli tutto. Ho parlato solo del tradimento.
Ora spero ardentemente che tu, coi tuoi poteri possa scoprire il traditore e invertire così il destino di questa gente.-
Tiresia- ( quasi tra se) Anche il destino di Croma mi fa tremare i polsi.(poi a Archion) Gran Sacerdote, ti ringrazio per la fiducia che mostri per me, rivelandomi i segreti a cui accedesti a Delo, su Siracusa, su Croma e Archimede, e ti ammiro per la tua sincerità verso il Tiranno. Sappi che ti sono solidale per la grave responsabilità che porti sulle tue spalle, e ti rendo onore per la tua lealtà e fedeltà al Re!
Stanotte supplicherò gli Dei affinchè mi diano un barlume, un indizio, per scoprire il volto del traditore e deviare il corso degli eventi. (esitante) Dopo ci rincontreremo.-
Archion- Così sia! Che gli Dei ti siano propizi. Addio indovino.-
Il Gran Sacerdote esce di scena. Tiresia resta basito davanti al braciere che gli illumina il viso. Intanto cala il buio. Musica adatta. Tiresia si accoccola sulla base di un tempio, vicino al braciere, unica fonte di luce- come per passare tutta la notte in quel luogo. Con lieve ripresa delle luci, entra in scena Croma. Ella avanza lentamente come in trance, fa il giro dell’Agorà, si aggira attorno al braciere - nel quale Tiresia brucia incenso; poi la donna inizia a declamare- assente nel tempo, ma presente nel passato-rivivendo la sua tragedia.
Croma- … Mio signore, mio signore! L’hai ucciso! Barbari, l’avete ucciso! Avete ucciso l’uomo più grande che sia mai esistito sulla terra…l’avete ucciso.(rivolta all’Agorà) Ditemi uomini, ditemi: come si può sopravvivere a questo strazio? Eh? Ditemi! Parlate! Perché restate muti di fronte a questo sacrilegio? Siete forse di pietra? …
Infelice donna! Ecco cosa ti resta ancora da vedere: Il gran soldato legato al carro del vincitore, e la sposa che gridando gli si avventa sopra: “Mio sposo e mio signore, posso sopravvivere alla tua sconfitta? Come potrà vivere i miei giorni nel ricordo di te, insanguinato e lacero, legato al carro del vincitore? Cosa dirò al figlio che nascerà? Eccoti legato, ti trascinano, non subire l’umiliazione! Tu sei un grande condottiero, non puoi restare legato al carro del barbaro romano!! … pugnalati… pugnalati…
(poi grida) Iela! (quindi sussurrato) Iela…(sconfortata stringendosi le braccia attorno al corpo).
E il romano rende onore ai loro corpi, e alla serva, - a me! - concede di seppellirli tutti; (con disperazione) ma, mentre mi accingo al triste ufficio, vengono i becchini, me li prendono, li portano in una cava, e… ( con forza) li buttano su mucchi informi di cadaveri puzzolenti – e poi bruciati! (ricordando il fatto) E il fumo si leva bianco, nauseabondo, leggero, e, come un ricordo, si disperde per il mondo. (stringendosi alla vita) E a me rimasero soltanto le mie lacrime.-
Croma, sempre in trance, esce lacrimando. Tiresia, la segue con lo sguardo, poi riprendono le luci del tutto, ed entra in scena il coro delle siracusane.
Coro siracusane –
Nella notte buia sono accaduti
orrendi fenomeni sovrumani:
Gli alberi hanno sibilato senza vento impetuoso,
la fonte di Aretusa ha sgorgato acque color sangue.
i cani hanno latrato instancabili,
i neonati hanno pianto rosse lacrime,
le mammelle delle puerpere si sono aggrinzite,
Ed ora un silenzio innaturale avvolge la città.
Dicci Tiresia quale sorte amara ci attende,
Forse un terremoto?
Una pestilenza?
Oppure…una guerra perduta…-
Tiresia- Oh donne siracusane, i segni sono segni e basta. Il futuro per i mortali è illeggibile. Neppure per un veggente come me, esso è chiaro nei vaticini. Ma c’è tra di voi una donna favorita dagli Dei che può profetare e dare altre risposte alle vostre ansie.(pausa) Eppoi, le profezie sono da interpretare, ed è per ciò che gli Dei lesinano i loro favori. -
Coro delle siracusane-
Dici bene, saggio Tiresia; ma chi potrebbe essere tra di noi, la donna favorita degli Dei? -
Tiresia- La condannata dalla Sorte.-
Coro delle siracusane-
E chi sarà?-
Tiresia- Colei che sogna le aquile!-
Entra il coro degli arcieri
Coro degli arcieri –
Noi siamo il nerbo dell’esercito.
Se le mura crollano ci sono i nostri petti a sostituirli.
Le donne piangono ciò che non c’è,
i loro pensieri volgono verso la morte,
anzicchè verso la vita,
partorendo i nostri figli.
Esse si coprono di martirio,
si credono già stuprate,
e messe in schiavitù.
Esse non hanno fiducia nel futuro
E nelle nostre forze,
perchè sono rimaste bambine impaurite
Dal nulla!-
Annunziato dai corni, entra Ierone.
Ierone- Tiresia, la notte cosa ti ha fatto scrutare nel destino di questa città?-
Tiresia- Mi ha fatto trascorrere una notte di sonno profondo favorito dal fresco della brezza marina della vostra Ortigia. –
Ierone- Ne ho piacere. Ho saputo di fatti inspiegabili accaduti nella notte buia.-
Tiresia- Io ho dormito mio signore e non ho udito nessun fatto straordinario tranne la melodia della risacca dell’Ionio, mare caro agli Dei.-
Ierone- Mi compiaccio, hai un sonno pesante, a quanto pare. Allora se sei ben riposato, ti prego di sedere, perché desidero parlare con te.-
Tiresia- (esegue, imitato da Ierone) Sono al tuo servizio gran Re.-
Ierone- Sebbene tu non abbia udito nulla di particolare in questa notte oscura e infausta, tu hai ben visto una delle nostre donne, ieri notte, aggirarsi qui nell’Acropoli. Dimmi cosa ti ha detto.-
Tiresia- Mio Signore, sai benissimo che sono cieco, quindi non posso veder nulla…forse posso immaginarlo. Ma l’immaginare non è l’essere realtà.-
Ierone- Allora immagina quello che hai sentito da lei.-
Tiresia- Ho solo sentito che cercava l’interpretazione di un suo sogno ricorrente. Anzi un incubo. Ma io non mi occupo di incubi, posso soltanto aiutare a capire un segno…particolare…-
Ierone- E quale sarebbe?-
Tiresia- Quello di un certo sogno di aquile e cavalli, di artigli e morsi…insomma di lotte e di morte.-
Ierone- (alzandosi) E per chi sarebbero questi… segni infausti?-
Tiresia- Per tutti e per nessuno. Le divinazioni dei segni, nel sonno, le suggeriscono gli Dei a Morfeo; ma Morfeo è un birbantello e, nel rivelarli, spesso confonde le parti.-
Ierone- (poi passeggiando per la scena) Sei più enigmatico del nostro Gran Sacerdote. Bene, indovino, vedo che sai districarti tra i sogni delle donne. (poi al suo seguito e ai cori) Amici desidero rimanere solo con il grande Tiresia. (tutti escono, lentamente, poi riprende a parlare con Tiresia) Mago, anche se hai voluto sminuire il sogno ricorrente di Croma, che peraltro già da tempo siamo a conoscenza, desidero che tu mi interpreti quello di mia moglie Filistate.-
Tiresia- Io ho la fama di veggente, non d’interprete di sogni, mio Signore. Chiedilo al Gran Sacerdote.-
Ierone- Non dirmi cosa devo fare, Tiresia. (irato, poi calmandosi)Tiresia, ti prego, non tergiversare con me. Sono altamente preoccupato. Quindi stammi a sentire e medita su ciò che udrai.-
Tiresia- Non avendo occhi, sarò tutto orecchie. Parla, o Re.-
Ierone- Bene, così va meglio. Ecco i fatti, anzi i sogni, oggetto di nostra preoccupazione: Mia moglie Filistide sogna, spesso che mio figlio Gelone- mio erede al trono di questa ricca e splendida città- soccombere perchè attaccato da un nemico che giunge dall’alto! Un nemico multiplo, ma unico. E mio figlio agonizza, soffoca, spasima e chiede aiuto, ma non l’ottiene perchè nessuno ode la sua voce. Tu cosa ne pensi, veggente?-
Tiresia- (riflettendo, poi andando come in trance) Dov’è tuo figlio, ora!-
Ierone- Sugli Iblei, a caccia, con amici.-
Tiresia- Gli Iblei? Quei monti sono noti per il nettare delle piante aromatiche, dal quale le api traggono un miele degno degli Dei: colore ambrato, dolcissimo e profumato, di una squisita leggerezza, ma nello stesso tempo intenso… (immergendosi nei pensieri, poi trasalendo) Sommi Dei…manda a chiamare tuo figlio, subito. Subito!-
Ierone- Ma…ma… non capisco…-
Tiresia – Non mettere tempo alcuno. Dai l’ordine, e speriamo che il destino volga verso altre rotte.-
Ierone- (Battendo lo scettro contro un vicino gong) Guardie, a me! (entrano le guardie) subito un messaggero, anzi dieci messaggeri a cavallo sui monti Iblei, rintracciate mio figlio, per comunicargli che gli ordino di tornare immediatamente in città! Andate!
Buio in scena, musica triste. Quando riprende la luce in scena c’è il coro delle siracusane.
Coro siracusane-
Oh Dei dell’Olimpo!
Dai funesti giorni di Trasibulo,
tiranno del malgoverno,
cacciato dai cittadini,
Siracusa non ebbe tempi più tristi.
Nell’aria volteggia in agguatoThanatos
crudele Dio,
figlio della Notte
-che sorprende i mortali-
inviato dal Fato che alita
sugli uomini a suo capriccio,
per colpire chi è destinato
a gesta eroiche.
Noi donne siracusane piangiamo
chi non sappiamo,
chi non conosciamo,
ma del quale destino
ci sentiamo coinvolte.
Entra in scena Ierone, porta sulle braccia il cadavere di Gelone, seguito dal coro degli arcieri.
Ierone- Ecco mio figlio.
Il mio unico figlio,
l’erede di suo padre,
al governo della città.
Eccolo!
Tumefatto dalle mille punture di uno sciame d’api,
a cui, fatalmente,
calpestò un favo!
Eccolo, il meschino,
sconfitto da insetti che danno miele dolce e orrenda morte:
Soffocato!
Mio figlio soffocato!
Morto!
non in battaglia,
con la lancia in pugno e lo scudo pronto,
ma annientato, da un mugolo d’insetti ottusi- inferociti!
Era questa la premonizione di Filistide, sua madre?
Era questo il sogno ricorrente?
Era quello del figlio atrocemente ucciso
Da insetti volanti?
Si! Era questo!
Ma tu Tiresia, non l’hai in tempo capito!
Col tuo potere non ci hai messo in guardia
Da Thanatos - rapinatore:
a me del figlio e dell’erede,
a Filistide della vita!
Si!
Della vita!
Perché, la madre, impazzita dal dolore s’è gettata giù dalle mura,
sfracellandosi sui neri scogli!
Io Ierone, già avanti con gli anni,
non dovevo subire questo tremendo dolore!
Ho fatto tante guerre, combattuto in tante battaglie,
ho governato la città con saggezza,
ho costruito l’Ara a Zeus,
per sacrificare in suo onore.
Ho rifatto l’antico teatro,
ho fortificato la città,
ho dato giuste leggi,
sgravando di tasse il popolo.
Ed ecco, alla fine dei miei giorni il Dolore
mi ha fatto visita!
E il mio cuore sussulta.
Cos’altro dovranno vedere i miei poveri e vecchi
occhi?-
Coro degli arcieri –
Mio signore,
confortiamo il tuo dolore,
ben sapendo che ciò sarà appena un piccolo segno.
Ahinoi, non abbiamo nemici su cui abbattere la nostra ira!
Non uomini ci hanno privato del Principe,
non nemici da punire!
Gli Dei si sono presi beffa della nostra potenza.
Potenza che nulla può contro natura selvaggia!
Dormi in pace Principe,
Vai nell’Ade
dove stanno i più coraggiosi.
Lì ti raggiungeremo quando sarà l’ora,
e ti onoreremo anche da morti!
Tiresia- Ierone, capisco il tuo dolore, ma tu pretendi troppo da questo misero indovino. Gli Dei che mi hanno manipolato a loro arbitrio, purtroppo, non mi hanno concesso del tutto il dono della infallibile chiaroveggenza. Ma soltanto quello di percepire, di catturare, di interpretare a loro capriccioso volere. Le visoni vanno e vengono, ma quali saranno quelle esatte? E quando, e come avverranno? Ed ecco il mio acume che elabora e congegna quello che non è chiaro, quello che sta avvolto nella nebbia, spesso fittissima.
Mio Signore, le visoni non sono sempre dei fatti! Sono un nulla! Null’altro!
Si, certo, ti ho messo subito in allarme… ma, purtroppo la distanza è stata fatale…
Ora se tu mi credi responsabile della morte di tuo figlio. Ecco, metto a disposizione la mia vita. Prenditela, è la settima, ed è l’ultima! Dopo potrò riposare anch’io in pace nell’Ade, a discorrere con tuo figlio di te, e della tua città!-
Ierone- Il tuo parlare è saggio. Io mi sono lasciato travolgere dal dolore. Tu non potevi far di più. Anzi una cosa, almeno, potresti fare ancora per me: dirmi chi sarà il traditore della nostra amata città!-
Tiresia- Se lo sapessi te lo direi ora, qui, in presenza di tutti i cittadini. Ma fino ad ora, lo ignoro.-
Ierone – Lo ignori, si certo. (pensoso) Il traditore…si, certo, il nome dell’ipotetico traditore (con gesto di stizza) …anche se non credo ad una guerra contro Roma… ma il suo nome mi potrebbe servire per rasserenare i siracusani.-
Tiresia- (facendo, pesantemente affermazioni con la testa) Si, certo, potrebbe.-
Ierone- Bene. Vedo che capisci. Fermati in città quanto tempo vuoi. E se vorrai comunicarmi qualcosa, viene subito al palazzo!-
Buio in scena, lentamente. Escono tutti, tranne Tiresia.
Tiresia- La visione che ho condiviso col Gran Sacerdote, mi ha fatto conoscere il triste futuro della città. Ma non mi ha mostrato il viso e il nome del traditore. Dovrò invocare gli Dei affinchè mi concedano quest’ultimo presagio. Ma se il futuro è già deciso, che senso ha scovare il traditore? Potremo cambiare il corso degli eventi che il Fato ha già stabilito?-
Poi la luce riprende ed entrano i cori, Ierone, col suo seguito, e dei portantini che sorreggono i corpi di Gelone e di Filistede. Con musiche adatte, inizierà la funzione funebre, con un gran sacerdote che officerà.
I cori, alternandosi, intoneranno un canto funebre a bocca chiusa. Alla fine il corteo lascerà l’Acropoli per recarsi nel luogo della sepoltura.
Quando finirà la cerimonia, il corteo uscirà, usciranno anche i cori, in scena rimarranno Tiresia e Ierone.
Ierone- Tiresia, dopo gli orrendi giorni appena trascorsi, i gravi lutti che mi hanno colpito, ho stabilito gli ultimi atti della mia vita, la quale è vicinissima alla fine. (pausa) Andrò nell’Ade a riposare insieme a Filistele e Gelone. (lunga pausa, come se fosse pensoso o indeciso)
Dunque, ho disposto che il mio successore sia il mio giovane nipote Geronimo, figlio del mio amato primogenito Gelone; quindi che Adranodoro, sposo di mia figlia Demarata sia nominato capo degli opliti ; inoltre ho disposto che mia figlia Eraclea vada in sposa a Zoippo, capo degli arcieri. Essi sono uomini valorosi che sapranno difendere le loro spose…in caso di….insomma, sì, in caso di guerra. Questo ho deciso. E te le comunico, prima di renderle pubbliche, per avere un tuo parere, indovino.-
Tiresia- Nobile Ierone, ti ringrazio per l’onore che mi stai concedendo. Ma chi sono io per giudicare i tuoi voleri?-
Ierone – Sei modesto! Tu sei caro a Zeus, sei indovino, puoi conoscere il futuro- se vuoi.-
Tiresia- Ierone, sai che spesso,” non è sempre tutto oro ciò che luccica”. Però ti auguro che la tua saggezza sia profetica, e che gli Dei, tramite me, assecondino i tuoi desideri.-
Ierone- (rassegnato) Così sia.-
Tiresia- (riluttante) Scusami Ierone, vorrei chiederti…(s’interrompe, incerto)-
Ierone- Parla, ti ascolto.-
Tiresia – Sei magnanino, o mio Signore. Vorrei sapere che ne sarà di Gamma e di Iela? Ho saputo che…-
Ierone- Sai già?-
Tiresia- Si, mio Signore, ho sentito dire qualcosa…-
Ierone- …Si, si…Iela…e Gamma. (riflettendo ) Iela, già…bella e superba come la madre…-
Tiresia- … Croma…-
Ierone- Croma? ( pensoso, poi evasivo) Chissà! (pausa, poi riprende il discorso interrotto)… e spirito altissimo come il padre. La volevo destinare a mio figlio, che era rimasto vedovo, ma la volontà degli Dei è stata un’altra. Ora, lei e Gamma faranno ciò che il loro cuore comanderà. (lunga pausa di riflessione) Da te desidero quel nome. Sta diventando un’ossessione! Dimmelo prima che io muoia, ti prego.-
Tiresia – Ierone, ti giuro, che ancora lo ignoro. (guardando il cielo) Stanotte sarà una notte buia, senza stelle. Ideale scenario per divinazioni…-
Ierone- Lo spero, tanto. Pace a te o Tiresia.- (si alza ed esce)
Scende la notte, buio profondo. L’unica fonte di luce proviene dal braciere, quasi spento. Tiresia, solo nell’acropoli, si aggira nella scena come se cercasse qualcosa. Improvvisamente si ferma statuario ed iniziano i fenomeni identici alla precedente notte infausta. Fine dei fenomeni. Entrano i cori.
Coro delle siracusane-
Nella ormai triste notte,
dove le forze della natura
scatenate
hanno seminato distruzione -
dove la tromba marina s’è scagliata
contro il Plemmirio;
e la grandine ha sconvolto i vigneti
di Tika, e gli orti
di Acradina;
e una saetta ha colpito
Euriolo-
Presagio di dolenti infausti giorni
Futuri.-
Coro degli arcieri-
Ormai il timore è nei cuori delle nostre donne,
esso le spreme del giusto sentire
e le condanna alla tristezza più scura.
Mai come in questi giorni
l’angoscia le attanaglia;
la speranza viene meno.
E i figli sono impauriti
dal volto sconvolto delle madri;
e i mariti non soglion più allontanarsi
dalle loro case,
e i vecchi sono lacrimosi ombre viventi.
E noi, reduci di Canne,
non sappiamo più dar loro conforto
con il nostro ardore.
Ma i nostri nervi sono ben saldi,
il nostro Stratega è impassibile,
il nostro Tiranno ci dà armonia e ci conforta
come figli prediletti.
In alto i cuori, donne!
La città è imprendibile,
il nemico sarà sempre sconfitto,
da qualunque parte arrivi!
I cori escono uno da destra, l’altro da sinistra.
Tiresia- …(come in trance come se risentisse la parole di Archion sulla profezia) “E così le mura, prima solide e imprendibili, divengono teneri come il burro, sguarniti di soldati e piene di piccole brecce, ecco, col favore delle tenebre, sgozzano guardie sonnolenti e ubriache”. Ubriache? Eureka! Ci sono, so chi è il traditore. E’ Bacco! –
Entra il Gran Sacerdote.
Archion- (abbattuto) Tiresia, ho fatto un sogno strano, chiedo il tuo consiglio.-
Tiresia- Te lo darò sicuramente. Intanto ho trovato il traditore.-
Archion- (rianimandosi) E chi è?-
Tiresia- Non chi è, ma cos’è. E’ il vino!-
Archion- Mi credi forse un allocco?-
Tiresia- Me ne guarderei bene. E’ il vino! che berranno a sazietà i difensori delle mura di Siracusa, fino ad ubriacarsi e ad addormentarsi. I romani faranno il seguito, scalando silenziosamente le mura e massacrando i difensori. Una volta dentro e aperte la porta, tutto sarà semplice per gli attaccanti. E’ la visione della Pizia.-
Archion- Il vino! Per gli Dei onnipotenti, hai ragione! Certo! Mi ricordo dell’oracolo! Vado subito ad avvisare Ierone.(ripensandoci) Ma, Tiresia, perché i romani dovrebbero attaccare un loro alleato?-
Tiresia- Perché? (pensieroso) Perché, suppongo, non saranno più alleati. Non facesti pure tu quest’ipotesi?-
Archion- Giusta osservazione. Ma al Tiranno, cosa dovrò dire? Egli ha a cuore l’alleanza con Romani. Due anni fa ha armato una flotta che è andata in loro aiuto; e di recente ha donato delle macchine d’assedio ai suoi alleati per espugnare Camerina…non mi crederà.-
Tiresia- Tu digli che, col mio aiuto, hai reinterpretato l’oracolo… ed, intanto, hai capito chi è il traditore. Digli di proibire severamente l’uso del vino in città, soprattutto ai soldati di guardia sulle mura. Potrebbe essere la mossa decisiva per cambiare tutto il corso degli eventi. E le profezie, rimarrebbero soltanto vaticini senza seguito.-
Archion- Sei saggio. Farò così… ma perché non lo comunichi tu stesso?-
Tiresia- Perché sono un indovino per volere degli Dei; e, avuto il dono della chiaroveggenza, non posso mentire; e, quindi, potrei parlare di tutte le altre visioni, come quella che ho avuto l’altra stanotte…tremenda notte; per cui, è meglio che Ierone non sappia: avvelenerei la sua vecchiaia.-
Archion- Giusto. Ma a me, le tue visoni, puoi dirle?-
Tiresia- Potrei dirtele, ma, come ben sai, esse sono oggetto di indeterminazione, di inesattezze, di ambiguità; e se fossero male interpretate, e sfuggissero al nostro controllo, ti immagini il caos e lo scompiglio tra la popolazione?-
Archion- Capisco, ma accennami qualcosa, ti prego.-
Tiresia- Ti dirò solamente che, come ha già profetizzato la Pizia, della quale ci hai comunicato le conseguenze, e di altre visioni tragiche che mi sono sopravvenute ieri notte- a conferma della prima, un giorno, non saprei precisare quando, potrebbe venir meno l’alleanza con Roma, per un patto tra Siracusa con la nemica Cartagine. Tale cambio di alleanze potrebbe avvenire per l’ambizione – o la stoltezza- di qualche potente che governerà la città dopo la morte di Ierone. Sommariamente potrebbe trattarsi di questo. Sei soddisfatto?-
Archion- Non soddisfatto - sono un siracusano e tengo per la mia città- ma allertato, sì! E, ti giuro sugli Dei immortali, che tenterò con tutti i mezzi di salvare la città. Non permetterò questo scellerato cambio di alleanze! –
Tiresia- Ti ammiro Gran Sacerdote, e spero che tu possa avere i mezzi per farlo . E il tuo sogno?-
Archion- Il mio sogno? (come se l’avesse dimenticato) Già, il mio sogno… mi sembra piuttosto come l’incubo di Croma…In città si festeggiava la ricorrenza della cacciata dei Dinomenidi. Vedevo il popolo allegro, gente che ballava, che cantava, io passeggiavo sulle mura della città, che Archimede ha reso inattaccabili; e sotto di esse, esternamente, scorsi un mendicante… o qualcosa di simile, che sogghignava bevendo, da un otre smisurato, insozzandosi di vino, offrendolo oscenamente alle nostre sentinelle. ( pausa) Ed io ero come paralizzato, stravolto e angosciato. Quindi, improvvisamente, come per un terremoto, le mura crollavano, e ci travolgevano tutti.-
Tiresia- Il tuo non è stato un sogno, ma una visione profetica. E ha per oggetto il traditore: cioè il vino. Quindi conferma il mio giudizio!-
Ora, se non mi sbaglio, il suo significato è il seguente: Dato per certo che Ierone proibirà di bere vino, ci sarebbe la possibilità che, dopo la sua morte, il nuovo Tiranno in carica, lo conceda alla popolazione, per festeggiare il vostro evento; ma, di contro, che lo possa negare alle sentinelle di guardia sui muri, creando così mugugni e malcontento.
Il tuo mendicante del sogno, venendo a conoscenza del malumore, potrebbe tentare le sentinelle portando loro del vino, tanto vino, fino a ubriacarli; cosicchè la profezia diverrebbe realtà: I romani scalerebbero le mura e prenderebbero la città. –
Archion- Ma allora il traditore è il mendicante?-
Tiresia- Quell’uomo potrebbe non essere un mendicante, ma un individuo al servizio di Roma... oppure uno scellerato, insensato e ottuso siracusano.-
Archion- Certo, certo. Ma le tue sono sole ipotesi, sebbene tratte dal mio sogno...-
Tiresia- … vaticinio, caro amico.-
Archion - (pausa di riflessione) Si, forse. Ma la tua interpretazione- pur tenendola in gran considerazione - circa le alleanze future, non mi convince. Di certo ti assicuro che la terrò sempre presente e che veglierò perchè questo evento non accada, almeno finchè gli Dei mi concederanno di vivere. Grazie amico. (lunga pausa)
Tiresia- Onore a te Archion.-
Archion- E a te! Tiresia, ora cosa farai?-
Tiresia – Farò rotta verso la Grecia. Parto, mio caro amico.-
Archion- Che gli dei ti accompagnino. (uscendo speditamente)–
Tiresia- ( tra se, facendo cenno di saluto al Gran Sacerdote) Se lo vorranno... (poi con tristezza) Eh, amico mio, a te gli Dei, purtroppo, non ti accompagneranno. Quel tuo sogno è premonitore. Tu non vivrai a lungo e non salverai la tua amata città, che sarà data in mano a dei cialtroni che la porteranno alla rovina! -
Fine dei fenomeni. Tiresia si accinge ad uscire, ma si gira a guardare la città dormiente.
Tiresia - E il Fato girò il suo ago, e l’ago segnò Roma!
Questa è la sentenza!
Addio magnifica Siracusa.
Addio Aretusa, fonte divina:
Tu sopravvivrai nei secoli
Come testimone di una grande città
E come cordone ombelicale tra una grande stirpe
E il suo progenitore dorico.
Addio popolo che veneri Zeus e Atena,
in una grandiosa Ara
e in un maestoso tempio.
La mia missione è terminata.
Ciò che mi era stato chiesto, sono riuscito a portarlo a termine.
Purtroppo non è, e non sarà mai, in mio potere cambiare gli eventi.
Partirò oggi stesso da questa ospitale città.
Lascerò un Re che non volle mai essere un Re;
lascerò Croma al suo Destino,
e il leale Gran Sacerdote alla sua Sorte.
Addio anche ad Archimede che, con le sue invenzioni, in futuro, avrebbe potuto alleviare le fatiche dell’uomo.
Peccato!
Ma gli Dei che tutto possono, hanno deciso così.
Il destino lo stesso.
E il Fato che è cieco come me, nulla può per cambiare gli eventi che esso medesimo ha generato.
Adesso dopo aver tanto pregato Zeus per conto di altri uomini, voglio pregarlo per me:
Mi faccia la grazia di lasciarmi morire e non risorgere più!
Sono stanco di tutte le vite che ho vissuto, di tutte le violenze che ho profetato, di tutte le brutture che, pur non vedendole, ho assistito.
Mi imbarcherò sulla prima nave che va in Grecia, e se durante la navigazione avvenisse il naufragio a causa di una procella, saprò che Zeus mi ha concesso, finalmente, la morte!
Tiresia, lentamente esce di scena, senza più voltarsi. Musica adatta.
Entra Ierone, scorge Tiresia che si allontana, e lo saluta con la mano, poi, lentamente sale i gradini e si porta sotto le mura che volgono verso il Plemmirio, .
Ierone- Addio Tiresia e che gli Dei ti siano amici. (pausa lunga) Le tristi notti di turbolenza hanno portato le profezie a rilevare l’oggetto del tradimento, per cui il vino sarà bandito dalla città. Ma mi resta l’inquietudine sul suo futuro. Gelone, il mio amatissimo figlio, era già avvezzo al comando ed era al corrente delle faccende governative; era forte e saggio. ( con gesto di rassegnazione) Ma Thanatos se lo ha preso con se.
Ora il mio successore sarà Geronimo, poco più di un fanciullo, ma a chi si affiderà per aiutarlo al governare di Siracusa? E costui sarà leale. (pausa lunga) Dovrò affrettarmi a designare un tutore onesto… potrei nominare Adranodoro … potrei… ma com’è duro morire senza la sicurezza di lasciare la città in mano ad un governante saggio e giusto… e forte.
Certo, posso contare sempre su Gamma, mio fedelissimo… ma è un uomo d’armi, non un amministratore saggio.
Zeus, assistimi!
Atena, dammi consiglio!
(poi si mette come in ascolto)
Oh Dei! Perché non mi ascoltate?
Perché mi lasciate ancora dei giorni di vita e l’insicurezza sulla mia amata città.
Dei crudeli!
Perché avete permesso a Thanatos di prendersi mio figlio? Perché! (sommessamente) perché…e m’avete anche sottratto crudelmente la mia Filistide, che doveva essere il conforto degli ultimi giorni e della mia morte.
Perché? vi domando.
Perché!!!(girandosi verso la città, intanto entrano i cori)
Voi miei concittadini mi siete testimoni:
Lo meritavo?
Non vi ho governato con saggezza e giustizia?
Le mie azioni sono state forse in disarmonia con il volere degli Dei?
Allora, Popolo, perché!!! (annichilito, scoraggiato)
Ma non avremo mai una risposta,
né io
né voi. ( si pone in ascolto, pausa)
Silenzio. (lunga pausa) Silenzio. (si gira su se stesso, guardandosi attorno)
Dei dell’Olimpo, siete muti? ( quasi gridato, poi rassegnato) Silenzio.
Ora non mi resta null’altro da fare, che prepararmi a raggiungere i miei cari- là, nell’Ade.-
Scende i gradini e si avvia lentamente verso il centro dell’Acropoli, lì giunto, si inginocchia, si rannicchia e aspetta la morte. Il coro intona un lugubre lamento, le luci si abbassano, poi buio.