GRANDE FRATELLO? NO, FIGLI DI UN DIO MOLTO MINORE
COMMEDIA . . . IN DUE ATTI
“non” ISPIRATA AL GRANDE FRATELLO
DI
ALBERTO TICCONI
Personaggi:
Antonia
Francesco
Peppino
Annalisa
Caterina
PRIMO ATTO
SCENA PRIMA
Stanza vuota. Su un divanetto una ragazza aspetta infastidita.
Si vede chiaramente che la porta sulla sinistra, che apre all’esterno, è blindata, all’interno di essa vi è un cancello coperto da un drappo; l’altra porta sulla destra è del bagno. Era chiaramente un salottimo, prima di essere adattato a deposito di una agenzia specializzata in spedizioni di valore.
C’è ancora il lampadario, la tappezzeria e dei piccoli quadri alle pareti. Ma ci sono anche delle telecamere di controllo e in alcuni punti si notano dei sensori acustici. Agli angoli solo pochi pacchi: sono foderati con carta da imballaggio. La finestra su un lato dello sfondo è stata murata dall’esterno; invece di un bel panorama infatti mostra una bella parete di mattoni “testa di moro”.
Antonia, la ragazza seduta sul divanetto, è mora e carina, ma anche vistosamente gravata di pensieri contorti. E’ appena truccata; veste con garbo ma non con ricercatezza. E’ chiaramente una ragazza intelligente, tuttavia ha negli occhi una leggera sfumatura di melangonia e di recondita depressione.
Non poggia certamente la sua esistenza su particolari e definiti valori poiché sembra ancora in piena ricerca di se e del vero orizzonte della propria vita. La ragazza guarda l’orologio; poi di scatto…
ANTONIA – Neanche oggi. Neanche oggi! (stizzita, sempre di più, si tira istericamente i capelli e continua a ripetere l’enigmatica frase. Poi…) Non lo sanno. Non lo sanno proprio che cos’è la puntualità. Maledetti!!! Mi ci è voluto più di un mese per convincere i miei di questa “cosa”! “Mamma tu non puoi capire! Se milioni di persone hanno investito, e investono ancora, - La replica, la replica integrale! - gli anni più belli della loro vita a perdere tempo ci sarà una ragione, no!? E noi vogliamo sapere qual è.” “E’ perché so’ scemi!” Risponde mia madre - mentre continua a vedere Grande Fratello -. Tu non te movi de casa!” Poi meno male che alla fine si è convinta… Ieri sera, sul tardi. E adesso sono già tre ore che sto qui… sto da tre ora ad aspettà… ad aspettà… ad aspettare come un’imbecille.
Sta per attivare il suo cellulare quando entra in scena Francesco.
Francesco è un bel ragazzone sui ventisette anni; alto, di non molta cultura e studi ma di
intelligenza pratica e vivace.
Ha scritto qualcosa che gli è stata anche pubblicata su un giornale di secondo ordine, e
questo gli fa avere anche una leggera presunzione di se, del suo, seppur limitato, successo,
ma con la chiara e amara certezza che non andrà mai oltre.
Da qui deriva quell’inevitabile latente acidità di carattere che a sprazzi trasuda qua e là dalle
sue parole.
Francesco porta con se uno zaino super pieno, una grossa borsa e delle riviste.
Lentamente alza lo zaino, lo tiene un attimo sospeso, guardando Antonia, poi di colpo lo
lascia cadere a terra, con espressione giocosamente sadica.
FRANCESCO – Ecchime! (tonfo)
ANTONIA – (spaventatissima) AAAAHHH!? Ma sei matto!?
FRANCESCO – Te sei spaventata? Ma, piuttosto, gli altri stanno pe’ le scale. (guardandosi intorno) Certo che c’è no’ spirito qua dentro… No, voglio di’ che se respira n’aria…? Ma che è? (guarda la finestra) Guarda te che panorama…?
ANTONIA – (ancora scossa) Ve lo avevo detto che mi facevo mettere a disposizione il deposito dell’agenzia, no?
FRANCESCO – Ma non era er salotto!?
ANTONIA – Certo! Non vedi che c’è anche il bagno. (con chiaro tono di rimprovero) Ma quanto ci avete messo?
FRANCESCO – La “robba” che avemo dovuto da trasportà… Alla fine Peppino s’è dovuto fa’ presta’ er furgone e, quanno semo annati a prenne Annalisa, aspetta, aspetta, e aspetta; quella se nun se trucca pe’ bene, pure er polluce der piede.
ANTONIA – L’alluce!
FRANCESCO – Davvero? Io l’ho detto così.. e invece…? Comunque, se non fa’ quello che fa’ nunn’esce de casa e… E io? Dico io? Che so’ scemo? Tutti fanno ritardo e io no? So’ entrato in un bar e pe’ prenne mezzo cappuccino ci’ho messo quarantacinque minuti. Me pare giusto, me pare.
ANTONIA – Ma tu sei veramente scemo. (si va a sedere sul piccolo divanetto)
FRANCESCO – No. So’ giusto. Aoh! E poi oggi lo so’ tutti… scemi; e che io so’ meno scemo de…(ci pensa un po’) Voglio di’: e che io so’ più scemo de… (c.s.) Insomma io sono sempre quello che sono!
Entrano in scena trasportando un lungo divano Annalisa e Peppino. Annalisa ha
atteggiamenti un po’ artificiosi ma aggraziati e sensuali, è carina e sa di
esserlo; ha un leggero e accattivante accento francese ed è truccata chiaramente
“sopra le righe”; non sembra avere scopi particolari nella vita se non quello di
essere ammirata.
Di positivo ha sicuramente una certa auto ironia che non sottrae assolutamente fascino alla
sua prorompente bellezza.
Peppino è leggermente avanti negli anni e ha dalla sua un certo stile, sia nel vestire che nei
modi; ciò dimostra indubbiamente un certo grado di narcisismo, ma anche una forte
percentuale di integrazione, seppur a livelli intellettualmente più elevati; è un docente
universitario ed è vistosamente soggiogato dalla melanconica bellezza di Antonia, con cui da
anni è unito da uno strano legame sentimentale; forse vissuto più per scoprire cosa c’è dietro
l’arcana melanconia di lei che per sincera passione sentimentale.
Ha una buona dizione ma una strana voce da monaco di lunga clausura pur se ben educata e
a tratti calda e confortante, anche insofferente e con un certo grado di autorevolezza; è un
docente laureato in Teologia e Fisica.
Senza accorgersi di Antonia e Francesco, Annalisa e Peppino posano il divano al centro della
stanza, lasciando lentamente cadere a terra anche le grosse borse che portano a tracollo, si
raddrizzano, fanno dei bei respiri… ma poi, vedendo la finestra murata, riprendono
immediatamente e velocemente le borse, il divano e si avviano di nuovo verso la porta, sotto
gli occhi attoniti di Antonia e quelli divertiti di Francesco.
ANTONIA – Ma dove diavolo andate?
ANNALISA – Antonia?
PEPPINO – Ehm…? E noi che credevamo di aver sbagliato posto.
ANNALISA – Ma questa è…
FRANCESCO – Questo è un salotto. Spazioso, elegante… e panoramico.
ANNALISA – E’ l’unica finestra?
FRANCESCO – Guarda, ho già indagato… non ce n’è n’artra neanche se te scortichi viva.
Annalisa e Peppino si danno uno sguardo intenso e subito, riprendendo il divano, si dirigono
verso la porta
ANTONIA – Ma insomma!?
Rimettono a posto il divano.
FRANCESCO – Ragazzi, in compenso, ner bagno, c’è n’ frigorifero pieno de robba, e… Nunn’è che ve sete scordati la machina der caffè!?
ANNALISA – (tirandola fuori dal suo zaino) Ce l’ho, ce l’ho.
PEPPINO – (guardandosi intorno) Ma che cos’è?
FRANCESCO – Er deposito blindato der padre.
ANNALISA – (con forte accento francese) Gagliardo; proprio come me lo hai descritto.
PEPPINO – E scommetto che c’è anche la televisione?
ANTONIA – E’ nel bagno.
FRANCESCO – Ce penso io.
ANNALISA – Ho portato pure i libri e se non fate troppo casino ci do’ uno sguardo; tra una settimana ho l’esame di sociologia.
PEPPINO – Io di fisica… Nel senso che ho da esaminare per la fine del mese in Fisica almeno duecento allievi. (indicando le telecamere) Ehi, ma quelle che sono?
ANTONIA – Tranquilli, qui il sabato nessuno ci lavora e neanche la domenica, quindi…
ANNALISA – Questo è il fornellino elettrico…
FRANCESCO – (da fuori scena) Chi me vie’ a da’ na’ mano?
ANNALISA – Io. Dove stai?
PEPPINO – Nel bagno. (espressioni tra i due poi… ad Antonia) Mi dispiace di averti fatto aspettare, ma sai com’è; all’ultimo momento escono tutti gli imprevisti del mondo.
ANTONIA – Va bene…. Non ti preoccupare. (si scambiano un bacetto incerto ed esagitato; suona il telefonino di Peppino) No! Per favore, no! Abbiamo detto che l’esperimento deve essere il più possibile rigoroso.
PEPPINO – Va bene, ora lo spengo. L’ultima risposta e…
ANTONIA – No! Ascolta: Quale potrebbe essere le telefonata più importante della tua vita?
PEPPINO – E quale!? La mamma…? (Antonia lo guarda con disapprovazione) No! La zia Pandolfa… (c.s.) Ci mancherebbe: la zia Pandolfa: è così… Ci’ha un sacco di soldi, però… La tua!? Hai ragione, la tua. Amore…!? E appunto; potrebbe essere la… E quindi devo tenerlo per… No. Va bene, lo spengo.
ANTONIA – Non basta. Controlliamo che non se li abbiano portati appresso anche gli altri.
PEPPINO – (osserva interdetto la meticolosa ispezione di Antonia in tutte le borse) In corridoio?
ANTONIA – Già! Ma la chiave l’avrò solo io .
PEPPINO – Tu vorresti chiuderci qui dentro per tre giorni?
ANTONIA – Due e mezzo.
Entra di colpo trafelata e sudata Caterina, è una bella ragazzona tutta energia e simpatia; ma
più che sufficientemente asfissiante, tra idiosincrasie e necessità di sbirciare nella vita degli
altri.
CATERINA – Ahhh! Eccomi!
ANNALISA – Ma che bisogno c’era di dirlo anche a lei?
PEPPINO – Ma che bisogno c’è invece di imprigionarci per due giorni e mezzo?
CATERINA – Ehi!? A qualcuna da fastidio la mia presenza per caso?
ANTONIA – (A Peppino) Ascoltami bene. Io non ho litigato con mia madre e mio padre, promettendo tra l’altro in cambio un macello di cose… (…allo strano sguardo interrogativo di Peppino…) Che non ti riguardano! …per fare la solita pagliacciata, chiaro? Ora, o le cose si fanno sul serio…? oppure io prendo la mia roba e torno a casa.
PEPPINO – Non… Non sarei del tutto contrario a quest’ultima... (Antonia lo guarda con occhio perfidissimo) Tornarcene a casa!? Ma neanche a parlarne.
CATERINA – Ripeto: “A qualcuna da fastidio la mia presenza per caso?”
Antonia ha sequestrato i telefonini e si avvia verso l’uscita, si avvicina al telefonino di
Caterina, che lo aveva posato sul divanetto, lo prende a sua insaputa e poi le si rivolge…
ANTONIA – Tu sei sempre la ben venuta, mia cara.
CATERINA – Grazie! E’ bello sentirselo dire, ogni tanto. Mio cugino Peppino, perché bisogna dirlo, ha fatto tanti errori nella sua vita, ma non si dimentica mai della sua piccola, dolce e cara cuginetta.
PEPPINO – Bèh, piccola poi…
CATERINA – Scemo! Qualcuno mi vuole aggiornare?
PEPPINO – (glielo da’ e, mentre Antonia esce per nascondere i telefonini, fuori nel corridoio…) E se succede qualcosa?
FRANCESCO – (entra in scena trascinando il televisore) Sara pure un 14 pollici… ma io senza il televisore non riesco neanche a digerire. (gesto di disappunto di Peppino)
ANNALISA – Ho trovato un vecchio telefono…
CATERINA – Davvero?
PEPPINO - Nascondetelo, presto! Presto, prima che…
ANTONIA – (rientrando) Non funziona! E il televisore non ha dove collegarsi.
FRANCESCO – Nooo!??
PEPPINO - Non ci posso credere. (prima ironicamente soddisfatto ma poi si rende conto che le cose si fanno più complesse di quanto pensava) Cosa?
FRANCESCO - Nun me stai a di’ per caso che ce dovemo vedé pe’ tre giorni solo er tubo catodico?
PEPPINO – Due giorni e mezzo.
ANTONIA – (ironica) Eh, eh!
CATERINA – Meno male che abbiamo i nostri telefonini, allora. Io ho portato anche il caricabatterie. (facendo il verso a Antonia) Eh eh…
PEPPINO – (facendo il verso a Caterina) Eh, eh! Avevate i vostri telefonini… (Antonia chiude a chiave rumorosamente la porta blindata e subito dopo, togliendo il tappeto, altrettanto rumorosamente, il poderoso cancello con sbarre di ferro- rumore di parti ferrose-, Caterina cerca il suo telefonino) ... Ecco… Essi, ormai, sono lì;“ormai”, lì, dietro quelle belle sbarre e quella bella porta blindata.
ANTONIA – E da questo momento inizia il viaggio.
PEPPINO – Inizia… una bellezza… (a Francesco) E’ inutile che lo cerchi; Antonia l’ha schiaffato in corridoio; è la “regola”.
FRANCESCO – (sbigottito) Mortacci de mi’ nonno! (come riprendendosi) No, voglio di’… Bello, bellissimo, er viaggio. Peccato che m’è venuto de colpo un dolore pancreatico… Aho! Non ve vorrei da’ disturbo… ma qua è de sicuro na’ peritonite fulminante… Sarebbe er caso…
ANNALISA – Che non facessi lo scemo, almeno oggi, per favore!
CATERINA – Antonia, ascolta; scusami se ti disturbo. Io ho portato il caricabatterie. Tu sai che cos’è un caricabatterie, vero? Ecco… e tu sai anche che cosa vuol dire attivare un caricabatterie, no? (completamente isterica) Io… io non posso attaccare un caricabatterie senza qualcosa da metterci dentro a caricare! qui, esattamente tra questi due elettroducci caricucci e pienucci di correntuccia elettricaaaa, così vogliosa di infilarsi nell’apparecchiuccio Omnitel. Hai capito? (Antonia non le risponde ma la fissa negli occhi)
PEPPINO – Caterinaccia… Scusa! Caterina, lascia perdere… Non è riuscita a me che… che ho anche un appuntamento dal dentista alle sei… Oddio, il dentista delle sei!?
ANTONIA – (isterica anche lei) Basta. Adesso do’ l’ultima girata e… (a causa del nervosismo ormai esasperato non aveva contate le mandate, ormai concluse, e nel girare ancora la piccola chiave con forza la spezza) Mio Dio! (intanto Peppino assiste in silenzio all’incidente)
FRANCESCO – E ci’ha raggione, ci’ha! Semo stati proprio noi a insiste.
ANNALISA – Ma si! Poi, se proprio non ce la facciamo più… se uno di noi si dovesse sentire male… c’è sempre…(gesto di rotazione del polso; come ad aprire una porta con una chiave) Sicuramente Antonia, con la sua bellissima chiave...
PEPPINO – Non credo. (Antonia guarda attonita il moncone di chiave che le è restato)
ANNALISA – Come non credi!? Non mi voi far credere che Antonia è così stron... Voglio dire così “rigorosa” che non ci farebbe uscire?
PEPPINO – Neanche se volesse.
ANNALISA – Ragazzi…
CATERINA – A Antonia… e datte na’ calmata.
ANNALISA – Guarda che non ti passo più gli appunti di sociologia..
ANTONIA – (gridando) Ragazzi! Ragazzi!!!
FRANCESCO – Oh.. calma!? E che sei scema?
CATERINA - – Ma… io ho portato solo tre pacchi di biscotti al miele…
ANTONIA – (c.s.) Ragazzi, porca miseriaccia!
FRANCESCO – A’ Antò…?
ANTONIA – (salta addosso a Francesco e lo prende per la maglia) Siamo rovinati. Non capisci? Che odore da maschio!? (guarda Peppino)
FRANCESCO – E te credo…!? Aho! E perché, lo dubitavi?
ANTONIA – Ma… (aggredisce istericamente Francesco) Ed è tutto per colpa vostra. Tutta colpa vostra!!
Annalisa e Peppino corrono in soccorso di Francesco prendendo Antonia e allontanandola da
lui.
CATERINA – Antonia, sù. Non ti preoccupare. (più preoccupata di quando riesca a nascondere) Troveremo qualche soluzione… (perdendo di nuovo il controllo) Perché troveremo una soluzione, non è vero!? Non mi volete far morire di fame.
PEPPINO – Tu non ti preoccupare… perché prima che…
ANTONIA – Non… non ce n’è nessuna ... (si attacca al collo di Peppino) Nessuna possibilità!
ANNALISA – Peppino, ma che cosa è successo?
PEPPINO – Antonia, e non lo ha fatto a posta, però lo ha fatto, purtroppo; ha semplicemente spezzato la chiave nella serratura. Nessuno di noi potrà né uscire e né comunicare con l’esterno: grazie a lei.
CATERINA– (come un grido) Ragazzi!!? (calmandosi di colpo e facendo sedere Antonia sul divano) Ragazzi… D’altra parte siamo venuti qui apposta per questo, no!? e, finalmente, sarà una cosa “vera”, non per finta, falsa, montata, a bassissimo tenore celebrale, come Grande Fratello. Qui non sarà solo un programma poggiato sui lati scemi della gente; sulle zone vuote che ci portiamo appresso: tutti; dico tutti! Qualcosa fatta soprattutto per prenderci per il naso e per abbassare ulteriormente i quozienti intellettuali del popolo italiano, che già negli ultimi tempi è arrivato alla suola delle scarpe; e inzeppare più pubblicità nella testa di noi celebro-lesi. Noi, noi… noi; siamo maggiorenni, vaccinati e intelligenti… Credo. Qualcuno qui studia anche sociologia… C’è un professore di Fisica…
PEPPINO – E di Teologia.
CATERINA– Non è questo l’importante. Magari un po’ scemo, malgrado la parentela, ma c’è! Insomma, passeremo veramente due giorni e mezzo chiusi, con noi stessi, senza assolutamente una via di uscita… perché senza chiavi!… (gli altri due si voltano lentamente verso Caterina, che comincia a emettere strani suoni gutturali. Poi, quasi subito, contro Antonia…) Ma, porca miseria! Se siamo senza chiavi chi ci garantisce che staremo solo due giorni e mezzo? Porcaccia la sfortuna della Miseria….Anto’… Antoooooò!!? (si avventa fisicamente su Antonia gridando e piangendo, e prendendo per il petto la poverina) Moriremo di fame, forse ci sbraneremo a vicenda… diventeremo antropofagi; e così diventeremo anche deficienti… O meglio, nel senso di peggio; lasceremo trapelare tutti i nostri lati più scemi, più animaleschi… (quasi tra se) E io ce ne ho così tanti. E infine per chi? Non c’è neanche un soldo di premio, neanche uno spettatore... Dietro una di queste pareti non c’è sicuramente la solita casalinga perversa che si sta’ godendo lo spettacolo. (un lieve momento di dubbio…) O no!? (riprendendo la verve originaria…) Qua facciamo la fine del topo stronzo…
FRANCESCO – Ma che stai a di’?
ANNALISA – Il topo… stronzo!? dov’è!? Ahhh!? Senti, Peppino, non trattare Antonia in questo modo!!
PEPPINO – Io? non ho fatto niente.
ANNALISA - (verso Caterina) E tu non nominarmi topi, chiaro!? Che già quando non sono stronzi mi fanno uscire di senno.
FRANCESCO – Fanno uscire er seno!?
PEPPINO - E da dove?
CATERINA – Non trattare…!? Non nominare… Ha spezzata la chiave del cancello nel cancello. Il cancello, quel cancello, a questo punto, come si apre, il cancello? (piagnucolando) Adesso, dico io, quando si aprirà sto’ maledetto cancello?
FRANCESCO – Ci’ha la chiave de riserva…?
ANNALISA – Ecco…?
FRANCESCO – O, ecco…!! (ma non vede le espressioni che si aspetta sulla faccia di Antonia e Peppino)!?
PEPPINO – Non credo.
ANTONIA – Sentite… Calma. Non ho quella di riserva… (pausa con semi esplosioni di dissenso) Calma! …e anche se l’avessi quella spezzata è rimasta nella serratura. (c.s.)
ANNALISA – Quella della porta esterna!? Se l’apriamo già da adesso lunedì mattina ci mettiamo a grida’, così mercoledì prossimo qualcuno ci sentirà di sicuro e venerdì qualcun altro ci aprirà...
ANTONIA – La porta esterna si apre dall’interno solo se il cancello interno è completamente aperto.
CATERINA – Ahhhh! Io ti uccido! Io ti…(si avventa su Antonia)
PEPPINO – Ohhh!! Calma. (Caterina è trattenuta da Peppino e Francesco)
ANTONIA – Ragazzi, se non mi aveste fatto innervosire io avrei chiuso le quattro mandate con calma, serenità, tranquillità estrema… (incazzatissima) E tutto questo non sarebbe successo.
FRANCESCO – Poveretta… è corpa nostra. E’ corpa nostra. Ma che stai a di’? E già! Io per esempio mi’ madre, quanno me fa’ ‘ncazza, che so’ già nervoso, la butto sempre… dico sempre, dar quinto piano; (negli orecchi di Antonia) sempre! Ed è corpa sua! Solo sua! Mentre… quanno so’ carmo, no.
ANNALISA – Calma, appunto!
FRANCESCO – Ma appunto che? Tu lo sai che cos’è la calma, eh? Tu, proprio tu lo sai? Riesci a concepire che cos’è la vera tranquillità; quella metafisica?!? Embhè! (fa una serie di stramperie sul posto; corsa, movimenti sconclusionati; boccacce; sberleffi, la mossa) Questa è la mia calma e la mia tranquillità.Va bene!!!?
ANNALISA – Ma vi rendete conto quant’è scemo…?? (ad Antonia) Quanto è scemo stare qui dentro? Cioè, è…. Come facciamo adesso, ce lo puoi dire come facciamo adesso? Guarda come mi sono ridotta… per colpa tua. (mostra il trucco completamente sfatto sulla sua faccia) Io non avevo ancora portato dentro il mio cofanetto trucchi… (piange disperatamente) e tu lo hai chiuso di fuori!
CATERINA – Porella…
ANNALISA – …Non posso uscire in televisione in questo stato.
CATERINA – E pure io…?
PEPPINO – E perché io? (gli altri lo osservano) Ma di che televisione stiamo parlando?
FRANCESCO – Ma che stamo a di’?
ANNALISA – Faro’ una di quelle figure…
PEPPINO – Cosa… cosa centra la televisione?
ANNALISA – Mi vedranno anche tutti i miei ex compagni di liceo.
CATERINA – Boni, quelli. Ma…?
ANTONIA – Annalisa, basta! Smettila di dire stupidaggini. Ferma la tua immaginazione; che abbiamo problemi veri, non i tuoi che sono…!
CATERINA – Scemi!
ANTONIA – Immaginari!
ANNALISA – Ma quale immaginari? Magari già siamo in onda.
PEPPINO – E basta!! Davvero sei fuori di testa!? E con che cosa?
CATERINA – E dove? Su che televisione?
FRANCESCO – Sul ferro da stiro de tu madre. Ma annate a…
ANNALISA – Le telecamere.
ANTONIA – Le…? Quali? Quelle lì!? Noooo… Ah, ah, ah! Quelle servono al massimo all’agente di custodia per controllare la merce; quando sono in funzione. Non hanno assolutamente nessun collegamento con alcuna televisione…
Antonia continua a ridere seguita, prima timidamente e poi sempre più con vigore anche
dagli altri, ma Annalisa, dopo aver accennato anche lei un ironico sorriso…
ANNALISA – Adesso sì.
CATERINA – Adesso…? Cosa?
ANTONIA - Annalisa, ti spiego: questo è un circuito chiuso, da qui anche quando sono accese… e non sono accese… cara Annalisa…
Si accendono delle lucette rose sulle telecamere
PEPPINO – Adesso lo sono… accese. (Peppino resta attonito a osservare le due telecamere, seguito dagli altri)
ANNALISA – E’ iniziata la trasmissione.
FRANCESCO – Come, so’ accese? A’ trasmissione, aho!?
CATERINA - E chi le ha accese?
FRANCESCO – Ma guarda che roba?
ANTONIA – Ma per favore, sarà rimasto il temporizzatore in automatico. Gli addetti lo avranno… Sono accese!? E perché?
ANNALISA – Noooo!
ANTONIA - Ma si, non c’è altra spiegazione!! Che ore sono? Ecco sono le dieci precise ed è scattato lo strarter automatico... che è alle cinque del pomeriggio…?
PEPPINO – Antonia, tu mi dicevi che ogni sei ore passa una guardia, vero?
ANTONIA – Passava: quando nel deposito c’era qualcosa da controllare.
FRANCESCO – Mortacci vostri! Scusate. Ma tanto nun c’è manco n’imbecille a guardacce!
ANNALISA – Forse un quarto de Roma e un decimo della provincia. E non so’ quanti della regione e fuori… regione…
PEPPINO – Ma tu sei proprio… La regione!?
ANTONIA – Annalisa, cara. Lo so, è colpa mia…
ANNALISA – E’ proprio vero.
ANTONIA – E basta adesso!!
PEPPINO – No.. non… non è colpa sua! (a Caterina) Sarebbe bello che qualcuno ci vedesse veramente, dico attraverso quelle telecamerucce lassù
CATERINA – Che fai, sfotti?
PEPPINO – E ci mancherebbe. Dicevo che sarebbe bello che qualcuno ci sentisse anche attraverso i super microfoni e i sensori acustici computerizzati. Sarebbe bello: così verrebbero a tirarci fuori e…
ANNALISA – Nemmeno se ti ammazzi. (pausa)
FRANCESCO – Io… Io questa la … Nun lo so’ che je’farei, io…
ANNALISA – (con leggera disperazione) Io invece mi devo dare una truccata, ad ogni costo.
FRANCESCO – Ma io te do’ na’ sediata ad ogni… (rumori di sintonia) Porca zoz…!
Di colpo una voce risuona metallica nel deposito.
VOCE SPEAKER – Ragazzi, potete fare di tutto ma non bestemmiare o dire parolacce troppo sporche; altrimenti interrompiamo la trasmissione e chiudiamo ogni rapporto.
Tra due minuti finisce la prima pubblicità e ricomincia la trasmissione. Siate tutti molto naturali e spontanei, perché fino ad adesso è andato tutto bene. Nu’ve mettete a parla’ d’arte, de filosofia; assolutamente delle multinazionali, della medicina ufficiale; noi non siamo il “cavaliere”. E non parlate neanche del “cavaliere”. Infine noi non siamo neanche i nemici del “cavaliere”; quindi non parlate dei “nemici del cavaliere”!
FRANCESCO – Aho! A “cavaliere”, ma tu chi sei?
VOCE SPEAKER – Per il resto potete parlà de tutto quello che ve pare.
PEPPINO – Si, ma chi sei?
VOCE SPEAKER – In bocca al lupo.
FRANCESCO – Che non te se magna…
ANTONIA - Ma chi è?
I ragazzi rimangono attoniti. Dopo una piccola pausa…
PEPPINO – Antonia, che hai combinato?
ANTONIA – Io!? Ma stai scherzando? Io non ci capisco niente. Niente! Lo sapevano solo i miei e… E basta!?
CATERINA – Quello lo conosco.
FRANCESCO – E perché io no!?
PEPPINO – Chi?
CATERINA – Lo conosco bene.
ANTONIA – Cosa!?
CATERINA – Per me la televisione è l’aria che respiro, e quello è lo speaker di Telebuzzicona. Aho! è la televisione più…
ANNALISA – Stai zitta che ci sentono.
FRAMCESCO – Semo in televisione!?
ANNALISA – Se… Se mi fate parlare… E… (comincia letteralmente a piangere) E non mi posso rifare nemmeno il trucco, mannaggia a me!! Quando Antonia mi ha detto che era un deposito blindato io mi sono spaventata. Sapete come so’ fatta?
FRANCESCO – E come no! No! Volevo di’ che uno immaginava, ma non fino al punto… (guardandola, d’improvviso, sul piano fisico) Cioè… ste’ conoscenze si dovrebbero approfondi’…
ANNALISA – Scemo.
ANTONIA - Vai avanti.
ANNALISA – E la sera stessa ne ho parlato col mio ragazzo; Stefano.
CATERINA – E chi è?
PEPPINO – Stefano, il suo ragazzo.
FRANCESCO – Quer morto de sonno!?
ANNALISA – E’ così solo perché in televisione lavora fino alle cinque del mattino.
FRANCESCO – E io che ho detto?
ANTONIA – Lavora in televisione?
ANNALISA – Da una settimana: è solo in prova. Appena Stefano ha sentito che il deposito era blindato s’è spaventato; tanto, tanto, tanto… Tanto caro. “No, tu non ci vai! Ti ammazzo se lo fai. E se ti succede qualcosa? Chi li salva gli amici tuoi, se ti succede qualcosa? E statte attenta a quel mezzo scemo di Francesco!”
FRANCESCO – Mezzo, a me? Ma‘n’dov’è, che gli tiro er collo!?
ANNALISA – Fammi finire! Una preoccupazione… Fino a quando non gli ho detto che comunque non poteva succedere niente; perché il lunedì si riattaccano le telecamere a circuito chiuso e… A questo punto mi ha chiesto: “Che telecamere sono?” (a Antonia) Ti ricordi che io ti telefonai per sapere della marca delle telecamere e il modello? E quello che mi dicesti io subito gliel’ho riferito.
CATERINA – Subito!?
ANNALISA – Punto per punto. Poi, continuando a confortarlo, gli dissi che se non avessero putacaso funzionato le telecamere c’erano i sensori microfonici ad alta tecnologia, e… E lui a quel punto, anche di questi, mi ha chiesto la marca, il modello e la sensibilità.
(ad Antonia) Ti ricordi che ti ritelefonai per chiederti di tutte queste altre cose? Ecco…!
CATERINA – E tu subito…?
ANNALISA – Un attimo dopo… E un attimo dopo mi si è illuminato: “Bene, - m’ha detto -, che meraviglia!” E da quel momento in poi non si è preoccupato più.
PEPPINO – E certo.
ANNALISA – Non si è preoccupato proprio più! Anzi, mi ha anche addirittura incoraggiato… Insomma, ha fatto tutto lui.
CATERINA – Ha fatto..? E che ha fatto?!?
ANNALISA – (a Antonia) Ha avvicinato un operaio di tuo padre gli ha fatto impiantare un piccolo video-trasmettitore…
ANTONIA – Stai scherzando?
PEPPINO – Non credo. E non ne è capace!! Allora, tu, stai dicendo che stiamo per fare la stessa figura da idioti di quei…?
VOCE SPEAKER – Ragazzi… Meno cinque, meno quattro, meno tre, meno due, meno uno, in onda!
I ragazzi sono come paralizzati, guardano le telecamere con sentimenti contrastanti. Dopo
una lunga pausa…
CATERINA – Eh…!
PEPPINO – Eh!? Eh!.
FRANCESCO – Cioè… Che…
ANNALISA – Ehm…
ANTONIA – Eh, eh.. eh ? (senza guardare nessuno) Tu che dici?
CATERINA – Con chi ce l’hai?
ANTONIA – Eh…! Con... (a Francesco) con te!
FRANCESCO – Con … con me? Ah... vojo di’...? Come devo parlà, in lingua o in italiano?
PEPPINO – In latino…
ANTONIA – Non possiamo certo restare senza dire una parola?
FRANCESCO – Che cazzarola… Aho! Voglio di’ che…
ANNALISA – Antonia, hai il detergente? Questo fondo tinta non è più come una volta; da un momento all’altro ti trasforma in un mostro…
CATERINA – Un’altra volta…? Ehi!? Aspettate. Aspettate.
ANNALISA – Ragazzi… siamo in onda… non…
PEPPINO – Non facciamoci prendere dall’ingranaggio!
FRANCESCO – Porc...
ANTONIA – Non dite parolacce! Che poi ci fà brutta figura mio padre e...
ANNALISA – Ormai ci siamo…
PEPPINO – E invece no! No!!! Non ci siamo affatto… invece. Ragazzi tenete duro.
FRANCESCO – Ma che stai a dì?
PEPPINO – Spiritualmente.
CATERINA – Il fatto…? Il fatto che siamo chiusi qui dentro non significa nulla. Che in realtà abbiamo delle telecamere puntate su di noi non significa ancora niente. Il dato ormai assodato che ci sono dei microfoni ipersensibili non significa assolutamente niente; e il fatto che forse migliaia di persone ci stanno guardando non… Maledizione! stiamo facendo Grande Fratello pure noi. (cade a terra semisvenuta)
ANTONIA – Noooo! (corrono tutti a tirare su Caterina; con molta difficoltà) Annalisa, tu ti rendi conto di che cosa ti sei resa colpevole?
FRANCESCO – A disgraziata!! Non ho avvertito neanche tutti l’amichi mia…
CATERINA – (riprendendosi) Non diamo di testa già al primo minuto, eh!?
ANNALISA – Io ho solo detto al mio fidanzato che volevamo vedere dall’”interno”, - per il mio esame di sociologia, capito? Per il mio esame!- che cosa hanno provato quei poveri ragazzi del Grande Fratello…
CATERINA – Poveri ragazzi?
ANTONIA – Allora l’origine della catastrofe sei proprio tu, in tutto e per tutto?
ANNALISA – Io non ho ucciso nessuno!
PEPPINO – Ancora no, tu! Quei poveri ragazzi, come li hai chiamato tu, hanno preso un sacco di milioni, e in assicurazione avevano anche la clinica pagata. Se pure rimangono come sono a vita, anche in quel caso, se la spasseranno…
CATERINA – (ad Annalisa) Ma tu li hai visti bene in faccia, dico durante e dopo le trasmissioni?
FRANCESCO – No, no, no! quelli erano già così prima.
PEPPINO – Ci’ha concorso pure mio cuggino. Bocciato in pieno: perché era troppo, troppo “stabile”, troppo “razionale” e anche “sanamente creativo”… Insomma era uno degli ultimi pseudo normali, e quindi non adatto.
CATERINA – Noi, invece... (verso le telecamere) Se qualcuno di voi, quando uscirò di qui, mi fa’ solo mezzo sorriso scemo io gli spacco la faccia. (a Annalisa) E a te ti trucco a cazzotti.
ANTONIA – Io… io prego solo che mio padre non veda mai Telebuzzicona.
ANNALISA – Siete cattivi, maledettemente cattivi! Tutti!! (ad Antonia) Davvero?
ANTONIA – Cosa davvero?
ANNALISA – Voglio dire… davvero desideri che tuo padre non ti veda?
ANTONIA – Certo! Mi pare ovvio: già l’azienda va male… Perché?
ANNALISA – L’operaio…
PEPPINO – (minaccioso) Dov’è!?
ANNALISA – No…Dicevo, Stefano… (piagnucolando) no, cioè, l’operaio; prima di piazzare il video-trasmettitore lo ha chiesto a… a tuo… a tuo padre. (facce esterrefatte, Annalisa scoppia a piangere) Ecco perché i tuoi ti hanno accordato il permesso. “Un po’ di pubblicità non farà che bene alla nostra ormai povera azienda”; ha detto tuo padre. E... Io non ti voglio dare una mortificazione, ma credo che il primo a sintonizzarsi su Telebuzzicona sia stato proprio tuo padre.
Antonia sviene.
PEPPINO – Antonia…!?
FRANCESCO – (ad Antonia) Dai, che poteva anna’ peggio.
ANNALISA – (piagnucola ancora) Io, per esempio non mi sono potuta aggiustare il trucco…
ANTONIA – Ma va’ …
PEPPINO + FRANCESCO + CATERINA -…a morì ammazzata!
ANNALISA – Grazie! (dopo un attimo di sconcerto, e con vigore ritrovato) Per noi donne il trucco e tutto.
FRANCESCO – Du’ giorni co’ questa e io divento come er barboncino de mi’ sorella… (rispondendo ad uno sguardo interrogativo degli altri) Er cane più scemo de Roma.
ANNALISA – (a pieni polmoni) Non è colpa mia se siamo venuti qui dentro. Non è colpa mia se vi annoiavate a fare le solite cose! Se il mondo intero si sta auto divorando. E infine se si è rotta la chiave nel cancello non è colpa mia, d’accordo?
ANTONIA – Questo… Questo è… per questo è colpa mia. Ma che ne sapevo io? Eh!? Che ne sapevo che la spia, il nemico, il Giuda, io, ce l’avevo in casa… Tu sei…
ANNALISA – (con ancora un forte residuo di vigore) E bene ti sta! Ecco. Così la prossima volta stai più attenta… (di colpo) Ahhhh!
FRANCESCO – Ragazze, pensamo ‘nvece a na’ soluzione originale, “intelliggente!
PEPPINO – Immobilizziamoci. Fermi. (gli altri la guardano senza capire) Così la gente spegnerà il televisore, o cambieranno programma; questi dell’emittente s’incazzeranno e ci verranno ad aprire.
CATERINA – Già. Proviamo. Che ci costa!?
Il silenzio è appena iniziato ma la pancia di Francesco comincia subito a borbottare sempre
più rumorosamente. Dopo alcuni momenti di sopportazione e sguardi espressivi…
PEPPINO – E no, e no! Charlie Chaplin ci’ha fatto mezzo “Tempi moderni”…
FRANCESCO – Aho… e parlace te’!!
PEPPINO – A chi?
FRANCESCO – (indicando la propria pancia) Parlace te, parlace!
PEPPINO – Ma a chi?
ANNALISA– Per favore...!
Riprendono il silenzio. Dopo un po’ un grossissimo topo attraversa lentamente il proscenio,
lentamente.
I ragazzi lo vedono, ma mostrano solo un po’ di sorpresa. Le ragazze cercano di resistere in
tutti i modi; stanno per cedere ma Peppino le minaccia. Si coprono gli occhi con le mani,
ma…
FRANCESCO – Pensa te se na’ bestiaccia der genere me salisse lungo le gambe, sotto er pantalone, superasse le mutande e …
Annalisa, Caterina e Antonia gridando saltano sul divano e si attaccano ora a loro stesse ed
ora ai ragazzi. Il topo scappa via spaventato.
ANNALISA – Ahhh! Uccidetelo! Pestatelo, schiacciatelo. Annichilitelo, presto! Prestoooo!
ANTONIA – Ahhhh! Aiuto… Peppino tu che sei francescano, parlagli; fai qualcosa… Per favore, mandalo via, ti scongiuro.
PEPPINO – Io dovrei parlare con un topo?
CATERINA – E io che ho parlato con te!?
Annalisa si scopre con le braccia al collo di Peppino
FRANCESCO – Ma sai tu, co’ tutta sta’ caciara, quanto pubblico è aumentato adesso a Telebuzzicona?
ANNALISA – Stefano... Scusa! (sta per scendere dal divano ma si ricorda del topo…) Il topo!? (e risale riattaccandosi un’altra volta al collo di Peppino che cerca comunque di liberarsi) Ahhhh! Mamma!
PEPPINO – Levatemi quest’indemoniata di dosso.
ANTONIA – Ci dev’essere la tana… Aiutatemi a trovarla, presto. La chiuderemo con dello stucco a presa rapida...
I ragazzi stanno per mettersi all’opera
FRANCESCO – Aspettate! Riflettiamo. (ad Annalisa) Se er topo è dentro lo chiudiamo de fori… ma se invece è fuori lo chiudiamo de dentro. Non so’ se me so’ spiegato!
ANNALISA – De dentro, de fori… De dentro, de fori…Ahhh. de fori de dentro… Nooo… Per carità!!
PEPPINO – Spiegami il concetto.
FRANCESCO – Se er topo è dentro lo chiudiamo de fori…
ANNALISA – Io ho paura di tutti gli insetti, di tutti gli uccelli, di tutti i pesci - De dentro, de fori… - e soprattutto dei virus, dei germi, dei parassiti, e…(aggiustandosi i capelli e il reggiseno) Pensate di un topo che non si sa se sta di dentro o di fuori. Pensate… Pensate che ho detto qualcosa d’interessante?
FRANCESCO – No, no! Almeno per questo… poi sta’ tranquilla. (violento) E mo’ bastaaa!
Dopo qualche attimo di disorientamento…
CATERINA – Niente da fare. Il silenzio non è il nostro forte…
FRANCESCO – (come di colpo illuminato da una grande idea) Er foco!
CATERINA – Cosa?
FRANCESCO – Noi damo foco… e ce devono venì ad aprì pe’ forza.
ANNALISA – Io ho l’accendino...
PEPPINO – E ti sembrava!
ANTONIA - Voi siete completamente scemi!?
PEPPINO – (dopo una piccola pausa di “attenzione”) Il fuoco… non è… una buona idea.
FRANCESCO – Bravo, è giusto!! Aho! questa è gente senza scrupoli. Questa è gente senza etica. Pe’ ave’ un po’ più de spettacolo sarebbero capaci de non intervenì e facce brucià vivi.
CATERINA – (dopo una lunga pausa “espressiva” dove tutti concordano tacitamente su tale eventualità…) Sentite, giacché ci siamo e non possiamo fare altro… datemi una mano a sistemare almeno le cose nostre.
La scena va lentamente in buio, mentre i quattro aprono le borse e ne sistemano il contenuto
in varie parti della stanza, o nel bagno, con dialoghi a soggetto.
SCENA SECONDA
Lentamente dal buio in luce. Il frigorifero questa volta è in scena e Francesco dorme
abbracciandolo; Annalisa è attaccata alle sbarre del cancello d’ingresso; Antonia non è in
scena e Peppino è disteso sul divano, ha gli occhi sbarrati ed è immobile, il suo sguardo è
rivolto verso lo schermo televisivo acceso.
I suoi polsi sembrano come tagliati e sanguinanti, un panno bianco è pieno di sangue è sulle
sue gambe e, a terra, c’è un rasoio macchiato anch’esso di sangue. Dalla porta del bagno
appare Caterina.
CATERINA – Peppino, Peppino. Peppino, sveglia! Dove hai messo lo zucchero? Dai, per favore. Non posso bermi il caffè senza lo zucchero. Ma che cosa stai vedendo? Ti stai guardando lo schermo illuminato!? (si avvicina sempre di più) Peppino, non dirmi che mentre io dormivo nel bagno tu hai visto il tubo catodico per tutta la notte? Peppino… Peppino… (vede il rasoio sporco di sangue e i polsi tagliati e…) AHHHHH!
PEPPINO – (rialzandosi di colpo spaventato così come Annalisa e Francesco) Cosa diavolo…!?
ANNALISA – Caterina…?
Entra in scena anche Antonia
ANTONIA – Ma che cos’è? AHHHH!! Ti sei suicidato, maledetto!?
PEPPINO – Ma no… Niente… Sono cose… Tipo quelle che si usano al cinema.
ANNALISA – Sei impazzito?
FRANCESCO – Volete smetterla con questo frastuono?
CATERINA - Allora?
PEPPINO – Allora… Allora niente. Io dovevo assolutamente seguire lo… lo sceneggiato “Dai che questa volta ce la fa’”.
FRANCESCO – E che è?
CATERINA – Quella cosa alla Dario Argento su Canale 55. “Dai che questa volta ce la fai”! L’ho visto pure io, qualche volta.
PEPPINO – Ecco, se io… se io non mi immedesimo non riesco ad entrare nell’azione. Sono venticinque puntate che questo cerca di suicidarsi… ma niente da fare. E la settimana scorsa c’era quasi riuscito.
ANNALISA – E allora?
ANTONIA – Già, allora?
PEPPINO – Scusami Antonia… Io amo il realismo: per gustarmi “Il dottor Stranamore” mi sono portato una bomba vera anticarro a casa e mi ci sono seduto sopra.
ANNALISA – E come ha funzionato?
PEPPINO – Non ha funzionato molto bene: infatti sapevo che era senza spoletta.
CATERINA – Per poco mi prendeva veramente un infarto.
PEPPINO – (comincia a togliersi i posticci) La verità è che è anche un modo per incoraggiare a… o almeno per far prendere meglio coscienza al personaggio sullo schermo delle sue possibili scelte.
ANTONIA – Che cosa? Aspetta, aspetta. Stai dicendo che tu in questo modo vorresti interagire con il personaggio?
FRANCESCO – Fateme capi’ quarcosa pure a me.
CATERINA – Ehi, ma se quelle sono puntate gia registrate e di un copione magari scritto almeno qualche anno fà.
PEPPINO – Io, qualche volta, cambio il finale dei film.
FRANCESCO – Fateme, fateme capì, che sta cosa me interessa.
PEPPINO – E le telenovelas spesso le stoppo qualche centinaio di puntate prima.
CATERINA – Prima di che?
PEPPINO – Prima che finiscano.
ANNALISA – Tu sei scemo…
PEPPINO – Basta. Voi non potete capite niente!
FRANCESCO – (spostando il televisore da un lato, - portando chiaramente a mostrare lo schermo acceso, - e spegnendolo subito dopo) Sentite, malgrado non sembri affatto, io sono uno scrittore. Certo, ho dato vita solo a una ventina di storielle… e sette me l’hanno già pubblicate; un po’ qua e un po’ la’. Ebbene voi non ci crederete, ma io non so’ padrone nemmeno de fargli vesti’ come dico io, ai personaggi miei; una volta che me so’ partiti, sti’ maledetti, la storia se la fanno loro: ognuno va’ pe’ i fatti sua. Aho! quelli decidono tutto; nun c’è stata una volta, una volta che è finita come dicevo io; come volevo io. A volte inizio dal finale, e finisce allo stesso modo: come dicono loro. E sono lo scrittore, l’ideatore, er progettista ed esecutore assoluto. Tu parli…?
PEPPINO – Perché tu non sei padrone della tua vita; sei solo un ingranaggio, o parte di un sistema che non c’è. Come pretendi di dare una vita ai tuoi personaggi se non ce l’hai neanche per te stesso?
FRANCESCO – Ma che sta’ a di’? Io ci’ho tutto quello che me serve!
CATERINA – Come sarebbe bello cambiare veramente il finale a King Kong. Povera bestiola!
FRANCESCO – Ma siamo fori dar monno, altro che…
PEPPINO – Ma è proprio quello che dobbiamo fare: uscire dal percorso standard, prendere coscienza, dominare i processi che ci riguardano, modificare il tempo e lo spazio… Perché tutto ciò è solo struttura, nient’altro che struttura: materia grezza per la nostra, dico la “nostra” creatività. Se il finale di una fiction, o di un film o di un romanzo se ne va per i fatti suoi è perché è attaccata la mia vita, la mia essenza, la mia volontà; il mio essere. Ed io ho sempre il diritto-dovere di modificarlo.
ANNALISA – Ma che cos’è, “Matrix”?
FRANCESCO – A’ Matrisse!? A’ Maatriisseee!
PEPPINO – Peggio; voglio dire: meglio! Matrix ci sta parlando solo di una parte della realtà e, chiaramente, in modo allegoricamente virtuale. Ma è tutto vero. Tutto vero! Capisci? Capite?
CATERINA – Che bello! E di chi mi potrei innamorare io, allora, alla fine di questa commedia?
FRANCESCO – Questa è più scema de mi’ nonna… (Annalisa si volta di scatto) La storia… cioè, la storia sì; quello che Peppino sta a’ vaneggià è...
VOCE DELLO SPEAKER – Ragazzi, ascoltate; se fate le personcine interessanti, tutti e cinque, prenderete il 10% delle sponsorizzazioni e pubblicità; ma con regolare fattura o ricevuta di lavoro occasionale. Non ve fate male che l’assicurazione non paga.
Silenzio
CATERINA – La Gestapo a questi gli fa’ un baffo!
ANTONIA – E… e mio padre?
VOCE DELLO SPEAKER – Le mamma un bacio…
ANNALISA – E il mio Stefano?
VOCE DELLO SPEAKER – E’ stato licenziato… Voleva il 15 % solo per lui. Ragazzi, andate così che forse ci facciamo tutto il mese.
ANNALISA – Un mese??!
PEPPINO – Insomma, io sono un docente; sono laureato in fisica e in teologia; noi non abbiamo firmato un accidente di niente e voi non ci potete tenere qua dentro contro la nostra volontà; io conosco un generale dei carabinieri e…
VOCE DELLO SPEAKER – (breve pausa) Tra dieci secondi inizia la diretta. Meno nove, meno…
ANNALISA – Aspetta. Aspetta.
CATERINA – Ma io gli rompo il …
FRANCESCO – No! quello glielo rompo io. (resta un attimo attonito al cospetto del topo, che di nuovo attraversa il proscenio; poi prosegue. Anche Peppino si accorge del topo) Guradatelo, er topo. Quando esco da sta situazione, e prenno chi è er colpevole de tutta sta storia…
PEPPINO – Che brutte abitudine!
FRANCESCO – Io non dico che lo meno. Ma sarebbe mille volte mejo…
CATERINA – Beato lui, invece: il topo; che entra ed esce quanto gli pare e piace.
ANTONIO – Chi è il beato?
PEPPINO – Il topo.
ANNALISA + ANTONIA – Il topo? Ahhhh! (sul divano, con Caterina e Francesco. Annalisa questa volta stringe per il collo Francesco)
ANTONIA– (a Peppino) Fai qualcosa! Fate qualcosa! Faccio qualcosa? Facciamo qualcosa!
FRANCESCO – Aiutoo! Aiuto…
PEPPINO – Hai paura anche tu del topo?
FRANCESCO – Mi sta strangolandooooo! Ahhhhh! (si libera e scende dal divano) Se ne è annato, Aho! Se ne è annato!!
ANTONIA – Ragazzi mi è venuta un’idea.
CATERINA + PEPPINO + ANNALISA – Ahhhh!? Davvero!?
FRANCESCO – (a Annalisa) Ma lo sai che quanno strigni me sembri pure molto più… intelliggente… Io a questo punto de te ci’avrei un concetto… parecchio diverso…
ANNALISA – E come mai proprio adesso, in questo preciso istante, io non ci capisco più niente?
FRANCESCO – E’ come sempre!? Nooo, voglio di’… E tu non devi capì… nel senso che… Tu ner monno hai un’altra missione. Nun te devi abbassà a ste cose depoco conto. Pe’ ste cose te spiego tutto… io, te spiego, dopo… L’Italia…? Dopo, te spiego tutto. Perché l’Italia… E’ tutta questione de politica.
CATERINA – E già! Uno magari studia, studia e… E non riesce mai, dico mai ad essere preparato. Né manco te’ hai capito! Guarda, non centra niente la politica co’ l’Italia e co’ gl’Italiani. Tu, se voi capì quarcosa de’ sta’ faccenda devi parlare di Mike Bongiorno…
PEPPINO – Cosa?
CATERINA – Non hai detto tu che è tutta na’ struttura!? Mbèh, mo’ attiene all’enunciato! Una volta l’italiano medio sapeva distinguere la realtà dalla televisione. Una volta…? Appena la televisione è uscita. Sapeva capire la differenza tra il fatto vero e l’intrattenimento, la documentazione storico-critica dalla fiction. E apparte qualcuno che invitata a fasse manda dalla mamma a prendere il latte, tutti, ma dico tutti,quanti vivevamo na’ vita abbastanza normale… pe’ quei tempi.
FRANCESCO – Questo al tempo dei romani.
CATERINA – Esatto, questo al tempo dei… ! Oh! Ma che stai a di’? Poi è arrivato la struttura, alla Matrix, cioè Mike Bongiorno, e l’italiano medio… quello che compone il popolo italiano, nun ci’ha capito più niente. Ma mica niente: niente de niente. Nemm’anco io…! Comunque… L’italiano alla fine de tutto sto’ processo, al massimo della sventura intellettuale, ha cominciato a credere pure di esse in democrazia.
FRANCESCO – E infine è arrivato er “cavaliere”, e ha dimostrato, matematicamente, ciò che già se doveva de sape’: cioè che la democrazia in Italia non esiste dal tempo della prima repubblica; ma parlo di quella di Pompeo e Crasso.
CATERINA – Guarda che io sono magra.
FRANCESCO – Perché, io no?
PEPPINO – Interessante, molto interessante. Ma state impostando male la faccenda.
ANTONIA – Quale faccenda?
PEPPINO – Per esempio come mai la maggioranza deve fare per forza quello che dice la minoranza solo perché questa esigua, bassa e ottusa minoranza s’è pappato quasi tutti i soldi, il potere e i beni di necessità? Perché? Non abbiano più moralità…
ANNALISA – Ma è stato sempre così!?
FRANCESCO – An vedi! Ma tu nunn’eri quela che non ce prendeva su st’argomenti?
PEPPINO – Il sempre è relativo. Se anche fosse da tremila anni così cosa vuoi che sia rispetto alla sola vita della nostra galassia. L’uomo si deve confrontare sempre con l’Eternità.
Peppino e Antonia parlottano un attimo tra loro.
ANNALISA – Quanto…? Quanto è alto il cavaliere? Si, cioè…
ANTONIA – La gente potrebbe metterci la mano sul fuoco che è uno e novantacinque.
FRANCESCO – Attenzione! (ad Annalisa) Scusa, perché hai chiesto se è alto? Ti piacciono quelli alti? Guarda che so’ così alto che...
PEPPINO – Ma non diciamo altre stupidaggini; (ironico) altrimenti aumenta l’audiens.
FRANCESCO – Tu sei un professore universitario e la realtà proprio nu’la poi comprenne. A che laurea stai?
PEPPINO – Alla seconda…
CATERINA – ANTONIA - ANNALISA – Noooo!
PEPPINO – Tra qualche mese prenderò la terza…
CATERINA – ANTONIA - ANNALISA – Noooo! E vai!!
FRANCESCO – Peggio. Peggio!! (le ragazze stringono la mano a Peppino per complimentarsi) Ma mica perché voi laureati siete stupidi. Nooo. Anzi… E’ che er dogma der potere cattedratico ormai va’ ‘zavorrato er cervello. Siete come quelle motociclette belle, luccicose, fiammanti de fabbrica, ma cor motore incasinato. Ci’hanno messo lo zucchero dentro er serbatoio.
PEPPINO – Basta, basta! (preso da improvviso raptus di disperazione) Io devo assolutamente sapere come va a finire: “Dai che questa volta ce la fa’” Questo s’ammazza, non s’ammazza… Uccide la suocera o la caccia solo fuori di casa; seduce l’amante del figlio… oppure prende finalmente a schiaffi sua moglie… Ma quale delle sue sette concubine!? Io devo saperlo…! (Antonia lo schiaffeggia e subito gli da un bacio)
CATERINA – (interdetta) Quello già quanno te lo magni… (guardando i due amanti) Ma che razza de sapore avrà? Mi cugino, anche come omo m’ha fatto sempre schifo…Mah?? Lo zucchero te porta al camposanto…
FRANCESCO - …o te fa’ da’ de testa... (ad Annalisa, mentre Peppino e Antonia vanno a sedersi) Mentre tu sei l’unica che se sarva…
CATERINA – A si!?? E vediamo come è avvenuto?
FRANCESCO – Che è na’ sfida? Ve volete diverti’ sulla testa della creatura? Allora? (ad Annalisa) Pecché quanno er professore parla, sta povera cocca mia, ne capisce appena la decima parte… Per via che è straniera. Ma è positivo! E’ positivo, fija mia. E’ tutta salute che… “rimane”. E quanta ne è rimasta…
ANTONIA - Ricapitoliamo; secondo te, lei, è meno scema perché è più scema?
ANNALISA – Aspettate! Aspettate, aspettate. State parlando di me per caso di me…?
FRANCESCO – Nooo! Annalisetta mia… (la guarda con vera ammirazione) Quanno sei bella. (rimane con espressione sospesa; Annalisa sta per chiedere migliori spiegazioni ma…) Prendi Rutelli…
ANNALISA – E chi è?
FRANCESCO – Appunto! No… voglio di’; a non conoscerlo, a volte non solo non è grave. In questo caso è di nuovo tutta salute che rimane. E quanta te ne è rimasta invece...
PEPPINO – L’ex sindaco di Roma!?
ANTONIA – Ragazzi, attenti, che stiamo parlando di cose interessanti…
CATERINA – Eh…?
FRANCESCO - Nooo… Na’ volta! So’ sciocchezze. Nel momento storico che il popolo italiano è entrato nella stanza dei bottoni questa s’è trasferita al piano di sotto. Tu cocca mia ci’hai la mente adatta…
PEPPINO – Adatta a cosa??
FRANCESCO – Come er cacio sui maccheroni. Professo’, adatta de sapore! E memeravijo de voi.
ANNALISA – Io continuo a non capire niente…
FRANCESCO – Ottimo. Questa è la strada giusta.
CATERINA – Ragazzi, guardate che anch’io sono abbastanza scema...
ANTONIA – Con tutta questa concorrenza io mi arrendo.
CATERINA – Per esempio, io Pippo Baudo l’ho visto di persona. E da vicino.
PEPPINO – Allora questa è proprio andata; E’ andata…! E quando è stato?
CATERINA – Cinque anni fa.
ANTONIA – E cosa provasti.
CATERINA – Niente. Assolutamente niente.
PEPPINO – Comunque è vero! Il lavaggio del cervello funziona: alla lunga e alla grande, e pure in profondità; non sei fuori pericolo: i risultati si vedono dopo almeno venti o trent’anni. E, in verità, è da quando è finita la guerra che ci stanno facendo la sciacquatura celebrale.
ANTONIA – E già, perché il ventennio precedente invece?
ANNALISA – Quando l’olio di ricino era il viatico quotidiano…
FRANCESCO – E chi lo nega. Però quello era “er lavaggio della panza”. Oh, la stipsi era scomparsa dalla graduatoria delle malattie der popolo italiano; nun c’era più nessuno che se lamentava. E scusate se è poco. E più non eri der partito più godevi de salute. Non era questa democrazia? E li funerali erano completamente gratisse. Scusate se pure questo è poco.
CATERIANA – Ragazzi, non per essere inopportuna: ma qui invece di perdere tempo con discorsi al momento perfettamente superflui dovremmo invece pensare a fare la fuga del topo. Che qui dentro ce n’è pure uno vero, de topo…
ANNALISA – Ahhhhh! Aiuito! Il topo! (cerca di saltare addosso a Francesco)
FRANCESCO – (portandosi le mani alla gola) No! Nun t’avvicina’…
CATERINA – Ahhh! Di nuovo questa maledetta bestiaccia. Dov’è? Fate quacosa! (questa volta si aggrappa lei al collo di Francesco.) Tu che sei francescano…
FRANCESCO – Io so’ buddista…! Li mortacci, e quanto strigni…? Me pari na’ pinza.
ANTONIA – Ohhh! Io non ci resisto più.
FRANCESCO – Io invece non ce la faccio più.
PEPPINO – Insomma, non c’è nessun topo! O no?
FRANCESCO– Adesso basta!! Senti, (rimanendo però inchiodato sul bel seno “agitato” di Caterina) Ammazza oh! – Guarda che… Oh!? Se tu sapessi fino a che punto sei… Pare che parleno. Ecco con queste bestie qui io ce farei certi raggionamenti…
ANNALISA – Basta!
FRANCESCO – Guarda che io volevo dire solo che è…
ANNALISA – E non lo puoi fare! Non puoi andare a dire alla gente che è “bona” solo guardandole il seno. Se lo facesse il mio Stefano io gli tirerei uno schiaffo: (schiaffo a Peppino) Così!!
PEPPINO – All’anima…!
FRANCESCO – …dei mortacci…
PEPPINO – …vostri!!
FRANCESCO – Se io fossi il tuo fidanzato ti farei…
ANNALISA – Non ti permetto di parlare così… (ancora uno schiaffo, questa volta a Francesco)
Francesco è finito dietro il divano. Si rialza e vorrebbe reagire violentemente ma viene
fermato da Antonia e Peppino.
CATERINA - (guardando la telecamera e nei confronti di Francesco) Miserabile; che vergogna: farsi picchiare in questo modo. Piuttosto, tu credi che piove domani?
PEPPINO – (reggendosi la guancia) Ti voglio fare una domanda: secondo te, in Italia, il problema della mucca pazza è grave o no?
CATERINA – Senti, tu credi che per il fatto che io sia leggermente soprappeso tu sei autorizzato a darmi della mucca?
CATERINA – Nooo! Voglio dire che, “politicamente”, si campa o non si campa alla giornata, in Italia? O è solo apparenza?
FRANCESCO – Ma chi se ne frega…? (mantenedosi la mascella)…Da quanno le femmine menano... No, scusate! voglio di’ che “da quanno” la sinistra è al potere… Ha tirato co’ la destra o co’ la sinistra? A li mortacci de su nonna…! (ad Annalisa) Ma guarda che io ve do’ raggione; si, tutto sommato ci’avete veramente raggione voi; siccome noi semo ormai tanti passerotti, un po’ viziati e parecchio affamati… de sentimenti (sguardo ammiccante a Caterina), tutti l’italiani, vojo di’, allora pare che l’omo in mezzo al campo, quello col cappello di paja, e con la paja che gli esce dalle maniche, diventa la preda prelibata dei passerotti. Perché so’ passerotti così affamati che pure le aquile ne avrebbero timore.
PEPPINO – Ma questo è anti storico! Contraddice totalmente, testimonianze, logica e fatti documentati. Qui si va’ contro natura.
CATERINA + ANNALISA + FRANCESCO + ANTONIA – Dove?
PEPPINO – Appunto.
CATERINA – (scatta contro una delle telecamere in preda ad una crisi isterica) Maledetto, vigliacco. Stefano, se non ci vieni a tirare fuori di qui, quando ti prendo ti ammazzo!
PEPPINO - Presto, fermiamola!
ANNALISA – (anche lei contro la telecamera) Stefano! Maledetto traditore! Furfante!!! Potevi segare di meno la chiave, almeno, no!? La chiave...
ANTONIA – Annalisa, calmati. Non fare così, ti prego! La chiave!?
CATERINA – Con questi uomini non ne vale la pena, non ne proprio vale la pena. (…?) Come, la chiave?
FRANCESCO – Annalì, ma quale chiave?
ANTONIA – Di che chiave stai parlando?
ANNALISA – La chiave che ti ha dato tuo padre era leggermente segata. (i ragazzi cercano subito di controllare con più attenzione il pezzo di chiave spezzata) La prima mandata e dolce, ma già la seconda è più dura; così all’ultima si sarebbe certamente spezzata.
PEPPINO – Mortacci tua! Perdonami, Signore!
FRANCESCO – A Stefano, se te prendo, quanno uscimo da qui… te giuro… Te giuro che… Te offro pure na’ cena… (agli altri, che lo guardano minacciosi) Se ci’aiuta. Se ce da na’ mano a uscì da qui dentro io... (alla telecamera) Hai capito? (ai compagni) Aho, vedessi, caso mai…
ANNALISA – Antonia, io… (quasi piangendo) io non volevo prenderti per i fondelli. Non volevo tradire la tua fiducia. Non volevo raggirarti… Non volevo… (a soggetto, in calando, mentre Antonia, comprensiva, l’aiuta a sedersi, e si siede anche lei)
ANTONIA – Annalisa… sai che penso io? Io penso che … che forse non è sbagliato stare qui, in questa condizione; anche se non l’ha voluta nessuno di noi; almeno in questo modo, dico. (Annalisa le appoggia, commossa, la testa sulle spalle) Voglio dire… che se stiamo qui è perché tutto sommato possiamo imparare qualcosa. Per esempio, ecco: io adesso ho come una specie di illuminazione. (si alza, allontanandosi da Annalisa, e si porta al centro della scena) Comprendo improvvisamente che… Comprendo che se qualcuno ti guarda allora… allora tu esisti veramente. Si!! Riflettete. E’ così. E se poi a guardarti è tanta gente allora tu esisti ancora “tanto” di più, (quasi tra se) almeno spero. Ma non è questo quello che volevo dire: assolutamente. Voglio invece farvi capire che se qualcuno passa tutto il tempo a guardare solo la tua vita… non quello che sai fare, o quello che sei capace di inventare; la tua arte, la tua gloria, il tuo successo... Beh, se qualcuno vuole vedere solo come sei per te stessa, con le tue paure, le tue fragilità, i tuoi difetti e qualche pregio, le tue inutilità; allora tu… tu puoi arrivare anche a non aver più paura di morire…
CATERINA – Bello.
PEPPINO – Bello, poeticamente intrigante; filosoficamente pregnante… ma completamente stupido. Il fatto è che se qualcuno ti guarda invece è perché passi (indica il televisore) attraverso questa scatola, e più sei banale più la gente si può immedesimare facilmente e riscattarsi del proprio anonimato, facendosi così docilmente succhiare l’anima. Infine si sfrutta pure la pigrizia, la debolezza e la vocazione a non crescere, anzi a decadere, tipica delle masse sceme.
FRANCESCO – Ci’ho capito poco ma me pare teologicamente e fisicamente corretto.
Le luci cominciano ad abbassarsi sui personaggi gravati da questa nuova presa di coscienza.
ANNALISA – (piangendo e gettandosi ai piedi di Antonia) Antonia, te lo giuro. Non volevo tradire la tua fiducia; non volevo potenziare tutte le tue grandi debolezze; non volevo sfruttare la tua vocazione all’ignoranza. Non volevo… Non volevo farlo sul serio. Non lo volevo… (a soggetto, in calando, mentre Antonia, comprensiva, l’aiuta a sedersi)
Mentre le luci si abbassano completamente...
FRANCESCO – (a Peppino) Tu pensa … Tu pensa, se invece l’avesse voluto da fa’ “sur serio”!? Tu… Pensa si’ che roba!
Buio
FINE PRIMO ATTO
GRANDE FRATELLO? NO, FIGLI DI UN DIO MOLTO MINORE
SECONDO ATTO
PRIMA SCENA
La scena piano, piano si illumina, Alcuni dei ragazzi, Francesco e Annalisa, dormono
accoccolati sul grande divano, gli altri due sono sotto una specie di tenda improvvisata e
muovono lentamente le gambe, le quali che emergono nude dalla fine della tenda.
Da Antonia e Peppino cominciano a sentirsi dei strani lamenti e risatine di piacere. La scena
ora è a metà illuminazione, e solo nella parte centrale, lasciando in ombra invece il fondo e le
pareti laterali. Caterina è seduta nella posizione del Loto, in profonda meditazione.
VOCE DELLO SPEAKER – Ragazzi, sveglia! Sveglia, che è tardi. – (mezzo addormentato) Ma come…? E’ tardi?
ANNALISA – (ancora più assonnata di Francesco) Chi è, Stefano?
VOCE DELLO SPEAKER – Ragazzi, tra poco riprendiamo le trasmissioni. Ricordatevi sempre che la gente vi vuol vedere fare qualcosa di interessante.
FRANCESCO – Di nuovo? Senti… (guardando l’orologio) Ma, porca miseria! Sono le cinque der mattino.
ANNALISA – A Grande Fratello quelli dormivano fino alle dieci e nessuno gli diceva niente.
VOCE DELLO SPEAKER – Ragazzi qua non paga né il cavaliere né l’utente, qui pagano gli sponsor. E gli sponsor per adesso hanno cacciato solo gli spiccioli; il resto lo cacceranno se fate qualcosa di molto interessante mortalmente stupido. Allora, che cosa vogliamo fare?
FRANCESCO – Aho, a figlio de na’ bbona donna, e che volemo fa!? E che…? Famo a metà. (svegliandosi meglio e guardandosi intorno) Ma che è sta’ roba? (vede la tenda) Mortacci vostri! Ma guarda questi…?
ANNALISA – (si sveglia completamente anche Annalisa) Ma, insomma... che cosa succede?
FRANCESCO – Sti’ zozzoni… Nooo! E che succede, cocca mia… tu è mejo che non vedi… non senti… Insomma…
ANNALISA – Ma chi è? Ahh… una copula in diretta! (prendendo coscienza di quello che dice) Ihh…
FRANCESCO – E che è?
ANNALISA – (facendo di colpo la donna di mondo) No… E che vuoi che sia…?
FRANCESCO – Ahh!? E no… questo vor di’ che avemo perso de vista er senso reale, er senso morale… Altro che teologo. Vor di’ che semo animali. (a Caterina) Guarda quest’altra. E che è, un segugio che sta a puntà na’ quaglia. O, sempre col massimo rispetto pe’ li animali… Io adesso…
ANNALISA – Ma lasciali stare… dai.
FRANCESCO– E no… (afferra una sedia e si avvicina alla tenda) Adesso gli do’ na’ sediata a sti’ due…
Francesco alza di scatto il frontale della tenda e… Antonia e Peppino hanno due barattoli di
una specie di Nutella, e con un grosso cucchiaio la stanno gustando gioiosamente
Aho!! E che è? Ma guarda questi?
PEPPINO – Ragazzi… (con la bocca piena) se ne volete pure voi ce n’è una cassa piena. E non soltanto di questo.
ANTONIA– Guardate alle vostre spalle.
Si illumina tutta la scena e, chiaramente, anche il fondo. Diverse casse di viveri, acqua
minerale, striscioni pubblicitari alle pareti, fiori su tavolinetti, che prima non c’erano, e un
lampadario nuovo.
CATERINA – (“risvegliandosi” improvvisamente dalla meditazione) So’ entrati!?
ANNALISA – Sono entrati!? E dove? Ahhh!
Francesco e Annalisa si scagliano contro il cancello, cercando di aprirlo: ma è certamente
ben chiuso.
ANTONIA – Hanno chiuso con molta cura, quando se ne sono andati.
FRANCESCO– Come hanno chiuso?
CATERINA – Chi ha chiuso? Aprite mannaggia. Aprite.
PEPPINO – (uscendo dalla tenda, mostrando un bellissimo pantaloncino bermuda pigiama, e cercando le proprie scarpe per calzarle) Noi ce ne siamo accorti quando già non c’era più nessuno.
ANTONIA – Mai mangiata così fresca. Pensate che mio padre… (alzandosi mostra l’aderentissima vestaglia da notte) E le ostriche? Io ci vado pazza.
CATERINA – Le ostriche?
PEPPINO – Per non parlare del salmone? Tre chili di salmone di prima scelta…
FRANCESCO – A’ vennuti!!
ANNALISA – Ma come avete...? Voglio dire… Come hanno fatto a entrare se c’era il pezzo di chiave nella serratura?
PEPPINO – Ora che ci penso... Si! Si. E chi lo sa? Io… io gli ho visti.
CATERINA – E non hai detto niente? Ce potevi chiama’!
PEPPINO – No, perché… perché io credevo di sognare. E si!? Voi che avreste pensato? Dopo cinque giorni che ormai non si mangiava più, vedere tutta questa gente portare frutta, verdura, dolci, latte, carne, salmone…
ANTONIA – Ostriche.
PEPPINO – Mutande nuove..
ANTONIA – Reggiseni, vestaglie di raso finissimo…
FRANCESCO – Aspetta, aspetta…
PEPPINO – Le copertine di lana trapunte; con tutto il freddo patito.
FRANCESCO – Un momento…
ANTONIA – E i deodoranti?
FRANCESCO – Ma che li hai visti pure tu?
CATERINA – E non ci hai detto niente?
FRANCESCO – Qhhh! E basta! Me sembrate scemi, me sembrate! Ma quanti erano?
PEPPINO – Una diecina…
ANTONIA – Tale e quale a un sogno. Ma pure di più. Tanto che io, pur non avendo dubbi che fosse solo un sogno, l’ho comunque domandato… a lui. “Peppino”, - gli ho detto – “ma siamo sicuri che è un sogno?” E lui ha risposto: “Senza ombra di dubbio”.
CATERINA – Ve siete domandati…? e ve siete pure risposto? Nel sogno?
FRANCESCO– Ma porcaccia miseriaccia zozza, ma siete proprio deficienti!?
ANNALISA – Non li sentivate far rumore, parlare…? niente?
PEPPINO – Niente. Un silenzio…
ANTONIA – Guarda, una cosa… Un profumo…
FRANCESCO – Un profumo? E certo… adesso nei sogni madre natura, oltre al “surraunde” ci’ha messo in dotazione pure l’effetto profumo! Pareva un sogno…? Ma se po’… se po’ esse così… Così… Stavano a magnà la crema de cioccolato e noi, a morì de… De cioccolato!?
A soggetto Antonia e Peppino portando gli altri due vicino a dei contenitori sul fondo
mostrano altro cibo da gustare, nuovi vestiti e dell’intimo di marca.
VOCE DELLO SPEAKER – Ragazzi, avete due minuti, per la pubblicità.
CATERINA – (con estrema ironica “ironia”, ma leccandosi ancora le labbra) Buon giorno, Telebuzzicona!
VOCE DELLO SPEAKER – (lo speaker risponde con estrema apparente cordialità) Buon giorno, ragazzi.
FRANCESCO – Buon …!? Guarda… quanno esco da qui… tu non immagini…
VOCE DELLO SPEAKER – Ragazzi, gli sponsor hanno cacciato già duecentocinquanta milioni…
ANTONIA – Ma questi…(riprendendosi) Questi credono veramente di avere a che fare con dei burattini in vendita.
CATERINA – Quanto è il 10% di duecentocinquanta?
ANNALISA – Venticinque milioni.
PEPPINO - Diviso cinque?
ANNALISA – Cinque milioni…
FRANCESCO – (dopo una breve pausa…) No, dovemo da restà ancora quarche giorno.
ANNALISA – Ma sei impazzito? Almeno un’altra settimana.
Attoniti, in chiusura, poi a soggetto, mentre si abbassano le luci.
FINE PRIMA SCENA
Atto Secondo
SECONDA SCENA
Atto Secondo
A soggetto i personaggi sono indaffarate a preparare Annalisa, che questa volta è in bikini,
per una pubblicità in diretta.
VOCE DELLO SPEAKER – Ragazzi, avete ancora altri cinque minuti per fare le prove, poi al nostro segnale partite. Ricordatevi che lo sponsor del dentifricio offre altri trecento milioni e lo spot andrà in tutt’Italia. Ragazzi, noi siamo disposti a cedervi il 20 % del ricavato. Ma se combinate un macello vi togliamo anche il precedente 10%.
ANNALISA – Ma perché io? Caterina e Antonia sono più brave di me…
FRANCESCO – No, è che tu sei leggermente più bona! …? (accorgendosi dell’estrema indelicatezza) Volevo di’… che sembri leggermente più “buona”… di animo, e questo convince di più la gente a comprare.
ANATONIA – (sarcastica) Cara, rilassati; tu invece devi essere solo leggermente più naturale; se ti riesce.
ANNALISA – Certo… Cosa?
CATERINA – Pensa che se va bene prendiamo sessanta milioni a testa e se tu vai male ne perdiamo altri cinquanta.
PEPPINO – Tu pensa.
ANNALISA – Ecco… Ahhh!! (piange con disperazione) Non mi potete caricare di tutta questa responsabilità… solo perché sono la più…
FRANCESCO – Bbona…? (poi, artificiosamente…) Leggermente… più…tanto simpaticuccia… (Avvicinandosi a Peppino, e quasi sottovoce) Quanno facemo schifo. (Annalisa guarda con le lacrime agli occhi Francesco) Vai, cocca, nun te preoccupa’, che ce so’ io! Noi ommini facemo proprio schifo: ce vennemo pe’ du’ sordi pure li fij, le mamme, li patri, le femmine… Che fem… Che razza dannata, che ci’aritrovamo. (di nuovo verso Annalisa) Ma tu nun te da’ pensiero, ce so’ sempre io, co’ te, cocca mia.
ANNALISA – Come avete detto poco fa? Sessanta milioni e se va male ne perdiamo altri cinquanta? A testa? (gli altri acconsentono con la testa. Annalisa piange con più disperazione di prima) AHHHH!!
PEPPINO – (Peppino ha una specie di copione e controlla le battute) Allora… Mi raccomando le battute. Non perdiamo tempo, che la pubblicità è una cosa seria. Certo! Visto che dobbiamo fare una stupidaggine diamogli almeno un tono di serietà; che così almeno non sembriamo veramente stronzi… Insomma, almeno un po’ di meno.
ANNALISA – Ahhhh!!! (c.s.)
ANTONIA – Cafoni!
ANNALISA – Se lo prendo lo uccido.
CATERINA – Io invece gli farei un… (gesto con le mano) A chi?
ANNALISA – A Stefano…(parte uno schiaffo verso Francesco) Così!…
FRANCESCO – (riesce a bloccarlo) Aho!?? E mo’ che è? Aho!!??
ANNALISA – Perché Stefano è proprio uno stronzo.
FRANCESCO – E io che centro!? (riprendendosi) Se vede che è proprio na’ ragazza de sentimento.
Si allontanano tutti; Annalisa rimane in piedi sul divano.
Ma mentre si imposta, perde l’equilibrio e cade dietro il divano rumorosamente. Attoniti, non
riescono nemmeno a prestarle soccorso.
ANNALISA – (rialzandosi con lamenti contenuti) Mi sono schiacciato il naso.
Annalisa si rimette sul divano
CATERINA – Sentite; facciamo finta che andiamo in onda. Meno tre, due, uno…
ANNALISA – Vado? (insofferenza di tutti) Vado! “Usatelo di giorno, di notte; usatelo con abbondanza o parsimonia, con forza o gentilezza; ma usatelo, sempre. Per la confezione gigante, oltre lo sconto famiglia, anche i punti doppi per una collezione di calze con giarrettiera e autoadesivo. E’ maschio! E’ resistente; positivo!” (pausa) Allora?
Gli altri la guardano, non si sa’ bene se con ammirazione o estrema preoccupazione.
Annalisa fa un inchino, un sorriso; sta quasi per uscire…ma cade ancora rumorosamente
dietro il divano.
PEPPINO – Positivo? (cercando sul copione) Da dove è uscito?
ANNALISA – Ahhhh! Mi sono schiacciato il naso un’altra volta! Aahhh!!!
CATERINA – Ma, la miseria zozza! allora sei proprio…
FRANCESCO – Leggermente…
PEPPINO – Ma che leggermente? Da dove è uscito “positivo”?
ANTONIA – Basta!
FRANCESCO – Per me è solo parecchio sfortunata.
CATERINA – Questa se continua così si rovina. Scusa; “Usalo de giorno, de notte, con abbondanza” ...? Ma che? Te sei dimenticata de di’ l’oggetto da pubblicizzà.
ANNALISA – Ahhhh! Che dolore…
CATERINA – Via, via! Rifacciamo la prova.
ANNALISA – E certo, tanto il naso non è il tuo…
VOCE DELLO SPEAKER – Ragazzi, in onda… Meno cinque, meno tre, me…
PEPPINO – Come; meno cinque, meno tre…? E il quattro?
FRANCESCO – Ma stai a pensa’ al capello!?
ANNALISA – (esplodendo) “Usatelo!!
CATERINA – Ecco, brava!
ANNALISA – (c.s.) Usatelo…!
CATERINA – Vai così!
ANNALISA – (esplodendo con più forza) Usatelo sempre…! il dentifricio… Giusto? Il dentifricio! Si! Di giorno e di notte; con forza e gentilezza; con abbondanza o parsimonia… sempre… il dentifricio, maschio! Positivo…? no! Positivo no!
FRANCESCO – (al colmo della pazienza) Si, bello! Ma de che marca?
ANNALISA – Marca? Quale marca? Ahhh! La marca del dentifricio? (non si ricorda più la marca del dentifricio) La… La… Non… La marca del…
CATERINA – Ehi! (mima la marca “Dentispak”)
ANNALISA – Sorriso spezzato… No! Bocca allegra…? Nemmeno.
ANTONIA – (quasi sottovoce) Guarda me, guarda me!
ANNALISA – Liberi l’intestino… con sorriso…?
PEPPINO – Ma no…!!
ANNALISA – Non ho detto positivo. Esplosione di carie!?
ANTONIA – Ma che…? Guarda…
ANNALISA – La mietitura dei molari..? No!?
PEPPINO + ANTONIA + FRANCESCO + CATERINA – Il dentifricio Dentispak!
ANNALISA – Ecco, appunto… Eh, eh! Il dentifricio… Il dentifricio Dentispak è un dentifricio maschio, che va’ usato sempre, sempre! (piano, piano comincia a piangere, e sempre con più forza) Comunque e dovunque; di mattina, di sera e di notte. (si comincia ad accasciare lentamente sul divano fino a quando…) Usatelo con abbondanza e parsimonia, con forza e…(cade per la terza volta dietro il divano)
FRANCESCO – Eccola la’! (forte rumore della caduta)
ANNALISA – Ahhhh! Il nasoooo!
La scena va lentamente in buio, espressioni a soggetto
FINE SECONDA SCENA
Atto Secondo
TERZA SCENA
Atto Secondo
La scena è quasi in buio, Annalisa è sdraiata sul divano di spalle; si lamenta. Gli altri le si
avvicinano piano, piano.
ANNALISA – (dopo diversi lamenti…) La mia missione è far conoscere l’importanza del dentifricio maschio al mondo intero.
PEPPINA – Deve avere qualche virus.
ANNALISA – (si volta; ha il naso incerottato) Usatelo! Usatelo con abbondanza o con parsimonia, ma usatelo, usatelo...
ANTONIA – Adesso è troppo. (padellata su un tavolinetto) Scusateci... Scusateci tanto. Ma adesso basta! Bastaaaa! Ora abbiamo raggiunto il fondo. Intanto… (non sa’ più quello che deve dire) Tu! (a Peppino) Tu mettiti in abito da sera, mi raccomando (a Francesco) e tu togliti quella dentiera da cavallo. Tu non abbassare la guardia e tu…? E voi altri…?? Dio mio! Dio mio… non so’ più neanche quello che dico.
ANNALISA – La mia grande missione è…
CATERINA – Di rompere i… (EH EH!) Ha la febbre, il naso spappolato e il cervello in peggiori condizioni: completamente fuso… Non c’è dubbio! E io invece sono solo “leggermente” alterata. Leggermente!! Sai Peppino che cosa ti dico?
PEPPINO – E perché proprio a me? Qua ce tanta gente!?
CATERINA – Non ti dico che… Voglio dirla a te, va bene!? Amavo tanto che gli altri leggessero nei miei occhi i miei sentimenti… quando ero bambina. Quando ero bambina … ero… ero proprio un bambino. Si! Ero…
FRANCESCO – Cosa?
PEPPINO – Quando era piccola lo era. Posso anche giurarlo…
CATERINA – Imbecilla! io parlo di modi di vedere il mondo. Certo! E poi stavo parlando con lui. (indica il proprio cervello) Cervello destro e cervello sinistro… Capito? Hai capito? Vedevo il mondo come lo avrebbe visto mio fratello… E lui era un regazzetto con grossi problemi di vista, santo cielo! (uscendo dal ruolo e rivolgendosi a Peppino) Ascolta… La storia della mia vita mi ha annoiato; sono ventisette anni che replico… Cerca di capire.
VOCE DELLO SPEAKER – Ragazzi, questa è roba da confessionale.
CATERINA – Che cosa?
VOCE DELLO SPEAKER – Questo che stai dicendo è roba che va detta in ginocchio davanti a Peppino, con grande lealtà e sincerità.
CATERINA – Stai dicendo che mi devo inginocchiare davanti a lui. Ma nemmeno se mi ammazzate.
VOCE DELLO SPEAKER – Se lo fai ti “pappi” due milioni a minuto.
CATERINA – (dopo un attimo di calcoli mentali cade in ginocchio) Era una vita che aspettavo questo momento.
PEPPINO – Io non posso accettare…
CATERINA – (sempre in ginocchio) Se ti stai calmo facciamo a metà.
PEPPINO – Per caso credi che avrai mai la possibilità di un’assoluzione?
CATERINA – Chiudi quella bocca e fai finta di ascoltare. Spesso, in questo mondo ho fatto solo la mia parte, invece vorrei fare tanto la parte di uno qualsiasi di un pubblico qualsiasi, di uno spettacolo qualsiasi; di un mondo qualsiasi…
FRANCESCO – Ohhhhh!???
CATERINA – Ok! Ok! Perché anche il pubblico prima di andare a teatro o a cinema impara una parte; non lo sapevi? E adesso lo sai! Non se ne rende conto ma è così. Le gente a casa si ripassa le battute. (Peppino sta quasi per impartire una benedizione plenaria, quando…) Rinfodera quella mano, ipocrita. La gente, dicevamo che si prepara i convenevoli da scambiare con il vicino di posto; l’amico simpatico o quello odiato che incontra da un momento all’altro. Il pubblico si costuma: indossa la pelliccetta, le calze a rete, la collana di diamanti…? Non è il caso di tutti, chiaramente. La giacca firmata… Il trucco; il rossetto, il capello lucido. Adesso se non ti dispiace, vorrei dirti i miei peccati. Ma tu non ascoltare… e non ti muovere. Ho cominciato a peccare che avevo due anni…
PEPPINO – Con chi?
CATERINA – Allora? Ho cominciato a peccare che avevo due anni.
PEPPINO – E con chi?
CATERINA – E basta!? Ho continuato a peccare fino ai 16 anni.
PEPPINO – In genere quella è l’età buona per cominciare…
CATERINA – Infine…? Ed invece lì ho finito, va bene! Ho anticipato leggermente i tempi… Va bene? E non ascoltare. Ho fatto una leggera pausa di una settimana e poi ho subito ricominciato.
PEPPINO – Ahhh, ecco…?
CATERINA – E ti giuro che sono ben piazzata all’altezza giusta per non far peccare più te.
PEPPINO – Donna, non di sola carne vive l’uomo.
CATERINA – Appunto! (con sorriso sardonico) Io sono una donna molto carnivora! E così ho continuato a peccare fino a questa mattina alla sette; dieci minuti prima di avere la cattiva sorte di venire qui.
PEPPINO – Ci avrei messo la mano sul fuoco…
CATERINA – Vado avanti? Vado avanti. (alzandosi di scatto) Quando io ero un bambino ero proprio una bambina; forte… e già ben impostata… ben nutrita… nello… (si avvicina a Francesco che stava già sghignazzando da un bel po’) Nello spirito.
PEPPINO – Senti, scusa, giusto per capirci qualcosa: ma quando ti guardi… allo specchio; ti piace quello che vedi?
CATERINA – Che cosa vuoi dire? Si. Cioè…!? Cioè no! Io…(prende le mani di Peppino) io vada pazza… ma proprio pazza, per me. E tu? E voi?
PEPPINO – Io mi adoro.
CATERINA – Beh, mi pare pure giusto.
ANTONIA – Davvero?
ANNALISA – E come diavolo fai!?
CATERINA – Comunque, se c’è una persona con cui nella vita ho condiviso tutto, ma proprio tutto eh!? le paure, le delusioni, le sconfitte, ma anche le vittorie, le gioie, ebbene… quella sono io. Io ho gratitudine per me, certo: così mi sono perdonata già tante di quelle cose… E poi mi sono affezionata. Io mi affeziono pure a un topo, e mi fanno schifo, i topi; pure se ne vedo uno per più di un minuto mi ci affeziono, io, al topo, (ad Annalista) anche a te; pensa a questa me stessa qui. C’è qualcun altro che mi è più vicino a questo mondo? Eppure per tutta la vita mi sono portata appresso un tarlo: essere sopportata da questo mondo infame: dalle persone, dagli amici, dai nemici, dalle rivali, dalle fidanzate degli amici annoiate e vuote… Insomma dal mondo intero.
PEPPINO – (ad Antonia) E tu… cosa risponderesti alla stessa domanda?
ANTONIA – Ehi!? Tu credi che anch’io debba inginocchiarmi ai tuoi piedi o risponderti per forza? Solo perché abbiamo mangiato qualche cioccolata insieme e siamo stati un migliaio di volte a letto credi che ti debba rispondere ad ogni costo?
FRANCESCO – Cosa? Un migliaio di volte!? In quelle condizioni?
ANTONIA – (cade anche lei ai piedi di Peppino) Ma la cosa più sconcertante è stata quando, all’età di 14 anni, presi di nascosto la macchina di mio padre e investii la mia insegnante di musica. Era stata troppo ingiusta con me; mi aveva dato un brutto voto e io non lo meritavo.
FRANCESCO – (a Peppino) Ha ucciso la sua insegnante di musica?
PEPPINO – E lo domandi a me? A quei tempi ancora non insegnavo.
ANTONIA – L’ho solo sognato; purtroppo. Ma qnche questo è un peccato, vero!?
CATERINA – Questo mondo, credo, è arrivato agli sgoccioli…
ANNALISA – (leggermente in via di alienazione) “Usatelo, usatelo…” Che cosa è arrivato agli sgoccioli?
CATERINA – (con estrema ironia) Il mondo. E non mi sopporta più.
FRANCESCO – Er monno ormai nun sopporta più nisuno.
CATERINA – (rapido momento di disperazione) Ma con gli altri non lo da’ a vedere; mentre… mentre con me è spietato; e non mi perdona nulla; appena sbaglio qualcosa, o mi lascio andare… la pago. La pago fino all’ultimo centesimo. (con tutta la sua forza) Il mondo mi odia!!!
ANTONIA – E mi pare giusto! No, dico, sarebbe ora che questo mondo si pigliasse pure una rivendicazione… Mi fate continuare per favore, visto che ora tocca a me?
CATERINA – (gridando con quanto fiato ha in corpo) Già!? E proprio con me doveva cominciare, (a Peppino) questo maledetto mondo!?
PEPPINO – Certo… Aho, e io che ne so’!? E poi questi sono fatti tuoi!
VOCE DELLO SPEAKER – Ragazzi, pubblicità.
ANNALISA – Allora, (cercando di alzarsi faticosamente) come è andata?
VOCE DELLO SPEAKER – Se fosse stato per me vi avrei citato per danni. E che ve devo di’…? E’ piaciuta da matti.
Grida, salti e abbracci di entusiasmo da parte di tutti
PEPPINO – Mah!? Che vi avevo detto: più sei stupido e più ti lasciano apparentemente conquistare il mondo: tanto sei innocuo, e prima o poi ti seghi le gambe da solo.
ANTONIA – Già! (di colpo è triste e pensierosa, poi, verso le telecamere…) Ehi, dalla regia? abbiamo finito, adesso?
VOCE DELLO SPEAKER – Se dovesse finì “adesso” noi dovremmo paga’ le more, e voi non becchereste l’anima di un quattrino.
ANNALISA – Ma davvero?
FRANCESCO – (contro Annalisa) Ma lo capisci te che…? Lo capite almeno voi che qui siamo solo delle cavie per i loro maledetti esperimenti? (gli altri cercano di calmarlo)
PEPPINO – (si rivolge ad una delle telecamere) Senti Grande Coso; credi che non l’abbiamo capito, noi? quello che succede qui dentro? (ora all’altra telecamera) Sulla reazione sudditante della gente e l’interazione psicologico-sociale che ne viene fuori, i maledetti protocolli echeloniani si arricchiranno sempre di più; e sulle spalle di quattro deficienti si ingozzeranno.
ANNALISA – Cinque.
PEPPINO – Anche voi del Grande Coso infine siete solo strumenti, come e peggio di noi!
CATERINA – Bravo! (gli sono tutti intorno) Gli hai dato quello che si meritano.
PEPPINO – Grazie. Grazie. (dopo altri complimenti a soggetto da parte di tutti viene lasciato a se stesso)
ANTONIA – Ma… una volta fuori di qui… sarò importante ancora, anche se solo in apparenza, per qualcuno? O ritornerò a essere quella briciola sperduta per il mondo, senza neanche il calore di un faro; l’ammiccamento di una telecamera, l’interessamento strumentalizzante della pubblicità? Come potrò vivere? (con rivoltamento di toni e di atteggiamento) Voglio andarmene in un deserto…
FRANCESCO – Me sembri, scusa se te lo dico, un tantinello confusa de testa…
CATERINA – E… chi ti vedrà, nel deserto?
ANTONIA – Ma lì almeno ci stai, nel deserto. (come se cominciasse ad essere “illuminata”) Voi non ci crederete, ma se sarò sola, veramente sola, io credo che a quel (c.s. in crescendo) punto mi guarderà l’unica persona che lo potrà fare; che lo potrà fare veramente… Veramente! (guardando di colpo in alto e ricevendo una leggera luce in più, mirata sul suo volto)
FRANCESCO – Guardate; ce l’ha con l’inquilino del piano de sopra…
PEPPINO – Ignorante!
ANNALISA - Sta parlando di Dio!
Pausa, si affievolisce la luce, Antonia abbassa lo sguardo verso i suoi amici…
ANTONIA – E, se permettete, a me non sembra poco.
Come scioccati
ANNALISA – Come…? come Dio!?
PEPPINO – Certo! (pausa, poi con impeto istintivo) Quando non ci guarda nessuno… (prendendo coscienza anche lui del significato possibile) ci guarda Lui. Lo sanno tutti.
CATERINA – Tutti chi?
PEPPINO – Tutti quelli che sanno.
ANTONIA – Io non lo sapevo… (come trasognante in questa sua nuova illuminazione) Ma da qualche tempo… Insomma… qualcuno mi... Posso dire… Possiamo dire allora che se (guardando verso l’alto) applaude Lui, io lo so’… il successo è quello vero, ed è per sempre.
FRANCESCO – E se… Certo! Ma se… Se invece ce guarda quarcuno, che so’ n’omo de strada?
ANTONIA – Sì…! (dopo un’altra pausa) Dio ci vede anche attraverso gli occhi di quel qualcuno.
FRANCESCO – Er teologo che dice?
PEPPINO – E’ vero!
FRANCESCO – E se… un sacco de folla??
ANTONIA – Sì…! (c.s.) Dio ci vede anche attraverso gli occhi di tutta quella folla.
FRANCESCO – Er teologo!?
PEPPINO – Certo, è vero!
FRANCESCO – Venti milioni di persone?
ANTONIA – Sì…! (c.s.) Dio ci vede anche attraverso gli occhi di tutta quella folla.
FRANCESCO – Er teologo dice…!?
PEPPINO – Verissimo!
FRANCESCO – Bene! Ma fateme capi’. O qualcuno ce guarda o non ce guarda nisuno chi ce vede è… è sempre e solo…
ANNALISA – Dio! E l’ho capito pure io.
FRANCESCO – E bèh, e se l’hai capito pure te allora è proprio la fine der monno.
Immane boato, forti rumori di martello pneumatico, picconate con forte eco. E mentre una
parete viene sfondata e vi si apre un’apertura abbastanza grande da far passare
comodamente una persona una voce risuona minacciosa.
VOCE MINACCIOSA – Così imparate! Chi scarica Stefano la paga; perché Stefano è er mejo.
CATERINA - Dio… mio! E chi è?
ANNALISA – Stefano mio.
PEPPINO – Fermi… Egli ci ha visto, ha avuto pietà del Suo popolo e ha aperto le acque del Mar Rosso!
FRANCESCO – Guarda che quello è un muro, e a mannallo a terra è quel morto de’ sonno der su’ fidanzato..
PEPPINO – E’ allora? Non lo sai che noi siamo le mani di Dio? Ebbene, ora se non ci sbrighiamo ad attraversarlo, il Mar Rosso, esso si richiuderà e noi affogheremo in un oceano di cacca, poiché la tazza del bagno ormai si è intasata e Telebuzzicona ci dedicherà un requiem per deficienti in diretta.
FRANCESCO – Ragazze…Via!! Via! Via fori!
Stanno per scappare, ma poi…
ANNALISA – Aspettate! Perderemo tutto. Niente più fama, soldi… bestialità da dementi… Ma… quasi, quasi…forse ci conviene…
TUTTI - …mannà a morì “ammazzati” tutti sti’ poveri Grandi Fratelli stronzi di questo mondo, (gridando) LADRO!!! Viaaa!
I ragazzi scappano tutti,gridando come ossessi “Via!” Dopo qualche attimo:
VOCE DELLO SPEAKER – (come la voce del computer che lentamente viene spento in “2001, Odissea nello spazio”, lo speaker rallenta e affievolisce) Ragazzi! Ragazzi, scusate… ma dove andate?… dove state andando? Ragazzi, tornate indietro; ci sono troppi milioni in ballo. Troppo. Ragazzi… non scherzate, per favore… per carità. Ragazzi…? Pensate ai vostri figli… al vostro futuro… A noi. Ra…gaz…zi… vi avevo preparato un nuovo mondo… un nuovo ordine… Non fatelo, vi scon… giu… ro… Un… nuovo… ordine... Vi scon… giu…rooooOOOO…
In buio
FINE