GIRALA COME VUOI NON CAMBIA NIENTE
Commedia brillante in du atti di:
Rocco Chinnici
PERSONAGGI
Alfonso barone
Lucrezia baronessa
Agatina figlia
Calogero maggiordomo
Succchiamiele
Lorena moglie di S.
Lorenzo figlio
Totò fidato di Sucameli
Capita spesso a chi ha il vizio del gioco delle carte, di perdere quello che in
tanti anni, magari con sacrifici, ha accumulato. Ma... quando deve giocarsi la
moglie per rifarsi dalla perdita e finire col perdere anche quella, scoprendo
anche che... è proprio il caso di dire: “è come piovere sul bagnato”.
(Salotto di un vecchio castello del barone Alfonso...)
LUCREZIA
(Vestita come solgono fare quelle donne che vorrebbero imitare la borghesia, con
indumenti alla sanfrasò) Tutto, vengono a prendersi tutto! Si puo’ sapere come
hai potuto far questo? Pure il collier della buonanima di tua madre! La
pariurres (errori voluti) di tua nonna, marchesa di Parcovecchio! Come! Una
famiglia onorata come la nostra... del casato di Petrosino! E ora, che baronessa
sono se non ho più niente, me lo vuoi dire? Me lo vuoi dire chi ti porta in
questo brutto viziaccio di gioco? Ma come, non pensi alla fine che ci hai fatto
fare in quattro e quattr’otto a me e a tua figlia? Solo la Baronìa ci è rimasta!
E fortuna che questa non puoi giocartela!
CALOGERO
(Entrando preoccupato) Signora baronessa, signora baronessa! (S’accorge del
barone e si rivolge a lui) Ah, vossignorìa qui è? Ci sono qui fuori due persone
con una faccia che non promette nulla di buono e cercano di vostra signorìa.
LUCREZIA
Vostra signoria, vostra signorìa... un tempo!
CALOGERO
Non capisco, signora baronessa, che vuol dire che don Alfonso non è più… don
Alfonso? (A don Alfonso) E dunque come devo chiamarla d’ora in avanti? Basta più
barone?
ALFONSO
(Gay. Parlerà come tale) Calogero, oh Calogero! Finiscila pure tu e vedi un po’
che vogliono quelle persone.
CALOGERO
Servo di vossignoria, signor barone (esce).
LUCREZIA
Guarda che se sono venuti quelli a ritirare tutto, di’ loro che tornino un’altra
volta; Sta per arrivare nostra figlia dal colleggio e non voglio s’accorga di
niente.
ALFONSO
Come fa a non accorgersi di niente? Prima o dopo non capira? Non viene a saperlo
che vi ho trascinato alla rovina? Non potevano cascarmi le mani quando cominciai
a giocare a carte la prima volta!
LUCREZIA
Ah, ora, ora lo dici, ora che hai perso tutto!
CALOGERO
(Rientrando) Uno dei due m’ha detto di riferirvi di chiamarsi Succchiamiele,
(Lucrezia sbalordisce) e vuol parlare a vossignorìa; cosa mi comanda? Lo faccio
accomodare o dico loro di aspettarla nel salone?
LUCREZIA
Oh, signore, quanto siamo caduti in basso! Con che gente abbiamo a che fare! Con
quel… Succhia… sangue! Altro che miele!
ALFONSO
Di loro che entrino. (Calogero esce a chiamarli). Ora ti lamenti pure tu?
Ricordi quando te lo tenevi stretto tra le braccia dicendomi che lo facevi per
tenerezza che era ammalato… poverino, mi dicevi, lo hai dimenticato?
LUCREZIA
Malato, si! Ho sempre desiderato che tu avessi avuto la sua stessa malattia!
ALFONSO
(Facendo un gestaccio) Tieh! Io mi sento sano come un pesce!
LUCREZIA
Eh, poteva succedere che non c’era di mezzo il pesce!
CALOGERO
Si accomodino. (Suchiamiele: un uomo malandato con tic nervoso come se ballasse,
e sputi facili; mentre l’altro è il solito brutto ceffo che va a compagnia per
riscuotere e minacciare quando occorre).
SUCCCHIAMIELE
Baciao le mani a vossignoria! Signora baronessa! I giorni corrono e vi rendono
sempre più bella! Buon per me! Come ai tempi passati, in ottima forma! (A Totò)
E’ vero, Totò? (Tic e sputi a soggetto).
TOTO’
Se lo dice lei.
LUCREZIA
Cosa volete alludere tutti e due?
SUCCCHIAMIELE
Pure suscettibile la baronessa! (In modo che altri non possano sentire) Ch’è! La
signora ha dimenticato i tempi di una volta?
LUCREZIA
(Sempre che gli altri non sentano) La prego di lasciar perdere, e dimenticarveli
i tempi di… una volta!
SUCCHIAMIELE
Ah, il lei ora mi dai? (A Totò) E’ diventata signora, ora... (un po’ d’ironia)
la signora.
LUCREZIA
(Lo strattona un po’) Le ho detto di smetterla! E già che ci siamo le consiglio
di darmi del lei.
CALOGERO
(Rientra perché s’accorge di qualcosa che non va) Signora Baronessa, tutto... a
posto?
LUCREZIA
Si, si, grazie Calogero, vai pure.
SUCHIAMIELE
E’ diventata combattiva la signora; vero, Totò?
TOTO’
Se lo dice lei.
CALOGERO
Questo solo due parole sa dire?
LUCREZIA
Vai, vai tu Calogero, lascia perdere.
CALOGERO
Col vostro comando, signora baronessa (esce).
LUCREZIA
Per farla breve, signor... succhia inchiostro...
SUCCHIAMIELE
Miele, solo miele... (in confidenza) Anche il mio nome, ha già dimenticato?
(Ritornando a parlare normale). Allora mi ascolti (al barone) anche lei. Sono
venuto per sapere dove si trova tutto quello che dobbiamo caricare sul carro
(tic e sputi).
LUCREZIA
Vuole smetterla con queste porcherie? Ha forse dimenticato di trovarsi al
castello del barone Petrosino? (Al marito) E tu non parli? Niente gli dici?
ALFONSO
(Facendo un saltellino molto effeminato e col fazzoletto in mano) Finitela,
Succchiamiele!
TOTO’
(Lo beffeggia rifacendo il movimento e la voce) Abbassi le mani... (beffeggia,
facendo il saltellino, il barone che lo aveva fatto prima) baroncino! Don
Eduardo ma dove mi ha portato? Sembra di trovarmi... non riesco a trovare il
termine. Questo (al barone), che non si capisce da che lato pende, quest’altra
(indicando la baronessa) che sembra una… matriosca; ma… sicuro al castello
siamo? Mi pare di stare in una casa d’appuntamenti!
LUCREZIA
Ah, no! (Al marito) Cosa spetti a a buttarli fuori? Non hai capito per chi ci
hanno preso?
ALFONSO
(Ha paura) Veramente non ho sentito proprio niente.
TOTO’
(Facendogli segno col coltello) Ha fatto bene a non capire, carissima...
donzelletta!
SUCCHIAMIELE
E allora! (Sputi e tic) Volete dirmi dove si trovano le cose da caricare?
LUCREZIA
Per forza dovete prenderle queste cose? Sono ricordi del vecchio baronato! E
poi… quel bel collier di mia suocera, la pariurres (errore voluto) della nonna
di mio marito...
SUCCHIAMIELE
E finitela di recitare! La baronìa appartiene a suo marito, signora… baronessa!
E poi, i debiti di gioco si pagano; non è vero Totò?
TOTO’
Tutti! Se no... (ad Alfonso facendo segno di tagliargli il coso) zamt! (Alfonso
si tocca impaurito e sale sul salottino).
LUCREZIA
...Se no...?
TOTO’
Zamt! Che vorrebbe dire tagliargli l’oggettino al barone.
LUCREZIA
Ah, mi pareva! (Al marito) Su, dai che aspetti? Tanto, per quello che serve...
mentre gli oggetti di famiglia hanno unn grandissimo significato. Si, forse è
meglio fare così!
SUCCHIAMIELE
Scusate, e io cosa me ne faccio del… Totò ha solo voluto dargli un avvertimento.
Al barone non è piaciuto giocarsi anche il mobilio? Lo ha perso e quindi siamo
venuti col carro a ritirarlo.
LUCREZIA
E… senta, scusi, si può sapere a quanto ammonta la perdita… in cifre, di mio
marito?
SUCCHIAMIELE
Dunque, diciamo che… (facendo i calcoli) ad occhio e croce… cento milioni tondi
tondi.
LUCREZIA
(Sbalordita) Cento... cosa? E dove li prendo tutti questi soldi?
SUCCHIAMIELE
A me? A suo marito ha da chiederlo!
LUCREZIA
(Al marito, inviperita) Ah, se fosse ancora vivo la buonanima di tuo padre!
Giocarsi tutti i beni di famiglia alle carte!
SUCCHIAMIELE
Ah perché… lei non fa parte dei beni di famiglia?
LUCREZIA
Io? Certo che si! E… (imbarazzata) scusate, che centro… io?
SUCCHIAMIELE
Perché non glielo ha detto il barone che lei… fa parte del… pacchetto?
LUCREZIA
Pacchetto! E ch’è pacchetto di viaggi?
SUCCHIAMIELE
Proprio così, perché ora, lei, viene con me!
LUCREZIA
(Al marito) Senti, ma…
ALFONSO
Ma… cara, sono solo tre giorni!
LUCREZIA
(Al marito con veemenza) Tu sei pazzo se credi ch’io vada con lui! E se voi due
non andate subito via da qui vi cavo gli occhi con le mie mani! Sono finiti i
tempi di quando Berta fi-la-va! Ora vengo con voi! Se non filate via, chiamo
subito le guardie; o che vi pare!
SUCCHIAMIELE
E va bene, lasciamo perdere questo argomento; ma le altre (indicando i soldi)
cose le voglio, e subito.
LUCREZIA
Subito, subito! Ora butto il secchio nel pozzo e lo tiro pieno di soldi! Lo
volete capire o no che non so proprio dove andarveli a prendere tutti questi
soldi?
SUCCHIAMIELE
(Ha un’idea) Eppure… m’è balenata in mente un’idea, vediamo se vi sta bene...
visto che vi è difficile trovare i soldi e tenete tanto a queste cose
ereditate…, sa cosa possiamo fare?
LUCREZIA
Sentiamo, su! Ci dica di questa sua idea!
SUCCHIAMIELE
Tengo un figlio... Lorenzo, di poi che ha visto passare per strada giorni fa
vostra figlia ne è rimasto innamorato; e..., se voi foste d’accordo, potremmo
fare questo… affare; (sputi e tic).
LUCREZIA
(Decisa e risoluta a non accettare lo scambio, quasi agitata) No, no! proprio
questo no! No e poi no!
SUCCHIAMIELE
E va bene, signora, non c’è motivo di scaldarsi tanto! E che le ho detto?
Neanche se le avesse dato un morso una vipera! Ho solo chiesto di fare sposare
mio figlio con vostra figlia!
TOTO’
(Meravigliato, a Succhiamiele) Che... ha detto, la figlia? Perché, il barone… ha
una figlia? Davvero? E come, per virtù dello Spirito Santo? O che forse s’è
fatto un viaggetto a Lourdes, e… (indicandola) questo bel quadro è diventata una
Madonna?
SUCCHIAMIELE
Madonna, si! E tu chiudi il becco! (A Lucrezia, ch’era rimasta un po’ scossa
dalla proposta di Succhiamiele) Allora, le stavo dicendo... siccome la vostra è
figlia unica e il mio pure; vuol dire che ci imparentiamo con questa nobiltà e
diventiamo pure noi unica famiglia. (Sputi e tis a volontà).
LUCREZIA
(Riprendendosi dalla scossa) E certo, così... se sua moglie e suo figlio avranno
pure questo... (facendo il movimento quasi danzante di Succhiamiele) tic,
possiamo aprire una scuola di ballo e un… porcile.
SUCCHIAMIELE
Continui pure a far la smorfiosa! Vi do solo ventiquattro ore di tempo, più di
questo non posso fare; vossignorìa mi capisce (fa segno di soldi) gli interessi…
corrono! (Si congeda) Bacio le mani baronessa; signor barone! (Lucrezia suona la
campanella e accorre Calogero).
TOTO’
(Ad Alfonso, facendo il segnale di tagliare) E... mi raccomando… (ironico)
signorinella; se no... zamt! (Alfonso si tocca e risale spaventato sul salottino
o divanetto). I miei ossequi (a Lucrezia), signora... miracolàta!
SUCCHIAMIELE
(Lo trascina interrompendolo) Su, lascia perdere!. (Calogero accompagna i due
fuori).
LUCREZIA
(Al marito) Vedi tu, da baronessa cui mi trovo, con quale casato ho da
imparentarmi; e per cosa? Per il gioco delle carte! Mi auguro che tutto questo
ti serva quantomeno da insegnamento e abbandoni del tutto questo tuo brutto
vizio.
ALFONSO
Quindi, allora… è con loro che dobbiamo… imparentarci?
LUCREZIA
Hai forse un’altra soluzione? E poi... non sei stato tu a portarmi dentro a
questa disgrazia? (Pensierosa) E ora, come arriva tua figlia glielo farai tu
questo discorso.
ALFONSO
(Scandalizzato) No, no, no, no, no!
LUCREZIA
Si, si, si, si, si! E poi…, forse è l’unica soluzione, non vedi che non abbiamo
più come pagare la servitù, a Calogero, come fare un po’ di spesa... Non t’è
piaciuto giocare a carte tutte le proprietà? Smuoviti ora e persuadi tua figlia
prima che ci pignorano pure il castello!
CALOGERO
(Preoccupato) Ah, signor barone! Con quei brutti ceffi, ora, ha a che fare? Li
ho conosciuti, sa! Guardi che quella non è gente che scherza; se la tolga di
torno questa rogna! (Si ricorda ch’è arrivata la figlia) Ah, senta, è arrivata
la baronessa Agatina, le do una mano a prendere i bagagli dalla carrozza (esce).
ALFONSO
(Preoccupato, guarda la moglie) Già qui è! E cosa le dico, cosa le dico, ora,
alla mia Agatina!
LUCREZIA
Senti, non guardare me! Chi l’ha fatta la frittata?
AGATINA
(Entra gioiosa) Ciao mamma! (Va ad abbracciare suo padre) Papà! Lasciati
abbracciare. Come son contenta di essere finalmente ritornata a casa!
LUCREZIA
(Tra se) Fossi al posto tuo, non lo sarei proprio, e me ne tornerei da dove sono
venuta.
AGATINA
(Non capisce) Parli con me, mamma?
LUCREZIA
No, no, è con me che parlo!
AGATINA
(S’accorge, guardandoli, che c’è un’aria strana) Sapete che vi vedo... alquanto
strani? Forse c’è qualcosa che... non va?
LUCREZIA
No, no figlia mia, che vai a pensare! Con tuo padre va tutto... benissimo! Eh!!!
Liscio come l’olio! (Al marito) No? (Alla figlia) Pensa, persino… a letto!
AGATINA
A letto... che cosa?
LUCREZIA
(Non sa cosa rispondere e cerca d’inventarsi qualcosa) Niente; volevo dire che a
letto va pure bene anche se...
AGATINA
Se… cosa?
LUCREZIA
Ronfa, si propriu così, ronfa!
AGATINA
Su, mamma! Io credo che dopo tanti anni ti sarai abituata, a...
LUCREZIA
Abituata, si! Lasciamo perdere e cambiamo discorso!
AGATINA
Sai, papà, c’è giù la carrozza che cigola, e credo proprio sia arrivata l’ora di
cambiarla.
LUCREZIA
(Esclamando) Oh finalmente! Vedi? Queste si che son belle notizie!
AGATINA
(Non capisce) Eh?
LUCREZIA
No, no! Volevo dire... che queste sono belle notizie nel senso che... insomma…,
tuo padre ha un’altra bellissima... sorpresa da farti.
AGATINA
(Felicissima) Papà! E non mi dici niente? Su, su, dimmi! Qual è questa bella
sorpresa?
LUCREZIA
Io ti consiglierei di sedere... prima di ogni cosa, e comoda.
AGATINA
Seduta! E perché?
LUCREZIA
Perché... seduta comoda, la gusti... meglio la… sorpresa! Ecco si, proprio così!
AGATINA
Così dici? Allora aspetto che mi siedo... anzi mi sdraio comodissima (si stende
sul divano del salotto). Così! Ora, se vuoi, papà, puoi svelarmi la sorpresa.
ALFONSO
Io... veramente... sarei più contento se fosse la mamma a… svelartela.
LUCREZIA
No, no! Non guardare me t’ho detto, che tu glielo hai fatto il... (ironica)
regalo!
ALFONSO
Veramente questo... regalo, lo hai scelto tu!
AGATINA
(Sorpresa) Ah, ma deve essere veramente un bel regalo questo, per litigare su
chi deve donarmelo! Su, che importanza ha, se lo avete fatto assieme!
LUCREZIA
Senti, dimmi ‘na cosa, ma tu... sai... ballare?
AGATINA
Ballare? Quanti misteri! E cosa c’entra il ballo col regalo?
ALFONSO
C’entra, c’entra! Perché... se per caso questo regalo fosse di tuo gradimento,
dovresti fare un corso... (fa dei movimenti come quelli che faceva Succhiamiele)
di ballo.
LUCREZIA
(Agatina non capisce) Io direi di cominciare dal fidanzato.
AGATINA
(Continua a non capire) Di... che?
LUCREZIA
Agatina, bambiuna mia, dimmi: non è che hai già… un fidanzato?
AGATINA
Il fidanzato? Ah, ora capisco! Siccome per ballare bisogna essere in due... voi,
con la scusa del ballo, volete sapere se io ho... E... se io… fidanzato nix, è
segno che regalo...
LUCREZIA
(Preoccupata), Che cosa? Quindi l’hai già il fidanzato? (Agatina fa segno di si)
No? E… questo nix, allora chi è?
AGATINA
Mamma, nix vuol dire no!
LUCREZIA
(Esclamazione di gioia) Vai!!!
AGATINA
(Sbalordita) Oh no! Sono così confusa che quasi mi gira la testa.
LUCREZIA
Vedi, vedi che ho fatto bene a consigliarti di sedere!
AGATINA
Si, ma... il regalo?
ALFONSO
E’... si chiama...
AGATINA
Su, papà, ancora! E’, si chiama. Su, come si chiama?
ALFONSO
Succhiamiele!
AGATINA
Oh, finalmente! Succhia miele! Ora comincio a capire! Siccome sapete che a me il
miele piace moltissimo, sarà sicuramente qualche congegno che lo succhia dal
contenitore per amalgamarlo con altri sapori e farmelo gustare meglio!
LUCREZIA
Come si vede, figlia mia, che leggi molti libri di fantascienza. Ma quando mai!
Quale congegno e congegno! Il fatto è che tuo padre spesso sbaglia a pronunciare
le parole; succhia miele non è staccato, ma unito. (Al marito) Su,
raccontaglielo con parole più semplici...
ALFONSO
E allora, senti, lo conosci a Succhiamiele? Quello che gioca a carte? Quello che
ha un figlio e che è stato compagno tuo di scuola?
AGATINA
Il ragazzo… playboy?
LUCREZIA
(Non capisce) No, no, non è uno straniero!
AGATINA
Straniero… chi? Io ho detto playboy, nel senso che è… come dire… donnaiolo, si
ecco!
LUCREZIA
Tutto suo padre!
AGATINA
Tutto suo padre… che cosa?
LUCREZIA
No, niente, niente!
ALFONSO
E allora, che ne dici, Agatìna?
AGATINA
Continuo a non capire! E poi… quanti quiz! E’ così difficile arrivare al dunque?
LUCREZIA
Forse è meglio se tela narro io la storia. Devi sapere che a tuo padre… è
successa una disgrazia, e…
AGATINA
(Preoccupata) Una disgrazia? E… cosa ti sei fatto papà? E’ grave? Con chi hai
investito?
LUCREZIA
(Alfonso tace; non trova il coraggio per narrare l’accaduto) Con un mazzo di
carte!
AGATINA
(Non capisce) Eh!
ALFONSO
Ho investito, giocando, contro un mazzo di carte: terreni, mobili, gioielli…
(quasi che non riesce a trovare pace) i gioelli di famiglia, capisci!
AGATINA
Se ho capito bene, hai perso tutto giocando a carte? (Alfonso fa segno di si).
Ma... papà!
LUCREZIA
Hai capito, figlia mia, in che situazione ci siamo venuti a trovare? In poche
parole ci siamo trovati in mezzo alla strada; quindi tu…
AGATINA
(Interrompendola) …Dovrei sposare il figlio di Suchiamiele per evitare la
catastrofe! Ho capito bene?
ALFONSO
E lo farai per tuo padre, Agatina, se no siamo rovinati!
AGATINA
A saperlo me ne stavo li, in collegio! Ma cosa credete che sia merce da vendere?
Che sono un oggetto da prendere e posare dove si vuole? Io sono un essere umano,
e devo decidere io sul mio da farsi! Come faccio a sposare il figlio di
Succhiamiele, che tra l’altro non conosco e non so nemmeno chi è? So solo per
sentito dire che è un playboy, e basta.
LUCREZIA
Agatina, cosa credi che il solo amore basti per tirare avanti la famiglia? Ci
vogliono i soldi, i soldi ci vogliono, figlia mia! E il… (errori voluti) jubox,
come dici tu, ne ha tanti di soldi! Certo, hanno quel brutto difetto del (fa un
movimento di tic) ballo, però hanno i soldi!
ALFONSO
Pensaci, Agatìna, figlia mia. Potresti diventare ricca, comprarti i migliori
vestiti, le migliori carrozze! E no questa che cigola tutta!
AGATINA
Io preferisco camminare a piedi, se davvero vuoi proprio saperlo; camminare a
piedi anziché prendere uno che non conosco e che non ho mai visto.
CALOGERO
Signora baronessa, signora baronessa! C’è qui fuori…
LUCREZIA
L’ufficiale giudiziario ch’è venuto a pegnorare il castello?
CALOGERO
No, no! C’è un marocchino… uno di colore che insiste d’avere cose da vendere e
cerca di vostra signoria.
LUCREZIA
E tu gli hai aperto il portone? T’ho detto cento volte di non aprire a gente che
non conosciamo e specie s’è dicolore; sono appiccicosi e devono vederti sempre
qualcosa! Digli che non vogliamo niente.
CALOGERO
E’ già da un pezzo che glielo dico, ma lui… niente; insiste che vuol parlare con
vostra signorìa. A dire il vero mi ha fatto tenerezza, e...
AGATINA
Lascialo entrare mamma; poverino… sicuramente il bisogno induce a fare ciò che a
volte non vogliamo, e poi se vende oggetti, vuol dire che compreremo qualcosa
per aiutarlo.
ALFONSO
Non l’hai capito che non teniamo più nemmeno u centesimo? Come compriamo?
AGATINA
Io, ho qualcosa dei miei risparmi; non è che dobbiamo comprare chissà cosa.
LUCREZIA
E va bene, fallo passare.
CALOGERO
Animo nobilissimo la signorina Agatina. (Alla baronessa) Sempre ai suoi ordini
(esce).
ALFONSO
Tu sei troppo buona, figlia mia! Vorreste aiutare tutti; ma… non tutti sono come
pensi tu; capita spesso di prendere grosse cantonate!
CALOGERO
Prego, si accomodi. (Entra un bel giovane di colore, con addosso tanti oggetti
da vendere, come usano fare molti immigrati. Parlerà con l’accento marocchino o
africano).
MOAMED
Buon giorno gugini! (Cugini; è un modi di dire di queste persone).
LUCREZIA
Senti, non cominciamo con lo stringere la parentela, perché fuori dall’Italia
non abbiamo nessun parente, quindi…
MOAMED
Guale lontano, gugina! Io dire così a tutti, neanche io avere parenti in Italia!
Io essere qui perché vendere, lavorare insomma. Avere tredici mogli nello
(errore voluti) mio paese! E loro avere tantissima fame!
LUCREZIA
(Sbalordita) Tredici mogli? Allora… chissa quanti figli avrai! E dimmi, come
fai… come si dice… col coso… (allusiva) lo strumento insomma! Non è che tieni
la… protesi?
AGATINA
(Scandalizzata) Mamma!!!
MOAMED
Io, non gapire protesi! Essere strumento di musica?
LUCREZIA
Di musica, si! E che musica!
MOAMED
(Ad Agatìna) Tua nonna essere gugina sgherzosa!
AGATINA
Che nonna e nonna! Ho impressione che lo scherzoso tu sei; questa mia madre è!
MOAMED
Tua madre, questa? E quello chi essere?
AGATINA
Mio padre.
ALFONSO
Perché non ci dici quello che devi vender, invece di fare tutte queste domande?
MOAMED
(Meravigliato nel sentirlo parlare gay) Tuo padre… hai detto? Allora tu
adottata?
LUCREZIA
Senti, neanche i carabinieri tutte queste domande; vuoi dirci invece del motivo
per cui ti trovi qui?
MOAMED
Volere vendere a voi qualche cosa: riloggio, goperte, linzuola, collane,
bracciali…
LUCREZIA
Cosa? Coperte, lenzuola… tu parli come se avessi una figlia a sposare!
MOAMED
Allora tu non essere…come dire… maritata? Come mai? Tu essere troppo bella!
ALFONSO
E insiste! Ti pare che la finisce ora!
MOAMED
Ghe avere detto! Io fatto solo gomplimento a vostra figlia molto bella!
LUCREZIA
Senti, forse è meglio che te ne vai, perché noi non abbiamo proprio niente da
comprare.
AGATINA
(Che stava ammirando un braccialetto) Senti…
MOAMED
Moamed! Io chiamare Moamed!
AGATINA
Moamed, si. Dimmi, quanto costa questo bel braccialetto?
MOAMED
Solo questo comprare? Io essere venuto qui, perché voi famiglia ricca, baroni,
altrolocale! (Altolocata).
AGATINA
(Lo corregge) Altolocata, al-to-lo-ca-ta.
MOAMED
Si, si, così dire! (Dispiaciuto) Io niente soldi, no, mobile (nobile).
LUCREZIA
Ah, guarda s’è per questo, neanche noi ne abbiamo più di mobili.
AGATINA
Mamma, egli voleva dire nobile, no mobile!
MOAMED
Io, non gapire bene vostra lingua. Allora gomprare altre cose? Avere tante mogli
da mantenere!
LUCREZIA
Senti, Maometto…
MOAMED
Moamed, Moamed!
LUCREZIA
E si, si! Si può sapere quanti figli hai con tutte queste mogli?
AGATINA
Mamma, lascialo stare poverino! Su, vendimi quel bracciale. Quanto costa?
MOAMED
Tu molto buona, ed io regalartelo il bracciale!
AGATINA
No, no, non sia mai! Come, io voglio aiutarti… no, no, no, no!
ALFONSO
Si, si, si, si, si! (Lo guarda attentamente) Sai… che sei un bel maschione?
LUCREZIA
Smettila pure tu adesso! Senti… Maometto, o… come cavolo ti chiami; noialtri,
prima, eravamo ricchi! Eravamo mobili… come dici tu; ora invece non abbiamo più
nulla. Anzi ho da dirti che siamo caduti in bassa fortuna; capisci perché non
possiamo comprare niente e non possiamo aiutarti? Solo mia figlia… (indicandola)
lei, potrebbe salvare questa barca che tende ad andare a fondo.
AGATINA
Mamma, non insistere! Io non posso sposare chi pare e piace a voi! (Capisce
d’essersi comportata male) Scusami Moamed. Vedi che i problemi…, chi d’un verso
e chi dall’altro, li abbiamo tutti? Almeno tu hai avuto la fortuna di poterle
scegliere tutte queste mogli, mentre io rischio di non avere la fortuna a
poterne scegliere nemmeno uno di marito.
MOAMED
A me dispiacere tantissimo guesto tuo dolore; e se tu volere, io sapere gome
aiutare.
LUCREZIA
Io ho la strana impressione che tu non sai nemmeno ciò che dici, abbiamo da dare
tanti di quei soldi per uscire da questa storia che nemmeno lo immagini! E se
non li troviamo…, mia figlia…
AGATINA
T’ho detto che non prenderò mai colui che non conosco! A costo d’andarmi a fare
monaca di clausura, o pure chiedere l’elemosina.
MOAMED
Assai soldi voi dovere dare?
ALFONSO
Cento milioni tondi tondi!
AGATINA
Come hai fatto papà! Come hai potuto giocarti tutti i beni di famiglia?
LUCREZIA
E me? Non si è giocato pure me! Non mi vuole con lui il signor Succhiamiele! Ah,
ma io una bastonata in testa gli do non appena si permette di chiedermelo
ancora; a lui e a te pure!
ALFONSO
E perché non lo spieghi anche a loro che andavi con lui, con Succhiamiele, prima
ancora che ti perdessi a carte? Ora, ora parli che ho perso! Dov’è la
differenza, me lo vuoi dire? Per questo io ho rischiato giocandomi te, perché
pensavo di non trovare difficoltà, anche se perdevo.
AGATINA
(Scandalizzata) Papà! Non starai dicendo sul serio? Quindi, se io non sposo il
figlio di Succhiamiele, la mamma dovrà anche andare ad abitare con quel…
signore?
ALFONSO
Tre giorni, solo per tre giorni! Cosa vuoi che siano tre giorni?
LUCREZIA
Tu sei pazzo! Come, io ho fatto tanto per entrare nella retta via, e tu…
MOAMED
Forse io vere gapito quale essere problema. Se voi dare a questo… Sugghiamiele,
gentomilioni, lui non prendere vostri terreni, mobilio, gioielli… e tu non
obbligata più andare da lui?
AGATINA
Proprio così! Ed io essere libera di sposare chi voglio! Ma… come si fa?
ALFONSO
Già, come si fa, se lei non vuol sposare nemmeno suo figlio?
AGATINA
(Preoccupata) Ma come ti permetti, papà, trattarmi così?
MOAMED
Io potere aiutare; però, (Ad Agatina) tu… si, insomma tu… dovere diventare mia
moglie! Gosì io avere pure Gittadinanza Italia e non tornare più in Maroggo!
LUCREZIA
(Scandalizzata) Patre, figlio e Spirito Santo! Dalla padella alla brace! No, no,
no, no, no!
ALFONSO
Quando mai! Il Barone Petrosino col genero nero! Ma nemmeno se…
AGATINA
(Quasi piangendo) Papà, un po’ di rispetto per le persone! La volete smettere di
pensare solamente a quello che più vi è comodo? (Quasi piangendo) Non vi passa
proprio per la testa di sentire il mio parere; il parere mio, mio, che sono la
diretta interessata?
MOAMED
Tu non dovere piangere. Io aiutarti lo stesso; tu essere troppo buona. Io dare a
voi soldi, e voi pagare questo signore che voi dire. Tu pensare un pogo di tempo
se diventare mia sposa; io sapere aspettare.
LUCREZIA
Io non sto capendo più niente! Scusa ma non vai vendendo tutte queste
cianfrusaglie che tieni al collo per mantenere tutte quelle mogli che hai nel
Marocco? Ora che fai con queste mogli, le abbandoni in quattro e quattr’otto? E
non vengono qui a pestarti?
MOAMED
Questo essere mio problema, e io sapere gome risolvere. Io vendere queste gose
per finta, per gapire se potere trovare donna che fare a modo mio… garattere
diverso di quello di donne del Maroggo! Donna che... piagere insomma. In Maroggo
avere grandi pozzi di petrolio! E quelli lasciarli a quelle mie mogli. Ok (ad
Agatina) tu dire?
AGATINA
(Emozionata) Lei è…
MOAMED
Tu, daremi del tu, a me piacere di più se dopo… dovere diventare… mia moglie.
Io, ora andare la e sistemare tutto; dopo io tornare, portare soldi, e tu dare a
me risposta se maritare. Ok?
AGATINA
Ok.
MOAMED
Ghe Allah protegga la vostra famiglia (esce).
LUCREZIA
Solo allah! Ho l’impressione che qui bisogna mobilitare tutti i santi del
paradiso! (Restano a guardarsi meravigliati) Dico… non è che sto dormendo e ho
fatto un… sogno? Io mi auguro di si, perché… tu non puoi pensare di sposare uno
di quel colore! Cosa dirà la gente? La contessa Geltrude e tutti i nobili che
sono vicini alla nostra onorata famiglia?
ALFONSO
Ha ragione tua madre a dir questo. Dio ce ne scanzi e liberi, la gente non ci
guarderà più in faccia!
AGATINA
E’ possibile mai che voi pensate ai vostri porci comodi! Agli interessi, a
quello che possa pensare la gente: la contessa, ai vostri amici nobili… e alla
mia vita, a quella non pensate?
LUCREZIA
E’ appunto a questo che cerco di farti capire e pensare. E poi, potrebbe
succedere che un giorno ti stancassi di questo tuo marito… nero. E l’altra cosa
più importante è che se aveste figli, come farei io, quando cominceranno a
correre per le stanze, al buio, a trovarli?
ALFONSO
Sai che a questo non avevo ancora pensato? E’ come cercare d’acchiappare una
capra al buio!
CALOGERO
Signora baronessa, signora baronessa!
ALFONSO
Oh, Dio! Sentirgli dire a questo Calogero: Signor barone, signor barone! Sempre
baronessa, baronessa e baronessa! Il casato, mio è, no della baronessa,
Calogero!
LUCREZIA
Il casato, si! Ha da vedersi ancora come va a finire.
CALOGERO
(Entra preoccupato) Signora baronessa, c’è qui fuori quel faccia da forca di
Succhiamiele che cerca di lei.
ALFONSO
Di me?
CALOGERO
No, no! Dice che vuole la signora baronessa. Che gli dico?
LUCREZIA
Digli che son fuori con la mia famiglia.
CALOEGERO
E’ da quando è arrivato che glielo dico e lui dice d’aspettare fuori sino a che
vossignoria non rientri.
LUCREZIA
E allora digli di aspettare.
CALOGERO
Il fatto è che c’è pure la moglie e insiste di voler parlare urgentemente con
vossignoria… dice.
LUCREZIA
Dille allora che aspetti pure lei.
CALOGERO
Sempre ai suoi comandi, signora baronessa (esce).
ALFONSO
Non ho ancora capito bene se questo dice per davvero o continua ancora a
prenderci per i fondelli con: “ai suoi comandi!”
Fine Primo Atto
Secondo Atto
(Scena come prima)
AGATINA
Può essere, mamma, che si sia reso conto d’avere sbagliato poco fa, e sono
tornati per chiedere scusa?
CALOGERO
E permesso? Li faccio accomodare, vossignorìa?
LUCREZIA
Si, si, Calogero, falli passare. Quanto sentiamo cosa vuole pure… la signora!
LORENA
E’ permesso? E’ permesso? (Entra. Vestita anch’essa come volere imitare la
classe borghese. Ha messo anche un cappellino. In termini popolari
“’ntrusciata”) Entra, (al marito), entra! Lo dicevo io che erano dentro!
(Calogero esce, e Succhiamiele riprende il suo tic e sputi).
LUCREZIA
Ma… lei chi è? Come si permette di dire certe fandonie e di entrare così e senza
essere nemmeno annunciata?
LORENA
Annunziata, si! Annunziata la Madonna è stata! E lei non mi sembra per niente
una… madonna! Baronessa dei miei stivali! Dovè, dov’è il collieur e la parures?
(Errori voluti).
ALFONSO
Quelli sono gioielli di mamma e di nonna!
LORENA
E togliti di torno signorinello!
AGATINA
Ed io che pensavo, venivate per chiedere scusa. Sentite, potete tornarvene a
casa che a giorni saldiamo il debito.
LORENA
Il debito? Quale debito! Oramai l’affare è fatto, e tu… che sarai sicuramente la
baronetta, devi sposare mio figlio per come già pattuito, o ti piace, o non ti
piace!
LUCREZIA
Intanto le dico di prendere suo marito e se lo porti a casa che già ha infestato
tutto e rischia di farmi anche vomitare.
LORENA
La nobildonna ha parlato! (Poi ad Agatina) Hai sentito ciò che ti ho detto,
carissima baronetta?
AGATINA
Io, non mi prendo un bel niente, e se non andate via subito, faccio chiamare le
guardie! Dove credete di trovarvi al porcile?
CALOGERO
(Lucrezia suona la campanella e accorre Calogero) Vossignorìa ha chiamato?
LUCREZIA
Calogero, prendi la carrozza e corri a chiamare le guardie, vai!
SUCCHIAMIELE
(Lo ferma) Apetta, dove vai! (Alla moglie) Zitta! E vieni a casa pure tu! Che
motivo c’era di venire subito qua? Torniamo a casa. (A Lucrezia) Non si scomodi
a chiamare le guardie, che noi andiamo via subito; (sputi e tic) ma… torniamo
quanto prima e con mio figlio, e… per come eravamo rimasti, senza cambiare
nemmeno una virgola, ne più e nemmeno. A breve ci rivedrete tornare.
LORENA
(Sempre adirata, a Lucrezia) E preparami il collieurs e la parurress, che quando
torno li voglio trovare! (Ironica) Sua maestà! (Escono).
LUCREZIA
Sciò, sciò! Andate via, uccellacci di malaugurio e sanguisughe che non siete
altro!
ALFONSO
Io sono di là (esce).
LUCREZIA
(Amareggiata) Ma chi mi porta, chi mi porta di mittermi con questo laccio di
forca di Succhiamiele, e tradire… (alludendo ad Alfonso) quel sant’uomo!
AGATINA
Di cosa stai parlando?
LUCREZIA
Eh, figlia mia, se sapessi! Se sapessi, che imbroglio! No, no, no! Questo è
discorso che non può per nulla andare avanti!
AGATINA
Che c’è ora, mamma? Perché ti torturi tanto? Lo so, è per Moamed. Tu, non devi
preoccuparti per me. Io ho invece capito che è una brava persona, ed anche un
bel giovane. Che importanza può avere s’è ha la pelle nera, anche altri popoli
hanno la pelle diversa, e allora? Siamo tutti esseri umani, mamma! Che cosa vuoi
che sia il colore della pelle? Può servire solo a distinguerne la razza: nera,
gialla, bianca…
LUCREZIA
Ma quando mai! Io nun mi riferisco a questo.
AGATINA
E a cosa, allora?
LUCREZIA
(Va ad accertarsi che non venga Alfonso) Senti… però… è un segreto; non voglio
che altri vengano a sapere ciò che sto per confessarti.
AGATINA
Quanti misteri oggi, mamma. Parla, vuol dire che mi cucirò la bocca.
LUCREZIA
Tempo addietro, poco prima di conoscere… il barone…
AGATINA
Perché dici il barone e no mio padre?
LUCREZIA
Aspetta, aspetta a farmi parlare. Stavo dicendoti, che giorni prima di conoscere
il barone, io e Succhiamiele, spesso ci incontravamo… ci frequentavamo insomma;
e batti oggi e batti domani… sai com’è, il fuoco accanto alla paglia finì che
prese ad ardere, e lungo questo ardore, pensando di essere in cinta lo lasciai
rifuggiandomi dal barone che mi accolse con tanto affetto. Ai nove mesi sei nata
tu che sicuramente sarai frutto di qell’ultimo incontro con Succhiamiele. Capito
ora? Tu non sei figlia legittima… del barone.
AGATINA
No mamma, non è possibile!
LUCREZIA
E’ così, figlia mia.
AGATINA
Allora… Succhiamiele è…
LUCREZIA
(Quasi piangendo) Tuo padre, si! Lui è il tuo vero padre; quindi tu non puoi
sposarti con suo figlio; perché… Lorenzo è tuo fratello.
AGATINA
Ma io, a questo… papà che mi ha cresciuto gli voglio un bene da morire, come
faccio, ora a…
LUCREZIA
Perché tu pensi che io non gliene abbia voluto o non gliene voglia? O credi che
me lo sia sposato perché doveva riparare l’eventuale scandalo per la tua attesa?
Io gli ho sempre voluto bene; mi ha dato tantissimo onore e benessere… solo che
dopo gli è preso questo brutto vizio di giocare a carte, e…
AGATINA
…E ha trovato chi lo ha portato sul lastrico.
LUCREZIA
E certo, non potendo più avere me, tuo padre, cercò di farmela pagare in altro
modo, tanto che ha trovato come potermi possedere ancora, come? Convincendo mio
marito… il barone, non avendo più che giocarsi, a fargli mettere in gioco il mio
corpo; il resto lo sai già.
AGATINA
Che vigliacco! Ha approfittato del vizio di gioco del barone per… Ed io, io che
devo fare in tutto questo imbroglio, ora?
LUCREZIA
Tu… cosa? Tu non hai da fare nun bel niente, solo quello di non sposarti
Lorenzo… o meglio tuo fratello; per le altre cose non preoccuparti, nessuno
saprà mai niente.
AGATINA
Ma io non volevo sposarlo proprio il figlio di… voglio dire questo che tu dici
mio fratello; figuriamoci ora! Mamma, ti sembrerà strano, pensa pure ciò che
vuoi, ma io… io credo di volere già bene a Moamed. Mi dava un senso di
tranquillità quando parlava, che tu nemmeno immagini. Di poi che è andato via,
sento un po’ la sua mancanza, non so cosa mi stia succedendo, ma credo di
volergli veramente bene.
LUCREZIA
Figlia mia, te l’ho appena detto! L’amore è come un fuoco, un diavolo che sbuca
fuori dalle sterpaglie, e senza che te l’aspetti… arde prendendo il sopravvento.
AGATINA
E mio padre… quello che ho sempre conosciuto, insomma? Sei sicura che lui di
tutto questo non sappia niente?
LUCREZIA
Penso di no, erano passati solo pochi giorni da poi che ebbi a lasciare
Succhiamiele. Anche se… tu lo sai il difetto che ha il barone, è come si dice…
un po’ gay, però non sappiamo se può anche avere figli. Quando sei nata era
felicissimo, e questo gli è sempre bastato; è convinto che tu sei sua figlia! E
t’ha voluto un bene dell’anima.
AGATINA
Anch’io gliene voglio tantissimo, mamma, e non lo lascerei per nulla cosa al
mondo. Mi fa molta tenerezza, ora, nel sapere che lui pensa ch’io sia sua
figlia. Però, aiutami anche tu a fargli capire che io e Moamed…
LUCREZIA
Si, si, non preoccuparti. Promettimi però che questo segreto ce lo porteremo
sino alla tomba.
AGATINA
(Abbracciando sua madre) Giuro, mamma. E… (Preoccupata) E se la signora, insiste
nel voler lasciare le cose per come stanno? Cioè che io devo sposare suo figlio?
Oh, mamma, come faro, come farò?
LUCREZIA
Su, non fare così! Una soluzione la troveremo; se poi vediamo che non c’è altra
strada, vuol dire che… dirò tutta la verità.
AGATINA
La verità? E… a tuo marito, non pensi a tuo marito e al dolore che gli vieni a
cagionare nel non sapersi più mio padre?
LUCREZIA
E va bene, figlia mia! Cerca però di non farmi confondere più di quanto non lo
sia.
ALFONSO
Lucrezia, Lucrezia! (Entra un po’ come se avesse trovato una soluzione) Senti,
sentite, ho avuto una idea; ho pensato, siccome lo sbaglio l’ho commesso io e
voi non ci entrate niente, mi consegno alle guardie dicendo che i soldi che ho
da dare a Succhiamiele sono soldi persi giocando a carte… per come sono andate
veramente le cose, se la legge dice che è giusto pagare, vuol dire che ne
sconterò anni di carcere; non posso finire di rovinare la mia famiglia compreso
il baronato.
LUCREZIA
Ma cosa dici? Da dove li prendi certi discorsi? Hai dimenticato quel losco
individuo di Totò? Quello è capace di tutto, è gente che non scherza, gente
pronta a far del male se uno viene meno ai patti. Questa gente vuoi sfidare?
AGATINA
(Va ad abbracciarlo) Ma no, papà! Vedrai che troveremo il da farsi. A costo di…
ALFONSO
(La interrompe) …Sposare suo figlio? Un altro Succhiamiele? No, no figlia mia,
preferisco farmene prigione piuttosto che avere a che fare con questa gentaglia.
Non possiamo imparentarci con loro, la nostra è una famiglia di nobili. Suo
figlio ha lo stesso sangue del padre, capisci che non può essere?
CALOGERO
Signor Barone, signor Barone! (Entra un po’ sconvolto) Ci sono ancora i
Succhiamiele con Totò che hanno da parlarle con vossignoria. Dicono che a
momenti viene pure il figlio… il signorino Lorenzo. Volevo pure dirle che Totò
ha in mano una grossa corda e che spesso fa roteare, non so cosa voglia dire ma
ne capisco le intenzioni. Cosa mi comanda, li faccio passare o corro a chiamare
le guardie?
AGATINA
Io ho paura di questo tizio. Non so proprio quale che siano le loro intenzioni.
Chissà se non è meglio chiamare veramente le guardie.
LUCREZIA
Sentite che facciamo, io mi prendo un bel bastone e lo tengo in mano, pronto per
ogni evenienza; tu (alla figlia) prendi la scopa come se dovessi scopare, mentre
tu (al marito) prendi il battipanni; se vediamo che animano guerra, ci troviamo
già con le armi in pugno.
CALOGERO
Se signoria vostra mi permette, anchio vorrei…
ALFONSO
Tu, prendi una delle lance del salone e ti stai dietro la porta ad origliare; se
senti che inizia la battaglia vuol dire che entri in guerra pure tu. Su,
andiamo, prepariamoci (prendono tutti quanto detto, tranne Calogero che la
prenderà fuori la lancia).
CALOGERO V.F.S.
Quando vossignoria comanda, li faccio passare.
LUCREZIA
Puoi aprire, Calogero, e… mi raccomando, tienti pronto. (Dopo un pò aprirà la
porta ed entreranno i tre).
LORENA
Eccoci qui! (Appena li vede in quella posizione, rimane sbalordita). Ih, che è?
Tutti di pulizia quest’oggi?
TOTO’
(Entrando s’accorge anch’egli dei tre con quegli oggetti in mano) Di lavoro
siete? Vi posso… (fa roteare la corda battendola forte sul tavolo e che farà
sussultare i tre) aiutare?
ALFONSO
(Non appena Totò batte forte la corda sul tavololo, Alfonso sussulta facendo
cadere il battipanni e sale velocemente sul divano per la paura)
Su-succhiamiele, a che serve la corda che in mano l’amico suo, Totò?
SUCCHIAMIELE
(Tic e sputi sempre a soggetto) Questo è uno strumento che serve a fare aprire
le orecchie e capire bene i discorsi… difficili.
LORENA
Io direi di cominciare dal collieur e dalla pariurres: dove sono messi? (I tre
si guardano stupiti. Silenzio. A Totò) Totò. (Totò batte ancora la corda sul
tavolo) E allora?
LUCREZIA
(Vede Alfonso impaurito) Basta, basta! Che ora ve li prendo. E… vostro figlio,
vostro figlio non… viene? Non dobbiamo conoscerlo? Non dobbiamo sapere s’è in
buona salute?
SUCCHIAMIELEI
Non vi preoccupate che a momenti è qui, e il matrimonio lo faremo in
ventiquattr’ore.
AGATINA
Che cosa? Così… su due piedi? Senza che io lo conosca? (Spisidda ribatte il
nervo. Alfonso, come al solito si spaventa).
LUCREZIA
E finitela con questa lagna di battere!
MOAMED
(Si sentirà la voce di Moamed) Gugino Calogero! Cugino Calogero! Gosa fare gon
lancia in mano, gombattere?
AGATINA
Mamma, mamma! È arrivato Moamed!
LORENA
Chi è questo Maometto??
AGATINA
Il mio fidanzato! Adesso pagherà quanto vi dobbiamo, e potete tornarvene a casa,
senza bisogno di fare scomodare vostro figlio.
LORENA
Che cosa? Scordatelo! Tu è mio figlio che devi sposare per come siamo rimasti!
Altro che Maometto!
LUCREZIA
E noi dovremmo imparentare con voi? Non sia mai!
CALOGERO
(Preoccupatissimo) Signora baronessa, signora baronessa! E’ arrivato Maomed! E
mi manda ad avvisare signoria vostra che non può entrare perché nel Marocco è
stato contagiato da un virus che rischia di portare morte e pestilenza!
LORENA
(Preoccupata anch’essa, gli altri hanno paura) Che cosa?! Non ti rischiare a
fare entrare Maometto!
AGATINA
(Sta per svenire) Oh, no! (sviene).
LORENA
Non è che sia già morta la prima?
ALFONSO
(Chine su Agatina, le tocca il polso) Oh no! Questa mi sembra bella e già morta!
SUCCHIAMIELE
Io direi di andare via!
LORENA
Che cosa! Io voglio il collieurs e la parurres prima!
MOAMED
(Entra con in mano un collier che mostra a Lorena) Questo volere voi? Eccolo
qua!
LORENA
Non ti avvicinari, sai!
MOAMED
Io ora lanciare questo su di voi, e chi avere fortuna di toccare, morire subito,
come fulmine! (Entra Calogero con la lancia in mano).
CALOGERO
Aspetta Moamed. Signora baronessa io metto questa lancia negli ingranggi dietro
la porta così la sbarro e non può più iscire anima viva da qui dentro. (Esce di
corsa e chiude la porta)
SUCAMELI
Ehi, ehi! Aspetta, aspetta, cosa fai?!
LORENA
Ho la strana impressione di dover fare la fine del topo in gabia! (Al marito)
Dove mi hai portato? Il collier, la parurres! (A Totò che era bloccato per la
paura) Scappa tu! Che mi stai a guardare in bocca con quella cosa in mano? E
corri ad aprire la porta!
MOAMED
(Si para davanti la porta) Da qui non passare nessuno! E ora Gominciare gioco
(lo lancia e tutti gireranno attorno al tavolo, alle sedie... di fuggire
insomma. Non prende nessuno, e quelli si fermano mezzi morti dalla paura, ma...
mentre tirano fiato di sollievo...).
SUCCHIAMIELE
(Sputi e tic a volontà) E ora?
MOAMED
Ora avere ancora (prende dalla tasca una parure) questa da tirare.
AGATINA
(Rinvenendo) Dove mi trovo? Che mi sento strana! (S’accorge di Moamed) Moamed!
(Gli corre ad abbracciarlo).
LUCREZIA
(La chiama per paura che possa contagiarsi) No! no! Agatina, non lo toccare!
(Totò stava per avvicinarsi a Moamed).
MOAMED
(Gli avvicina la parure) Fermo tu! (Spisidda si blocca). Allontanati! Rigomincia
il giogo. Pronti...
LORENA
Ma chi me lo ha fatto fare di venire in questo inferno!
MOAMED
Uno... due... su gorrere, gorrere! (Quelli eseguono. Chi scappa sotto il tavolo,
chi gira a vanvera...) Due e mezzo; tre! (Ride).
LORENA
(Meravigliata) Ma… questa risata mi sembra di conoscerla!
SUCCHIAMIELE
(Anche lui sutupito) Allora non ero solo io a pensare la stessa cosa!
TOTO’
Ma certo! Vostro figlio Lorenzo! (Va per avvicinarsi).
MOAMED
Non ti avvicinare!
LORENA
Lorenzo, Lorenzo! Perché ti sei combinato così? Un colpo mi stavi facendo
prendere! Perché, perché?
LORENZO
Come perché, mamma? Io dovevo prima conoscere la famiglia con la quale
imparentarmi! Quale ragazza volevate darmi in sposa… E… Agatina è proprio la
ragazza che fa per me.
AGATINA
(Svenendo) Oh, no!
ALFONSO
(Accorrendo) E ora! Perché è svenuta di nuovo? Agatina, Agatina! Rispondimi!
LORENZO
Ma come, doveva essere contenta e invece….
LUCREZIA
(Sviene anch’essa) Tu... tu... oh, no!
LORENA
Oh Madonna! Che sta succedendo? E lei… (ad Alfonso che non sa dove correre
prima) Lei non sviene?
ALFONSO
Ah, pure! Non vi è bastato quanto avete combinato? Vuole pure che… Volete ora
lasciarci in pace per favore?
LORENA
E il matrimonio?
LORENZO
(Che s’era abbassato a soccorrere Agatina) Agatina, Agatina, rispondi!
AGATINA
(Rinvenendo) Che mi sta succedendo? Dove sono? Tu! Oh...
LORENZO
No, no! Aspetta un momento, non svenire ti prego! (Ai genitori) Correte a
chiamare un dottore!
SUCCHIAMIELE
(A Totò) Scappa tu! Cosa stai a guardarmi! Vai a chiamare un dotture! (Agatina
sviene ancora).
TOTO’
La porta è sbarrata!
ALFONSO
Calogero, Calogero! Apri la porta, fai presto!
LUCREZIA
(Rinvenendo) Che mi sento strana. Ch’è successo?
ALFONSO
Veramente è proprio quello che vorrei sapere anch’io! Calogero, apri t’ho detto
che serve un dottore!
LUCREZIA
No, non occorre il dottore. Ora, a momenti andrà meglio. Dov’è, dov’è Agatina?
LORENA
Certo che la commedia bene l’avete recitata! (A Lorenzo) E tu vatti a lavare,
cosa fai ancora imbrattato di colore nero?
LORENZO
Finiscila mamma, che non è più tempo di scherzi questo! (Ad Agatina) Agatìna,
Agatìna, rispondimi!
SUCCHIAMIELE
Cornuto se ne sto capendo una sola parola!
TOTO’
Vuole che batti la corda?
SUCCHIAMIELE
La corda, si! Battitela in testa la corda! Non vedi che qui sono più morti che
vivi!
AGATINA
(Rinvenendo) La testa, mi gira la testa.
LUCREZIA
Agatina, Agatina, figlia mia, come ti senti? (Aiutano a sedere Agatina). Ora...
basta! E statemi a sentire, tutti e quanti siete. (A Lorenzo) Pure tu, Lorenzo,
perché è a te di più che voglio rivolgermi. Agatìna... non potrà mai essere tua
moglie, perché...
LORENZO
Donna Lucrezia, io ad Agatina le voglio bene, e non c’è niente e nessuno in
questo mondo che possa farmi cambiare idea. Non mi interessano i soldi o quello
che mio padre dice di volere; io…
LORENA
Tuo padre, non io! A me il collier e la parurres devono dare, se no, da qui non
mi smuovono nemmeno le cannonate!
LORENZO
Ah si, questo è il bene che mi hai voluto da piccolo? Questo è l’amore che mi
hai dato?
CALOGERO
(Si apre la porta) Signor barone, ai suoi comandi!
ALFONSO
Oh, nientemeno! Potevamo morire tutti! Intanto vai a riporre la lancia che già
lo spettacolo è finito.
CALOGERO
Sempre ai comandi di vossignorìa (esce).
SUCCHIAMIELE
Sentite, noi ce ne andiamo, ma torniamo quanto prima; (a Lorenzo) e tu vieni a
casa a raccontarci la storia di questo Maometto.
LORENZO
A casa? come! E lascio qui Agatina che sta male? Non sia mai! Io, oramai ne sono
innamorato e voi potete dire e fare quanto volete!
LUCREZIA
Senti, Lorenzo, Agatina devi proprio dimenticarla, perché…, perché Agatina è tua
sorella! (Rimangono tutti impietriti a guardarsi).
LORENZO
(Meravigliato) Mia… sorella? E come?
AGATINA
Mamma, lascia perdere. (Agli altri) No..., niente, la mamma con questo svenire e
rinvenire, sicuramente... avrà battuto la testa!
ALFONSO
(Meravigliato, a Lucrezia) Che hai detto? Cos’è questo discorso di fratello e
sorella?
AGATINA
Papà! Non vedi che la mamma è più confusa che persuasa? Sicuramente...
farnetica, vaneggia, delira!
LORENA
(Al marito) Cosa ha detto? Frenetico mannaggia alla lira? Allora parlano di
soldi! E che vuol dire, che non ce ne danno più? (Ad Agatina) Senta signorina,
non cominciamo a parlare in codice perché non ottiene niente, e da qui non si va
via se non chiariamo tutto!
LUCREZIA
Qui non c’è niente da chiarire... anzi c’è solo una cosa da chiarire, che
Lorenzo e Agatina sono fratello e sorella.
TOTO’
Signor Succhiamiele, batto la corda e vediamo se si svegliano?
SUCCHIAMIELE
Senti che fai invece, entra il carro e comincia col caricare il mobilio. (Esce
con Calogero).
LORENZO
E invece lui non carica un bel niente!
LORENA
A me basta che date il collieurs e la pariurres!
LUCREZIA
Quindi se io le do queste cose vuol dire che… non c’è più bisogno che mia figlia
si sposi con...
LORENA
Proprio così, datemi queste benedette cose e noi ce ne andiamo lasciandovi tutto
il resto compreso il mobilio; siete contenta?
LORENZO
Senti mamma, per me la baronessa può darti tutto quello che vuole; la potete
girare pure come volete, per me non cambia niente! Io, Agatina, lo stesso la
sposo.
LUCREZIA
T’ho detto che Agatina devi dimenticarla! Non puoi prenderla in moglie!
ALFONSO
Vuoi spiegarti bene?
AGATINA
Papà, ancora!
LORENA
(Ironica) E certo! Non hai sentito ch’è tua… sorella?
LORENZO
Non scherzare pure tu, mamma!
LUCREZIA
(Al marito) Perdonami Alfonso, se non ti ho mai detto niente; prima che
conoscessi te, io...
LORENA
Dico, volete finirla o no di fare queste sceneggiate e mi consegnate il
cullieurs e la pariurres? Quanto siete bravi a recitare! Certo che con mio
figlio… Maometto, ora potete aprire una scuola di teatro! (Ad Alfonso) Senti,
tu, signorinello, mi vai a prendere queste cose che ce ne andiamo e finiamo
questa commedia? (Ironica) Fratello e sorella! Ma da dove li tira fuori certi
discorsi? E come brava a recitare!
LUCREZIA
Le ho appena detto che le cose gliele vado a prendere subito, basta che mi
toglie suo figlio di torno.
LORENZO
Per me, tutti e quanti siete, potete recitare sino a domani, una cosa è certa
che Agatina resterà con me!
LUCREZIA
Agatìna, e parla tu figlia mia! Diglielo come stanno le cose.
SUCCHIAMIELE
Ah, ma allora non state scherzando! Quindi ho capito bene? Tu… (Ad Agatina) sei
mia figlia?
ALFONSO
(Silenzio generale) E che è? Nessuno risponde?
LORENA
(Ad Alfonso) Ch’è anche lei si mette ora a recitare, barone? E non vi vergognate
a fare tutte queste sceneggiate per un collieurs e una pariurres?
ALFONSO
Oh Dio, se ne sto capendo una parola di quello che sta succedendo! (Alla moglie)
E allora, sono o no fratello e sorella?
LUCREZIA
Si!
LORENA
No!
LUCREZIA
Si, le ho detto!
LORENA
Ed io le torno a dire di no! E finitela ora! E ditemi piuttosto perché non
volete che mio figlio prenda in sposa vostra figlia!
LUCREZIA
E come! Non gliel’ho detto!
LORENA
Ah, si! E... chi sarebbe mio marito il padre di vostra figlia?
LUCREZIA
Si, proprio così! (Alfonso sta per svenire).
ALFONSO
Alorra io... non sono... Oh, no! (Cade a terra, cominciando a tremare tutto).
LORENA
Ecco qua! E ricominciamo con l’altro! Lucrezia va aprendere un po’ d’aceto).
AGATINA
Papà, papà!
SUCCHIAMIELE
(Tic e sputi a soggetto) Dico, vogliamo andarcene a casa e lasciamo perdere
tutto? Mi sembra che stia facendo un sogno. Ma guarda un po’ per una partita a
carte che sorta di manicomio che s’è venuto a creare!(Ritorna Lucrezia con
l’aceto e glielo mette sotto il naso).
LUCREZIA
Alfonso, Alfonso rispondi! Io sono, Lucrezia.
ALFONSO
(Smettendo di tremare e riprendendosi) Dove sono? Dove mi trovo? Dov’è, dov’è
Agatina?
AGATINA
Son qui, son qui, papà!
ALFONSO
Lucrezia, cos’è questo discorso?
LUCREZIA
Io...
LORENA
Ma guardatela! Che faccia da pesce stocco! E che recita! Non le fa pena suo
marito? Ma cosa vuol darci a bere? E sua figlia, non le fa tenerezza sua figlia?
Ma che cosa vuole macchinare? Questi discorsi da fare sono per un collieurs e
una pariurres? Mettere in mezzo mio marito... buonanima, per non pagare un
debito!
ALFONSO
Suo... marito... buonanima? (Gli viene di mancare) Oh, no! (Cade a terra e
comincia a tremare ancora).
LORENA
Cosa gli è preso a quest’altro, con questo abbassa ed alza?
LUCREZIA
(Prende il bicchiere e glielo rimette sotto il naso). Alfonso, Alfonsino!
LORENA
Alfonsino, si!
ALFONSO
Dove sono? Ancora dormo?
LORENA
Signor Alfonso, la vuol sentire la storia, si o no? E la smetta di tremare che
mi fa impressione!
ALFONSO
Si, si; ma si sbrighi, perché non ne sto capendo più niente.
LORENA
Vi stavo dicendo della buonanima di mio marito...
ALFONSO
E... allora (indicando Sucameli) lui...
LORENA
Signor Alfonso, non ricominciamo!
ALFONSO
No, no, le stavo chiedendo, allora lui (indicando Succhiamiele) chi è?
LORENA
Mio marito!
ALFONSO
(Come se stesse ancora per svenire) Vo-vostro, ma-ma...
TOTO’
(Entra, dando un colpo di corda per fare rumore; sussultano tutti) E allora!
LORENA
(Trasalita) Che venga un colpo a te e a chi ti ha messo quella cosa in mano! Vai
via! Via! (Esce).
ALFONSO
Io, oggi le penne lascio!
AGATINA
(A Lorena) Mi dica, non è che adesso riprende lei a... recitare?
LORENA
Recitare, si! Stavo dicendo che questo... vero è mio marito, ma... il secondo
marito! Il primo, e che era il padre di Lorenzo, è morto con un incidente quando
Lorenzo era ancora in fasce.
LUCREZIA
Allora... (indicando Succhiamiele) lui non è il padre di… Lorenzo?
LORENA
Quale padre e padre! Questo figlio della buonanima è!
LORENZO
Questo non è il mio vero padre; ed io non mi chiamo Succhiamiele, ma Genovese,
Genovese mi chiamo.
AGATINA
Lorenzo! Lorenzo!
LORENZO
Agatina, Agatina mia!
LORENA
(Pensierosa) E... scusate; se il padre di Lorenzo fosse stato invece lui…
LUCREZIA
(Confusa) Lui… chi?
AGATINA
Ancora, signora? Non gliel’ho detto che mia madre, poc’anzi aveva le traveggole,
farneticava...
LORENA
Ci risiamo! E ci scommetto che c’entrano sempre i soldi.
AGATINA
(Non capisce) I soldi... a chi, a mia madre?
SUCCHIAMIELE
Mi sembra la storia dei tre sordi. Una cosa è certa che col barone, a carte, non
giocherò mai più!
ALFONSO
Con lei! Io, a carte, non giocherò più con nessuno:, e se proprio mi assale il
desiderio, vuol dire che me la farò con mia moglie…
LUCREZIA
Si!
LORENZO
(Allusivo) Una par-ti-ta.
LORENA
Si, ma... com’è finita col collieurs e la pariurres?
LORENZO
Mamma! Come? Stai scherzando? Questi sono gioielli di famiglia, e che ora
spettano a mia… moglie! Perché ora… il tempo di sbrigare le carte e ci sposiamo!
E’ vero Agatina?
AGATINA
Proprio cosi! Perché... (indicando Alfonso) Papà non vede l’ora d’accompagnarmi
all’altare; è vero... papà?
ALFONSO
(Va ad abbracciare Agatina) Certo, figlia mia! (Entrano stanchi Calogero e
Totò).
TOTO’
Finalmente, abbiamo finito di caricare il carro!
SUCCHIAMIELE
E noialtri siamo pure pronti.
CALOGERO
Signora baronessa, il divano Luigi tredicesimo, pure doveamo caricarlo?
LORENA
Io vi direi di scaricare tutto invece, non vedete come sono abbracciati stretti?
(Rimarrano tutti bloccati, tranne Lucrezia che si porta sul proscenio a chiudere
la commedia narrando una piccola morale, frutto della messa in scena).
LUCREZIA
Quanta malinconìa, gioia, e sofferenza; / quanta miseria, imbrogli e mal
creanza. / Chi nasce, chi muore... / chi tradisce anche se non vuole. / Vizii e
corna a mai finire; / chi piange e chi fa finta di non capire. / Una cosa voglio
a tutti ricordare: / se vecchi, noi vogliamo diventare, / i vestiti della
pasienza abbiamo da portare. / E ora a gioco finito e senza meraviglia, /
domando a tutti: di chi era la figlia? / Di Alfonso, o di Succhiamiele? / Vi
salutu e... buoni pensieri.
Fine