I GIORNI DELL’INGANNO
commedia drammatica in un atto e undici quadri
di
PIERLUIGI AMBROSINI
PERSONAGGI
SERGIO ( il marito, il padre ) - Sui quarant’anni. Uomo dai tratti distinti,
seppure un poco leziosi.
I suoi gesti appariranno sempre misurati.
La MOGLIE - Un poco più giovane. Una grazia né presente, né assente. Le sue
parole saranno con frequenza accompagnate da movimenti scomposti delle mani e
delle braccia che ne denoteranno il nervosismo.
Un UOMO
Un PRETE
VIVIANA - Sui trent’anni. Atteggiamenti riservati più per timidezza che per
arroganza. Un sorriso triste. Una bellezza ancora vivace, non celata ma neppure
esibita.
FIGLIA VERA
) Bionda; capelli lunghi e fluenti. Una lieve frangetta sulla fronte. Fisico
esile. Abito ) di colori opachi. Nove anni.
FIGLIA FINTA
SCENA I
Il palcoscenico si presenti vuoto. Si accenda una luce di debole intensità che
ne rischiari un angolo verso il proscenio dove una bambina è seduta. Ella
stringe al petto una enorme bambola dai capelli lunghi e biondi, curati e zeppi
di nastrini.
Con movimenti incerti la bambina si alza, si guarda intorno come stupita di
trovarsi in un luogo a lei sconosciuto, poi si accorge del pubblico. Si capisce
che vorrebbe parlare. Indugia, però. Porta la mano alla bocca con movimento
esasperatamente lento che evidenzia ancor più la sua titubanza.
Infine parla con voce timida guardando nel vuoto.
FIGLIA VERA
Vi prego, ascoltateli...Lasciate che si esprimano. A modo loro si parleranno, si
spiegheranno. Anch’io li ascolterò. Certamente. ( Pausa ). A me preme
ascoltarli, neppure immaginate quanto mi prema ascoltarli!
S’interrompe stringendo ancor più a sé la bambola. Si gira e torna a sedersi per
terra. Da questo momento, nella penombra del suo angolo, assisterà allo
svolgersi della rappresentazione tranne quando sarà chiamata in scena.
SCENA II
Il palcoscenico venga illuminato da un faro posto sopra i personaggi in scena.
Sullo sfondo s’intravede un giardino pubblico con alberi autunnali, raffigurati
da disegni eseguiti da una mano infantile.
Il cielo mostra un volto grigio; attorno come nebbia.
Un solo personaggio in scena: Sergio.
SERGIO
( Mai si discosterà dal centro, quasi sia il suo cordone ombelicale. E’ nervoso
anche se tenta di nasconderlo ). Che dire ?...Come cominciare ?...La mia era una
famiglia perfetta. Inimitabile. Non se ne troverebbe una migliore. ( Breve pausa
). Vivevo accanto a mia figlia, accanto a mia moglie. Con loro. Sempre assieme.
Un’unione che si era amalgamata. Incapaci di restare separati. Era nostra la
città, erano nostre le vetrine, le ammiravamo ogni sabato pomeriggio, noi tre,
sottobraccio, erano passeggiate che prolungavamo grazie alle luci dei negozi e
le concludevamo in pizzeria, tacito itinerario che avrebbe sostituito la
banalità di una serata davanti alla tivù. ( Pausa ). Accadeva anche in altri
giorni della settimana, che sottraevo al tran tran quotidiano. Lo imponevo alle
mie donne per un diritto che mi ero arrogato. “ Usciamo, interrompi i compiti,
abbandona le faccende di casa, vi voglio accanto per mostrare alla gente quanto
sia sfacciatamente fortunato.” Difficoltà per questi insoliti orari non ne
avevo, sono stomatologo, dentista con un termine più semplice, professione che
non esito a definire pessima, un ripiego per le mie ambizioni, però mi concedeva
il lusso della libertà, bastava che avvertissi la mia assistente di spostare un
paio di appuntamenti.( Lunga pausa ). Non gradirei parlare di mia moglie. Non si
equivochi. Questa non è la mia storia o la nostra storia, questa è la storia di
mia figlia. Della mia piccola bambina, della mia straordinaria bambina, storia
fatta di respiri, di sogni, di parole, ma anche di malumori, di vanità
infantili...e della sua presenza. Della sua presenza soprattutto. (Lunga pausa
). Non avemmo altri figli, li volevamo, ma...Già lei fu attesa per quattro anni.
( Si è seduto per terra. Tace per una pausa che appaia interminabile). Quando
ebbi il primo responso della sua malattia non ritengo che esista qualcuno al
mondo che possa comprendere il mio dolore. Era un dolore che come ascia mi
riduceva in pezzi, un’incredulità che si confrontava con l’angoscia : a me, a
noi, alla nostra famiglia, non era un film, non era una storia che ti scorre
davanti, ti angoscia ma fugge via quando nella sala ritornano le luci, un dolore
che era in noi, era dentro di noi, era più della fine del mondo, era la vergogna
di sapere che presto mi sarei seduto a tavola senza mia figlia davanti agli
occhi, sorridente, chiacchierina... A tavola apprezzava ogni pietanza, anche le
verdure bollite, le zucchine, le erbette, tutte, era veramente una bambina
eccezionale... (Movimenti scomposti delle mani; un silenzio come se non
intendesse proseguire ). Le mie giornate divennero la ricerca di un sortilegio
per insidiare la realtà, quando ininterrottamente, notte e giorno, giorno e
notte in me bussavano l’incredulità e l’impossibilità di contrastare il
responso. (Interminabile pausa). Era unica, non lo dichiaro perché era mia
figlia, il mio sangue... Se anche fosse stata zoppa, se fosse stata partorita
più brutta dell’anatroccolo, la mia bambina era unica, unica, unica. (Una pausa
abbastanza lunga ). Le stetti accanto, non mi permetto di affermare più di mia
moglie, ci davamo il cambio in ospedale, lei al mattino, io al pomeriggio. Non
la abbandonavo mai, al diavolo il lavoro !...Medicina nucleare, reparto
oncologia : dottore, come va mia figlia ? Collega...è più intimo, rassicura
maggiormente sul miglioramento che pare produca la nuova cura. Il ridicolo dei
colpi di tosse, dei silenzi improvvisi come se l’attenzione fosse stata
calamitata dalla tele accesa nella stanzetta...Stupidaggini. Ella mi moriva. Mia
figlia mi moriva ! ( Un urlo ). Mi moriva ! ( Si blocca, poi riprende quasi
sottovoce ). Non sapevo capacitarmi che i suoi occhi non avrebbero mai più
incontrato i miei, che mia figlia non avrebbe provato a crescere, a confrontarsi
con le sue coetanee, ad accostarsi all’amore...Lei : cancellata e mantenuta come
prova della sua rapida presenza da alcune foto, dalla vestina della sua Prima
Comunione lavata e ripiegata nell’armadio... Lei ! Lei, la mia bambina! ( Soffia
sul palmo della mano. Lungo silenzio. Poi riprende ed il tono della sua voce si
è fatto sereno ). Grazie a Dio l’ho ritrovata. Eccola, non la vedete ?
Sul lato apposto alla Figlia Vera appaia una panchina inondata di luce, seduta
con una bambola di pezza una bambina di nove anni ; è assorta, non si accorge di
essere osservata.
SERGIO
Non sono vittima di un’allucinazione, so bene che non è la mia bambina, ma è
come se lo fosse. Frequenta la stessa scuola, cammina negli stessi corridoi,
varca lo stesso cancello ; le aule, le suore, le voci che intende non sono
mutate, i suoi occhi vedono quanto vedeva mia figlia, sorridono alle cose alle
quali sorrideva mia figlia. Le parlo, mi parla, mi accetta. Con lei il passo
della mia bambina è tornato a risuonare nelle stanze di casa, quando mi vede
corre per riferirmi la sua giornata scolastica, i pettegolezzi, i giochi
dell’intervallo... ( Si blocca. La guarda attentamente ). Non la disturbo, vedo
che è pensierosa, come potrei aggiungere i miei ai suoi pensieri, anche se
saranno stupidaggini della sua età. Già, che potrebbero essere?...
Si allontana.
Mentre Sergio ha parlato la Figlia Vera ostentatamente ha mantenuto la testa
girata dalla parte opposta ed è scomparsa nel momento dell’apparizione della
Figlia Finta.
Buio di colpo.
SCENA III
Un Uomo, un Prete, collocati al centro del palcoscenico.
La Figlia Vera, ritornata al suo posto, ascolterà con attenzione; talvolta
annuirà compiaciuta.
UOMO
( Rivolto alla platea, ma evitando di fissarla). Vedete ? Sfrutta la sua
indubbia eloquenza quale espediente per distrarre la coscienza. Espediente ben
miserevole. Lui è colpevole, giungo ad affermare senza ricorrere a ipocriti giri
di parole, che ha ucciso sua figlia. Non con queste ( indica le mani ) imitando
un contadino che sacrifica il capretto per festeggiare la Pasqua. La bambina si
sottoponeva ad una cura innovativa, esistevano fondate possibilità di
guarigione, lo dicevano i primi riscontri delle analisi. Necessitava di
tranquillità e di attenzioni, ma quest’uomo che si era autoproclamato il padre
migliore, il padre perfetto, il padre-fratello, il padre-amico...quest’uomo di
tante affermate e conclamate virtù, le teneva la mano e le parlava, le sue
visite addirittura si erano fatte più lunghe, e la mia affermazione non appaia
un controsenso. Per ore le rimaneva appiccicato, ma con il cuore non c’era più.
Sua figlia l’aveva percepito e ne era turbata, troppo abituata a sentirlo suo,
ad averlo tutto per sè finché non si fosse addormentata. Con le forze di cui era
capace teneva stretta la mano di suo padre per non smarrirla... Intuiva, quella
ragazzina di appena nove anni, di stringere la propaggine di un corpo assente. (
Pausa ). Non si creda che abbia affermato delle cose curiose, il loro era sempre
stato un rapporto strano, che aveva escluso la moglie, cioè la mamma. Una donna
di tempra eccezionale, oltre che bella…( Compie dei passi, si avvicina al prete,
gli gesticola addosso ). Sperava sua figlia, era in uno stato di coma vigile la
sua adorata figlia, intendeva tanti passi lungo il corridoio che le rimbalzavano
nel cuore ma non percepiva quelli di suo padre, intanto il suo battito si
affievoliva sempre più, lei tremava, pensava, s’illudeva, supplicava: “ muoio e
tu, papà, hai scelto proprio questa sera per tardare? “ (Pausa ) ....Non rientrò
in tempo, difatti. Non l’ha detto, questo particolare l’ha omesso. Accuratamente
ha evitato di dirlo, il bravissimo genitore.
PRETE
Chi sei ?
UOMO
( Visibilmente infastidito ). T’importa ?
PRETE
No, nella maniera più assoluta.
UOMO
Mentisci, sei anche tu un ipocrita.
PRETE
No, non lo sono!
Silenzio
PRETE
Chi sei, ti ripeto.
UOMO
Sono un uomo che vide e non si sottrae al giudizio. ( Brusco ). Ascolta tu,
piuttosto, uomo di Dio ! Che le stesse vicino era naturale, era ammalata, era
sua figlia, eccetera eccetera, ma il suo era fumo negli occhi. ( Guardandosi
intorno compiaciuto). Domandati : dov’era veramente il suo cuore ? Perché
quest’uomo si permise di essere assente il giorno del trapasso ? Certo, non
poteva prevedere che lo anticipasse, per quanto i medici si fossero espressi
chiaramente e lui a sua volta è medico...Ma le sue assenze erano realtà di ogni
pomeriggio : cinque minuti, dieci minuti, un’evasione dalla stanza, un rientro,
una nuova evasione per un consulto con un medico, per un caffè, questo almeno le
raccontava...Prete, tu non ignori le sue menzogne. ( Il prete tace ). E poi,
ragionaci e facciamola finita, la farsa di avere in quattro e quattr’otto
sostituito la figlia che cosa ti suggerisce ?
PRETE
Tu m’incuti paura.
UOMO
( Ridendo ). Io?...
PRETE
Le tue parole.
UOMO
Il suo ultimo sorriso non fu per lei. Sarebbe morta più serena se le loro mani
si fossero strette. ( Brevissima pausa). Per quanto la serenità, in alcuni
momenti, è la sigaretta concessa al condannato che affronta il patibolo.
(Brevissima pausa. Aggiunge quasi bisbigliando ). Ma c’è modo e modo per morire.
Se il padre non fosse stato…a spasso per l’ospedale avrebbe potuto avvertire la
madre, farla accorrere, esserle entrambi accanto al momento del trapasso…
PRETE
Che vuoi?
L’Uomo non risponde, esce di scena girandosi ad ogni passo verso il suo
interlocutore. Sul suo volto un ghigno.
UOMO
( Ormai sul limitare del palcoscenico ). Che voleva lui, semmai.
PRETE
Non ti seguo.
UOMO
Il tuo Dio sa.
PRETE
Dal tuo gioco è fuori.
UOMO
Ne sei sicuro?
PRETE
Sei pazzo. Dio sa, vede, predispone ma, ti ripeto, dal tuo gioco è fuori. Vedi,
se Dio interferisse…
UOMO
Risparmia alle mie orecchie il sermone. ( Il prete compie con le mani un gesto
evidente di rassegnazione ). Dunque, se è come tu dici, Dio era consapevole del
suo gioco e se non intervenne fu un perfido padre celeste per la bambina.
PRETE
Uomo, tu sei totalmente uscito di senno.
UOMO
Lo credi?
Silenzio
UOMO
Potremmo giocare ai dadi le nostre ragioni. Non avrei esitazioni, l’alea sarebbe
mia sicura compagna.
Esce canticchiando con un tono insolente e ripetendo: “ l’amore… Già, l’amore.
Che cosa non si è disposti a fare per amore? ”
PRETE
( Bisbigliando ). Quanto accadde lo sconvolse, non occorre che un briciolo di
umana pietà per comprenderlo. Era sua figlia, amata più di quanto sia
immaginabile. Più di una volta mi era capitato d’incontrarli, erano sempre
appiccicati come fidanzatini, quasi non fossero un padre e una figlia. Non
vedevano quanto li circondava, passeggiavano e discutevano dei loro segreti.
Anche durante la malattia non le fece mai mancare l’intensità del suo affetto.
Quando venni in ospedale a trovarla non mi successe di non trovare il padre
accanto a lei qualsiasi fosse l’ora.( Dopo una pausa ). Non si lenisce il dolore
di questo padre, nelle giornate che inesorabilmente proseguono si riaffacciano e
s’insinuano i ricordi ed i rimpianti. L’assenza della figlia, non confortata da
una fede robusta, a poco a poco l’ha portato dentro l’assurdo. Neanche per un
attimo l’ha pensata morta per gli uomini ma accolta da Dio. Non la visita dove
conduce la sofferenza. Non inonda di fiori la sua tomba. (Una pausa un poco più
lunga). Afferma di averla ritrovata in una bambina della scuola,una bambina
dolce, semplice, buona, che lui colma di premure, le parla come se fosse
veramente sua figlia... Di più non dico, oltre non mi permetto. ( Dopo
un’ulteriore lunghissima pausa ). Come potrebbe avere delle responsabilità sulla
morte di sua figlia ?
A sua volta esce di scena lentamente come se sulle spalle trasportasse un
macigno.
SCENA IV
Stanza d’ospedale. Due sedie. Un armadio bianco. Un comodino. Nessun’altra
suppellettile ; sullo sfondo un letto vuoto e rifatto.
Sergio, la Moglie, l’Uomo.
In un angolo del palcoscenico sono presenti il Prete e la Figlia Vera sempre con
la sua bambola.
MOGLIE
( Per l’intera scena non si rivolgerà mai direttamente al marito ). Lo odio.
Come potrei non odiarlo? Dapprima mi sottrasse la figlia, la esigeva in
esclusiva quasi s’infastidisse di dividerla con me che ero anche, combinazione
vuole, la mamma. Scientemente. Quasi, al di là di quanto esprimeva con il suo
comportamento, ritenesse la mia persona indegna ma, sfruttando un banale gioco
di parole, degna delle briciole e delle apparenze.
SERGIO
( Con un’insofferenza che si sforza di reprimere ). Non è per niente vero, non
trascuravo il nostro rapporto di coppia, semmai vedevo la famiglia in una
dimensione più confacente, mi domando come sia possibile che tu non... (
Brevissima pausa ). Non esistevamo che noi tre. Noi tre, ho detto: padre, madre
e figlia o, se preferisci, marito, moglie e figlia. Il mio comportamento era la
conseguenza del mio smisurato affetto, perché mi obblighi a ribadirlo ? ( Dopo
un’esitazione ). Non ho difficoltà ad ammettere di essermi comportato più da
padre che da marito, di avere talmente innalzato nostra figlia da comprimerti,
ma...
MOGLIE
Adesso il mio signor marito ha comportamenti indecorosi, si ritiene autorizzato
perché è fuori di testa dal dolore ( con un sorriso ironico ). Gira con
un’altra, una smorfiosa. Una bambina insopportabile, mi si creda. Viene a
prenderla a scuola, trascura lo studio dentistico, con quella bamboccia percorre
le stesse strade, ripete le stesse domande, ossessivo, ridicolo : “ come è
andata ? che cosa hai mangiato alla mensa ?... “ Un paio di volte ha persino
compiuto il sacrilegio di farla entrare in casa nostra, di mostrarle la stanza
di nostra figlia…Come se nostra figlia non ce l’avessero portata via...La
funzione, le corone di fiori, il resto, il dolore qui ( porta con un gesto
intenso una mano sul petto ) non fossero...Mi verrebbe da chiedergli se non
abbia mai supposto che anche nella persona che sposò il dolore non sia
inferiore. Purtroppo ( con astio ) non vale tentare di penetrare nella
presunzione di quest’uomo, non vale proprio!
SERGIO
( Sempre rivolgendosi alla moglie ). Come puoi avere dimenticato quando sul
divano ci bastava il più stupido dei programmi televisivi per renderci i padroni
del mondo, e tu, proprio tu, ti sforzavi di accontentare tuo marito e tua figlia
nei loro vizi, mettendo davanti ai loro occhi le torte che preparavi. Ti
dilettavi in cucina. ( Pausa. Riprende sottovoce). Nostra figlia amava la torta
alle mandorle, non sopportava quelle infarcite di panna e di crema. Mentre le
gustavamo ci stringevamo sul divano, in tre ne occupavamo meno della metà...La
nostra bambina era un ramo che fluttuava tra me e te, non spinto dalla furia del
vento ma dal gioco di un esserino che desiderava essere coccolato dalla sua
mamma e dal suo papà. Per tenerli sempre vicini, quasi presagisse...
MOGLIE
( Indicandolo ). Abbandonava in anticipo lo studio, talvolta neppure si recava
ma si guardava bene dall’ avvertirmi o, quanto meno, dal comunicarmelo tramite
la sua segretaria. Se acquistava un dono per la figlia, il dono era naturalmente
nostro, ma la scelta sua. In presenza di estranei si esibiva nel ruolo del buono
: il buon marito, il buon padre...Era prodigo di smancerie, non si rendeva conto
di quanto fosse patetico mostrando per sua moglie amore e venerazione manco (
ironica ) avesse sposato una santa.
SERGIO
Comprendo il tuo stato d’animo, probabilmente senza rendermene conto ebbi
comportamenti che feriscono.
MOGLIE
( Girandosi di scatto verso l’Uomo, che sinora si è tenuto in disparte ). In
precedenza lei ha affermato che nel comportamento di questo...signore era
presente un motivo, aveva agito seguendo una trama ben delineata. Non che ne sia
particolarmente interessata...
UOMO
M’imbarazza la sua richiesta. Preferirei che sull'argomento pervenisse la
persona più indicata...ma questa persona, guarda caso, oggi sembrerebbe assente.
SERGIO
( Come se non avesse inteso, sempre rivolto alla moglie ). Portato dal senso
estremo della famiglia, non sempre sono stato capace di distinguere i miei
sentimenti. Anche per me la passione era svanita, quella stessa attrazione che
ci aveva motivati ed esaltati era scivolata nel banale di ogni giorno. Tu poi,
devi ammetterlo, non mi stimolavi affatto... ( Dopo una brevissima pausa,
parlando con un tono di voce elevato ). Perché l’ho detto? Ti prego, non
lasciarti suggestionare, le parole che ho pronunciato sono l’espressione della
mia disperazione, io ti amo ancora, ti amerò sempre... Non credere nemmeno (
sottovoce) alle parole che altri pronunceranno.
UOMO
( Rivolgendosi alla moglie ). Ha notato che suo marito incomincia a mostrare
segni di nervosismo?
SERGIO
Non ti ho accantonato, come mi sarebbe possibile ?
UOMO
( Sempre rivolgendosi alla Moglie ). Suo marito ha esordito da molto lontano con
delle circonlocuzioni, che sono, me lo lasci affermare, di una banalità
sconcertante o, se preferisce, di una presunzione più che offensiva. Ma questa
è, in suo marito, una costante, lei non avrà certamente dimenticato quanto
dovette subire in questi ultimi mesi... ( Riceve dalla moglie un cenno di non
continuare ).
SERGIO
Ero troppo preso da nostra figlia per...
UOMO
( Quasi urlando ). Da tua figlia ?
SERGIO
( Sempre ignorandolo ). L’amore di un padre, il dolore di un padre, l’ impotenza
di questo padre davanti alla tragedia che si stava compiendo...
UOMO
( Urlando ). Da tua figlia ? da tua figlia?...
SERGIO
( Prendendo la testa fra le mani ). Lei se ne è andata ed io sono costretto a
giustificarmi... Ma forse è giusto così...
UOMO
( Rivolto alla moglie ). Vede? Adesso si affida al patetico.
SERGIO
( Si è avvicinato alla moglie ). Lasciati abbracciare, lascia che le mie mani
tornino a stringere il tuo corpo, ripetano un atto che per loro era troppo
naturale e non può essersi ridotto oggetto di una richiesta. L’intensità del
piacere che provavo, che provavamo, che ci univa ( cerca di abbracciarla )…
MOGLIE
Lasciami ! ( Sergio insiste ). Lasciami! Mi fai ribrezzo !
SERGIO
( Di colpo si placa ). Sei ancora alterata, ti comprendo. ( Dopo una breve
esitazione ). Perché non ne discutiamo con calma ? Se ti offrissi un caffè nel
bar davanti all’ospedale, come giudicheresti la mia offerta?
Mentre le parla, la Moglie si allontana.
In successione escono l’Uomo ed il Prete.
Sergio rimane solo, scuote il capo.
Buio.
SCENA V
Identica scena della precedente, stavolta il letto è sfatto.
Sergio, la Moglie, un Uomo, in più Viviana - sullo sfondo il Prete e la Figlia
Vera stretta alla sua bambola.
MOGLIE
( Mai rivolgendosi al marito ). Lo odio. Come potrei non odiarlo ? Il suo
subdolo gioco prese avvio sottraendomi giorno dopo giorno la figlia.
FIGLIA VERA
( Alzandosi di scatto ). Questo è già stato detto, queste parole sono una
ripetizione!
UOMO
Lasciala parlare, ti conviene!
La Figlia Vera torna a sedersi al suo posto controvoglia.
MOGLIE
Lo odio. Come potrei non odiarlo? Il suo subdolo gioco prese avvio sottraendomi
giorno dopo giorno la figlia. Era sua in esclusiva per diritto divino, a me
avrebbe concesso, per un ineguagliabile atto di generosità, le briciole. Non
gl’importava che l’avessero partorita i miei fianchi, scientemente aveva reso la
mia presenza marginale, se non superflua. Quasi il gradino della sua
considerazione gl’imponesse di relegare la madre della sua unica figlia nella
penombra.
SERGIO
Che dici ? Il nostro amore e la nostra famiglia erano per me valori
inseparabili. A niente altro ero interessato, non c’eravate che voi due, come
puoi in coscienza pronunciare certe stupidaggini?
MOGLIE
Da qualche tempo passeggia con un’altra bambina, le compera il gelato, si
affanna per convincerla a scegliere i gusti che la nostra bambina prediligeva:
fragola, cioccolato...Con quale coraggio ? Come se sua figlia, cioè nostra
figlia (con un imbarazzato sorriso ) non fosse morta. ( Si gira verso il marito
). L’hai dimenticato? La nostra bambina è morta, morta, mortasa! La tua bambina,
se meglio ti aggrada, non c’è più, non ci sarà più, accanto a te, accanto a noi,
sul divano, per strada, nei negozi, a scuola...Perché non accetti questa realtà?
perché non interrompi la tua pagliacciata e tieni lontano quel piccolo
mostriciattolo dalla nostra casa e dalla stanza di tua figlia?
SERGIO
Quando ci bastava un colpo di bacchetta magica per avere la città ai nostri
piedi, scomparivano le persone, le vetrine, i clacson, le automobili, le luci,
nelle sue strade non c’eravamo che noi con nuove vetrine, nuovi clacson, nuove
automobili, nuove luci, nuove persone, costruivamo ogni pezzo nel gioco del
nostro affetto, tutti erano pupazzi nelle nostre mani, neve che si sarebbe
sfaldata, se lo avessimo voluto.
MOGLIE
( Rivolta all’Uomo ). Ha affermato che nel suo comportamento è presente un
motivo, non che ne sia particolarmente interessata, ma ugualmente...
UOMO
( Come se provasse imbarazzo, guardandosi attorno ). Non saprei davvero come
esordire...
MOGLIE
Prima il coraggio non le era mancato.
SERGIO
La città ci apparteneva nella sua pienezza. La sentivo ancora più mia, la vivevo
grazie a mia figlia. Ed anche grazie a te...
MOGLIE
( Sempre rivolta all’Uomo ). Lo blocchi, la prego, non lo tollero!
SERGIO
( Divincolandosi dall’Uomo che cerca di allontanarlo ). Quando i negozi placano
la loro volgarità accendendosi alle luci ed al piacere di sognare. O
all’illusione di poter vivere sempre felici...
VIVIANA
( Materializzatasi di colpo). Non continuare Sergio, è inutile che tu continui.
UOMO
( Sorpreso e spaventato ). Ma: lei !...Lei, come si permette questa intrusione?
VIVIANA
( Rivolta all’Uomo ). Non mi reclamava, caro signore?
MOGLIE
( Rivolta all’Uomo ).Che è successo? Perché quella donna è qui?
UOMO
( Imbarazzato, quasi balbettante ). Non le rispondo, non è compito mio.
VIVIANA
Sergio era da me.
MOGLIE
( Stupitissima ). Da te ?
VIVIANA
Non siamo amanti, anticipo la tua sorpresa e la tua domanda. Sergio non è una
persona che si possa mercificare amandola.
UOMO
( Visibilmente seccato, rivolgendosi alla Moglie ). Non permetta alla signora di
essere presente in questa storia. Con furbizia addurrebbe giustificazioni sino a
mostrarci suo marito immerso in un alone di altruismo. Virtù che, sappiamo, non
è propriamente sua…
La Moglie tace, incerta.
VIVIANA
( Rivolta alla Moglie ). E’ una storia semplice, direi emblematica della vita
che ognuno di noi conduce forse inconsapevolmente.
MOGLIE
( Ripete, con voce cantilenante ; come indifferente ). Storia semplice, storia
emblematica...
VIVIANA
Tu mi conosci, tu sai quanto ami mio marito, mio figlio, il mio lavoro, quanto
ne sia orgogliosa, ma lui...Sergio non è il quotidiano, il risveglio, i denti da
lavarsi, la colazione, il tragitto casa-lavoro dentro un’auto incolonnata, la
giornata che soltanto il calendario ti conferma nel giorno e nel mese…Sergio è
la speranza che ti consente d’incominciare la giornata con il sorriso sulle
labbra.
MOGLIE
Non è il quotidiano, non è la colazione, ma è la speranza...
VIVIANA
Sergio è anche un uomo che non disconosce di avere contratto dei debiti, lui
cerca, offre, dà, si dà...
MOGLIE
Ami la famiglia, tuo marito, tuo figlio, ma in queste tanto consolatorie
affermazioni Sergio che c’entra ? Sergio è o non è mio marito ?
VIVIANA
Lo è, certamente. ( Dopo un’esitazione ). Purtroppo.
MOGLIE
Eh?...
VIVIANA
Mi è sfuggito, scusami.
MOGLIE
Brava, ti conviene. Lui è, e rimarrà, mio marito ma, concedimi, anche lui non
sfugge al quotidiano, anche lui pranza, cena, fa colazione, si risveglia con la
bocca impastata, la barba ispida, sovente di un umore non propriamente
sopportabile.... Credimi, tu non lo conosci come... ( ironica ) lo conosco io,
ma perché perdermi a dirtelo ?
VIVIANA
E’ possibile vivere e dormire per anni con una persona e non conoscerla.
MOGLIE
Cara, non ti rendi conto di quanto stai esagerando?
VIVIANA
Amarlo, abbracciarlo e rimanere un’estranea.
MOGLIE
Pensa a tuo marito e alle vostre lenzuola. .
VIVIANA
Sergio è un medico che…
MOGLIE
Pensa a tuo marito, ti ho detto ! Pensa ad abbracciarlo, ad amarlo, a stirargli
i calzoni, se non se ne incarica la vostra colf.
VIVIANA
Che ne sai tu del ripiego che si era imposto scegliendo la targa d’ottone, lo
studio con la filodiffusione, i trapani, i molari da curare...La medicina è
tutt’altra cosa.
MOGLIE
(Decisamente infastidita). Ma di che diavolo blateri ? Quanto poco lo conosci !
Da quattordici anni, tanti quanti sono gli anni del nostro matrimonio, ogni sera
il grand’uomo ripete questa lagna, una specie di elogio del suo martirio, quasi
sia stata la moglie ad imporgli questa via per raggiungere la santità.
VIVIANA
( Interrompendola ). Davvero ritieni di conoscerlo ?
MOGLIE
Vaneggi ?
VIVIANA
Te lo ripeto: ritieni di conoscerlo?
MOGLIE
Finora ho sopportato, ma non tollererò più questo tono di voce anche se ci
conosciamo da anni e qualcuno potrebbe definirci amiche.
UOMO
( Anticipando la Moglie, rivolto a Viviana ). Signora, abbandoni immediatamente
questo luogo prima che…
VIVIANA
( Sempre ignorandolo ). Era da me. Questa la sua colpa. Anch’io più di una volta
venni a trovare tua figlia.
MOGLIE
E’ indubbiamente un grande merito se lavori all’ospedale ! ( Dopo una pausa, con
voce perfida ). Ed era da te quando morì. Questo è un particolare alquanto
indecifrabile...Lo credevo accanto a sua figlia, perlomeno me lo aveva lasciato
credere...
VIVIANA
Era da me e basta.
MOGLIE
Basta ?... Esigo semmai una risposta esauriente. ( Dopo un’esitazione). Perché
era da te ?
VIVIANA
La più semplice è talvolta la realtà che non si accetta, davanti bisogna
innalzarci castelli.
MOGLIE
Un incontro fortuito?...
VIVIANA
Questo non l’ho detto.
MOGLIE
Allora qualcosa davvero mi sfugge… ( Alzando apposta il tono della voce ).
Beninteso, non è che me ne importi più di tanto...
Breve silenzio
VIVIANA
Ho fatto forza a me stessa per intrufolarmi in questa storia, ora ne esco. Il
resto lo affido al tuo sentimento per Sergio.
UOMO
( Rivolto alla Moglie). Vede ? Ogni cosa corrisponde a quanto le avevo
anticipato, s’incastra perfettamente, come i pezzi di un puzzle. La signora,
vista l’impossibilità di controbattere, preferisce indietreggiare.
MOGLIE
( Senza averlo ascoltato, sempre rivolta a Viviana). Sono talmente sconcertata,
l’emicrania mi ha preso tutta la testa, le tempie e le guance mi scoppiano...
VIVIANA
Come furono audaci le tue supposizioni, altrettanto lo siano le tue deduzioni.
MOGLIE
Non puoi cavartela così, mi devi di più.
VIVIANA
( Con un accento ironico ). Per quanto te ne importa…
MOGLIE
( Ad alta voce, mentre Viviana esce di scena ). E tuo marito ? Tuo figlio ? Loro
approvano la vostra ...amicizia ?
UOMO
Già, loro l’ approvano?...
SERGIO
( Rincorrendola, mentre si allontana, invano trattenuto per un braccio dal
Prete). Viviana, neanche uno sguardo ?
SCENA VI
Una panchina di un giardino senza alberi e senza fiori.
Sergio, la Moglie.
La Figlia Vera da lontano segue con attenzione.
SERGIO
Avevi smesso d’amarmi, le tue attenzioni erano diventate gesti che non
dissimulavano il fastidio.
MOGLIE
Non è vero, neanche per un minuto ho smarrito l’amore per te.
SERGIO
Ho cercato un sollievo ma sono pulito.
MOGLIE
Pulito ?
SERGIO
Sì.
MOGLIE
Sì ?...
Breve silenzio
MOGLIE
Ma non presente.
SERGIO
( Dopo una pausa durante la quale fissa con intensità la moglie ). L’ho cercato,
non lo nego, ma definirlo sollievo è un termine che t’indurrebbe ad equivocare.
MOGLIE
Pulito, affermi, ma non presente...
SERGIO
( Con un gesto di stizza, che ritiene ). Ti ripeti.
MOGLIE
Sono sempre in attesa di conoscere la verità.
SERGIO
Per un’ora, per quell’ora che mancai, anche tu accentui la mia colpa. La porto
ugualmente, come potrebbero non essermi tormento e rimorso averle negato
l’ultima carezza, tu sai quanto nostra figlia fosse per me...
MOGLIE
Che è successo fra voi ?
SERGIO
Non riesco, né voglio, né mai lo vorrò, eliminarla, restituirla figlia non nata,
polvere volata via. Morta, lei, morta ?... Nostra figlia, mia figlia : morta ?
morta ? Come può essersi annullata alla mia vista, alle mie attese, ai miei
risvegli...
MOGLIE
Che è successo fra voi ?
SERGIO
Libero di mente, libero di cuore, come potrei accettare l’eliminazione del mio
alito, del senso della mia vita?
MOGLIE
Che è successo fra voi ?
SERGIO
( Di vera malagrazia ). Ci conosciamo.
MOGLIE
Continua.
SERGIO
Le nostre famiglie si conoscono.
MOGLIE
( Innervosita ). Abitiamo in condomini adiacenti, suo figlio era compagno di
classe della nostra, tutte cose risapute, passa oltre, sforzati di essere meno
prolisso.
SERGIO
Abbiamo frequentato per mesi l’ospedale. L’ho incontrata, mi sono sfogato. Era
molto differente dalla persona del frettoloso saluto in strada. In ospedale, mi
ascoltava, mi capiva, mi suggeriva. Con lei la morte di nostra figlia mi
appariva meno sicura...M’incoraggiava a confidare nelle nuove terapie, mi ridava
la speranza. ( Breve esitazione.) E’ anche medico, poteva tornarci comoda...
MOGLIE
Questo non è proprio da te.
SERGIO
Un aiuto, un indirizzo...
MOGLIE
Concludi questo intermezzo agrodolce che non riesce a farmi sorridere. Ti
ripeto: che è successo fra voi ?
SERGIO
Niente. ( Pausa). Niente.
MOGLIE
Dovrei crederci ?
Silenzio
MOGLIE
Dovrei crederci?
SERGIO
( Con voce esilissima ). Certamente.
( La Moglie, dopo un attimo di esitazione, attraversa la scena e gli si
avvicina. )
MOGLIE
Chiudiamo la porta di casa come se non avessimo mai conosciuto quella donna.
Abbandoniamola dove è, una semplice vicina di casa. Insignificante, per giunta.
SERGIO
Il tuo rancore per me è improvvisamente svanito ?
MOGLIE
Torniamo quelli che eravamo prima di...Sempre che sia come tu hai affermato.
Devo credere che tu non ti sia preso gioco di me. ( Avvicinandosi ancor più,
come se fosse sua intenzione abbracciarlo). Ma a te come potrei non credere ? In
una cosa quella stupida ha ragione : sei un puro. ( Dopo un’ulteriore breve
pausa ). Ritorniamo a casa, chiudiamo la porta, gettiamo le chiavi, stacchiamo i
telefoni...
SERGIO
A casa non ci aspetta nostra figlia, la sua stanza è piena di polvere, tu
rifiuti di entrarci.
MOGLIE
Ti ho sempre mentito, è il primo atto che compio di ogni mattina, non lo
permetto a Clara, la stanza di mia figlia sono io che la tengo in ordine, tolgo
la polvere al suo orsacchiotto, alla sua collezione di peluche...
Silenzio
SERGIO
Non è più la nostra casa.
MOGLIE
Amiamoci ancora.
Silenzio
MOGLIE
Per lei.
SERGIO
( Riluttante ). Non me la sento.
MOGLIE
( Congiungendogli le braccia attorno al collo ). Per nostra figlia...
SERGIO
( Divincolandosi ). Sono come un sacco vuoto.
MOGLIE
Ti capisco, ma se c’imponiamo di credere che lei stia dormendo girata sul fianco
destro, con il suo cagnetto di stoffa nelle mani…
SERGIO
( Alzando la voce ). Quale cagnetto di stoffa nelle mani? Quale?...
MOGLIE
Se non stasera, domani…
Silenzio.
MOGLIE
Non me la racconti, allora.
Altro silenzio.
MOGLIE
Non tenti nemmeno di nascondere le tue menzogne.
SERGIO ( Con un tomo remissivo ). Che dici ?
MOGLIE
A quale trucco ignominioso sei ricorso ! Hai sfruttato tua figlia per... (
Portando entrambe le mani alle tempie ). Altro che puro, altro che...
SERGIO
Viviana mi ha ricondotto alle emozioni.
MOGLIE
Viviana ?
Silenzio.
MOGLIE
A quali ?
SERGIO
A emozioni che non ricordavo nemmeno.
MOGLIE
( Di nuovo remissiva ). Io non potrei ?...
SERGIO
No.
MOGLIE
C’è un motivo?
SERGIO
Un uomo si accorge che in lui qualcosa è mutato, io mi ritenevo immune, credevo
nell’amore indissolubile, invece...
Silenzio
MOGLIE
Dunque ( scostandosi ) è con quella là che tu...
SERGIO
Che dici ?
MOGLIE
E’ con quella puttana là, che tu...
SERGIO
Sei offensiva ed io non te lo permetto.
MOGLIE
La difendi? Vergognati!
Silenzio
MOGLIE
Difendi quella puttana mentre io...
Silenzio
SERGIO
E sia, ci sono andato a letto.
Buio.
SCENA VII
Panchina del medesimo giardino pubblico. La Figlia Vera è seduta. Sergio le sta
a qualche metro, in piedi.
Entra la Figlia Finta reggendo la bambola di pezza. Come la nota la Figlia Vera
scompare precipitosamente abbandonando la bambola.
FIGLIA FINTA
Avvicinati papà.( Sergio è assorto, non sente. La bambina insiste canticchiando
). Papà, papà, mio bel paparone...
SERGIO
Perché stamani mi chiami con tanta insistenza papà ? Quando te lo chiedo ti
fingi sorda e lasci cadere la mia richiesta.
FIGLIA FINTA
Non lo sei, forse ?
SERGIO
( Bisbigliando ). Lo sono, ma...
FIGLIA FINTA
Pensi ancora all’altra ?
Silenzio.
FIGLIA FINTA
( Con asprezza ). Che aveva più di me ? ( Si gira su sé stessa per farsi
ammirare).
SERGIO
Non trattarla così. Sai che a te permetto ogni cosa ma non questa.
FIGLIA FINTA ( Dopo un’esitazione ). Scusami, vorrei non esserne gelosa ma non
ci riesco.
SERGIO ( Tentando di ridere ). Non volermene.
Silenzio.
FIGLIA FINTA
( Nota la bambola abbandonata, scaglia lontano quella di pezza e afferra l’altra
stringendola a sé). Ti piace ? Osserva l’abitino che indossa, io l’ho
confezionato con l’ago e con il filo. Ho scelto colori intonati alla lucentezza
dei suoi capelli. Sono stata brava, vero?
Silenzio
FIGLIA FINTA
Non ricordi chi mi regalò questa bambola ?
SERGIO
Io...
FIGLIA FINTA
Sì, tu, mio bel paparone !
SERGIO
Ma… non a te.
FIGLIA FINTA
( Fingendosi stupita ). Non a me ?
SERGIO
Non a te.
Silenzio
FIGLIA FINTA
( Appoggia la bambola sulla panca, la copre con una copertina ). Mi sento
debole. Le mie braccia faticano a sopportare anche il peso di questa bambola,
ormai mi capita con troppa frequenza, non capisco che cosa stia succedendomi.
SERGIO
( Deciso ). Tu non sei malata.
FIGLIA FINTA
Le mie braccia hanno perso il loro spessore qui ( indicando l’avambraccio ) come
se migliaia di formiche vi avessero scavato delle gallerie. Perché non fai
visitare da un medico?
SERGIO
Sai bene che non sei malata.
FIGLIA FINTA
( Piagnucolando). Non mi credi ! Neanche mio padre mi crede !
Silenzio
FIGLIA FINTA
Se anch’io lo fossi, papà ?
SERGIO
Tu giochi.
FIGLIA FINTA
Se anch’io fosse malata come lo fu l’altra verresti a trovarmi in ospedale ?
Colmeresti anche me d’attenzioni?
SERGIO
Tu giochi con la malattia fortunatamente.
FIGLIA FINTA
Verresti da me? Trascureresti il lavoro per accorrere da me?
SERGIO
( Brevissima esitazione ). Verrei, certamente.
FIGLIA FINTA
Da me ?... Papà, verresti da me in ospedale ogni pomriggio?...
Breve silenzio
FIGLIA FINTA
( Sergio si guarda intorno, come distratto ). Papà, papà…
Silenzio
FIGLIA FINTA
Tu non mi vuoi bene. Per fortuna ho lei. ( Con entrambe le mani afferra la
bambola ). Sono ammalata, ho dolori che mi attraversano le braccia, le gambe,
tutto il corpo...Al mattino vorrei chiedere al sole di non affacciarsi in una
maniera tanto prepotente, vorrei riaddormentarmi sapendo di non trovarlo più al
risveglio, mi mette paura… (Lamentandosi con maggiore insistenza ). Tu non mi
ascolti, disconosci la gravità della mia malattia. Sto morendo e anche tu,
proprio tu, papà, mio papà, ti rifiuti di offrirmi un poco di sollievo.
SERGIO
Non sai, non puoi sapere !
FIGLIA FINTA
( Con un filo di voce ). Come potrei sapere ? Sono chiusa da settimane in questo
ospedale... (Urlando, improvvisamente ). Flebo, esami, bugie...Dapprima
m’illudevo, mi tratterranno un giorno, due giorni, verrà un’infermiera e
m’inviterà a rivestirmi, verrà quella che è la più gentile…Invece, giorno dopo
giorno, settimana dopo settimana, mi avvicino alla fine bloccata in un posto
orribile.
SERGIO
( Bisbigliando ). La costruzione era stata predisposta con circospezione, la
prudenza non è mai troppa. A te, che gli anni impediscono di comprendere lo
rivelo, ma ti rivelo anche il mio tormento, l’assurdo che mi distrugge. Per un
sospiro che ho sognato…
FIGLIA FINTA
Mi porgi un bicchiere d’acqua?
Sergio non si muove.
FIGLIA FINTA
Ho sete, sento bruciarmi la gola.
Sergio rimane sempre immobile.
FIGLIA FINTA
Un abbraccio almeno non me lo neghi ?
SERGIO
( Girando altrove la testa, sottovoce ). All’altra lo negai...
FIGLIA FINTA
Papà, papà, papà...
SERGIO
( Guardando nel vuoto ). Amore mio, mio piccolo fiore, conoscevo la gravità del
tuo male, eppure giocavo coi minuti. Mi attendevi, ed io ero in ospedale…Sì (
urlando ) ero in ospedale, ma non da te.
FIGLIA FINTA
Papà, papà, papà…
SERGIO
Ero fuori, sotto la tua camera.
FIGLIA FINTA
Papà, papà, papà...
SERGIO
Fuori con Viviana.
FIGLIA FINTA
( Con cattiveria). Ma io non sono l’altra, con l’altra non ho niente da
spartire.
SERGIO
La mia angoscia non si lenisce, non potrà mai lenirsi.
FIGLIA FINTA
( Urlando sempre con cattiveria ). Io non sono l’altra !
SERGIO
( Come stordito ). Che hai detto ?
FIGLIA FINTA
Non sono l’altra !
Silenzio
SERGIO
Che hai detto ?...
FIGLIA FINTA
Non hai ascoltato una sola parola! ( Piagnucolando ). Tu sei un brutto papà,
anzi, tu non sei più il mio papà. (Guarda e stringe più forte la bambola bella
disinteressandosi dell’adulto).
SERGIO
( Avviandosi ad uscire di scena dopo avere raccolto la bambola di stoffa ).
Quando tornerò tu sarai morta. Se lo sarai da qualche secondo, da qualche
minuto, da un’eternità a me non importerà, sarò atteso dalla dannazione della
tua perdita. I miei occhi che non avranno conservato il tuo ultimo sguardo. Le
mie mani una carezza per il tuo visino. Sarà l’inutilità di continuare a vivere,
allora. Sarà l’assurdità di continuare a vivere. ( Breve pausa). Mi alzerò e non
mi concederanno di averti accanto neanche per mezzo minuto nel corso della
giornata. Perché mi alzerò se tu non ti siederai davanti a me a bere il
caffelatte con tre cucchiaioni di zucchero, le fette con la marmellata ai
mirtilli, perché pranzerò, perché cenerò, perché vivrò se mai più pranzerai,
cenerai, sorriderai, discuterai, borbotterai, sospirerai, litigherai,
scherzerai...Vedrò la tivù sul nostro divano, ma tu...Sfoglierò il giornale, ma
tu...Tu non ci sei più. Ogni tuo atomo come d’incanto si è disintegrato. (
Pausa) Ed io non ho colto il tuo ultimo sguardo, le tue ultime parole. Soltanto
questo rimorso mi terrà compagnia.
SCENA VIII
Sergio, Viviana. Alberi fioriti. Al bordo del palcoscenico si è riaccomodata la
Figlia Vera senza la sua bambola. Come appisolata.
All’estremità opposta spiano il Prete e l’Uomo.
VIVIANA
Perché l’hai detto ? Perché te lo sei permesso ?
SERGIO
La tua assenza ha incitato il mio coraggio.
VIVIANA
Ha osato un sacrilegio.
SERGIO
( Dopo un’esitazione). Finalmente.
VIVIANA
No.
SERGIO
Per me è come se fosse accaduto, come se la tua vicinanza mi avesse autorizzato.
(Un’esitazione. ). Sei bella, Viviana, sei bellissima...
VIVIANA
Non è accaduto e non accadrà. ( Pausa). Entrambi lo sappiamo, Sergio.
SERGIO
Volevo sentirmi, almeno nella finzione delle parole, un uomo che conosce il
piacere delle tue braccia.
VIVIANA
Eri straordinario, eri unico: l’alone del tuo volto, la sincerità dei tuoi
tratti… Avrei voluto essere la voce che sa esprimere l’acqua della cascata,
l’iridescenza dei suoi flutti, ma tu hai rovinato tutto.
Silenzio
SERGIO
Ho perso anche te ?
Silenzio
VIVIANA
Mi hai sottratto l’idealità che avevo resa mia di te, quell’idealità che ti
aveva procurato la superiorità ai miei occhi ed al mio cuore, persino ti aveva
anteposto a mio marito, a mio figlio. ( Breve pausa). E mi era costata, quanto
mi era costata !
SERGIO
Ti amo e continuerò ad amarti.
VIVIANA
( Come se lo ripetesse a sé stessa ). Quanto mi era costata !
SERGIO
Sei tu, anche se non presente, la compagna delle mie notti.
VIVIANA
( Interrompendolo ). Non rinnegherò mio marito.
SERGIO
Anche tu mi ami, Viviana…
VIVIANA
T’inganni, Sergio, non ti amo più, ormai. ( Dopo una lunga pausa). Da quando ho
capito la tua pericolosità, ho concluso.
SERGIO
Ora mi fai ideale, ora mi fai pericoloso…
VIVIANA
Anche tu sei consapevole che la nostra storia è terminata. O, più
verosimilmente, che la nostra storia non è neppure iniziata.
SERGIO
Mi rifiuto di seguirti.
VIVIANA
Ahimè !
Silenzio
SERGIO.
Ho osservato i tuoi occhi, ho ascoltato la tua voce, entrambi esprimono il tuo
amore per me, perché ti ostini a mentirmi?
VIVIANA
E’ così, Sergio, rassegnati.
Silenzio
SERGIO
M’ingannavo ?
Silenzio
SERGIO
Spiavo e percorrevo più volte il marciapiede sottocasa, dovevi supporlo un
incontro casuale : ero in anticipo, ero in vergognoso ritardo, sicuramente eri
già passata, forse avevo corso inutilmente, tutte queste cose le ripetevo al mio
cuore...( Brevissima pausa ). Mi avevi restituito le emozioni, il gusto della
giornata quando non sono le sue ore ma alcuni suoi minuti a determinare la gioia
di viverla.
VIVIANA
( Con foga, come parlando a sé stessa ). Quasi non l’avessi capito, quasi non
uscissi da casa finché non ti avevo visto spiando dalla finestra...Anch’io se
l’incontro fosse parso casuale avrei potuto permettermelo.( Brevissima
esitazione). Ci sono delle sensazioni, sono rare come le notti che scavalchi
senza conoscere le lenzuola, e non t’importa del male di testa e della nausea
che ti assaliranno : tu corri, tu bevi, tu ridi, tu discuti, con gli amici, con
il tuo innamorato, con l’orizzonte racchiuso dentro una piazza in compagnia dei
gatti e delle vetrine spente, piove ed è una notte tetra, ma se hai la luna a
portata di mano non t’importa di niente. ( Di slancio ).Tu, Sergio, me le avevi
ridate. Quelle emozioni. Il loro piacere. Quando faticavo a seguire il tuo passo
aritmico lungo i viali dell’ospedale, quando ascoltavo i tuoi ragionamenti che
erano accompagnati dai movimenti delle mani, con te accanto vedevo le piante
cariche di foglie dai colori pieni e le aiuole tanto malridotte perfettamente
curate. ( Dopo una pausa ). Quando sognavo che le tue mani mi carpissero, mi
stritolassero, mi possedessero...(S’interrompe di colpo ).
SERGIO
Questo sognavi che le mie mani…?
Silenzio
VIVIANA
Quando sognavo che le tue mani mi regalassero l’ebbrezza, mi dessero te. ( Pausa
). Te, nella concretezza del tuo corpo.
SERGIO
Non immagini le volate per raggiungerti in ospedale quando venivo ( quasi
sottovoce ) da mia figlia, l’auto abbandonata in divieto, il timore che ti
trovassi impegnata in un consulto, o fossi arrivato in ritardo anche di un solo
minuto… (Brevissima esitazione ). Continuamente uscivo dalla stanza, abbandonavo
mia figlia, mi comportavo come un pessimo padre ma non me ne importava.
VIVIANA
( Sempre rivolta a sé stessa ). Al mattino, davanti allo specchio, me ne restavo
immobile, estasiata. Avrei volto truccarmi per farmi, come se fosse stato
possibile, bellissima, non per recarmi al lavoro ma per l’appuntamento di mezzo
minuto che ci attendeva. Ma balorda, ma confusa, ma inebetita, non ero in grado
che di ripetere il tuo nome.
SERGIO
Dovevi credere che c’incontrassimo per caso. Vorrei elencarti le volte che ero
andato avanti e indietro lungo il tratto di marciapiede sotto casa tua.
Casualmente, questo era il mio imperativo. ( Altra breve pausa). Durante la
notte pensavo a quale trucco ricorrere per non sembrarti invadente, temevo
d’infastidirti, di perderti prima di...C’era l’imperativo di non compromettere
il matrimonio per mia figlia, solo per mia figlia... Risentivo l’emozione nelle
mie viscere. Il piacere d’incontrarti, il dialogo rubato di un minuto, il fluido
che iniziava ad unirci, il desiderio di starti vicino, di trovare scuse, di
escogitare trucchi per transitare dove transitavi tu, all’ora che ti avrei
incontrata…
VIVIANA
( Guardandolo ). Per questo ti ho detto addio, per questo ti ripeto il mio
addio. Perché (sussurrando ) ti amo. Quando incontravo i tuoi occhi mi pareva di
sprofondare, che il terremoto mi si scatenasse davanti, sopra, sotto…
SERGIO
( Guardandola.) Da quando tu non ci sei più le mie giornate si sono smarrite
nelle loro ventiquattro, inutilissime ore.
VIVIANA
( Di nuovo a sé stessa ). Dovevo rinsavire, dovevo impormelo. Avevo un figlio,
un marito, dovevo rinunciare a te prima di perdere anche il sogno.
SERGIO
Non sono un sogno, sono qui, davanti a te. ( Senza muoversi.)
VIVIANA
( Indietreggiando ). No ! No ! No !
Silenzio
SERGIO
Perché vuoi ritornare alla notte ?
Silenzio
SERGIO
Perché ?
VIVIANA
Perché ti trovo bello, Sergio. ( Lunga pausa ).Perché davanti a te mi sento più
impacciata di una mocciosa alla sua prima cotta.
SERGIO
Lasciati abbracciare.
VIVIANA
No, ti prego, sarebbe un’illusione troppo pericolosa.
SERGIO
Non dirlo.
VIVIANA
Sognavo che il campanello di casa suonasse e mi portasse te, od il telefono mi
regalasse la tua voce roca, ma il telefono non suonava, il campanello idem, era
inutile che verificassi se funzionavano…( Pausa ). Sognavo di slogarmi un
caviglia, di svenire in strada, di essere travolta da un’automobile per
obbligarti a venire, finalmente mi avresti preso nelle tue braccia, mi avresti
coccolata, stretta a te sino a farmi male… (Urlando ). Non esistevano più loro
(indica lontano ) nel sogno. ( Lunga pausa ). Mettermi a letto e limitarmi a
sognare, mentre accanto mio marito dormiva, come dormiva mio figlio nella sua
camera. ( Pausa ) Sognarti, almeno sognarti…
SERGIO
Stringerti, amarti…
Silenzio.
VIVIANA
Siamo senza domani, siamo ripiombati nella realtà.
SERGIO
No! Nooo !
VIVIANA
Rassegnati.
Silenzio
SERGIO
Non posso.
VIVIANA
Perché il mio era un sogno, era mille sogni, ma fuori dal sogno ci attende tua
figlia.
Lungo silenzio
SERGIO
Perdonami.
VIVIANA
Non io devo perdonarti.
Viviana si avvicina a Sergio, gli accarezza il volto, poi si blocca. Anche
Sergio si trattiene. Entrambi si allontanano ai lati opposti del palcoscenico.
Prima di scomparire Sergio si gira e la guarda. Viviana piange sommessamente e a
sua volta esce di scena.
Irrompe l’UOMO, invano trattenuto dal PRETE
UOMO
( Guardando verso il punto dal quale Viviana è uscita). Questo sdolcinato
romanzetto d’amore non si è ancora concluso.
PRETE
L’hanno detto, non hai inteso ?
UOMO
Non lo credo affatto.
PRETE
Credo alle parole pronunciate, la signora ne era convinta.
UOMO
( Ridendo ). Non mi riferivo certo alla signora.
PRETE
Anche il marito, credimi.
UOMO
Lui no, lo escludo. Noi ( si rivolge al pubblico ) siamo abbastanza esperti
delle cose del mondo (girandosi di colpo verso il Prete ), non possiamo vedere
l’epilogo nelle parole che quel bel tomo ha pronunciato o, più verosimilmente,
si è visto costretto a pronunciare.
PRETE
Mio Dio, quanto sei contorto !
UOMO
( Sghignazzando ). Vivi fuori dal mondo, lasciatelo dire, prete !
SCENA IX
La Figlia Vera si alza dal suo posto e si colloca nel centro del palcoscenico.
Accanto Sergio e la Madre.
FIGLIA VERA
Quando giungerà il mio turno ? ( Si aggira per il palcoscenico; curiosa qua e
là, accarezza una pianta ). Capivo la morte ma non sapevo interpretarla. ( Pausa
). In ospedale giocavo alla morte, come se fosse stata una partita di tombola
contavo le caselle, che indicavano i miei giorni di vita. Giocavo a perdere. Se
sbagliavo casella e finivo in quella che mi costringeva a retrocedere esultavo,
se giungevo dove era indicata l’oca che mi obbligava a raddoppiare mi assaliva
il magone. (Come se stesse sforzandosi di ridere ). Non volevo avvicinarmi in
anticipo al traguardo. (Pausa ). Giocavo quando ero sola in camera, era il mio
segreto che seppi mantenere, neanche a mio padre e a mia madre lo confidai.
(Pausa). Altre volte fissavo il soffitto e con gli occhi immaginavo quello che
non sarei diventata. Una cantante. Una ballerina. Una madre. Con dei figli, dei
nipoti, una signora anziana ma ancora piacente, senza un filo di grasso...
Perché io giocavo ma morivo. Anche mio padre giocava, anche mia madre giocava.
Anche i dottori, anche l’altra dottoressa. Veniva a trovarmi, diceva. Mi
mentivano tutti. Mio padre si fermava molte ore ma guardava più verso il
corridoio che sua figlia. Mia madre, poveretta, probabilmente era l’unica a non
mentirmi…Del resto, come non comprenderla se si era stufata della spola fra casa
e ospedale?
SERGIO
Non puoi affermare queste stupidaggini, siamo i tuoi genitori!
MOGLIE
Non pronunciare parole tanto crudeli e tanto ingiuste. Non mi sarei mai staccata
da te, in ospedale ci sarei rimasta giorno e notte se fosse dipeso da me, i
medici e tuo padre mi rassicuravano…
FIGLIA VERA
( Senza guardali ). Credete che sia piacevole sapere di dover morire?...Non mi
atterriva il dolore fisico, a quello non pensavo, erano la mancanza delle mie
compagne che mi atterriva: loro e non voi ! Mi mancava il mio oratorio, il suo
minuscolo campo di calcio dove cercavamo di imitare i nostri compagni maschi
correndo dietro ad un pallone sgonfio, loro e queste cose mi mancavano, non voi
!
SERGIO/ MOGLIE
Perché ti ostini ad essere tanto crudele con i tuoi genitori?
FIGLIA VERA
In me si era insinuata l’indifferenza nei vostri confronti. ( Si è girata verso
il pubblico ). Sapete che cos’è l’indifferenza ? Vengono a trovarti e non te ne
importa, anzi, non vedi l’ora che abbandonino la stanza. A tenermi compagnia mi
bastava il mio gioco dell’oca. Lui non tradiva. Non aveva fretta, né pensava ad
altro.
SERGIO/MOGLIE
No ! No ! Nooo !
FIGLIA VERA
Una casella, due caselle...
SERGIO/MOGLIE
Nooo ! Nooo !
FIGLIA VERA
I miei carissimi genitori non sanno esprimere altre parole ( rivolta al
pubblico, con sarcasmo )? “ No, no, no, no...” Il più facile dei monosillabi,
quello che un bambino impara prima ancora di camminare.
MOGLIE
( Cercando di abbracciarla ). Sono io, sono la tua mamma. Venivo in ospedale,
non mancavo un mattino anche se avevo da badare alla casa, avrei dovuto impormi
di venire più spesso, tenerti compagnia durante la notte, al diavolo la casa e
tutto, non avevo compreso la gravità del tuo stato, sappi che mi mentivano, mi
dicevano dei prodigi delle nuove cure... Lui ( indicando il marito ) ha
sbagliato deliberatamente e se ne assumerà la responsabilità, non io ! non io !
SERGIO
Non darle ascolto, tua madre vaneggia.
MOGLIE
Ti ho voluto bene e te ne vorrò sempre, sono tua madre e una madre non mentisce!
SERGIO
Già, lei è maestra nel distinguere fra amore materno e amore paterno.
MOGLIE
Come potrebbe una madre non adorare chi tenne in pancia per nove mesi?
Avvicinati a me, piccolo e grande amore mio, lasciati catturare dalle mie
braccia.
FIGLIA VERA
( Non si è mossa ). A che cosa debbo stamani l ‘onore di una vostra visita
assieme?
SERGIO
Abbracciami, lasciati abbracciare da me.
MOGLIE
No, accetta le braccia di tua madre.
SERGIO
Rifugiati nelle mie.
SERGIO/MOGLIE
Da me! Da me!
FIGLIA VERA
( Ridendo ). Tacete, mi mettete paura con il vostro ridicolo bisticcio.
Appare di spalle la FIGLIA FINTA con in mano la bambola, la FIGLIA VERA la nota
immediatamente.
I genitori s’immobilizzano.
FIGLIA VERA
Ciao. ( Con un tono di voce volutamente gentile ).Vieni, accomodati accanto a
me.
FIGLIA FINTA
Non posso, sto recandomi a scuola.
FIGLIA VERA
Ho bisogno di compagnia.
FIGLIA FINTA
Sono in ritardo.
FIGLIA VERA
Fermati, ti prego. Parlami un poco delle nostre compagne, delle maestre...Mi
mancate. Neppure immagini quanto mi manchiate e quanto sia lunga una giornata
qua dentro.
FIGLIA FINTA
( Sgarbata ). Ti ho detto che sono in ritardo, non avevo voglia di uscire dal
letto… E poi, non ci tengo ad essere rimproverata dalla maestra.
FIGLI VERA
Concedimelo come favore personale, alla maestra dirai che ti sei fermata in
ospedale e lei ti giustificherà.
FIGLIA FINTA
Gioca con la mia bambola ( gliela butta ) me la restituirai al ritorno.
FIGLIA VERA
Questa bambola è mia.
FIGLIA FINTA
( Con un sorriso sarcastico ). Sino a quando ritornerò.
FIGLIA VERA
Chi occupa il mio posto? l’avete conservato libero ?... La maestra si è tagliata
i capelli corti come ci aveva detto ? Ricordo che non si decideva, con una scusa
o con un’altra ogni sabato rimandava l’appuntamento con la parrucchiera.
FIGLIA FINTA
Non cercare di trattenermi, uffa, ti ho detto che sono in ritardo.
FIGLIA VERA
Ti prego…
FIGLIA FINTA
Certo che, quando ti ci metti, diventi veramente insopportabile.
FIGLIA VERA
Per Gesù vale di più tenere compagnia ad un’ammalata che frequentare la scuola,
ce lo ripete sempre il prete a catechismo.
FIGLIA FINTA
Non posso. E poi ( con cattiveria ) trovo la scuola molto più interessante di
questo posto.
FIGLIA VERA
Ti rechi a scuola senza cartella ?
FIGLIA FINTA
Nella fretta l’ho dimenticata, inventerò una scusa.
FIGLIA VERA
( Aspettando che la Figlia Finta scompaia ). Mi mancano una mela da mordere, il
chewing-gum da masticare, il grigiore della nostra città, il suo traffico, i
suoi rumori, mi manca tutto quello che si affaccia oltre il cancello
dell’ospedale, mi mancano ( abbracciando con forza la bambola ) un padre ed una
madre per sedermi in mezzo a loro sul divano...
SERGIO
A noi manchi tu.
MOGLIE
La casa è vuota senza la tua presenza.
SERGIO
La domina il silenzio.
MOGLIE
Mi mette paura entrare nella tua stanza.
SERGIO
Sul divano non mi sono più accomodato. ( Un’esitazione ) . Vuoi che adesso io…?
MOGLIE
Preferisci che sia tua madre ad accomodarsi accanto a te ?
FIGLIA VERA
Vi manco adesso ?
SERGIO
Puoi dubitarlo?
MOGLIE
Quando passo per il corridoio e ti so nella tua stanza a studiare con la tivù
accesa, quando sta per giungere l’ora del tuo ritorno da scuola, o l’ora dei
compiti, o l’ora della merenda…
SERGIO
Perché non ci rechiamo, noi tre, in pizzeria?
MOGLIE
Ricordi il cameriere che ci serviva? Si chiamava Ivo, eravamo entrati in
confidenza, lo tiravi stupido chiedendogli gl’ingredienti di una pizza, poi
quelli di un’altra… ti divertivi, lui stava al gioco e ti rispondeva
educatamente ma faticava a celare il nervosismo.
SERGIO
Pizza margherita, quattro stagioni, capricciosa, ai formaggi, il menù riportava
quattro pagine di pizze, ogni volta ne scovavi una nuova, t’informavi: doppio
strato di mozzarella, prosciutto cotto o crudo...per poi ripiegare sempre sulla
stessa, sulla...
MOGLIE
( Anticipando il marito ). Capricciosa !
SERGIO
Preferivi accomodarti nel posto d’angolo che si spalancava verso l’ingresso.
MOGLIE
Ti piaceva osservare chi entrava e chi usciva.
SERGIO
T’innervosivi, se qualcuno esagerava nel chiasso…
FIGLIA VERA
( Con stupore ). Ricordate ancora?
MOGLIE
Come potrei avere dimenticato?
SERGIO
Come potremmo averlo dimenticato?
FIGLIA VERA
( Dopo un’esitazione ) Finalmente vi manco! (Annuiscono entrambi). La cosa mi
riempie d’orgoglio.
SERGIO
Noi, sempre assieme, di nuovo assieme...( Fa un passo contemporaneamente alla
moglie verso la figlia, ma la bambina indietreggia).
FIGLIA VERA
Già, voi eravate sempre presenti, tranne... Ma adesso andatevene, preferisco
restare sola. (Gira la testa dal lato opposto, torna a sedersi nel suo angolo di
palcoscenico). Comprendetemi, sono morta (sarcastica ), di pizze e di abbracci
non me ne importa più niente.
SCENA X
Sergio e Viviana alle estremità del palcoscenico.
La Figlia Vera, con la bambola stretta a sé, ascolta.
Spia l’Uomo.
SERGIO
( Al telefono, in piedi ). Ciao.
VIVIANA
( Altro telefono. Anch’ella è in piedi). Tu ?...( Lunga pausa ) Ciao...
SERGIO
Voglio rivederti... Vorrei rivederti, Viviana.
VIVIANA
Non è possibile.
SERGIO
Devi concedermelo.
VIVIANA
( Con un filo di voce ) Non è possibile, lo sai.
SERGIO
Perché ?
Silenzio
SERGIO
( Insistendo ). Perché ?... ( Interminabile pausa ). Ti scongiuro. Per me. Per
te. Per noi...
VIVIANA
Non insistere, ti prego.
Altra pausa.
SERGIO
Ti avessi abbracciata almeno una volta...
VIVIANA
Non rifiutarti di capire.
SERGIO
Capisco di non averti abbracciata.
VIVIANA
Era previsto.
SERGIO
Io non...
VIVIANA
Era previsto dalle nostre realtà.
Silenzio
VIVIANA
Esci anche tu dal sogno di una vita che non possiamo disegnare. ( Con un filo di
voce ). Dormo accanto a mio marito, se mi giro mi capita di sfiorarlo con la
mano, ho un figlio, lavoro in ospedale, ritengo con competenza...Che possono una
madre ed una moglie desiderare di più?
SERGIO
Dormo accanto a mia moglie eppure mi sento più rilassato quando mi addormento
sopra il divano della sala. Mia moglie non se ne stupisce, di me le importa poco
o niente.
VIVIANA
Siamo sempre soli.
SERGIO
Io ancora di più.
VIVIANA
Invece io sorrido, sono felice, immensamente felice, mi preoccupo dell’abito che
indosserò per recarmi a cena fuori, progetto l’itinerario delle imminenti
vacanze...
SERGIO
Tu progetti? Tu sorridi?...
Silenzio
VIVIANA
Ebbene, sì ! ( Sforzandosi ). Io rido! rido! rido!
Silenzio
SERGIO
Dormi accanto a tuo marito…
VIVIANA
Accanto al corpo di mio marito.
SERGIO
Ancora mi vuoi, me lo dichiarano le tue parole, me lo conferma la trepidazione
della tua voce...Ricominciamo, Viviana.
VIVIANA
No, Sergio.
Silenzio
SERGIO
Me lo ripetono i tuoi dinieghi, me lo confermano i tuoi sguardi...Dio ! Dio !
Dio !....
VIVIANA
C’è tua figlia.
SERGIO
E’ morta.
VIVIANA
Abbiamo giocato con lei quando era viva, lei è la nostra colpa, non rinnegarla
ancora.
Silenzio
SERGIO
Ricominciamo, Viviana…
VIVIANA
Me ne vergognerei.
Silenzio
SERGIO
( Con un filo di voce ). Hai ragione.
Viviana esce di scena, i suoi passi rimbombano nel silenzio.
Si spegne la luce.
SCENA XI
Nel centro della scena Sergio tiene la testa fra le mani, accanto a lui si trova
la Moglie.
Giocando con la bambola la Figlia Vera volta loro le spalle come se volesse far
credere di non averli visti.
Sullo sfondo Viviana, il Prete, l’Uomo.
FIGLIA VERA
( Rivolgendosi alla sua bambola ). Tu sei mia, solo mia. Questo vestitino l’ho
cucito io, è inutile che quella smorfiosa gridi ai quattro venti di averlo
confezionato con le sue manacce, non è che una bugiarda. Ho le prove. La stoffa
da cui l’ho ricavato l’ho presa dal cassetto della mamma, per cucirla mi sono
fatta aiutare da Clara. La mamma (sottovoce ) può confermarlo.
SERGIO
( Parlando a sé stesso ). Mi sederò a tavola, ripeterò i gesti di ogni cena, di
ogni pranzo, di ogni giorno, ma tu non ci sarai.
FIGLIA VERA
La sbugiarderò non appena mi si presenterà l’occasione, per intanto mi sono
ripresa la bambola e quella smorfiosa può essere sicura che non la rivedrà più.
SERGIO
Ti chiamerò più volte perché ti sei incantata davanti alla tivù ed hai
dimenticato, o fingi di avere dimenticato, che devi recarti a scuola.
FIGLIA VERA
( Sempre rivolta alla bambola ). I dolori mi tramortiscono, vorrei liberarmi
della loro compagnia anticipando la fine del gioco. (Dopo essersi guardata
attorno a lungo). Ehi, non affannatevi, voi qua al mio capezzale, non ho niente,
non ho nulla, sto semplicemente morendo.
SERGIO
La consapevolezza che non ti vedrò più, più, più, più...
FIGLIA VERA
( Urlando rivolta alla platea ). Non ho niente, non ho nulla, sto semplicemente
morendo !
Silenzio
FIGLIA VERA
( Urlando, rivolta a entrambi i genitori ). Ridatemela ! Ridatemi la vita ! Ho
nove anni. Papà, mamma la rivoglio! Trovate un medico capace, setacciate la
città, voglio tornare a scuola dai miei amici, dalle mie maestre, voglio tornare
a sedermi in mezzo a voi sul divano. Vi voglio un gran bene, ho mentito quando
ho affermato quelle brutte cose, cercavo di attirare la vostra attenzione. (
Dopo una pausa ) Perché ve ne rimanete lì impalati? Vi ho appena riconfermato il
mio affetto, cercate, brigate, telefonate, aiutatemi! Non esiste al mondo un
medico che conosca una cura efficace? Rivoglio la mia età, rivoglio i miei
amici, rivoglio la mia scuola...( Sottovoce ). Il lungo corridoio, i disegni
esposti davanti alle classi, i cappotti, il gioco dei colori, il caldo del
calorifero dove mi piaceva appoggiarmi durante l’intervallo...( Avvicinandosi
improvvisamente al padre, fissandolo negli occhi ). Perché non le hai detto che
la bambola è mia, che tu me l’avevi regalata ?
Silenzio
FIGLIA VERA
Cattivo! Cattivo!
SERGIO
( Ripetendo a voce bassa ). Cattivo, cattivo…
MOGLIE
Finalmente ti sei accorta di chi è il cattivo fra tuo padre e tua madre!
FIGLIA VERA
E poi non ho niente, non ho nulla, vi ripeto che sto semplicemente morendo.
Silenzio
SERGIO
( Come a sé stesso ). L’amore per una donna passa, s’incarica il tempo di
falciarlo come un prato che in primavera conosce la lama del contadino, ma la
perdita di una figlia non potrà mai passare.
FIGLIA VERA
Domani non mi rivedrete a scuola, in mezzo a voi. Non da te, Alessio, non da te,
Chiara, non da voi, Paolo, Franco, Sara, Debora, Luciana...Non vi chiederò
sfacciata la merendina perché la vostra è molto più buona della mia. Con voi non
bisticciavo, giocavamo sempre, ero vostra amica, vero ?...( Urlando scaglia via
la bambola ). Adesso mi sono dedicata ad un altro gioco, al gioco dell’oca. ( Si
accascia).
SERGIO
O forse vogliono che mi dimentichi di te ( fissa la figlia ) come in settembre
ci si è già dimenticati dell’estate e del piacere delle sue giornate ?
MOGLIE
Tu farnetichi!
FIGLIA VERA
( Sempre mantenendo la testa fra le mani ). Stavo soltanto morendo e non ve ne
eravate accorti, uno è giunto troppo tardi, l’altra neppure si è mostrata. ( Si
alza, accenna a qualche passo di danza con movimenti aggraziati ). Ve l’ho fatta
! Sto benissimo ! Sto come una principessa.
MOGLIE
No ! no ! no !...
SERGIO
( Ridendo come se fosse uscito di senno ). Lo volesse il cielo!
FIGLIA VERA
Ad un’età come la mia si sta da principessa.
SERGIO
( Sempre ridendo ). Magari, magari…
MOGLIE
( Contemporaneamente ). No! No! No!...
FIGLIA VERA
( Correndo come una forsennata per il palcoscenico ).Sto bene, sono viva, sono
vivissima, tornerò con voi, in mezzo a voi, sul divano, davanti alla
tivù...Correrò per la strada, dove ogni vetrina sarà mia...Dimenticherò (
urlando a squarciagola ) anche i vostri torti…
SERGIO
Figlia!
MOGLIE
Figlia, figlia mia!...
FIGLIA VERA
Stavolta ve l’ho fatta! ( Ripete più volte la frase con una voce che a poco a
poco calerà d’intensità ).
SERGIO
Non ti dimenticherò. ( La Figlia Vera è tornata a sedersi nel suo angolo di
palcoscenico, tiene la testa tra le mani ). Passeranno i giorni nella loro
monotonia, passeranno le stagioni, gli anni, il caldo, il calore dell’estate
sarà più volte annullato dall’inverno, dal Natale...ma tu rimarrai, non subirai
neppure l’oltraggio d’invecchiare, io ti avrò sempre qui ( indica il petto). Sa
Dio come potrò respirare se tu più non respiri, come potrei veramente vivere se
non vedrò mai più te, esile bambina, dolce bambina, mia bambina...
FIGLIA VERA
( Con un sorriso amaro ). Muoio una seconda volta colpita dall’assurdità delle
tue parole.
SERGIO
Non è possibile che tu muoia, tu non puoi morire.
Irrompe in scena l’UOMO, divincolandosi dal PRETE.
UOMO
Che dice quel pazzo? E’ da mesi che la bambina è morta. ( Girandosi verso il
Prete). Tanto meno risorgerà come (sarcastico ) dicono di Lazzaro.
PRETE
Non muore che il suo corpo. ( Le sue parole sono parzialmente coperte dall’Uomo
che ride). La volontà di Dio è suprema.
UOMO
Luoghi comuni.
SERGIO
( Urlando ) Rivoglio mia figlia! La rivoglio con me ! Sono disposto a tutto,
persino a rinnegare…una certa persona.
UOMO
Mentisce.
PRETE
Che dici ?
UOMO
Non la rinnegherebbe mai. Diciamo piuttosto che è stato scaricato e gli conviene
atteggiarsi a gran signore.
SERGIO
Rivoglio mia figlia, non potrò mai accettare la sua fine.
UOMO
Tranquillizzati, ti accontenterò immediatamente.
PRETE
Che intendi dire, uomo?
UOMO
Otterrà quanto richiede e noi otterremo la nostra giustizia. ( Sorridendo ). Ti
avevo anticipato, prete, che questa storia non era finita, adesso avrò il
piacere di concluderla. E tu (fissando la Figlia Vera ) sarai orgogliosa di me,
mi ringrazierai.
L’UOMO ha estratto una rivoltella. Con calma prende la mira, s’inginocchia come
soldato di un plotone di esecuzione e spara.
Sergio cade colpito a morte.
I personaggi in scena non paiono avvedersene, né udire il colpo.
PRETE
( Non si è mosso ). Che hai fatto ?
UOMO
Perché non ti sei provato ad impedirmelo? ( Intanto si è avvicinato alla Moglie
). Ti starò vicino, ti aiuterò, ti guiderò, ti consolerò. Da sempre penso a te,
tu sei alla cima dei miei pensieri…Scusami, sono troppo impetuoso, per queste
cose avremo tempo, ne avremo! ne avremo!
Silenzio
PRETE
Dio mio, quale aberrazione!
UOMO
( Sottovoce, avvicinandosi al Prete ). E’ troppo bella, suo marito non la
meritava. Mi sono immaginato un’infinità di volte il loro atto d’amore.( Il
prete chiude gli occhi, si gira, cerca di non sentire ). La spogliava, la
baciava tutta, l’accarezzava…e come la prendeva? Nella posizione classica, o
aveva tanta fantasia da variare? Io, se l’avessi, e l’avrò...
Irrompe in scena Viviana che scaccia il Prete, l’Uomo e la Moglie.
L’Uomo scende dal palcoscenico e si accomoda in una poltrona della platea. La
Moglie lo segue.
FIGLIA VERA
( Come se non si fosse accorta di quanto è avvenuto ). Non trovo la mia bambola.
( Dopo essersi alzata in piedi, rivolta alla platea. ) qualcuno ha visto la mia
bambola ?
VIVIANA
( Prende la bambola e la deposita sul petto di Sergio. Rivolgendosi alla
bambola). Non vivrai che tu. ( Si china su Sergio e gli accarezza il volto ).
Sei diventato un sogno e sarai sempre il mio sogno, Sergio. (Dopo una pausa ).
Al mattino, davanti allo specchio me ne restavo immobile, estasiata. Avrei
voluto truccarmi per farmi, come se fosse stato possibile, bellissima, non per
recarmi al lavoro ma per l’appuntamento di mezzo minuto che ci attendeva. Ma
balorda,ma confusa, ma inebetita, non ero in grado che di ripetere il tuo nome.
( Dopo una breve pausa). Sognavo che il campanello suonasse e mi portasse il tuo
volto, od il telefono mi regalasse la tua voce roca, ma il telefono non suonava,
il campanello idem, era inutile che verificassi se funzionavano…Sognavo di
slogarmi una caviglia, di svenire in strada , di essere travolta da
un’automobile per obbligarti a venire, finalmente mi avresti preso nelle tue
braccia, mi avresti coccolata, stretta sino a farmi male… ( sottovoce ) Sognavo,
ahimè.
Si spengono le luci, rimane illuminato l’angolo dove la Figlia Vera si trovava
all’inizio.
FIGLIA VERA
( Strappando la bambola ). E’ mia ! E’ mia !
Silenzio
FIGLIA VERA
( Rimasta al centro del palcoscenico ). Li ho ascoltati, li abbiamo ascoltati.
Che aggiungere?...Già, che aggiungere?...
Si alza e lentamente esce di scena
.
Segue un lungo silenzio interrotto soltanto dal sibilo di un treno che passa.
SIPARIO