GLI  EPITAFFI
(storielle e rimorsi)

Atto unico di

Antonio  Sapienza


Personaggi:

L’Autore ( o autrice)
Alter ego (personaggio maschile, o coscienza, personaggio femminile)
Astro

Commediola surreale, ma non tanto.


Palcoscenico vuoto, entra l’autore - seguito come un’ombra dal suo Alter ego- che legge un copione.  I personaggi evocati nella commedia, saranno, a discrezione della regia, interpretati dallo stesso attore che interpreterà l’Autore ( che per differenziarli, potrebbe calzare un basco, portato a coprire un orecchio, quando farà il Poeta; indossandolo coprendo la fronte, fino ai sopraccigli, quando farà Allocco; portandolo a mo’ di berretto, quando farà il Direttore Artistico).
L’attore, dopo qualche secondo di concentrazione nella lettura, con un sospiro, si rivolgerà al pubblico presente in sala.

Autore –Scusate, scorrevo questo copione… un po’ datato…che mi ha suscitato una certa idea.-
Super ego- (mettendosi le mani hai capelli) Accidenti, ci risiamo.-  
Autore- (incurante fa spallucce e continua) Quando i Personaggi (con la P maiuscola, per preciso dovere di cortesia, occhiataccia a Super ego)… ideati, plasmati e inseriti con tutte le loro storie e i loro drammi, nella trama di un testo teatrale, e il predetto testo - triste sorte - non viene mai rappresentato, inevitabilmente, vuol dire che rimangono sterili: come se fossero nati morti.  Nati-morti significa proprio morti (pausa), e se morti, bisogna seppellirli. Essi - tanto per entrare nel vivo del discorso - sono nati morti, per una loro incolpevole quanto gravissima sciagura: sono stati reati, quasi sempre, da un autore mediocre… -
Alter ego- … Insomma: un autore come lui, per intenderci meglio…-
Autore – (fermando si a guardarlo, poi, di nuovo spallucce e continua)… e un predetto autore mediocre cosa può fare - poverino – se non creare mediocrità? Egli inventa storie insulse; le farcisce con fatti del tutto improbabili; le stipa con personaggi anemici, debolucci…-
Alter ego- … Tanto debolucci che spirano - miseramente - prima di nascere!-
Autore-  … Uffà! Dicevo morti, dunque. Ora, il minimo che può fare un simile sconsiderato pseudo- scrittore, per non essere bollato come autore degenere, turpe e ignobile…-
Alter ego – Braaavo.-
Autore - … è dare agli sfortunati Personaggi un'onorata e degna sepoltura...-

Alter ego, come se sbirciasse il copione.
 
Alter ego -  …Sepoltura e necrologio...-
Autore - …Sepoltura e necrologio!- ho capito.-
Alter ego - No, no, fammi terminare! Dicevo: sepoltura, necrologio, lapide ed epitaffio!-
Autore-  Anche l'epitaffio?-
Alter ego - Perchennò! In fondo, un epitaffio non si nega mai – a nessuno.-
Autore-  E va bene: sepoltura, necrologio, lapide ed epitaffio, oh. La sepoltura, dunque, ma, - e dove?-
Alter ego - Dove? Dove ti pare, bello mio. Tu hai fatto la frittata e tu la rivolti.-
Autore- La rivolto, la rivolto, stai tranquillo. Dunque sepoltura… tomba... cimitero... Allora debbo ideare un cimitero...-
Alter ego- Per carità! Ti prego! Non ideare più!-
Autore- Ma insomma, è mia la responsabilità? si? e allora mia sarà pure la scelta, perbacco! oppure no?-
Alter ego- Ma si, ma si...scegli pure...-
Autore - Che ne diresti se facessi una specie di nuova Spoon River?-
Alter ego - Oh, no!-
Autore - Oh, si! piazzerei i loculi in bella fila, in un luogo all'aperto, tra alberi e cespugli, verdi prati e vialetti di minuta ghiaia, esposto a mezzogiorno, asciutto, soleggiato - poi vedrai che magnificenza- dimodocchè seguendo un percorso obbligato, i futuri visitatori, passeggiando, man mano, avranno la possibilità di leggere gli epitaffi –scolpiti nelle bianche lapidi, bene in vista, alla portata di tutti, persino dei miopi e senza occhiali - e, t'assicuro, sarà per loro come sfogliare un libro di pietra.
Sarà il libro dei Personaggi, - dei miei drammi e delle mie commedie, che non hanno avuto - mai! - la buona ventura d'essere rappresentati, - e che, - zac! - finalmente e giustamente, potrebbero avere il loro momento quasi vitale.-
Alter ego - Davvero? e come?-
Autore - Come? presto detto: l'epitaffio non sarà composto retoricamente, con le solite frasi di circostanza, o con parole di semplice ricordo.  - No, macchè! - Ed ecco il colpo di genio: nella bianca lapide verrà incisa, brevemente, quella che doveva essere - e non fu - la loro probabile vita. Eh? Che ne dici?-
Alter ego- Mah, per me, velleitario come sei, t'imbarchi in un altro dei tuoi soliti fiaschi.-
Autore - Ed io faccio gli scongiuri.-
Alter ego- Non sono necessari! In bocca al lupo! (si allontana)-
Autore -  Crepi! ...Dunque, era di marzo...-
Alter ego- Incominciamo bene, vedi? (avvicinandosi)-
Autore - Hai ragione...dunque, correva l'anno...-
Alter ego- Ci risiamo!-
Autore - E va bene, niente dunque!... No, - sai - quello che mi imbarazza di più è immaginare Astro morto; perchè essendo extraterrestre, lo avevo creato immortale, o quasi. Far morire Astro - poveretto - lui che, prima d'arrivare in panne sulla Terra, non conosceva la morte. Che assurdità! Vero?...
E adesso come faccio? Faccio: che è personaggio, non è stato mai rappresentato, è morto, debbo seppellirlo. Quindi tomba, lapide ed epitaffio! Stabilito ciò, bisogna pensare ora, a cosa scriverò sulle lapidi. E qui ti voglio! Esser chiari e pure concisi è difficile, tanto quanto è facilissimo  essere prolissi e barbosi! Giusto? - Bravo! Come diavolo farò allora? Certo, per togliermi ogni responsabilità, sarebbe stato meglio, ma molto meglio, se ciascuno di loro, l'epitaffio, se lo fosse composto da se stesso, - bello! - secondo il proprio modo di sentirsi, di percepirsi, di essere o di voler essere. Ma, meschinelli, non ne hanno avuto la possibilità: E come potevano prevedere la loro immatura e inesorabile morte prima di vivere? Ma ormai sono morti, quindi è impossibile.-
Alter ego- Impossibile? - ma che dici? - impossibile! - Adesso capisco perchè sei un autore mediocre! - Ma come impossibile? - Nulla è impossibile alla fantasia, balordo.-
Autore -  Non offendiamo!-
Alter ego- Ritiro il balordo. Allora, hai capito?  Fantasia, mio caro, fan-ta-sia...-
Autore- ... il sapientone...Un momento, un momento... la fantasia ...vediamo...e se prendessi proprio Astro come compagno di visita ai loculi degli altri personaggi? - ma certo! – questo accorgimento mi permetterebbe di tenerlo in vita e, nello stesso tempo, mi fornirebbe la chiave per iniziare 'sto penoso pellegrinaggio - espiatorio, è inutile sottolinearlo - che mi accingo a compiere. Ccccche idea!  Eureka!-

Entra Astro, vestito d’astronauta.

Astro - Cosa è Eureka?-
Autore-  Astro! (sbalordito)-
Astro -  Così mi chiamano qui, sulla terra. Il nome me l'ha dato Paolo, il giornalista a cui mi rivelai per primo, ti ricordi?-
Autore - E vuoi che non lo sappia? Vi ho inventati io: Il giornalista, il Poeta...-
Astro -  Ah, il Poeta! Grande anima! Mi fece conoscere la poesia: Il poeta - mi disse - è quell'uomo straordinario che con poche parole, con un'immagine, rende un'idea. Pressappoco. Chissà dove sarà, adesso, il nostro caro vecchietto...-
Autore -  Egli è vivo! E sai perché? Perché dalla commedia che porta il tuo nome, lo trassi, e lo inserii in un corto teatrale, che fu rappresentato in varie località, e fu anche molto apprezzato. Egli riuscì, quindi a non morire...però, però, qui c’è ancora l’epitaffio che si era scritto, vuoi sentirlo? (Alter ego si allontana con una smorfia schifata).-
Astro- Mi faresti una cosa bellissima…(fa un gesto, come per dire: ma che gli prende a quello?)-
Autore- (Facendo capire di non dare retta a Alter ego) Eccolo:

"Cosa dovrebbe scrivere un vecchio poeta nella sua lapide? Solo questo: fu poeta.
Ma a voi, evidentemente, non basta, eh, lo so' già'. Dunque mi adeguo, per disciplina. Allora: Fui poeta.
La mia vita trascorse incolore tra la scuola, dove insegnavo letteratura; e la mia casa, dove la mia governante faceva il bello e il cattivo tempo. Ma poi chissà perchè, in casa c'era sempre cattivo tempo. Anche quando incontrai Paolo e Astro: volevo portarli a cena, da me; ma, pensando a quella cerbero, e ai suoi tuoni e fulmini, con dolore vi rinunziai. Eh, ma la rivincita me la dette Astro. Come? Fu cosa da nulla: bastò che egli entrasse in casa mia: La intimorì a tal punto, che quella, quando lo vedeva, si votava a Gesù, Giuseppe, sant'Anna e Maria che tutti i diavoli portano via.
E fui riscattato, pure, dai fratelli Chianca, macellai in Catania, che si burlavano di me, chiamandomi fruscagghiaru e sganasciandosi dalle risate. Per loro, egli organizzò uno scontro da OK Corrall: li mise uno di fronte all'altro e via: ceffoni dell'uno sulla guancia dell'altro e viceversa. Che sganassoni, ragazzi.
Sapete? mi affezionai tanto al mio nuovo amico, che quando ci comunicò che doveva partire, gli chiesi di portarmi con se.
A Paolo, che era perplesso, dissi: Ascolta e capiscimi: La mia vita è stata tutta malinconia, solitudine e vuoto attorno a me. In gioventù pensavo a grandi imprese, ma mi scoppiò sotto la guerra europea; nella maturità osai coltivare una speranza di sprazzi luminosi e mi rovinò addosso la guerra mondiale. Poi d'un tratto, mi sono trovato vecchio e solo. Unico conforto: la poesia.
Questa vita mi ha defraudato moltissimo. E non è finita qui. Ora mi sta derubando anche dell'ultima sua parte: la vecchiaia, col suo rispetto, l'esperienza, il consiglio. Perchè, oggi, i tempi sono cambiati.
Chi siamo adesso i vecchi?  Siamo poveri relitti umani sbattuti dalle onde ribollenti di questa esistenza.
Siamo peso inutile per la  società, e fastidio e impedimento per molti.
Si è vero, ora si tenta di recuperare il vecchio: Lo si chiama anziano. Hanno inventato anche la terza età, un sindacato, le Università, le palestre ad oc, - figurati. Ma, caro Paolo, non si può recuperare quello che si è irrimediabilmente perduto: la saggezza!
Capisci allora?
Ora mi si presenta l'occasione per dare un significato a tutta la mia vita; saprò ciò che tantissimi uomini hanno sperato, invano, di sapere; farò cose che nessuno mai ha fatto: cavalcherò l'Universo! cosa vuoi che sia la mia povera vita di fronte a ciò?
E andai. E tornai. E forse riandai. Come non so'. Fui soddisfatto”.-

Astro- Che belle parole, povero amico mio.-
Autore- Macchè povero e povero, egli ha vissuto la sua vita, ed ora, è felice.
E adesso, se permettete – tu e quell’altro - vorrei procedere con la mia idea.-  
Astro- Ma non mi hai detto cos'è Eureka.-
Autore - Ah, si, Eureka. Eureka - è una parola -...insomma è una parola spiegartelo vorrebbe dite pressappoco, pressappoco…Ma supponiamo una vecchia lingua ormai morta...-
Astro - …Anche le lingue muoiono da voi?-
Autore - Qui muore tutto, caro mio, alcune volte anche la speranza. Dicevo una lingua morta, che non si parla ormai più. Ecco, quella parola - nell'antico greco - significava, se non sbaglio: Ho trovato!  Evviva buona notizia, ecc, e la gridò, secondo la leggenda, il grande Archimede, quando intuì il Principio che porta il suo nome.  Insomma scoprì una delle tante leggi sui liquidi. Contento? Ora, giacchè se n'è parlato, ti voglio far vedere l'epitaffio di Archimede - personaggio principale del dramma intitolato col suo nome.-
Astro - Prima spiegami cos'è dramma.-
Autore - Oddio, Astro, non mi far pentire d'averti scelto come mio compagno ...Insomma, il dramma è la rappresentazione di una realtà immaginaria.-
Astro- …Cos'è rappresentazione?-
Autore -Ahò! Ora basta! Da questo momento non mi domandare più nulla! - Nulla!- Capito? Oh... E non ti mortificare. Vedi, se rispondo a tutti i tuoi perchè, qui facciamo notte senza aver visitato i loculi - e letto gli epitaffi. Non è per fastidio, capiscimi: E che non voglio tradirli in quest'ultima loro aspettativa.
Come mi giustificherei? che scusa inventerei? Che mi sono occupato di te e dei tuoi perché a ripetizione? No, scuse troppo banali e non avrei più il coraggio di presentarmi al cospetto dei loro spiriti. Cari spiriti di tutti quei Personaggi offesi, ai quali, ora potremo regalare, - piccola ricompensa, invero – visitandoli e leggendo i loro epitaffi, un lieve soffio di vita. Un attimo di vita chiedono a noi visitatori, come loro unica speranza d'essere. E perchè negarglielo? Io ti capisco, tu sei fatto per la conoscenza; ma stai tranquillo, se quello che leggerai e udrai non ti sarà ben chiaro; se non ti consentirà di cogliere il personaggio, di capirne le motivazioni, ci sarò qui sempre io, pronto a spiegarti tutto o quasi tutto.-
Alter ego - Magra consolazione...-
Autore - Astro, cos'hai detto?-
Astro - Non ho parlato io...-
Autore - Già', già. Allora so io chi ha parlato. (guardando Alter ego che s’era di nuovo avvicinato)-
Astro - E chi ha parlato? chi sarebbe costui? -
Autore - Questo costui sarebbe colui che dovrebbe star zitto! - perchè è corresponsabile dei miei disastri. (a Alter ego) Capitooo?-
Astro - Ho capito. Sono extraterrestre, mica scemo e sordo.-
Autore - No, che scemo? ma no, che sordo? io non dicevo a te, ma a... quello ...a quello...accidenti a lui. -   
Alter ego-  Ah, bene, anche un accidenti mi merito.-
Autore – (rivolto a alter ego) Ah, sei ancora tu?-
Alter ego – Si, però non ho parlato io… insomma, tramite me, forse, lui. ( indica una lapide posta per terra)-
Autore- Lui chi? Che accidenti?-
Alter ego-  E che ne so io.-
Autore- Ho capito. S’è voluto presentare da solo. E accontentiamolo. Sentite un po’ cosa ci dice la sua lapide:
“ E cos’altro mi dovrei aspettare da un… autore- sì, autore - come te! Astro, caro compagno d’infelicità , sappi che fui una sua vittima e…che mi rodo fin dal 1963, anno in cui mi creò. Non ci puoi credere che dolore…Vi domandate chi sono? Anzi chi fui? Ecco fatto: Io, vergognosamente, fui! Fui il Ragionier Salvatore Allocco, primo personaggio della prima commedia di codesto…di codesto signor...autore da strapazzo, o da strappazzo, per meglio dire! Perché dallo strappo facile!
Sapeste che vita mi dette: mi fece impiegatuccio di Stato, con moglie e quattro figlie femmine a carico; mi costrinse a fare il pendolare -alle cinque giù dal letto e alle diciotto, cena e nanna. Un lavoro che non vi dico…travet, mezzemaniche, roba da ottundere il cervello e spegnere l’anima … e perdippiù, mi fece diventare lo zimbello dell'ufficio, a causa di una mia...debolezza, durante la guerra.
Quale fu la debolezza? e giudicate voi: ero soldato semplice, con un moschetto modello 91 in mano, e una gran fifa nel corpo.
Ero di guardia quel giorno, e successe il finimondo: un bombardamento alleato di quelli coi fiocchi.
Al cessato allarme, mi trovarono sotto un albero, rannicchiato per terra, con la bustina sugli occhi che borbottavo in continuazione: Allocco mio... Allocco tuo...
Era un mio modo di pregare, ma quelli non lo capirono: Mi bollarono per tutta la vita.
E anche in ufficio, al minimo inconveniente, si esclamava: Allocco mio, Allocco tuo.
Poi, questo signore qui, al vostro cospetto, mi fece fare un tredici al totocalcio: Il tredici del ragionier Allocco, si gridò in giro. Quindi, mi fece cambiare vita, ma, poi, acconsentì che mi truffassero, per farmi ritornare più povero e disperato di prima.
Ma non è tutto! Perché, questa in fondo, sarebbe solamente la mia storia di personaggio: storia bella o brutta, ma storia e basta. No, non è questo! Non è questo! Non riesco a dirlo, è troppo... troppo cattivo – troppo troppo - quello che mi fece quest’uomo che si crede un grande autore. (tentennante) Ma si, ve lo dico, tanto o prima o poi...Ecco il misfatto: Scrisse e tenne la commedia, per vent'anni, chiusa nel suo cassetto; poi la rilesse, la strappò e la cestinò. Capite? La ce-sti-nò! Io sarei l'unico superstite di un lontano ricordo. E senza speranza. Ma incazzato!”-

Astro – (all’autore) Questo è molto grave  da parte tua.-
Autore - Questo è niente, amico mio. Se sapessi... di cosa sono stato capace...-
Astro - Dimmi, ti prego.-
Autore - Sono stato capace… capace…maledizione! Non contento del misfatto di cui sopra, cestinai, almeno altri dieci testi teatrali. (pausa) Capisci, dopo averli scritti di getto, rileggendoli, mi sembravano puerili; e chissà, qualcuno forse lo era veramente. Ma non tutti, no, no, sicuramente non tutti.-
Astro- Ma dai, le riscriverai… -
Autore - Chi lo sa! Magari, forse se mi ricorderò qualcosa, ma forse… più nulla…-
Astro – (commosso e turbato) Peccato…e degli altri personaggi, che ne sarà?-
Autore – (a Alter ego ) Guarda, mi sta chiedendo con gli occhi. (poi agli spettatori)  Guardate! Sembra che voglia dirmi: Ed io? che fine farò? Ma come volete che risponda - io - ad una simile domanda? Mi capite? Come posso, miserabile uomo mortale, osare e decidere il destino di un quasi immortale? Avrei dovuto essere, almeno, un grand'uomo, un grande scrittore, un vero artista: Si sa, l'arte tutto può. Ma sono un autore mediocre: Posseggo solo fantasia, che non basta da sola, - bisogna ammetterlo - a sbrogliare, con discreta eleganza, con delicatezza e tatto, certe situazioni un po’, direi, complicate, che agiscono fuori dalla nostra semplice e miope normalità. (poi, con gli occhi bassi, rivolto ad Astro) Senti Astro credo, credo che la nostra passeggiata, sia finita. Rinuncio all’idea. Torno in me! Niente più Spoon River dei miei personaggi.-
Astro- No, no, parliamone ancora, ti prego, fammi sapere…-
Autore- Ma no, lasciamo andare…-
Alter ego- Mavvia, accontentalo, tanto lo sappiamo che muori dalla voglia di continuare coi tuoi personaggi… nati morti.-
Autore. Ma che dici? Nati morti?... beh, si...qualcuno… ma adesso senti questo e dimmi se ti sembra morto o vivissimo, e dopo la finisco!-
Alter ego- … e meno male…-
Autore- Sei indegno di chiamarti Alter ego. Ecco una dimostrazione: Senti questa    !-

“ Il Capocomico ero io: Carmelo Caracciolo.
Ma vallo a far capire a tutti i componenti della mia Compagnia Teatrale Amatoriale:
Primo, perchè vi faceva parte anche mia moglie; secondo, perchè non li pagavo; terzo, quando m'innervosivo, balbettavo.
Il  capocomico, - nella vecchia accezione del termine,  impresario-direttore-attore - per me significava il teatro stesso, cioè lo scopo della mia vita. Di tutta la mia vita. Vedete, la mia scuola teatrale, furono le tavole del palcoscenico dei teatrini di periferia; le gloriose compagnie dialettali; i testi di Martoglio e degli autori minori; e poi, tutte le parti possibili e immaginabili che interpretai, in vent'anni di attività, e tutte le difficoltà che conobbi, e ...la faccia di bronzo che mi ritrovai. Ora, finalmente, con una compagnia tutta mia, dissi,- quando la fondai,- sarà un'altra cosa: Farò vera Arte, con l'A maiuscola.
Dicevo, qualche anno dopo: la prossima stagione, accada ciò che deve accadere, ma immancabilmente, cambiai tutto il repertorio.
Dicevo qualche anno fa : è necessario crescere, rinnovarsi.
Dicevo, dicevo... ma che dicevo? Pazzoide! perchè se non mi allineavo con l'andazzo del sistema, e con i gusti del mio pubblico, per me era la fine: niente abbonati e niente quattrini per campare.
Campare, sissignore! Io ci vivevo col teatro: L'abbonato per me era Dio!
E dicevo, dicevo così per dire... Dicevo, per esempio: Domani prova generale, tutti puntuali, per favore. E l'unico puntuale, come la morte, era... l'autore della commedia che stavo provando (mi portò-in dote –duecento abbonati): sempre presente in sala, come una malanova, seduto in prima fila, con la sua stramaledetta memoria, che non mi concedeva alcuno spazio al soggetto, all'improvvisazione, con quella vocina chioccia: - Scusi, maestro, sa, ma nel testo non è così...Eppoi l'attor giovane, seppur già quarantenne, che arrivava in ritardo per sua costituzionale forma mentale e...bestialità; e la prima attrice, che si presentava col musone, perchè l'attor giovane, l'uomo suo, l'aveva forse tradita; con l'attrice giovane, la quale si lamentava del pizzicotto ricevuto nel sedere da parte dell'attor vecchio; il quale faceva le sue rimostranze per il carattere troppo piccolo con cui il suo nome era stato inserito in locandina; insieme all'aiuto regista, giovane istruito con due lauree, che voleva il suo nome scritto vicino al mio; e con lo...scenografo - o meglio: scemografo! -che lo voleva stampato fra gli artisti e non fra i tecnici; e mia moglie che mi assillava con la gelosia: (imitando la  moglie) “ Tu, a quella ragazzina, le prove in privato,- da soli,- non le fai...”
E c'era da pagare l'affitto del teatro, e non c'erano mai i quattrini; e quell'usuraio del gestore, si metteva al botteghino e sequestrava l'incasso della prevendita. E il comprimario che si scopre, quella sera, la febbre a quaranta; e la prova generale che va a "schifiu"! e ancora: l'aiuto regista, intanto, mi parla di Piscator, di Breckt e del metodo Stanislaskyj e che, peggio!, prova a consolarmi per la brutta prova;  mentre vedendolo afflitto, devo consolarlo io: Sai caro, - gli dicevo – sai tra noi teatranti si dice, prova generale da schifo, successo assicurato, e vedrai che domani, mio caro, vedrai, domani,- col pubblico in sala,- tutta la nostra apprensione, tutta la fatica, come per magia, di colpo svanirà. Era giovane l'aiuto regista, che dovevo fare?-

Alter ego- Basta ti supplico.-
Autore- No, dovrai soffrire come ho sofferto io. Tiè, allora:  

Io Direttore Artistico: Eccoti quello che accadde al capocomico durante delle audizioni per nuovi elementi della compagnia. (pausa) Mannaggia! orai ditemi voi, ditemi se è giusto che un capocomico o Direttore  Artistico, come si usa ora, sia messo in soggezione dal pianista della sua compagnia. Dal pianista!  avete capito bene. Il pianista, che in una compagnia di prosa, vale quanto il due di coppe, se la briscola è a spade. E questo perchè? Perchè io sono burbero, irascibile, ma...buono; e lui è di un'ironia, ma di un'ironia, che mi verrebbe voglia... se non fosse così bravo... mi verrebbe di mandarlo a quel paese - dieci volte al giorno, ecco. Lui bravo? perchè? Perchè, da vero artista, riesce a scoprire un talento, - quando faccio le audizioni per lo spettacolo da inventare,- con una facilità tale che, prima che io capisca, lui lo ha già capito, riconosciuto e... sorriso. E quel sorriso, che mi fa imbestialire. Io vorrei fare la "parte" del Direttore importante, che pensa e pondera; che sente e risente un pezzo; che discute un'intonazione, che fa ripetere una battuta, che... che.. E lui, con quel sorriso, mi smonta perchè m'ha semplicemente detto: “Ah scemo, ma non vedi che stai perdendo tempo? Questo ragazzo ci sa fare”. Ed io vado in collera, e lui, sorridendo all'aspirante collaboratore, sembra che voglia dire: “ Non dargli retta amico, è tutta scena, tanto, lo ha già capito perfino lui, che sei bravo - e ti prenderà”. Ma io non gliela do per vinta così facilmente.
Infatti, a fine audizione, pensieroso, dico: ci lasci il suo indirizzo, ci faremo sentire noi. E, cari miei, l'ultima parola la voglio io! E allora continuiamo con i provini, fai entrare il prossimo. E' l'ultimo? bene, e con la pazienza di Giobbe, mi sorbisco, magari, tutta la filastrocca di Evtusenko: "Vorrei"-  recitata da cane, da un giovanotto tutto ossa. Fine audizioni. Grazie, può andare. Cosa? com’è andata? Mi dica lei che mestiere fa? Ah, fa l’elettricista? Bene, continui a farlo. La saluto. Una volta, a fine audizioni,  stavo riordinando i miei appunti, ed ecco che salgono in scena due tipi: un uomo sui cinquant'anni e una giovane sui venti. L'uomo mi dice:- Signore, non vuol fare la nostra audizione?  Noi facciamo due dei famosi” Sei personaggi in cerca d'autore”, e siamo pronti per la nostra esibizione… o rappresentazione, come preferisce.-
Esibizione? Rappresentazione? - dico io sbalordito - Ma che genere di rappresentazione? -
- Dei Sei personaggi, signore.-
- Dei Sei personaggi? Dove? qui? - ma quando? - e come? – Ma chi l'ha detto?- Poi, con un sorriso da scemo: - Ma se siete solo due?-
- E' vero siamo solo due: io, il padre; lei, la figliastra; ma ci siete anche voi, signore: il capocomico.-
- Solo due? ma quando mai, che dite? Tre con me? E' pazzesco! Ed io che vi sto ancora a sentire...Eppoi, per curiosità e gli altri? dove sono gli altri personaggi per rappresentare la commedia?-
- Eh, quello è un mistero che ci addolora, signore. In confidenza, signore, sembra che un autore sconosciuto, abbia rielaborato la commedia da tre atti, ad atto unico; riducendo tutti i personaggi previsti, a soli tre: io, lei e voi, signore; e, pare, che in meno di un'ora, la si possa rappresentare. Altro non sappiamo, signore. Ed eccoci qui, signore, noi siamo pronti...per la scena da Madama Pace... quando volete, possiamo iniziare...- E io, visto che il pianista era già andato via, mi trovai a sciogliere il dilemma da solo: Sono pazzo o, a pranzo, ho bevuto troppo?-

Alter ego- Aveva bevuto, tanto, tantissimo. (all’Autore)  Dai bello, tronca tutto e finiscila qui!-
Autore- La finisco, la finisco, anzi la finirò, ma prima devo trovare una soluzione per Astro, per il quale non me la sento di assegnargli un loculo…non me la sento proprio. ( a Astro) Comunque, guarda, quel loculo vuoto era riservato a te, personaggio principe di tutti i miei testi teatrali inediti…Ma tu no! Tu non puoi morire; tu sei la Speranza; tu rappresenti il Futuro: l'Armonia, la Verità, la Libertà la Giustizia, l'Amore. Tu sei uno Spicchio di Spazio Infinito, sei forse un Briciolo d'Eternità. Che non puoi finire. No! non puoi morire! (poi deciso ad Astro e ad Alter ego) In quel loculo vuoto, penso che... Ma si! Ci andrò io - che, poi, non sarebbe proprio una gran perdita - ma sì, ci andrò quando – qui, in teatro e per il teatro-  non avrò più nulla da dire e da fare...-
Astro – ( guardandolo affettuosamente, quasi sorridente, pian piano si illumina - diviene come di luce - intanto che con voce suadente - con maestria - sussurra i versi del vecchio poeta) Ero solo. Aspettai a lungo la vita. Ma quando giunse, era in compagnia della morte. (quindi, lentamente scompare).-
Autore- (all’Alte ego) –Ha  declamato la poesia del Poeta, quella che lo sconvolse perché lui non conosceva la morte, senti? l’ha imparata a memoria…(guardando verso dov’è scomparso Astro, poi verso l’Alter ego, con la bocca aperta per la meraviglia)-
Alter ego -  Bello, veramente bello e…banale! Ma che? Se questi sarebbero i personaggi della tua futura Spoon River, rinsavisci! come puoi pensare di metterli anche in scena?-
Autore- …(imbarazzatissimo) ma quale scena … chi ne ha mai parlato? Insomma, come già ti dissi, signor testone...mbeh, e se fosse? -  
Alter ego- …Grazie per il complimento, ma … veramente?  Vuoi usare questa roba cimiteriale? E se sono tutti così… non dirai veramente? ( dissuasivo) No, non parli sul serio.-
Autore – E tu che ne sai? (pausa) Comunque, io posso anche rinunciarci, va bene? O forse no… chissà…sono libero di farlo o, addirittura, di scriverlo soltanto come narrazione, a te cosa importa? Oh! Eppoi, (ripensandoci)  ehi, ma di cosa t’impicci tu? Lo faccio, non lo faccio, sono affaracci miei, soltanto miei, Capito? Poi, tornando a noi e ai personaggi, dovresti sapere, almeno lo spero, che loro -i personaggi- delle opere fortunate, non hanno necessità di paroloni di comprensione. Essi sono sazi: la loro vita l'hanno vissuta sulle tavole del palcoscenico. Ma per gli altri poveri personaggi nati -morti…-
Alter ego- …Che facciamo, gli diciamo una prece, e la finiamo?-
Autore – Cinico! Ma, poi, cosa critichi? ancora  t’impicci? (guardandolo truce) -
Alter ego - Scusa, scusa... non adombrarti...è che...-
Autore - E’ che - è che - è che è bello starsene al di fuori, per poi fare la critica costruttiva (ironico). Ma, invece, perchè non vieni qui - in prima persona - e ti cimenti con l'arte? Vediamo un po' cosa sai fare – tu.-
Alter ego - Calmati, calmati...lasciami pensare...sto pensando.. .penso... penso... Ma, come faccio a pensare, se tu non pensi! pensa, per favore, pensa....sei tu ...quello che pensa...che deve pensare!...cosa...penso...io...-
Autore - Io? Ma io mi sto perdendo appresso al pensiero... non riesco a pensare pensando...-
Alter ego - Mio pensiero, che faccio?-
Autore -Facciamo pace, rimorso mio?-
Alter ego -Pace sia!-

Fine