Emilia Galotti

di

Paolo Fallai


Liberamente ispirato
a “Emilia Galotti”
di Gotthold Ephraim Lessing



FEBBRAIO 2010


SINOSSI

Emilia, 16 anni, è una bellissima ragazza, in coma da overdose di stupefacenti. La sua storia viene ripercorsa nei ricordi del padre che la assiste. Tutto comincia da una fotografia: il principe della moda e della pubblicità, la nota e la lancia sulle passerelle e sulle copertine delle riviste. A nulla valgono le perplessità del padre e le incertezze ambigue della madre della ragazza. Quando il principe, innamorato di lei, tenta di sedurla, viene respinto. La sua rabbia e la voglia di rivalsa portano il suo principale collaboratore a drogare la ragazza per cercare di ammorbidirla. Per Emilia la prima dose, assunta inconsapevolmente, è già un’overdose. Mentre si trova all’ospedale e sfumano le possibilità che possa salvarsi, il principe tenta per l’ultima volta di “possederla”: questa volta fotografandola per una campagna contro l’uso di stupefacenti. Di fronte a questo attacco è il padre a staccare le spine del macchinario che teneva in vita Emilia.


AMBIENTAZIONI

- la sala rianimazione dell’ospedale
- l’ufficio del Principe
- la casa di Emilia
- il grande albergo


PERSONAGGI

Emilia
Il Principe
La madre di Emilia
Il padre di Emilia
Marinelli
La fotografa

PROLOGO



IL PADRE - La natura volle fare della donna il suo capolavoro. Ma
si sbagliò nell’argilla, la scelse troppo fina. Per il resto in tutto è migliore rispetto all’uomo. Nella sua forza, nel coraggio, nella calma.
Ma stasera assisterete a quanto può essere terribile la fragilità dell’argilla.
Vedrete e ascolterete la storia di Emilia, mia figlia. Come la sua bellezza sia fiorita in modo splendente,
come abbia accecato gli occhi potenti di un Principe e come questo lampo senza scrupoli abbia tentato di sedurla e poi l’abbia spenta.
Violenza? No, non vedrete scene di violenza. Alla violenza ci si può opporre. E’ niente. La vera violenza è la seduzione.
Vedrete il tumulto che è capace di suscitare. Gli artifici che può far crescere, le lusinghe che sa coltivare e le esitazioni che è pronta ad abbattere.
Vi avverto: in questa storia nessuno è colpevole fino in fondo. Neanche la tracotanza del potere. Nessuno è innocente. Tanto meno le ambizioni di una madre o la debolezza di un padre.
Ma questo non rende uguali vittime e carnefici.
Il destino porterà Emilia su un letto di ospedale, in agonia. Non voler sopportare ciò che non si vuole sopportare pretende che si paghino prezzi altissimi.
E raramente i viziosi sono chiamati a pagare. La vita è tutto ciò che hanno.


°°°°°


SCENA N°1



Sala rianimazione dell’ospedale
Lampi di luce a tratti. Penombra.
Si vedono due corpi, ma solo uno si muove. Poco.
L’altro è disteso, immobile, inutile.
Si sente solo il respiro.
Il padre di Emilia è seduto accanto al letto.
Quasi ingobbito. Ha in mano delle fotografie
Emilia è distesa. I suoi sospiri sono meccanici,
regolari, irreali.
La madre di Emilia li osserva


LA MADRE - Non c’ è un tempo qua dentro.
Una barriera metallica impedisce al fuori di affacciarsi.
Nessuna tenda a ingentilire lo schermo. Sarebbe grottesca
e porterebbe intollerabili batteri.
Se le ore sono immagini, nell’aria senza movimento si sono nascoste nei ricordi e solo in quel territorio sicuro si lasciano consultare. Come un album o un vecchio dizionario.
Emilia dorme, il padre la sfoglia. Ancora.


VOCE DI EMILIA - “Non mi lasciare sola, papà”
IL PADRE -“E come potrei? Quando allungherai una mano,
io ci sarò”



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SCENA N°2


L’ufficio del Principe
La fotografa entra con molta deferenza. Il Principe sembra distratto


IL PRINCIPE - (parlando a un interfono o a un altro strumento simile)
Ma di che si lamentano? Ringraziare, mi dovrebbero ringraziare. Oppure ricordarsi il tono di supplica che avevano quando si sono rivolti a me. Ma cosa credono? Che passi il tempo ad aiutare chi non sa nemmeno come farsi notare? Liquidateli con il minimo e non fatemeli vedere mai più. Sì, ditelo a Marinelli. E a loro fate sapere che senza di me, semplicemente, non esistono.

(Alzando lo sguardo sulla fotografa che rimane timidamente a distanza)

Vieni avanti tu. Se sei in cerca di pane, almeno fatti vedere.

LA FOTOGRAFA - Ho portato gli scatti che mi aveva chiesto.

IL PRINCIPE - Un mese fa te li ho chiesti. Sai quanto è lungo un mese?

LA FOTOGRAFA - Mi scuso, ma non sempre i soggetti sono disponibili

IL PRINCIPE - I soggetti? La contessa Orsina, vuoi dire. Ha fatto storie per le pose? Non è da lei.

LA FOTOGRAFA - Non solo la contessa Orsina. E comunque non le andavano mai bene.


IL PRINCIPE - Perché? Le hai chiesto un parere? Tanto valeva che le facessi fare un autoscatto.

LA FOTOGRAFA - Ho cercato di rispettare la sua bellezza, ma è chiaro che un’immagine non può mai restituire tutta…

IL PRINCIPE - Piantala di insegnare a me cos’è una fotografia e fammele vedere

(le esamina)

Su chi stai cercando di fare colpo eh? Sulla contessa Orsina o su di me? Queste foto sono più di quello che merita.

LA FOTOGRAFA - Veramente lei non la pensava così.

IL PRINCIPE - Ancora? E cosa diceva?

LA FOTOGRAFA - “Sarò contenta – ha detto – se solo non apparirò più brutta di quanto sono…”

IL PRINCIPE - Più brutta…. E’ proprio lei.

LA FOTOGRAFA - E lo diceva con un’aria, con una espressione…se avessi potuto fermare quella smorfia…

IL PRINCIPE - Oh, la conosco bene quell’aria superba e sprezzante. Non nego che su una bella bocca, una piega ironica, possa farla risultare perfino più bella. Ma ci dev’essere ironia. E soprattutto ci devono essere due occhi capaci di governarla, di sottometterla ad una grazia superiore. Quegli occhi la contessa non li ha nella vita. E tanto meno in queste fotografie.

LA FOTOGRAFA - Non vorrei…

IL PRINCIPE - Cosa?

LA FOTOGRAFA - …Aver perduto un’occasione.

IL PRINCIPE - Sentimi bene: tutto quello che l’arte poteva trarre dai grandi occhi sporgenti della contessa, dai suoi occhi di Medusa, dal suo sguardo fisso e vitreo, nella fotografia c’è. Non ti crucciare e passa in cassa a riscuotere.

LA FOTOGRAFA - Non lavoro solo per il pane e non era con queste parole che mi erano state chieste quelle fotografie un mese fa.

IL PRINCIPE - Ah, certo. Dimenticavo. L’arte… E allora la tua arte dovevi portarmela un mese fa. Mi avresti trovato meglio disposto. Ho da fare, adesso…

LA FOTOGRAFA - Ho portato anche qualcos’altro.

IL PRINCIPE - Se è ancora la contessa ho visto abbastanza. Se non è lei conosci la trafila, falle vedere a Marinelli.

LA FOTOGRAFA - Ma è qualcosa di veramente speciale. Stavolta mi pesava perfino la macchina fotografica. Non avrei voluto niente tra lei e i miei occhi. Se solo fossero stati capaci di imprimere una pellicola oltre che la mia emozione.

IL PRINCIPE - Sei nei guai? Una lagna così lunga per vendere un servizio non l’avevi mai fatta.

LA FOTOGRAFA - Io non devo vendere niente. Mi ha già ripagato lei solo lasciandosi fotografare. E’ un canone, principe, l’origine e il modello della bellezza.

IL PRINCIPE - Sarà, ma qualcuno deve pure averle ordinate queste foto… un canone…, magari Raffaello o Tiziano

LA FOTOGRAFA - Il padre.

IL PRINCIPE - Il padre?

LA FOTOGRAFA - E pretendeva anche le schede digitali, oltre che le stampe

IL PRINCIPE - E tu invece…

LA FOTOGRAFA - Gliele ho consegnate.

IL PRINCIPE - Dopo averne fatto una copia.

LA FOTOGRAFA - Altrimenti non avrei potuto farne quello che ricorderà come il mio regalo più prezioso

IL PRINCIPE - Lasciale lì, le guarderò dopo. A me nessuno fa regali e tu non fai eccezione. E ora sparisci. Passa in cassa a riscuotere il tuo pane. Quando ti sarà passata l’emozione e avrai vinto lo struggimento, vedrai, ti verrà fame.


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SCENA N°3

La casa di Emilia.
Ancora fotografie. Durante le prime battute i personaggi non parlano tra di loro.

IL PADRE - Maledetta fotografia, questo avrei dovuto dire, subito, se avessi avuto occhi.

LA MADRE - Invece avevi cuore di padre e fegato diffidente, ed eri altrove.

IL PADRE - Emilia ha sedici anni.

LA MADRE - A Sparta sarebbe già stata madre, in un’altra Roma una sposa destinata o una schiava esperta.

IL PADRE - Ma qui oggi combatte una versione di latino.

LA MADRE - Con l’irruenza di chi è passata troppo rapidamente dal nulla alla terza di reggiseno.

IL PADRE - E ha imparato a guardare la direzione che hanno
gli occhi che la guardano.

LA MADRE - Si cresce indovinando le traiettorie e si diventa
donne allenandosi a guidarle.
Guardala. E’ solo una fotografia.

Finalmente il dialogo si fa diretto e serrato

IL PADRE - Con che voce parli? Con cuore ottimista di madre o pancia di donna?

LA MADRE - E’ bella, non potrai nasconderla tutta la vita


Appare la fotografa, in disparte

LA FOTOGRAFA - Indeterminata saggezza di moglie.

La fotografa si insinua tra i due, come una evocazione. Non dialoga coi personaggi.

IL PADRE - Sai bene che non è la fotografia il problema

LA MADRE - Specialmente perché sei stato tu il primo a volerle.

IL PADRE - Cosa? Fermare il suo volto? Fissare una sua espressione? Anche questo è una colpa?
E nelle immagini che io ho voluto almeno era vestita

LA MADRE - Una fotografia è solo una fotografia.

LA FOTOGRAFA - No, non quelle che sono seguite. Sembrano in agguato.
Studiano questo corpo di donna, assaporandone i confini e i pixel. L’arco delle ciglia e la luminescenza sfrontata degli occhi. E la bocca, ah… la bocca.
Come si fa a fermare in un frame la morbidezza? Languiva l’obiettivo molto prima di arrivare a sinuosità più decisive.

La fotografia sovrasta il padre e la madre e il loro dialogo

IL PADRE - Emilia, sembrava altrove.

LA MADRE - La nudità è una predisposizione dello spirito, in fondo. Una liberazione, in altro modo, in altro senso…

IL PADRE - Hai sempre una giustificazione per tutto, tutto
riesci ad accogliere. Ma non tutto si può accettare. Sembra quasi che tu sia invidiosa…

LA MADRE - Solo delle sue possibilità. Che sono intatte. E’ questa la sostanza, sei accecato dalla forma.

IL PADRE - Avrebbe potuto dire ”ho freddo”…

LA MADRE - Ma sarebbe stata una inutile menzogna.
Il sangue e gli sguardi la proteggevano
da ogni insulto termico.

IL PADRE - Dagli altri non avrebbe potuto difenderla
altro che l’innocenza.



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SCENA N°4


L’ufficio del Principe.
Un grande tavolo di cristallo, disseminato di fotografie
Il principe è in piedi, di fronte al tavolo. Marinelli gli si muove intorno, portandogli sempre nuove foto. Lui, il principe, sembra averne la nausea

PRINCIPE - Maledette fotografie…

MARINELLI - Non tutte, Principe, non tutte.

PRINCIPE - Sono tutte uguali…

MARINELLI - Non tutte, Principe

PRINCIPE - Ti sei incantato?

MARINELLI - Sì, quando ho visto queste…

PRINCIPE - Ma le conosco, sono gli scatti fatti a Orsina…

MARINELLI - Non tutti a Orsina, Principe

PRINCIPE - Ma questa è…

(La visione di Emilia paralizza il principe, Marinelli cerca di scuoterlo)

PRINCIPE - Emilia…

MARINELLI - Proprio lei, Emilia Galotti. Niente male, vero?

PRINCIPE - Niente male? Non bestemmiare.

MARINELLI - Ma sì, 16 anni, è un fiore… queste invece sono le foto di Orsina per la copertina.


PRINCIPE - Orsina? Volete mettere Orsina, questa Orsina
in primo piano, davanti a tutti? Offrire la linea
imperfetta del suo naso all’irrisione spietata?
Volete davvero esporla su un tavolo anatomico,
non vedete l’inevitabile autopsia
che faranno al suo sguardo spento?
Siete pazzi. Pazzi. Pazzi. Portate via il cadavere.

MARINELLI - Abbiamo ucciso Orsina? Dovremo dirglielo, non possiamo permetterci che lo scopra da sola.

PRINCIPE - Non c’è nessuna fretta perché raggiunga
la coscienza del proprio rigor mortis.
Sono situazioni che si possono affrontare con tutta calma.



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SCENA N°5


La casa di Emilia


VOCE DI EMILIA - “Non mi lasciare sola, papà”

VOCE DEL PADRE -“E come potrei? Quando allungherai una mano, io ci sarò”


Sulla scena irrompono il Padre, la Madre, poi la fotografa e Marinelli
Al centro della scena avanza Emilia, muta. Intorno a lei, come in un girotondo, i personaggi costruiscono il dialogo. Che ancora una volta solo a tratti si svolge direttamente tra l’uno e l’altro.


IL PADRE - Basta dire un semplice no.

LA FOTOGRAFA - Come sei tenero, padre, nel cercare la semplicità, appiglio disperato di una regola smarrita.

LA MADRE - La sua bellezza si impone da sola, non ha bisogno delle nostre paure.

IL PADRE - Ma quella fotografia ha risvegliato istinti, mostri e contratti. Octopus non ha tempo per fermarsi davanti ai sedici anni o ad altre piccolezze.

LA MADRE - Octopus? Ma di che parli? Piuttosto che mangi
regolarmente, Emilia.

LA FOTOGRAFA - Non ingrassi, non dimagrisca, faccia sport ma non troppo, niente muscoli da atleta. E i vestiti…



MARI NELLI - All’estetista pensiamo noi, non diciamo sciocchezze, ho visto più gambe rovinate da una ceretta io, niente trucco, ce ne occuperemo a tempo debito.
Dio, bisogna proprio fare tutto qui.

LA MADRE - Certo che deve studiare, sì, e danza assolutamente, serve a coordinare i movimenti.

LA FOTOGRAFA - Ma su ragazza, svegliati, l’occhietto un po’ più vispo.

MARINELLI - Sì, signora, certo che la può accompagnare, lei sarà sempre la benvenuta.

LA MADRE - Sei un vecchio testone, Emilia si diverte un mondo e guadagna anche.

IL PADRE - Soldi, soldi, soldi. Pochi all’inizio, pochi perché pochi sembrano seri.

MARINELLI - Ma ce ne sono già tanti sulla quinta di fondo, nelle parole non dette, nell’agenda che si riempie, nei viaggi, negli hotel, negli aerei.

LA MADRE - Prima classe, mi raccomando, non deve stancarsi.

MARINELLI - Come? Il compito? Ma andiamo, diremo alla professoressa che una sfilata a Parigi O A New York non capita tutti i giorni. Capirà benissimo.

LA FOTOGRAFA - Su Emilia, non ti addormentare, stai su col busto, e senti, ma non ce l’hai il fidanzato?

MARINELLI - Sta ragazza mi sembra un po’ imbambolata.



IL PADRE - Era questo che cercavi. I rumori e le tentazioni
mondane. Per questo hai voluto tenerla qui. Per
questo non hai voluto seguirmi.

LA MADRE - E tu pensi che in campagna avrebbe avuto queste
occasioni? Pensi che qualcuno l’avrebbe notata? O le avrebbe offerto le possibilità che le si aprono davanti? Mi commuove il suo futuro. Ed è la sola commozione capace di superare il dolore di perderla.

IL PADRE - Perderla?

LA MADRE - Sei stato tu a ripetermelo, infinite volte: non confondere la soddisfazione che ti dà la sua presenza con la sua felicità.

IL PADRE - Ma tu confondi ben altro. Se Emilia avrà successo non sarà per merito ma per caso. E tu non ti sentirai saggia, ma fortunata.

LA MADRE - Vedi che anche tu devi venire a patti col successo?

IL PADRE - Non siamo costretti a dire sempre sì.


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SCENA N° 6

L’ufficio del principe


MARINELLI - Il principe ha scelto.

IL PRINCIPE - Voglio Emilia, nessun altra.

MARINELLI - Sloggiare l’ape regina, l’ultima, aggiornare l’agenda, avvertire le apette che ronzino con rispetto.

IL PRINCIPE - E i rotocalchi, ovviamente.

MARINELLI - Ci vuole una festa, organizzate qualcosa con attori, certo, sì la marchesina Sandretti, due politici, ma che siano bruttini almeno.
No, la contessina Orsina, meglio di no.

IL PRINCIPE - Non si è ripresa? Pazienza. Si riprenderà.
Mandatela a fare il servizio sui bikini di Raimondi alle Mauritius.
Sì, mi raccomando.

MARINELLI - Che facciamo? Ci vuole un fidanzatino, magari quel tipo, Appiani…

IL PRINCIPE - Chi è?

MARINELLI - Il bellone di “Cuori infranti” per Emilia sarebbe perfetto.

IL PRINCIPE - No.

MARINELLI - No? Ma se non la smetteva di guardarla…

IL PRINCIPE - No!
MARINELLI - Ma no, vedi che…

IL PRINCIPE - No!

MARINELLI - Ok, ok, non serve urlare, ci faceva gioco, tutto qua.

Allontanandosi Marinelli incrocia la fotografa

MARINELLI - Ha perso proprio la testa.

LA FOTOGRAFA - Che dici? Nooo, davvero.

MARINELLI - Se l’è fatta portare a Londra con l’aereo di…

LA FOTOGRAFA - E la madre non c’è andata?

MARINELLI - Figurati, quella…



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SCENA N° 7


La casa di Emilia


LA MADRE - Se non volevi potevi stare qui.

IL PADRE - Qui dove?

LA MADRE - Qui, con me e con tua figlia, invece di scappare
in campagna e presentarti solo per dare lezioncine di morale.

IL PADRE - Dov’è Emilia?

LA MADRE - Non è questa la domanda, dove sei stato tu, tutti questi anni?

IL PADRE - Dov’è Emilia?

LA MADRE - E’ fuori, all’estero, sta lavorando

IL PADRE - Da sola?

LA MADRE - E’ perfettamente in grado di badare a se stessa,
la nostra bambina non più è una bambina.
E smettila di fare il padre da manualetto di psicologia, se ci tenevi davvero….



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SCENA N° 8


Nel grande albergo. Emilia appena arrivata, è sola


EMILIA - L’aereo è un falso movimento.
Un piccolo aereo è claustrofobia che si lancia a miglia e miglia orarie. I finestrini fingono di mostrare un altrove.
In realtà riflettono pallide espressioni contratte.
Emilia, Emilia, l’eccitazione è come disturbata. Una lieve punta di angoscia si è insinuata là, sotto la linea del respiro, dove il seno tocca le emozioni.
Non rideva mio padre al telefono.
Mi sembrava di vederlo dietro quel groviglio di nodi fatto di espressioni consumate
e saluti affettuosi ciao, forse, attenta, chiama. Ecco, attenta, ha detto.
L’inquietudine si veste di quella voce rassicurante. Attenta.


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SCENA N° 9


Nel grande albergo, arriva il Principe.


EMILIA - Dove devo andare a prepararmi?

PRINCIPE - Non devi fare niente

EMILIA - Ma scusi, il servizio fotografico?

PRINCIPE - Non c’è nessuna fotografia da fare.

EMILIA - E la sfilata?

PRINCIPE - Nemmeno

EMILIA - Ma allora?

PRINCIPE - Dobbiamo solo partecipare a una cena.

EMILIA - Non me l’avevano detto… Ci saranno persone
che non conosco?”

PRINCIPE - No

EMILIA - Meno male, non so che dire alle persone
che non conosco e sono un po’ stanca. Chi ci sarà?

PRINCIPE - Io.


Emilia e il principe escono, mentre Marinelli entrato silenziosamente sulle loro battute, li guarda





SCENA N° 10


(A seguire)
Marinelli controllerà durante tutto il monologo che sia accurata la preparazione della tavola per la cena del Principe con Emilia.


MARINELLI - L’aria di Londra ha lo spessore dei dubbi.
Ma non ne ha il sapore.
E’ emozionato come un adolescente il Principe. Capita ai sentimentali. L’amore gioca sempre loro i tiri peggiori. Una ragazza senza dote, senza titoli di nobiltà ha saputo intrigarlo nella sua rete.
E’ bastato un visino appena discreto, ma soprattutto gran sfoggio di sentimento, di spirito, di virtù… o che so io…
Farà di tutto per averla. Mi chiederà di tutto. Mi chiamerà amico, piangendo e pregando. Ma i Principi non hanno amici, non possono. Per la semplice ragione che non vogliono averne.
Oggi ci onorano della loro confidenza, ci mettono a parte dei loro più segreti desideri, aprono con noi la loro anima: e domani… saremo per loro di nuovo estranei. Come se non avessero mai scambiato neanche una parola con noi.
E pensare che tocca a quelli come me, ogni volta, sostenere i loro dubbi, combattere le loro angosce, ridimensionare ad inezie quelle inezie che tanto li turbano. Ed essere sempre pronti a sottolineare quello che vogliono sentirsi ricordare. Non dimenticate Principe e ripetete: “Sono io il padrone, sono io il padrone, sono io il padrone”.





Flashback

VOCE DI EMILIA - Non mi lasciare sola, papà.
VOCE DEL PADRE - E come potrei? Quando allungherai una mano, io ci sarò.



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SCENA N° 11



Nel grande albergo. Emilia e a tavola col Principe. Intorno a loro si muove la fotografa. Il dialogo non è “tra di loro”, parlano innanzitutto a se stessi, come a dare voce al pensiero che li domina.


EMILIA - Le stanze sono sempre troppo grandi quando ci si sente troppo piccoli. Doppio audio: uno esterno, vittima di un’eco fastidiosa e rimbombante come una trenodia da salmo ammuffito. L’altro sibilante nei toni bassi, troppo bassi, alla ricerca di quelle sonorità da brivido che scatenano i riverberi di un sussurro.

IL PRINCIPE - Tace Emilia, mentre la voce alta squilla rimbalzando cristalli e tende, vini e creme dalle consonanti eccessive.

LA FOTOGRAFA - Tace Emilia mentre il sussurro cerca di
avvolgerla e non finge, neanche per un attimo, di essere diverso da quello che è: l’obiettivo è dichiarato, la guerra è cominciata, l’assedio è dovuto, le armi poi…

IL PADRE - Le armi sono una utile compagnia per
accompagnare La vittima verso l’inevitabile.

EMILIA - Le parole finalmente si fanno chiare.

IL PRINCIPE - Tace Emilia mentre il non luogo, grande albergo, grande ristorante, grande capitale, dispiega la lucentezza del suo depliant animato, propone una seduzione a tariffe adeguate d’intende.




EMILIA - Il principe distoglie lo sguardo dai bagliori riflessi su una vetrata inutilmente spettacolare e si concentra sulle vibrazioni delle sue corde vocali.

IL PRINCIPE - Ma Emilia tace.

LA FOTOGRAFA - E nel silenzio provvisoriamente si salva.

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SCENA N° 12


Nell’ufficio del Principe

MARINELLI - Quale colore usiamo, Principe, per lo sfondo
della campagna sulla residenza di Dosolo?

PRINCIPE - Il grigio.

MARINELLI - Il grigio, Principe?

PRINCIPE - Allora il nero.

MARINELLI - Il nero?

PRINCIPE - Se ripeti un’altra volta le mie parole Marinelli, ti strozzo.

MARINELLI - Mi strozza? Ma dovremo pur scegliere un tono,
un croma, un segno che dia continuità e salvi…

PRINCIPE - Nemmeno una parola mi ha detto.

MARINELLI - La piccola Emilia non ha corrisposto ai vostri desideri?

PRINCIPE - E’ rimasta muta e avvilita. Come se fosse in chiesa.

MARINELLI - Come se fosse in chiesa? Non sembrava in
chiesa nel salone, prima, con il bell’Appiani.

PRINCIPE - Chi è Appiani?

MARINELLI - Il protagonista di “Cuori infranti”.

PRINCIPE - E’ qui?

MARINELLI - Certo, per il servizio.

PRINCIPE - Dovremo liberarcene.

MARINELLI - Lasci che me ne occupi io.

PRINCIPE - Che sia una cosa definitiva ma indolore.

MARINELLI - So come fare.

PRINCIPE - Intanto via dal servizio su Dosolo

MARINELLI - E poi lo uccidiamo.

PRINCIPE - Lo uccidiamo?

MARINELLI - Nella serie tv, in “Cuori infranti”.

PRINCIPE - Conosci gli sceneggiatori?

MARINELLI - Meglio, molto meglio.

PRINCIPE - Il regista?

MARINELLI - Conosco bene il produttore.

PRINCIPE - E chi è?

MARINELLI - Ma voi mio principe.

PRINCIPE - Va e sii prudente. Io, io… faccio veramente troppe cose…


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SCENA N° 13

Casa di Emilia, la madre è al telefono


LA MADRE - Davvero ti ha detto queste parole?
…..
- Quando torni?
…..
- Non dire nulla a tuo padre.
…..
- Non credere a tutto quello che si presenta come un pericolo, spesso l’aggressività degli uomini è così fragile…

Entra il padre

IL PADRE - E’ Emilia?

La madre chiude rapidamente la telefonata

LA MADRE - Sì, tutto bene.

IL PADRE - E perché le dispensavi consigli sull’aggressività degli uomini? Che succede?

LA MADRE - Niente che non capiti a tutte le donne.

IL PADRE - E’ minacciata?

LA MADRE - E’ corteggiata, se la consideri una minaccia...

IL PADRE - A volte è una minaccia.

LA MADRE - Anche la vita lo è.

IL PADRE - E’ proprio così innaturale, ai tuoi occhi, la mia ansia? Davvero credi che sia sciocca gelosia di padre e non timore per l’affacciarsi di nostra figlia, delle sue fragilità, ad una vita così spietata? Devo pensare che sei indifferente? Cosa ti protegge dalla paura?

LA MADRE - Forse la convinzione che non sia così fragile. Che nostra figlia, come ogni donna, disponga di armi che gli occhi maschili neanche riescono ad immaginare. La fiducia….

IL PADRE - Fiducia? In chi? In cosa? L’abbiamo lasciata sola in un mare di cui è davvero difficile avere fiducia.

LA MADRE - E’ in lei che ho fiducia.

IL PADRE - No, non sei sincera. Hai paura esattamente come me. C’è altro che ti protegge, che ti vela lo sguardo che ti impedisce di vedere quello che non vuoi vedere.

LA MADRE - Le tue sono solo parole.

IL PADRE - Ho sentito la tua voce al telefono. Eri allarmata. Ma è un allarme che non riesce a colpirti. Non vuoi credere al pericolo, forse, perché si tende a considerare incredibile quel che si aspetta.

LA MADRE - Quando sarà tornata a casa queste fissazioni ti sembreranno ridicole.

IL PADRE - Tornerà quando denaro e contratti e libidine la lasceranno andare.
Se la lasceranno andare.



LA MADRE - Certo, se l’avessi tenuta chiusa in casa oggi vivresti più tranquillo. Se il mondo non l’avesse mai vista, se nessun uomo avesse posato uno sguardo su di lei, tutto sarebbe ricomposto nella serenità del tuo egoismo.

IL PADRE - Il mio egoismo non può competere con la vanità che ti vela gli occhi.

LA MADRE - Vanità? E che ne sai tu della vanità? Pensi di conoscerla perché, da uomo, come tutti gli uomini, hai speso qualche parola per lusingarla? Quando e come ti faceva comodo. Credi che queste briciole ti diano qualche diritto? Tu non sai cosa significa essere guardata. Non conosci i turbamenti provocati da un’inezia di attenzione.
La vanità? Quasi sempre è una pausa dell’indifferenza. In questo eterno vuoto lo sguardo maschile è spento, grigio, lontanissimo. Dove pensi che finisca la fatica quotidiana della bellezza, della grazia, lo sfinimento di un sorriso che non viene mai negato? Tutto si infrange contro questo muro senza colori, duro e sordo come la pietra.

IL PADRE - E quando in questo muro si apre uno squarcio è sempre sole quello che filtra?

LA MADRE - Purtroppo no. Ma siamo state educate per apprezzare ogni singolo raggio tanto sono rari e freddi.

IL PADRE - Stai offendendo il mio amore.






LA MADRE - E tu calpesti il bisogno di amore di ogni donna. Non potresti capire neanche volendo. A chi è abituato a scegliere non è data la benedizione dell’incertezza.
Invidio sai questa tua severa, arcigna virtù. Il privilegio di considerare tutto sospettoso e riprovevole. E questo sarebbe conoscere gli uomini? Chi dovrebbe augurarsi allora di conoscerli?
Noi siamo condannate ad accontentarci. A coltivare un filo di speranza anche dalla mala pianta. A considerare il meno peggio alla stregua del meglio. E come i bambini a costruirci una realtà accettabile con i pochi elementi che la realtà ci offre.

IL PADRE - La realtà è più semplice di tante parole. Ma tu non vuoi vederla perché ti farebbe orrore. Hai ragione, ti comporti come i bambini quando giocano, che per non essere visti chiudono gli occhi. E credono seriamente che basti.


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SCENA N°14

Nel grande albergo


MARINELLI - Dobbiamo ammorbidire un po’ quella stronzetta.
Occorre una lucida sintesi senza tanti fronzoli, e azione ferma.
Che sia il principe a preoccuparsi della f orma se ne ha voglia.
C’è un’azienda da mandare avanti, questo è un network di interessi, fatture, successi, volti, mani, successi, ripetizioni, set, immagini, successi. Che si imbamboli lui con le parole, ha un ufficio abbastanza grande per poterselo permettere.

Accompagna la rabbia con un fremito, l’ultimo ricordo di una commozione è nascosto nell’agire, Marinelli lo sa. Ha lasciato il principe a godere l’ansia lancinante di un rifiuto, mentre lui pensa a curarlo.

MARINELLI - La chimica, la chimica è straordinaria: può trasformare un vecchio ridicolo in un uomo patetico in pace con la propria autostima. E precipitare una ragazzina incerta nelle certezze che una donna deve avere.

(Al telefono)

Potrei avere un succo d’arancia?

LA FOTOGRAFA - E’ arrivata la contessa Orsina

MARINELLI - Qui?

LA FOTOGRAFA - E’ nel salone

MARINELLI - Avverti il principe e falla entrare in questa stanza, ma solo qui mi raccomando.

Entra Orsina non vista, ma quello di Marinelli resta un monologo

Orsina… che piacere vederti, ma come mai?
Il principe non ti aspettava, è molto impegnato….
No, non può vederti, assolutamente. Certo, certo, un’altra volta magari.
No, non devi pensarlo nemmeno.
Io? Cosa vuoi che faccia io, stavo giusto preparando un cocktail.
No, non bere Orsina, stavolta non è per te.


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SCENA N° 15


Nel grande albergo


MARINELLI - La notte, la notte, tutto si appanna.

IL PRINCIPE - Emilia.

MARINELLI - C’è un silenzio malato.

IL PRINCIPE - Emilia.

MARINELLI - La paura è un presagio. Ecco, un lieve movimento del petto, un accenno di sospiro.

IL PRINCIPE - Emilia!

MARINELLI - La vita precipita per improvvisi crepacci.

IL PRINCIPE - Emilia…

MARINELLI - Un medico presto, un’ ambulanza, via via, non risponde, non parla, ma è cosciente? Chi lo sa. Avete avvertito la madre? Ma no, lasciate perdere il portiere dell’albergo, parlerò col direttore. Mi raccomando niente giornalisti. Via via, di corsa, il principe? Chi chiede del principe? Non diciamo sciocchezze, è partito ieri sera, quando Emilia era ancora a cena. Batte il cuore, batte, piano piano, correte. Ma cosa vuole che sappia cosa ha mangiato. Bevuto? Solo un succo d’arancia. Camici, odori, luce e lampi. Non sembra una hall, questa, ma hanno lo stesso una specie di servizio in camera. Morirà?

PRINCIPE - Che hai fatto Marinelli?

MARINELLI - Quel che mi avete ordinato principe.

PRINCIPE - La giustizia divina mi è testimone, io sono innocente. Se mi avessi detto prima che sarebbe stata in pericolo avrei detto no, no, cento e mille volte no. Ma tu….

MARINELLI - Ho solo cercato di rendere accoglienti i suoi spigoli, non potevo immaginare le conseguenze. Cosa avrei dovuto fare del resto?

PRINCIPE - Non mi esasperate Marinelli. Quando avete fatto fuori quell’Appiani dalla serie televisiva “Cuori infanti” è stata una fortuna per me, l’unica fortuna che potesse tornare utile al mio amore. Che m’importa come sia avvenuto. Un attore in più o in meno in prima serata… Non mi spavento per un piccolo delitto. Soltanto bisogna che sia piccolo questo delitto e discreto, salutare. Ma Emilia. Non sarebbe né discreto, né salutare. Tutti mi accuserebbero apertamente e per una colpa che non ho nemmeno commesso. Sarebbe questo il risultato delle vostre sagge e mirabili azioni.
Come potrò perdonarmelo, se anche si salverà…

MARINELLI - Ma certo che si salverà, è giovane, forte…

PRINCIPE - Zitto, stai zitto, io non vedo proprio dove ci condurrà tutto questo. Riportiamola a casa.

MARINELLI - E’ tardi per andare a casa.

PRINCIPE - Vuoi dire?

MARINELLI - Solo che la stanno portando in ospedale.


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SCENA N° 16

In ospedale

LA MADRE - Non c’ è un tempo qua dentro. Una barriera metallica impedisce al fuori di
affacciarsi. Nessuna tenda a ingentilire lo schermo. Sarebbe grottesca e porterebbe intollerabili batteri.
Emilia dorme il suo sonno chimico.
Qua fuori è una tempesta di parole, speranze, medici, infermieri, analisi, vivrà?
Meglio destrutturarsi nelle parole inutili, per tentare di nascondere l’angoscia.
Il padre è seduto in silenzio. Guarda Emilia e vede tutto quello che avrebbe potuto fare per non vederla così. Non ha bisogno di parlare coi medici per capire la profondità di quel sonno. Dietro a quel letto, oltre il margine del lenzuolo che disegna il corpo di Emilia, a lato degli strumenti chiamati a sorreggere il suo respiro, stanno in agguato i giorni futuri. E lui già li odia.
Emilia sente solo la sua immobilità, il resto sono illazioni. Oh, certo potrebbe avvertire la presenza ma non lo sfuggire delle opportunità.

VOCE DI EMILIA - “Come? Voi qui padre mio? E solo voi? E mia madre non è qui?”

LA MADRE - Di tutto si stupisce tranne che della sua
tranquillità. Quella che il padre crede di vedere dietro gli occhi chiusi, la stessa che lei non faticherebbe a spiegargli.

VOCE DI EMILIA - “O nulla è perduto, o tutto. Poter o dover essere calmi non è in fondo la stessa cosa?”

LA MADRE - No, non può capirlo.

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SCENA N° 17


Nell’ufficio del Principe


IL PRINCIPE - Morirà?

MARINELLI - Basta crucciarsi, principe, non è cosa che possiamo governare.

IL PRINCIPE - Quel che potevamo lo abbiamo fatto, vero Marinelli?

MARINELLI - Veramente non tutto.

IL PRINCIPE - Cosa vuoi fare, seppellirla con le tue mani?

MARINELLI - Che sciocchezza, tutto quel che si può per salvarla… ma ha visto i giornali?

IL PRINCIPE - Credi che abbia voglia di leggere?

MARINELLI - E’ una regina, anche in questa scena. Maestosa. Ci sono le sue foto ovunque, e i periodici ancora devono uscire. Eccola, eccola qua, e ancora eccola. Non una delle sue espressioni è stata dimenticata.

IL PRINCIPE - E tutti raccontano che sta morendo…

MARINELLI - Ma chi le legge le parole, quando gli occhi, oh gli occhi… sarebbe davvero un sacrilegio.

IL PRINCIPE - Sacrilegio? Sacrificio piuttosto

MARINELLI - Hanno la stessa radice, noi abbiamo una grande opportunità, una straordinaria occasione. Unica.

IL PRINCIPE - Di che parli, Marinelli?

MARINELLI - Parlo della campagna contro la droga promossa dal governo.

IL PRINCIPE - La campagna?

MARINELLI - Sì, spot, video per le discoteche, megaposter, affissioni, cartelloni sugli autobus e nella metropolitana, filmati negli aeroporti. Un diluvio, un’onda anomala, una valanga”.

IL PRINCIPE - E noi…

MARINELLI - Noi siamo quelli che indicano la strada alle valanghe

IL PRINCIPE - Emilia…

MARINELLI - Emilia è il centro, il cuore, il seme che dà origine allo smottamento. Dobbiamo catturarla adesso, chiuderla in una immagine eterna, accostare la sua sofferenza alla prepotenza della sua bellezza, dobbiamo…

IL PRINCIPE - … renderla immortale.


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SCENA N° 18


Sul cambio scena

VOCE DI EMILIA - Non mi lasciare sola, papà.
VOCE DEL PADRE - E come potrei? Quando allungherai una mano, io ci sarò.



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SCENA N° 19

In ospedale. Il padre è accanto al letto di Emilia. La madre discosta, dietro il vetro o comunque separata da loro. Gli altri personaggi entrano a soggetto sulle parole della madre.

LA MADRE - Lampi di luce a tratti. Penombra.
Due corpi, ma solo uno si muove. Poco. L’altro è disteso, immobile, inutile.
Ma non si sente solo il respiro. I sospiri di lui, seduto su un margine. I sospiri di lei. Meccanici, regolari, irreali. Tutto viene superato e travolto da un tramestio che cresce, un rombo sordo che sembra trasmettersi per vibrazioni dal pavimento all’esile metallo di un letto tecnologico. Sembra un terremoto e forse ne ha la tracotante inconsapevolezza.
Supera i camici bianchi il principe, con tutto il suo seguito, in virtù di un potere che non riconosce confini grazie alla potenza di essere riconosciuto. Avanza, con i Marinelli e gli artigiani al suo servizio, senza bisogno di stringere mani, senza seminare sorrisi.
Supera il mio dolore senza neanche incontrare i miei occhi. Ma questo è facile: non ho mai saputo vedere, non posso cominciare adesso.
Eccoli di fronte uno all’altro. Eccoli tutti e tre.
Il padre, il principe, l’agnello sacrificale.


IL PADRE - Non c’è barriera, non c’è un “no” che si può opporre.

LA MADRE - Si stanno preparando a fotografare Emilia. Mani esperte fissano le piantane per le luci, forti, abbaglianti, capaci di svelare ogni interstizio del dolore.

IL PADRE - La stanno prendendo ancora, non la lasceranno mai più.

LA MADRE - Gli obiettivi fotografici sono pronti. Non resta che fissare il punto esatto del fuoco, la nettezza assoluta dell’immagine, il ritorno splendente del contorno, e poi alle sfumature, alle sfumature penseranno poi, con i colori, c’è tempo.

IL PADRE - Non c’è più tempo. Non consegnerò Emilia all’eternità dei carnefici.



VOCE DI EMILIA - Non mi lasciare sola, papà

IL PADRE - E come potrei?
Non ti abbandonerò ai tuoi assassini.

Si alza e stacca le spine che tengono in vita Emilia

Quando allungherai una mano, io ci sarò





La madre si avvicina al letto di Emilia, mentre tutti se ne allontanano. Sulla sua carezza alla figlia, la prima che vediamo, cambia la luce.


LA MADRE - Addio Emilia…


La fotografa si allontana verso un lato della scena, continuando a inquadrare i protagonisti mentre sul limitare del palcoscenico mettono i costumi a vista di fronte al pubblico. Tutto avviene mentre alle spalle la luce isola il corpo di Emilia da tutto il resto.


IL PRINCIPE – Che c’è? Emilia sta male?

IL PADRE – No, bene, benissimo

IL PRINCIPE – Cosa vedo? Orribile!

MARINELLI – Me disgraziato.

IL PRINCIPE – Ma voi padre crudele cosa avete fatto?

IL PADRE – E ora, principe? Vi piace ancora? Eccita ancora i vostri desideri?
Pensate che mi uccida? Vi sbagliate. Ora vado e mi consegnerò io stesso in prigione. E vi aspetterò. Vi aspetterò. Vi aspetterò.




BUIO