Albert Einstein e il segreto di Stradivari
di
Riccardo Barbera
PERSONAGGI:
Ernesto – liutaio
Sacconi – padre di Ernesto, liutaio
Albert Einstein
Stradivari (solo in video)
Paganini (interpretato da Ernesto)
SCENA 1
ALBERI
Immagini di alberi, prati, boschi.
Suoni: il vento tra le fronde, fruscìi.
La voce che udiamo sembra provenire da qualche semidivinità nascosta tra le foglie...
Nel video appare una figura umana, fantasmatica, che, misteriosamente, osserva i tronchi e li percuote con un mazzuolo di legno. Rappresenta Stradivari alla ricerca dei “suoi” legni.
Solo dopo un poco ci appare Ernesto, nella suo luogo deputato sul palco, che sta scrivendo furiosamente ciò che dice, mentre le immagini continuano a scorrere.
ERNESTO
Faremo una forma di tipo T, stile 1699. Il disegno risulta dall’intersecazione di tanti archi di cerchio quindi procuriamoci un compasso.
La larghezza dell’invaso è 34,3
La larghezza massima superiore 15,1
La massima inferiore 19
al centro delle effe 9,7
Costruito il triangolo Y-W1-W2 determiniamo i punti B e C.
B è il baricentro acustico e divide la tavola armonica in due superfici uguali e di uguale peso. Partire dalle sezioni auree. Nel congiungimento le venature devono risultare perpendicolari al piano e parallele al giunto per garantire l’equilibrio nella vibrazione.
In caso di imperfezione delle venature, è d’uopo aumentare di un 15mo lo spessore in C.
Determiniamo anche i punti:
M1 ed M2 centrando in E con apertura CF ;
L1 ed L2 centrando in D con apertura C-G ;
R e S facendo P - R = F – Y
Il contorno è così definito per la parte superiore:
centrando in M con apertura M-T si descrive l’arco 1-2
centrando in M1 con apertura M1-T si descrive l’arco 2-3
centrando in E con apertura E – Y si descrive l’arco 3-4
Abbiamo definito il contorno della forma. Ora tracciamo gli archi.
Per la parte centrale, centrando in R con apertura R – P, si descrive l’arco 9 – 10
Per la parte inferiore centriamo in L con apertura L – V per ottenere l’arco 5 – 6.
Centrando in L1 con apertura L1 – V avremo l’arco 6 – 7…
Centrando in E con apertura E – W tracceremo l’arco 7 - 8
Il video sfuma col parlato
SCENA 2
IL PRIMO INCONTRO
ERNESTO
La prima volta che lo incontrai fu per caso.
Avevo 10 anni. Ventisette aprile 1901.
Io e mio padre eravamo partiti all’alba da Gravedona, sul lago di Como, su su verso nord costeggiando il lago fin quando si insabbia nel pian di Spagna, per poi sfiorare il lago di Mèzzola all’ incrociarsi di Valtellina, Lario e Valchiavenna, ancora in salita per la piana di Chiavenna fino a risalire il torrente in Valle SanGiacomo verso il passo Spluga che s’insella alto e lontano tra il Pizzo Suretta e Pitz Tambò.
C’è già aria di Svizzera lassù, la Svizzera di Splugen e della Rheinwald.
Papà tirò le redini ben prima del confine, a Pianazzo, sotto i tremila del Monte Mater.
Sulle cime tutto intorno una bella neve contrastava con l’atmosfera tiepida. C’eravamo arrampicati per un bosco scosceso a pochi metri dalla strada.
Papà mi mostrava degli abeti molto vecchi. Uno di questi giaceva in terra spezzato da un fulmine. Mi spiegava il significato degli anelli sul tronco reciso; cercavamo, contando, di capire che età potesse mai avere.
Poi mi indicò le piccole pigne erano rivolte verso l’alto.
PAPA’ DI ERNESTO
No, devono essere pendule, se sono in su sono abies. Ottimi per comò, pessimi per violini
ERNESTO
Fu allora che sbucarono quei due ragazzi. Venivano giù a piedi, di buon passo, dal confine Svizzero
Lui 22 anni, occhi scuri, lucenti, baffi anarchici, corporatura massiccia;
Lei di quattro anni più grande, esile e lievemente zoppicante, con guanciotte da pupàttola e occhi languidi, grandissimi e stupìti.
Non guardavano il paesaggio. Parlavano. In tedesco. Fitto fitto.
e Bla bla bla bla, parlavano tra loro…
Vedevano un torrente, o un rivolo d’acqua di fonte precipitarsi in una cascatella…
“e se noi fossimo due gocce al centro di quel flusso d’acqua?”
La dinamica dei fluidi.
Il moto di ogni singola goccia è laminare o turbolento? È parallelo rispetto all’asse del torrente oppure ha spostamenti di massa perpendicolari al moto?
La pressione dell’acqua aumenta cadendo in quella piccola rapida? Quindi l’acqua dopo la rapida è più calda che prima?
Oppure vedevano uno stormo lontano…
e quelle rondini piccole e velocissime diventavano uno sciame di elettroni in fuga... e il loro fluttuare, ordinate ma ondivaghe, doveva raccontar loro qualcosa… sull’energia e sulla massa… si sfiorano ma non si urtano… si scambiano energia? Chissà.
Si trastullavano con la geometria non euclidea…
”Che strana, quella nuvola!”
e la nuvola si trasformava in un solido irregolare…
Passando alla “Gola dell’eco”
Oooooh
Aaaaalbert!
Milevaaaa!
E via alle mille congetture sulla propagazione del suono nell’aria,
Il suono si propaga nell'aria mediante particelle?
Ma no, è un semplice scuotimento dell’aria che crea collisioni multiple tra particelle d’aria.
Forse è come tirare un sasso nell’acqua.
Il suono è un sasso tirato nell’aria?
Milevaaaa!
Leeevaaaa
E se l’aria non ci fosse? Non vibrerebbe niente. Saremmo come pesci?
Mima “Mileva” urlato da un pesce
.
- No, vibrerebbe l’etere!
- L’etere non esiste, l’ho capito leggendo Michelson?
- Esiste, invece. L’ha scoperto Huygens trecentocinquanta anni fa
- Non l’ha scoperto, l’ha inventato!
- Senza l’etere come ci arriverebbe la luce?
Milevaaaaaaa!
Evaaa!
Mileva era Mileva Maric, donna, zoppa e ungherese; riusciva a tradurre qualsiasi concetto in formule matematiche.
Ogni tanto si sedeva su un sasso, prendeva appunti su un taccuino.
Lui la guardava contrariato, sbuffava… poi con uno scatto le sfilava di mano quei fogli, leggeva…
Sorrideva…
La baciava.
Di questo, parlavano. Numeri.
Immagini formule
Solo numeri, e sembrava che parlassero d’amore.
Il giovane tedesco, (lo dico perché era vestito come solo un tedesco in gita può vestirsi…) ci vide dalla strada, alzò la mano.
Mio padre li salutò come si fa sempre in montagna “Buongiorno”.
Papà notò la custodia da violino che quello strano tipo portava a tracolla e mi guardò ammiccando.
PAPA’ DI ERNESTO
“Vedi, Ernesto? Custodia austriaca, lo capisci dalla pelle che direi di stambecco e dal marchietto GHF della fabbrica di Lienz.
Vedi quel ridicolo pennacchietto rosso? Un fronzolo, che solo un tirolese può trovare simpatico. Un Viennese, anche prostrato dalla fame... non suonerebbe mai un violino così volgare. NordTiroler, quindi, certamente non uno studente, semmai un ambulante, perché la Hoffengot produce solo violini da pochi soldi, da suonare a spalla nelle sagre paesane.
Poca cultura e molta birra.
Vedrai, vedrai se è così! Dimmi che violino usi…”
ERNESTO
Un genio, mio padre.
Si fermarono un poco con noi. Il ragazzo si stravaccò sotto un abete su un masso e accese un’enorme pipa estremamente puzzolente, tanto che tutti fummo costretti ad alzarci e a sederci sopravvento.
Il tipo non si accorse di niente, anzi guardava attentamente gli sbuffi di fumo con cui ci intossicava, come se cercasse un messaggio segreto celato tra le volute grigiastre.
Non una parola
Papà tirò fuori la borraccia piena di vino rosso. Allora si parlò italiano.
Il ragazzo ci spiegò che i suoi si erano trasferiti da poco a Milano e aveva così imparato in pochi mesi la nostra lingua.
...e fumando, tirò fuori una specie di thermos di sua invenzione.
Immagine thermos
C‘era del caffè.
Mi stupì molto vedere quel caffè fumante. Faceva un bel freddo, pur essendo primavera avanzata, e sulle cime poco sopra noi ancora, come ho detto, biancheggiava la neve.
Per questo gli chiesi: come si fa?
E lui: “Come si fa cosa?”
Come si fa a mantenerlo caldo?
PADRE DI ERNESTO
“Ernesto, non dare fastidio! E’ una maniera per isolarlo, e quando una cosa è isolata… rimane calda…, no?”
ALBERT
Eh no, scusi signore, questo bambino ha fatto una domanda importante. Pensi che io e Mileva stiamo discutendo da ore proprio su questo; ci chiediamo: È vero che calore, radiazione ed elettricità sono in strettissima relazione?
C’è relazione tra calore e luce emessa? Gli elettroni di un metallo che viene scaldato si comportano come le molecole di un gas? O no?
Mi segue? No, perché sto utilizzando un linguaggio da studente di fisica, ma se io le chiedessi: cos’è, secondo lei, il calore?
Saprebbe rispondermi?
ERNESTO
Mio padre rimase gelato, mi guardò di sottecchi come a dirmi : “tranquillo, ci sono io!” Ma tra noi due era lui quello in difficoltà
ALBERT
“Cos’è, secondo lei, il calore? “
PADRE DI ERNESTO
Mah, così su due piedi… non saprei…!
ALBERT
Se un corpo caldo comunica calore a un corpo freddo, che cosa avviene realmente? Cosa si scambiano quei due corpi?
Onde radio?
Particelle sconosciute?
Atomi?
Luce?
Elettroni?
Vibrazioni energetiche?
Di che cosa è fatto, il calore?
In che modo il calore rimane o se ne va?
Non lo sa, nessuno lo sa perché nessuno se lo chiede, se non i giovani studiosi di fisica ...
Si esibisce in un buffo inchino.
...e questo piccolo bambino italiano.
ERNESTO
Io sorridevo compiaciuto.
Lui rispose al mio sorriso si piazzò sulla testa una foglia di acero a mo’ di cappello cominciò con una serie di boccacce secondo lui irresistibili irresistibili.
Linguaccia a sinistra
Faccia da gufo
Linguaccia a destra
Muoveva le orecchie
Si schiacciò il naso facendo pèeee pèeee
Poi… il maialino
Poi… il cane che fa le feste
Foto di Einstein giovane o con linguaccia
…ma fingendo di scodinzolare inciampò clamorosamente su una radice e finì ruzzoloni giù fino al sentiero.
Così mi apparve improvvisamente Albert Einstein: un enorme bambino.
Quando Albert tornò su d’un tratto tornò serio.
ALBERT
"Meravigliarsi"! Dietro ogni cosa c’è sempre un "qualcosa" di profondamente nascosto. Di cui "meravigliarsi"!
Io a tre anni non parlavo ancora bene, ma facevo domande.
Con voce da bimbo insistente
Perché la palla cade? E questo è facile…
Perché il palloncino vola? E già questo è più difficile.
Perché sono qui e non lì?
Come mi muovo?
Perché mi muovo?
E, già che c’ero: Dov’è Dio?
…e soprattutto: Come funzionano le formiche?
Da strozzarlo, un bambino così!
Non mi strozzarono, no; mi portarono, invece, da un medico,
forse sperando mi strozzasse lui. Intuendo il pericolo, feci scena muta.
Il medico, quindi, vedendo che non facevo nessuna domanda, me ne fece di quelle sue.
Lei ha tre anni, eh?
Sogna mai di precipitare?
Mah
Si mangia le unghie?
No!
Le piacciono i treni a vapore?
Seee!
Perché?
Mah, io non...
Allora vorrebbe avere un’altra mamma!
Io!
Che rapporto ha col suo papà?
hhhhhhhhh
Rispondevo a monosillabi... Non riuscivo a fare altro, ma a bassa voce ripetevo le parole che avrei voluto dire e che non riuscivo a dire…
Il dottore, scuotendo la testa, mi rimandò a casa.
EFFETTO
ERNESTO
Papà chiese di poter vedere il violino. Albert aprì l’astuccio, e con nostra meraviglia notammo che dentro non c’era affatto uno strumento austriaco, ma un pezzo francese evidentemente di fabbrica, di pochissimo valore, ma con tanto di mentoniera di ciliegio e di spalliera.
Guardai mio padre.
“Papà! Non è nordtirolese, non ha un violino a spalla… fa lo studente, non l’ ambulante…”
PADRE DI ERNESTO
Beh? Colpa sua! Che ci posso fare noi se quello lì va in giro con la custodia di un altro!
ERNESTO
Il ragazzone iniziò a suonare con grande trasporto. Da un tizio così massiccio e rubizzo ti saresti aspettato una ballataccia bavarese, invece … Mozart.
Suonava guardando fissa la sua Mileva.
Io avevo già sentito suonare quelle stesse note da grandi solisti, nomi famosi… Le sorelle Fermi, il Giuseppe La Fonte, addirittura Antonio Bazzini “il Leopardi del violino”; venivano a provare gli strumenti nel laboratorio e io smettevo di girare le colle sul fuoco per ascoltarli a bocca aperta.
Albert cavalcava le note con un impeto esagerato. Stringeva la mentoniera con troppa forza, le sue arcate erano strappate, maltrattava il violino più che suonarlo… ma mio padre lo guardava con tenerezza.
Quel sagacissimo ragazzo dall’enorme testone lo aveva conquistato…
————————————-
Pezzo musicale. MOZART
————————————-
Dopo aver mortificato Amadè, Albert si tolse gli occhiali, si asciugò la fronte con un incredibile fazzoletto a fiori e sentenziò:
ALBERT
“Musica e ricerca scientifica mi procurano lo stesso senso di liberazione».
ERNESTO
“Alberi!” Disse papà, “un liutaio deve conoscere gli alberi. Per questo sono qui.” E si lanciò nel suo cavallo di battaglia: gli alberi.
GLI ALBERI
PADRE DI ERNESTO
Per il piano: Abete Rosso o Maschio (Picea Excelsa).
Cresce in una fascia geografica sghemba dalla Scandinavia ai Balcani passando per l'arco alpino ma solo a quote dai 980 ai 2300 metri
Pix, picis vuol dire resina, e infatti l'abete rosso ne produce molta .
Un tempo ci facevano la pece (“pix”) mentre dai rami in alcuni rozzi Paesi del Nord ci fanno una birra da evitare accuratamente.
Attenzione: mille le varietà simili alla vista ma distantissime all’udito.
Quelli giusti li chiamiamo “abeti di risonanza”.
Altezza: 30-40 metri, corteccia rossastra, che si squami facilmente al coltellino.
...e che sia emozionante.
Si parte da lì!
L’albero giusto è emozionante.
In Val di Fiemme crescono gli esemplari più belli, 3-400 anni, austeri.
Questo, a guardarli.
A noi basta ascoltare.
Perfino il frusciare delle foglie ci dice qualcosa
E poi il suono:
Bonk . Bonk...
Intenso, cupo ma non affogato…
bonk, bonk…
il suono proviene da un punto più alto di dove hai colpito, perché viaggia, veloce, di fibra in fibra.
Il taglio va fatto in luna calante, tra ottobre e novembre: nel tronco c'è meno linfa.
Meno linfa, più suono!
ERNESTO
Papà così dicendo saltellava da un albero all’altro tra i cespuglietti facendo strage di mirtilli
PADRE DI ERNESTO
Questo… per il piano!
Per il fondo del violino tutt’altra pianta:
L’ acero (acer pseudo platanus) dei balcani, il più grande acero europeo. 35 metri. Foglie opposte, grandi, color… verde scuro (sopra)
più chiare (sotto), con cinque lobi(non ti puoi sbagliare, è la bandiera del Canada) .
Scartare i tronchi con la corteccia grigia, troppo giovani.
Quando la corteccia sfuma in rosa… va bene!
Anche il pioppo si presterebbe, ma le venature dell’acero… ah, che venature! Sinuose e intense, prendono e restituiscono il colore con un’arrendevolezza tutta femminile.
Il violino, in ogni sua parte, è femmina.
Ma attenzione.
L’acero va tagliato di quarto (taglio radiale) o di scorza (taglio tangenziale)
Attenti: la qualità del legno non è tutto, va tagliato giusto.
Immagini tagli tangenz e radiali
Sono certo che Lei, signorina Mileva, vorrà sapere del legno della tastiera. No? Glielo dico lo stesso.
La tastiera deve essere nera. Ebano!
Mi raccomando: ricordarsi di trattare a lungo il legno… ma, prima, il prezzo. Perché l’ebano, sa… (gesto come a dire “è carissimo) viene da lontano
Controllare con lente l’assenza di microfessure.
Vuole sapere dell’albero?
Mai visto l’ebano. Mai stato in Madagascar.
Immagino un posto tutto nero pieno di gente nera, con gli alberi neri e le case nere.
Pensa l’umore!
Per quel che ne so io, questa dell’ebano e del Madagascar è un’ingiustizia, un’imperdonabile disattenzione del buon Dio!
Che ci nasce a fare l’ebano in Africa se i violini si fanno a Cremona?
————————-
ERNESTO
Mio padre avrebbe parlato ancora per ore, ma si avvicinava il tramonto e Mileva aveva freddo; i due accettarono un passaggio sul nostro calesse fino a Chiavenna. Giunti nell’abitato salutammo la coppietta, che entrò in una locanda in cerca di un letto per la notte. Ma era ormai buio, e mio padre decise di cercare riparo anche per noi nella stessa locanda.
CHIAVENNA—DAVANTI AL CAMINETTO
ERNESTO
E fu così che a sera, davanti al caminetto, si stappò la seconda bottiglia di recioto. Mio padre era una persona schematica. Ogni volta che si andava in un bosco attaccava la solfa del legno dei violini.
Alla seconda bottiglia di recioto invariabilmente scattava la fase esoterica.
PADRE DI ERNESTO
Ha mai sentito suonare uno Stradivari?”
EINSTEIN
Sì, a Genova, due anni fa.
PADRE DI ERNESTO
Beh, ragazzo mio,si favoleggia di segreti inconoscibili, di riti esoterici in cui nella bottega di Antonio Stradivari si facevano affluire le voci dei defunti nei legni stagionati.
Si sussurra di componenti segrete delle colle e delle vernici, tratte da cadaveri di animali magici.
Sarà poi vero che l‘umanissimo suono dei suoi primi strumenti dipendeva dalle corde, ricavate dalle corde vocali di alcune voci bianche del coro del duomo, bambini uccisi in circostanze misteriose e ritrovati con la gola aperta?
Si dice fosse massone di un ordine segreto, si dice pregasse in lingue sconosciute.
Chi era quest’uomo? Un negromante o un falegname?
Grazie a lui il violino fu definito, “lo stromento del diavolo”
Trillo del diavolo?
Di Stradivari esistono solo tre ritratti, diversissimi tra loro… tre persone diverse o la stessa che mutava sinistramente?
Quando i grandi virtuosi suonavano uno Strad pare si sentisse odore di zolfo. Era un demone?
E’ mai nato, Stradivari? Non se ne conosce la data ne’ il luogo di nascita: apparve di colpo dopo una pestilenza che decimò il Cremonese.
E nemmeno si può giurare sulla sua morte, giacché i figli truccarono gli atti pur di poter scrivere ancora sugli strumenti “Stradivarius fecit”.
Un grande artigiano, se lo ricordi, si muove in bilico tra razionale e irrazionale, tra scienza e sentimento, tra apparenza e sostanza.
E allora se è vero, come ci ha detto, che “dietro ogni cosa c’è sempre un qualcosa di profondamente nascosto", se è vero che lei e questa signorina siete scienziati e cercate risposte scientifiche ai misteri, io vi sfido.
Da sempre la scienza e la liuteria hanno cercato di scoprire il «segreto» dell’artigiano di Cremona: le proporzioni, i materiali, le fasi di lavorazione di quei violini… tutto è stato ricostruito fedelmente, io stesso li riproduco religiosamente, ma quel suono, quel suono resta inimitabile.
A cosa è dovuto?
Qual è il segreto di Stradivari?”
Segnatevi il mio indirizzo, signor Einstein, e fatemi sapere se la scienza può aiutare a capire.
ERNESTO
Albert rimase come di sale.
Ascoltava e si stupiva di ogni parola, la bocca appena socchiusa. Gli occhi come spilli aguzzi che entravano spietati nelle parole di papà.
“Ci penserò”, disse d’un tratto. E strinse, piano, la mano di Mileva.
Musica (BLOCH)
SCENA LETTERA da New York
EINSTEIN
New York, 21 marzo 1930
Saluti dalle Americhe.
Mio giovane amico, spero che si ricordi di me.
Io ricordo benissimo quel bambino curioso…
…come una scimmia allo specchio…
che vagava tra le cime alpine, col suo papà.
Spero che quasi trent’anni in più non l’abbiano troppo modificata.
Quanto a me, i miei connotati fisici sono ormai preda della più accanita caccia fotografica del secolo. Sembra incredibile ma, mentre il mondo corre verso l’abisso, i fotografi fanno la fila per immortalare uno stupido bislacco fisico di mezza età.
Nessuno di loro ha capito perché mi abbiano dato il Nobel (a dire il vero non l’ho compreso a fondo neanch’io)… mi usano, semplicemente.
Mi fanno fare la “modella”.
Apra un giornale qualsiasi e vedrà come mi hanno ridotto.
Immagine
Leggerà di me le cose più strane: che uso banconote di grosso valore come segnalibri, che non porto mai i calzini, che nelle conferenze stampa indosso una maglietta con Paperino, che insegno all’Università infagottato in pantaloni sformati e in un maglione giallo da venditore di birra, che porto sempre una penna infilata nel collo del maglione.
Ci creda: è tutto vero.
Ho saputo della scomparsa di suo padre e me ne dolgo.
So che Lei lo sostituisce degnamente nella liuteria e spero che questo avenga anche nella gestione della cantina. Il vostro recioto era buonissimo.
Nell’ultima sua lettera suo padre mi chiedeva di Mileva.
Il matrimonio è un tentativo malriuscito di trasformare una conoscenza casuale in qualcosa di duraturo. Ci siamo quindi lasciati nel ‘19;
Essendo fondamentalmente pigro non ho cercato molto lontano altre “conoscenze casuali” ora sono marito di mia cugina Else, donna splendida.
Confesso: la scienza è tutta la mia vita , ma mentre la mia metà superiore pensa e progetta, quella inferiore determina il mio destino. E’ inevitabile.
Posso comunque assicurarle che la relatività applicata al matrimonio regge perfettamente.
Sto pensando di trasferirmi definitivamente qui. In America.
Il perché è evidente. Fin da bambino ho rinunciato sia a ogni frequentazione religiosa sia alla cittadinanza tedesca ma questa mia acuta intuizione pare non mi metta al riparo dalla stupida aggressività antisemita che sta prevalendo in Grermania.
Due cose sono infinite: l'Universo e la stupidità umana.
Ad esser franchi ho qualche dubbio… sull’Universo.
A Princeton c’è una piccola ma attrezzatissima Università; mi offrono con insistenza una bella cattedra, mezzi a volontà e una ridente casetta sul mare.
Un tavolo, una sedia, un cesto di frutta e un violino; di cos'altro necessita un uomo per essere felice? Una canna da pesca e un po’ di oceano.
Li avrò, mi spiace per l’Europa, dovrà fare a meno di me.
D’altra parte se ormai i tedeschi vivono ossessionati da incubi sionisti non c’è nulla da fare. Vedrà: presto sarà più facile infrangere l’atomo che un pregiudizio.
Ma vengo al motivo di questa mia lettera.
Ho assistito ieri a un concerto tenuto qui all’auditorium Waldurf o Wodorf… chiedo scusa, ma sia il tedesco che lo svizzero che coabitano in me si rifiutano di comprendere l’assurda maniera che hanno gli americani di scrivere i suoni che emettono. Iersera, dicevo, ho sentito suonare un trio di Bartok con Joseph Szigeti, grande, emergente virtuoso del violino che suonava per l’occasione uno Stradivari.
Naturalmente sono andato trovare questo splendido artista in camerino e ho avuto così modo di poter toccare lo strumento, poggiato su un divano in penombra.
Era uno dei primi, i più piccoli … le misure:
33,1 x 14,5
e la massima inferiore 18,3.
Un piccolo pezzo di legno leggerissimo. L’ho visto lì nella sua custodia.
e mi sono chiesto: come può un pezzetto di legno in apparenza inerte, sprigionare una forza così grande?
La risposta a pensarci bene è proprio nelle mie formule, caro amico:
non è strano che un oggetto inanimato sia dotato di immane forza, è strano che riesca a esprimerla. Anche il sasso che uso per fermacarte contiene un’energia immensa, solo che si comporta come Hans Biedermeier.
“Chi è Hans Biedermeier?”
Hans Biedermeier era un minorato mentale; viveva a Ulm dell’elemosina di tutti noi. Chi gli offriva un pasto caldo, chi un paio di scarpe vecchie, chi qualche spicciolo. Nessuno mai gli vide un centesimo in tasca, nessuno poté mai dire di averlo visto comprare qualcosa.
Quando Hans morì, il notaio fece una breve indagine e scoprì che Herr Hans Biedermeier era proprietario di molti terreni lasciatigli dal nonno e dati in affittanza e che tutte le nostre elemosine e i frutti delle sue terre si erano accumulati negli anni in una piccola banca artigiana a formare un’ ingente fortuna. Non è vero che chi non spende niente non ha niente.
Hans era come quel sasso… teneva la sua immensa energia nascosta.
Ormai lo sappiamo:
NON C’È DIFFERENZA ESSENZIALE FRA MASSA ED ENERGIA. L’ENERGIA POSSIEDE MASSA E LA MASSA RAPPRESENTA ENERGIA
Solo la matematica può spiegarlo meglio di così!
E=mc2
REGISTRAZIONE VOCE DI EINSTEIN
"It followed from the special theory of relativity that mass and energy are both but different manifestations of the same thing -- a somewhat unfamiliar conception for the average mind. Furthermore, the equation E is equal to m c-squared, in which energy is put equal to mass, multiplied by the square of the velocity of light, showed that very small amounts of mass may be converted into a very large amount of energy and vice versa. The mass and energy were in fact equivalent, according to the formula mentioned above. This was demonstrated by Cockcroft and Walton in 1932, experimentally."
Mentre cogitavo, presi in mano quel prezioso violino e nel muoverlo una lama di luce della lampada riflessa dallo specchio andò a sfiorare il piano armonico. Il colore intenso e cangiante dell’antica vernice si sprigionò in un attimo come a dire “attenzione, sono uno Stradivari!”
Ecco, uno Stradivari ti avverte. L’energia la senti.
Uscendo dal camerino mi tornò alla mente la sfida che mi lanciò suo padre. Non l’ho mai dimenticata e ho deciso di darne conto.
Ho studiato il “caso” Stradivari da bravo scienziato.
Andai a Madrid poco dopo il nostro incontro per un breve soggiorno di studio e lì potei osservare e la collezione di strumenti che Il grande cremonese realizzò per la casa reale.
Negli anni seguenti viaggiai molto per conferenze.
Al conservatorio di Parigi ho analizzato il «Provigny».
A Berlino ho potuto osservare il «Colossus» il più grande e possente di tutti , poi fui a Cremona per il «Cremonese» del 1715,
a Oxford vidi il «Messiah»,
a Firenze il «Mediceo».
Compii ricerche e studi.
Poi, un giorno, due o tre anni dopo il nostro incontro , avendo a disposizione per qualche giorno l’ “Ulysse”, compii uno degli esperimenti che preferisco.
Un esperimento mentale.
Guardo un punto fisso e penso, immagino, come un bambino.
L’immaginazione è più importante del sapere.
Ho pensato di essere a cavallo di un’onda sonora scaturita dallo sfregamento delle corde. Un violino è composto da più di 70 parti differenti .
E tutte vibrano
E tutte interagiscono
Ecco, il violinista imbraccia il violino, poggia l’archetto… l'attrito tra l' arco e le corde fa nascere la vibrazione che io cavalco come fosse un cavallo imbizzarrito. E’ una nota. Un si.
Io sono una vibrazione e costringo a vibrare con me qualsiasi cosa io tocchi.
Sfiorando la tastiera e le dita del violinista corro verso la cordiera
Il suono nell’aria viaggia a circa 340 m/s, ma nei corpi solidi la velocità è molto maggiore. Nel legno d’acero è superiore al chilometro al secondo.
Una velocità pazzesca. Io vado a quella velocità
Sfreccio lungo la corda di budello, entro nel ponticello, che mi ritrasmette alla catena e all’anima che mi rimanda all’interno della tavola armonica. Questa amplifica il suono entrando in risonanza con suoni che vanno dai 27 ai 6000 Hz.
Ci rientro.
Io sono un si.
Il legno asseconda il mio vibrare come una pozza d’acqua turbata dal lancio di un sasso. Però… attenzione: io sto viaggiando dentro uno Stradivari, devo cercare il segreto. Il segreto è nella forma? Nelle dimensioni? Nello spessore del legno?
Mi procurai una copia perfetta dell”Ulysse fatta da un certo Vouillaume. Stessa forma, stesse dimensioni, stessi spessori ma alla prova del suono l’Ulysse stravinceva per qualità timbrica e portanza del suono.
Quindi il segreto non è nella forma.
Su cosa rimbalzo io furiosamente a velocità elevatissima all’interno della cassa del violino? Sulla superficie del legno, che non è il legno, ma ciò che è stato posto sul legno. Il mistero delle vernici di Stradivari!
Le superfici grezze erano trattate con silicato di potassio e calcio, per rendere il legno omogeneo e resistente. Sopra questo si stendeva uno strato isolante, composto da albume, miele, gomma arabica e zucchero.
albume, miele, gomma arabica e zucchero: sembra la ricetta di un leccalecca, un leccalecca da tre miloni di dollari.
Confesso: il sottoscritto Albert Einstein dopo aver letto di questi ingredienti si è chiuso in bagno e ha lungamente leccato il violino.
Mi sono specchiato: un signore con capelli incredibili infagottato in una felpa enorme con Paperino, che lecca un violino.
Hanno ragione a fotografarmi.
Purtroppo gli zuccheri servivano solo a impedire che il legno assorbisse la vernice vera e propria, che veniva messa sopra come terzo strato…
e ha un sapore orribile.
Dopo l’assaggio l’ho fatta analizzare: nessuna componente segreta (polvere d' oro o unghie di animali "magici"), no: solo olio di lino, resine varie, pigmenti organici macinati in cristalli minutissimi, che riflettono la luce dando un aspetto luminoso e traslucente allo strumento.
La mia conclusione? Credere al segreto della vernice è come credere che la grandezza di Raffaello risieda nei pigmenti utilizzati per realizzare i suoi quadri.
Si riparte a 1140 m/s.
Durante il mio primo viaggio sonoro non avevo considerato che sotto la vernice c’è pur sempre il legno. La scelta dei diversi legni è fondamentale. I grandi liutai utilizzavano gli abeti tipici della Val di Fiemme in Trentino Suo padre me ne parlò, ricorda? Stradivari in persona faceva lunghe escursioni attraversando quei boschi armato d’un piccolo mazzuolo.
Bonk…
Bonk…
Scoprii che gli “abeti di risonanza” utilizzati da Stradivari avevano davvero qualcosa di speciale e irripetibile. Erano cresciuti durante la Piccola Glaciazione, un periodo di freddo intenso che investì l' Europa tra la seconda metà del ' 600 e la prima metà del ' 700. Il gelo rallenta la crescita delle piante, rende gli anelli di crescita più vicini. I canali linfatici si infittiscono e sono perfettamente cavi, (meno linfa, più suono!) Una miriade di canne d’organo!
Ma i liutai ancora oggi non esitano a smontare i violini nati in quel periodo per utilizzare i loro piani armonici! Anche la copia che utilizzavo per fare confronti era stata costruita con legno di Paneveggio strappato a un antico violino bresciano.
Via, a 1140 m/s. Rimbalzo lungo le pareti interne del violino amplificandomi e moltiplicandomi e ingigantendomi fino a cercare disperatamente un varco per risuonare all’esterno
Voglio uscire! Voglio risuonare,
Dov’è la porta di uscita?
Le effe!
Ecco le porte d’uscita: gli intagli, le "effe di risonanza".
L' aria entra ed esce dagli intagli. Il violino “respira da qui”. Ogni suono è formato da molte frequenze: la più grave è la frequenza fondamentale, le altre sono gli armonici. Le effe fanno uscire e premiano proprio la frequenza fondamentale che corrisponde alla loro larghezza; ne esco rinvigorito e amplificato.
Ma ancora oggi si usa il metodo di Antonio Stradivari e si realizzano effe identiche alle sue. Quindi non possono essere una caratteristica precipua degli antichi Stradivari…
A questo punto mi interruppi.
Mentre mi pensavo sballottato e rimbalzante su un’onda sonora ho avuto un’altra idea : e se allo stesso modo mi figurassi di essere a cavallo di un raggio di luce?
La luce percorre trecentomila chilometri in un secondo
Questa sì che è una velocità pazzesca.
Ma in un esperimento mentale chi può vietare al bambino Einstein di andare alla velocità della luce?
Gli esperimenti di Michelson e Morley avevano dimostrato che la velocità della luce è costante, dovunque tu sia, in qualunque direzione tu vada, ti sfreccia accanto sempre e 300.000 km/s
Fu un attimo: Il tempo dipende dalla luce. La luce scandisce il tempo
Il tempo non è qualcosa di uguale per tutti, assoluto e imperturbabile, ma dipende dallo stato di moto dell'osservatore, dalle circostanze.
Il tempo è flessibile
Immagine orologio molle di Dalì
Foto Paganini
Stasera Einstein invita a cena Paganini.
Niccolò accetta, non so se attirato dal mio Premio Nobel
O dalle squisite sakertorten specialità di mia moglie Else.
Prima del dolce, Einstein propone a Niccolò di suonare un po’ insieme, in giardino. E’ estate, ci si sta bene.
ERNESTO-PAGANINI titubante
Suonare all’aperto, professore?
EINSTEIN
Altrimenti, stasera niente Saker, maestro. Accetta?
ERNESTO-PAGANINI
Accetto, professore.
EINSTEIN
Che ne direbbe, maestro, di spararci una “ciaccona”?
ERNESTO-PAGANINI
Per una saker suono anche “la purga di MAria Teresa”
EINSTEIN…
Pronto, professore? 1,2,3,4…
Stonatura
Maestro, cosa sta guardando? Si concentri…! Ah, ,la mia navicella spaziale. (a parte) sì, maestro ho in giardino una navicella spaziale che va a una velocità molto vicina alla velocità della luce.
ERNESTO-PAGANINI
Complimenti, professore! Come se l’è procurata?
EINSTEIN
Sono un premio Nobel!
ERNESTO-PAGANINI
E potrei averne una anch’io?
EINSTEIN
No, lei non è ebreo!
EINSTEIN
Einstein propone a Paganini un esperimento bizzarro.
Sale sulla navicella col suo metronomo, mentre Paganini rimane lì, in giardino, accanto al barbecue, col suo metronomo.
Per darsi uguale tempo fanno partire nello stesso momento i due metronomi alla stessa velocità.
Tic tac tic tac. Contiamo?
ERNESTO-PAGANINI
Contiamo 1,2,3… 1,2,3,4!
musica
EINSTEIN
e iniziano la ciaccona all’unisono
Paganini rimane sulla Terra mentre Einstein parte per una gita spaziale a velocità elevatissime.
atraversando Alpha centauri, tra le nebulose qui intorno…
Nome di nebulose….????????????
…per arrivare al centro della via lattea ci vorrebbero a questa velocità 28.000 anni.
Tic tac tic tac
…io sento andare il mio metronomo alla giusta velocità e lo stesso accade per il mio ospite.
La velocità normalmente rallenta il tempo in maniera impercettibile, ma se si va a 280.000 km/s come me l’effetto è molto evidente.
Un secondo e scavalco la luna, in 10 minuti supero il Sole.
musica
Come conseguenza se ne deduce che, quando alle ultime battute della ciaccona riatterrerò in giardino da dove ero partito…
Io concluderò con la mia ultima nota ma troverò Paganini seduto e un po’ scocciato.
ERNESTO-PAGANINI
Signor Einstein! Il pezzo l’ho finito da mezz’ora.
EINSTEIN
Sull’astronave dove il tempo è dilatato per l’alta velocità non avevo sentore di nulla, il mio tempo, il mio metronomo era perfetto.
EDRNESTO-PAGANINI
Anche il mio, qui.
EINSTEIN
Certo! Il rallentamento è avvenuto nel mio metronomo relativamente all’altro rimasto fermo.
Le è chiaro?
Potrei dire: “cercando il segreto di Stradivari ho scoperto il segreto dell’Universo”
E’ sempre così, se cerchi le chiavi trovi gli occhiali.
IMMAGINI SPAZIALI - universo
La visione dell’universo che oggi abbiamo e che prese forma da quelle prime formule matematiche era efficace ma soprattutto… e qui suo padre mi capirebbe di sicuro…
era bella
armonica
maestosa
emozionante
come un abete di 400 anni
E… il violino? Ho rinunciato alle mie ricerche.
Mi dichiaro perdente nella sfida con suo padre.
Per festeggiare questa mia sconfitta, mi sono voluto comprare uno Stradivari tutto mio.
Per comprare uno stradivari non bisogna andare a Cremona, ma a Londra
Da Sotheby’s o da Christie’s.
Solo lì si organizzano aste dedicate esclusivamente agli strumenti antichi
Si inizia l’asta con partiture antiche, poi ci sono pezzi sempre più pregiati: bavaresi, tirolesi, boemi, viole, violoncelli… infine i violini italiani:
Guarnieri, Amati, Guadagnini, Bergonzi… Stradivari.
Io sono un uomo molto ricco, ma solo al terzo giorno di aste riuscii ad aggiudicarmi un pezzo senza rovinarmi completamente
Ora convivo da quasi 1 anno con il leggendario Peyrefitte2, dalla storia avventurosissima. Più lo suono, più lo osservo e più mi convinco che
"Il violino è uno strumento diabolico che si sottrae all'analisi matematica”
Albert Einstein
FINALE
ERNESTO
Questa era la lettera di Einstein
Lui viaggia facilmente alla velocità della luce, ma non riesce a viaggiare alla lentezza del violino. Vibrare della sua vibrazione.
Fa schioccare un diapason su una tavola di legno.
Questa.
Poi, indicando altre tavolette di legno
Ogni cosa è diversa, vista da qui, dal mio mondo.
Ad esempio … immaginate che io e voi si vada a passeggio insieme, a Cremona. Il Torrazzo, la piazza… ci incamminiamo per un viottolo, usciamo dal centro, scendiamo sul greto del Po. Volete?
Il fiume coi suoi odori dolciastri, il rumore dei passi sui ciottoli.
Ai lati del sentiero ciuffi d’erba o, meglio, un’ infestante verzura a fili lunghi e molto rugosi che spunta dal fango, una di quelle erbacce forse urticanti che immaginiamo continuamente innaffiate da urina di randagio o schifezze simili. ...
Cosa volete fare? Evitarla, immagino. Guardare i gabbiani…?
A Cremona! I gabbiani!
No, fermatevi, non riprendiamo a passeggiare.
Perché? L’erbaccia, ricordate? Mi infilo dei guanti e taglio alcuni ciuffi alla base. Se ho una borsa e un giornale l’incarto e ne porto via un paio di zolle fradice. E’ l’Asprella o equisetum o, per i contadini, coda di cavallo. Serve alla levigatura finale a cassa chiusa, all’antica maniera (mai la carta vetrata, ohibò).
Proseguiamo. Più avanti, su una collinetta a sinistra incontriamo degli alveari. Lei se le dico ALVEARE a cosa pensate?
Al miele! Io alla cera di scarto e alla soluzione di propoli, che sono materie prime per le mie vernici.
Sulla collinetta vediamo un frutteto. In questa zona ci sono molti ciliegi… guardate che belli, sono carichi di frutti, ma mentre voi guardate le fronde dell’albero rosseggianti di squisitezze… io inforco gli occhiali e osservo da vicinissimo le leggere increspature del tronco.
Non mi interessa il legno di ciliegio… quello serve a fabbricare bastoni da passeggio o pipe da oppio o stecche da biliardo. no, a me interessa altro. Quei tronchi smilzi e rugosi trasudano un'umore denso e gommoso... Utilissimo, per me per una certa colla...
Più giù, dopo l’ansa, iniziano i filari di vite. Vite uguale grappoli d’uva… o fiaschi di vino… ma a me dei chicchi gustosi o del nettare di Bacco non me ne frega niente! I miei occhi nella vigna settembrina non vedono se non rametti a cui dare fuoco, perché come si faceva secoli fa, le ceneri dei sarmenti delle viti, se disciolte in acqua, mi daranno un’ottima potassa, base per la coloritura del piano armonico.
E così via.
I pistilli di zafferano a me non ricordano il risotto, le Cocciniglie per me non sono insetti, ma polvere rossa che mescolo alla cenere di sarmento per le mie piccole alchimie.
Il mio mondo.
Il mio mondo.
Il mio mondo
STRADIVARI in video tra i suoi strumenti
“tra tutti gli stromenti musicali meravigliosa e misteriosa è veramente la natura del violino poiché niuno ve n’ha che meglio esprima la voce umana e questa è la sue particolarissima dote e lo sue particolarissimo mistero”
ERNESTO girando il foglio della lettera di Einstein
Ehi, ma qui dietro c’è scritto qualcos’altro…
EINSTEIN
Post scriptum
Dal 1911 ho cominciato a descrivere la “relatività generale”, il naturale sviluppo delle belle teorizzazioni del 1905.
Provi a leggere questa equazione:
dove b = v/c
Questo significa che un orologio in movimento ritarda rispetto ad un altro identico, fermo rispetto all’osservatore.
Non capisce?
ERNESTO
Tira fuori la lettera di Einstein
E adesso chi ce l’ha il coraggio di rispondere al premio Nobel che tutta quella storia del segreto di Stradivari, quei fumi di negromanzia, quelle fantasie magiche erano tutta un’invenzione di mio padre, un numero che faceva sempre con gli sconosciuti al terzo bicchiare di recioto…
e soprattutto chi ha il coraggio di dirgli che quasi tutti gli Stradivari che ha analizzato in questi anni, il tanto celebrato Colossus come l’Hellier … sono stati smontati e modificati in botteghe come la mia, che ormai nessuno è più in grado di comprendere cosa c’è di Stradivari in uno Stradivari, a parte l’etichetta. Chi ha il coraggio di dirgli che molti di questi capolavori sono completamente falsi!
Come posso insinuare in lui il dubbio che il Peyrefitte2, che si è faticosamente comprato… beh… assomiglia moltissimo a un pezzo che ho creato io stesso, anni fa, con queste mani di falsario…
e che quindi, forse, tutte le sue geniali scoperte sono figlie…
di un piccolo, affascinante imbroglio?
musica