NON C'E' DUE SENZA QUATTRO
Commedia in due atti di Fabio Bertarelli
Personaggi:
SERGIO marito
LUISA moglie
PIETRO padre di Sergio
IRMA madre di Luisa
A T T O P R I M O
La scena rappresenta un soggiorno moderno con a sinistra un tavolo e sedie, a destra un salotto e nella parete di fondo un televisore ed un giradischi. All'apertura del sipario Luisa e Sergio,5d stanno facendo colazione. Lei indossa uno scolorito grembiule sale e pepe ed ha in testa un fazzoletto legato dietro la nuca mentre lui è completamente nascosto dietro la Gazzetta dello Sport che sta leggendo.
LUISA - Sergio, togli quel giornale. Cosa ci sarà mai di tanto interessante?
SERGIO - (sporgendosi appena) Oggi c'è una partita importantissima. Lo sai che vale la qualificazione nel nostro girone? Se perdiamo siamo fritti.
LUISA - Una volta la qualificazione, una volta il campionato, una volta il derby...
SERGIO - Lasciami in pace. Te l'ho detto che sono preoccupato per la partita e tu vieni fuori con le solite lamentele.
LUISA - Lo sai che non è educazione leggere a tavola.
SERGIO - Non capisco che fastidio ti dia se leggo il giornale.
LUISA - Vorrei guardarti, vorrei che tu mi guardassi.
SERGIO - Io ho da guardare altre cose. La formazione per esempio. Lo sai chi hanno messo come punta?
LUISA - Come punta? Che vuoi che me ne importi! A te interessa più lo sport che la moglie, vero?
SERGIO - Che c'entra... Ora mi interessa di più la partita perché è fondamentale per la qualificazione. O si vince o si va a casa. E poi pensi di essere proprio uno spettacolo che valga la pena di guardare? (La sbircia da sopra il giornale)
LUISA - Che... (preoccupata) che vorresti dire?
SERGIO - Ma ti sei guardata allo specchio? Con quel grembiule, con quel fazzoletto in testa...
LUISA - (piagnucolando) Ho capito, ho capito. Mi stai dicendo che sono brutta.
SERGIO - Ma si può sapere cos'hai questa mattina? Hai dormito storta?
LUISA - (c. s.) Allora non m'ami più?
SERGIO - M'ami, non m'ami. M'ami, non m'ami. Ora vado a prendere la margheritina. Lo capisci che questa mattina preferisco guardare il giornale piuttosto che guardare te? Non vedi come sei conciata?
LUISA - Lo vedi che non mi vuoi più bene! (Si alza, prende uno strofinaccio e comincia a spolverare)
SERGIO - (irritato) Non potresti aspettare che io finisca la colazione? Mi dai un fastidio quando giri con quello straccetto in mano! Poi la polvere che alzi viene a cadere anche dentro la mia tazza.
LUISA - (acida) E allora cerca di fare presto perché io debbo pulire.
SERGIO - Ho bello che capito: debbo andare via.
LUISA - E vai! Tanto non apprezzi mai quello che faccio.
Il marito esce visibilmente irritato.
LUISA - Eccoli, i mariti. Vogliono la casa pulita, ma non si deve pulire in loro presenza; vogliono ottimi pranzetti, ma non vogliono sentire odori di cucina; vogliono essere serviti, ma non sopportano che ci si alzi per servirli. E' proprio vero che è come dare i pasticcini al porco! (Guarda l'orologio) Accidenti, è ora della telenovela. (Accende il televisore, si siede e si mette a seguire la telenovela strappacuore) Poverina... Perché la farà soffrire così?... Oh, Signore mio!... (Si porta le mani al viso in preda ad una sempre più forte commozione) No, non doveva succedere... poveretta! (Scoppia in un pianto accorato)
Suonano alla porta. E' la madre. Una donna non più giovane, ma con i capelli curatissimi ed un trucco un po' vistosetto. Indossa un vestito che le valorizza alcune parti del corpo. La gonna sopra il ginocchio e le scarpe con tacchi a spillo ne slanciano la figura. E' una donna piena di brio, di vitalità e di gioia di vivere.
LUISA - Mamma! Che sorpresa. Accomodati.
IRMA - (fermandosi poco oltre la porta) Che ti è successo?
LUISA - Niente.
IRMA - Come niente? Tu stavi piangendo.
LUISA - Ah, sì, ma non è niente.
IRMA - E' successo qualcosa? Lui?
LUISA - No, assolutamente.
IRMA - Inutile che cerchi di nascondermi la verità. Io sono più grande di te e non mi inganni. (La guarda alla luce) Tu hai pianto: hai due occhi gonfi.
LUISA - Ah, gli occhi gonfi? No, mi sono commossa per la telenovela. Sai, mamma, lui la tradiva e aveva avuto un figlio illegittimo da quell'altra. Lei poveretta l'aveva saputo dalla sua migliore amica e allora in preda alla disperazione aveva ucciso la rivale con un colpo di pistola a freddo. Per fortuna che padre Pedro, il confessore di famiglia riuscì poi a sistemare la figlia della colpa in un convento... Che dramma! (Si asciuga gli occhi)
IRMA - Ma Luisa mia! Che devo sentire! Ti metti a piangere per una telenovela. E' ridicolo. Si vede che non hai niente da fare o niente da pensare!
LUISA - Beh, mi ha coinvolto al punto che mi sono immedesimata nel dramma che subiva quella povera orfana e mi sono commossa.
IRMA - Ora basta, asciugati le lacrime e sorridi. Sei sempre così triste, io non ti capisco. Prendi la vita per il verso bello. Sei giovane, sei... sei una frana! Spegni quel televisore e via le cose tristi. Io non so di chi sei figlia! Sì, anche se sei figlia mia a volte mi viene il dubbio. Ma tu hai preso sicuramente da quell'anima benedetta di tuo padre. Un uomo buono e anche bello; quando l'ho sposato sembrava che avesse anche un po' di grinta e la voglia di vivere. Poi giorno dopo giorno mi si è ammosciato fino a sfiorire ed è entrato nella bara in punta di piedi come per non dar fastidio a nessuno nemmeno in quella occasione.
LUISA - Ecco, tutta questa paternale perché mi hai trovato in un momento che seguivo una storia triste in televisione.
IRMA - Questi spettacoli lasciali alla gente senza spina dorsale che deve riempire la giornata con qualcosa. Io la televisione la guardo solo quando ci sono trasmissioni allegre, quando ballano, cantano, insomma quando fanno festa.
LUISA - Beh, ti sarà capitato almeno al cinema di vedere un film e di commuoverti in alcune occasioni.
IRMA - Io voglio commuovermi per ciò che vivo, e non per ciò che fingono di fare gli altri. Le cose tristi, poi, non le voglio nemmeno conoscere. Io sono una donna viva, capisci? E tu se ti comporti così sei già morta, figlia mia!
LUISA - Eh... mamma...
IRMA - Mamma, mamma... Tua madre vorrebbe vederti diversa. Vorrebbe vederti viva. Ma ora che ti guardo bene, dimmi, che stai facendo con quel grembiule e quel fazzoletto in testa?
LUISA - Le pulizie.
IRMA - Questa tua fissazione per le pulizie! Ogni volta ti trovo con lo straccetto in mano, con la scopa, con l'aspirapolvere. Mi fai vedere i capelli? (La figlia si toglie il fazzoletto) Eh, figlia mia, come sei ridotta!
LUISA - Quando avrò finito di spolverare e di fare le pulizie mi darò una pettinata.
IRMA - E questo grembiule!
LUISA - Mamma, per fare le faccende di casa non vorrai mica che mi metta l'abito da sera!
IRMA - Comprati almeno un grembiule più femminile, di un colore vivace e con qualche disegno di fiori... Vai a guardarti allo specchio. Sembri un facchino per non dire un becchino un... insomma vai, vai a guardarti allo specchio.
LUISA - Un grembiule di questo colore è più adatto per le pulizie. Lo sporco si vede di meno. ' perché mi sporco di meno.
IRMA - E lui non ti dice niente?
LUISA - No.
IRMA - Male, molto male.
LUISA - (rifacendole il verso) Male, molto male. Che mi dovrebbe dire?
IRMA - Ti dovrebbe mettere dentro una vasca da bagno, lavarti tutta, spedirti dal parrucchiere, farti indossare un abito nuovo e portarti a spasso o a cena fuori e poi riempirti di baci perché attratto da una moglie bella, piacente e interessante. Sei giovane, perché ti butti giù così? Non ti piacerebbe vedere il marito innamorato, premuroso, orgoglioso.
LUISA - Certo che mi farebbe piacere, ma lui non è così come dici tu, lui è... (esitante) freddino.
IRMA - Solo freddino? dovrebbe essere un polo nord. Io al posto suo sarei un ghiacciolo.
LUISA - Eppure dovrebbe apprezzarmi per quello che faccio, per come tengo in ordine la casa.
IRMA - Santa Pupa benedetta! Non capisci proprio niente. Come pretendi di piacergli conciata così? E' freddo perché tu non alimenti il fuoco del suo amore con le tue grazie, con la tua femminilità.
UISA - Tu dici bene, ma capisci che le faccende di casa le debbo fare io?
IRMA - Pensa, pensa alla casa e intanto rischi di perdere il marito. Vedi, figliola, io persi quel povero tuo padre perché lo assillavo di mille cose. Michele, andiamo qua, andiamo là: Michele c'è da fare questo c'è da fare quello. Lui ha retto, ha retto, poi non ce l'ha fatta più e si è coricato per sempre. Tu, invece, lo stai perdendo perché di te non gliene importa più niente.
LUISA - Non è vero. E' il carattere di Sergio. Lui è fatto così.
IRMA - Speriamo. Io ti sto troppo lontana. Bisogna che ti venga a trovare più spesso perché la mia esperienza mi dice...
LUISA - Ecco la donna vissuta! Solo perché ti sei risposata pensi di essere tanto esperta?
IRMA - L'esperienza è maestra di vita come diceva... Chi è che diceva così? Beh, non importa. Il mio secondo marito te lo ricordi, vero? Come era esuberante, anche fisicamente era imponente.
LUISA - Eh! Pensavo che ti domasse un po'. Invece poco dopo un po' hai spedito anche lui.
IRMA - Gli uomini sono deboli. Anche quelli che all'apparenza sembrano forti dentro non hanno niente. Rocco era un omone, ma era tutta figura, tutta scena, perché anche come amore... era scarsetto. Tant'è che quanto è durato? Invece io eccomi qua. Per vivere a lungo bisogna essere sempre su di spirito. Quando mi piglia qualche momento di tristezza sai che faccio? Mi metto a cantare. C'è una vecchia canzone che mi piace tanto: (Si mette a cantare)
Vivere senza malinconia,
vivere finché c'è gioventù,
poiché la vita è bella
la voglio vivere sempre più!
Oggi è una magnifica giornata, una giornata di felicità
io son felice d'esser nata e ho tanta voglia di cantàr...
Vivere senza malinconia,
vivere finché c'é gioventù,
poiché la vita è bella
la voglio vivere sempre più!
Fai come me, dai retta. Voglio sentirti cantare. Hai sentito la canzone? Vivere finché c'é gioventù. Capisci quale deve essere l'essenza della vita?
LUISA - Certo che hai uno spirito, mamma! Quanto vorrei essere come te!
IRMA - Vorrei, vorrei... Devi essere come me se vuoi essere felice, figliola mia. Ora ho capito che ti debbo stare più vicino, che ti debbo far rivivere una seconda volta. Le mamme fanno nascere i figli cento, mille volte se necessario... Stai tranquilla figliola mia. Adesso debbo andare dalla sarta, poi so io cosa debbo fare. (Fa una piroetta)
LUISA - Aspetta, ti accompagno con la macchina.
IRMA - Ma fammi il piacere. Io debbo vedere i negozi, debbo vedere e farmi vedere. Che ne dici? Non sono ancora ammirabile?
LUISA - Sei una gran donna, mamma.
IRMA - Vedrai con quel nuovo vestito. Mi fa una vitina, una linea. E se sapessi a che mi serve quel vestito. (Con tono misterioso e compiaciuto) E' un abito da sera.
LUISA - Non vorrai mica trovare un nuovo marito?
IRMA - Se questo significa nuova felicità, perché no? Ciao, cocca di mamma.
LUISA - Allora non vuoi propio che ti accompagni?
IRMA - No, però se farò tardi, ti telefonerò per farmi venire a prendere. Va bene?
LUISA - Va bene, mamma.
IRMA - Ciao, cocca.
Si oscura la scena. Poi ritorna la normale illuminazione. Il marito sta predisponendo ogni cosa per assistere ad una importante partita di calcio.
SERGIO - (guardando l'orologio) Quasi ci siamo. (Fregandosi le mani) Oggi gliele dobbiamo suonare perché altrimenti addio qualificazione. Eppure io la formazione non la condivido al cento per cento. (Si mette seduto a leggere la Gazzetta dello Sport)
Entra il padre con la tuta da ginnastica, saltellando.
PIETRO - Eccolo, la solita poltrona, la solita Gazzetta dello Sport, la solita partita!
SERGIO - Senti, babbo, è tanto che aspetto questo momento. Per favore, te lo chiedo nuovamente per favore. Lasciami in pace.
PIETRO - Gioventù rammollita!
SERGIO - Vai, vai. Vai a fare il tuo footing che io mi debbo concentrare.
PIETRO - Si deve concentrare sul grande e storico avvenimento pallonifero... Te lo ripeto, sei un rammollito. Tutto tua madre, anima benedetta. Una santa donna, ma se ne stava sempre là seduta in quella poltrona finché un giorno...(Fa un segno di rispetto) Vederti così fiacco alla tua età, così stanco, mi sembra di aver messo al mondo un uomo già morto. Guarda me, invece... (Gli mostra i muscoli) anche se ho qualche anno più di te, -io- sono un uomo vivo.
SERGIO - Hai finito? Se non hai finito sbrigati, che la partita sta per iniziare.
PIETRO - Ai miei tempi...
SERGIO - (sbotta) Eccolo con i suoi tempi.
PIETRO - Sì, ai miei tempi, che non sono poi tanto lontani, lo sport lo facevamo sul campo.
SERGIO - Capirai, qualche partitella nel campetto della parrocchia fra gli scapoli e gli ammogliati.
PIETRO - Già! E io ero il libero della squadra ammogliati e agli scapoli gliele davamo sempre.
SERGIO - Vi lasciavano vincere per rispetto dell'anzianità.
PIETRO - Quando sono diventato vedovo, è stata una gran perdita per la squadra degli ammogliati che non hanno più vinto. Pensavo che tu mi avessi rimpiazzato degnamente, invece mi hai fatto fare sempre una figura di... m... (Mugugna)
SERGIO - (sbuffando) Babbo, sta partendo il collegamento!
PIETRO - Bene, bene, guardati la tua partita, "rammollito"!
Il padre esce ed il figlio tira un sospiro di sollievo. Alza un po' il volume del televisore che sta trasmettendo la sigla del collegamento internazionale. Poi le formazioni, gli inni nazionali, e l'inizio della partita. Sergio accende una sigaretta.
Mentre sta seguendo attentamente le fasi, entra la moglie nel solito abbigliamento dimesso.
LUISA - Sergio!
SERGIO - (con stizza) Che c'è?
LUISA - Non vedi che fai cadere tutta la cenere della sigaretta per terra?
SERGIO - Che cenere? ... Forza, avanti, passa la palla...
LUISA - Sergio, ho finito di pulire proprio adesso.
SERGIO - Sììì...
LUISA - Hai capito che stai sporcando tutto con quella sigarettaccia?
SERGIO - Va bene, va bene... Noo, ciabattaro! Accidenti accidentaccio...Come si fa a sbagliare un gol fatto!... (accartoccia la Gazzetta dello Sport e la getta in terra con un gesto di stizza)
LUISA - Sergio, io sono stanca di fare la serva in questa casa. Hai sporcato tutto il pavimento con la cenere della sigaretta, con le cartacce!
SERGIO - Sì, ho capito. Lasciami in pace. Dopo, dopo... Vai, vai...
LUISA - Come sarebbe a dire: "Vai, vai..."
SERGIO - Non dicevo a te, ma a quel brocco che oggi è lento come un mulo. Vai, ora, sei solo... vai... Bene... vai, vai sei solo, tira... (Scattando in piedi) Goal!!! (Rovescia una bottiglietta di birra)
LUISA - Sergio mi vuoi ascoltare?
SERGIO - Che c'è?
LUISA - Hai insozzato tutto il pavimento. Guarda che porcile!
SERGIO - Va bene, va bene. Quando sarà terminata la partita pulirò io. Goal, goal!!
LUISA - Lo sai che io non sopporto lo sporco. Quando sarà finita la partita, tu come al solito te ne andrai lasciando questo bello spettacolo.
SERGIO - Va bene, va bene. Allora pulirò fra il primo ed il secondo tempo, va bene?
LUISA - No, devi pulire subito, così un'altra volta imparerai a stare più attento.
SERGIO - Ma ti sembra che io ora smetta di vedere la partita per pulire il pavimento? Dopo, dopo. Ora lasciami in pace. (Gesto di insofferenza) Basta!
LUISA - Era chiaro che sarebbe toccato a me. (Esce)
SERGIO - Finalmente l'ha capita che non deve seccarmi. (Con le scarpe cerca di buttare la cenere sotto la poltrona, dà un calcio alle cartacce e poi si siede) Su, vai sotto, stai attento al numero 10... fai pressing... non lo mollare... così, così...
Ritorna la moglie con l'aspiratore, l'accende e si mette a pulire la stanza. Il marito visibilmente scocciato sopporta prima in silenzio, poi sbotta.
SERGIO - Luisa! Vuoi fermare quel maledetto apparecchio? Basta!
LUISA - (urla) Hai anche il coraggio di protestare? Non vedi che hai sporcato tutto il pavimento?
SERGIO - Per piacere, spegni quel maledetto apparecchio, non riesco a sentire più niente.
LUISA - Certo, il signore non vuole essere disturbato. (Continua con l'aspirapolvere)
SERGIO - (urlando ancora di più) Lo sai, quando c'è la partita voglio godermela in santa pace. Mi fai perdere le azioni più belle. (Perentorio) Spegni!
LUISA - (irritata) Sì, spengo, spengo. (Spegne l'aspirapolvere ed esce)
Il marito, dopo un sospiro di sollievo, si rimette a seguire le fasi della partita.
SERGIO - Bravo, bravo, avanti così... così... via, via, passa la palla... tira... tira.... No, assassino!... Pallonaro... tu dovevi fare il raccattapalle!... (Si morde le mani) Come si fa a mangiarsi un gol fatto!...
Suona il telefono. Il marito da segni di insofferenza. Sbotta, poi va a rispondere.
SERGIO - Pronto. Ah, è lei. Sì... sì... dove? Dalla sarta?... Io sono impegnato... Ora la mando a prendere da Luisa Sì, subito, subito. (Riattacca) Luisa, è tua madre. E' dalla sarta. Ha detto se la vai a prendere... Non importa se sei con l'abito di casa. Svelta, che ti aspetta.
Si rimette seduto in poltrona e continua a seguire le fasi della partita.
Dopo un po' va via la luce. Sergio, imbestialito, prende da un cassetto una torcia elettrica e va a riattaccare la luce.
SERGIO - (rientrando) Oggi devono capitare tutte. Le ho detto mille volte che non deve attaccare contemporaneamente la lavastoviglie ed il forno perché scatta l'interruttore. Tanto non lo capisce. (Riaccende il televisore e riprende a seguire la partita con aria seccata)
Dopo un po', quando rientra nel clima partita, arriva la moglie con la suocera.
IRMA - Ciao, Sergio. Che piacere vederti. Cos'è quella faccia? Ti è successo qualcosa? Ti da tanto fastidio vedere la suocera? Ah, c'è la partita, vero? Voi uomini con la partita... Avevo il secondo marito che mi costringeva sempre a casa da sola quando c'era la partita mentre lui andava a vederla al bar perché diceva che con gli amici aveva la sensazione di stare allo stadio. Tu la guardi da solo?
SERGIO - (irritato) Sì, sì! Forse è meglio andarla a vedere al bar, come faceva quel suo -povero- secondo marito. (Esce sbattendo la porta)
IRMA - Tuo marito mi è sembrato imbronciato, non è vero?
LUISA - Non farci caso. In questo periodo è un po' così...
IRMA - Forse non gradisce la mia presenza?
LUISA - No, stai tranquilla, ma ho la vaga impressione che la nostra presenza lo disturbasse, dato che c'era la partita. Cosa ci trovano gli uomini nel veder calciare una palla?
IRMA - Io lo so. Un amico mi confidò un giorno che si immaginava di vedere nel pallone la faccia della moglie e provava un gusto enorme nel vederlo preso a calci.
LUISA - Ah, ecco perché ogni volta che c'è la partita mi viene un po' di mal di testa.
IRMA - Ora, cara la mia bambina, sono tutta per te. (Si siedono in salotto)
LUISA - Che vestito ti stai facendo fare dalla sarta?
IRMA - Non te l'ho detto? Mi faccio fare un bellissimo abito da sera.
LUISA - Ma che programmi hai?
IRMA - Feste, allegria. Tua madre è un vulcano di vita. Tu, a proposito, ce l'hai l'abito da sera?
LUISA - Io, sì. Ho quello solito. Quello che mi hai regalato tu qualche tempo fa.
IRMA - Come, ancora quello?
LUISA - Tanto, dove vuoi che vada?
IRMA - Ma che debbo sentire! Alla tua età non mi dirai che stai sempre tappata in casa.
LUISA - Sergio, lo sai, non è un uomo che ama le serate mondane.
IRMA - Sergio, Sergio. Sergio è quello che vuoi tu. Gli uomini, lasciatelo dire da mamma tua che ha esperienza...
LUISA - Rieccola con l'esperienza!
IRMA - Certo! Anche perché ho più anni di te, purtroppo. Ti dicevo che gli uomini sono quello che noi vogliamo. Tu non lo stimoli a fare quello che vorresti facesse. Mi spiego: Tu vuoi che ti porti a cena fuori? Ebbene devi fare in modo che lui capisca questo tuo desiderio e sia lui ad invitarti. Per far questo tu devi avere un'ascendente. Devi cioè piacergli tanto tanto. Cosa che non è, visto come sei conciata.
LUISA - Te l'ho detto, stavo facendo le faccende di casa.
IRMA - Guardati. Sembri forse una donna? Che razza di figlia! Ma da chi avrai preso? Sicuramente da tuo padre, anima benedetta. Era così, un po' malandato, si curava poco. E pensare che era un bell'uomo. ma si è lasciato andare, si è lasciato andare... finché andare oggi, andare domani, è partito. Pace all'anima sua. Tu non lo ricordi, vero?
LUISA - Solo vagamente.
IRMA - Certo, eri così piccolina quando se n'è andato.
LUISA - Non hai molti rimpianti, vero?
IRMA - Io non sopporto gli smidollati, i rilassati, quelli che si lasciano andare. Ecco perché ho sposato poi Rocco. Un omone che sembrava la vita in persona. Anche lui però era tutta scena perché dentro non aveva spirito. Ora mi trovo con una figlia che è un fiore, ma che si appassisce giorno dopo giorno.
LUISA - Ecco qua, siamo al De profundis.
IRMA - Se non proprio al De profundis siamo al coma. Ora però, cara la mia bambina, devi cambiare vita. Devi scuoterti da questo torpore. Sù, sù, mamma ti insegna come.
Ritorna il suocero dal footing.
PIETRO - Oh, chi si vede? La signora Irma! Come va, Irma? Bene, vero? Anzi da come ti trovo, sembra benissimo.
IRMA - Caro Pietro. Hai proprio indovinato. Sto benissimo! Anche tu stai bene, vero?
PIETRO - Cerchiamo di mantenerci in forma. (Saltella un po' per la stanza)
IRMA - In questa casa, però, c'è poca aria. Bisogna aprire le finestre, respirare a pieni polmoni.
PIETRO - Forse c'è cattivo odore?
IRMA - C'è un'ariaccia che non ti dico. Ho trovato i giovani abbacchiati, intossicati da un'aria malsana.
PIETRO - I giovani, cara mia, oggi, nascono vecchi. Non hanno più mordente. Mio figlio sembra uno zombi e tua figlia una mummia. Loro che dovrebbero sprizzare vitalità da tutti i pori, invece sembrano vecchi da ospizio.
LUISA - Ecco la solita sentenza. Forza, signor Pietro: ai miei tempi...
PIETRO - Eravamo temprati e pronti a far fronte alle peggiori situazioni. Oggi se si dovesse presentare qualche difficoltà o pericolo morite tutti perché non avete nemmeno la forza di reagire.
LUISA - Noi viviamo la vita per quella che è e non ci fasciamo la testa prima di avercela rotta.
IRMA - Tu non vivi per niente, figlia mia! Questa è la verità.
LUISA - Lo dici tu, mamma.
IRMA - Lo dico io? Lo dicono i fatti: mai un viaggio, quasi mai al cinema, al teatro. Solo un po' di televisione.
LUISA - C'è sempre da fare in casa.
IRMA - Io non ti capisco. Lascia che ci sia un granello di polvere ma tu devi essere viva. Devi suscitare in tuo marito un'attrazione tale da fargli ribollire il sangue dentro. Invece...
PIETRO - Ecco, tua madre ha colto nel segno. Io te lo dico tante volte. Con quei capelli che sembri la madonna del petrolio. E quel grembiule... Ti manca solo il berrettino con la sigla N.U. nettezza urbana e saresti perfetta. Come può tuo marito desiderarti? Ecco perché vi abbrutite davanti alla televisione. Tu con le telenovele e lui con le partite. E' la donna che deve farsi desiderare, che deve piacere al proprio uomo mostrandosi bella, interessante, anche un po' sexy.
LUISA - Voi non avete responsabilità di mandare avanti una casa, ecco perché fate le prediche. Io avrei voluto vedere te, mamma, quando avevi una casa da sistemare quanto tempo ti rimaneva per te.
IRMA - Oh, capirai! Tutti i figli che hai da guardare. Se poi verranno veramente dei figli allora sì che dovrai stare al chiodo, non ora. E' possibile che due sposetti come voi si debbano abbrutire così?
LUISA - Senti, io non sono più disposta ad ascoltare le tue prediche. Noi stiamo bene così.
IRMA - Ma fammi il piacere. Tu vivacchi e ormai ti sei adattata a questa vita.
LUISA - (alzandosi) Mamma, io debbo pensare a preparare il pranzo.
IRMA - Aspetta che ti do una mano.
LUISA - (sfottente) No, lascia le tue mani come te le ha fatte la manicure. Non te le rovinare. Io esco a fare la spesa.
IRMA - Dai! (Premurosa) Ti accompagno?
LUISA - No, faccio presto: arrivo al supermercato qui vicino. (Esce)
PIETRO - (a Irma) Che vuoi, guardare la televisione sprofondati in una poltrona, significa per loro condurre una vita tranquilla. Ma non tutti i giovani sono cosi, per fortuna.
IRMA - Io vengo poco in questa casa perché mi viene tanta tristezza. Anzi mi dà ai nervi vedere una bella ragazza come lei, non perché sia mia figlia, ma è proprio una bella ragazza, che si lascia andare così.
PIETRO - Io, a volte, ho una voglia di prendere mio figlio a calci nel sedere. Cammina lemme lemme e sembra animarsi soltanto quando segue la partita in televisione. Certo che un po' è anche colpa di tua figlia. Io a volte mi chiedo se si può rimanere innamorati di una donna simile che nasconde ogni forma del suo corpo dentro quel grembiule sale e pepe e che, invece di profumare di femmina, puzza di disinfettante e di creolina. Bah!
IRMA - Ma mia figlia non era così. Da signorina era anche ambiziosetta. E' forse lui che l'ha ridotta in quello stato perché è geloso?
PIETRO - Geloso? Che, geloso di tua figlia?
IRMA - Perché? Non potrebbe essere?
LUISA - Come perché? Io comincio ad avere dei dubbi se tua figlia sia o non sia una donna. Sotto quel grembiule cosa ci sarà?
IRMA - Ora ci penso io.
PIETRO - Sì, ci pensi tu... Tanto non ti dà retta. Anch'io tante volte le ho detto di scuotersi, di mettersi un po' su. Anche mio figlio strapazzo per quella sua flemma che mi manda in bestia. Tutto la povera mamma sua. Una santa donna, ma era così lemme lemme, non usciva mai. Io ho cercato di scuoterla, ma..
IRMA - Eh, i caratteri sono quelli che sono, ma bisogna avere anche il coraggio e la forza di cambiarli quando è necessario.
PIETRO - Io invece sono dinamico, sono vivo. Anche adesso cerco di essere in forma. Hop, hop... guarda che muscoli. Sono duro come il marmo... Dappertutto, capisci?
IRMA - Bene, bene. Anch'io mi sento sprizzare di vita. Vorrei fare, vorrei volare, vorrei... (fa una serie di piroette e si mette a cantare la solita canzoncina) Vivere...
PIETRO - Brava, bene, bis! (Le batte convinto le mani)
IRMA - Senti, Pietro, ho una voglia matta di andare a ballare. Sabato ci vado. Che ne dici?
PIETRO - Se ti senti di andare, vai pure.
IRMA - Posso chiederti una cosa, Pietro? Ti andrebbe di accompagnarmi?
PIETRO - Cosa?
IRMA - Ti ho chiesto se mi accompagni a ballare.
PIETRO - A ballare?
IRMA - Sì, potresti essere il mio cavaliere.
PIETRO - Ma io non so ballare molto bene. Ci andavo, sì, da giovanotto. Son passati tanti anni...
IRMA - Ma ti vedo ancora in forma.
PIETRO - Certo non mi preoccupa il movimento, anzi dal punto di vista atletico sono a posto. E' che mi manca la tecnica, i passi non me li ricordo più!
IRMA - Aspetta che ti rinfresco la memoria.
Prende un disco e lo mette sul piatto del giradischi. La musica di un tango appassionato si diffonde per la stanza.
IRMA - Sai cos'è questo?
PIETRO - Certo, un tango.
IRMA - Bravo, allora guarda: uno due tre... uno due tre. A questo punto fai una giravolta e olé
PIETRO - Olé, cosa?
IRMA - Olé, cos'è questo? Il caschè!
PIETRO - Eh, sembra facile...
IRMA - E' facile ti dico. Prendimi che riproviamo... Dai!...Allora uno, due, tre... uno, due, tre, olé... Bravo. Riproviamo uno, due, tre... olé... Via con il caschè!
Provano a fare il caschè e cadono in terra tutti e due. Si alzano, si puliscono un po' i vestiti e si guardano perplessi. Poi scoppiano in una fragorosa risata.
A T T O S E C O N D O
La scena è la stessa del primo atto. All'apertura del sipario Pietro entra e accenna a qualche passo di danza. Accende il giradischi e si mette a ballare il tango.
PIETRO - Ta-ra-ra...Ta-ra-ra-ta-ra-ra... ta-ta... e giù il caschè... Ahia! No, no, il tango non fa per me. (Si massaggia la schiena) Ci vorrebbe tanto allenamento e poi Irma non è proprio una piuma. Se si accontentasse di ballare il tango senza caschè...
Suona il telefono.
PIETRO - Pronto... Ah, Irma, sei tu?... Come, come va? Va benissimo... Luisa no... è andata dal parrucchiere... Sei alla stazione?... Ti vengo a prendere io... Sì, che disturbo! Vengo subito... Stavo giusto per uscire... A presto. Ciao.
Pietro esce. Si fa buio. Poi entra Luisa con acconciatura fresca di parrucchiere indossando un sobrio tailleur.
LUISA - (in falsetto) Mamma dice bene: Devi essere bella, sempre ben pettinata, vestita con abiti che valorizzino la tua personalità. Adesso chi pulisce la casa? Chi prepara il pranzo? Così mi sento un soprammobile o una bella statuina. Comunque facciamo questa prova, mamma potrebbe avere ragione: sono ancora giovane, sono bella (Si liscia i capelli, compiaciuta) Chissà cosa dirà Sergio, gli piacerò? (Si va a rimirare allo specchio, fa un po' di mosse e si pavoneggia)
Suonano alla porta. Entra la madre.
LUISA - Ciao, mamma.
IRMA - Ciao cara.
LUISA - Non sei venuta mica a piedi dalla stazione?
IRMA - No, mi è venuto a prendere tuo suocero.
LUISA - Ah, ah... che, ti fa la corte?
IRMA - No, è un orso tuo suocero. con qualla mania del footing e dei muscoli...
LUISA - E tu hai tutta l'aria di essere una domatrice...
IRMA - Ehi, bambina mia... che vorresti dire?
LUISA - Era una battuta, mamma. Ho per caso colpito nel segno?
IRMA - Mah, non lo so... Ora lascia che ti ammiri... Ah, finalmente! Con la permanente sei già più bella, ma per far colpo su tuo marito ancora non basta.
LUISA - Ma sei sicura, mamma, che è questo il modo di risvegliare l'amore di Sergio?
IRMA - Certo, bambina mia! Dimmi: non ti senti meglio anche tu, psicologicamente intendo, valorizzando la tua femminilità?
LUISA - A dir la verità non sento ancora tutto questo benessere.
IRMA - In che stato sei ridotta, figliola mia! Era proprio necessario scuoterti da questo pericoloso torpore nel quale sei caduta.
LUISA - Con la permanente mi sembra di avere in testa un vaso di vetro in equilibrio precario. Come faccio a fare le faccende di casa?
IRMA - Non pensare alle faccende di casa, bambina mia, ma solo a farti bella. Quando comincerai a vedere i frutti poi...
LUISA - Speriamo che sia come tu dici.
IRMA - Dai retta a mamma tua che ha più esperienza.
LUISA - Ah! Ricominciamo con l'esperienza? (In falsetto) Io per farmi desiderare dai miei mariti...
IRMA - Proprio così, ragazza mia. Anzi, abituati anche ad avere un pizzico di malizia, che in una donna non guasta mai. Sarai sicuramente più interessante e piacerai di più. Vedrai come tuo marito ti guarderà con piacere, con ammirazione, con desiderio. Ed allora non solo ti sentirai felice, ma riuscirai ad ottenere da lui tutto quello che desideri.
LUISA - (un po' lagnosa) Ma poi lui vuole la casa pulita, vuole il pranzetto buono. (Fa il broncio)
IRMA - Se gli piacerai non guarderà più la casa, ma soltanto te. E mangerà anche pane e cipolle se glieli servirai graziosa e agghindata. L'uomo accetta tutto dalla donna che gli piace. Ringrazia Iddio se non ti ha ancora rimpiazzata. Sai, gli uomini sono così volubili, così cacciatori. Guardano altre donne anche se a casa hanno un fiore di moglie. Hai corso un bel rischio, figlia mia. Il mio secondo marito una volta si è permesso di fare un po' di corte ad una mezza cartuccia quando a casa aveva una moglie come me, che modestamente... Gli uomini, figlia mia, amano cambiare. Sai allora cosa ho fatto? Io come vedi, sono bionda. Ebbene mi sono tinta i capelli neri, ho cambiato trucco, ho cambiato profumo, e lui è ritornato subito all'ovile perché gli sono sembrata una donna diversa. Ecco tutto. Ora dovresti indossare un abito che ti faccia risplendere.
LUISA - Non va bene questo che ho indosso?
IRMA - No che non va bene. Ci vuole un abito, un abito...
LUISA - Vieni in camera che ti faccio vedere quelli che ho.
IRMA - No, vai ad indossare quello più bello che hai e sfila qui davanti a me come in passerella. Io ti darò il mio parere.
La figlia va in camera e ritorna poco dopo con un abito così così.
LUISA - Ti piace?
IRMA - Affatto! Tu non ti sai più nemmeno vestire. Una bella signora come te che non sa valorizzarsi. E' il colmo!
LUISA - Eppure a me sembra tanto bello.
IRMA - Ti ho detto che non va bene. Il colore, il taglio. Ma chi te li sceglie?
LUISA - Questo è quello che mi hai regalato tu al compleanno di due anni fa.
IRMA - (imbarazzata) Ehm...Sì, sì, te lo posso aver regalato io, ma due anni fa. Ora la moda è diversa, è più sbarazzina, con i colori più vivi. Vai, proviamone un altro. Non ne hai uno più moderno?
La figlia va ad indossare un nuovo abito e poi ritorna.
LUISA - Questo va bene? (Fa una specie di passerella per la stanza)
IRMA - Un po' meglio... ma ancora non ci siamo. Non hai capito che devi essere più sexy? Perché essere sexy significa attrarre l'uomo con una irresistibile calamita. Vai ad indossare un vestito... che ti valorizzi come femmina. Un abito che ti valorizzi le forme, con una generosa scollatura, una minigonna... Hai capito?
Luisa un po' imbronciata va in camera a cambiarsi e ritorna con un abito veramente sexy.
IRMA - Oh, finalmente! Però non sai proprio vestirti. Ti sembra che possano andar bene quelle scarpe che hai ai piedi? Un po' di tacchetto non guasterebbe. Anzi prova con un bel paio di tacchi a spillo. Vedrai come ti slanciano la figura.
La figlia va a calzare un paio di scarpe con i tacchi e ritorna.
IRMA - Ce n'è voluto, eh! Ora dobbiamo indovinare il trucco. Vai a prendere il beautycase.
La figlia va a prendere l'occorrente per il trucco, si mette seduta al centro della scena e la madre le rifà il trucco.
IRMA - Ora il tocco finale: il profumo.
LUISA - Aspetta che lo vado a prendere. (Esce e ritorna con la boccettina del profumo)
IRMA - Dai a me. (Annusa) No, no, non va bene. Questo Sergio lo conosce e allora ci vuole qualcosa di nuovo. (Prende dalla sua borsetta una boccettina di profumo e lo spruzza addosso a Luisa) Ecco la mia bambina! Ora sei veramente mia figlia. Bella, bella! (La bacia)
LUISA - Adesso che faccio vestita e agghindata così?
IRMA - Oh, sei dura di testa! Non devi fare niente. Ti siedi in una posa carina, fai finta di leggere e intanto pensi come puoi far meglio colpo su di lui. Devi inoltre pensare il modo di realizzare ciò che desideri. Desidererai pur qualcosa, no?
LUISA - (freddamente) Sì, mamma.
IRMA - (ironica) Sì, mamma. Sembra che ti chiedo di esprimere l'ultimo desiderio! Allora ti suggerisco io alcune cose: per primo, devi uscire da queste mura perché stai diventando una muffa. Poi desidererai di fare qualche viaggio, di andare a cena fuori, di andare a ballare, di andare al diavolo purché ci si diverta, no? Ora che sei così bella, tuo marito sarà orgoglioso di portarti fuori per mostrarti e tu dovrai essere un tantino civetta per suscitare in lui la gelosia. I mariti sono vanitosi e gelosi nello stesso tempo. Tu dovrai essere così intelligente di trovare il giusto equilibrio. Il mio secondo marito...
LUISA - Sì, lo so, il tuo secondo marito ti portava a ballare e siccome eri bella e qualcuno ti guardava diventava geloso e ti richiudeva in casa riempiendoti però di baci.
IRMA - Se lo sai cerca di farne tesoro. Allora siediti là. (Luisa si siede su una poltrona) Cerca di stare disinvolta. Prendi quella rivista e fai finta di leggere. Ecco, così... (Spruzza un po' di prufumo per la stanza, compiaciuta) Ora io debbo fare alcune spesette e poi andare a misurare un abito dalla sarta.
LUISA - L'abito da sera?
IRMA - Anche l'abito da sera.
LUISA - Ma quanto sei ambiziosa! Hai in programma qualche serata mondana?
IRMA - Una serata da ballo. (Fa alcune piroette per la stanza)
LUISA - (incredula) Vai a ballare?
IRMA - Certo. Non sono mica vecchia. Ho voglia di ballare e ho voglia di divertirmi. Ho voglia di vivere. (Comincia a cantare la solita canzoncina) Vivere senza malinconia, vivere finché c'è gioventù...
LUISA - Ci vai da sola?
IRMA - Non mettiamo limiti alla santa provvidenza.
LUISA - Non mi dirai che hai un corteggiatore!
IRMA - E perché? Non sono ancora una bella donna?
LUISA - Eh, come ti inalberi subito quando ti si tocca questo tasto. Sì, sei ancora una bella donna, sei contenta?
IRMA - Allora io vado. (Esce)
LUISA - (gira un po' per la stanza) Hai capito, la mia signora madre? Va a ballare. Quanto tempo è che non vado più a ballare. Dopo sposati non ci siamo andati più. A Sergio piaceva però non mi ha più invitata. Veramente mi piacerebbe per una sera... (attacca il giradischi e si diffondono le note di un bel valzer. Lei si mette a ballare. Entra il suocero e si ferma sulla porta vedendo la ragazza ballare di gusto. Lei lo vede e si ferma di scatto)
PIETRO - Luisa, come sei bella! Continua, continua. Mi fa tanto piacere vederti ballare, vederti felice. Oggi hai un aspetto straordinario. Sei radiosa!
Luisa, come inebriata dalla musica, prende per mano il suocero e lo conduce a ballare. Insieme compiono alcuni giri di valzer.
LUISA - Bello, bellissimo. Suonavano questo valzer quando sono stava invitata a ballare da Sergio la sera in cui ci siamo conosciuti.
PIETRO - Avete in programma di andare da qualche parte?
LUISA - Perché?
PIETRO - Perché sei fresca di parrucchiere, tutta agghindata che nemmeno ti riconoscevo. Mi fa tanto piacere vederti così ben curata, figlia mia!
LUISA - (entusiasta) Ho voglia di vivere. Voglio ballare, voglio uscire, voglio amare ed essere amata.
PIETRO - (contento) Finalmente! E Sergio?
LUISA - Non è ancora arrivato. Lo sto aspettando.
PIETRO - Bene, sono proprio contento. Divertitevi ragazzi miei. Io vado a cambiarmi. (Va nella sua camera)
Luisa accenna ad altri due passi di danza poi spegne il giradischi e si siede nella posa che le era stata consigliata dalla madre. Entra Sergio e vedendo la moglie così trasformata si ferma di scatto.
SERGIO - Scusi. (Fa per uscire. Poi guarda meglio) Luisa?!
LUISA - (gli tende le braccia) Caro.
SERGIO - (le gira intorno osservandola attentamente con interesse) Accidenti! Ma sei tu? Credevo di avere sbagliato casa.
LUISA - Certo che sono io, la tua Luisa. Ti piaccio?
SERGIO - Caspiterina se mi piaci! Ma che festa è oggi?
LUISA - E' il mio onomastico ed allora è bene festeggiarlo. Che ne dici?
SERGIO - Va bene. Che pensi di fare?
LUISA - Non lo so, sta a te decidere come vuoi che si festeggi l'onomastico di tua moglie.
SERGIO - Io non ho idea. Così su due piedi, mi hai preso alla sprovvista. Sono anche confuso nel vederti così.
LUISA - Così, come? Dimmi, come mi vedi?
SERGIO - Ti vedo bellissima. Me lo potevi dire, o far capire in qualche modo che oggi era il tuo onomastico. Sarei stato felice di portarti un regalino. Domani te lo porterò.
LUISA - (imbronciata) No, domani non ha più valore.
SERGIO - Devi perdonarmi. Sono proprio un cretino. Dimenticare il tuo onomastico... E adesso come si fa, i negozi sono ormai chiusi.
LUISA - Se proprio mi vuoi fare un regalo me lo devi fare oggi.
SERGIO - Non fare i capricci. Io non mi sono ricordato del tuo onomastico. Perdonami, su dai, non litighiamo. Cara... (Cerca di abbracciarla. Lei gli sfugge) Sei inquieta?
LUISA - (voltandogli le spalle) Non te la prendere, ma sai come siamo noi donne.
SERGIO - Io voglio farmi perdonare. Cosa posso fare per te? (Cerca di abbracciarla di nuovo, ma anche questa volta lei gli sfugge)
LUISA - Voi uomini non pensate mai alle cose che fanno piacere a noi donne. Basterebbe a volte un pensierino piccolo piccolo.
SERGIO - Senti perché non mi dici cosa debbo fare per rimediare.
LUISA - Io te lo debbo dire? Sei tu che devi decidere. Se i negozi sono chiusi fatti venire qualche altra idea.
SERGIO - (come illuminandosi) Questa sera ti va di uscire?
LUISA - Uscire è un po' freschetto. Gironzolare poi a vuoto non mi va.
SERGIO - Potremo fermarci da qualche parte.
LUISA - Da qualche parte a fare cosa?
SERGIO - Non lo so, al cinema.
LUISA - No, al cinema no. Vedi come sei fatto? Una volta che mi faccio bella per te mi porti in un posto buio dove non mi puoi nemmeno guardare.
SERGIO - Andiamo allora in un bar.
LUISA - Andare fuori casa per bere una bibita non mi sembra che valga la pena perché possiamo prenderla qui senza scomodarci.
SERGIO - Conosco un bar con una sala da the dove si sta tranquilli.
LUISA - Ah, conosci una sala da the dove si sta tranquilli, eh? Dimmi subito con quale sgualdrina ci sei stato.
SERGIO - Ci sono stato con un cliente.
LUISA - Avrei giurato che mi avresti risposto così: ci sono stato con un cliente. No, no io in quella sala da the non ci vengo. Io sono tua moglie e non mi va di essere portata in una sala da the dove sei stato con... lasciamo perdere.
SERGIO - Ti giuro.
LUISA - Già, mancavano i giuramenti. I giuramenti dei mariti sulla loro fedeltà. Mi vien da ridere. Capito? Niente sala da the.
SERGIO - Al cinema no, al bar no, in una sala da the no... allora, allora... Ti va se ti porto in un buon ristorante?
LUISA - In un buon ristorante? Beh, sì. Sempre ché tu non ci sia stato con qualche altra... cliente.
SERGIO - Te lo giuro. Ti porto a cena in un ristorantino niente male. Contenta?
LUISA - Beh, contenta... Alla moglie una cenetta ogni morte di papa per farla contenta e poi a letto.
SERGIO - Ma se ti piaceva di andare a cena fuori!
LUISA - A cena fuori sì, ma se appena finita la cena mi porti a casa... c'è anche un problema di digestione.
SERGIO - Beh, possiamo andare a prendere un digestivo al bar centrale e quando sentiamo che la digestione è avviata torniamo a casa.
LUISA - Per avviare bene la digestione bisognerebbe muoversi.
SERGIO - Potremmo fare una passeggiatina al chiaro di luna.
LUISA - Interessante, ma il cielo è tutto coperto e minaccia addirittura pioggia. IL Passeggiare poi con questo freddo ci bloccherà davvero la digestione.
SERGIO - Allora hai qualche idea?
LUISA - Io no. Voi uomini che state sempre in giro conoscete meglio il mondo. (Accenna a qualche passo di danza canticchiando una canzone)
SERGIO - Ah, ecco, ho un'idea.
LUISA - (interessata) Cioè?
SERGIO - Conosco un caffè concerto...
LUISA - Ti ho detto che i bar, i caffè, le sale da the, mi danno un senso di desolazione. No, no, rimaniamo dentro casa e non se ne parli più. (Canticchia e accenna a qualche passo di danza) Eppure oggi sono felice e avrei desiderato di uscire con te.
SERGIO - Alt. Mi hai fatto venire un'idea!
LUISA - Cioè?
SERGIO - (enfatico) Ti porto a ballare.
LUISA - (Gli si getta al collo) Benissimo! Che idea che hai avuto! Come hai fatto ad indovinare? Dentro di me forse c'era questo desiderio che tu hai colto al volo. Bravo, bravo! E' il dialogo del nostro amore che si è riallacciato. (L'abbraccia)
SERGIO - Allora mi vado a fare bello.
LUISA - Sì, caro, io vado bene così? (Fa una piroetta)
SERGIO - Sei bellissima. Aspettami! (Le dà un bacio e poi esce)
LUISA - Mamma aveva ragione. Mi devo far insegnare quella canzoncina che canta sempre lei. Come dice?... Vivere ta-ra-riro-riro... vivere... ta-ra-ri-ro-ra...
Suonano alla porta. E' la madre.
LUISA - Mamma, vieni, vieni.
IRMA - Ciao, cara. Tutta allegra, sorridente, che è successo? Dimmi, gli sei piaciuta?
LUISA - Sì, sì!
IRMA - E che ti ha detto?
LUISA - Sai che subito non mi aveva addirittura riconosciuta?
IRMA - Addirittura? Poi, poi che ti ha detto?
LUISA - Più che detto, mi ha rifatto la corte.
IRMA - Eh, che bellezza! Dimmi, dimmi.
LUISA - Indovina.
IRMA - Che indovina, che indovina... Dimmi, dimmi.
LUISA - Sai dove mi porta questa sera?
IRMA - Svelta, mi fai stare sulle spine.
LUISA - Mi porta a cena fuori. In un localino a lume di candela. Noi due come quando eravamo due fidanzatini.
IRMA - Che bello! Mi fai veramente felice. (La bacia)
LUISA - Ma non è tutto.
IRMA - Cosa? C'è dell'altro?
LUISA - Dopo la cena mi porta a ballare.
IRMA - Benissimo! hai visto che a prendere i consigli da mamma tua ci si guadagna sempre? Ma è stato lui spontaneamente a organizzare questa meravigliosa seratina?
LUISA - Beh, io l'ho un po' orientato sulle scelte.
IRMA - Capisco. Certo la donna deve far capire ma lasciare l'impressione che sia lui a scegliere. Senti, non rinunciare a niente, fai capire che ti piacerebbero, non so, ostriche e champagne... Fai capire che ti piace l'aragosta... Perché più è disposto a spendere e più significa che ti ama. Capito?
Ritorna il marito vestito elegantemente e pronto per uscire.
SERGIO - Ah, signora, che piacere vederla. Sempre più giovane e sempre più bella, eh! Oggi però sua figlia è splendida. Vogliamo andare, cara?
IRMA - E dove andate, voi?
SERGIO - Dove andiamo? Andiamo prima in un posto a far rifornimento di energia e dopo in un altro posto a scaricare l'energia accumulata.
IRMA - Cosa?
LUISA - Mamma, andiamo prima a cena e poi a ballare.
IRMA - Hai capito, gli sposini!
LUISA - Tu che fai, rimani?
IRMA - Non pretenderete che io venga con voi.
SERGIO - (sorridendo) No! Questa sera è solo per noi.
IRMA - Andate, andate pure. (Guarda l'orologio) Ancora è presto per il treno. Io mi trattengo un po' e poi fra una mezz'ora me ne vado.
LUISA - Vuoi che ti accompagniamo con la macchina?
IRMA - Ma che macchina. Non sono mica vecchia.
LUISA - Scusa, non volevo offenderti.
IRMA - Andate andate e buon divertimento. Io so provvedere a me stessa.
LUISA - Quando ritorni a farci visita?
IRMA - Quando avrò voglia. Sai in questo periodo ho molti impegni. Anche mondani.
LUISA - Calmati, mamma.
IRMA - Calmarmi? La vita comincia adesso. Non sono tanto giovane da avere mille responsabilità per i figli, per il lavoro, per la casa, e non sono tanto vecchia da mettermi in poltrona a fare la calza. Ciao ragazzi, divertitevi.
Gli sposi escono. Irma rimasta sola sfoglia una rivista.
IRMA - Oh, guarda un po', un vestito simile a quello che mi sta facendo la sarta... Se ci metterà un po' di grazia penso che quell'abito da sera che mi sta facendo mi donerà moltissimo. (Si rimira) Un bel paio di scarpe con tacchi a spillo, calze testa di moro... Non mi convincono molto le spalline. La sarta dice che lo guarnisce meglio, ma io l'avrei preferito senza. Guarda questo modello, che è poi simile al mio, come è bello senza spalline... Ora le telefono.
(Telefona) Pronto... Sono Irma... Senta ho qui davanti a me un figurino con un abito da sera simile al mio. E' senza spalline ed è bellissimo... Cosa?... Sì, senza spalline... Senta io ho deciso. L'abito me lo deve fare senza spalline... Mi va bene così... Sì, sì... Va bene. Mi raccomando che sia pronto per sabato. Ho un'occasione molto importante... Bene... Venerdì lo vengo a ritirare... Prima do un colpo di telefono, certo. Buona sera.
Lei continua a sfogliare la rivista e ritorna Pietro.
PIETRO - Vah, Irma, non sei ancora partita?
IRMA - C'è ancora un po' di tempo per il treno e allora... eccomi qui. Non sei contento?
PIETRO - Certo, mi fa sempre piacere vederti. I ragazzi?
IRMA - I ragazzi sono usciti. (Confidenziale) Sai dove sono andati?
PIETRO - Ho visto tua figlia tutta agghindata che aspettava Sergio per andare da qualche parte. Ma conoscendoli, penso che al massimo saranno andati al cinema.
IRMA - No, no! Non immagineresti mai. Si sono vestiti tutti in ghingheri perché sono andati, sono andati... indovina? Sono andati a cena fuori e poi a ballare.
PIETRO - Cosa? Dove dici che sono andati quei due rammolliti? Non ci credo.
IRMA - E' bastata la mia presenza per ricaricarli. A quest'ora saranno già seduti in un bel ristorante davanti ad un piatto di aragoste con una bella coppa di champagne. Si staranno guardando negli occhi come due innamorati. Poi gran ballo finale.
PIETRO - Se è vero quello che dici, sono felice per loro. Ma come hai fatto?
IRMA - Semplice: ho spruzzato su di loro una scintillla di vita. Le madri hanno questa capacità. La scintilla ha fatto divampare nuovamente l'amore nei loro cuori che si erano raffreddati.
PIETRO - Anch'io, mi devi credere, li ho sempre spronati a vivere la loro vita di sposi e soffrivo vedendoli la sera davanti la televisione come due vecchi, ma non mi hanno mai dato ascolto.
IRMA - Perché anche tu, Pietro, sei spento. E non credere di vivere soltanto perché fai un po' di footing. Io immagino cosa avrai loro detto a quei ragazzi: io alla vostra età... e così avrai solamente dimostrato di essere vecchio e perciò non credibile. Io invece ho rivalorizzato quello che una donna possiede ed è senza tempo. La differenza è stata tutta qui.
PIETRO - Ho capito, ho capito... e per il detto che tira più un pelo di donna che un paio di buoi...
IRMA - Oh, hai capito? Il resto è stato tutto semplice. Tuo figlio appena l'ha vista come nemmeno l'immaginava più, è caduto come una pera mezza.
PIETRO - Certo io glielo dicevo sempre a tua figlia di curarsi un po'. Con quei capelli che pareva la madonna del petrolio e quel grembiule scolorito e fin quasi ai piedi che sembrava una della nettezza urbana, come poteva piacergli?
IRMA - Ci voleva il consiglio di una donna che sa come vanno queste cose, eh?
PIETRO - E' proprio vero che la donna ne sa una più del diavolo.
IRMA - La donna, se è femmina, rovescia il mondo.
PIETRO - Hai ragione, Irma. Siccome lui poi è ancora giovane ed ha il fuoco sotto la cenere è bastato niente per farlo divampare. I giovani hanno questo vantaggio di avere sempre il fuoco acceso.
IRMA - Il fuoco c'è sempre in ognuno di noi.
PIETRO - Eh, fossero parole sante...
IRMA - Non mi dirai che tu... che il tuo focherello è spento per sempre?
PIETRO - Che c'entra, anch'io ancora... Eh! Solo che non sono più un ventenne.
IRMA - Eppure io sono convinta che l'amore non ha età. Ma senti, in tutti questi anni non hai mai sofferto per la solitudine? Non so, non hai mai pensato di risposarti?
PIETRO - Risposarmi, io? No, forse vivo ancora nel ricordo della bonanima...
IRMA - Come sei candido, Pietro, mi fai tenerezza... (Gli sfiora il viso con una carezza)
PIETRO - (arrossendo) Io, sto bene così.
IRMA - Non ci credo. Ossia tu credi di stare bene così. Ma non vedi che vita scialba che stai conducendo? Pensi ai muscoli, ma sei senz'anima, Pietro!
PIETRO - Che vuoi dire?
IRMA - Appena ti ho sfiorato il viso, ti è salita una vampata di calore. Lo sai perché? Perché hai un fuoco compresso che basterebbe un nonnulla per farlo divampare. Tu sei come tuo figlio... (Gli prende una mano e gliela accarezza) Che gattone che sei.
PIETRO - Sì, forse hai ragione. qualche volta mi sento solo, ma ormai la mia vita è questa.
IRMA - Io questi discorsi non li posso proprio sentire. Fai come faccio io, Pietro. Canta e cerca di vivere, di divertirti. Su, con la vita! Voi uomini siete di una flemma, degli abitudinari da mettere paura. (Gli si accosta e Pietro si sposta un po, timoroso) Che mano forte che hai, Pietro!
PIETRO - Ma la mano è niente. Senti questi che muscoli!
IRMA - (Accostandosi ancora di più e palpandogli i muscoli del braccio) Eh, perbacco! Sei proprio un fusto.
PIETRO - Anche i pettorali, sai... (Gonfia i muscoli del petto)
IRMA - (gli si butta ancora più addosso, accarezzandogli il torace) Lo sai che sei un bell'uomo, Pietro?
PIETRO - Anche tu sei una bella donna, Irma.
IRMA - Grazie, Pietro. Solo che io non ho i tuoi muscoli, ma ho ancora una carne soda... Senti... (Gli prende una mano e la porta ad ad accarezzare il suo corpo) Che ne dici?
PIETRO - Sì, sì.
IRMA - (staccandosi da lui e alzandosi in piedi) Beh, Pietro, è proprio ora che me ne vada. (Guardando l'orologio) Il treno parte fra non molto.
PIETRO - Irma...
IRMA - (allontanandosi di qualche passo) Sì, Pietro...
PIETRO - Aspetta... non scappare...
IRMA - (continuando ad allontanarsi) Ma che ti prende, Pietro?
I due accelerano il passo fin quasi a rincorrersi.
PIETRO - Non aver paura, non ho cattive intenzioni...
IRMA - (seguitando a sfuggirgli, tra sé e sé) Che ingenuo! Rincorre una donna per farla sua e la chiama "cattiva intenzione". Mah! A me sembra una "buona intenzione"...
PIETRO - Irma, volevo dirti che potrei accompagnati io con l'auto alla stazione.
IRMA - (celiando) Ah, volevo ben dire... (Prende Pietro per una mano e si lasciano cadere entrambi sul divano) Pietro, Pietro, mi hai fatto venire il fiatone. Sentirmi rincorrere da un uomo mi ha fatto un certo effetto... Io sono romantica... Peccato che certe manifestazioni capitino così di rado.
PIETRO - Hai avuto paura? Mi dispiace, Irma.
IRMA - No, anzi mi ha fatto piacere. Sai quando una donna viene rincorsa da un uomo, prova timore, desiderio e in ultimo una certa euforia... Senti come mi batte il cuore. (gli prende il capo e se lo appoggia sul suo petto) Senti?
PIETRO - Veramente!
IRMA - Il tuo, batte?
PIETRO - Eh, abbastanza.
IRMA - Fammelo sentire. (E' lei, ora, che appoggia il suo capo sul petto di Pietro. Poi si guardano negli occhi, teneramente, senza dir niente)
PIETRO - Irma...
IRMA - Sì... (Pietro sta per dirle qualcosa, ma lei gli mette una mano sulla bocca)
PIETRO - Volevo solo dirti che ho trascorso un piacevole momento...
IRMA - Sono contenta, Pietro. Speriamo che ce ne siano altri. (Alzandosi) Ora devo proprio andare. fra poco partirà il treno e mi riporterà al mio paesello.
PIETRO - Quando ritorni?
IRMA - Vedremo se questi ragazzi avranno ancora bisogno di me.
PIETRO - (come desideroso di iniziare un discorso) Irma...
IRMA - (tagliando volutamente per lasciar maturare in Pietro un sentimento d'amore che ritiene stia nascendo in lui) Bene, allora ciao Pietro e tanti auguri.
PIETRO - (un po' deluso) Altrettanto a te.
Irma esce e Pietro rimane come imbambolato. Quasi subito però, Irma suona e rientra.
IRMA - Ah, Pietro, scusami. Stavo dimenticamdomi la cosa più importante che dovevo chiederti: mi accompagni allora sabato a ballare?
PIETRO - A ballare?
IRMA - A ballare, sì. Perché, hai qualche problema? Mi faresti un po' di compagnia.
PIETRO - Io volentieri, ma ti faccio sfigurare...
IRMA - Perché non hai un vestito adatto?
PIETRO - Sì, sì, ce l'ho. Ma te l'ho detto, è tanto tempo che non ballo più... Ti ricordi l'ultima volta che sei venuta ed abbiamo provato a ballare il tango con il caschè? Che capitombolo! Se ci succede in una sala, sai che figura...
IRMA - Senti, potremmo ballare il valzer. Con il valzer come te la cavi?
PIETRO - Beh, forse un po' meglio.
IRMA - E allora balleremo quando suoneranno un valzer.
PIETRO - Speriamo che non ci si intreccino le gambe. Dovrei fare un po' d'allenamento.
IRMA - Non avere tutta questa paura... Se finiamo a terra, ci faremo una bella risata, non ti pare? Sono convinta che ce la caveremo benissimo, vedrai!
PIETRO - Tu ci vai spesso a ballare?
IRMA - Ci andavo con il mio secondo marito... Ma ormai è passato del tempo... Ecco perché ho tanta voglia di ricominciare a ballare, a saltare, a vivere!
PIETRO - Come del secondo marito?
IRMA - Sì, non lo sapevi che mi ero risposata?
PIETRO - No, sapevo che eri vedova.
IRMA - Eh, sì, anime benedette. Il primo mi si è ammosciato giorno per giorno e poi è morto. Il secondo era un pezzo d'uomo, ma dentro era vuoto e anche lui puff... Poveretti!
PIETRO - E adesso mi par di capire che stai pensando ad un terzo marito, vero?
IRMA - Oh, io non ho la predisposizione al pianto. Se, se ne sono andati... peggio per loro. Io sono ancora viva. Che ti sembro da buttare? (Pavoneggiandosi)
PIETRO , No, no. Tutt'altro.
IRMA - Poi vedrai sabato... Mi sono fatta confezionare un abito da sera che... Tu invece hai avuto una sola moglie?
PIETRO - Sì, poveretta. Un bel giorno, in piena salute, bang!
IRMA - E' scoppiata?
PIETRO - No, non usciva mai e un giorno che finalmente l'avevo convinta a muoversi, è uscita di casa, ed è stata investita da un'auto e, bang! E' rimasta sul colpo.
IRMA - Perché hai tirato fuori un discorso così inopportuno?
PIETRO - Io?
IRMA - Sì, ma ora basta! Se vuoi andare d'accordo con me non parlare mai e poi mai di cose tristi. Io ho la filosofia della gioia di vivere. Sai, mi viene sempre di cantare quella canzone che fa: Vivere... ta-ra-ra-ra-rero... Non la conosci?
PIETRO - Si che la conosco. Vivere ta-ri-ra-ri-rariro...
IRMA - Bravo! E' vero che ti tira subito su? Proviamo a cantarla? (Si mettono a cantare insieme)
Vivere senza malinconia
vivere finché c'è gioventù
poiché la vita è bella
la voglio vivere sempre più.
(Scoppiano in una fragorosa risata) Allora mi accompagni al ballo? Vedrai se è vero che buttiamo a monte la malinconia. C'è una festa in un locale chic... Ti dicevo che mi sono fatta confezionare un abito... un abito... niente male. Il tuo è un abito da sera?
PIETRO - Sì, sì.
IRMA - E allora? Bando alle indecisioni. Vedrai, saremo proprio una bella coppia. (Guarda l'orologio) Accidenti, mi si è fatto tardi per il treno. Mi accompagni in stazione con l'auto?
PIETRO - Certo, certo! (Escono)
Si fa buio, poi una leggera penombra. Vengono portati due tavolinetti con relative sedie e posti uno a destra ed uno a sinistra della scena. Alle pareti vengono appesi specchi e pannelli colorati per trasformare l'ambiente in una sala da ballo. Si diffonde una musica d'atmosfera mentre si accendono delle luci adatte al nuovo ambiente. Entrano due coppie di clienti che vanno a sedersi ai due tavoli. Un cameriere porta loro da bere.
Entrano Pietro ed Irma in abiti da sera e vanno a sedersi nel salotto centrale. Un cameriere porta loro un cestello portaghiaccio con dentro una bottiglia di spumante. Pietro stappa lo spumante, serve e brindano.
PIETRO - Cin cin, Irma.
IRMA - Cin cin, Pietro. Grazie per avermi portata a ballare. Sono felice, sai?
PIETRO - Anch'io sono contento. Mi ero un po' arrugginito. L'atmosfera di festa che si respira qui dentro mi fa sentire...
IRMA - Cosa ti fa sentire?
PIETRO - Mi fa sentire un turbinio dentro il cervello, piacevole. Sì, una sensazione...
IRMA - Una sensazione?
PIETRO - Il trovarmi con una affascinante signora, mi riempie di sensazioni piacevoli.
IRMA - Quanto sei carino quando dici queste cose, continua.
PIETRO - Sì, Irma, sei affascinante perché emani un fluido che attrae. Sarà la tua eleganza, il tuo profumo... Vorrei dire la tua bellezza...
IRMA - Mi trovi anche bella?
PIETRO - Sì, Irma... Ma non solo. Tu possiedi tante qualità che mi fanno apprezzare le vita nella sua pienezza. Sono felice, Irma...
IRMA - Caro...
I due, mano nella mano, si abbandonano a momenti di tenerezza. Tutto d'un tratto Pietro scatta in piedi.
PIETRO - E, no!
IRMA - Che ti prende?
PIETRO - Non mi avrai portato qui per farmi innamorare, così poi da sposarti.
IRMA - E se così fosse?
PIETRO - (deciso) No, no e no!
IRMA - Non ti capisco. Lasciati trasportare dai tuoi sentimenti. (Lo prende per la mano) Di che hai paura?
PIETRO - Mi chiedi di che cosa ho paura? Quanti mariti hai avuto?
IRMA - Due. Ma loro sono morti ed io sono vedova, sono libera.
PIETRO - Appunto!
IRMA - Appunto cosa?
PIETRO - Che non c'è mai due senza tre!
IRMA - Mamma mia, non potevo sapere che cosa ti avesse preso.
PIETRO - E ti sembra una cosa da niente? Significa che se mi innamoro di te e ti sposo, per il fatto che non c'è due senza tre mi spedisci al Creatore come hai fatto con gli altri due. Va bene?
IRMA - Mettiti seduto, mettiti! Se è per questo sei fuori pericolo. Sì, perché io ti ho mentito. Di mariti ne ho avuti già tre.
PIETRO - Come? Tre?
IRMA - Già! Io ne dico sempre due perché il terzo mi è morto due giorni dopo le nozze.
PIETRO - Allora vedi che era pericoloso essere il terzo? Meglio essere previdenti in queste cose.
IRMA - Il terzo si era innamorato talmente di me che ha voluto rischiare e... pace all'anima sua.
PIETRO - Ma posso essere sicuro che io, eventualmente sono il quarto?
IRMA - (Prende dalla borsetta un foglio e lo porge all'uomo) Guarda. Lo immaginavo che volevi documentarti. Sei fuori pericolo.
PIETRO - (restituendo il foglio) Benissimo, cara. Permetti allora questo ballo?
Inizia a diffondersi la musica di un valzer. I due si mettono a ballare. Prima un po' impacciati e via via sempre più armoniosamente. Anche le altre due coppie si mettono a ballare facendo da contorno.