DOPPI SERVIZI... SEGRETI

di

Enzo Ferrara 

Personaggi e interpreti:
Mario, attore
Luca, regista
Rosa/Teresa, ballerina di samba e altro
Regina/Assunta, ballerina di samba e altro
Giovanni Pernicone, Colonnello in pensione e amministratore di casa.
Guglielmo Guglielmoni, Generale in pensione

Ambiente: Un appartamento di cui si vede solo l’ampio ingresso e due parti di stanze ai due lati.

Mario fa capolino nella stanza:

Mario: E’ permesso... c’è nessuno? Sono venuto per la casa... l’affitto... l’annuncio sul giornale...

(Nesssuno risponde. Mario intanto è entrato e si guarda attorno. Percorre tutta la casa. Ritorna nell’ingresso)

(Fa capolino Luca)

Luca: E’ permesso... si può?

(Luca vede Mario mentre mette piede nell’ingresso e lo scambia per il padrone di casa)

Luca: Buon giorno, sono venuto per l’annuncio per la casa...
Mario: (Fa per rispondere, ma viene sopraffatto dalla parlantina di Luca)
Luca: ...lo so l’appuntamento era per il pomeriggio, ma ho preferito venire di mattina, perchè per me è importante. Ho letto sul giornale... qui... (legge dal giornale che si porta appresso) appartamento con ampi vani, soleggiato, con terrazze affittasi a persone referenziate ecc. E’ proprio quello che cercavamo. Perchè mia moglie, ha bisogno di una casa come questa; lei poverina, soffre di una grave forma di claustrofobia, se non ha spazi liberi davanti si sente male. E’ una questione di vita o di morte. Guardi sono disposto a pagare qualunque cifra... trecento, quattrocento, guardi arrivo fino a cinquecento euro...
Mario: Cinquecento euro?
Luca: Lo so è troppo, ma non bado a spese per la salute di mia moglie...
Mario: Ma sono una sciocchezza, un appartamento come questo; con i prezzi di mercato di oggi può valere anche duemila euro al mese.
Luca: Duemila euro?... ma è una follia...
Mario: Ma è per questo che il padrone vuole le referenze, lei che referenze ha?
Luca: Referenze... che cosa sono queste referenze... mi viene l’orticaria ogni volta che sento parlare di referenze... Ma scusi... ma non è lei il padrone di...
Mario: Magari! Io sono qui per l’affitto come lei.
Luca: Ma perchè non me l’ha detto subito?
Mario: Non mi ha fatto parlare... e poi... quella storia della malattia della moglie...
Luca: Che cosa ha da dire sulla malattia di mia moglie?
Mario: Non è per la malattia, è per come l’ha detta.
Luca: Ma perchè... secondo lei l’ho inventata?
Mario: L’ha inventata male. Bisognava impostarla meglio... mettere più spessore drammaturgico...
Luca: Dovevo avere più tempo... avevo preparato un copione che andava in crescendo... se lei fosse stato il padrone di casa, sarei arrivato alla tragedia in 6 minuti. 
Mario: Troppo tardi! In questi casi il climax, deve essere già nelle prime battute...
Luca: Scusi ma lei ne vuol sapere di teatro più di me? ...io per sua norma sono un attore.
Mario: Impostazione Stanislaski, si vede.
Luca: Scusi lei fa teatro?
Mario: Sono un regista.
Luca: Ma allora... diamoci del tu. Io sono Luca Luca Verdini
Mario: Mario Farnenti. Dove stai lavorando?
Luca: In nessun posto. La compagnia ha chiuso... ho fatto delle audizioni, speriamo. E tu?
Mario: Teatro sperimentale. Molte chiacchere e pochi soldi.
Luca: E’ un bel guaio... io ho bisogno urgentemente di una casa... fino ad adesso sono stato ospite nella casa di amici che erano fuori per vacanze, ma... dopodomani tornano ed io non so dove andare.
Mario: Ti posso capire, anch’io sono in una situazione simile e comunque questa non è la casa adatta... troppe stanze, troppo lusso, terrazze, due bagni...
Luca: Ehi! Ma allora potremmo prenderla insieme!
Mario: Ma tu sei sposato?
Luca: No. E tu?
Mario: No, no... ci mancherebbe 
Luca: Ma allora... potremmo dividere l’appartamento e le spese...
Mario: Si potrebbe... la casa è grande... si potrebbe farne due di appartamenti. Ma c’è un grosso problema.
Luca: Quale?
Mario: Le referenze. Le garanzie. Un attore e un regista messi insieme offrono meno garanzie di uno spazzacamino che lavora solo d’estate a Tunisi. 
Luca: (scoraggiato) Allora... niente...
Mario: Già...
Luca: Peccato. Beh... lieto di averti conosciuto.

(i due si danno la mano per salutarsi. In quel momento entra Giovanni, il padrone di casa)

Sui 65/70 anni ben portati. Portamento eretto dietro cui si intravede un passato da militare.

Giov.: Signori, scusate il ritardo. Vi chiedo umilmente scusa, ma è assurdo, semplicemente assurdo quello che succede oggigiorno. Ero sceso giù per sistemare l’auto, ed ho lasciato aperto l’appartamento, pensando di mancare solo pochi minuti, ma, qualche imbecille ha ostruito l’ingresso del garage impedendomi di entrare. Vi rinnovo le mie scuse. Loro hanno visto l’appartamento?
Mario: Si abbiamo dato un occhiata.
Giov.: Questo appartamento di proprietà del fu grande impresario teatrale Bonini, che io amministro, conserva ancora l’arredamento e i suoi bauli di tante rappresentazioni... dovremmo dare tutta questa roba a qualche ente benefico. Intanto.. scusate la mia domanda... loro sono insieme?
Luca: Beh... si...
Giov.: Sono una... come si dice adesso: coppia di... gay... mi pare si dica così?
Luca: Omosessuali?
Giov.: Scusate la mia ignoranza, ma io non conosco bene certi termini... il termine “Gay” mi pare sia di derivazione anglosassone. Io conosco molto bene tre lingue: inglese, francesce e tedesco, ma le mie esperienze in missioni all’estero mi imponevano un linguaggio diplomatico e scevro di neologismi e idiomatismi.
Mario: Lei ha qualcosa contro i gay?
Giov.: Lungi da me ogni pregiudizio morale o sociale. Ma per uno che ha fatto il militare di carriera per 40 anni è difficile accettare certi costumi o mode che dir si voglia.
Luca: Ma noi non siamo...
Mario: (bloccando Luca e con una occhiata gli fa intendere che lasci che lui conduca il gioco) Non siamo quello che lei crede. Scusi...
Giov.: Pernicone. Colonnello, in pensione, Pernicone Giovanni.
Mario: Sappiamo...
Giov.: Come sarebbe: sappiamo.
Mario: Conosciamo il suo eccellente passato di combattente. Lei ha rappresentato il nostro paese con onore; e mi permetta a nome di tutti gli italiani di esserle grato di questo.
Giov.: (confuso) Beh... la ringrazio... ma mi permetta... come fa a conoscere il mio passato. Insomma... chi sono lor signori?
Mario: Colonnello... mi affido alla sua intelligenza e al suo alto senso del dovere. Potremmo anche darle dei nomi, ma... e qui io parlo al militare, ma sarebbero solo nomi di copertura. Lei mi capisce...
Giov.: Ma... vuole forse dire... che... loro sono...
Luca: (che ha capito il gioco, annuisce).
Mario: Colonnello Pernicone, lei sa a quanti e quali pericoli è esposta la nostra nazione oggi...
Luca: Siamo circondati da eserciti di barbari invasori.
Giov.: I Visigoti: Sono tornati?
Mario: (con una occhiataccia a Luca gli fa capire di non esagerare) Criminali, colonnello, spietati criminali.
Giov.: Conosco molto bene la realtà, triste realtà, che il nostro paese sta vivendo... ma non vedo in che modo questo possa avere a che fare con l’appartamento che io amministro?
Mario: Ogni cittadino deve compiere il proprio dovere, questo è il monito del nostro presidente.
Giov.: Ed io sono sempre pronto ad assumermi le mie responsabilità; ieri in armi in missioni pericolose, oggi da semplice cittadino.
Mario: Sapevo. Non ne avevo il minimo dubbio. L’ho anche espresso al ministro... ho detto: signor ministro, il passato di militare del colonnello Pernicone è più eloquente di ogni informativa.
Giov.: Il ministro?
Luca: Il “primo” ministro!
Giov.: Il... primo ministro?
Mario: Colonnello, le faccio ufficialmente la richiesta di tornare in servizio, in un ruolo importante ma oscuro...
Giov.: Intende... i servizi segreti...
Luca: Mi raccomando colonnello, da questo momento lei è tenuto al più rigoroso riserbo.
Giov.: Ma... io non saprei... sempre disponibile per il bene della patria, ma... come...
Mario: (rivolgendosi a Luca) Collega credo sia giunto il momento di mettere a parte del nostro lavoro anche il colonnello, non credi?
Luca: Si, si, credo... ma è meglio che lo faccia tu collega.
Mario: Non ci sono più segreti... puoi dirglielo anche tu.
Luca: Si, ma dato il tuo grado... e meglio che glielo dica tu.

(I due tentano di scaricarsi l’un l’altro il compito di inventarsi una storia)

Mario: In questo lavoro il grado non ha importanza, metti a parte il colonnello della nostra operazione.
Luca: Collega... la nostra... operazione... è una bella operazione, ma la sua esposizione, a cui tu hai contribuito a redigere è complessa, per cui, se lo spieghi tu...
Giov.: Signori, per me non è importante conoscere tutta l’operazione, ma il mio compito in questa fase.
Mario: Giusto. L’operazione che abbiamo chiamato... Operazione... Pollo fritto, è segretissima...
Giov.: Pollo fritto? Strano nome per una operazione militare.
Mario: Ha un suo significato, che poi le spiegherò...
Giov.: Ma io ancora non ho capito, cosa c’entra l’ appartamento in tutta questa storia.
Luca: Non tema adesso il collega glielo spiegherà.
Mario: Si... Credo sia giunto il momento... tu collega non glielo vuoi spiegare...
(Luca fa segno di no con la testa) 
Mario: E’ semplicissimo, basta guardarsi attorno... 
Giov.: Ho capito. Dovete spiare qualche edificio che è visibile da qui.
Mario: (cogliendo la palla al balzo) sapevo che l’avrebbe indovinato? Ebbene si!
Giov.: Beh... 40 anni di servizio militare in operazioni strategiche sono servite a qualcosa.
Luca: Bravo colonnello. Dobbiamo sorvegliare un edificio che si vede da questo appartamento.
Giov.: Quale?
Mario: Collega di al colonnello quale edificio dobbiamo sorvegliare...
Luca: Ma è semplicissimo, sono sicuro che il colonnello lo ha già individuato...
Giov.: Non saprei... da qui l’unico edificio che si vede bene è quello li.
Mario: Ed è proprio quello.
Giov.: Il collegio delle orsoline?
Luca: Il... collegio...
Mario: ...delle suore orsoline.
Luca: Sembra un collegio...
Giov.: Come... sembra.
Mario: Colonnello non mi dica che lei non si è accorto di niente?
Giov.: Ma... veramente... fino a due anni fa ci accompagnavo mia nipotina che faceva le medie...
Mario: Appunto e da due mesi che, sospettiamo, ci sia stato una infiltrazione di elementi criminali che hanno stabilito li la loro base.
Giov.: Ma è orribile! E le suore?
Luca: Purtroppo sono tenute in ostaggio, ma sospettiamo che siano segregate e sostituite da donne appartenenti al gruppo terroristico.
Giov.: Ma perchè non si assalta il convento e si procede alla liberazione degli ostaggi?
Mario: Colonnello, crede che non fremiamo dalla voglia di farlo, ma... in questi casi la prudenza non è mai troppa...
Luca: Dobbiamo agire con cautela...
Mario: Molta cautela...
Luca: Una cautela esagerata.
Giov.: Bisogna allora continuare a sorvegliare... fino a quando?
Mario: Sei... sette...
Luca: Anche 10...
Mario: Facciamo un anno.
Giov.: Un anno? Ma quelle poverette potrebbero essere uccise?
Luca: Morirebbero per la patria.
Mario: Ogni guerra ha le sue vittime.
Giov.: Poverette.
Mario: Anch’io mi creda, sono turbato quanto lei, ma quando la patria chiama la risposta è una sola: obbedire.
Luca: La nostra è una vocazione. In ogni luogo e in ogni momento noi siamo pronti alla pugna.
Giov.: Ah, anch’io ogni tanto devo prenderla.
Luca: Cosa?
Giov.: La prugna. Sa... problemi di stitichezza
Luca: La pugna. Il combattimento.
Mario: Si avvicinano tempi cupi per la nostra patria.
Luca: (citando un pezzo del “Giulio Cesare” di Shakespeare) Una maledizione consumerà le membra degli uomini; lotte intestine furibonde, e una feroce guerra civile strazieranno tutte le regioni d’Italia; sangue e rovine saranno così usuali, e cosi familiari le scene di orrore, che le madri non potranno che sorridere contemplando i figlioletti dilaniati dall’unghia della guerra; e sarà spenta ogni pietà dall’abitudine al raccapriccio. E l’anima di Cesare...
Giov.: Cesare?
Mario: Cesare, un nostro collega che purtroppo, ahimè è morto in azione.
Giov.: Poverino mi dispiace. E dove?
Mario: In missione nelle impervie montagne della Carinzia Erzegovina... insomma da quelle parti la.
Luca: Ma, metta al sicuro il suo cuore, perchè noi... vegliamo.
Mario: Allora colonnello, noi ci stabiliremo qui già da domani, porteremo tutte le nostre attrezzature di sorveglianza...
Giov.: Capisco. Alta tecnologia... conosco bene questa attrezzatura...
Mario: Se lei ci da le chiavi... è ovvio che il ministero alla fine dell’operazione...
Giov.: ...Pollo fritto.
Mario: ...Pollo fritto, le verrà corrisposta la somma per il pagamento delle legittime spettanze al proprietario dell’appartamento.
Giov.: Bene signori, di qualunque cosa abbiate bisogno, contate su di me. Io abito al piano di sopra.
Luca: Colonnello, mi raccomando: massima segretezza.
Mario: Lei non ci conosce, non conosce nemmeno i nostri nomi.
Giov.: Come facente parte dell’operazione debbo almeno conoscere i vostri nomi in codice.
Mario: Certo... il mio nome in codice è... Azeta.
Luca: Il mio... Colgate.
Giov.: Bene... il mio quale sarà?
Luca: Pasta del capitano. 
Mario: Bene... le faremo avere notizie presto. 

(Si salutano con il saluto militare. Il colonnello, circospetto, esce di scena)
(Appena uscito il padrone di casa i due danno libero sfogo alla loro ilarità)

Luca: Ma come ti viene in mente di chiamarti: Azeta...
Mario: Ma Azeta può essere un nome in codice, ma tu... Colgate... dai... Eppoi dare il nome di... Pasta del Capitano ad un colonnello...
Luca: Anzi la scampata bella... lo stavo chiamando: Iodosan... Ma tu... operazione pollo fritto... ma si può...
Mario: Forse perchè è da due mesi che sogno di mangiare qualcosa che non sia pizza e insalata... E poi non mi è piaciuto come hai citato Shakespeare, troppa enfasi.
Luca: Credo che noi due insieme non potremo mai lavorare, sei troppo critico. E adesso? 
Mario: Abbiamo le chiavi e la casa è nostra... cosa vuoi di più?
Luca: Sei stato grande. Come dividiamo l’appartamento?
Mario: Io l’ho già visitato. C’è l’imbarazzo della scelta. 
Luca: Non ci posso credere... abbiamo una casa e non paghiamo l’affitto... ma cos’è un sogno?
Mario: Fino a che dura... quando ci sveglieremo ci dovremo rivestire e scappare...
Luca: Ma fino ad allora voglio godermela questa casa.

(suonano alla porta)

Mario: Chi può essere?
Luca: Magari qualcuno venuto per l’affitto.
Mario: Troppo tardi, l’appartamento è nostro.

(Mario va ad aprire e si trova davanti due ragazze vestite in maniera appariscente)
(Parlano con una inflessione brasiliana)

Rosa: Me desculpe segnor esta a qui los appartamentu chi se alugar?
Mario: Los appartamiento esta a qui... ma nun se alugar...
Rosa: Porque? Esta lo annunsiu su el jornal...
Mario: Purtroppos esta tardes... come si dice che siete arrivate tardi...
Rosa: Porque, che ora es?

(Interviene Luca)

Luca: Mario, perchè non fai accomodare le segnorite, prego... 

(le ragazze entrano, i due ragazzi si ringalluzziscono)

Luca: Meu nome è Luca, meo amigo Mario. Vuste chiere de l’appartamentu?
Regina: No es libero?
Luca: Como no! Es muy libero.
Rosa: Nao entendo, non capisco. Suo amigo dice: troppo tardi
Luca: Por la oras... ma si vosses vole avemos che ospedar.
Regina: Obrigadu, muinto obrigadu.
Rosa: Obrigadu segnor. Ma noi parliamo italiano.
Mario: (a Luca) Ma che fai, parli brasiliano?
Luca: Due carnevali a Rio. 
Mario: Va bene... due carnevali... ma che facciamo: subaffittiamo?
Luca: Macché le vuoi cacciare fuori? Ma li hai viste? Ma perché non me lo ha detto l’oroscopo che oggi sarebbe stata la più bella giornata della mia vita. Io gli faccio causa a Branko.
Mario: E se se ne accorge il colonnello?
Luca: Agenti segreti pure loro. Non c’è la parità? Ci sono pure poliziotte donne...
Mario: E va bene... cosi imparo un po di brasiliano...

(le ragazze, si liberano dello zaino)

Rosa: Eu so Rosa, mea amiga Regina.
Regina: Nos semos bailerine de Samba. Siamo insegnati di samba,
Luca: bailerine di Samba? (a Mario) Sono ballerine di Samba!
Mario: Lo avevo capito.
Rosa: Vosse conosce Samba?
Luca: Samba? Scherza io sono un fanatico della samba. (inizia a cantare e ballare una canzone di samba brasiliana)

(Luca e le ragazze si mettono a cantare e ballare, Mario un po’ impacciato tenta di imitarli)

Luca: (continuando a ballare) Venite con meo, ve puerto a seu quarto. Vi porto alle vostre stanze (a ritmo di samba escono.

(Mario rimane solo ma continua a tentare qualche passo di samba. Dalla porta aperta entra il colonnello che lo guarda allibito. Mario non se ne accorge e continua a ballare)

Giov.: Ma... Azeta! Cosa fa?
Mario: (Smettendo di colpo) Colonnello... cosa fa li...
Giov.: Cosa fa lei?
Mario: Io? Sono... esercizi... esercizi di rilassamento muscolare. Cosa c’è colonnello?
Giov.: Mi perdoni Azeta... ma... non so se posso parlare... ho visto delle ragazze entrare.
Mario: Non si preoccupi sono delle colleghe e servono per una copertura più anonima... Nessuno nota due coppie normali.

(entra Luca anche lui ballando. Si blocca quando vede il colonnello)

Mario: Collega hai sistemato le colleghe?
Luca: Come da disposizione del comando. 
Giov.: Volevo avvertivi che ho sorvegliato l’ingresso del... sito in oggetto e ho notato movimenti strani...
Mario: Siamo a conoscenza...
Giov.: Ma...
Mario: Ma cosa! Colonnello il sito è sorvegliato 24 ore su 24. I migliori specialisti sono impegnati in questa operazione. 
Giov.: Ma io non ho visto nessuno...
Luca: Colonnello mi meraviglio di voi. Il nostro servizio segreto è fra i migliori dell’Europa.
Mario: I nostri sistemi di mimetizzazione sono studiati dai servizi segreti di tutto il mondo.
Luca: I nostri agenti si mimetizzano cosi bene che ha volte non li notiamo neanche noi.
Mario: Per essere ammessi ai servizi segreti bisogna superare prove selettive durissime...
Luca: Travestimento, immedesimazione, comunicazione ipnotica subliminale...
Mario: Concentrazione, autoipnosi, stabilità emozionale, triplo salto mortale...
Luca: Il nostro addestramento comprende: nuoto in paludi infestati da coccodrilli, tiro alla fune, corsa coi sacchi...
Mario: Sappiamo colpire una moneta da un euro con freccia avvelenata...
Giov.: perchè avvelenata?
Mario: Per uccidere Leonardo. Ma questa è normale routine per noi.
Giov.: Io sono mortificato, ma non credevo...
Mario: Guardi noi due. Ci osservi bene. Sembriamo forse degli agenti segreti?
Giov.: Veramente... no. Anzi se devo essere sincero in un primo momento vi avevo preso per due... nullafacenti... teatranti... insomma due morti di fame... scusate ma è quello che pensavo.
Luca: Ed è esattamente quello che volevamo apparire!
Mario: Perchè noi abbiamo applicato la tecnica della mimetizzazione unita alla stabilità emozionale. Venga... Vede quelle due ragazze? (aprendo un po l’uscio per farli vedere)
Giov.: Si.
Mario: Quelle ragazze che sembrano due ragazze qualsiasi, due attricette, due ballerine di samba; quelle ragazze sono due espertissime agenti segreti.
Luca: Lei avrà certamente saputo l’episodio della liberazione di 24 ostaggi durante la missione nel Guaranà?
Giov.: Veramente... no!
Mario: E’ chiaro. Era una missione segretissima. Sono state loro che travestendosi da... da... 
Luca: Da... fantini...
Giov.: Fantini? Nel Guaranà?
Mario: Perché gli ostaggi erano in un fienile vicino ad un ippodromo. Comunque colonnello lasci lavorare noi che siamo professionisti.
Luca: La prossima volta che vuole comunicare con noi ci avvisi prima. 
Giov.: Chiedo nuovamente scusa. Ma, in un caso di forza maggiore con quale parola d’ordine posso comunicare?
Mario: Già... la parola d’ordine. Collega dai la parola d’ordine al colonnello.
Luca: Già... la parola d’ordine... il ristorante è chiuso...
Giov.: e la controparola?
Mario: ...andiamo in trattoria.
Giov.: Bene. Il ristorante è chiuso. Andiamo in trattoria. Molto bene. Sapete una cosa mi sento come quando ero in azione tanti anni fà... sento l’adrenalina che mi scorre dentro; una sensazione fantastica. (si stava producendo in un saluto militare, ma viene bloccato dagli occhi di Mario) Scusate... l’istinto militare. (esce)

Appena uscito i due prendono respiro. 

Mario: Comincio a pensare che questa non sia stata una brillante idea.
Luca: Comincio ad avere dei dubbi anch’io. 

Entrano le ragazze.

Rosa: Chi era quel segnor?
Luca: Chi? Quello...
Mario: Un vicino di casa... dev’essere un po’ fuori di testa...
Luca: Poveretto... lo abbiamo lasciato parlare... ci faceva pena...
Mario: Allora ragazze... vogliamo inaugurare la casa con un pranzetto?
Luca: Mi pare una buona idea.
Rosa: Non abbiamo niente da mangiare.
Luca: nao preoccupe, proveremo eu e Mario...
Regina: Nos aprontamos la mesa.
Luca: (sull’uscio) dez minuto e somos de volta.

(Appena usciti i ragazzi le due cambiano atteggiamento e modo di parlare)

Rosa: Chi sono questi due?
Regina: La casa risulta di proprietà di un certo impresario Bonini, deceduto ma amministrata da un certo Colonnello Pernicone.
Rosa: Comunque l’importante è essere dentro. (Va nella loro stanza e prende un binocolo e guarda fuori) Da qui si vede tutto.
Regina: E da qui arrivano i segnali per Barroso. Ma non posso credere che siano i ragazzi a mandarli.
Rosa: Non hanno l’aria di delinguenti.
Regina: A volte l’apparenza inganna.
Rosa: Abbiamo individuato il nascondiglio di Barroso nel collegio ora dobbiamo scoprire il complice che da fuori lo aiuta.
Regina: Non sappiamo chi sia, conosciamo solo un particolare.
Rosa: Già che quando si emoziona tartaglia.
Regina: Non possiamo fare irruzione nel collegio, e poi vogliamo anche il suo complice.
Rosa: Sssst. Senti qualcosa?
Regina: Saranno i ragazzi che rientrano.

(Regina da un’occhiata dall’uscio socchiuso. Nella scena si vede il colonnello che furtivamente tenta di entrare nella stanza dei ragazzi. Le due ragazze con arme in pugno si precipitano fuori)

Rosa: Fermo. 
Regina: Mani alzate e resta immobile.

(Il colonnello si gira lentamente e si rassicura)

Giov.: (scandendo bene le parole) Il ristorante è chiuso.
Regina: Mi dispiace... provi ad andar in un altro ristorante
Giov.: (di nuovo) Il ristorante...è chiuso.
Regina: e va bene... vada in trattoria.
Giov.: Bene... Io sono qui per... pollo fritto.
Rosa: Mi dispiace, non abbiamo pollo
Giov.: L’operazione... Pollo...
Regina: Ah... l’operazione... al pollo
Giov.: Esatto. Pollo fritto.
Rosa: Pollo fritto? ...hai detto di comprare il pollo fritto?
Regina: A me veramente il pollo fritto non piace...
Rosa: Ma scusi... lei... 
Giov.: I loro colleghi non vi hanno riferito di me? Capisco: riserbo. Camere stagne. Mi presento da me: io sono... pasta del capitano.
Regina: Ah, e io... io sono... Durbans.
Rosa: E io... Mentadent.
Giov.: Vedano... io ero venuto per parlare con Azeta... perché al pensiero che delle povere donne siano in mano a gentaglia... mi capiscano...
Regina: Beh... non esageriamo... in fondo non sono poi così cattivi...
Giov.: E poi prendersela con delle povere suore è veramente una vigliaccata.
Rosa: Già le suore del collegio. 
Giov.: Lo so, lo so; conosco il vostro valore e il vostro coraggio. Ma... questo vecchio cuore di combattente si è intenerito e non riesce a sostenere il raccapriccio per la sorte di quelle... povere figlie...
Regina: Capisco... cioè non capisco... le figlie...
Rosa: (facendo un cenno a Regina come per dirgli: facciamo finta di conoscere la storia) Poverine... e quante sono le figlie?
Giov.: Che io mi ricordi saranno una ventina.
Rosa: Venti figlie... tutte femmine? E maschi?
Giov.: I maschi ci sono, ma sono tutti delle canaglie. So, che per voi, queste mie parole sono il segno di una debolezza che voi non avete. L’addestramento vi ha forgiato un cuore di pietra. Azione e determinazione. Queste sono le vostre regole. 
Regina: Certo... le regole... sono regole... lei capisce, capitano...
Giov.: Colonnello.
Rosa: Colonnello? Ma lei ha detto: capitano.
Giov.: Pasta del capitano è il mio nome in codice, ma il mio nome è Pernicone, colonnello Giovanni Pernicone.
Regina: Ma allora lei è l’amministratore di casa?
Giov.: Certamente. Credevo lo sapeste. I vostri colleghi: Azeta e Colgate non ve l’hanno detto?
Rosa: Azeta e Colgate?... si certo... lo sapevamo... ma... lei capisce...
Giov.: Io temo per quelle povere suore...
Rosa: Beh, certo, ma noi... cosa possiamo fare?
Giov.: Fate come nel Guaranà. Un colpo di mano.
Regina: Un colpo di mano?
Rosa: Nel Guaranà?
Giov.: Come quando vi siete travestite da fantini e avete liberato quei venticinque ostaggi.
Rosa: Noi?
Regina: Ma si... ti ricordi... nel Guaranà...

(gli fa segno di far finta di ricordare)

Rosa: Ahhhh... si... ora ricordo. 
Regina: Ma li eravamo in zona di guerra... lei capisce... qui la cosa è diversa.
Rosa: ma vedremo quello che possiamo fare... adesso però ci deve lasciar lavorare.
Giov.: Capisco. Torno al mio posto. (fa un inchino militare e si avvia all’uscio; sulla soglia si gira e...)Viva l’Italia.
Rosa./Reg.: Viva l’Italia.

(le due ragazze rimangono allibite e si guardano in faccia ammutolite)

(Si sentono delle voci che cantano. Sono i due ragazzi che stanno rientrando, hanno dei pacchi in mano. Le ragazze, tornate al ruolo di ballerine, li accolgono ballando anche loro.)

Luca: Rosa, Regina; esta tarde danzamos todo la noite.
Mario: Par intanto magnemos.
Luca: Ma come parli? Magnemos? Guarda che ce differenza fra lo spagnolo e il portogheis. Eppoi: magnemos... ma che è romanos.
Rosa: Luca è venuto un vecchio segnor a cercare di vosse
Luca: Un segnor vegliu? Cosa voleva?
Regina: Parlava di povere sorelle, de Azeta, de Colgate...
Rosa: ... de Guaranà... non compriendu...
Mario: E’ venuto il vecchio è vero?
Luca: Si... ma non fare capire niente alle ragazze. Quel rompiscatole... No es nada; es un pobre hombre doente... malato en la cabessa. No es nada. Agora nos iremos a comer.
Rosa: Nos iremos aprontar, bien... andiamo a preparare
Regina: un quartu de ora, estamos pronto por mangiare.

(le due ragazze escono con i pacchetti in mano con sorrisini e salutini)
(Ma appena nella loro stanza, cambiano atteggiamento e si mettono ad origliare)
(Mario e Luca sono preoccupati)

Mario: Questo rimbambito, colonnello dei miei stivali...
Luca: Questo manda all’aria tutti i nostri piani... ma che dobbiamo fare per fargli fare i fatti suoi...
Mario: Adesso ci penso io. Lo faccio smettere definitivamente.
Luca: Senza che le ragazze se ne accorgano eh!
Mario: Non temere sarà una cosa indolore.

(Intanto le ragazze confabulano e una scrive un biglietto e lo mette nel sacchetto del pane. Poi entrano nella stanza sorprese)

Rosa: Luca, dentru o pacco estava una foglia?
Regina: Coisa es?
Mario: (Prende il foglio è legge:) “Aspettiamo il vostro segnale per dare inizio all’operazione. Vi controlliamo. Non fate passi falsi”
Rosa: Coisa es? 
Luca: Nada, es nada. Publicidade, siempre publicitate meter dentru u paccu.
Mario: Ma dove l’abbiamo preso il pane?
Luca: Dal panettiere... e dove se no?
Mario: Ma ti sei accorto quando te lo hanno messo dentro questo biglietto?
Luca: E che ne so... non me ne sono accorto...
Mario: Ma certo. Qualcuno ci sta prendendo in giro... ma si dai... a quest’ora si starà facendo un sacco di risate...
Luca: Vuoi dire... il colonnello?
Mario: Ma chi altro sa di questa storia... solo lui...
Luca: Ma perchè dovrebbe farci questo scherzo?
Mario: Forse lui c’ha creduto talmente tanto che...
Rosa: Desculpe, scusate non compriendemu quello che vusse dise.
Luca: Desculpe a nos, esta es publicidad, no es importante. Ora iremos a comer... e depoisc... samba.

(escono Luca e Rosa. Mario e Regina rimangono)

Regina: Ma tu non cognosse u samba?
Mario: Sono stato sempre negato per il ballo.
Regina: Se tu vuoi eu insigna.
Mario: Ti ringrazio, ma non ho molto interesse per il ballo.
Regina: Ma a dansa ès importante... quando tu dansa esprime toda tua personalidade, liveri inibizioni, paure... riveli tuo modo esser.
Mario: (Cita “Amleto”) Essere... o non essere.
Questo è il problema.
Se sia meglio per l’anima soffrire
Oltraggi di fortuna, sassi e dardi,
o prendere l’armi contro questi guai
e opporvisi e distruggerli. Morire,
dormire... nulla più. E dirsi così
con un sonno che noi mettiamo fine
al crepacuore ed alle mille ingiurie
naturali, retaggio della carne.
Regina: Ma tu es un poeta.
Mario: Poeta... sono un uomo con le sue paure, le sue luci e le sue ombre. Vedi piccola Regina, tu vieni da un mondo fatto di musica, di lustrini, di gioia; non puoi capire il mio mondo, fatto di travagli interiori, di sofferenza, perchè la creazione è sofferenza...
Regina: Pobrecito. Cosa posso fare io per te?
Mario: Molto, moltissimo. (Mario comincia il cammino verso un tentativo di seduzione) La tua gioia, la tua esuberanza, sono un lenimento per le piaghe della mia anima... vieni nelle mie braccia e scalda questo cuore...
Regina: Ma dimmi, cosa ci fate tu e Luca in una casa assi grande?
Mario: Siamo artisti. Questa casa è un dono che il nostro impresario ci ha lasciato in eredità, sai lui è morto e allora siamo venuti ad abitarci, per creare in solitudine...
Regina: Ma allora io e la mia amica stiamo disturbando la vostra creatività?
Mario: Ma no... ogni tanto bisogna staccare la spina e godere delle piccole cose della vita... come l’amore... (ci riprova)
Regina: (sottraendosi ai suoi tentativi) Si certo l’amore... ma bisogna pur lavorare per vivere, e tu cosa fai oltre che creare?
Mario: Scrivo, leggo... ma che importanza ha... la vita è un frutto che bisogna cogliere... Carpe diem come diceva il poeta. Vieni e cogliamo l’attimo...

(Entrano con fragore di musica Luca e Rosa)

Luca: Ehi, voi due che cosa state combinando? (a Regina) Ci stava provando eh!
Mario: Conosci il significato di inopportunità? Beh, tu ne sei la rappresentazione.
Regina: Stavamo solo parlando.
Mario: Esatto. Vieni continuiamo a parlare di la. (Regina e Mario vanno via)

(Luca e Rosa restano soli)

Luca: E noi contunuiamo a ballare... lalla lala......
Rosa: Basta ballare. Perché non parliamo anche noi? Non so niente di te, dimmi che fai come vivi.

(Imitando Rodolfo della “Boheme”)

Luca: Chi son, chi son
Sono un poeta e cosa faccio: vivo
E come vivo.
In povertà mia lieta, scialo da gran signore.
Scriver inni d’amore, per sogni e per chimere,
e per castelli in aria...
Rosa: Ma non si può parlare seriamente con te.
Luca: Dai scherzavo. Cosa vuoi sapere di me?
Rosa: Cosa fai in questa casa?
Mario: Come cosa faccio? E’ casa mia. I miei genitori vivono in giro per il mondo... sono alti diplomatici, sai roba di ONU, FAO, MEC, VIM, LAST, roba di questo genere e, insomma io faccio il rampollo benestante. 
Rosa: Uahhu! 
Luca: Si abbiamo una villa in Costa Azzurra, una in Costarica, un’altra in Costa brava, l’ultima l’abbiamo comprato in Costa Crociere... insomma siamo straricchi, strasfondati... ma la mia aspirazione è quella di dare tutto ai poveri e curare i lebbrosi in India.
Rosa: Che animo nobile che hai. E to amigo Mario?
Luca: Lo sto ospitando. Poveretto è senza una casa, senza una lira e io lo mantengo.
Rosa: Che corason chi tieni.
Luca. So di sembrare un superficiale, un vacuo, ma è tutta apparenza. In realtà io sono un animo romantico e sensibile... Tutti questi soldi sono un peso per me, l’altro giorno ha dato via un’isola nel pacifico a una tribù che rischiava l’estinzione. Se tu conosci qualcuno che ha bisogno di denaro dimmelo che io gliene regalo quanto ne vuole... un milardo, due, tre... 
Rosa: E a me cosa mi dai?
Luca: A te... la cosa più preziosa che ho.
Rosa: Un diamante?
Luca: No, non è un diamante, anche se diamanti te ne potrei dare chili, no la cosa più preziosa che ti voglio dare è... il mio amore.

(Luca tenta un abbraccio a cui lesta Rosa si sottrae)

Rosa: Preferisco i diamanti.
Luca: Ma cosa te ne fai di questi oggetti insignificanti, è solo vetro... ma se ti piacciono te ne regalerò uno grosso quanto un melone; ma lasciamo adesso di parlare di diamanti e parliamo... d’amore. (riprova con lo stesso risultato)
(Rosa sguscia via e apre la porta e chiama)

Rosa: Mario, Regina venite... Luca mi vuole corrompere, ma io resisto... ma non so fino a quando potrò farlo. (ridendo)

(Entrano Mario e Regina inseguendosi)

Regina: Abbiamo trovato due dongiovanni.

(ad un tratto va via la luce)
Le ragazze guardinghe estraggono le pistole e si mettono in guardia)

Mario: Che succede?
Luca: E’ andata via la corrente?
Mario: Mi pare ovvio.
Luca: Mario, hai visto dove sono gli interruttori centrali?
Mario: Dovrebbero essere dietro la porta. Vieni.

(I due accendono due accendini e si avviano piano verso l’ingresso. Si avvertono dei rumori. Si fermano. Poi continuano piano, altri rumori. Colpi di pistola.
Impauriti spengono gli accendini e si tuffano sotto il tavolo. Le ragazze hanno estratto le pistole e sparano anche loro. Si scatena un finimondo con bagliori e spari.)
Poi rumore di fuga e la luce che torna. Le due ragazze con atteggiamento guardingo e pistole in mano.)

Rosa: Sono scappati. Potete uscire.

(Più disorientati che spaventati i due escono dal nascondiglio guardando con occhi sbarrati le ragazze)

Mario: Ma voi... chi siete?
Regina: Voi chi siete?

FINO PRIMO ATTO



SECONDO ATTO

Rosa: E va bene. Non siamo ballerine di samba. Io mi chiamo Teresa e lei è sorella Assunta, siamo suore clarissiane dell’ordine di Santa Eustorgia.
Mario: Suore clari... ma come... suore con la pistola?
Rosa: Santa Eustorgia fu una santa guerriera. Lei combatte contro i malvagi e i criminali.
Luca: E li combatteva con la pistola?
Rosa: Con la spada e la preghiera. Lei diceva: quando la lingua bestemmia, tagliala.
Regina: Quando una mano ruba, tagliala; quando il tuo desiderio si accende...
Luca: Aaalt! Chiariamo subito una cosa. Io sono sempre stato un religioso, sono battezzato e cresimato, vado a messa nelle festività e non bestemmio.
Regina: Ma non dovete credere che le Clarissiane di Santa Eustorgia sia un ordine violento. Al contrario il nostro è un ordine che predica l’amore fra i popoli.
Luca: Solo fra i popoli? Non si potrebbe scendere nel particolare?
Rosa: Solo l’amore salverà l’umanità dalla distruzione.
Luca: Questa è una tesi che ho sempre sostenuto.
Rosa: Allora entra anche tu nell’ordine.
Luca: Ma io sono un uomo:
Regina: Esiste anche l’ordine monacale dei clarissiani scalzi.
Mario: Perché non ti fai monaco clarissiano scalzo?
Luca: Scalzo... non posso. Io soffro di duroni e vesciche ai piedi. Anche se la vocazione ce l’avrei...
Mario: Ma scusate sorelle ma cosa ci fate qui?
Teresa: Avevamo saputo che le nostre consorelle orsoline correvano un grande pericolo e allora abbiamo pensato di vedere come aiutarle.
Assunta: E siccome da questa casa si vede bene tutto il collegio ci siamo venute.
Mario: Io non capisco come si sia sparsa la voce...
Luca: Ma tu l’hai detto a qualcuno?
Mario: Io? Ma quando glielo avrei detto?
Teresa: Ma detto cosa?
Mario: Beh,... a questo punto dobbiamo chiarire tutto.
Luca: Ma si, non possiamo più tacere; dobbiamo dire tutta la verità.
Mario: Dai Luca diglielo tu.
Luca: Ma con vero piacere... dovete sapere che la verità...

(in quel momento suonano alla porta ed entra il colonnello)

Giov.: Sono venuto appena ho potuto... ho sentito dei rumori... si fanno sempre più aggressivi questi delinquenti.
Luca: Appunto stavo dicendo alle ragazze...
Teresa: Si ci stava dicendo che la verità...?
Mario: La verità... è che... la situazione è molto grave... dobbiamo prendere una decisione.
Luca: Anche se non mi sembra il caso di prenderla adesso.
Mario: Tranquilli che noi provvederemo a liberare gli ostaggi al più presto.
Luca: Abbiamo già un piano... Azeta, abbiamo un piano?
Mario: Un piano segretissimo che metteremo in atto stasera stessa.
Giov.: Bene. Si va dunque all’azione. Ca va san dir che io vorrei far parte della squadra.
Mario: Ca va san dir, colonnello. Loro sorelle possono intanto prepararsi...
Teresa: Noi andiamo di la a pregare.

(intanto le due ragazze vanno via)

Giov.: Pregare? Sorelle?
Mario: Le nostre colleghe si infiltreranno nel collegio travestite da suore clarissiane...
Luca: Dell’ordine di santa Eustorgia...
Giov.: Che meticolosità. Complimenti. Ma perchè hanno detto di andare a pregare?
Mario: Per entrare meglio nei personaggi che andranno ad interpretare.
Giov.: Che grande addestramento. Di nuovo complimenti.
Mario: Colonnello voi dal vostro appartamento tenete sotto controllo la zona. Mentre io e il mio dentifr... collega colgate faremo una sortita nel collegio.
Luca: Collega Azeta, hai già un piano preciso... spero.
Mario: Tranquillo. Un piano a prova di bomba.
Luca: Bomba? Già comincio a preoccuparmi.
Giov.: Signori, mi sono permesso di aggregare alla squadra un commilitone di grande esperienza: il generale Guglielmo Guglielmoni. Permettete di presentarlo.

(va alla porta apre e fa entrare un personaggio impettito e in tuta mimetica)
(Le due ragazze che origliavano alla parola: Guglielmoni, spalancano gli occhi e all’unisono dicono: NOSTRO SUOCERO!)

Giov.: Caro Guglielmo ho l’onore di presentarti l’agente Azeta e l’agente Colgate.
Gugl.: Signori. Il colonnello mi ha già messo al corrente di tutto. Spero accettiate la mia partecipazione alla operazione...
Giov.: Polo fritto.
Gugl.: Già. Pollo fritto. Conoscerete di certo il mio curriculum: 6 medaglie al valore in missioni in paesi stranieri, in Alsenia, in Moslava, nel kangipur, nel Balagistan...
Luca: Si, si conosciamo... generale. Ma non abbiamo noi la facoltà di farvi entrare nel nostro gruppo...
Mario: Esiste una gerarchia, superiori da consultare...
Gugl.: Io conosco benissimo il dirigente del servizio segreto, fra l’altro mio buonissimo amico, potrei fare io una telefonata...
Mario: No, no... ci mancherebbe Generale, accettiamo con gratitudine il vostro apporto.
Luca: Noi ci prepariamo per... mettere in atto il piano.
Gugl.: Ci potete dire succintamente il vostro piano?
Mario: Certo, il piano si divide in due sottopiani...
Luca: Il primo sottopiano qual’è?
Mario: Il primo che chiameremo piano terra è così congegnato: il mio collega Colgate si introdurrà con armamenti leggeri all’interno del collegio saltando il muro di cinta ed eliminando all’arma bianca gli eventuali guardiani. Fa irruzione nella dependance in cui vi sono i terroristi, con rapide sventagliate di mitra li fa fuori tutti. Si reca nei sotterranei e libera gli ostaggi.
Luca: E tu?
Mario: Io? Io faccio servizio di sorveglianza.
Gugl.: E il secondo piano?
Mario: Il secondo piano che chiameremo...
Luca: piano rialzato.
Mario: ...in quanto è più complesso prevede la cattura di un terrorista per farci rivelare dove sono nascoste le suore e poi procedere al piano terzo.
Giov.: Che sarebbe?
Mario: Colonnello ci siamo fatti due piani, adesso riposiamoci.
Giov.: Mi pare giusto.
Mario: Bene. Noi andiamo.
Gugl.: E le armi?
Luca: (mostrando le mani) Queste. Le armi più potenti che io conosca. (fa alcune strampalate mosse di karate e si fa pure male)

(Luca e Mario escono)
(entrano Teresa e Assunta vestite da suora con il volto coperto in atteggiamento monacale)

Giov.: Caro Guglielmo ti presento le agenti Durbans e Mentadent... (in disparte) Non lasciarti ingannare dalle apparenze, sono fra le migliori del servizio segreto. Capaci di spezzare in due un uomo.
Gugl.: Ma perchè sono con il volto coperto?
Giov.: Sono entrate nel loro ruolo. Sai, nuovi metodi di immedesimazioni, tutta roba moderna. I nostri sistemi sono ormai superati...
Gugl.: Sarà, ma io li preferisco. Poi devo dirti che i servizi segreti non mi sono mai piaciuti. Troppi compromessi, troppa politica, mio caro. Per me che ho vissuto sempre nell’esercito il nemico è il nemico. Senza mezzi termini.
Giov.: Ti capisco ma ci dobbiamo adattare. E’ la modernità.
Teresa: Signori dovete scusarci ma noi dobbiamo andare.
Gugl.: Prego, prego... ma noi ci conosciamo?
Assunta: Non saprei... forse in qualche ritiro spirituale al convento.
Gugl.: Mai stato in convento. Ma se loro sono agenti che ci andavano a fare in convento?
Teresa: La sorel... collega voleva dire convention di militari...
Assunta: Scusate noi dobbiamo andare. 

(Rientra Luca sorretto da Mario trafelato e visibilmente provato.)

Mario: Colonnello, Generale... siamo stati traditi...
Giov.: Azeta... cosa è successo?
Gugl.: Presto venga, si sieda... 

(Luca come se fosse stremato si siede)

Giov.: Che è successo... ci dica...
Luca: Sono stato assalito...
Gugl.: Quanti erano?
Luca: Trecento circa...
Giov.: Trecento?
Mario: Ma ne abbiamo fatti fuori almeno due...
Gugl.: Duecento?
Mario: No, due.
Giov.: Ma qui ci voleva l’esercito...
Luca: No, adesso mi riposo un po’ e poi vado a combattere...
Giov.: Ma lei non è in grado di combattere contro trecento uomini.
Mario: No, siamo sicuri di batterli. Come disse il poeta: erano trecento erano giovani e forti e... sono morti.
Gugl.: Qui occorre prendere un’iniziativa. Raduno un manipolo di fidi e vado all’attacco.
Luca: Nooo! A questo punto dobbiamo passare al secondo piano.
Mario: Giusto. Andiamo a catturare un ostaggio.
Gugl.: Vengo con voi.
Mario: Nooo! E’ troppo pericoloso.
Luca: Si è vero. Possiamo farcela da soli.

(le due escono)
(entrano le ragazze con i vestiti da suore tutte sbrindellate ma con il volto coperto)

Assunta: L’assalto non è riuscito. Avevano gia mangiato...
Giov.: Il pollo fritto?
Assunta: No, avevano mangiato la foglia.
Teresa: Ci aspettavano al varco.
Gugl.: Sorella, ma noi non ci conosciamo?
Assunta: Generale, come glielo devo dire che noi usciamo raramente dal convento.
Teresa: Facciamo una vita molto ritirata. Chiesa convento, convento chiesa...
Giov.: Ma perchè non vi togliete quella cosa dalla faccia?
Assunta: Non possiamo. Abbiamo fatto un voto.
Gugl.: Ma scusate se siete agenti segreti come fate a fare un voto?
Assunta: Volevo dire: abbiamo fatto un giuramento. Anche le nostre facce devono rimanere segrete.
Gugl.: Ma io non capisco... tutti questi segreti...
Assunta: Silenzio... sento qualcosa...

(Apre la porta ed entra Mario che spinge dentro Luca travestito da arabo con barba e kaftano che si lamenta in una lingua araba inventata)

Mario: Entra cane... 
Luca: ........................
Mario: Zitto. Criminale. Voi due tenetelo fermo.
Giov.: Azeta, chi è costui?
Mario: Stava di guardia. L’ho sorpreso e con un’abile mossa di judo l’ho bloccato.
Gugl.: Bravissimo. Adesso attuiamo il secondo piano?
Mario: Esatto. Adesso ci faremo dire dove sono gli ostaggi.
Giov.: Ma come farete a capirvi?
Mario: Conosco tutte le lingue arabe...
Gugl.: Anch’io.

(i due si guardano sconsolati)

Mario: Conoscete anche il dialetto del Kukurudistan?
Gugl.: No, questo no. 
Luca: Meno male.
Gugl.: Cosa ha detto?
Mario: Menu mali, che in dialetto del Kukurudistan vuol dire non parlerò.
Gugl.: ma dove si trova questo Kukurudistan?
Mario: E’ un nuovo stato che si trova nell’altipiano del Kilosakistan. Ma adesso lasciatemi lavorare questo delinquente.
Teresa: Noi andiamo a cambiarci.

(Le ragazze escono)
(Fra Luca e Mario si intesse un dialogo sotto forma di interrogatorio in una lingua inesistente)

Gugl.: Non vuole parlare eh? 
Mario: E’ un osso duro.

(Continua l’interrogatorio)

Gugl.: Datelo a me. Conosco un sistema sicuro per farlo parlare.
Giov.: E’ vero. Il Generale era uno specialista per far parlare i prigionieri.
Luca: (terrorizzato continua a parlare)
Mario: Ditemi qual era questo metodo?

(Il Generale lo confida all’orecchio di Mario che strabuzza gli occhi)

Mario: Va bene Generale. Lo affido a voi. Io intanto vado a sciacquarmi le mani.
(Esce lasciando Luca nel terrore)
(Entra Teresa vestita all’orientale con il volto coperto che si butta su Luca)

Teresa: Nooo! No potete fare male a lui... e mio marito... 
Gugl.: Ma... ma come siete entrata?
Teresa: Io seguire quando lui preso... lui mio marito... abbiamo 12 figli non fare male lui... come dare mangiare a 12 figli...
Giov.: (A Luca) ma tu figliolo come fai 12 figli con quello che costano oggi i figli...
Teresa: Dodici figli solo con prima moglie, altri 20 con seconda moglie...
Gugl.: ma roba da rincretinire... io ho solo due figli e mi lamento...
Giov.: A proposito come stanno i tuoi figli?
Gugl.: Sono in missione... ma non me ne parlare. Si sono fidanzati con due cretine...
Teresa: (da un calcio al Generale)
Gugl.: Ma cosa vi prende?
Teresa: No fare male, no fare male... mio marito... mangiare figli... 12 figli...

(entra Assunta vestita anche lei con viso coperto)

Assunta: No fare male, no fare male... mio marito... mangiare figli 20 figli...
Giov.: Venti e dodici, trentadue figli... ma come si possono mantenere trentadue figli...
Gugl.: Io i miei ho sudato sette camicie per farli studiare e poi si vanno a fidanzare con quelle due cretine...

(Teresa e Assunta prendono a calci Guglielmo)
(Entra Mario vestito con parrucca e occhiali neri)
(Escono le due ragazze)

Mario: Calma, calma...
Giov.: Ma scusi chi è lei?
Mario: (parlando con accento napoletano) Sono il dottor Gargiulo, sono il segretario del sottosegretario alla difesa e servizi segreti e sono venuto in incognito per vedere come procede l’operazione...
Giov.: Pollo fritto.
Mario: Ma che razza di nome per una operazione di controspionaggio, chi è stato quel cretino che gli ha messo questo nome? Questo sarebbe il... criminale. Tie, (schiaffi) tie, fetente e merda... e queste chi so? Le mugliere? Tie, Tie, e voi chi siete? I complici? Tie, tie, tie...
Gugl.: Eccellenza, ma noi siamo italiani...
Mario: Non siete napoletani?
Giov.: Ma noi siamo militari che hanno partecipato all’operazione...
Mario: Avete partecipato al pollo fritto?
Gugl.: Sissignore.
Mario: E non vi vergognate? Alla vostra età? Adesso io mi porto in galera questo delinquente...
Giov.: ma eccellenza, ci devo rivelare il luogo in cui sono tenuti gli ostaggi.
Mario: Ma come ancora non l’ha detto? 
Gugl.: Lo stavamo interrogando proprio su questo, ma siete arrivato voi...
Mario: Sienteme bene tu... criminale dei miei stivali, io so buono e caro, sono un pezzo di pane, ma quando mi pigliano i cinque minuti divento cattivo che sono capace pure di pigliarti a schiaffi... perciò jammo belle dimmi addo stanno gli ostaggi.
Luca: (in arabo)................
Mario: E parla spaccimme, fetente, e chi te muorto... vuoi parla si o no.
Luca:...................
Mario: (lo ascolta come se lo capisse) si, si, aggiu capito, aggiu capito. Mo viene cu me che li andiamo a liberare sti guagliune. 
Giov.: Cosa ha detto?
Mario: Mi ha detto addo stanno e munachelle...
Gugl.: Ma come siete riuscito a farlo parlare?
Mario: Generale, come dice la canzone, dietro la collina ci sta morte crucca e assassina, e io modestamente gli ho fatto vedere la morte con gli occhi.

(lo prende per un orecchio e lo porta fuori)
(Rientrano vestite da giornalista d’assalto con grossi occhiali neri e parrucche e operatrice televisiva, le due ragazze)

Teresa: (rivolta verso la telecamera fra i due militari) Si è conclusa con la liberazione degli ostaggi una delicata operazione militare. Abbiamo qui con noi due dei valorosi che hanno contribuito alla sua riuscita. Lei è? 
Giov.: Colonnel...
Teresa: Colonnello complimenti per la cattura dei criminali. Ditemi come si è svolta tutta l’operazione...
Giov.: Io e il general...
Teresa: bene anche il generale ha partecipato alla azione. (Passa ad intervistare il Generale) E mi dica Generale cosa ha pensato nei momenti più drammatici dell’azione?
Gugl.: Beh, le dirò che nonostante la mia...
Teresa: Magnifico, eccezionale, grandioso. Generale sappiamo che lei ha due figli capitani dell’esercito che adesso sono in missione all’estero, vorrebbe dire loro qualcosa?
Gugl.: Beh, voglio dire che debbono essere fieri del loro padr... 
Teresa: E sappiamo che sono fidanzati con due poliziotte, belle, intelligenti e molto brave nel loro lavoro. E’ vero?
Gugl.: Devo dire che queste due ragazze...
Teresa: Non sono belle?
Gugl.: Non volevo dire...
Teresa: Non sono intelligenti?
Gugl.: Si, ma...
Teresa: Ma che cosa? Generale sappiamo dal ministro degli interni che le due ragazze sono state anche insignite della medaglia al valore per azioni anticrimine. E’ vero?
Gugl.: Ma perchè dobbiamo parlare di loro due parliamo della nostra azione.
Teresa: Mi dispiace ma il tempo a disposizione è terminato. Qui inviata speciale in zona di operazioni a voi studio.

(Entra Luca vestito come un giornalista)

Luca: Colonnello, generale; sono della televisione. Gerardo Persichetti della Maremma per il programma “Cacio sui maccheroni”. Il famoso talk show che entra nei fatti nel momento stesso che accadono. Noi, come dice il titolo, siamo come il cacio sui maccheroni. 
Gugl: Spero che lei mi faccia parlare...
Luca: Con noi lei si potrà sfogare e dire tutto quello che vorrà. Prego accomodatevi. Anche lei colonnello.
Giov.: Grazie.
Luca: Ci colleghiamo intanto con il Viminale da dove il nostro inviato Pappamolla ci riferisce. A te Pappamolla.

(a fianco Mario)

Mario: Grazie Persichetti, dal Viminale non tutto va male. Il ministro degli interni e andato all’estero ma abbiamo trovato chiuso in un interno del ministero degli esteri il sottosegretario agli esteri il quale ci ha detto che gli interni sono tappezzati in pelle con guarnizioni in radica di noce, ma di più non ha voluto dirci.
Luca: Grazie Pappamolla, introduciamo adesso la nostra ospite, la dottoressa Cidica Francesca., psicologa e socioAci cologa 

(entra Assunta vestita normalmente)

Luca: Benvenuta dottoressa Cidica.
Assunta: Mi dica.
Luca: No dottoressa Cidica...
Assunta: Cosa le devo dire?
Luca: Secondo lei le povere suore che erano ostaggi dei criminali hanno riportato conseguenze di ordine psicologico?
Assunta: Abbiamo esaminato tutte le persone coinvolte in questo spiacevole episodio e li abbiamo trovati molto stressati e in stato di paranoia demenziale incontrovertibile ad alto tasso di cronicità.
Luca: E si potranno curare queste povere suore?
Assunta: Ma io non mi riferivo alle suore ma ai sequestratori i quali hanno subito uno choc tremendo. Lei pensi come si può resistere 20 giorni in compagnie di suore orsoline.
Gen.: (rivolto a Assunta) Ma scusi... ma noi non ci siamo già visti.
Luca: Vengo adesso al Generale Guglielmoni, il quale ci spiegherà come è avvenuta la liberazione degli ostaggi.
Gen.: Bene. E’ stata una classica operazione militare...
Luca: Chiarissimo. E lei Colonello, come giudica questa azione?
Giov.: Le dirò è stata impostata secondo i canini classici della guerriglia urbana...
Luca: Benissimo, molto chiaro il colonnello. Passiamo adesso alla rubrica “cosa metti nel fornello” Come lei sa, Generale in ogni puntata facciamo intervenire una cuoca che prepara un piatto per l’occasione. Ci colleghiamo con la signora Risotti per conoscere il piatto di oggi.
Teresa: Il piatto di oggi è un classico della cucina siculo-pakistana. Si tratta del Macco alla orsolina. Dunque si prendono 20 orsoline di stagione e si fanno macerare per 30 giorni in un pozzo artesiano, quando le orsoline sono ben macerate si portano a Macerata dove si pestano con i mortacci sua e si mettono in forno per 12 ore a 280 gradi. Serviteli ben caldi e... buon appetito.
Gugl.: Adesso basta! Questa è una buffonata. Non sono mai stato oltraggiato tanto in vita mia. E tu Giovanni come puoi permettere a questi signori di trattarci in questo modo.
Giov.: Caro Guglielmo ti chiedo scusa... ma anch’io mi sento oltraggiato.
Gugl.: Telefono subito al mio amico dei servizi segreti perchè voglio vederci chiaro in questa situazione. 

(Si avvia verso il telefono)
(Entra Mario vestito da operaio telefonico con un accento dialettale a scelta dell’attore)

Mario: Buon giorno. Sono della società dei telefoni, ci hanno segnalato un guasto all’apparecchio...
Gugl.: (Con il telefono in mano) Ma... a me sembra che funzioni perfettamente.
Mario: Si, sembra... ma quelli i telefoni sono così, uno lo prende in mano e quello ti dice: tu tu tu tu tu tu.; ma è tutto un trucco. Questi sono apparecchi del diavolo. Se lo lasci dire da me che con i telefoni ci lavoro da trent’anni. Ecco guarda il guasto sta proprio qui... (indica un filo) Lo vede?
Giov.: Ma io veramente vedo solo un filo...
Mario: E il guaio sta proprio dentro il filo, ma con me non attacca...
Gugl.: Ma... a me sembra che attacchi.
Mario: Sembra. Maresciallo, sembra.
Gugl.: Non sono maresciallo.
Mario: Ah, scusate brigadiere...
Gugl.: Non sono brigadiere, sono generale!
Mario: Della forestale.
Giov.: Macchè forestale. Lui è il generale Guglielmoni e io sono il colonnello Pernicone.
Mario: Generale, colonnello, ma dove stiamo in caserma. Adesso vi faccio vedere come si aggiusta questo telefono.

(prende una pinza e taglia il filo)

Gugl.: Ma cosa fa?
Mario: Niente paura. Questo si aggiusta subito.

(Prende i due capi del filo e li annoda)

Giov.: Ma... ma cosa combina...
Gugl.: Non ti preoccupare Giovanni, che tanto ho il telefono cellulare...
Mario: Se volete vi aggiusto anche quello...
Gugl.: No. (compone un numero e comincia a parlare mentre esce) Sono il generale Guglielmoni, mi passi il comandante...

(I ragazzi si accasciano. Ormai sanno che saranno smascherati.)
(Si tolgono i trucchi e travestimenti)

Giov.: Ma voi... siete... Azeta e Colgate?
Mario: A questo punto ci arrendiamo.
Assunta: Anche noi.
Teresa: E’ inutile continuare...
Luca: Peccato. Cominciavo a divertirmi.
Giov.: Ma cos’è questa storia?

(entra Guglielmo)

Gugl.: Giovanni, questi due sono due millantatori. Ho parlato con il mio amico, capo dei servizi segreti. Non esiste nessuna operazione Pollo fritto.

(Poi rivolgendosi alle ragazze)

Gugl.: Ma... voi siete... le fidanzate dei miei figli?
Teresa: Si, generale.
Gugl.: Ma che ci fate qui...
Assunta: Non possiamo rivelarlo. Siamo coperti dal segreto.
Giov.: Basta con questi segreti. Mi avete preso in giro. Vi denunzierò all’autorità.
Gugl.: Avete commesso tanti di quei reati che finirete in galera per almeno dieci anni. E con voi (rivolto alle ragazze) faremo i conti dopo.
Mario: E va bene signori. Ci avete scoperto. Ma siamo colpevoli? E di cosa siamo colpevoli? Di cercare una casa. Una casa che non potevamo permetterci, un lusso che non possiamo avere. Ma la giustizia (Mario si lancia in una difesa accorata) a volte non è giusta. Guardate quest’uomo (indica Luca) perchè costui è un uomo, e che cosa è un uomo? E’ forse un composto chimico? E’ forse un assemblaggio biologico? E’ forse un essere antropomorfico? No, signori no! Un uomo è essenza, è spirito, è intelletto. Non dice forse la bibbia: Egli creò l’uomo a sua immagine e somiglianza. Amici, concittadini, romani! Prestatemi orecchio. Sono venuto a seppellire lui, non a farne l’elogio...
Luca: Ti ringrazio Antonio... la tua parola contro la sua. Il tuo intelletto contro la sua cupidigia. Perché quest’uomo, più che un uomo... un colonnello, sfruttando la sua posizione di semplice amministratore di condominio... voleva cacciarci fuori, la; esposti a tutte le intemperie, sotto la pioggia sferzante, il vento gelido, le tempeste, i terremoti, eccetera eccetera...
Giov.: Ma... ma è ina ina ina inammisss... inammisssibbille; lo lo loro sono venu venu venuti a chiede chiede chiedere laffiffi laffiffi...
Teresa: (Ad Assunta) ma è lui. L’uomo che balbetta quando si emoziona.
Assunta: Già. Il colonnello, che fa i segnali al suo complice Barroso...
Giov.: Ba ba baba rroso, non conosco...
Teresa: Colonnello Pernicone, lei è l’uomo che con i suoi messaggi in alfabeto Morse comunicava con il ricercato Barroso, nascosto nel collegio delle orsoline, spacciandosi per giardiniere...
Assunta: Abbiamo la registrazione di alcune telefonate fatte da lei in cui lei balbetta quando Barroso lo ha minacciato di morte.
Giov.: Non non non è vero... iiiiii io sosososono un colocolocolonnelllo... Gugl gugliel...Gugliellllmmmoo diglielo tu tututu.
Gugl.: Ma non saprei... non ti conosco cosi bene da garantire...
Giov.: Sesesesei il sososoli ssososlillito arro arro arrogannte e presunt... presunnttuoso. No nono ti mmmammai popopotuttuto soffrirre...
Gugl.: Giovanni come ti permetti! Io sono un tuo superiore.
Giov.: Ge ge ge generarale dde dei miei stististivali. Si si sososono io il cococomplice di babbababrroso e voi nonnon mi pprendeprenderete.

(Esce una pistola e la punta. Prende in ostaggio Teresa e indietreggiando sta per uscire, quando Luca con un colpo di karate alle spalle lo tramortisce)
(i tre si abbracciano e il generale si rabbonisce)

Teresa: Generale, crede ancora che non siamo degne dei suoi figli?
Gen.: Se devo essere sincero, dico che forse loro non sono degni di voi. In quanto a voi (rivolto ai ragazzi) Mi pare di capire che collaboravate con la legge?
Assunta: Esatto Generale formavamo una squadra.
Mario: Una squadra dei servizi segreti...
Luca: Dei doppi servizi segreti.

FINE