DISGUIDI

(Eppure sarebbe così facile trovarsi!)

di

Renato Capitani



Personaggi

ROBERTO, speaker della radio
CATERINA, prostituta
GIOIA, donna insoddisfatta
CRISTIANO, mascalzone
ANAIS, francese, scrittrice di racconti erotici
IL PROF. RESTIFO, ammiratore di Anais
ADRIANO, marito di Anais
GIADA, pensatrice naif


La scena è vuota. La luce sale lentamente, illuminando solo un lato del palcoscenico, mentre l’altra parte rimane in penombra. Nella parte illuminata si vede un uomo che con un telefonino in mano prova a formare un numero. E’ molto a disagio.


ROBERTO : Pronto?… Buonasera. Chiamo per quel messaggio che ho letto sul giornale.(Si capisce che è una donna che risponde, ma ancora non si vede. L’uomo è solo in scena, anche se s’intuisce che sta dialogando con un’altra persona.) Come?… No… io veramente non mi riferisco a nessuna prestazione. Parlo di quel messaggio sul giornale che dice… (sempre più imbarazzato) sì insomma… donna sola, bella presenza… (viene interrotto dall’interlocutrice.) Sì, sì, ho capito che lei è bella… ma io non intendevo sesso a pagamento… pensavo che lei cercasse una conoscenza… gratis!… Come?… Perché mai dovrebbe darla gratis?… E’ il suo lavoro?!… Mi scusi, ma ci dev’essere un equivoco… (tra sé) ma che numero ho fatto?… (Di nuovo rivolto alla donna.) Mi scusi, devo aver sbagliato numero. Io non stavo cercando una relazione sessuale, ma l’incontro con una persona che eventualmente in futuro sarebbe potuta diventare… (sorride forzatamente, imbarazzato.) Ma adesso è inutile che le spieghi… visto che non è lei la persona che intendevo contattare. Mi scusi di nuovo. Ho sicuramente sbagliato numero. (La donna dice qualcosa.) Come?… No, no, grazie, con tutto il rispetto per la sua attività, non m’interessa incontrarmi con lei lo stesso… sì, sì, lo so… cioè immagino che lei sia molto brava… ma… (viene di nuovo interrotto.) La sua specializzazione?… (Imbarazzatissimo, probabilmente per ciò che sente) ah sì? E’ specializzata?… Bene, complimenti!… Cioè… ma io, le ripeto, cercavo… volevo… altro, mi scusi. (Interrompe la comunicazione, deluso. Rimane immobile per un momento, sorpreso per l’errore commesso. Poi riprende la pagina del giornale da cui ha ricavato il numero telefonico che ha composto, fa un rapido controllo e poi riprova a telefonare.)

Si spegne la luce che illuminava la parte del palcoscenico occupata da Roberto e s’illumina
La parte opposta, finora rimasta in penombra, e che ora viene occupata da Caterina, l’interlocutrice telefonica che prima non si vedeva. Roberto invece non si vede più.

CATERINA : Ciao, tesoro. E’ la prima volta che chiami?… (Si accorge che è lo stesso uomo con cui ha parlato prima, cioè Roberto.) Sempre tu?!… (Scocciata) ma si può sapere che vuoi da me?… (Brutale) se vuoi scopare ti do l’indirizzo dove devi venire, se no piantala! Non ho né voglia né tempo di giocare con te, capito?!… (Roberto le risponde qualcosa.) Va bene, ve bene, stai sbagliando numero… e io che ci posso fare?!… Il giornale avrà scambiato i numeri, così oggi le mie prestazioni toccherà farle a quella che stai cercando tu! (Ride nervosamente.) Con quello che mi fanno pagare gli annunci si permettono anche di sbagliare, stronzi!… Sì, sì, ti scuso, ti scuso… ma capisci che con questo sbaglio oggi non potrò lavorare perché mi chiameranno solo cuori solitari in cerca di compagnia, come te?!… (Probabilmente lui le risponde contrariato.) Ma no, non intendevo dire che sei un cretino! Che ne so, mica ti conosco!… (Meno aggressiva) è che… non cerchiamo la stessa cosa, no?… (Calma e seducente) o ci hai ripensato?… Va bene, va bene, ho capito, non lo fai a pagamento!… Io invece lo faccio solo così!… Lo vedi che perdiamo tempo tutti e due?… (Sbrigativa) Allora ciao, tesoro, e non sbagliare più numero!… Sì, sì, ciao, ciao!… (Interrompe nervosa.) (Buio su di lei.)


Si riaccende la luce sulla parte opposta del palcoscenico, nuovamente occupata da Roberto. Lo vediamo pensieroso, con lo sguardo perso nel vuoto ed il cellulare ancora in mano. Come intento a pensare a qualcosa che lo assorbe. Forse un’idea improvvisa. Dopo qualche istante riprova a telefonare. S’ illumina lentamente anche l’altra parte della scena e vediamo contemporaneamente Roberto e Caterina che parlano ai rispettivi cellulari.


CATERINA : (rispondendo automaticamente) Ciao, tesoro, è la prima volta che chiami?

ROBERTO : (con ironia) No… oggi è già la terza!

CATERINA : (affranta) Tu?!… Ma sei una persecuzione!!

ROBERTO : Aspetta! Ti prego, non chiudere subito!

CATERINA : (scocciata) Si può sapere cosa cerchi veramente?!

ROBERTO : (tentando di mostrarsi simpatico) Bé… quello che cercavo ormai non lo trovo più… ma non ti sembra assurdo ciò che è successo? (Ride.)

CATERINA : (sempre nervosa) E allora?… Capita di sbagliare numero, no?

ROBERTO : (quasi trattenendosi) E di beccare una…

CATERINA : (interrompendolo bruscamente) Puttana?!… Dillo, dillo pure liberamente!… E’ quello che sono. E pure sfigata!

ROBERTO : (non riesce a trattenere il riso) No… è che io non ho mai risposto a certi messaggi… è la prima volta che lo faccio… e ho pure sbagliato…

CATERINA : Io invece per questo “scherzetto” oggi non lavoro!… Lo trovi divertente lo stesso?!

ROBERTO : (smettendo di ridere) No, no, certo. Scusa. Ti ho ritelefonato solo per sdrammatizzare un po’. Per farmi insieme a te due risate. Ma capisco che la reazione non può essere la stessa… ti chiedo scusa ancora… ti sto mancando di rispetto… scusa… (sta per chiudere.)

CATERINA : (bloccandolo) No, aspetta! Non chiudere!… (Gentile) mi hai chiesto scusa mille volte… perché?

ROBERTO : (sorpreso) Perché?!

CATERINA : E hai detto anche la parola “rispetto”, vero?
ROBERTO : (sempre più sorpreso) Sì certo… mi dispiace se…

CATERINA : (quasi sognante) Uh che bello!… Dici anche “mi dispiace”!… (Riprendendendosi) ma che razza di uomo sei?!

ROBERTO : Non so… un uomo gentile…

CATERINA : (sempre un po’ sognante) E non lo fai nemmeno per portarmi a letto gratis! Che bello!

ROBERTO : Ma perché gli uomini quando ti pagano non sono gentili?

CATERINA : Certo che no. Se pagano non hanno bisogno di essere gentili. Pagano, prendono, fanno e se ne vanno. Selfservice!… Che bisogno c’è di essere gentili? Che gliene frega?

ROBERTO : Bè... comunque si tratta pur sempre di uno scambio umano...

CATERINA : Umano?! (Ride di gusto.) Ma in che mondo vivi?!... Li vedo per la prima volta e loro mi vedono per la prima volta: –“Ciao.”-“Ciao.”- “Come ti chiami?”- Chiaramente nome falso io, nome falso loro. Mi spoglio, si spogliano. Prima pagano. Io incasso. Zum, zum, zum, finito tutto. Si rivestono: -“Ciao.” -“Ciao.”- E questo si chiama scambio umano?! (Ride).

ROBERTO : (Sempre più incuriosito) Non c’è mai nessuno che ritorna?… Che magari col tempo diventa più gentile… affezionato…

CATERINA : (con ironia amara) Certo, i clienti abituali. Senza dubbio i migliori! (Continua a parlare come se non ci fosse più un interlocutore dall’altra parte. Addirittura allontana il cellulare dall’orecchio e parla guardando di fronte a sé, come in una confessione intima col pubblico. Intanto la luce su Roberto si spegne e rimane solo su di lei.) I migliori!… Quando finiscono di lavorare un quarto o mezz’ora prima, mi chiamano. Mi chiedono se sono libera subito. Una piccola deviazione mentre tornano a casa dalla moglie, dai figli. Magari prima di cena. (Sarcastica) prima di mangiare fa sempre bene. Rilassa. Dicono che poi sono più bendisposti ad ascoltare quei rompicoglioni dei famigliari!… Cinque minuti per trovare un parcheggio. A volte dieci se c’è traffico. In questo caso io capisco che devo fare tutto più veloce, perché rimane meno tempo. Allora mi faccio trovare completamente nuda. (Sorride)
E loro ringraziano per l’intuizione. Ecco quando sono gentili!… Quando io do l’impressione di capire al volo. Scoprono che io non sono solo un pezzo di carne, ma che ho anche un po’ d’intelligenza. (Pausa.) A volte qualcuno, troppo ansioso, non ce la fa. M’ impegno, ma niente da fare. Non è colpa mia, ma lui mi prende a parolacce perché ha pagato lo stesso. Mi dice che la notte prima con la moglie, che è senz’altro meno attraente di me, c’è riuscito. Si difende sostenendo che è senza dubbio colpa mia.(Con amarezza)
Anche se mi offende, io sorrido lo stesso, perché non voglio perdere il cliente. Con l’invasione di tutte queste straniere, giovanissime e belle, non è facile trovare clienti nuovi. Alla fine comunque qualcosa succede, però lui se ne va senza salutarmi. (Riflessiva.) E questo, non ho ancora capito perché, mi fa più male di tutto. Forse… perché lo faceva spesso mia padre quand’ero piccola. Togliermi il saluto per punirmi di qualche mia mancanza. In questo modo mi faceva sentire un’estranea. (Sempre riflettendo.) Ecco sì… sentirmi estranea con le persone che conosco… non so perché, mi fa sentire male. Invece con gli sconosciuti non mene frega niente. Strano vero?… (Riporta il cellulare all’orecchio. Si riaccende la luce su Roberto. E’ evidente che tutto ciò che lei ha confessato, come se si trovasse in un’altra dimensione, lui non l’’ha sentito. Riprende il loro dialogo.)
Tu sei gentile anche se sei un estraneo. Mi piacerebbe incontrarti… conoscerti…

ROBERTO : (stupito) Davvero?… Mi sorprendi.

CATERINA : Non fraintendere. Non voglio adescarti per forza. Un caffè, ti va?… E pago io.

ROBERTO : Perché… perché no. (Sorridendo ironico) se non pago. Hai visto che ho fatto bene a richiamarti?

CATERINA : Ma perché cerchi le donne sul giornale? Non riesci ad incontrarle normalmente?

ROBERTO : (un po’ stizzito) Tu intendi su internet?… Con le agenzie?… In discoteca?

CATERINA : No… non so… semplicemente incontrandole…

ROBERTO : (amaro) Semplicemente. (Anche a lui succede ciò che è successo prima a Caterina. Rimane illuminato, mentre la luce su di lei si spegne. Lui allontana il cellulare dall’orecchio e parla guardando di fronte a sé, Come Caterina in precedenza, in un’altra dimensione, quasi confessandosi col pubblico.) Lavoro alla radio e leggo le notizie del radiogiornale. Le previsioni del tempo e la situazione del traffico. Mi dicono tutti che ho una bella voce. Tanto che a volte le notizie di cronaca nera sembrano meno drammatiche perché le leggo bene, con una bella dizione ed un bel timbro di voce. E’ come guardare in faccia un assassino giovane, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Fa meno paura e la gente stenta a credere che sia proprio lui l’assassino. Ne preferirebbe uno più brutto, magari deformato, sarebbe più coerente. Per questo a volte mi sembra di parlare di uno stupro o di una partita di calcio nello stesso modo. Ma il mio direttore vuole così. (Imitando il direttore) :
“Sai, quasi sempre la radio si ascolta distrattamente, allora…”- D’altronde le notizie sono notizie e basta. Chi sono io per pretendere di partecipare?…. Io sono una bella voce ed una bella dizione. Nessuno mi chiede di più. (Pausa.)
(Sorride amaramente.) Un giorno sono stato ripreso dal direttore perché, secondo lui, leggendo una notizia politica avevo partecipato troppo emotivamente. – “Non mi sembra,”- gli ho risposto un po’ incerto.- “… Credo di avere letto come sempre…”- “E invece no!”- Ha replicato lui con stizza. - “ L’inflessione della voce e, soprattutto, quella pausa in più ingiustificata, indicava una partecipazione o, peggio, uno schierarsi che né io né te possiamo permetterci. La nostra è una radio per tutti, pagata dalla pubblicità. Non possiamo diventare antipatici a nessuno.”- Allora mi è venuto subito da pensare ad alcuni personaggi che in certe emittenti televisive interpretano a loro modo e a loro gusto i notiziari, indirizzandoli come vogliono e condizionando a loro piacere l’opinione della gente. (Ironico) qualcuno mi risponde che però la differenza tra me e loro è che questi personaggi televisivi ci mettono anche la faccia, mentre io sono solo una voce anonima, impersonale. Nessuno per strada mi riconoscerebbe. Ecco, appunto, sono impersonale. E questa impersonalità mi rimane appiccicata addosso anche fuori dal mio lavoro. Ormai quando esco dagli studi della radio rimango irrigidito, impenetrabile, impersonale appunto. Non riesco a diversificarmi. Quando mi trovo ad esprimere un’opinione o vorrei contraddire qualcuno mi blocco, non riesco ad esprimermi. Come se ormai non sentissi più il diritto di esprimermi, di esporre liberamente i miei pensieri, le mie idee, le mie opinioni. Soprattutto quando incontro una donna che mi piace non le permetto di conoscermi, di capire veramente chi sono. Ho sempre paura di scoprirmi troppo e di conseguenza deluderla. (Triste) io sono e rimango solo una voce, che agisce indipendentemente dal suo corpo, e che anzi… forse… potrebbe farne anche a meno.

Chiaramente tutto questo è stato detto senza che Caterina sentisse. Anche lui come se si trovasse in un’altra dimensione. Infatti la loro conversazione riprende da dove si era interrotta prima del lungo intervento di Roberto. La luce ritorna su tutti e due i personaggi.


CATERINA : (al cellulare) Allora? Un caffè?

ROBERTO : (rispondendo anche lui al cellulare) Va bene. Ma dove?

CATERINA : Non so. Ci penso e poi ti mando un sms.

ROBERTO : (sorridendo soddisfatto) Rimango in attesa. (Buio.)


SECONDA SCENA


Musica di sottofondo. Dopo alcuni istanti la luce ritorna illuminando anche in questo caso solo una parte del palcoscenico in cui si trova, isolato, un altro personaggio maschile, anche lui intento a telefonare con il cellulare.

CRISTIANO : (in modo molto diretto) Pronto?… Ciao. Senti, ho solo una mezz’ora per passare da te però sono vicino, sei libera adesso?… (Risponde un’interlocutrice che non si vede. Però non è la risposta che lui evidentemente si aspettava.) E che ti frega chi sono?! Dammi soltanto l’indirizzo se sei libera adesso, che ti frega di sapere se sono questo o quello!… (Pausa. Parla la donna al telefono. Naturalmente non si sente.) Ma quante storie! Se ti chiamo vuol dire che ho letto il tuo annuncio sul giornale, no?!… Come?… Ma se non è quello che cerchi perché hai messo l’annuncio sul giornale?… Sì, va bè messaggio, annuncio… chiamalo come ti pare ma… (viene interrotto dalla donna.) Oddio quanto la fai lunga! (Tra sé) non me n’è mai capitata una così! (Prendendo la pagina di un giornale legge un annuncio quasi senza intonazione.) Sei o non sei:”bomba bionda sexy, ti toglierò il respiro, godimenti estremi, misura sesta, chiamami che aspetti?”… Come dici?…(Ripetendo le parole che la donna gli sta dicendo al telefono.) “Donna sola, solare, romantica veramente colta cerca pari requisiti per eventuale…” (interrompendo la frase.) Allora ho sbagliato!… Mi scusi… io volevo farmi solo una bella…(bloccandosi) cioè… mi scusi… volevo incontrare una persona… sicuramente ho sbagliato numero. Forse nella fretta ho formato… (Ascolta la risposta dell’altra. Poi con tono imbarazzato e gentile) eh sì, un errore, mi perdoni… certo, certo… buona giornata e… mi scusi di nuovo… (Chiude. Rimane un po’ perplesso a pensare. Poi dà un’altra occhiata alla pagina del giornale e prova a riformare il numero di telefono.)

La luce su di lui si spegne e si accende sulla parte opposta del palcoscenico. Appare il personaggio femminile che ha risposto prima alla telefonata di Cristiano. Ora è illuminata solo lei, mentre lui è scomparso.

GIOIA : (rispondendo al cellulare) Pronto?… (Pausa. Ascolta per qualche secondo, poi intuendo un nuovo errore interviene prontamente.) Scusi, ma prima che lei continui l’avverto che ha sbagliato di nuovo. (Minimizzando) non sono la sua “bomba bionda sexy eccetera, né porto la sesta. Per quanto riguarda i godimenti estremi poi… (sorride forzatamente.) La mia ricerca è senz’altro meno passionale ed erotica. (Ascolta cosa dice il suo interlocutore.) Eh sì, infatti. Il giornale deve avere confuso i messaggi e ha messo il mio nella pagina delle “relazioni sociali”! Divertente, no? (Sorride.) Se hanno fatto questo scambio, chissà che succederà alla vera “bomba bionda sexy sesta misura eccetera!” (Ride divertita.)

La luce si riaccende anche sull’altra parte del palcoscenico rimasta finora al buio. Appare di nuovo Cristiano. Si vedono i due che stanno dialogando, come la coppia della scena precedente.


CRISTIANO : (ridendo in modo molto grossolano) Pensi a cosa potrebbe succedere se la telefonata la fa un povero sfigato imbranato!

GIOIA : (un po’ seccata) Intende della mia stessa categoria?

CRISTIANO : (cercando di recuperare, con tono serio) No… che c’entra. Volevo dire… non proprio uno con le mie intenzioni…

GIOIA : (molto diretta) Lei è sposato?

CRISTIANO : (sorpreso) No… cioè… un po’…

GIOIA : Un po’?!

CRISTIANO : (leggermente imbarazzato) Cioè… volevo dire… sì. Ma ogni tanto mi svago…

GIOIA : (dura) E scommetto che ha anche l’amante fissa!

CRISTIANO : (difendendosi) Ah no, questo no! E’ una regola: niente amante fissa e sempre a pagamento. Paghi, consumi e saluti. Niente telefonate segrete, niente sotterfugi, ricatti… E poi lo sa che conviene anche economicamente?

GIOIA : (falsamente interessata) Ah sì?

CRISTIANO : Certo. Si risparmiano cene, regali, accompagnamenti vari con la macchina. Non c’è il problema di come passare le festività, le vacanze, i momenti liberi, eccetera. Tanto poi la sola cosa che interessa veramente è un’alternativa alla solita “trombata” coniugale! (Ride sguaiatamente.) Con le puttane paghi, ti diverti e finisce tutto lì. E ripeto: si risparmia!

GIOIA : (alquanto schifata) Lei è veramente elegante, un signore!

CRISTIANO : (per niente colpito dal tono sprezzante della donna) Perché devo fare l’ipocrita se la maggioranza degli uomini la pensa così?… Dico solo la verità. Non creda che le mogli non lo sappiano. Anzi, preferiscono questo piuttosto di un’altra donna, un’amante fissa, che pretenda una parte del loro posto e che potrebbe sempre diventare una minaccia per la pace famigliare. Loro di solito non si accorgono nemmeno dei traffici dei mariti: nessuna telefonata ambigua, nessun messaggino strano e… quando non ne hanno voglia non devono inventare scuse, perché tanto il marito si è comunque sfogato!

GIOIA : (che ha ascoltato il discorso dell’uomo con un certo disgusto) E’ proprio un bel quadretto d’amore! Entusiasmante!… (Sfidandolo.) E le donne?
CRISTIANO : (fingendo di non capire) Le donne cosa?

GIOIA : Le donne, le mogli. Non pensano a “sfogarsi” anche loro come i mariti? Sarebbe giusto, no?

CRISTIANO : (accettando la sfida) Lo fanno, lo fanno!… Lo fanno ma non lo dicono. E soprattutto senza pagare! (Ride sempre in modo goffo.)

GIOIA : (ormai incurante della volgarità dell’altro) E con chi?

CRISTIANO : Con chi capita. Amici, colleghi, conoscenze occasionali… (insistendo con la sua grossolanità.) Però, fortunatamente per loro, non pagano come noi! Tutto gratis! (Ride.)

La luce che illumina la parte del palcoscenico occupata da Gioia si spegne e lei scompare. Rimane illuminato solo Cristiano. Si ripete la situazione dei due personaggi della scena precedente. Cristiano allontana il cellulare dall’orecchio e continua a parlare rivolgendosi in direzione del pubblico, come se fosse in un’altra dimensione.

CRISTIANO : (malinconicamente) Tanto a che serve amarle le mogli e dedicare loro l’esclusiva?!… Troveranno sempre qualcuno migliore di te. Più affascinante, più simpatico, più allegro, più attivo… più sensuale… (in modo stanco) più, più, più… è tutto sempre più “nuovo”, no?… Basta un gesto per portarle via. Le donne vogliono essere conquistate in continuazione! Cacciate. Prede che non accetteranno mai il cacciatore che ha deposto l’arma. Il cacciatore che invece di inseguirle, si ferma un momento al ruscello per dissetarsi. Non si fermeranno mai a dissetarsi insieme. (Riflettendo.) E i molti gesti che i mariti hanno fatto in tutti gli anni del loro rapporto? Non sono bastati per conquistarle definitivamente? Perché no?… (Ironico) Perché l’unione tra un uomo ed una donna funziona un po’ come il gioco delle carte nella “scopa”: è inutile fare tanti punti prima se poi è l’ultima mano che può decidere la partita. (Pausa.) E l’amore? L’amore dov’è finito?… Ma l’amore non è soprattutto desiderio?… E quando il desiderio cala inesorabilmente cosa rimane allora?… I figli, la casa, le abitudini, i ricordi… ma tutto questo si può chiamare ancora amore?… Che cos’è la fedeltà senza l’amore, ovvero il desiderio?… Un semplice scrupolo, no?… Un educato e rispettoso scrupolo!… La vogliamo chiamare una “costrizione istituzionalizzata”?… Dunque, non è più giusto essere fedeli a sé stessi e cercare di tenere vivo sempre e comunque il fatidico “desiderio” che ci fa sentire vivi veramente, senza troppi scrupoli… (Pensandoci un attimo.) Uomini e donne, certo!


La luce illumina di nuovo tutta la scena. Riappare Gioia e riprende il dialogo tra i due.


GIOIA : Lei mi disgusta. Ma… nello stesso tempo… non so perché… m’incuriosisce anche…

CRISTIANO : (sicuro) Lo so io perché. Perché sono schietto. Forse un po’ greve, ma schietto. Dico la stessa verità che conosce anche lei. Anzi adesso voglio dare del tu: che conosci tu. Posso?

GIOIA : (ridendo divertita) Lei fa tutto da solo! (Ripensandoci.) E va bene: tu fai tutto da solo. (Ride di nuovo.) Però sei divertente. Alternativo, diciamo.

CRISTIANO : Alternativo?! A cosa? Al formalismo? … Sì, certo, d’accordo. Può darsi.

GIOIA : Direi di più al buon gusto.

CRISTIANO : (stuzzicandola) Per il fatto che volevo telefonare ad una puttana?… Ammetti che mi disprezzi per questo!

GIOIA : (continuando una specie di gioco, civettuola) Sì e no. E poi non ho parlato di disprezzo…

CRISTIANO : (assecondando il gioco) Dopotutto hai risposto ad uno che cercava una “bomba sexy bionda sesta misura godimento estremo”!… Dovresti sentirti lusingata! (Ride nel solito modo.)

GIOIA : (divertita dal gioco) Certo. Se però anche tu fossi un super ficone!

CRISTIANO : E no, qui non ci siamo!… Tu cercavi un “pari requisiti solare romantico veramente colto”!

GIOIA : Va bè… questo tanto per iniziare… per fare una certa selezione… poi, in seguito, chissà… (sorride maliziosamente.)

La luce rimane su di lei. Buio su di lui che scompare. Si ripete una situazione simile alle precedenti. Gioia parla verso il pubblico, calata in un’altra dimensione.


GIOIA : E’ quel “poi” che mi ha sempre spaventata. La paura della trasgressione senza ritorno. (Con tono quasi disperato) ma la vita non mi sorprende più e questo è insopportabile!… (Riprendendo un tono tranquillo) Allora scrivo un messaggio sul giornale in cui cerco un uomo “romantico solare veramente colto per un eventuale futuro insieme…” mentre poi in realtà spero di trovare un mascalzone avventuroso che m’inganni e che mi aggiunga alla sua collezione di scalpi femminili!… (Pensandoci) ma se scrivessi nel messaggio ciò che cerco veramente nessuno mi chiamerebbe, perché si vergognerebbe di ammettere di essere un uomo così e. soprattutto, il mio alibi che fine farebbe?… Non potrei più dire a me stessa: -“io non volevo, ma mi è capitato!… E’ stato il destino!”- E la mia trasgressione non sarebbe più un incidente ma qualcosa di premeditato. Allora non sarebbe più giustificato dalla mia coscienza. (Ironica) per fortuna si può sempre contare sulla disonestà degli uomini, che si presentano in un certo modo ma sono sempre altro! (Sorride. Pausa.) E il mio ex marito?… ormai lo chiamo “ex” anche se non ci siamo mai separati e viviamo ancora insieme. Insieme?… Diciamo “vicini”!… Mangiamo, ci muoviamo, dormiamo, respiriamo vicini… ma i nostri spiriti sono completamente separati, in due pianeti totalmente diversi, ad una distanza siderale l’uno dall’altro. Ho addirittura provato qualche volta a leggergli le mie poesie, cercando di recuperare un po’ della nostra antica intimità spirituale, almeno quella!… Sepolta all’interno di un cratere di un vulcano inattivo da secoli. La sua risposta?… - “Chi scrive poesie alla tua età o è un grande poeta o è solo infantile!”- Nel formulare questa frase penso che avesse già escluso la prima possibilità. Visto che considera infantile ed effimero anche farsi i regali a Natale, per provocarlo un anno, a Natale, gli ho regalato una scatola vuota tutta bella impacchettata!… - “Ottima idea!- Mi ha detto col suo solito ghigno da superiore –“ almeno uno ci mette dentro quello che vuole!”- (Ride forzatamente.) (Pausa.)


Si riaccende la luce su Cristiano. I due riprendono il loro dialogo.


CRISTIANO : Un caffè

GIOIA : Perché no?… Dove?

CRISTIANO : Conosco un bar carino, giusto.Ti mando un sms con l’indirizzo.

GIOIA : (ironica) Attento! Non diventare troppo gentile! Rischi di assomigliare al tipo di persona del mio messaggio sul giornale, e allora… mi faresti fuggire!

CRISTIANO : Non preoccuparti. (Malizioso) ho capito cosa cerchi veramente. (Molto sicuro) non ti deluderò.

GIOIA : (amara) La tua arroganza mi sembra una garanzia. Aspetto il tuo messaggio. (Buio.)


TERZA SCENA


Si riaccende la luce su di una donna che seduta ad un tavolo sta leggendo ad alta voce dei fogli che ha scritto: è Anais, scrittrice di racconti erotici. Il suo accento tradisce leggermente la sua origine francese. Porta una vestaglia.


ANAIS : (leggendo controlla ciò che ha scritto) “… Il cuore di Matilde si mise a battere all’impazzata, mentre sentiva che era giunto il momento atteso per anni. Si sollevò quasi sulla punta dei piedi per sentire quello che l’uomo le avrebbe detto. Immaginò di essere le donna luminosa che, seguendo l’odore irresistibile dell’attrazione maschile, avvicinava il suo delicato orecchio verso le labbra invitanti di colui che con una parola l’avrebbe liberata finalmente dai suoi indugi. Ma quel che il raffinato scrittore dai capelli grigi pensò di dirle, con la sua voce aristocratica, fu: - Come ti ho vista, mi è venuto duro.- La crudezza delle sue parole fu come un insulto. Matilde arrossì e gli diede uno schiaffo.” (Fa una smorfia che manifesta insoddisfazione per il brano scritto, ma riprende a leggere.)
“Matilde verificò per l’ennesima volta che, in sua presenza, gli uomini di solito rimanevano senza parole, privi di ogni inclinazione al corteggiamento romantico e si lasciavano sfuggire espressioni della stessa pesantezza al solo vederla. Faceva un effetto talmente diretto, che tutto quel che gli uomini riuscivano ad esprimere era il loro turbamento fisico. Invece di accettarlo come un tributo, Matilde si offendeva.” (S’interrompe bruscamente, arrabbiandosi e strappando ll foglio che stava leggendo.) No, no, no!!… Queste non sono parole da racconto erotico!… “Effetto diretto”, “turbamento”, “tributo”… sembra un incrocio fra un trattato di economia ed uno di psicologia!… L’unica cosa che la gente capirebbe è che a lui gli è venuto duro e non si comprende proprio perché, visto che sta per avere un rapporto sessuale con una specie di scrivania!… (Piagnucolando nervosa) non è questo l’erotismo che il mio editore e soprattutto i miei lettori vogliono!…(Sbuffa.) Coraggio… allora… (cercando di riprendersi dalla rabbia, prende un altro foglio e ricomincia a scrivere, ripetendo le parole a voce alta.) “Il cuore di Matilde si mise a battere all’impazzata…” (tra sé) e questo funziona. (Continuando a scrivere.) “… mentre sentiva che era giunto il momento atteso per anni…” (sempre commentando) e pure questo lo possiamo lasciare. Adesso però giù duro! (Come in un’immersione, comincia a scrivere e a ripetere velocemente, quasi volesse superare un’apnea.) “… Invece di alzarsi in punta di piedi per avvicinarsi alle labbra di lui e ascoltare cosa avesse da sussurrarle all’orecchio, lentamente si abbassò sulle ginocchia per raggiungere il suo vero obbiettivo, tra le gambe di lui, perché erano le sue labbra che in quel momento desideravano esplorare in quella zona di perlustrazione.” (S’interrompe delusa.) Ecco, adesso sono passata ad un saggio di porno-geofisica!… Uffa!! (Abattuta) Non riuscirò mai a completarlo questo racconto!… L’editore s’infurierà. Deve uscire con la nuova rivista all’inizio della prossima settimana ed io sto ancora così. (Disperata) come faccio!… Mi ha detto che devo imparare ad essere più diretta e meno letteraria. Perché la gente che legge questo genere di racconti non vuole essere incantata dallo stile o dall’originalità dell’autore, ma catturata dalla sua capacità di stimolare fantasie, che di solito sono sopite o addirittura inesistenti. D’accordo, dico io, ma visto che le situazioni sono quasi sempre abbastanza scontate, bisogna giocare con il linguaggio, con un ricercato “dico e non dico”, sennò addio immaginazione!… - Sì, sì, giusto.- Mi risponde l’editore,- ma due che trombano in piedi nel sottoscala di un palazzo, lei non me li può definire: “una intrigante variante umana di quel monotono e ripetitivo saliscendi architettonico!”… Perché il lettore pensa che il condominio abbia fatto costruire un’altalena nel sottoscala!…- (Piccola pausa.) Che cretino!… Invece quando lui dice “trombare” è tutto molto chiaro. Allora, caro il mio editore, se proprio vogliamo giocare con le parole, sarebbe più giusto “trombare” nella “tromba” delle scale e non nel sottoscala!… (Pausa. Riflettendo) Sembra quell’altro idiota di mio marito. Da quando gli ho chiesto di usare un minimo di linguaggio sensuale che possa vivacizzare un po’ i momenti della nostra intimità, per il solito spirito contrario che lo contraddistingue, ha deciso di fare il muto, limitandosi allo stretto necessario per esprimere il suo godimento da primitivo. (Imitando il marito goffamente.) “Ah, ah…ooh!” Quando è di eiaculazione precoce. “Ah, ah, oh, oh… oooh!” Quando è normale, dice lui!… Una volta per aver io soltanto pronunciato le parole “rapporto orale”, si è bloccato, dicendomi che gli ricordavo i suoi insuccessi scolastici. Addirittura una semplice frase che mi è scappata dalla bocca in uno dei miei rari momenti di trasporto, del tipo: “oh amore, ti prego, inondami con i tuo succo aromatico!”… Lo ha praticamente paralizzato!… Ha detto che gli ha ricordato la pubblicità di una bevanda che detesta!… (Avvilita) ma si può?!… Mi ha anche detto che secondo lui uso la sua sessualità come ispirazione per i miei racconti erotici, sfruttando i nostri momenti d’intimità come esercizio linguistico. Perciò ha deciso di fare sesso in silenzio, rinunciando perfino al vocabolario essenziale e limitandosi solo ai versi inevitabili: (sempre imitando goffamente il marito.) “Ah, ah… ooh!” Performance breve, “ah, ah, oh,oh… oooh!” Performance lunga, o… pseudo lunga. Ed io, di conseguenza, mi adatto. Anzi, preferisco di gran lunga il mimo. (Mimando ciò che dice) io occhi normali, lui ha iniziato; io occhi spalancati, lui sta per finire; io occhi chiusi, lui ha finito. Comodo no? Un codice perfetto!… (Pausa. Prende alcune buste di lettere che stanno sul tavolo.) Ho addirittura fatto un appello ai lettori della mia rivista, mascherato naturalmente da concorso a premi, nella speranza che scrivano qualcosa che mi possa aiutare a capire meglio che cosa vogliono veramente leggere e… come scriverglielo. (Comincia ad aprire qualcuna delle buste contenenti le lettere e a leggerne qualcuna di queste.) Vediamo questo cosa scrive… (legge velocemente a caso una riga di un racconto spedito da un lettore.) “… E mettendola a gambe in su, mentre lei si reggeva sulle mani…” (schifata) via! (getta a terra il foglio ed apre un’altra busta, leggendo il contenuto del foglio, sempre saltando tra una riga e l’atra.) “ … E dopo averla penetrata ripetutamente per quattro ore, sentiva un certo indolenzimento…” (tra sé) chi? Lui o lei?!… Via!! (Getta in terra anche questo foglio. Prende sempre più svogliatamente un’altra busta, apre e legge il foglio.)


A questo punto s’illumina una parte della scena rimasta finora in penombra e appare il personaggio che ha scritto la lettera che Anais si sta apprestando a leggere. Chiaramente è una specie di flashback che lo coglie nel momento in cui lui ha scritto la sua lettera, ed infatti lo seguiamo mentre la scrive e la legge. Anche Anais segue leggendo contemporaneamente il suo foglio.


PROFESSORE: (parla mentre scrive, seduto a sua volta dietro un altro tavolo.)
Gentile scrittrice Anais,
mi perdoni se impropriamente utilizzo il suo nome di battesimo anziché il cognome, come l’etichetta imporrebbe, ma vorrei che lei leggesse questa mia con uno spirito meno distante di come la situazione richiederebbe. Sono il prof. Arnoldo Restifo e sono un docente d’italiano latino e greco in un liceo classico privato cattolico. Capisco che il mio ruolo potrebbe farle pensare ad un paradosso se non addirittura ad una stravaganza, se associato alla natura ed alla peculiarità del genere dei suoi racconti. Eppure non esito ad ammettere di averli letti quasi tutti e di leggerli ancora con grande interesse ed ammirazione per la loro autrice. Lei riesce sempre, con la sua eleganza e lasua raffinatezza a trasformare una materia resa ormai sempre più volgare e grossolana da chi la tratta e da chi la consuma, qualcosa di realmente sensuale e garbatamente eccitante, equilibratamente pruriginoso, direi all’altezza dei grandi autori classici che si sono occupati di erotismo, e cito tra i tanti Saffo, Ovidio, Catullo, fino ai più moderni e trasgressivi Verlaine, Mallarmè ecc. Trovo la scelta che lei fa nei suoi scritti perfetta, intrigante, stuzzicante, a volte veramente travolgente…. In poche parole: geniale. Per lei un semplice organo della riproduzione maschile o pene, che dir si voglia (mi perdoni tanto la licenza), diventa “un fuscello che germoglia al calore del sole femminile”. Ma anche per me è così!… E questa empatia di pensiero con lei mi entusiasma. E poi? Quando parla del godimento sessuale o orgasmo, che dir si voglia (la prego di passarmi anche questa espressione), me lo definisce sublimamente: “lievitazione simbiotica di dolci e salati umori”. Anais, lei è una grande scrittrice!… Da quando la leggo mi sento meno incompreso. Vengo sempre accusato di deformazione professionale, perché uso un modo di esprimermi che gli altri definiscono accademico, cattedratico, professorale appunto. Ma il linguaggio è ancora una cosa importante, no?… E non solo per parlare. Ma anche per fare l’amore. E lei lo ha dimostrato. Si può fare sesso anche con gli avverbi, le locuzioni, le interiezioni, le metafore, le allegorie!… Mi scusi ancora la licenza, ma un orgasmo, dopo avere ascoltato una frase sublimamente eccitante, non è meglio della solita, ripetitiva e aggiungo “primitiva” ginnastica di coppia?!… Non le ho scritto per proporle un racconto, come avranno fatto molti dei suoi lettori, ma perché le vorrei esprimere personalmente tutta la mia ammirazione. Pertanto le andrebbe di prendere insieme un caffè con divagazioni cosmiche? Glielo chiede ossequiandola un rapito ammiratore in attesa vibrante di una radiosa e incoraggiante risposta… le allego arditamente ma anche umilmente il mio numero telefonico…

Si spegne la luce su di lui. Anais rimane per attimo confusa, ma piacevolmente sorpresa. Poi, quasi colta da un’improvvisa ispirazione, incontenibile, prende un foglio e comincia a scrivere velocemente, ripetendo ad alta voce:

ANAIS : “Il professore d’italiano latino e greco si era travestito con una mascherina nera sul volto ed un costume, per celare la sua identità e in parte quel pudore, misto a vergogna, che la trasgressiva e perversa situazione gli provocava, come però, con uguale intensità, gli stimolava anche un irresistibile prurito…”

La scena continua con una pantomima su tema musicale. Anais vede prendere corpo il suo racconto immaginario. Anche lei entra come personaggio nella pantomima. Si mette sul volto una mascherina nera per nascondere la sua identità. Nel frattempo riappare il professore, anche lui con la mascherina nera e travestito da super eroe dei fumetti. Alla sua vista, lei si toglie la vestaglia, esebendo un sottoveste sexy. Si avvicina al professore con atteggiamento molto sensuale e, quasi eseguendo dei movimenti di danza, i due mimano su musica, con dei gesti abbastanza espliciti, ma sofisticati ed eleganti, un incontro amoroso tra persone “sensualmente sublimate”. Simulano ironicamente delle posizioni erotiche con posture artistiche, da veri amanti “aristocratici”, molto attenti all’estetica dei loro atteggiamenti. Nel frattempo entrano un altro uomo ed un’altra donna. Anche loro portano la masherina nera sul volto. Lei però ha un abbigliamento molto aggressivo e succinto, che richiama un po’ il sado-maso. Lui più castigato, ma goffamente provocante. Con il loro ingresso la scena diventa naturalmente ancora più ironica. Praticamente la parodia di uno scambio di coppia. Infatti la seconda donna, dopo qualche istante di ambientamento, si dirige direttamente non verso il professore, come quest’ultimo spererebbe, ma da Anais, che l’accoglie con compiacimento, allontanando un po’ sgarbatamente l’uomo. Poi le due donne iniziano, sempre come una danza, a scambiarsi effusioni, mantenendo sempre un atteggiamento molto estetico. I due uomini, rimasti ormai ermarginati dal gioco erotico, tentano d’imitare tra di loro gli atteggiamenti amorosi che le due donne stanno assumendo con una certa eleganza. Ma la repulsione che provano l’un l’altro, accompagnata da vergogna e goffaggine, li rende buffi ma nello stesso tempo patetici. Dopo alcuni disperati tentativi, tra cui anche quello di recuperare di nuovo le donne per loro, i due uomini, di nuovo respinti dalle partner, abbandonano il campo uscendo di scena delusi, mentre le due donne continuano sempre più soddisfatte le loro effusioni. La luce cala lentamente e pietosamente sulla scena fino al buio totale.


QUARTA SCENA


Si sentono al buio alcuni squilli di un citofono. Si riaccende la luce sullo stesso ambiente della scena precedente. Entra tutto trafelato un uomo coperto solo da un accappatoio, mentre si sta asciugando freneticamente la testa. Evidentemente stava in bagno a farsi una doccia. E’ Adriano, il marito di Anais. Risponde nervosamente al citofono.


ADRIANO : Sì, chi è?! (Continua ad asciugarsi la testa. Ad esclusione di lui, nessuno sente la voce che risponde.) Cosa?… Ma no, signora, non sono il dottore. Lo studio del dottor Matteoli è nell’altra scala: stesso interno ma nell’altra scala. (Evidentemente la donna si scusa.) Sì, sì, va bene… non si preoccupi, non è la prima che sbaglia. Purtroppo succede spesso. Fa niente, fa niente… buongiono. (Continua per qualche istante ad asciugarsi, fa per rientrare in bagno, ma risuona il citofono. Risponde sempre più nervoso.) Sì?!… Ancora lei!… Ma ha provato all’altra scala?… E che posso farle se non risponde nessuno?… Non sono io il dottore! Che altro posso dirle?… (L’altra insiste.) No, no, mi scusi, sul citofono c’è scritto dott.ssa Anais Mattheu, che è mia moglie ed è francese. Ma non è il tipo di dottore che cerca lei. E’ una scrittrice non un medico. Mattheu, alla francese, non Mattioli, ha capito?!…

S’illumina lentamente un’altra parte della scena e, col solito sistema delle scene precedenti, appare la donna che sta conversando al citofono con Adriano. I due naturalmente non si vedono, perché in modo immaginario lui sta rispondendo al citofono dall’appartamento, mentre la donna giù, dal portone del palazzo. Lei è Giada, una ragazza giovane, e parla in modo alquanto grezzo, con una forte cadenza, tradendo un’estrazione non certo colta. I due conversano da due zone opposte del palcoscenico.


GIADA : Mi scusi, sa, ma par forza una si sbaglia! Gli interni hanno lo stesso numero, i nomi sono praticamente uguali. E poi quei titoli: prof., prof.ssa…

ADRIANO : (scocciato) Ma non le ho detto che la scala è diversa?!

GIADA : Eh già, ma se dall’altra parte non risponde nessuno, vuol dire che non c’è nessuno. Per questo ho ricitofonato qui. Logico no?

ADRIANO : Non potrebbe avere sbagliato giorno e orario?… E’ uno studio medico, provi a ricontrollare!

GIADA : (con tono deciso) Impossibile. (Tira fuori dalla tasca un foglietto e legge.) Io ho scritto tutto giusto, perciò è così. (Risoluta) Io necessito subito di una visita!

ADRIANO : Non ho dubbi!… Ma cosa pretende da me? Che la visiti io?… Senta, per favore, mi lasci stare… io stavo facendo una doccia… sono ancora tutto bagnato…
GIADA : (insistendo) Ma anche sua moglie è dottoressa, c’è scritto sul citofono. Non potrebbe visitarmi lei?

ADRIANO : (quasi disperato) C’è scritto dott.ssa perché è laureata in Lettere. Ma è una scrittrice, capisce? Scrive!… Non visita e non cura nessuno!

GIADA : (entusiasta) Che bello, scrive!… E cosa scrive?

ADRIANO : (sforzandosi a fatica di sembrare paziente) Racconti. Racconti per una rivista. Le basta così?

GIADA : (sempre più affascinata) Che bello, mi piacciono un sacco i racconti! Solo se li ascolto però, o se li vedo in tv. A leggerli mi viene quasi subito il mal di testa.

ADRIANO : (sperando di essere finalmente uscito dalla morsa) E invece, purtroppo per lei, mia moglie li scrive e basta. Perciò le consiglio di non rischiare il mal di testa. La saluto. Buona giornata.

GIADA : (velocemente) Un attimo!! Non sia così approssimativo!… Mi dica almeno che genere di racconti scrive sua moglie… poi le prometto che me ne vado e non la disturbo più.

ADRIANO : (sempre nella speranza di riuscire a chiudere la conversazione) Mia moglie scrive racconti d’amore per una rivista… diciamo più che altro erotici….

GIADA : (Eccitata) Erotici?! Beata la sua signora! Chissà che fantasia che ha!… (Maliziosa) Così ci guadagna anche lei, no? (Ride in modo un po’ sguaiato.)

ADRIANO : Eh sapesse!… (Scongiurandola) Per favore, adesso però vorrei tornare in bagno… la prego!…

GIADA : (preticamente ignorando la richiesta di lui) Lo sa che anch’io scrivo?… Non proprio dei racconti a livello di sua moglie. Non ho nemmeno l’istruzione per farlo. Diciamo che scrivo… dei brevi pensieri amorosi… a volte anche un po’ scollacciati se vogliamo. (Ride maliziosa.)

ADRIANO : (praticamente disarmato. Con estrema indifferenza e apatia) Ah sì? Interessante. Adesso però la lascio proprio, sono ancora in accappattoio, la saluto di nuovo…

GIADA : Non si preoccupi, mica la vedo!…. (Ride di nuovo.) Non è curioso di conoscere uno dei miei pensieri amorosi?

ADRIANO : No! Mi bastano quelli di mia moglie!

GIADA : (insiste spudorata) Ma i miei sono genuini, spontanei… io non sono mica una letterata.
ADRIANO : Al citofono?!… ma se ne rende conto?!

GIADA : (insiste implacabile) Uno, uno soltanto, la prego!… Brevissimo. (Di getto, con voce ispirata recita il suo “pensiero”) : “Mi sento in galera, ti vedo, ma tu non mi vedi, ti guardo, ma tu non mi guardi, perché per te c’è solo lei. Quasi quasi l’ammazzo! Ma… conviene veramente andare in galera per te?”… Finito. (Soddisfatta) Le piace?… S’intitola: “Quale delle due galere?”… (Lui rimane in silenzio, impietrito. Lei riprende un po’ delusa.) Non le piace?… Forse per citofono non rende come dovrebbe…

ADRIANO : (riprendendosi) No, no… rende, rende… è così… estemporanea… (non sa cosa dire.) Semplice ma… ma… efficace…

GIADA : (questa volta soddisfatta del commento) E’ vero, semplice ma efficace!… Non capisco tanto quello che intende ma sento che ci ha proprio preso! Io sono veramente così!… Si vede che lei è il marito di una scrittrice, capisce al volo i sentimenti della gente, bravo!… Sa, a me piace esprimermi così: pane al pane… pane per focaccia , isomma. (Si sforza di trovare qualche frase che faccia effetto.) Preferisco venire subito al quindi, senza troppi stronzoli, d’altronde.

ADRIANO : (nauseato, cerca di correggere svogliatamente il linguaggio di lei) Fronzoli, fronzoli, si dice senza troppi fronzoli…

GIADA : (sorpresa) Fronzoli?… Mai sentito!… Strano, pensavo che “stronzoli” venisse da stronzate!… Ma tu guarda quanto è difficile l’italiano!… (Con un nuovo impeto) se mi fa salire un attimo, visto che apprezza, le lascio qualche altro “pensiero” per sua moglie. Non si sa mai, potrebbe prendere qualche spunto per i suoi racconti…

ADRIANO : (speventato) No!!… mia moglie non c’è in questo momento e io voglio continuare la mia doccia! La supplico, se ne vada!

GiADA : (ripensandoci) Bè… in effetti non me li ricordo tutti a memoria adesso… però a casa ce li ho tutti scritti, glieli potrei fare avere…

ADRIANO : (sempre più affranto) Come vuole, d’accordo, ma adesso mi lasci in pace.

GIADA : (sorridendo in modo ruffiano) Uno… ancora un pensierino solo, prima di andare, eh?… Questo me lo ricordo proprio bene, perché lo recito spesso al mio uomo prima di fare sesso (sorride maliziosamente.) Lo eccita molto. Sono sicura che sua moglie lo apprezzerà. E sicuramente anche lei. E’ pronto ad ascoltarmi?… (Lui tace per un istante.) Allora?

ADRIANO : (esasperato) Parli!… E poi sparisca!

GIADA : (contenta) Grazie. Lei è veramente disponibile. L’avverto che questa volta è un tantino “colorito”. Ma con sua moglie sarà abituato a ben altro. (Solita risatina maliziosa.) Comincia così: “Ho voglia di scopare. Soltanto scopare. Anche tu vuoi scopare, soltanto scopare e basta. Perché no? Che c’è di male?… Però mi dici romanticamente: - micina, facciamo l’amore?- E io allora non posso che risponderti: - certo, orsacchiotto, facciamo l’amore.- Eppure volevamo solo scopare come ricci!” (Pausa) Finito. Il titolo è : “Animalità confusa.” Adatto e incisivo, no?… Che ne dice, un po’ forte?… Potrebbe piacere a sua moglie?…

ADRIANO : (come folgorato da una straordinaria idea) E’ perfetto! (Con sarcasmo) mia moglie lo troverebbe straordinario! Potrebbe essere uno spunto eccezionale per uno dei suoi sofisticati racconti erotici!

GIADA : (sorpresa da tanto consenso, risponde contentissima) Davvero? Potrei veramente ispirare il racconto di una scrittrice come sua moglie?…. Non mi trova un po’… come dire… primitiva?…

ADRIANO : (compiaciuto per la sua idea) Affatto!… Lei è stupendamente essenziale!

GIADA : Sul serio?!… Non so cosa significa ma suona benissimo! Grazie!

ADRIANO : (con esaltazione) Mi consegni il prima possibile tutti i suoi pensieri. (Ride divertito.) Voglio proprio vedere la reazione di mia moglie!

GIADA : (un po’ frastornata) Certo, certo. Glieli porto subito.

ADRIANO : No, qui no. Voglio prima leggerli, selezionarli, capisce?… E poi farne un regalo a mia moglie.

GIADA : (con una gioia incontenibile) I miei pensieri un regalo per sua moglie! Che bello!

ADRIANO : Un caffè da qualche parte, allora?

GIADA : Quando e dove vuole. Il mio numero è…. (Buio e musica.)


QUINTA SCENA


Musica di sottofondo. Luce. In scena un tavolino e due sedie. Siamo all’esterno di un bar. Caterina è seduta su una delle due sedie. Sta aspettando qualcuno. Entra Cristiano che vedendola seduta da sola, le si avvicina. Sfuma la musica.


CRISTIANO : (molto sorpreso) Sarai mica tu?

CATERINA : (si alza imbarazzata e lentamente va verso di lui) Mi hai telefonato… e poi mandato un sms con l’ appuntamento?

CRISTIANO : (sempre più stupito) Ma… io… non pensavo che fossi tu!… (Tra sé) Allora il giornale non ha confuso i numeri di telefono!…

CATERINA : (lo sente lo stesso, nonostante il tono basso dell’uomo) E’ tutto un bluff!… Tu stavi cercando una come me!… Per telefono hai barato!

CRISTIANO : (irritato) Io ho barato! E tu, che ti sei spacciata per una signora colta ed annoiata?!… Ma che stronza!!… Guarda questa cretina che s’è inventata per rimediare una marchetta! (L’applaude sfottendola.) Brava! Brava! Complimenti alla grande idea! Veramente originale! Brava!!

CATERINA : (anche lei irritata) Adesso riconosco il “gentiluomo” tutto casa e famiglia!… Ma avevi proprio bisogno di fingere per farti un’altra scopata con me?!… Non ti basta pagare?!… Lo trovi più divertente, più intrigante fare così?!…
Senza questo gioco idiota, non ti eccitavi più, eh?

CRISTIANO : (fuori di sé) Ma piantala con questa farsaccia, puttana!!… Come attrice fai proprio pena! Non ti farebbero fare nemmeno un film porno!… (Molto deluso) non ho ancora capito quale sia il tuo scopo… ma forse sotto non c’è proprio niente… solo un preoccupante disagio mentale!… (Senza aggiungere altro esce velocemente, arrabbiatissimo.)

CATERINA : (con un groppo alla gola, causato dalla rabbia, urla in direzione dell’uscita di lui) Maiale!! (Poi tra sé, con amarezza) E io sono un idiota a credere ancora alle favole!… (Buio.)


SESTA SCENA


Musica di sottofondo. La luce si riaccende e ritroviamo lo stesso tavolino e le stesse sedie fuori dal bar. Questa volta però una delle sedie è occupata da Roberto. Anche lui sta aspettando qualcuno. Entra Gioia tutta trafelata. Guarda nervosamente e ripetutamente l’orologio. Evidentemente è in ritardo. I due si osservano per qualche istante: lui seduto, lei camminando avanti e indietro. Poi lui rompe gli indugi rivolgendole la parola. Sfuma la musica.


ROBERTO : (con molto garbo) E’ in ritardo ad un appuntamento?

GIOIA : (un po’ scocciata per l’intromissione, gli risponde evasivamente) Forse.

ROBERTO : (insiste, sempre con gentilezza) Non si preoccupi. Se è una persona intelligente e comprensiva non le farà pesare il ritardo. (Sperando in una piacevole scoperta, azzarda.) E’ un uomo, vero?… ( Lei, incerta sull’identità dell’uomo, l’ osserva ma non gli risponde. Allora lui continua, titubante, ma sempre alla ricerca di una conferma.) Anch’io sto aspettando una donna da un bel po’ e… come vede, sono calmo e mi comporterò gentilmente anche quando lei arriverà. (Preoccupato, guarda l’orologio.) Se arriverà… (Piccola pausa.) Eh, bisogna avere pazienza!… Essere tolleranti… la città è grande… il traffico…

GIOIA : (intenerita dall’imbarazzo di Roberto, si avvicina al tavolino, accanto alla sedia libera) Posso sedermi?

ROBERTO : (alzandosi, scosta la sedia dal tavolino e le fa cenno di sedersi) Prego, si accomodi, mi fa piacere!

GIOIA : (Si siede, guardandolo con tenerezza) Sicuramente l’uomo che sto aspettando non è come lei. Per questo penso che a quest’ora se ne sia già andato. E’ inutile che io aspetti ancora. (Fa per alzarsi.)

ROBERTO : No, non se ne vada subito!… (Trova una scusa banale per trattenerla.) Forse… anche lui avrà avuto qualche contrattempo…

GIOIA : (sempre più intenerita dal comportamento di lui, gli sorride) Ma perché si sta preoccupando più del mio appuntamento che del suo?

ROBERTO : (Deluso) Perché il mio era già a rischio prima… (Guarda di nuovo l’orologio.) Sono tre quarti d’ora che aspetto!… Ormai è una certezza : non viene.

GIOIA : (Dispiaciuta) Sta aspettando la sua ragazza?…

ROBERTO : Oh no, no… nessuno di così impegnativo!… (evasivo) una persona…

GIOIA : Bé… se non vuole, non me lo deve dire per forza…

ROBERTO : (sorridendo) Nessun segreto. E’ che… non la conosco ancora… non so nemmeno com’è fatta!

GIOIA : (Ride sorpresa) Anche lei?! Che coincidenza!

ROBERTO :(non capendo) Coincidenza?

GIOIA : (Imbarazzata, cerca di sviare il discorso) No… ho detto qualcosa così… tanto per dire… adesso però me ne vado proprio. (Si alza e amareggiata dice qualcosa tra sé, sospirando.) Incasso anche questo. Giusto così.

ROBERTO : (Dispiaciuto) Allora se ne vuole proprio andare? (Lei annuisce.) Va bene. Arrivederci.

GIOIA : Lei che fa? Aspetta ad oltranza?… (Lo guarda per attimo, poi con molta gentilezza) le posso dare un consiglio spassionato, così… semplicemente, da donna a uomo?

ROBERTO : (incuriosito) Prego, perché no?

GIOIA : Non le aspetti mai troppo le donne. Si potrebbero abituare male e pensare di avere più tempo di quello che realmente hanno.

ROBERTO : Dice?

GIOIA : (sorridendogli) Lei è un gentiluomo e comprendo che fatica ad accettarlo… ma glielo sta dicendo una donna!… Arrivederci. (Esce.)


Lui guarda per qualche istante in direzione dell’uscita di Gioia. Poi si alza di scatto dalla sedia, deciso. Musica di sottofondo. Cambio luce. Il tavolino e le sedie vanno al buio. Roberto, anche lui rimasto al buio, esce.


SETTIMA SCENA


Con la stessa musica di chiusura della scena precedente, si riaccende la luce sullo stesso tavolino del bar di prima. Ora però troviamo seduto il prof. Restifo che sta aspettando qualcuno, con dei fogli in mano. Entra Giada. Anche lei ha dei foglietti in mano. Il preofessore le sorride invitandola a raggiungerlo al tavolo, senza alcun dubbio che si tratti di Anais, la scrittrice che sta aspettando con trepidazione. Giada si siede al tavolo accanto a lui, convinta anche lei che si tratti di un’altra persona, cioè di Adriano, marito di Anais.


PROF. : (riferendosi probabilmente alle parole che Anais gli ha detto al telefono per fissare l’appuntamento) “… Avrò dei fogli in mano. Quale migliore modo per identificarmi…” (sorride compiaciuto, mostrando a sua volta i suoi fogli.) Mi sono permesso audacemente anch’io di portarle qualche mio modesto manoscritto…

GIADA : (con l’aria spaesata di chi non comprende. Ride imbarazzata) Ah sì?… Com’è sempre misterioso e incomprensibile lei!… Ma è così affascinante non capirla… e poi la sua voce quando non è citofonata è molto meglio.

PROF. : Citofonata?… Stupendo neologismo! Riesce sempre a sorprendermi. (Con tono molto studiato ed enfatico) Ebbenne sì, manteniamo tra noi questo mistero che ci unisce e ci divide nello stesso tempo… non svegliamoci troppo, la prego!… Parliamoci solo con le parole delle nostre anime e dei nostri pensieri, senza scadere nella banale terminologia in cui la solita grigia e piatta quotidianità ci costringe. Riprendiamo quel gioco sintattico, rarefatto ed impalpabile, che piace così tanto ad entrambi. (Inizia a leggere frasi a caso, da uno dei suoi fogli, cercando d’impressionarla.) “… Plasmandola e contemporaneamente levigandola col suo sguardo plagiatore, le diffondeva un flusso che la permeava, attraversando tutta la superficie epidermica del turgido gluteo…”

GIADA : (stordita dal fiume di parole dell’uomo, cerca di rispondere all’invito letterario del professore leggendo a sua volta un “pensiero” dei suoi, riportato in uno dei suoi foglietti, ovviamente con meno sicurezza. Anzi, balbettando un po’) “Quando… quando non ci sei mi sento sola. Tutta… tutta sola. E’ sola la testa, è solo il collo, sono soli le gambe e le braccia, ecc. Poi… poi.. quando mi spoglio… sento che sono soli anche i circolari seni e il sodo posteriore. Ma… ma… soprattutto… si sente sola lei: la mia passera solitaria!” (Breve pausa. Ibarazzata.) Mi… mi sono permessa questa citazione leopardiana consigliata da alcune mie amiche….

PROF. : (Alquanto perplesso riprende, dopo un attimo di smarrimento, a leggere un altro periodo dei suoi scritti, con meno trasporto ed enfasi di prima) “Odori, sapori, sapori e odori, clamori di ormoni in subuglio, in una miscela di sudore e sangue che scorre in vene dilatate da un piacere malvagiamente strozzato…” (Rimane immobile, guardando negli occhi Giada, in attesa di una proposta all’altezza della situazione.)

GIADA : (Colpita dal termine “strozzato” pronunciato dal professore, cerca freneticamente tra i suoi foglietti uno in particolare. Trovatolo, lo legge con un certo compiacimento.) “… Strozzato!… Mi hai quasi strozzato!… Lo chiamano sadomaso. Non so di preciso cosa vuol dire. Ma perché bisogna per forza soffrire?… Io preferirei divertirmi ma… se proprio una coppia moderna, come dici tu, deve farlo anche in modo trasgressivo… non è meglio non rischiare troppo, con una più prudente pecorina?…” (Breve pausa.) Questa… questa… diciamo… intuizione… con il finale un po’ vernacolare, come avrà notato, l’ho intitolata “Trasgressione sì, va bè, però!”… Un titolo un po’ contorto… aromatico, se vogliamo… ma di tendenza, come si dice….

PROF. : (Schifato si alza dalla sedia. Con tono molto duro) Ho capito, lei vuole beffarsi di me!... Farmi capire che il suo modo di scrivere i racconti, che io fino ad oggi ho ammirato enormemente, è solo un mezzo per illudere gli inguaribili “retorici” come me. Ed io sono cascato nella trappola a pie’ pari!… Ho finalmente scoperto che lei scrive i suoi racconti erotici solo per gli allocchi utopisti raffinati come me. Ma mi ha voluto dimostrare con questa sua farsa, oltretutto di cattivo gusto, che la banalità e la volgarità sono le sole cose che la gente coglie ed apprezza veramente. (Sempre più duro) Mi scusi, ma non sentivo la necessità di una sua lezione, lo avevo già capito da solo e da un bel po’ di tempo qual è il gusto della gente comune . Speravo soltanto igenuamente in un’eccezione. Comunque… un applauso al suo doppio gioco e… alla sua cattiveria! Complimenti! (Le fa sarcasticamente un applauso.) Come vedo “ un velo di preziosa seta può anche coprire un mobile tarlato…” e mi scusi tanto la citazione! (Esce molto alterato.)

GIADA : (che ha ascoltato sbalordita, in religioso silenzio, il discorso di lui , come se fosse un delirio completamente incomprensibile) Oh, ci avessi capito una parola!!… Ma che ha detto?!… (Delusa) Eppure… mi sembrava che al citofono i miei pensieri erotici gli fossero tanto piaciuti! (Buio. Musica.)


OTTAVA SCENA

Si riaccende la luce sulla scena completamente vuota. Non c’è neppure più il tavolino del bar. Anais si sta muove camminando impaziente da un lato all’altro del palcoscenico, tenendo in mano una cartella contenente dei fogli. Viene chiamata da Adriano, che nel frattempo è entrato alle spalle di lei, riconoscendola.


ADRIANO : (chiamandola) Anais!

ANAIS : (voltandosi verso di lui) E tu?… Che ci fai qui?

ADRIANO : E’ la stessa cosa che vorrei chiederti io.

ANAIS : (camuffando un certo disagio) Ho una cartella con dei fogli, non vedi?… Sto portando un nuovo racconto al mio editore…

ADRIANO : La tua casa editrice si trova esattamente dall’altra parte della città!

ANAIS : (sempre più a disagio) E allora?… Probabilmente ho prima un altro impegno e poi… e poi andrò lì. Tu invece? Non mi hai detto che oggi avevi un gran mal di testa e che non saresti uscito per nessuna ragione?

ADRIANO : Eh sì… infatti il mal di testa non mi è ancora passato… però poi ho pensato che forse se avessi preso un po’ d’aria… una passeggiata…

ANAIS : (ironica) Anche la nostra casa sta lontanissima da qui. Che bisogno c’era di attraversare la città per un po’ d’aria ed una semplice passeggiata?… (Precedendolo) e non t’inventare che ti sei sei improvvisamente ricordato di un appuntamento o di un impegno urgente, perché in tutti gli anni che siamo sposati, non ti ho mai visto fare nulla che non avesse come minimo una settimana di programmazione!

ADRIANO : (contrariato) Eh già, per te io sono sempre molto prevedibile,vero?… Ed invece hai visto oggi che bella sorpresa che ti ho fatto?

ANAIS : (sorridendo) Anche io a te, no?… Non mi aspettavi…

ADRIANO : Allora?… Non insisti per sapere il motivo della mia presenza?

ANAIS : No. Mi tengo la sorpresa. (Sarcastica) Chissà quando me ne capiterà più un’altra con te!
ADRIANO : (incassando con sforzo la battuta indica la cartella con i fogli che Anais tiene in mano) Posso dare un’occhiata al tuo nuovo racconto?


ANAIS : Oggi è proprio il giorno delle sorprese!… Non solo t’incontro casualmente per strada, ma vuoi anche leggere quello che scrivo. (Ride.) A casa non ti è mai interessato niente. (Continuando a ridere forzatamente.) Mi hai anche accusato di sfruttare i nostri momenti d’intimità come ispirazione per scrivere le mie storie…

ADRIANO : (innervosito dal tono di lei) Ecco, brava, dici bene: “momenti d’intimità!”… Si chiamano così perché sono intimi, appartengono a due persone, non al pubblico!

ANAIS : Ma io sono una scrittrice, come posso essere completamente privata e riservata?… Oltrettutto mi occupo anche di erotismo…

ADRIANO : Anch’io mi occupo di erotismo, ma vorrei farlo solo con te!… (Usando un tono più sereno) Anais, io non sono mai stato contrario al tuo lavoro, lo sai, ma non mi va d’ispirarti cose che poi leggono gli altri.

ANAIS : (con tono aspro) Non preoccuparti, è da tempo che non lo fai più.

ADRIANO : (tentando di sdrammatizzare) Allora? Me lo fai leggere il tuo racconto?

ANAIS : No. Mi dispiace. Mi diresti che ti piace solo perché oggi hai deciso di essere gentile. Ma io non saprei mai la verità. E poi… hai incontrato casualmente tua moglie, non la scrittrice isterica che ogni giorno ti sta tra i piedi a casa e si lamenta sempre perché non è mai convinta o contenta di quello che fa. Non è meglio così?

ADRIANO : (accettando il gioco, le si avvicina) E tu… chi preferiresti avere incontrato?

ANAIS : (sorride) Non so… un vagabondo che va in giro per strada, senza meta, né ragione… forse proprio perché la persa la ragione… ma è pronto ad incontrare chiunque. Infatti improvvisamente mi ferma, senza nessun motivo, e comincia a parlare proprio con me…

ADRIANO : (anche lui sorride divertito) E cosa vorresti che ti dicesse?

ANAIS : Non lo so. Io non voglio nulla. E’ lui che ha deciso di parlare con me. Io l’osservo solo sorpresa.

ADRIANO : Ma tu… veramente… non potresti fermarti: hai un impegno e poi devi consegnare il tuo nuovo racconto all’editore…

ANAIS : Infatti. Ma la situazione è troppo curiosa e mi affascina. Non posso rinunciarci.

ADRIANO : Eh già. (Con tono intrigante) non è detto che potresti incontrarlo di nuovo così facilmente quest’uomo… mentre passeggia per strada… libero da ogni ragione…

ANAIS : (sorpredentemente attratta dal tono di lui) E’ vero. Eppure sarebbe così facile trovarsi!… Basterebbe non darsi nessun appuntamento.

ADRIANO : Sono d’accordo. Allora… nessun appuntamento per ritrovarsi a casa stasera.

ANAIS : Va bene. Nessun appuntamento. Ognuno continui per la sua strada… vada nella sua direzione e… se riusciremo ad incontrarci casualmente di nuovo… torneremo a casa insieme.

ADRIANO : (questa volta un po’ spaventato dalla tranquillità con cui la moglie ha accettato l’idea) Certo… oggi ognuno vada per la sua strada. Forse, come dici tu… sarà più facile trovarsi.

I due si sorridono con uno sguardo d’intesa. Poi si dirigono verso due uscite opposte.


NONA SCENA

La musica accompagnerà tutta la scena. Mentre Anais sta raggiungendo la sua uscita, incrocia il prof. Restifo con i suoi fogli in mano. Lui è molto nervoso, la guarda per un attimo, forse incuriosito dalla cartella dei fogli che Anais porta in mano. Poi ancora stizzito per l’irritante incontro di prima con Giada, esce dalla parte opposta, la stessa da cui sta uscendo Adriano, che però, colto da un pensiero, si blocca un attimo prima di uscire. Intanto è uscita Anais. Quasi contemporaneamente entra Giada con i suoi fogli in mano, dalla parte da cui è uscita Anais. Ora in scena ci sono Adriano e Giada. Alla donna nel movimento cadono dei fogli in terra. Adriano gentilmente le si avvicina, si piega e glieli raccoglie consegnandoglieli. Lei lo ringrazia con un sorriso. I due si guardano per un attimo, come se volessero incominciare una conversazione. Poi però ci rinunciano e si allontanano, ognuno uscendo dalla parte opposta. A distanza di qualche secondo entrano Roberto e Caterina, sempre ognuno dalla parte opposta a quella dell’altro. Si mettono di spalle l’uno rispetto all’altra, per cui non possono vedersi. Hanno entrambi un cellulare in mano e formano contemporaneamente un numero telefonico. Aspettano impazienti che qualcuno risponda. Ma entrambi trovano occupati i numeri composti . Infatti si stanno telefonando tra di loro. Dopo qualche secondo d’attesa, se vanno scocciati, uscendo dalla stessa parte da cui sono entrati, sempre senza mai vedersi.
La scena resta momentaneamente vuota, solo con la musica in sottofondo. Improvvisamente si sente una voce fuori campo, che pare provenire dal notiziario di una radio. Si blocca la musica.

VOCE FUORI CAMPO : Edizione straordinaria. Oggi, cari ascoltatori, in Italia è successo qualcosa che ha dell’incredibile. Più della metà della popolazione italiana non ri è ricordata del cambio dell’ora legale. Una percentuale altissima, che non si era mai verificata in tutta l’ormai pluriennale storia del cambio d’orario. Come può essere successo ciò?… Possibile che la progressiva ed inarrestabile regressione economica e culturale del nostro paese possa avere portato la gente anche ad una grave smemorizzazione collettiva?… Oltre a non ricordarci più chi siamo adesso non sappiamo nemmeno più che ore sono?!… Mah… nel notiziario di domani cercheremo d’informarvi dettagliatamente sui più importanti appuntamenti “mancati” di oggi. Sperando che… almeno questo notiziario stia andando in onda all’ora giusta!


Si sente il tuono di un temporale. Infatti subito dopo anche il rumore della pioggia. Entra in scena velocemente Gioia, coprendosi la testa con la borsa per ripararsi. La pioggia è accompagnata da una musica dolce ma malinconica. Gioia si guarda intorno chiaramente in difficoltà, cercando di richiamare con un gesto della mano l’attenzione di un taxi di passaggio. Entra velocemente alle sue spalle Cristiano, che sta cercando di ripararsi a sua volta dalla pioggia, tenendo un giornale sulla testa. Senza nemmeno degnare di uno sguardo la donna, fa lo stesso gesto di richiamo di Gioia verso la stessa direzione, ma con molta più decisione ed arroganza. Il suo richiamo è fortunato, perché intuiamo che è riuscito a guadagnarsi il passaggio di un taxi. Infatti prima di allontanarsi allarga le braccia verso Gioia con un sorriso beffardo, come per dire:” sono stato più veloce io!” E poi si allontana di fretta. Gioia rimane al centro della scena, sempre coprendosi la testa con la borsetta e lo sguardo un po’ sperduto. La sua reazione non è di rabbia ma di rassegnazione. Ora la luce è solo su di lei. Mentre la musica si alza e la luce comincia a sfumare, vediamo come ultima immagine Gioia, che molto lentamente, con la mano libera, (mentre l’altra continua a tenere la borsetta che le protegge la testa), cerca di richiamare timidamente l’attenzione di un altro taxi. Il rumore della pioggia intanto s’intensifica, insieme al buio.

FINE