Il confine della pioggia

Commedia in due atti scritta da 

Enzo Rapisarda


Agosto 2001


NOTE DELL’AUTORE
Pippo Lo Presti è un quarantenne, ricco imprenditore, titolare di una società di import ed export, sposato ed innamorato della moglie Miranda; legatissimo ad Attilio, amico da sempre.
La sua vita potrebbe essere perfetta se non fosse per un “particolare”: Pippo è balbuziente.
Miranda fa pesare questo handicap per portare Pippo a perdere ogni entusiasmo per la vita stessa. Ormai Pippo pensa spesso al suicidio: vivere da balbuziente non è vita. 
Innumerevoli i tentativi per guarire ma tutti inutili.
Miranda è una bella trentenne, Attilio un quarantenne serpente e colomba, il Professor Verini è un vecchio medico e ricercatore scientifico, “ambiguo” luminare nel campo della balbuzie, il Diavolo e l’Angelo non sono altro che la nostra coscienza.
Che altro si può volere da una storia? Che sia vera? Forse questa lo è stata.


Personaggi e Interpreti

Pippo Lo Presti 
Miranda Lorenzetti, sua moglie 
Attilio De Marzio, il migliore amico di Pippo e non solo, 
Il Professor Verini, 
Il Diavolo 
L’Angelo 



PRIMO ATTO
Casa Lo Presti. Una grande sala con, a sinistra per lo spettatore, un divano due posti di colore verde scuro, a parete sinistra uno stereo con relativo mobiletto e porta cd e telefono, sempre a sx porta che dà alle camere da letto, al centro sul fondale una finestra, a destra della finestra la porta di ingresso detta la comune, sempre sul fondale a destra la cucina. La zona destra della scena vuole un tavolo per quattro e la parete destra ricca di quadretti. Tenda per la finestra e quadri con colori non troppo vivaci. 

Scena I, Miranda ed il Professor Verini

Miranda: (entrando dalla comune e con modo sgarbato) Si accomodi Professore, prego! 
Professore: Grazie!
(il Professore si accomoda al centro della sala)
Miranda: Non vorrei sembrarle scortese ma ho un appuntamento molto importante e non vorrei fare tardi.
Professore: Non si preoccupi
Miranda: (saltando) No sa! Mi preoccupo invece. Le ho detto che poteva venire credendo che dovesse parlare con Pippo ma adesso mi dice che deve parlare con mio marito in mia presenza …
Professore: Sì. Ritengo necessaria, indispensabile la sua presenza signora. Se si deve prendere una decisione così importante ed economicamente impegnativa è necessaria la presenza di entrambi.
Miranda: Per questo ha voluto sapere se ci eravamo sposati con separazione dei beni o no.
Professore: Certo. E dato che siete in comunione dei beni occorre che decidiate insieme.
Miranda: Lei Professore a volte più che un medico mi sembra un notaio.
Professore: Magari, magari lo fossi.
Miranda: “Economicamente impegnativa” significa che costa molto?
Professore: Sì Signora, costa molto ma per voi forse non sembrerà tanto.
Miranda: Ma … molto quanto? Sa io vorrei che mio marito parlasse normalmente, come tutti, senza più balbettare, anche perché il mio sistema nervoso è a pezzi, ma di certo non possiamo diventare poveri e lei ….
Professore: Alt! Signora suo marito mi disse con fermezza: “Vo vo vogli vovo voglio gu gugu …
Miranda: Professore! Prego! Potrebbe risparmiarmi l’imitazione e dirmi ciò che le ha detto Pippo con tale fermezza?
Professore: Ma certo. Anzi mi scusi ma, sa, era per rispettare la forma
Miranda: Lasci perdere.
Professore: Disse con fermezza: “Voglio guarire a tutti i costi altrimenti mi ammazzo”
(pausa)
Miranda: Davvero ha detto così?
Professore: Proprio così … certo molto più lentamente e con fatica …
Miranda: Va bene, va bene ho capito (pausa riflessiva) Permette dovrei fare una telefonata (corre al telefono, mentre compone il numero) sa è per l’appuntamento … avverto (rispondono) Si pronto, sono io, farò un po’ di ritardo ma aspettami ho grandi notizie (ride) sì sì ottime …. Da morire. Ciao a dopo. (chiude e ritorna al centro della scena)
Professore: Ma signora. Per caso si riferiva a quanto detto da Pippo suo marito?
Miranda: Certo Professore, ma la prego si accomodi (indicandogli il divano)
Professore: E lei è così contenta che suo marito minacci di suicidarsi?
Miranda: Ma no Professore. (sedendogli accanto) E che la frase di Pippo mi ha fatto venire in mente certe cose di lavoro ed ho chiamato per avvertire del mio probabile ritardo …
Professore: E perché ha detto: “da morire”!
Miranda: Senta! (molto sensuale) Quando lei guarda un film comico o va a teatro ad assistere ad una commedia brillante e ride, ride, ride, non dice forse, commentando dopo con i suoi amici o familiari: “ho riso da morire”. Ma mica significa che è morto.
Professore: Ah! In questo senso …
Miranda: Allora Professore lei ha detto di avere la medicina miracolosa che permetterà a Pippo di parlare senza più balbettare?
Professore: Ebbene, al 99% dei casi è risultata veramente miracolosa
Miranda: E quanto costa?
Professore: Signora parliamone insieme a suo marito.
Miranda: Ma certo, certo. (Alzandosi) No. Stia comodo, lo chiamo subito
Pippo, Pippo puoi venire per favore … c’è qui il Professor Verini
(da fuori)
Pippo: A … A … Ar … Arr arri arriri arri aaaririv
Miranda: (come per abitudine acquisita) Arrivi d’accordo.
Pippo: Gr .gr gra gra ga gra gra grazi grazie 
Miranda: (guardando l’orologio da polso) Però! Ha detto “grazie” in soli dieci secondi. Sta migliorando. Pensi Professore per dire una parola dieci secondi, per sei parole un minuto, per 360 parole, praticamente un’ora, 3600 parole pari a dieci ore. Capisce Professore dieci ore per mettersi d’accordo su cosa fare da mangiare o dove passare il fine settimana. 
(suonano al citofono) Mi scusi
Professore: Capisco, capisco.
Miranda: Chi è? Devo firmare? Arrivo subito. Permetta un momento. (Esce e dopo poco rientra con un pacchettino in mano e leggendo un biglietto.) Campione dimostrativo omaggio. Veleno per Topi in pillole. Allegare lettera di presentazione del prodotto in inglese. Ma perché non se li fa mandare in ufficio le cose di lavoro. Scusi Professore … ma non è ancora arrivato?
Professore: No. Non ancora.
Miranda: Pippo!
SCENA II, ( Miranda, Professore Verini e Pippo)
Pippo: (Entra) Pr pr prof profe professo fesso fessore co co com come va?
Professore: Bene e lei?
Pippo: No no non me me me lo lo chi chi chi e chi e chi e … (sedendosi accanto al Professore)
Professore: Chi è?
Miranda: Chi?
Pippo: No non no chi ma ma chi e
Professore: Chi è chi?
Pippo: Mi mi state a a a se a senti sentire?
Professore: Certo, certo. Parli pure
Miranda: E’ una parola!
Pippo: No no non me me me lo lo chi chi e chi e chieda
Miranda: Ormai te l’ha chiesto!
Pippo: Mi mi mi se se sento avv avv avvi li avvi
Miranda: Professore se gli chiede qualcosa che siano domande chiare alle quali si possa rispondere con risposte brevi!
Professore: Certo, certo. Signor Pippo suvvia si calmi. Si sente bene?
Pippo: No!
Professore: Sta male?
Pippo: Sì! 
Professore: E che cosa si sente?
Miranda: (guardando l’orologio da polso) Ancora? MA qui si fa notte.
Pippo: Tu tu tut tu (indicando Miranda)
Miranda: (palesemente finta amorevole) Io che cosa?
Pippo: Tu tu tu lo tu lo sa sai co co cosa mi mi sento?!
Miranda: Professore è semplice. Pippo si sente depresso, molto depresso, dico bene Pippo? (rivolta al marito) Un essere inutile, un peso per la società, dico bene Pippo? (il marito sospira annuendo) Un parassita, un oltraggio alla vita stessa, una zavorra per tutti, eccetera eccetera.
Professore: Ma che sciocchezze! Non ho mai sentito delle stupidaggini così esagerate. Lei (rivolgendosi a Pippo) non deve fare così! Ha una bella casa, una bella e brava moglie, un’azienda che dà profitti. Ma che vuole di più?
Pippo: Pa pa pa par parla parla parlare.
Miranda: Professore se ancora non fosse chiaro: Pippo vorrebbe parlare bene e l’impossibilità lo deprime … chiaro? (Velenosa) E meno male che le avevo detto di avere una certa fretta.
Professore: Presto il suo problema sarà solo un brutto ricordo.
Pippo: Pe pe er perché di di di ce dice cos così?
Miranda: Il Professore dice che una nuova medicina in via sperimentale potrebbe guarirti. (Sottovoce al marito) E’ quello che ti hanno sempre detto tutti, medici, maghi, ambulanti, chiaroveggenti eccetera eccetera.
Professore: Al 99% dei casi … guarisce.
Pippo: (Alzandosi di scatto) Sta sta sta sche scherza scherzando?
Professore: No, per carità. Non si scherza sulle disgrazie altrui.
Pippo: Po po po posso posso gu gua gua guarire?
Miranda: (nervosa) Oltre che balbuziente sei diventato sordo?
Pippo: Am amo amo amomo amore
Miranda: Oddio Pippo! Lo sai che non voglio sentirti chiamarmi “Amore”, non lo sopporto! Mi ricordi il giorno del nostro fidanzamento. (Rivolta al Verini) Venne a casa dei miei all’alba. I miei genitori mi buttarono giù dal letto (poveretti erano pazzi per Pippo), ci trovammo l’una di fronte l’altro sul divano, in salotto e lì alle 05 e 45 di quell’indimenticabile 14 giugno Pippo inizio la sua dichiarazione d’amore. Alle 23 e 30 concluse col chiedermi di sposarlo. Ero talmente sfinita, pensi che ero già svenuta tre volte durante la giornata, che non mi resi conto e dissi di sì.
Pippo: Se se se non balbe balbe balbetto balbetterò più mi amerai di di di di più. Lo lo so!
Professore: Dunque statemi a sentire. La medicina è in via sperimentale, non ci sono certezze. Ho detto che al 99% dei casi guarisce ma c’è una cosa da sapere ed è che costa molto.
Miranda: (stufa) Quanto Professore?!
Pippo: Qua qua qualu qualunque ci ci cifra pu pu pur di di di gua gua guarire
Professore: Duecento milioni
Miranda: Ca … ca … ca (contemporaneamente a Pippo)
Pippo: Va va be be ne
Miranda: Zzo?!
Professore: (Stringendo la mano a Pippo, entrambi alzatisi in piedi davanti al divano) Allora affare fatto. Ci vediamo qui fra due ore, io con le pillole e lei con il denaro. Dovrà prendere il contenuto dell’intera boccetta dopodiché sarà guarito.
Pippo: Gr gr gra graz grazie
Miranda: (al limite del contenimento) L’accompagno Professore
Pippo: Io va va vado a vest vast vestirmi pe pe per anda andare in in in banca. (esce a sx)
Miranda: Grazie e mi saluti la Signora
Professore: Non sono sposato
Miranda: Beh, la sua compagna
Professore: Vivo solo
Miranda: (spazientita, insofferente) Avrà qualcuno, nipoti, sorelle, fratelli, vicini di casa
Professore: No no. Vivo solo. Non ho nessuno qui in Italia. Solo una sorella in Canada da trent’anni 
Miranda: Ah, una canadese
Professore: Sì. Proprio una canadese (ride) piccola piccola, bassa bassa, stretta stretta.
Miranda: Ah certo … grazie
Professore: Ci vediamo fra poco
Miranda: Sì sì, certo, arrivederla
Professore: Arrivederla signora e su con il morale (non completerà l’ultima parola che vedrà sbattersi la porta in faccia.)
SCENA III Miranda e Pippo
Miranda: E adesso che faccio. Pippo è convinto che possa guarire. Ho fatto tanto per deprimerlo. Ho fatto tanto per fargli tenere in banca una liquidità consistente, ho fatto tanto per farlo sentire un peso per la società, ho fatto tanto sacrifici con Attilio … Attilio devo avvertirlo, mi starà aspettando. Deve, deve aiutarmi altrimenti addio vita da nababbi in Tanzania. (telefona stando attenta che Pippo non rientri dalla camera da letto) Sono io, non posso venire lì … vieni qui … si, si tu … adesso. E’ successa una cosa tremenda, corri, no, no io sto bene. No, purtroppo non ancora, non si è suicidato … un Professore dice che ha una medicina miracolosa … ma che c’entra. No un professore di scuola, un Professore medico, un luminare delle balbuzie. Corri! (chiude) (Entra Pippo)
Pippo: Va … va … vado a pre pre prendere i so so so soldi in in ba ba banca
Miranda: Dato che stai uscendo passa dall’ufficio e portati questo pacchetto (indica il pacchetto ritirato prima e poggiato vicino lo stereo) è per te, lo ha portato il fattorino
Pippo: (contento) Po po poi … oggi no no non si si si la la lavo lavora
Miranda: (seria) Pippo, tesoro, non devi crederci, non sei un bambino, sono tutte menzogne, ricorda quante ne hai provate, quanti ne hai conosciuti di imbroglioni, quanti rimedi miracolosi, Pippo, Pippo sono duecento milioni, questo ci frega e basta. Lo capisci?
Pippo: Ha hai vi visto pi piove
Miranda:
Pippo: Chi chi sa do do ve fi fini finisce
Miranda: Che cosa?
Pippo: La pi pio pioggia!
Miranda:
Pippo: Si ma ma dove te te r termine?
Miranda:
Pippo: Do dove sa sarà il co con confine de della pi pioggia
Miranda:
Pippo: Solo una vov vo volta da da bam bambino
Miranda:
Pippo: (sempre balbettando) Correvo sotto la pioggia e piangevo, piangevo perché ero in ritardo e mia madre mi avrebbe preso a botte, correvo e piangevo e tutto attorno a me si era fatto scuro, il vento mi prendeva a schiaffi con le foglie che strappava dai rami o che sollevava da terra, credevo fosse un anticipo delle botte che avrei preso a casa. Piangevo ma all’improvviso non pioveva più, solo sulle mie scarpe ma erano le mie lacrime, mi voltai e vidi che alle mie spalle pioveva ancora, corsi più forte. A casa mia madre non mi picchiò, si rese conto che ero troppo spaventato ed allora io pensai che forse gli adulti sanno dov’è il confine della pioggia
Miranda: Pippo quello ci frega!
Pippo: Tra … tra … tranqui tranquilla no non nonon mi fre fre frega per perché sa sa che so so sono pro pro pronto a ucci ucci uccidermi ma ma ma se mi fre fre frega prip pri prima lo lo lo ama ama ammazzo.
Miranda: E se scappa con i soldi
Pippo: Lo lo lo tro tro trove troverei anche in in in Tanza Tanza Tanzania. A a a do dopo (esce dalla comune)

SCENA IV Miranda ed Attilio

Miranda: Perché avrà detto proprio Tanzania? Con tutti i paesi nel mondo proprio la Tanzania … no è impossibile che Pippo sappia di me ed Attilio a meno che Attilio non abbia … e poi anche se sapesse … meglio, sì forse sarebbe meglio (suonano alla porta) Chi è? (da fuori)
Attilio: Sono io, Attilio
Miranda: (Andando ad aprire) Finalmente! (apre)
Attilio: (precipitandosi dentro, tutto trafelato, veloce nei modi e nel parlare) Eccomi, eccomi, dimmi tutto, racconta, ho fatto una corsa che non ti dico, parla, cosa è questa storia della medicina miracolosa?
Miranda: (Che è rimasta ad assistere impassibile) Buongiorno.
Attilio: (Rendendosi conto di non averla nemmeno salutata) Ah si! Buongiorno.
Miranda: (Lo prende con forza e lo bacia lungamente)
Attilio: (Staccandosi per non morire soffocato) Ma vuoi farmi morire, ti ho detto che ho fatto una corsa per arrivare qui subito, e poi fumo assai e … (si guarda rapidamente ed impaurito attorno) e Pippo
Miranda: Pippo è uscito. A volte sembra che tu non mi ami più.
Attilio: Ma che dici … tu sei la quinta essenza, sei la tonalità più alta, sei l’alba ed il tramonto, sei la salsedine del mio mare, sei più, sei più sei
Miranda: (pronta) Diciotto 
Attilio: Come?
Miranda: 6+6+6 fa 18 … (pausa) è una battuta tanto idiota quanto i tuoi complimenti. Basta! Siediti e ascoltami.
Attilio: Sì, d’accordo, dimmi
Miranda: Prima dimmi tu una cosa: hai detto o fatto qualcosa che possa aver insospettito Pippo?
Attilio: Su che?
Miranda: Non fare lo stupido! Su noi. Su chi se no!
Attilio: Ma figurati. Io sono il suo migliore amico. E’ lui che mi confida tutto mica io. Pensa che mi racconta anche tutte le scuse che inventi ogni volta che lui vorrebbe fare l’amore con te (ridono). 
Quella volta che gli dicesti di no perché ti faceva male l’occhio di pernice (ride)
Miranda: o che sentivo avvicinarsi il temporale e questo mi spaventava (ridono)
Attilio: (eccitandosi) O che eri triste al pensiero delle guerre nel mondo
Miranda: (vicini) Ed affranta al pensiero di un altro referendum
Attilio: (sempre più eccitati) E nervosa per il nuovo profumo che puzzava
Miranda: Invece profuma tantissimo, senti … è quello che mi hai regalato tu
Attilio: Per il nostro Anniversario
Miranda: Amore (lo bacia appassionatamente)
Attilio: E lo stambecco non ti ha mai chiesto nulla di tutti i regali che ti facevi da sola?
Miranda: Figurati … all’inizio tentava di chiedermi qualcosa, ma il tempo che ci metteva a dire, stando attento a non offendere la mia sensibilità con una puerile gelosia, io riuscivo a cucinare, mangiare, lavare i piatti e poi dicevo: “Scusa Pippo ma non ho capito. Puoi ripetermi cosa hai detto?”
Attilio: Strega, sei una meravigliosa strega
Miranda: (Cambiando tono) Sì ma la magia rischia di non avverarsi
Attilio: Ah, sì! Dimmi.
Miranda: Dunque … Pippo era già pronto al suicidio, non parlavamo d’altro dalla mattina alla sera. Sapessi come e quanto ho lavorato per farlo sentire ogni giorno di più un uomo inutile. Comunque ti dicevo … Pippo era ormai cotto a puntino quando un giorno torna a casa e mi racconta che ha conosciuto ad un convegno un certo Professor Verini, un luminare nel campo della balbuzie. La cosa sembrava poco pericolosa ma si rivela una bomba pronta a scoppiare allorché questo Verini fece parlare Pippo con alcuni pazienti ormai ex balbuzienti, sani, senza più neanche l’ombra della balbuzie.
Attilio: Porc …
Miranda: Questo Professore promette di studiare il caso disperato di Pippo e così gli lascia una speranza.
Attilio: E allora?
Miranda: Allora ecco che un’ora fa arriva questo Professore e ci dice che Pippo può guarire grazie ad una medicina in via sperimentale, che a suo dire <miracolosa> pensa che al 99% dei casi guarisce, sempre a sentire lui.
Attilio: Porc …
Miranda: Unico problema costa 200 milioni.
Attilio: Cazzo!
Miranda: Lo detto anch’io. Capisci non solo questo impostore di Professore ci rovina i piani ma si frega anche 200 milioni. A parte che sicuramente è una balla gigantesca, ma ammettiamo fosse veramente una medicina miracolosa… ci pensi … Pippo guarisce e addio depressione, addio suicidio, addio piano perfetto, addio ogni cosa.
Attilio: Addio Tanzania.
Miranda: Quella sicuramente perché Pippo ci andrebbe a cercare il Professore
Attilio: In Tanzania Pippo cercherebbe il Professore?
Miranda: Lascia perdere, è inutile spiegartelo, comunque in ogni caso addio Tanzania.
Attilio: Perché non mi hai detto niente fin’ora?
Miranda: (irata) Perché eri all’estero e non mi sembrava proprio il caso per telefono.
Attilio: Calmati e ragioniamo. Prima domanda: in che consiste questa medicina miracolosa?
Miranda: Prima risposta: Pillole
Attilio: Seconda domanda: Quando torna Pippo
Miranda: Seconda risposta: Pippo è andato in banca a prendere i 200 milioni e sarà qui tra poco. Il Professor Verini è andato a prendere quelle maledette pillole e sarà qui tra poco, si troveranno qui, Pippo darà i soldi al Professore che avrà dato a Pippo le pillole che Pippo prenderà subito e se veramente lo guariranno sarò io a suicidarmi. (Con uno scatto di ira butta a terra un libro ed il pacchetto arrivato prima per Pippo che si trovavano sul tavolo).
Attilio: (Raccogliendo gli oggetti gettati da Miranda in terra) Calmati e non fare casino, qualcuno potrebbe sentirti.
Miranda: Che vuoi che me ne importi. Vedo andare tutto in malora
Attilio: (Guardando il pacchetto) Miranda?
Miranda: (Mesta) Che c’è?
Attilio: Sai cosa ci sta dentro questo pacchetto che casualmente, involontariamente, in preda ad un attimo di incazzatura hai gettato in terra?
Miranda: (Si volta guardandolo) Ma si che lo so. E’ veleno per topi. Un campione omaggio da spedire. Tutti i prodotti vengono prima fatti provare ai clienti grossisti. Operazione di marketing dice Pippo. L’hanno mandato qui perché Pippo allega sempre una lettera di presentazione del prodotto in inglese … perché mi guardi così?
Attilio: Perché sono un gattone che insieme alla sua bella gattona stanno per liberarsi del topo. (Solleva il pacchetto).
Miranda: Che dici, come?
Attilio: Hai detto tu che la medicina che porterà questo Professor Vermini
Miranda: Verini
Attilio: Verini, va bene, sono pillole! Ebbene, noi sostituiamo le pillole del Professore con queste (ha in mano la boccetta con le pillole di veleno per topi), così tuo marito prenderà il veleno per topi credendo di prendere una medicina miracolosa
Miranda: E così invece di parlare correttamente non parlerà più, per sempre (Gli si avvicina)
Attilio: Cinica, incorreggibile, bella
Miranda: Sei tu la mente geniale (Bacio appassionato)
Attilio: Amore il tempo è prezioso. Dobbiamo organizzarci. La polizia non dovà avere il benché minimo sospetto …
Miranda: Non ti preoccupare diremo che Pippo era così depresso, così sbadato che aveva portato in camera da letto questo pacchetto (indicando quello del veleno) per scrivere la lettera di presentazione del prodotto e che volendo prendere la medicina del Professore, nella confusione di boccette che ci sta sul suo comodino si sarà sbagliato prendendo quelle mortali.
Attilio: Tu sarai la prima indiziata perché erediterai tutto, lo sai?
Miranda: Ma sarò presto scagionata. Per avvelenare il marito una moglie non spende 200 milioni, non ti pare?
Attilio: Diabolica
Miranda: E poi creeremo degli alibi di ferro, (sentendo il portoncino di casa aprirsi) E’ tornato Pippo, mi raccomando
Attilio: Tranquilla, come al solito
Miranda: Ah! Il Pacchetto dove stava prima
Attilio: Lì, sul tavolo vicino a questo libro (Gli porge tutto)
Miranda: (Mettendo tutto a posto) Bene, così! Siediti comodo

SCENA V Gli stessi più Pippo

(Entra Pippo con una valigetta contenente i soldi)
Pippo: Tu tu tu tutto fa fa fatto, qui qui ci quici ci so ciso sono i du du due ce ce cento mi mimi milioni
Miranda: (Indicandogli Attilio) Guarda chi c’è?
Attilio: Pi Pi Po Po Pippone (si alza e lo abbraccia ricambiato con entusiasmo)
Pippo: Gr gr gran grandi no non nonno noti notizie. Ti ti ti hoho ho tele tele fona telefonafonato a ca ca ca caca casa ma non mi mi mimi rispo ris ris risponde va ne nene ness nessuno
Attilio: Per forza ero fuori, come facevo a risponderti Pippetto. Sono tornato ieri da Amsterdam
Pippo: Co co come lo lo di di didi dici be bebe bene
Attilio: Cosa scusa?
Pippo: Am ama am am st st st
Attilio: Ah Amsterdam sì sì grazie … e sono venuto a salutarvi.
Pippo: Re re re resti a ma mama man
Miranda: Mangiare
Pippo: Co co con no noi?
Attilio: (Guardando Miranda) Se ci tieni, volentieri
Miranda: Ma Pippo, c’è poco o niente in casa per preparare una cena degna di un grande evento
Pippo: Ha ha hai ra ra rara ragione … andi andi andi amo al a a al risto ris ris ristoan rante
Miranda: No, no no. Senti Pippo, facciamo così. Vai tu a comprare ciò che ti piace di più e vedrai che ti preparerò
Attilio: L’ultima cena
Pippo: (Eccitato) Lo lo losa lo sa sai già?
Attilio: Sì. Miranda mi ha detto della medicina miracolosa che il Professore Vermini sta portando qua
Miranda: (correggendolo) Verini!
Attilio: Ok, Verini. E che da stanotte potrai parlare normalmente
Miranda: Pensa amore, sarà la tua ultima cena
Attilio: (Intervenendo) Da balbuziente.
Pippo: Mi mi mimi mi hai chi chi a mato amo amo mo amore?
Miranda: Perché non lo sei? Su vai a comprare ciò che vuoi e non scordarti lo champagne in casa ce n’è solo una bottiglia e stanotte prevedo follie (Sistemandogli il bavero del soprabito lo spinge verso la comune)
Pippo: Co co co
Miranda: (alzando gli occhi al cielo non vista dal marito) Cosa c’è?
Pippo: Co co co co 
Attilio: Concorso
Pippo: Co co co co 
Miranda: Dì forza, su coraggio
Pippo: Co co co co
Attilio: Co co complimenti (come se cercasse di indovinare)
Pippo: Co co co co
Miranda: Consiglio? Vuoi un consiglio su cosa comprare?
Pippo: Co co co co
Attilio: Ammazza è eccitato che rischia di fondere
Miranda: Calmati Pippo!
Pippo: (Sempre più eccitato ed euforico) Co coco co co co CORRO! (Esce ma appena chiusasi la porta alle spalle – sospiro di sollievo dei due amanti – Rientra Pippo)
Pippo: (Mostrando la valigetta che si era involontariamente portato dietro) I i i so so soldi pe pe pe per la la lala me meme medi cicici cina
M: (Pronta) Dai qua. Non ti preoccupare (gli toglie la valigetta) Darò io i soldi al Professor Verini in cambio della medicina e gli farò firmare una ricevuta. Sei contento?
P: Sì! Ba ba ba baci bacino
M: (Lo bacia sbrigativa) Vai!
A: Vai e torna.
(Pippo esce)

SCENA VI I due amanti e il Professor Verini

A: E’ fatta! Hai visto che non sospetta niente. Non mi ha chiesto neanche di accompagnarlo
M: Penserà che sia l’ultima volta che farà impazzire il personale del supermarket
A: Il comodino in camera da letto è davvero pieno di boccette?
M: Ce ne saranno almeno una decina, tutte cose omeopatiche, ma se vuoi ne posso aggiungere altre, anche quelle che non prende più.
A: Sarà meglio e prepara il pacchetto, prepara la boccetta con il veleno per topi così faremo subito la sostituzione.
M: Si amore (esce a sx)
A: (gioioso si sdraia sul divano)
(Suonano alla porta)
A: Vado io (Si alza e va ad aprire)
Pr: Buonasera, scusate ma c’era il portoncino aperto e mi sono permesso … sono il Professor …
A: (Prontamente) Vermini
Pr: Verini, Professor Verini. (Infastidito) C’è il signor Pippo Lo Presti
A: No, è uscito ma c’è la moglie, la signora Miranda. Prego si accomodi, gliela chiamo. (Il Professore si accomoda al centro della sala)
A: Prego, prego (si avvia e poi giunto in prossimità della porta a sx si ferma e torna sui suoi passi) Ah! Che sbadato. Non mi sono presentato. Sono Attilio, Attilio De Marzio, buon amico dei signori Lo Presti.
Pr: Piacere (si stringono la mano)
A: Piacere mio, mi creda. Le chiamo la signora (va verso la porta di sinistra e chiama ad alta voce) Miranda c’è il Professor Vermini
Pr: (Infastidito) Verini, non Vermini, Verini,
A: Ah sì niente Vermini, (ride imbarazzato) si fra l’altro fanno schifo … dico i Vermini … Verini, sì ho capito … (come prima) Miranda c’è il Professor (scandendo per riparare) V E R I N I. (al professore ) Giusto?
M: (Di corsa) Oh, caro Professore, che piacere rivederla
Pr: Piacere mio, mi creda
M: Vi siete già presentati. Sai Attilio, il Professore ha una sorella canadese
Pr: Non è canadese, vive in Canada ed io dico scherzando che è una canadese perché è piccola di statura, magrolina, come una tenda canadese.
(Attilio e Miranda ridono forzatamente)
A: Lei è proprio un luminare
Pr: (serio) Dunque io dovrei
M: Si professore … vede … mio marito è dovuto uscire di corsa, una cosa importante … mi ha pregato di farle avere il denaro (prende la valigetta) sono 200 milioni. Lei ha portato la medicina?
Pr: Certo. Eccola (presenta la boccetta) Mi raccomando l’intero contenuto della boccetta a stomaco vuoto.
M: (prende la boccetta e porge la valigetta) Ecco, e qui ci sono i soldi, li vuole contare?
Pr: Signora, signora, per carità, per carità non sia mai, non sia mai che io accetti del denaro senza contarlo
M: Prego … intanto le preparo la ricevuta da firmare
(Il Professore conta i soldi e Miranda prepara la ricevuta – Alla fine)
Pr: …E Duecento. Bene, sono tutti.
M: … E qui c’è la ricevuta, vuole firmare prego.
Pr: Vuole vedere un documento?
M: Professore, professore, per carità, per carità, non sia mai, non sia mai che io dia 200 milioni senza controllare l’identità di chi li ritira
Pr: (Porgendo il documento) Prego.
M: Bene! Siamo apposto. La saluto e mille grazie. Lei immagino partirà subito
Pr: No finalmente per un bel po’ starò fermo in Italia
M: E in Tanzania no?
Pr: Tanzania?
A: Madagascar?
Pr: Madagascar?
M: Sidney?
Pr: Sidney?
A: Amazzonia?
Pr: Ma che dite. Ho appena finito una serie di convegni per tutta Europa e finalmente potrò riposarmi un poco. Ecco questi sono i miei recapito (porgendo il biglietto da visita) Chiamatemi appena il Signor Pippo si sentirà in grado di registrare il video.
M: Video?
Pr: Si ! Ogni ex balbuziente da me guarito registra un video come testimonianza della guarigione e risponde ad una serie di domande, da me poste, a scopo scientifico, didattico.
A: Ah … per la scienza
Pr: Bravo, proprio così
M: Certo, capisco. A presto e grazie Professore
Pr: A presto e piacere di avervi conosciuto
M: Grazie, piacere nostro
Pr: E mi saluti il Signor Pippo (non riesce a terminare di dire Pippo che la porta gli è chiusa in faccia).
(Miranda scappa in camera con la boccetta in mano – Attilio rivolto al professore che è andato via)
A: Te lo diamo noi il video, ladro, truffatore. Che gente deve esistere. Si approfittano del più debole, carogna. Phu!
M: (Rientrando) Ecco fatto. Ho messo le pillole del veleno per topi qui dentro (mostra la boccetta datale dal professore) e le pillole del professore nell’altra.
A: Appena Pippo muore rimetteremo le pillole del professore nella propria boccetta, chiaro?
M: (Eccitata) Chiaro, chiaro, chiaro. Dio come sono eccitata

SCENA VII Detti più Pippo

(Rientra Pippo con un sacchetto pieno di alimenti)
P: Ta ta
A : Pi pi Po po
P: Ta ta
M: Ta ta che cosa? Tavola?
P: No … no Ta ta … ta ta
A: (Nell’imbarazzo e trattandolo come un bimbo tentano di indovinare cosa voglia dire Pippo con quel suo Ta ta) Ta ta dunque può essere Tante cose buone da mangiare?
P: No
M: Allora Ta ta Tartufo bianco piemontese?
P: No
A: Tartufo nero?
P: No
M: Ci sono tartufi di altro colore?
A: Che io sappia no.
M: Ah si, certo. Ta ta come tagliata di vitello al pepe verde?
P: Ta … ta co co come Ta ta e e e basta
A: Ah come una sigla, insomma come quando il super eroe entra in scena e si sente Ta ta
P: Bra bra bravo. (Si toglie il soprabito)
M: Bravo il mio super eroe ma non possiamo mangiare adesso. Perché prima devi prendere la medicina. Su dammi questo sacchetto lo porto in cucina (esce a dx)
A: E’ venuto il professore ed ha raccomandato di farti prendere tutto il contenuto della boccetta ma a stomaco vuoto
P: (Contento) Si, si, si
A: Vuoi sedere?
P: No. Ho ho detto si si co co come si.
M: (Rientrando con un bicchiere d’acqua in mano e la boccetta con le pillole nell’altra) Allora ecco tesoro, siedi (lo fa sedere sul divano, i due gli staranno ai lati in piedi) tieni, prendi tutte le pillole, il professore ha detto che le devi prendere tutte e a stomaco vuoto.
P: (Prende la boccetta e poi resta immobile ed assorto)
A: Che c’è?
P: E’ un un gr gra grande mo mome momento. Un un po popo di di mu mumm musica
A: Ah si, ci penso io. 
M: Forza Pippo, le pillole, su prendile
A: (accende lo stereo e si sente una canzone straziante, strappa lacrime, insomma un inno al suicidio) 
M: No, no. Spegni quello è il cd che gli ho regalato per il suo compleanno.
A: (Spegnendo) Bella musica, peccato, l’ascolteremo più tardi
P: So so sono pro pro pronto. Ma ma mamma
A: (Rivolto a Miranda) Vuole la Mamma.
P: (Stupito) Ma ma è aperta.
M: (Imbarazzata, inventa sul momento) La boccetta … ehm … certo che è aperta. L’ho aperta io. Ho voluto assaggiare una pillolina, sono così piccole, per sentire se era amara, dico di sapore, ti avrei consigliato di prenderle con un po’ di miele. Ma sono buone, puoi prenderle tranquillamente, anzi hanno un sapore … come dire … di di (nel frattempo Pippo si alza e lentamente le da un bacio sulla guancia destra, un bacio tenero, pieno di sincero amore. Lo stesso farà con Attilio come per ringraziarlo per la sincera amicizia) (Pausa carica di emozione)
(Pippo ingoia a fatica tutte le pillole, si aiuta con l’acqua. Attilio e Miranda lo guardano impazienti)
P: (Questo breve monologo dovrà essere balbettato, per brevità risparmiamo la descrizione delle battute balbettate e si lascia a libera discrezione del regista)
Fin da bambino la mia vita è stata un inferno. A scuola tutti, dico tutti, mi prendevano in giro, le maestre, i bidelli, i compagni di classe, dall’asilo all’università. Mi sono laureato per sfinimento dei vari professori ad ogni esame. La tesi non me l’hanno neppure fatta discutere. Mi hanno permesso di dire solo il titolo “La storia della balbuzie” e mi promossero. Non ho mai avuto un’amicizia vera. Chiunque diceva d’essere mio amico si rivelava in seguito falso, lo era stato solo per interesse. A chi facevo i compito, a chi presta la bicicletta, oppure crescendo, il motorino, la macchina, la casa. Ma tra tanti mostri per fortuna c’eri tu Attilio, l’unico vero amico. Ci conosciamo dalle scuole superiori e non finirò mai di dirti grazie. Perché se non mi avessi invitato alla tua festa dei 18 anni non avrei incontrato Miranda e fu subito amore a prima vista, il cosiddetto colpo di fulmine. Dopo tre mesi eravamo marito e moglie e tu mi hai fatto da testimone di nozze e da allora non ci siamo più staccati è come se fossimo sposati in tre. Mi sento felice ma stanco (si lamenta)
M: Che ti senti Pippo?
P: Lo lo stom stoma stomaco, fo forse do dovrei mangiare
M: Aspetta ancora un poco, le pillole non devono trovare nulla nello stomaco. Fai una cosa, vatti a mettere a letto, io ed Attilio prepariamola cena e quando è tutto pronto ti chiamiamo
P: Si, è è me me meglio (sia avvia verso la camera a sx)
A: Appena la cena è pronta ti chiamiamo eh?
P: Pe pe per lu lulu l’ultima ce ce cena (esce)
M: Forza prepariamo la tavola e poi creiamoci l’alibi. Andremo in giro a cercare altro champagne di marche rare, così non lo troveremo facilmente e perderemo un po’ di tempo. Andiamo dal Signor Ernesto, che vende quei vini pregiati e poi in altri posti dove ci conoscono. Saranno pronti a testimoniare di averci visto.
(Preparano la tavola per tre)
A: Vai a vedere se è già …
M: No vai tu …
A: D’accordo (Mentre Attilio va in camera da letto a vedere se Pippo è morto Miranda termina di sistemare le ultime cose a tavola)
A: (Rientrando) Miranda!
M: Si Attilio!
A: Miranda Lorenzetti!
M: Si Attilio De Marzio!
A: Miranda Lorenzetti vedova Lo Presti.
M: (Esultando) Siii! (Si abbracceranno e baceranno brevemente)
M: Forza rimettiamo la medicina nella boccetta del Professore
A: E la boccetta del veleno sul comodino dello stambecco defunto
M: Con carta e penna
A: Come se stesse per iniziare a scrivere quella lettera di presentazione del prodotto
M: Ed anche la medicina del Professore, sul comodino, proprio vicino a quella del veleno
A: (Abbracciandola) Vedova, vedova nera
M: Stallone selvaggio
A: (nitrisce, la bacia e cominciano il via vai dalla sala alla camera da letto ma dimenticano la confezione per terra vicino allo stereo. Si mettono il soprabito ed escono.)

SCENA VIII Pippo da solo

Squilla il telefono per una decina di volte al termine si sente Pippo vomitare dalla camera da letto, poi nuovamente il telefono per altri 4 squilli.

P: (Sempre balbettando) Che schifo, forse dovevo resistere, affinché le pillole facessero effetto benefico, ma era orribile. Mi sono addormentato subito e che incubo, mamma mia. Mi trovavo in una fogna e migliaia di topi mi assalivano … che schifo. Sarà stato lo schifo per quei topi che mi ha fatto svegliare e vomitare. Basta, basta. Domani lo dirò in azienda, niente più esportazione di sonnifero per topi, guarda che incubi orribili (si siede) Oddio che mal di stomaco. Miranda, Attilio, non credo di aver voglia di cenare … Miranda, Attilio (li cerca ma non li trova, invece trova il pacchetto confezione del veleno) e questo è il pacchetto del sonnifero per topi, no no domani … ma qui c’è scritto veleno per topi. Ma cosa hanno stampato … (Squilla il telefono e Pippo risponde)
Pro pron pronto … si so so sono io … ho ho vivi visto … ma che ca ca cavolo ave vete com combi nato, … il gra gra fico … ne ne papa parli amo dodo doma domani (Sbatte il telefono)
Figu figuriamoci, (sempre balbettando) noi li addormentiamo i topi, dall’ultima polemica degli animalisti, scioperi, casini, meglio addormentarli, dov’è la boccetta (la cerca) dove è andata a finire (la cerca dappertutto fino a trovarla in camera da letto e rientra con la boccetta vuota e quella del professore piena) Oddio ho ingoiato le pillole sbagliate, sono queste quelle del professore (le ingoia subito e corre a bere) (Rientra con le due boccette in mano, le guarda, si siede sul divano e comincia una serie di mimiche come un flipper impazzito fino al tilt - )
P: E’ è è pa passato.Oddio che botta, è passato, adesso mi sento meglio (improvvisamente sente di non balbettare più) non balbetto, Non balbetto più. Miranda, Attilio, non balbetto, parlo a ruota libera, anzi a lingua libera, “sopra la panca, la capra campa, sotto la panca la capra crepa” Siii che bello, e quell’altro che diceva Dorelli nel Musical … Ah si ecco “ Il mercante col turbante va alla Mecca in elefante e vuoi saper perché? Perché non vuole andare a piè” E Vaiiii!! Miranda, Attilio (continua a chiamarli finché all’improvviso capisce. Guarda le boccette e capisce e crolla sul divano privo di ogni entusiasmo.) Pippo: E’ stata Miranda a darmi la boccetta e sono sicuro che era questa del professore, mi ricordo di aver letto il nome della medicina “Zero-Balbù” e quando le ho chiesto come mai la boccetta fosse aperta, lei, imbarazzata mi ha risposto che l’aveva aperta lei per provarne il sapore … se fosse stata amara … mi avrebbe dato … il miele. E poi erano strani. Nei miei numerosi tentativi di guarigione non l’ho mai vista così partecipe … e mi ha chiamato perfino Amore. (Si alza) No. Non può essere. Queste sono cose da commedia americana, non può essere, (guarda le boccette) si che può essere. Oddio tradito anche da loro due, ma che campo a fare. (Piange) Basta meglio farla finita. A che serve parlare senza più balbettare se si è soli in questo mondo di giuda. La faccio finita. (Si siede) E come? (Si alza) Con il Gas (corre in cucina) No, no è un casino, e poi ci vuole tempo, (si riporta davanti al divano e si siede) Che vita, neanche so morire … (come se avesse trovato finalmente l’idea giusta) La finestra, si, (corre alla finestra ma prima di aprirla si volta) Siamo al pianterreno, mi farei al massimo un bernoccolo (torna a sedersi) Un colpo di pistola … e dove la trovo la pistola (si alza di scatto) Le vene, mi taglio le vene, le lamette ce l’ho (corre verso la porta di sx ma prima di uscire sente una voce)

SCENA IX Pippo ed il Diavolo

Diavolo: (Da fuori) Imbecille!
Pippo: (si ferma paralizzato e poi si volta lentamente, non vedendo nessuno pensa di aver sentito male e torna a voltarsi per andare in bagno)
Diavolo: (Entrato dalla cucina a dx) Imbecille
Pippo: Allora avevo sentito bene! (Ripete la movenza di prima ma stavolta vede un signore molto distinto ed elegante vestito interamente di rosso) E tu chi sei?
Diavolo: Sono un tuo amico per questo ti dico di non fare l’imbecille
Pippo: Io non ti conosco e non ho amici
Diavolo: Lo diventeremo sempre di più
Pippo: Da dove sei entrato, eh? Sei un ladro? No sei un’allucinazione … troppe pillole. Sono troppo sconvolto … devo sbrigarmi ad ammazzarmi (andando verso la camera a sx)
Diavolo: E così morirai da imbecille
Pippo: (Fermatosi) Perché?
Diavolo: Pippo, Pippo, dato che hai deciso di ammazzarti, fallo pure, a me non fa altro che piacere. Ma prima ammazza quei due che ti hanno tradito, che ti volevano uccidere, e poi ti ammazzi, altrimenti che morte farai … la morte dell’imbecille
Pippo: Questo è vero … per ammazzarmi posso farlo anche dopo aver ucciso quei giuda
Diavolo: Oh bravo. Ora cominci a ragionare
Pippo: Si ma come faccio, come li ammazzo? (voltando le spalle al Diavolo che uscirà da dove era entrato) Mica posso tagliare le vene a tutti e due … no, non se le farebbero tagliare (da fuori scena)
Diavolo: Ci vediamo dopo che li avrai eliminati. 
Pippo: (Sentendolo lontano si volta a cercarlo) Dove dove sei andato? (Corre in cucina ma non lo trova, allora assume un’aria assassina e si dirige al telefono)
Pippo: (componendo un numero) Si, li ammazzo come topi , si proprio come due schifosissimi topi
Pronto, sono io Lo Presti … non fare lo spiritoso che non è giornata … sono io Ha riattaccato?
(Ricompone il numero al telefono) Pro pro pronto so sono Lo Prepresti ah ahah ora mimi mi rico riconosci … br bra bravo. Man manda a ca ca casa mi mia du due co co confe confezioni di ve ve veleno pe per to topi … no sonnifero … vele veleno … ve veleno … o o ora su subi subito … se no ti ti ti lice licenzio. (Chiude) Ecco fatto. Adesso a noi tre. (Musica)

FINE PRIMO ATTO.


SECONDO ATTO
Stessa scenografia – Ora è sera
Pippo è seduto e pensa ad alta voce SCENA I Pippo

Pippo: Credevo proprio di aver trovato finalmente la felicità.
Il Professore la fa facile. “Lei ha una bella casa, una bella moglie, un’azienda che le da profitti … “
Ma che me ne faccio di una bella casa se non ho più una moglie, un vero amico. 
Una moglie, bella e puttana … e quella carogna di Attilio, dopo tutto quello che ho fatto per lui.
Che me ne faccio di tutti i soldi che guadagno se servono soltanto ad attirare gli ipocriti come il miele attira le mosche. E adesso … a chi lascio tutto questo … non ho neppure un figlio, Miranda non ha mai voluto averne, diceva : “E se poi hanno il tuo stesso problema?” Come se fosse una certezza. Forse sarebbe nato un bambino che mi avrebbe chiamato Papà senza balbettare, io quando chiamavo mio padre sembrava suonassi la tromba Pa Pà Pa Pa Pa Pà. Forse avrei un figlio normalissimo e l’unico a balbettare sarei stato io. (pausa) L’avrei chiamato Pio. Anche quando balbettavo Pio riuscivo a dirlo tutto d’un fiato. Ma adesso capisco perché Mirando non ha mai voluto figli. 
Non mi ha mai aiutato, anzi mi ha spinto verso la fossa. Ero pronto al suicidio ma almeno adesso mi ammazzerò dopo aver ammazzato loro e lascerò tutto in beneficenza (pausa) all’A.N.B.I. Associazione Nazionale Balbuzienti Italiani, così almeno molti di loro potranno usufruire della medicina del Professor Verini e potranno parlare (pausa) e chissà se scopriranno che era meglio quando non parlavano bene ma credevano di essere amati. No Pippo sei tu lo sfigato, lo sei sempre stato … (suonano al citofono) Sì chi è, Bene portate su, vi vengo incontro (esce e poco dopo rientra con un pacchetto contenente il veleno per topi. Lo apre e fa vedere chiaramente le due boccette di veleno in polvere)
Ecco ci siamo, coraggio Pippo. Allora, basta mettere una bella quantità di questo veleno nello champagne, anzi tutta una boccetta. Sono anche loro dei topi di fogna (stappa una bottiglia ed immette la polvere, inavvertitamente lascia l’altra boccetta in cucina, in bella vista). Dirò che nell’attesa ho iniziato a brindare. Adesso un po’ di musica (accende lo stereo e riparte il canto struggente) No questa no, questo è uno dei tanti regali meschini di quella fedifraga … senti come lo pronuncio bene F E D I F R A G A Oh queste pillole del Professore sono miracolose, prima per dire fedifraga c’avrei messo tre ore minimo. No qui ci vuole una musica appropriata (mette su un altro cd Supercalifragilistichespiralidoso e canta e balla contento, dopo qualche minuto entrano Mirando e Attilio senza essere visti e rimangono allibiti alla porta, Miranda lascia cadere un sacchetto con delle bottiglie dentro e Pippo si accorge di loro)

SCENA II Pippo, Miranda e Attilio

Pippo: Miranda, Attilio bentornati.
Miranda: Pippo
Attilio: Ma tu sei vivo
Pippo: perché come dovrei essere
Miranda: e parli
Pippo: certo che parlo la medicina del Professor Verini è miracolosa
Attilio: tu parli grazie alle pillole …
Pippo: che mi avete dato, anzi sai Miranda erano un po’ amare, difatti ho dovuto stappare la bottiglia di Champagne e berne un sorso per addolcirmi la bocca
Miranda: per addolcirti la bocca
Attilio: tu parli grazie alle pillole
Pippo: Oh Attilio ti sei rincoglionito? Te l’ho appena detto. Avete comprato altro champagne per caso così brindiamo tutta la sera … voglio essere sicuro
Miranda: sicuro di che ?
Pippo: sicuro di vivere questa gioia con voi per tutta la festa
Attilio: tu parli grazie alle pillole
P: (rivolto a Miranda) Ma ha preso una botta in testa per caso (si avvicina e raccoglie il sacchetto) ohh che peccato si sono rotte. Non fa niente c’è quella che ho aperto io, è tutta per voi.
Ehi Miranda non dici nulla?
M: … mi mancano le parole
P: (ridendo) bella questa adesso che parlo io non parli più tu?! (Si allontana in cucina a portare il sacchetto)
A: Hai capito Miranda? Lui parla grazie alle pillole e sta bene, è vi vo (rientra Pippo)
P: cosa hai detto scusa?
A: io? Evviva, evviva ecco ho detto evviva
P: lo sapevo che ti saresti ripreso. Sei felice per me vero? Amico mio quanto ti voglio bene, credimi ti voglio bene da morire (lo bacia sulla guancia) ed anche a te amore … da morire (bacia la moglie)
Su forza mangiamo? A tavola! Ho comprato del roast beef con funghi e patatine al forno, riscaldo subito tutto e preparo due antipasti, voi intanto toglietevi i soprabiti, e sedetevi, sarà tutto pronto fra un minuto (esce in cucina) (Attilio e Miranda si guardano sconvolti e lentamente, sempre guardandosi, si tolgono i soprabiti ed all’improvviso rientra Pippo che li fa spaventare) Ma non bevete, aspettate me, voglio esserci anch’io, voglio che ci guardiamo negli occhi per fissare bene nella mente questo momento. (Attilio e Miranda si siedono esterrefatti – Pippo rientra con un vassoio ed il cibo suddetto)
P: Ecco qua, antipastino all’italiana, intanto che si riscaldi il resto.
Oddio come sono contento. Anche voi è vero? (dopo una breve pausa)
A: ma certo … come no?
M: come puoi pensare che non siamo contenti.
P: e allora brindiamo (versa lo champagne avvelenato nei tre bicchieri)
A: alla salute!
M: alla salute!
P: alla fedeltà di mia moglie … alla vera amicizia di Attilio … (pausa) ed al Professor Verini!
A: (i tre si portano lentamente i bicchieri alla bocca) ma sei sicuro che siano state le pillole di questo professore a farti parlare normalmente?
P: certo e che altro
M: (guardando cattiva Attilio) e che altro Attilio, che domande fai?
P: Dunque brindiamo!
A: alla salute!
M: alla salute!
P: alla fedeltà di mia moglie … alla vera amicizia di Attilio … (pausa) ed al Professor Verini!
A: (i tre si portano lentamente i bicchieri alla bocca) ma che cosa hai sentito dopo che hai preso quelle pillole?
M: Attilio!
A: Scusa Miranda è per sapere come ha fatto, cioè che cosa si prova ingerendo queste pillole miracolose
P: sonnolenza! Si! Una improvvisa sonnolenza e poi un incubo.
M: Che incubo?
P: ho sognato di trovarmi nelle fogne e migliaia di topi mi salivano addosso e volevano mangiarmi vivo
M: che schifo!
P: proprio uno schifo … tanto che ho vomitato
A: hai vomitato?
P: Si! E dopo ho iniziato a parlare senza più balbettare. Non ho mai speso i soldi meglio di così.
P: Allora brindiamo?
A: alla salute!
M: alla salute!
P: alla fedeltà di mia moglie … alla vera amicizia di Attilio … (pausa) ed al Professor Verini!
A: (i tre si portano lentamente i bicchieri alla bocca) Oh non ci credo. Non può essere. Tu ci nascondi qualcosa. Basta con questa pagliacciata.
P: ma che ti prende?
A: mi prende che non sono un idiota (esce verso sinistra)
M: (alzandosi ed avviandosi lentamente verso l’uscita di sinistra)
P: e tu dove vai?
M: Scusa Pippo ma quel parlare di topi e fogne mi ha scombussolata. Vado un momento in bagno. (esce)

SCENA III Detti più l’Angelo

P: (ridacchiando) Fate, fate pure cari, rodetevi dentro, cercare una spiegazione a tal miracolo. Maledetti. Non potete immaginare quello che vi aspetta. Qui vi aspetta la morte.
Mi sto divertendo … musica, musica, quasi quasi non mi ammazzo più. (accende lo stereo per ascoltare la stessa canzone di prima e dopo poco entra dalla cucina un Angelo in giacca, pantaloni, camicia, cravatta, scarpe e pedalini bianchi. E’ lo stesso attore che interpreta il Diavolo) 
Angelo: (fa un gesto con la mano e la musica tace) 
P: che accidenti ha questo stereo (ripiglia i tasti e riparti la musica)
Angelo: (ripete il gesto di prima)
P: ancora? (ripiglia i tasti e la musica ricomincia)
Angelo: (ripete il gesto di prima)
P: di nuovo! Ma che si mette a balbettare lo stereo adesso?
Angelo: Imbecille!
P: (saltando in aria dalla spavento) Ma mam mamm mamma mia!
Angelo: Ti preferivo così, con la tua balbuzie, con quello sguardo innocente che hai sempre avuto fin da bambino.
P: E tu chi sei? 
Angelo: Tu chi pensi che io sia?
P: Eh… per un attimo ho creduto che tu potessi essere …
Angelo: un Angelo, imbecille. Sono il tuo Angelo 
P: Sentite la smettete con questo scherzo, ho già i miei problemi. Prima quello vestito di rosso, ora tu vestito di bianco, per finire dobbiamo aspettarne un altro vestito di verde così facciamo il tricolore, cantiamo l’inno e siamo tutti felici e contenti. Basta con questo scherzo. Lo scherzo è bello se dura poco, e se non è uno scherzo è un incubo ma ora mi sveglio e capirò che sta succedendo.
Angelo: Succede che farai bere quel veleno al tuo amico ed a tua moglie per te sarà poi un vero incubo, e ti assicuro che sarà un incubo eterno ed infernale.
P: Ma cos’è la Divina Commedia! 
Angelo: Imbecille se li uccidi sarai peggio di loro ed il castigo sarà tremendo.
P: la smettete di insultarmi. Non mi sono mai sentito chiamare imbecille così tanto come in queste ultime due ore.
Angelo: perché chi non ha rispetto per la Vita significa che è un imbecille
P: (avventandosi sull’Angelo e prendendolo per il collo) Io ti strozzo con le mie mani.
(L’Angelo non si muove di un centimetro e pare non avvertire il minimo disturbo dalla morsa che Pippo sta facendo con le mani sul collo, anzi riesce anche a parlare mentre Pippo è tutto un fremito e sudore)
Angelo: Pensa ai tuoi sogni Pippo e non alla vendetta, pensa al bene che potresti fare (con un lieve gesto delle braccia toglie quelle di Pippo dal collo e direttosi verso la tavola beve d’un fiato lo champagne avvelenato dei tre bicchieri – Pippo lo guarda sconvolto e trafelato -)
Angelo: C’è tanta gente che ha bisogno d’aiuto, come tu ne avevi bisogno, c’è chi ha sempre ascoltato le tue preghiere. Ricordati che dal Male può nascere il Bene - dal Bene non può nascere il Male (esce e dopo tre secondi riprende la musica più volte interrotta).

SCENA IV Pippo, Miranda e Attilio

A: (rientrando) Pippo che stai facendo? Scusami per prima, sai la troppa contentezza, bevo un bicchiere d’acqua in cucina (troverà la boccetta piena di veleno)
M: Pippo ma che stai facendo lì con le braccia in aria? (Pippo era rimasto nella posizione identica a quando tentava di strozzare Angelo) 
A: Uhè Pippone vieni, siediti e mangiamo.
M: Mangiare ti è venuta voglia di mangiare? Ma come puoi mangiare in un momento del genere. A me viene da piangere.
P: (riprendendo posizione più normale) Sei commossa per la mia guarigione?
M: Ma quale guarigione (Attilio nel frattempo cerca di farsi notare da Miranda senza essere visto da Pippo e continua a fare gesti – Miranda accortasi di Attilio e rendendosi conto di non tradirsi si corregge) quale guarigione … per il miracolo, sono commossa per il miracolo, tanto che mi viene da piangere.
P: Amore
M: non mi chiamare amore
P: ma tu mi hai detto che potevo
M: oh scusa Pippo hai ragione, certo, tu sei il mio amore
P: e tu il mio
A: (è riuscito a far vedere la boccetta a Miranda ma non sa se lei ha capito che essendo piena di veleno possono tentare di uccidere Pippo senza domandarsi ancora cosa possa essere successo)
A: Prima passando ho visto la piazza “piena” 
M: la piazza?
P: perché c’è una manifestazione di protesta anti berlusconiana?
A: no che c’entra la politica
P: che io mi ricordi ultimamente le piazze si sono riempite per manifestazioni contro il Cavaliere
A: se è per la piazza … anche il fiume mi è parso “in piena”
M: il fiume?
P: (sedendosi a tavola) e dimmi, come hai trovato lo stato di conservazione degli edifici storici?
A: smog! Ogni edificio ne è “pieno zeppo” (sempre cercando di far capire a Mirando il messaggio)
M: edifici storici, il fiume in piena, la piazza piena. Ma siete impazziti?
A: Ma che pazzia. Volevo dirti che la piazza è “piena” di piccioni
P: Piccioni?
M: ah, finalmente ora è chiaro. La piazza è piena di piccioni! Ma che cavolo significa (urlando)
P: non ti alterare cara. Ad Attilio preme forse lo stato di salute ambientale della nostra città, il fiume è in piena, gli edifici storici sono rovinati dallo smog e la piazza è piena di piccioni. Eh si! Che ci vuoi fare
A: (freddo e deciso) Eliminarlo!
P: Chi?
M: cosa?
A: lo smog, eliminarlo. I piccioni idem
P: una parola
A: Veleno
M: con il veleno
A: (guardandola fissa negli occhi) si Miranda con del veleno
P: eh ma il veleno inquina tanto quanto lo smog
A: (sempre fissando Miranda) basta averlo
P: che fai vorresti eliminare lo smog e per uccidere i piccioni utilizzi del veleno
M: … e c’è (guardando negli occhi Attilio) ???
P: (che non aveva ancora capito, comincia a notare il cambiamento d’atteggiamento dei due) e chi ti che il veleno poi riesca ad ammazzarli
A: C’è!
M: c’è! Oh siii!
P: cosa “C’è!”
A: c’è la volontà mia e di Miranda di eliminare i piccioni, uno per uno
M: in nome del rispetto dell’Ambiente
A: A che serve questa corsa affannata alla raccolta differenziata, al riciclaggio, 
M: (con la stessa enfasi) questo vivere ecologico
A: se poi ti ritrovi questi piccioni invadenti
M: con quel loro verso indisponente che da sui nervi (imitando il verso dei piccioni) Tu tu tu tu tu
A: già, sembra … quasi che balbettino, non ti pare Pippo?
P. forse un pochino … (avvertendo un pericolo si alza e risolutamente) Beh non ci pensiamo più e brindiamo, vi ricordo che ancora non abbiamo brindato (porge i bicchieri ai due ma si accorge che sono vuoti) sono vuoti? Prima mi è venuta sete ed ho bevuto dai vostri, ma … nessun problema … ecco qua … riempiamo di nuovo i calici … (prenda la bottiglia ma si rende presto conto che è vuota e cerca di sbatterla per tirarne fuori almeno qualche goccia) niente. Vuota.
A: niente paura c’è del chinotto in frigo lo prendo io, con tre bicchieri puliti, hai capito Miranda vado in cucina e preparo il chinotto 
M: Vai e sappi che mi fido di te. (Attilio esce di corsa verso la cucina)
P: perché dici che ti fidi di lui?
M: (perfida, scandendo la frase) perché come prepara il chinotto Attilio non lo prepara nessuno, è bravo, bravo, bravo
P: da morire
M: proprio così. (pizzicandogli una guancia) e bravo il mio Pippo oltre che a parlare bene è anche diventato spiritoso.
P: (facendosi serio) Perché?
M: perché fai le battutine, perché …
P: No! Dico perché mi fai questo. Che cosa ho fatto per meritarmi tutto ciò.
M: (alzatasi e dandogli le spalle) Che vuoi dire … (anche lei seria) meritarti che cosa
P: lo sai cosa voglio dire …
M: no! Non ti capisco
P: io ti amo … e tu?
M: ma cosa c’entra adesso questo?
P: io ti amo … e tu?
M: io … io … ma certo
P: mi piacerebbe sentirtelo dire
M: uffa quanto sei mieloso

SCENA V Detti più il Diavolo

(entra in scena Diavolo, soltanto Pippo lo vedrà naturalmente )
D: Ha ragione: “Ti amo, dimmi se m’ami, vorrei sentirtelo dire, amore, amore … che schifo”
Ha ragione sei tutto miele. Ma smettila e porta al termine quello per cui ci eravamo accordati. Che fa te lo sei già scordato?
P: vorrei tanto non averti mai incontrato
(Miranda credendo che Pippo stia parlando con lei risponderà)
M: come, di che mi ami, di che non vorresti avermi mai incontrata?
D: Allora li vuoi ammazzare si o no?
P: Si
M: si cosa, che mi ami o che non vorresti avermi incontrata?
D: Bene!
P: Anzi No!
M: Allora sei contento d’avermi incontrata e sposata?
D: Bada che con me non si scherza
P: va bene! Non scherziamo più!
M: come vuoi, anch’io, credimi non ho voglia di scherzare … Attilio …
D: io non ho mai scherzato. Guarda che ti stanno per avvelenare. Il Chinotto che il tuo caro amico Attilio porterà a tavola tra poco è pieno di veleno per topi. Si proprio veleno per topi una delle due boccette che tu – Imbecille – hai lasciato in cucina. Non saresti capace di far niente senza di me.
E tu, invece di ringraziarmi, tentenni, esiti. Bravo (entra Attilio in scena con il vassoio chinotto e bicchieri) Bell’amico che sei.
A: Eccomi qua!
P: Noi non siamo amici e tu lo sai!
A: Spiegati meglio, mi devo preoccupare?
D: Ti stanno per ammazzare come un topo, sentili, ora lei chiederà a lui se il veleno è stato messo dentro la bottiglia di chinotto
M: Attilio, che bravo hai preparato tutto
A: tutto pronto come avevo detto
D: hai capito? 
M: facciamo un brindisi ma il primo bicchiere lo deve bere il festeggiato
A: solo un bicchiere? Una bottiglia intera
P: Basta! Non voglio fare la fine del topo. (i due amanti rimangono paralizzati)
D: Oh bravo! Così si dice!
M: (tremante) che intendi dire Pippo
P: che non mi lascerò uccidere da voi come un topo senza reagire.
(rivolgendosi al diavolo anche se Attilio crederà che la richiesta sia rivolta a lui)
Tu dici di essermi amico? Bene! Provalo dandomi una pistola
A: ma sei impazzito dove la prendo una pistola
(… e contemporaneamente il Diavolo)
D: ecco tieni (mettendogli una pistola in mano e lentamente esce di scena)

SCENA VI Detti senza il Diavolo

P: Grazie!
M: Attilio cosa fai?
A: ( spaventato) … e da dove è spuntata quell’arma
M: lui te l’ha chiesta e tu gliela dai?
A: ma che cosa dici, io non ho mai avuto una pistola
P: e adesso ce l’hai puntata in faccia (trema nella voce e nelle braccia)
M: no Pippo ti prego
P: e anche tu 
A: ragiona Pippo, forse il medicinale ti ha fatto male
P: un male da morire, potete credermi.
M: Amore, ti prego non fare pazzie
P: Amore … è vero? No non mi incanti vipera. Mi volevate far fare la fine del topo, bene, adesso invertiremo le parti. Forza, sedetevi (terrorizzati si siederanno a tavola come prima)
Ed ora bisogna che mi aiutate
A: tutto quello che vuoi
M: parla dicci che dobbiamo fare ma per carità non sparare
P: mi dovete aiutare a decidere a chi sparare per primo
(i due si guarderanno e contemporaneamente diranno)
A: a lei
M: a lui
P: dovevo immaginarlo chi nasce Giuda muore Giuda. Ok Decido io, tanto uno vale l’altra dato che vi ammazzerò entrambi. Per prima ammazzo … … … (attimi di tensione) te (indicando Attilio)
A: no, ti scongiuro non farlo, non farlo, io ti sono amico
P: Falso C R E P A (entra in scena Angelo – il tempo si ferma – una luce blu notte raccoglie Pippo e l’Angelo)

SCENA VII Detti più l’Angelo

Angelo: non farlo. Non puoi
P: Si che posso, devo, non voglio morire da imbecille
Angelo: meglio imbecille che assassino. Hai condotto una vita esemplare, ti sei fatto strada da solo, quando hai potuto sei sempre stato pronto ad aiutare la gente meno fortunata di te. Malgrado la tua balbuzie, mi ricordo, avevi sempre una buona parola per tutti. Accetta il tuo destino.
Tu non hai nessuna colpa, così è la vita, che ci vuoi fare. La vita è un grande dono ma è anche così infinitamente breve e faticosa rispetto alla Vita eterna. Accetta il tuo destino. 
P: (tremando) non ce la faccio (ed abbassa l’arma)
Angelo: non è che non ce la fai, non puoi, forse avresti voluto ma non puoi. L’importante è che tu lo capisca. E’ finita, ma bada è solo la vita che è finita. Un ultimo atto di coraggio. Accetta il tuo destino. (così dicendo toglie l’arma dalle mani di Pippo ed esce – Pippo resta immobile sotto un fascio di luce e si domanda ) 

SCENA VIII Pippo, Miranda e Attilio

P: e … allora
(come se un interruttore lo attivasse, Attilio riprenderà dalla stessa posizione in cui si era bloccato all’entrata dell’Angelo ma non piangerà bensì riderà e le sue parole saranno diverse)
A: no, no ti prego, mi fai morire dalle risate, basta barzellette
M: (anche lei riderà di gusto)
A: Forza, su, beviamo (così dicendo smettono di ridere – Pippo è rassegnato – si avvicina al tavolo – Attilio gli porge il bicchiere – Pippo lo alza ed i tre brindano)
A: (alzato il calice) All’amicizia!
M: (anch’ella con il calice alzato) All’amore
P: Agli Angeli (e beve) – (Gli altri lo guardano bere)
P: … e adesso vorrei andarmi a sdraiare un poco, troppe emozioni (si ferma e si siede sul divano)
Io vi ho amato veramente. Perché uccidermi e poi così brutalmente e vigliaccamente, uccidere un uomo con il veleno per topi
A: perché hai sempre avuto tutto ed io niente, perché con la scusa del tuo handicap riuscivi ad avere sempre tutte le attenzioni e da principio ti disprezzavo soltanto ma poi ho imparato ad odiarti. Ho iniziato ad odiarti nello stesso istante in cui mi confidasti di voler sposare Miranda che io amavo. Hai capito brutto stronzo. Io l’ho sempre amata, prima di te, io l’amavo prima di te e tu con la tua capacità di suscitare quel pietismo nauseante me l’hai portata via sotto gli occhi. E poi, come se non bastasse, mi hai voluto testimone di nozze. (Cinico e spietato) Ti ricordi che Miranda arrivò in ritardo, io guidavo l’auto e ti dicemmo che la colpa era stata del traffico? No brutto becco. Avevamo fatto tardi perché eravamo passati da casa a far l’amore. L’amore quello vero.
M: Hai il coraggio di chiedere perché il veleno per topi? Perché! Cosa sei tu? Un topo, un lurido topo di fogna. Invece ascolta tu e rispondi se ci riesci prima di crepare: come hai fatto a non morire con tutte le pillole avvelenate che ti abbiamo visto prendere?
A: vero! Come hai fatto carogna
M: e come hai fatto a parlare bene all’improvviso?
P: Grazie per avermi, almeno in parte, fatto capire perché mi avete voluto uccidere.
Quando presi quelle pillole andai a sdraiarmi, ve lo ricordate?
A: Si! E noi poi uscimmo per crearci un alibi.
P: ebbi un incubo. Ero in una fogna e migliaia di topi mi salivano addosso, mi svegliai dalla nausea e vomitai
M: ma non potevi svegliarti con tutto quel veleno in corpo
P: hai detto bene: Veleno. Purtroppo per voi non era veleno ma sonnifero. Sonnifero per topi.
La mia azienda da qualche mese non esporta più veleno per topi ma solo sonnifero, sapete per trovare un accordo con gli animalisti, ma sarà un fiasco colossale, dopo che addormenti i topi che fai gli canti la ninna nanna o li ammazzi ugualmente?
A: Ma sulla confezione c’era scritto veleno 
P: colpa del grafico. Un errore, un semplice, banalissimo errore del grafico o del tipografo che non ha stampato la nuova etichetta con scritto sonnifero ma ha scritto la vecchia etichetta.
E quella boccetta di sonnifero può addormentare i topi ma per un uomo l’effetto è diverso.
A: Fortunato anche lì
P: Cominciai a chiamarvi e cercandovi trovai la medicina del Professor Verini, la presi subito e poi non solo cominciai a parlare bene ma cominciai a capire 
M: Allora tu sapevi tutto 
A: (serio) e malgrado ciò non ci hai denunciati
P: volevo vendicarmi, mi feci portare due boccette di veleno e non sonnifero per topi, in polvere, il nostro vecchio prodotto. Una boccetta la scaricai nello champagne e l’altra l’ho conservata per emergenza
A: quella che ho trovato
M: Per fortuna
A: ( a Miranda) Hai capito ci voleva avvelenare con lo champagne
M: ma se dicesti che l’avevi bevuto tu …
P: è troppo lunga questa storia … Diavoli, Angeli, non potete capire … io parlavo … con lui … con loro … poi non c’era più … (farneticando si alza piano e si dirige verso la camera da letto – sx) poi dice imbecille – a chi, a chi … 
A: Farnetica 
P: Meglio morire da imbecille che da assassino (esce)
(scoppia un tremendo temporale con lampi, tuoni e grandine)
A: ci mancava il temporale (manca la luce – la stanza rimane in penombra grazie al leggero arancione dell’illuminazione stradale che entra dalla finestra ed ai flash bianche dei lampi)
M: (alla finestra) Attilio, guarda, sta grandinando
A: la macchina, il mercedes nuovo, devo metterlo in garage (corre fuori seguito da Miranda)
M: ti apro la basculante dall’interno (esce) Musica
(dopo due minuti rientreranno completamente vestiti di rosso)
A: Controlla se è morto davvero questa volta
M: vado con molto piacere (esce a sx e poi rientra soddisfatta ed eccitata)
M: Stavolta è morto stecchito.
A: Vieni qui diavola
BALLETTO
Al termine:
A: Tanzania eccoci! 


(si precipitano fuori scena a sx mentre il temporale aumenta – la musica continua – poi lentamente il temporale si placa, la luce che invade la stanza è blu notte e la musica è dolce. Si illumina il tavolo – Entra l’Angelo che va a sedersi a tavola – luce a sx entra Pippo vestito come l’Angelo, tutto in bianco)

SCENA IX Pippo e l’Angelo

Angelo: Ti stavo aspettando. Vieni, vieni qui
P: (esegue lentamente guardandosi il vestito – la luce segue il suo cammino spegnendosi alle sue spalle)
Angelo: Stai benissimo vestito così
P: Grazie
(l’Angelo gli porge un calice con del chinotto)
P: No! E’ avvelenato!
Angelo: Non puoi morire una seconda volta. 
P: come una seconda volta … sono già morto?
Angelo: quando hai preso il veleno credendo che fossero le pillole del Professor Verini
P: e allora … perché sono vivo e non balbetto più?
Angelo: non sei vivo per come intendi tu e non balbetti perché qui non c’è sofferenzao. 
P: e … quello vestito di rosso?
Angelo: Ah! Quello non si arrende mai. 
P: ma io ho tentato di uccidere Miranda ed Attilio
Angelo: stavi morendo e d’istinto avresti voluto vendicarti … ma anche se non fossi morto non l’avresti fatto. 
P: Scusa … non avevo capito. E loro adesso staranno insieme, vero?
Angelo: Si! Per sempre. Li hanno arrestati l’indomani della tua morte ed in carcere non hanno resistito neanche un paio di ore e …
P: e ?
Angelo: e … si sono suicidati.
P: Mi dispiace. Gli ho voluto bene davvero.
Angelo: Sono contento che abbiano mandato me ad accompagnarti
P: dove?
Angelo: Sei pronto? (alzando il calice)
P: (alzando il calice) Si!
(berranno e poseranno i calici – poi avviatisi verso la porta/comune si fermano poco prima di aprirla)
Angelo: Te l’avevo detto: “Dal Male può nascere il Bene mentre dal Bene non può nascere Male”.
Andiamo! (aprirà la porta ed una forte luce bianca intensa entrerà a fascio dalla porta mentre il resto della stanza sarà al buio. L’Angelo si metterà sotto il fascio di luce – sempre musica – farà gesto a Pippo: Ehi, qui non piove più…
Angelo: Questo è il Confine della Pioggia (Musica Alta).

FINE