CIAO, SONO BRUNA
Commedia brillante in tre atti di
Antonio Sapienza
Turri Lifo, marzo 2019
Personaggi:
Egidio……………………………………………………….commissario Capo Polizia di Stato;
Argenta…………………………………………………….. sua moglie:
Lidia………………………………………………………... Ragazza handicappata;
Bruna…………………………………………………………figlia di Lidia e Egidio:
Salvo, 11 anni……………………………………………….. figlio di Egidio e Argenta.
Gino…………………………………………..………………Zio di Argenta
Sulla scena viene ricostruito il soggiornino di un bivano da scapolo.
All’apertura del sipario la scena è vuota. Poco dopo s’ode bussare alla porta, con insistenza.
Egidio, allora ventenne, semi vestito, si precipita per aprire l’uscio e trova davanti a se Lidia, ragazza coetanea handicappata, avvolta in un larghissimo impermeabile che nasconde in parte la sua deformità.
Lidia- Ciao Egidio.-
Egidio –(sorpreso) Oh, Ciao Lidia, che piacere…-
Lidia- Piacere? Ne sei sicuro? Non ti disturbo? Posso entrare?-
Egidio- (mettendosi da parte e inchinandosi leggermente) Macchè disturbo, vieni entra… hai fatto benissimo… Come mai sei a Catania? A Pozzallo tutto bene? Dimmi, come stai?-
Lidia- Uhhh quante domande. Allora, procediamo con ordine: Il motivo te lo dirò tra poco: a Pozzallo tutto vecchio; sono qui per parlare con te; e il tuo indirizzo l’ho avuto da tua nonna, con la scusa che ti dovevo restituire dei libri. Per il resto sto benissimo, e tu?-
Egidio- Sei sempre la stessa: incontenibile. Allora, io sto bene… bene… allora, se non è per i libri, a cosa debbo…-
Lidia- …questa visita inaspettata? Lo devi al fatto che sono incinta! Scusami se te lo dico così brutalmente, ma è per togliermi il pensiero.-
Egidio- Incinta? Di… di…me?-
Lidia - E di chi altro? Chi avrebbe avuto il coraggio di sedurre una sgorbia come me, (ironicamente) se non un giovane uomo immerso in un contesto magico, dovuto a mille fattori imponderabili, che fiaccano lo spirito, le intelligenze, e accecano le coscienze. Come è successo a te, facendoci fare ciò che era infattibile?-
Egidio- Ti ci scherzi sopra…Non lo so… certo fu…-
Lidia- …Una pazzia! (come se rispondesse a un’incredula ascoltatrice) Come fu possibile che un’infelice ragazza - sua coetanea e compagna di scuola media - tutta gambe a causa di una scoliosi acuta e di una scifosi galoppante, con un toraciuzzo da scolaretta e due seni che sembravano due mezzi limoni verdelli attaccati lì per sbaglio, ma con un visino d’angelo raffaelliano, come dicesti tu- fosse stata sedotta da un bel giovane dall’avvenire radioso? E c’è di più: Quella ragazza, essendo infelicissima, meditava il suicidio per liberarsi di quel corpo deforme che non rispecchiava, assolutamente, la bellezza della sua anima; la sveltezza della sua mente; la vastità della sua cultura... –
Egidio- … e la facilità di parola...-
Lidia. – … trovò il suo momento magico? (pausa) Già, visto che ti ricordi e ne hai accennato, parliamo di quel giorno. Almeno lo ricorderò interamente per tutta la vita. Dimmi la verità, quando c’incontrammo, tu non ti accorgesti del mio impaccio e del leggero rossore sulle guance, vero?-
Egidio – Si, …insomma…sì, ma poi ti riconobbi, dalla tua vocina dolce e delicata, come la mia compagna delle Medie.-
Lidia- Gia’, allora eravamo quasi dei bambini… poi ti facesti un uomo, anche interessante, se vogliamo, e dopo il liceo, andasti a studiavi a Catania, giurisprudenza…io, invece, dopo aver finito il Magistrale - a causa della mentalità e dell’eccessivo protezionismo dei miei genitori - anche se aspiravo d’andare all’Università per fare lettere, sono rimasta in questo paesone, e la mia vita si è spenta del tutto…-
Egidio- Ma non potevi insistere, magari alloggiando in qualche struttura religiosa?-
Lidia- E le mie cure? E la mia deformità? Ma lo sai che non posso fare neanche le cose più semplici che fanno tutte le ragazze della mi età, senza essere guardata con curiosità; senza essere oggetto di compassione: senza i pesanti commenti dei bulli. (pausa) Sai perché ci incontrammo al mare quel pomeriggio? Perché io prendevo il bagno proprio di pomeriggio – sempre - tutti i tardi pomeriggi, per evitare gli altri bagnanti e i loro sguardi curiosi: ah, com’erano atroci le dita e quegli sguardi puntati verso di me, da parti di quei marmocchi sguazzanti in acqua, con le loro camere d’aria di camion per salvagenti, mentre io mi tuffavo e nuotava - finalmente libera dall’impaccio della mia deformità- sicura ed elegante, nell’acqua alta, meglio di tante altre sue coetanee belle e formose- e s’incontrarono in spiaggia a civettare.-
Egidio – Sai che, senza retorica alcuna, è stato il destino a farci incontrare quel pomeriggio? Perchè, fu quasi all’ultimo momento, che scelsi scendere sulla scogliere, approfittando anche della dolce e discreta brezza marina, per fare l’ultima nuotata della stagione- per prendere l’ultimo sole della giornata, e delle mie vacanze- sdraiato sul mio scoglio preferito, finalmente libero da bagnanti vocianti e rumorosi; prima di partire per Catania e per proseguire l’avventura universitaria. Però, lo devo ammettere, mi è andata bene. Trovo la facoltà stuzzicante, interessante, in una parola: bellissima. E mi dispiace per te… che non puoi esprimerti come desideri.-
Lidia- Già… allora, e anche oggi, cosa potrei fare? Leggere? Leggo, e tanto: scrivere? Scrivo qualche verso, di tanto in tanto. Teatro? Qui neanche a parlarne. Cinema qualche volta… ballare mai! Cos’altro di devo dire? qui siamo in paese e, se è già difficile realizzarsi, per le ragazze normali, figurati per una come me… con questo corpo da schifo! Altro che impossibilità di realizzazione della propria personalità e delle proprie legittime aspirazioni, come affermi tu, ma mi sarei accontentata di qualcosa di più terra terra, come per esempio lo svago, il divertimento, le feste con gli amici. Ma tu lo sai cos’erano le feste per me? Erano lo specchio della mia mostruosità, che si riverberava nei visi e nelle mani di qualche giovane mal avventurato che aveva l’ardire di chiedermi di ballare. Basta. Ti prego, non voglio fare autocommiserazione. E per cambiare argomento ti proposi di fare il bagno.-
Egidio- Già, e lo facemmo. Ci tuffammo in acqua, e lì si esternò tutta la tua agilità e la bravura: nuotavi come un delfino pazzo di felicità. Correvi veloce, andava sott’acqua, rispuntavi a galla di gambe, oppure con la bocca piena d’acqua che mi schizzavi sul viso. Facevi il dorso, la farfalla, la rana, poi il crowl alla Tarzan di John Weismuller; infine facevi la girandola usando solo la propulsione delle lunghe gambe. Ed io povero animale di terra ferma, ti seguivo pieno di ammirazione, arrancando faticosamente in un pseudo stile libero. E mi stancai, anche se mi divertii. Finchè giunsi vicino alla spiaggia, e, finalmente toccai. Rimasi a lungo lì fermo, a riprendere fiato e intanto tu arrivasti sfarfallandomi attorno irridendomi; poi, infine, nuotando alle mie spalle, repentinamente, ti immergesti passandomi tra le gambe per riemergere proprio davanti al mio viso. Ed io, alla vista di quella ninfa - con quel faccino pulito, fine e bianco - fasciato dai lunghi capelli biondi ricadenti sul dorso, come una giovane Monna Lisa - con gli occhi socchiusi, con le labbra bagnate, lucenti- mi inebriai e ti baciai…-
Lidia- …E io, prima sorpresa, poi esitante, infine partecipe, mi avvinghiai a te, attanagliandoti con le mie lunghe gambe, e premendoti il torace con quei turgidi mezzi limoni…-
Egidio … ed io, preso da frenesia te li strinsi e poi li accarezzai con la mano sinistra, mentre con la mano destra frugai nelle parti più intime del tuo corpo…-
Lidia- … e io reagii con un fremito e un gorgoglio di gola, prendendoti contemporaneamente il pene…-
Egidio- …. Fu allora che vinto, dalle pulsioni, ti abbassai lo slip e ti penetrai...-
Lidia- …. E l’acqua, all’unisono con un mio grido soffocato, subito si colorò di rosa…Fu un amplesso breve, ma intenso: vissuto da me come un miracolo…-
Egidio- … e da mei come una rivelazione…-
Lidia … E il mare, culla della vita, aveva compiuto un altro prodigio: aveva azzerato completamente, per qualche istante, la mia diversità fisica…-
Egidio- … facendoti una novella Venere che scaturisce dalle acque per donare amore all’indegno maschio.-
Lidia- Poi, consapevoli del grave errore commesso, ci staccammo, e in un imbarazzante silenzio, ci dirigemmo verso la spiaggia, prendemmo gli accappatoi, ci asciugammo senza proferire parola: io per il timore di far sfumare quel magico momento, tu, suppongo, per la vergogna di aver sedotto una povera deforme.-
Egidio - Quindi con un laconico: Ciao, ognuno si dirigemmo verso le nostre case… ed ora…ed ora…-
Lidia- Ora, niente! Io te ho voluto comunicare la gravidanza per puro dovere. Ma sappi subito: da te non pretendo nulla e che il bambino nascerà.-
Egidio- Oddio, il bambino…ancora non posso crederci. E di quanti mesi sei?-
Lidia - Tre. E il ginecologo dice che non ci saranno eccessivi problemi, che la gravidanza potrà andare avanti regolarmente e che, se ci dovesse essere qualche difficoltà, essa potrebbe presentarsi solamente al momento del parto. Ma è fiducioso.-
Egidio - E io? Cosa dovrei fare?-
Lidia - Tu nulla, hai già fatto tutto quello che c’era da fare. In un solo spasimo mi hai fatto rinascere, sia pure per pochi e fugaci attimi, e hai dato vigore alla mia inutile vita, donandomi uno scopo, un significato, un motivo nobile per il quale vivere e lavorare: il bambino, con la sua gestazione, la sua nascita, la sua crescita, il suo avvenire.-
Egidio - Accidenti, lo hai fatto già maggiorenne.-
Lidia - Certamente lo diventerà e con tutte le carte in regola: sarà bello come te, colto come me, e avrà il suo avvenire nella fabbrica di famiglia. Perchè da oggi ho detto a mio padre che intendo occuparmi dell’Azienda - che sarà un giorno del mio bambino.-
Egidio - Del… tuo bambino?-
Lidia - Si, del mio. Tu sei solo il fattore biologico: io da sola lo avrò. Quindi niente matrimonio riparatore, niente riconoscimento anagrafico, niente intromissioni tue nella nostre vite.-
Egidio - Ma allora?-
Lidia - Allora nulla! Come ti ho già detto, te l’ho fatto sapere solamente per dovere: però tu quando vorrai lo potrai vedere, venendomi a trovare da vecchio amico, e basta!-
Egidio - Non vuoi che t’aiuti, che me ne occupi?-
Lidia- Non ho bisogno d’aiuto, ti ringrazio. E, penso, che da sola ce la farò a provvedere ai suoi bisogni e di tutte le sue necessità. Economicamente non ho problemi, e la mia vita sarà sua. Meglio di così.-
Egidio - Capisco. Ti capisco. Adesso non so se chiederti scusa per quello che è successo o rallegrarmi per l’avvio della tua nuova esistenza.-
Lidia - Rallegrati Egidio, rallegrati. Io e Bruno te ne siamo già grati.-
Egidio - Si chiamerà Bruno?-
Lidia - Si, e sarà l’unico legame tra di noi: tu sei bruno, lui si chiamerà così. Dovere fatto, ora addio.-
Egidio- … addio…-
Lidia esce. Entra Argenta, è appena alzata dal letto.
Argenta – Ti ho sentito parlare, chi era?-
Egidio- Era… era… Beh, tanto vale che te ne parli: Era Lidia.-
Argenta- Lidia… Lidia…-
Egidio – Lidia Coppi. La ragazza di Pozzallo, te lo ricordi? Te ne parlai.-
Argenta- Si, si ricordo… e cosa voleva?-
Egidio- Nulla.-
Argenta- E va bene, vuol dire che mi prendi per un’imbecille.-
Egidio- Ma sono fatti miei, privati, privatissimi.-
Argenta- E io, dei fatti miei privati, privatissimi, non te ne resi partecipe?-
Egidio- Volontariamente.-
Argenta- Ah, ho capito. Ho capito, sei il solito maschilista siciliano incallito.-
Egidio- (conciliante) Dai, non litighiamo. Certo, te ne accennai quando ci mettemmo insieme che con Lidia c’era stata qualcosa, ma, trattandosi della ragazza che è…insomma, della sua lieve…macchè lieve! Della sua deformità, mi sembrava d’aver commesso un grave delitto…-
Argenta- … e in effetti lo era.-
Egidio- Già! Ma lo feci per amore e con amore, insieme alle circostanze che propiziarono l’amplesso.-
Argenta – E bene, non devi certo scusarti con me…Anch’io feci quello che feci in contrasto con i miei parenti e contro i ben pensanti del mio paese: Agira. Terra per me amara!-
Egidio- Non t’agitare, adesso qui in città noi due stiamo benissimo, stiamo studiando, stiamo creando il nostro avvenire e forse forse anche una nostra famiglia.-
Argenta- Hai ragione! Ma a me brucia ancora la gogna che mi arrivò addosso… e che? Avevamo ucciso qualcuno, io e mio zio? Eravamo quasi coetanei … due ragazzi…pieni di vita e con gli ormoni alle stelle...-
Egidio -… e successe ciò che successe e che non doveva succedere.-
Argenta- E qui ti sbagli! Perché non successe tutto quello che doveva succedere. Successe, purtroppo, una sola piccola parte…almeno avessimo fatto quello che facesti tu. (torcendosi le mani) Sai? Tutto successe perchè mia madre era la prima di otto figli, e che mia nonna, partorì l’ultimo figlio quasi un anno prima della mia nascita. Quindi, zio e nipote eravamo quasi coetanei. E come tale, io e Gino crescemmo: frequentammo la stessa scuola, la stessa classe, gli stessi compagni e, poi da adolescenti, le stesse amicizie nella stessa comitiva. E il nostro affiatamento, con gli anni, aumentava sempre più, come pure l’affetto…-
Egidio- …Poi, un bel giorno, non si sa come, tra voi due sbocciò l’amore con il classico bacio galeotto...-
Argenta- Già! E da allora, per timore del giudizio degli amici e della severità bigotta dei parenti, tenemmo ben nascosta la nostra, ancora innocente relazione, riuscendo a non insospettire nessuno. (pausa) Ma , si dice, quando il diavolo ci mette lo zampino… e lo zampino non ce lo mise il cattivo diavolo, parato da parroco della chiesa madre…-
Egidio- Che vi scoprì!-
Argenta- …per puro caso… su suggerimento del demonio…(pausa) Noi avevamo scoperto una nicchia dietro l’altarino di San Sebastiano, e, quando c’erano le prove del coro, approfittando delle pause, ce la svignarsela per qualche minuto nel nostro nascondiglio per intrattenerci in effusioni amorose. Ma una volta, mettendo in atto, come al solito, la nostra strategia, raggiunto il rifugio, si immedesimarono e si estraniarono talmente, baciandosi, accarezzandosi, assaporando gli spasimi dei nostri sessi, che perdemmo la nozione del tempo. E quando, tornati in noi, uscendo dalla nicchia, cercarono gli altri compagni, si accorgemmo che erano rimasto soli e, per di più chiusi dentro la chiesa. Infatti il buon Parroco, dietro suggerimento di chi so io, temendo una eventuale intrusione di ladri o vandali, non contento di chiudere il portone della chiesa a chiave, ci metteva anche un grosso chiavistello esterno, con tanto di occhielloni e serratura all’antica. E fu la trappola: Li ci trovò l’indomani lo stesso Parroco, quando alle sei di mattina aprì la chiesa per la messa mattutina e ci vide rannicchiati, spaventati e infreddoliti, dentro un confessionale. E frittata fu!
Dopo lo scandalo, per i vincoli di sangue, non ci fu consentito di sposarci, cosicchè, come ultima risorsa, fu deciso di allontanarci dal paese: Gino entrò nell'Accademia dell’Esercito, a Modena, mentre io fui mandata in città, presso un pensionato femminile, a fare l’Università e, possibilmente, a dimenticare la storia. –
Egidio- Ma il pensionato non lo vedesti mai, perché trovammo questo appartamentino e ci sistemammo da…buoni amici…-
Argenta- …finchè, anche qui, il diavolo non ci mise la coda. E ci trovammo a letto insieme a mugolare, a sospirare, a godere, a gridare tutta la nostra libidine.-
Egidio- Che bella storia che hai saputo raccontare, non per niente fai lettere.-
Argenta- Ed ora dopo aver rivangato la mia storia, potresti dirmi che succede tra te e Lidia?-
Egidio – Succede che Lidia è incinta, e il padre putativo sarei io.-
Argenta- E lo sei?-
Egidio- Temo di si.-
Argenta- Temi? E perché? Hai dubbi?-
Egidio- Nessun dubbio. Figurati…Temo perché sono impreparato a tutto. Anche se lei…-
Argenta- … Anche se lei?-
Egidio- Anche se lei si è assunto tutto l’onere della gravidanza e del futuro allevamento del bambino.-
Argenta- E tu?-
Egidio- Io sarei solo il fattore biologico.-
Argenta- Ed hai accettato?-
Egidio- E cos’altro potevo fare? Ha rifiutato qualsiasi aiuto da me, sia economico, che assistenziale. Al futuro del bambino vuole pensarci lei.-
Argenta- Ed è nelle sua capacità?-
Egidio- Lo è! Sia economiche, di carattere, che educative. Figurati lo ha già destinato alla direzione della Azienda paterna… e …-
Argenta- … e? –
Egidio- E ha deciso persino il nome: Si chiamerà Bruno.-
Argenta- Mizzica che tipetto.-
Egidio- E’ in gamba. Sono sicurissimo che raggiungerà tutti i traguardi che si propone.-
Argenta- E allora brindiamo alla tua paternità biologica.-
Egidio – (malinconicamente) Brindiamo.-
Atto II
Il soggiorno è più grande, ed è quello di Egidio Signini, quarantenne, commissario capo, e di Argenta, la professoressa Albani, e il figlioletto Salvo, che fa la prima media.
Siamo vent’anni dopo i fatti del primo atto.
Sono le otto del mattino, in famiglia fa colazione e ci si prepara ad andare al lavoro.
Argenta- Oggi vado io a prendere il bambino a scuola . –
Egidio- (scorrendo un giornale) Grazie, cara, mi togli un fastidio…oggi sarà una giornata campale in commissariato.-
Argenta- Non sarà una retata?-
Egidio- No, saranno scartoffie, ma vanno fatte. Eppoi ci sarà l’immancabile visita all’ufficio del Questore.-
Argenta- Non ne scampi una…-
Egidio- Già. Lui, dice che ha bisogno del mio conforto per alcune decisioni importanti.-
Argenta- E si becca tutto il merito dei risultati.-
Egidio- Ubi major…-
Argenta- …Minor assuppa!-
Argenta indossa il cappotto, prende Salvo per mano e escono.
Argenta- Ciao caro, a dopo.-
Salvo- Ciao papà.-
Egidio- Ciao e fai il bravo a scuola.-
Salvo- Ecco, la mia condanna ad essere il figlio di un pezzo grosso e sbirro.-
Argenta- Ma guarda come parla a suo padre . Vergognati!-
Egidio- Lascia perdere Argenta, lui scherza. Vero che scherzi col paparino?-
Salvo- (facendogli il gesto di marameo con la mano sul naso, imita il padre) Vero paparino.-
Argenta- (strattonandolo) Andiamo, che è meglio. Ciao Egidio.-
Egidio. Ciao, ciao.-
Egidio, sparecchia, si mette la cravatta, canticchiando, e indossa la giacca, pronto per uscire. Suonano alla porta.
Egidio- (aprendo) Chi è?-
Alla porta c’è ferma una ragazza di circa vent’anni, con uno zaino sulle spalle e un borsone in mano.
Ragazza- Ciao, sono Bruna.-
Egidio- Bruna? E chi sarebbe? e cosa desidera?-
Bruna- Sono Bruna, tua figlia.-
Egidio- Mia figlia? Ma io non ho una figlia.-
Bruna- Ah, già, dimenticavo, tu ti aspettavi Bruno. Ma fa nulla, ti perdono.-
Egidio- Sei Bruna… la figlia… di Lidia?-
Bruna- La figlia di Lidia e tua, se non ti dispiace troppo…papà.-
Egidio – (facendosi da parte) Entri… s’accomodi…-
Bruna- (entrando a fatica dato l’imbarazzo dello zaino) Visto che ci siamo presentati, ti chiedo se puoi ospitarmi, sai, sono matricola in economia e commercio…e ,se non ci sono problemi, vorrei abitare con te. Posso?-
Egidio- (ancora sotto shock , balbettando) Pro…problemi? Che proble…mi, mia figlia? Non posso crederci…ma sei sicura? No, non rispondermi… Lidia… come sta?-
Bruna- Sta benone. Si è un pochettino ingrassata, ma sta benone. E tu come stai? Che cosa fai? Hai messo su famiglia? Hai figli?-
Egidio- Sua madre precisa: Una montagna di domande contemporaneamente. (pausa) Adesso fammi riprendere dallo sbalordimento, e poi ti risponderò.-
Bruna- Ma puoi ospitarmi?-
Egidio- Penso di si…-
Bruna- Allora telefono subito a Lidia. (prende il telefonino e parla con la madre) Sono arrivata… si è rimasto di sasso…certo è ancora un bell’uomo… no, non so se ha famiglia, gliel’ho chiesto, ma vuole tempo per rispondere. Dev’essere un metodico: una cosa per volta. Si, ti farò sapere… certo che te lo saluto. A dopo. (a Egidio)Ti saluta Lidia.-
Egidio- (ancora con la bocca aperta per lo sbalordimento) Grazie, ricambia.-
Bruna- (con decisione) Alla prossima, ormai. –
Egidio- Sicchè saresti…sei Bruna…mia figlia…però, sei bell’è cresciuta. Quanti anni hai?-
Bruna- Diciannove. Ma tu devi ancora rispondere alle mie domande di prima. Dunque, come stai?-
Egidio- Benone, fino a cinque minuti fa.-
Bruna- Balle! Cosa fai per vivere?-
Egidio- Lo sbirro. Sono Commissario Capo della polizia di Stato.-
Bruna- Caspita! Hai famiglia?-
Egidio- Moglie e un figlio. Soddisfatta? Guarda che questo è un avvenimento unico. In genere le domande le faccio io.-
Bruna- Può capitare l’inverso, a volte. Allora, dove mi sistemo? (si guarda attorno)-
Egidio- Non saprei ancora, dobbiamo parlare con Argenta. Ma troveremo una sistemazione adeguata…-
Bruna- Argenta? E’ tua moglie?-
Egidio- Si.-
Bruna- Ha un bel nome (gesto di apprezzamento). E quanti anni ha?-
Egidio- Siamo coetanei.-
Bruna- E tu quanti ne hai?-
Egidio- Una ventina più di te.-
Bruna- Bene. Presentazioni fatte. Ora passiamo alla parte logistica. Dov’è il bagno?-
Egidio- Da quella parte (fa cenno a destra della scena). Però, sai, adesso dovrei andare al lavoro. (guarda l’orologio) Sono già in ritardo.-
Bruna- E che problemi ci sono? Vai pure mezze maniche. Io mi saprò arrangiare da sola. Ciao ciao. (esce)-
Egidio- (rimasto di sasso) Ma guarda un po’ questa qui. Tutta sua madre, spaccata! (esce dalla comune).
Intanto si senta cantare. E’ Bruna che canta nella doccia. Poi mette un po’ di musica –forse col telefonino- e continua a trafficare nel bagno. Poi entra in scena fasciata da un accappatoio rosa, e si mette a sparpagliare gli indumenti contenuti nello zaino in cerca di qualcosa da indossare. Apre pure il borsone e rovescia il contenuto sul sofà. Infine, insoddisfatta da quello che ha trovato, fruga nei cassetti di un cassettone in cerca di qualcosa, che poi infine trovata, se ne rientra nel bagno . Poco dopo si apre la porta d’ingresso.
Argenta- (davanti all’uscio, a Salvo) E non me lo potevi anche dire prima che facevate ponte, no?-
Salvo –L’avevo dimenticato…-
Argenta – E’ che non stai attento a quello che ti dicono le maestre. Mi stai facendo perdere un’ora di lezione…(poi guarda il braccio col quale Salvo indica il disordine nella stanza) Oddio! I ladri! Non entrare! Chiamo papà! (esce e socchiude lentamente la porta, ma nel frattempo rientra Bruna, sempre in accappatoio. Argenta si blocca, poi entra e grida).
Argenta- Ma tu che fai a casa mia? Chi sei?-
Bruna- (con calma, scegliendo un paio di mutandine, guarda Argenta e si presenta) Ciao, sono Bruna.-
Argenta- (rimane immobile a bocca aperta) E chi saresti?-
Bruna- Immagino che tu sia Argenta. (Argenta annuisce) Io sarei la tua figliastra, e figlia naturale di Egidio. (con indifferenza)-
Argenta- (che sta realizzando) Tu saresti, tu sei la figlia di Lidia?-
Bruna- Bingo!-
Argenta – E cosa ci fai qui? E questo disordine? E Egidio lo sa?-
Bruna- Dunque: Egidio lo sa. O per lo meno lo ha saputo mezzora fa. Il disordine, come lo chiami tu, è dovuto che non trovavo…questi (mostra le mutandine) E cosa ci faccio qui, a casa di mio padre? Ci abiterò per cinque anni, quanti sono gli anni accademici del corso di Economia e Commercio. Punto. E ora tocca a me: Com’è bello questo fratellino, come ti chiami gioia?-
Salvo- Mamma, perché mi dice gioia e mi chiama fratellino?-
Argenta- Te lo spiego dopo.-
Bruna- Brava, sei perspicace e reattiva. Mi piaci. E ora dimmi, dove tieni le pillole anticoncezionali?-
Argenta- Ma, ma, non potresti chiedermelo in privato? Eppoi che pretese sono queste? –
Bruna. Ohi, ohi, iniziamo maluccio…Ricominciamo daccapo: Cara Argenta, mia mammina acquisita, dovresti sapere che alle ragazze servono certi strumenti chimici per non incappare nell’errore che fece mia madre con papà?-
Argenta.- Certo che si. Ma tutta questa urgenza, non potevi aspettarmi che rientrassi da scuola?-
Bruna- E quando? alle 14, suppongo? E io ho preso un appuntamento con un mio collega per le undici. Allora? c’era o non c’era l’emergenza? E che ne sapevo che saresti ritornata subito?
T’avrei senz’altro aspettato. Uffa come siete complicati e metodici voi due.-
Argenta- Vuoi dire io e Egidio?-
Bruna- E mi pare. Ed ora, se non ti dispiace e per evitare futuri ingombramenti, fammi vedere dove dormirò.-
Argenta- (in imbarazzo) Dove dormirai? E che ne so. Ne parlerò con Egidio…vedremo…-
S’apre la porta e entra Egidio con la pistola in mano.
Egidio- Fermi tutti. Mani in alto!-
Argenta- Ma piantala babbeo.-
Bruna. Rifallo, come sono emozionata.-
Salvo- Sei forte papà: Hai arrestato tua moglie, tuo figlio e questa qui, che dice d’essere mia sorella.-
Egidio- (sbigottito e confuso, ad Argenta) Ma non mi avevi detto che c’erano i ladri in casa?-
Argenta –Peggio! C’è un uragano in casa. Guardati attorno.-
Egidio- Ma cosa è successo?-
Bruna- Niente, Argenta fa la drammatica. Cercavo queste e, poi le pillole…-
Argenta- …per la pressione…(facendo gesto a Bruna di tacere in presenza di Salvo)-
Egidio- Va bene, sarà per quello che volete, ma il casino c’è ugualmente.-
Salvo- (indicando Bruna) E’ stata lei!-
Bruna- Incominciamo bene, spione.-
Argenta- E visto che ci siamo, caro Egidio, sbroglia questa matassa: dove la facciamo dormire? (indica Bruna)-
Egidio- Troveremo una sistemazione, ci sono sempre le soluzioni…infine una casa ha la capienza di quanto vuole il padrone.-
Bruna- Bravo paparino.-
Salvo- Paperino lo chiamo io, capito?-
Bruna- (finta spaventata) Ma certo fratellone…è tutto tuo il paparino, e per me sarà papone, contento?-
Argenta- (a Egidio) E allora?-
Egidio- (incantato a guardare Bruna) Allora cosa?-
Argenta- (notandolo) Allora dove la mettiamo?-
Bruna- Mettiamo? E cosa sono un sacco di patate?-
Argenta- Scusa, scusa.-
Bruna- Così va bene.-
Egidio- (tornando in se) Certo… certo, si potrebbe sistemare con Salvo, nella sua stanzetta …-
Salvo- Non se ne parla. Io con una femmina, mai!-
Egidio- Potrebbe essere… ma forse sarebbe meglio se dormisse qui, sul sofà. Che ne dici Bruna?-
Bruna- (facendo spallucce) Per me…-
Argenta- Dio ce ne guardi! Vedi da te il casino che ha combinato in un’ora che sta qui.-
Bruna – Intanto che voi decidiate, io vado di là a vestirmi. (esce)-
Egidio- Ma l’hai visto quant’è bella? Ha preso il visino dalla madre e il corpo forte da me. E’ meravigliosa.-
Argenta- Si, è una bella figliola. Ma un pochetto ingombrante.-
Egidio- E’ giovane, piena di vita. E tu dovresti saperlo, le tue liceali non sono forse spigliate e disinibite come lei?-
Argenta- E’ vero. Ma, con noi, ci sarà sicuramente un problema di convivenza, se non troviamo una soluzione adeguata.-
Egidio- Ci sono! Faremo così: Tu dormirai in camera da letto con Salvo, io nel sofà e Bruna nella stanzetta. Che ne dici?-
Argenta- (con sopportazione) Dico che per qualche notte, potrebbe essere anche una buona idea. (sottolineando la frase) Ma per cinque anni è un’idea balorda!-
Egidio- Insomma… dovremmo trovarla sta soluzione, mica la posso mandar via. E’ mia figlia, perbacco.-
Argenta- Egidio, parliamoci chiaramente: io di storia non ne ho mai voluto sapere, né la vorrei sapere ora. Però capisco anche che essendo suo padre non puoi mandarla via. Ed ecco allora cosa ci vuole per la nostra armonia famigliare: una soluzione adeguata.-
Egidio- Ed adeguata sia…. Quale?-
Argenta- Per adesso non saprei. Vediamo più in là. Che ne dici se, nel frattempo, le proponessimo di dormire sul sofà?-
Egidio- Ma non l’hai già scartata questa ipotesi?-
Argenta- Ed è tornata in campo…almeno per ora…può anche darsi che non sia poi quella disordinata che ha mostrato d’essere.-
Egidio – D’accordo. –
Rientra Bruna, indossa jeans attillati e una camicetta bianca trasparente.
Bruna- Come sto?-
Egidio- Da dea.-
Argenta- Stai benissimo, cara.-
Salvo- Ma si vedono le tette!-
Bruna- (ironica) Ma davvero?-
Egidio- Beh, il bambino ha ragione, sei troppo… vistosa…-
Bruna- Nel senso che faccio vedere troppo?-
Argenta- Non troppo, quanto basta per vedere e non vedere.-
Egidio- Ma più vedere che non vedere.-
Bruma- (finta scandalizzata) Vuoi che mi cambi?-
Egidio- No, ma che almeno indossassi il reggiseno.-
Bruna- E chi lo ha mai portato.-
Argenta- (quasi tra se) Beata te. (poi forte) Potresti indossare una camicetta meno sottile, o una maglietta non aderente.-
Bruna- Dimenticate che vado ad un appuntamento con un ragazzo, non col parroco del paese.-
Salvo- A me piace così.-
Bruna- Ecco la bocca della verità. Fratellino, noi due andremo d’accordo.-
Egidio- (con un certo imbarazzo) Scusate l’interruzione, ma dovrei ritornare in commissariato. Ci vediamo a pranzo. Ciao a tutti.-
Argenta- Ed io dovrei tornare immediatamente a scuola, (guarda l’orologio) Tra quindici minuti ho lezione. Ciao Bruna. ( a Salvo) E tu fai il buono e fatti i compiti. Ciao tesoro. (lo bacia ed esce).
Bruna- (guardando Salvo) Senti Salvuccio, adesso dovrei uscire anch’io; tu fai quello che mamma ti ha detto di fare, e non uscire di casa.-
Salvo- E perché?-
Bruna- Perchè io non ho le chiavi di casa. E non so quando tornerò. E tu dovrai aprirmi.-
Salvo- Mi stai chiedendo di farti da complice o da palo?-
Bruna- No, ti sto dicendo di non fare il figlio…di…di…un poliziotto.-
Salvo- Tu vai ad un appuntamento con un ragazzo, lo so!-
Bruna- (finta scandalizzata) Ehi, che sei geloso, per caso?-
Salvo- Sono o non sono tuo fratello? Dunque devo controllarti.-
Bruna- E perché?-
Salvo- Perché nei film di Montalbano, i fratelli controllano le sorelle.-
Bruna- Ma certo, hai ragione…facciamo così: tu non sai dove vado e io non ti dico con chi. Ci stai?-
Salvo- (disorientato) Ci… ci sto, ma sento che mi stai fregando.-
Bruna- (chinandosi e baciandolo in fronte) Che fratello meraviglioso. Ciao, a dopo. (esce)-
Salvo- Quella mi ha fregato. Ha ragione papà quando dice che le donne ne sanno una in più del diavolo. Bah, forse è meglio che mi vada a fare i compiti. (esce)
Atto III
Stessa scenografia del precedente atto. Ma c’è più ordine nel saloncino. Sono trascorsi diversi giorni dall’arrivo di Bruna.
In scena ci sono Argenta e Egidio.
Argenta- Avevi proprio ragione, l’uragano si sta placando (riordina qualcosa)-
Egidio- Credo che le telefonate con Lidia abbiano fatto effetto.-
Argenta- Non sapevo che ne avessero parlato.-
Egidio- Neppure io. Poi casualmente una volta ero presente ad una loro telefonata e Bruna mi ha passato Lidia per salutarci, cosicchè l’ho saputo.-
Argenta- Lidia ci sa fare con Bruna.-
Argenta- Credo che ci sappia fare un po’ con tutti. La sua Azienda cresce ed è sempre più florida. Speriamo che Bruna, una volta laureata e inserita nella ditta, non sfasci quello che la madre ha costruito.-
Argenta- Mi sembri un pochino pessimista sulle capacità di tua figlia.-
Egidio- No, ma che dici, io sono fiero di lei. Ma mi sono reso conto che Lidia è imbattibile in affari, e non vorrei che il talento di Bruna non fosse all’altezza di quello della madre. Solo questo.-
Argenta- E’ ancora giovane, pensa a divertirsi, ma so che segue regolarmente le lezioni, e che studia con un gruppo di colleghe, nella biblioteca della Facoltà.-
Egidio- Tutta sua madre: secchiona! (pausa) Oggi a che ora viene in casa?-
Argenta- Mi ha detto verso le 19, insomma in orario per la cena.-
Egidio- S’è messa in riga con i nostri tempi.-
Argenta- E mi pare, da ragazza intelligente…-
Egidio- Argenta, sono fiero di lei e di te.-
Argenta- E io cosa c’entro?-
Egidio- C’entri e come! Stai gestendo la vicenda con molta saggezza.-
Argenta- (schermendosi) Ma ti pare…(suona il suo telefonino) Scusami, c’è una chiamata… Pronto? Chi? Gino? Gino!!! Ma da dove vieni fuori! Sei in città? Magnifico, allora vienici a trovare… si l’indirizzo è esatto. Sai che gioia! Veramente…no Egidio sarà contentissimo. Vieni, vieni… alle 20? Benissimo ti aspettiamo. A dopo. Ciao, ciao, ciao. (a Egidio) Era Gino.-
Egidio- Gino… tuo …zio?-
Argenta- Esattamente. Si trova in città, e vuole vederci. Che bello, dopo tanto tempo…-
Egidio- (ironico)Anche me? Che bellezza…-
Argenta- Non mi sembri entusiasta.-
Egidio- Cosa vuoi, un po’ di gelosia l’avrei, mi pare naturale.-
Argenta- Dai, non fai il sicilianazzo. Ormai è acqua passata…Eppoi Gino è sposato.-
Egidio- Sposato? E chi te l’ha detto?-
Argenta- Credo che tu ti sia dimenticato che ho ancora dei parenti ad Agira… coi quali a volte mi sento.-
Egidio- L’avevo scordato…(tra se) e speriamo bene. (poi a Argenta) Ma ci pensi? Questo è il mese delle novità: prima sbuca al nulla mia figlia, adesso viene fuori un fantasmino del passato.-
Argenta- E dalle!-
Egidio- Scusami. Non volevo sottolineare, nulla di malizioso. Solo mi riferisco alle novità che animano la nostra famiglia… da un po’ di tempo in qua…-
Argenta- Meglio della monotonia…-
Argenta- Perché il nostro matrimonio è monotono?-
Argenta- Un pochino lo è. Sai le abitudini, le assuefazioni…-
Egidio- …il lavoro, gli impegni… il bambino.-
Argenta- Già. Ma, in fin dei conti, nessuna crisi…almeno fino ad ora.-
Egidio- E speriamolo…-
Arriva Bruna.
Bruna- (Lanciando le chiavi sul mobiluccio) Ciao a tutti.-
Egidio- (rianimandosi) Ciao secchiona, come va?-
Argenta- Ciao Bruna.-
Bruna- Va tutto a gonfie vele.-
Egidio- Con lo studio o con il tuo ragazzo?-
Bruna. Lo studio. Poi quello non è il mio ragazzo.-
Argenta- Ma se già ci esci da quindici giorni.-
Bruna- E sono stati quindici giorni sprecati! Cavolo!-
Argenta- C’è aria di crisi in giro…-
Bruna- No, calma, calma totale! L’ho mollato!-
Egidio – E hai fatto benissimo. Uno sfigato fuori corso che fa la posta alle matricole, ma dove siamo…-
Argenta- Nel duemila Egidio, nel duemila.-
Egidio- Già, nel duemila.-
Bruna- Ma dai, di cosa parlate? L’agguato alle matricole c’è stato sempre. –
Argenta- Ha ragione, te ne sei dimenticato?-
Egidio- Ma si…(imbarazzato) ma si, è che, è che…-
Bruna- Ok, fine del dramma. Vado a farmi una doccia… (ad Argenta) ce l’ho il tempo prima di cena?-
Argenta- Hai tutto il tempo che vuoi. Ah, fatti bella, avremo un ospite a cena.-
Bruna - (bloccandosi) – E chi sarebbe?-
Egidio- Niente, un suo zio…-
Bruna- Ah, credevo.-
Argenta- Tu fatti bella lo stesso.-
Bruna- Che gente…(fa cenno con le dita alla tempia, per dire: spostati).-
Argenta- E adesso cosa faccio? Cosa preparo per cena? Non ho nulla di speciale in casa… dovevamo andare a fare la spesa…oddio, non vorrei fare una figuraccia con Gino.-
Egidio- Riversiamoci verso il sicuro facile: le pizze.-
Argenta- Forse hai proprio ragione. Le ordineremo poi. Intanto apparecchiamo.-
Armeggiano con le stoviglie, intanto s’ode la musica che proviene dalla doccia. Entra Salvo.
Salvo- Mamma ho fame.-
Argenta- Pazienta ancora un pochino.-
Salvo- Ma io –ora- ho fame!-
Egidio- E trattienila per una mezzora ancora.-
Salvo- Ma com’è possibile che uno studente…-
Argenta-…uno scolaro…-
Salvo- …uno scolaro sgobba sui libri, brucia carboidrati, spreme energia, e poi per fare i regolari rifornimenti deve aspettare i comodi degli adulti. E’ un’ingiustizia bella e buona. (se ne rientra nella sua camera)-
Argenta e Egidio si guardano stupefatti.
Egidio- Ma guarda questo moccioso…-
Argenta- Tutto suo padre.-
Suonano alla porta.
Argenta- E’ Gino.-
Egidio- E vai ad aprire.-
Argenta- Sono bloccata. Le gambe non mi funzionano.-
Egidio- Anche questa… vado io. (va ad aprire)
Sulla porta c’è Gino, 40 anni circa, un bell’uomo. Veste bene. Porta una cappello floscio che gli sta a perfezione. Tiene in mano un mazzo di fiori, con una mano, e con l’altra una scatola di dolci; in bocca ha un sorriso radioso.
Ginio- Buona sera, sono Gino, tu sei Egidio, suppongo.-
Egidio- Buona sera. Lo sono (tra se) che perspicacia. Accomodati. Argenta, c’è tuo zio (rimarcandolo).-
Argenta- Gino caro (corre ad abbracciarlo)-
Egidio- (tra se) Ora le gambe le funzionano eccome!-
Gino- Carissima, ma come sei bella.-
Argenta- Come stai bene … fatti vedere meglio (si scosta)-
Egidio- ( sempre tra se, guardandosi) Certo io indosso uno straccetto di vestito da commissario in incognito…-
Argenta- Vieni siediti, dammi il cappello.-
Gino – (tende il cappello, porge la scatola coi dolci, ma ha anche i fiori che le offre. Gag di Argenta con i due oggetti e i fiori)-
Egidio- (andandole in aiuto) Dai qualcosa anche a me. (Argenta gli porge il cappello, ma Egidio lo rifiuta e prende la scatola dei dolci) Questi mi piacciono di più.-
Argenta- Accomodiamoci qui (siede sul sofà) E dimmi come stai? Sei stato trasferito qui? E tua moglie dov’è?-
Gino- Andiamo per ordine: Mia moglie non c’è, abbiamo divorziato cinque anni fa; Sto benone da scapolo; e sono stato assegnato in qualità di Vice Comandante alla caserma Sammaruga.-
Argenta- (esultante) Magnifico, è vicinissima. (poi ravvedendosi)Beh, mi dispiace per il fallito matrimonio.-
Gino- Cose che capitano. E voi come state? Vedo bene. E tu Egidio, cosa fai?-
Egidio. Faccio il commissario capo e sbirro della polizia di stato.-
Gino- Perché anche sbirro?-
Egidio- Vallo a dire a Salvo, nostro figlio.-
Gino Avete un figlio, ma è magnifico.-
Argenta- (alzandosi) Te lo faccio conoscere. (esce)-
Egidio- Sai i suoi compagni mi chiamano così…sicchè lui…-
Gino- Ma è bello questo rapporto tra padre e figlio…-
Egidio- (tra se) e spirito santo, amen.-
Rientra Argenta con Salvo, saluti e complimenti a soggetto da parte di Gino. Salvo tende solo la mano e dice.
Salvo- Buonasera, signore.-
Argenta- Questo signore è mio zio, quindi anche il tuo. Dagli un bacino.-
Salvo- (guardandola di traverso) Un bacino? Ma che sono lattante? Io sono un ometto. Do la mano e basta. E ora, se volete scusarmi devo continuare a studiare.- (esce)
Egidio- A questo punto, in qualità di padre, dovrei intervenire…-
Gino- Ma lascia andare, è un ometto che sa il fatto suo. Vedi da noi ci sono certe reclute alle quali il vostro Salvo, darebbe una lezioncina di virilità.-
Argenta- E’ un bravo bambino che gioca a fare l’adulto.-
Entra Bruna. E’ vestita elegantemente con un abito che le fascia il corpo perfetto, Profumata, lieve trucco agli occhi e alle labbra. E’ una dea. Dai presenti si ode una lieve esclamazione di stupore, di meraviglia, d’ammirazione.
Egidio- E questa è Bruna, mia figlia.-
Gino. (alzandosi impacciato) Fortunatissimo signorina…-
Argenta – Gino è mio parente.-
Bruna- (guardandolo attentamente) Molto lieta, io sono Bruna.-
Gino- ( ad Argenta e Gino) Non sapevo che avevate anche una figlia così affascinante.-
Argenta- Veramente è figlia di Egidio (sguardo interrogativo di Gino) avuta da una relazione prima che ci conoscessimo.-
Gino- (a Egidio) Ma è favolosa… scusami. Ma non posso trattenermi dal dirlo…-
Bruna- (che aveva seguito tutti i dialoghi attentamente) E non trattenerti… caro...-
Argenta- Gino, si chiama Gino, ed è mio zio.-
Bruna- (guardando attentamente Gino) Gino. ma quanti anni hai?-
Gino- Sono quaranta a maggio. E sono suo zio per via di mia madre che fece otto figli, e mi mise al mondo per ultimo…-
Argenta- Mentre mia madre era la prima…-
Bruna- Ho capito! Bene, si mangia?-
Argenta- Ecco, avremmo pensato di ordinare delle pizze.-
Bruna- Vada per le pizze.-
Gino- Io proporrei di andare a mangiare fuori… certo, magari in pizzeria… così non diamo disturbo a Argenta…-
Bruna- Magnifico.-
Argenta- Ecco… non saprei… per me sarebbe un piacere…-
Egidio.- Ma si, vada per la pizzeria.-
Argenta- Bene, vado a cambiarmi. (esce)
Gino-( facendo atto di alzarsi e offrendo dei dolci) Bruna… che bel nome, ti posso offrire uno cioccolatino?-
Egidio- (facendogli il verso, tra se) Ti posso offrire uno cioccolatino? Com’è romantico.-
Bruna – (sedendosi accanto a Gino) Grazie, ne prendo uno…questo, eppoi questo e quest’altro.-
Egidio- Stai attenta che ti potresti stro… ti potresti stroncare l’appetito.-
Bruna- Ma no. (civettando) A me piacciono i dolciumi. Grazie Gino sei un vero cavaliere.-
Egidio- (non potendone più) E allora vuol dire che l’appetito me lo sto spezzando solo io… vedendovi...così cinquettanti…-
Gino- (a Bruna) Hai dei denti bellissimi.-
Bruna- (sorridendo) Grazie.-
Gino- (a Bruna, guardando Egidio) Certo che come bellezza avrai preso tutto da tua madre.-
Egidio- Anche questa?-
Bruna- Certo, mia madre, ma anche dal mio papone… vedilo bene: E’ ancora un fustone attraente.-
Egidio- (falsamente schermendosi) Ma ti pare.-
Gino- Certo, qualcosa c’è.-
Egidio- E meno male.-
Rientra Argenta, vestita elegantemente.
Argenta- Sono pronta, come sto?-
Egidio- Sei bellissima.-
Gino- Meravigliosamente bella.-
Bruna- Mammina, mi vuoi fare concorrenza? Sei Fa- vo- lo- sa.-
Argenta- Grazie, ma ora basta coi complimenti. Andiamo?-
Egidio- E Salvo?-
Argenta- Oddio, mi ero dimenticata di lui. Vado a chiamarlo. (esce)-
Egidio- Le donne...-
Gino…- e già, se non ci fossero bisognerebbe inventarle.-
Egidio- (ironico) Ma davvero?-
Gino- (che non ha afferrato l’ironia) Sicuro, sicurissimo.-
Bruna- (che ha capito suo padre) Beh, ognuno le apprezza come sente di fare…-
Gino- (esultante) Ben detto, cara.-
Egidio- (contrariato) Vado a prendermi la giacca.(esce)
Gino- (prendendo la mano di Bruna) Bruna, stasera tu sarai la mia dama.-
Bruna- E tu il mio cavaliere…(china la testa timidamente)-
Gino- (facendosi più audace le prende l’altra mano e le bacia) Come sono sottili le tue dita… mano da pianista…-
Argenta sta per entrare, ma vede la scena e resta sulla soglia a sbirciare. Dall’altra porta Egidio fa lo stesso. Fra i due interviene un dialogo muto a distanza, come di dire, la prima: come sono carini, come tubano; il secondo: Ma che schifo, che stucchevolezza, che stronzate. Poi, infine entrano in scena. I due piccioncini si contengono un pochino.
Argenta- Io sarei pronta, ma ho qualche difficoltà con Salvo: Non vuole venire con noi.-
Bruna- (alzandosi) Gli vado a parlare io.-
Argenta- No, è meglio lasciarlo cuocere lentamente nel suo brodo, vedrai che poi si convincerà.-
Egidio- Sentite, avrei un’idea: andare voi, resto io con Salvo; poi c’è che domani mi devo alzare presto per andare in commissariato per adempimenti urgenti…-
Gino- Ma domani è domenica.-
Egidio- No, per un commissario non c’è domenica, ne festivi di sorta: la criminalità non conosce i festivi. Si è sempre sul pezzo contro i mascalzoni!-
Gino- Parli proprio come il mio… il mio… comandante. Complimenti.-
Egidio- (contrariato, tra se) Cosa dovrei dirgli? Che se andassi a mangiare la pizza con lui, mi andrebbe di traverso? (poi ali altri) Andate, andate pure.-
Argenta- Sapete, m’è venuto un mal di testa feroce. Quasi quasi resterei anch’io. Andate voi due. Su andate.-
Gino- (non se lo fa dire due volte, prende per la mano Bruna) Andiamo Bruna, prima che ci capita qualcosa anche a noi due.-
Bruna- (seguendolo e guardando alternativamente Argenta e Egidio, i quali le fanno cenno d’andare) Allora… a dopo…-
I due escono.
Argenta- Perché non sei voluto andare?-
Egidio- Per il tuo stesso motivo.-
Argenta- Allora che facciamo?-
Egidio- Ordiniamoci tre pizze.-
Argenta- Ottima idea. (prende il telefonino e compone il numero) Pronto, pizzeria? Ci potreste portare tre pizze? Via Filocamo 321…Ah, si. Due margherite e una…(ad Egidio) tu come la vuoi?-
Egidio- (pensoso) Vorrei una quattro stagioni, con un pizzico…anzi no…-
Argenta- Ho capito! Vieni qua (gli da l’apparecchietto) ordinatela tu. Io vado a cambiarmi.-
Egidio- (prendendo il telefonino) Allora una capricciosa… no niente quattro stagioni come al solito, ma oggi vorrei una capricciosa; si, pomodoro a fettine, però ci metta mozzarella di bufala, aggiunga una fettina di crudo, una di coppa, si, qualche fetta di salame calabrese, bello pepato; poi una fetta di melanzana fritta, due patatine fritte… si solo due, poi… vediamo… si, due olive nere… snocciolate, si; poi una spolveratina di pecorino… certo, origano… no pepe no…-
Intanto che Egidio ordina gli ingredienti, le luci si abbassano fino al buio completo. Musica. Due minuti dopo le luci riprendono. In scena c’è il solito disordine che fa Bruna, la quale dorme profondamente nel sofà. Sono le prime ore del mattino successivo
S’ode bussare alla porta. Entra in scena Argenta in vestaglia e va ad aprire. Davanti a se c’è Lidia, sempre infagottata nel soprabito. In viso è leggermente invecchiato.
Argenta- Si??-
Lidia- Lei è Argenta, suppongo.-
Argenta- Sono io, ma le chi è e cosa desidera?-
Lidia- Sono Lidia, la madre di Bruna.-
Argenta- (basita) Ah.-
Entra Egidio.
Egidio- (rimanendo sbalordito) Li…Lidia …-
Lidia- Egidio! O perbacco, sei proprio tu?-
Egidio- Ma chi ti ci porta qui, così presto… vieni, entra… così mattiniera, ma cosa è successo?-
Lidia- E’ successo che ho perso il contatto con Bruna dalle diciannove di ieri sera. Dimmi, non le è successo qualcosa di cattivo! Cercala! Trovamela! Sguinzaglia la tua polizia , insomma, fai qualcosa!-
Argenta- (con flemma, si avvicina a sofà, scopre Bruna ) Cerchi forse lei?-
Lidia- (stupefatta) Ma è sana e salva! Ed io non sapevo più cosa pensare. Credevo che le fosse accaduta una disgrazia…-
Egidio- … forse non ti sbagli. –
Argenta- (riprendendolo) Ma la vuoi finire? Gino è una persona per bene.-
Lidia- Gino? Chi sarebbe questo Gino?-
Egidio- Sarebbe suo zio. (indica Argenta)
Argenta- E’ mio zio, ma siamo coetanei, e ieri lui e Bruna, sono usciti per andare a cena, quindi…-
Egidio- …quindi lui le avrà fatto staccare il telefonino.-
Argenta- Oh, basta!-
Bruna- (Svegliandosi e stiracchiandosi) Ma cos’è questo casino? (poi vede Lidia) Lidia, cosa fai qui? E’ successo qualcosa al nonno?-
Lidia- (sedendo vicino e abbracciandola) No, cara, il nonno sta bene. Sono qui perché è da ieri pomeriggio che cerco di contattarti, senza riuscirci; allora mi sono preoccupata e sono venuta qui, per accertarmi di persona su come stavi. E ora so che stai bene.-
Argenta- Come è andate ieri sera?-
Bruna- Benissimo. Invece che in pizzeria siamo andati in un ristorante sulla scogliera. Un posto bellissimo. Abbiamo cenato in terrazza, eravamo col mare sotto i piedi, praticamente…-
Egidio- E cosa avete mangiato?-
Bruna- Il mare. Abbiamo mangiato il mare, tanto era la freschezza del pesce che ci hanno servito. Ci hanno fatto assaggiare quasi venti piccole portate di pesce di tutte le specie e qualità, e cucinato in tutti i modi: arrostito, fritto, lesso, crudo… poi vino bianco freschissimo, e …udite udite: Lo champagne!-
Lidia- E tagliela col menù. Invece dimmi, a che ora sei rincasata?-
Egidio- Già, a che ora?-
Bruna- (sognante) E mi ha chiesto di sposarlo…-
Egidio- No!-
Argenta- Che bello!-
Lidia- Matta da legare.-
Egidio.- Matta, si!-
Bruna- Mamma, se sapessi quant’è bello…-
Lidia- Il principe azzurro?
Bruna- No, il ristorante.-
Lidia- Ah, credevo. Senti, ma tu cosa hai risposto a quella proposta?-
Egidio- Già, come hai risposto?-
Bruna- Nulla, ho sorriso compiaciuta…e , alla sua insistenza, gli ho detto che ci penserò.-
Lidia- E faresti bene a pensarci molto, ma molto bene.-
Egidio- Giusto! Molto bene! –
Bruna- Ma è romantico…-
Lidia- Ma va!-
Egidio- Già, ma va!-
Argenta- (che non ne può più) Egidio, smettila di ripetere quello che dice Lidia. Mi stai innervosendo! Bene, dunque! Gino non sarà il principe azzurro, ma è un alto ufficiale dell’Esercito, quindi con una buona posizione sociale… (a Egidio) e non è brutto!-
Lidia- Un alto ufficiale? (Argenta fa di si col capo)… dell’esercito? (cs)…ma guarda un po’…-
Entra Salvo, assonnato.
Salvo- Ma cosa succede? E’ domenica e in questa casa di sbirri non si può dormire fino a tardi?-
Egidio- Lidia, questo è Salvo nostro figlio (indica Argenta)-
Lidia- Che carino…e gli sbirri chi sarebbero?-
Egidio- Sarei io al plurale. E’ il mio nomignolo che questo…cucciolone (come dire stronzetto) si diletta a darmi.-
Bruna- (prima che Salvo possa dire la sua solita insolenza) Permesso, vado in bagno…(esce)-
Argenta- Lidia, hai fatto colazione?-
Lidia- Veramente si. Ma accetterei volentieri un caffè… per riprendermi da tutte le emozioni di stamattina.-
Egidio- Ma non potevi telefonarmi?-
Lidia- Non ci crederai, ma glielo avrò chiesto mille volte il tuo numero… a quella sventata … (accenna da dove è uscita Bruna)-
Egidio- …eh, eh, eh, non voleva controlli, la signorina...-
Lidia- …e mi ha fatto passare ore d’angoscia.-
Argenta- Questi figli…Vado a preparare il caffè. (esce)-
Salvo- Io vado a vestirmi. (esce)-
Egidio- Lidia…Lidia… vedo che sei sempre in forma.-
Lidia- E tu sei sempre lo stesso. Complimenti, hai una bella moglie e un bel ragazzino.-
Egidio- E tu una bellissima figlia.-
Lidio- Credo che ce l’abbia anche tu.-
Egidio. Sapessi, è stata una cosa sublime averla in casa…è fantastica…Beata te che te la sei goduta per vent’anni.-
Lidia- E’ stata la consolazione della mia vita…Ma tu, se volevi…-
Egidio- Avrei voluto, eccome! Ma un grande senso di colpa me l’ha impedito. E anche la prudenza. Non volevo ulteriormente danneggiarvi.-
Lidia- Tu danneggiare noi?-
Egidio. Certo. Mi ha detto Bruna che tu sei stata l’eroina del paese; la martire, e lei è stata coccolata da tutti e quasi adottata. Se mi dichiaravo, come padre, tutto ciò sarebbe finito. Per la gente sarei stato il mostro che ha stuprato una giovane donna handicappata. E Bruna la figlia del mostro.-
Lidia- Non ne sono sicura. Ma ho sempre rispettato e rispetto ancora la tua scelta.-
Egidio- Ti ringrazio per la comprensione… ecco…non … non… sapevo quanto mi sarebbe costata questa scelta… -
Lidia- Già… e ora, forse, la stiamo perdendo…-
Egidio- Ti riferisci a Gino?-
Lidia- Si chiama così? (meditabonda) Si, credo di si…vedi, Bruna ha avuto tanti amorucci, ma lo sguardo che ho visto nei suoi occhi, intanto che parlava della serata in ristorante, mi fa pensare che ha preso una gran bella cotta.-
Egidio- Per quello lì? Pensi proprio che sia una cosa seria?-
Lidia- Questo non lo so. Ma che ci sia qualcosa d’importante, si.-
Egidio- (confidenzialmente) Lidia, tu la conosci da sempre, io da pochi mesi; ma, al contrario di te, non penso che abbia perduto la testa per quello lì. E’ troppo mellifluo, troppo manieroso, troppo appiccicaticcio, troppo, troppo datato, ecco! per piacerle veramente. Sai, invece, cosa penso?-
Lidia- A cosa?-
Egidio. Penso al ristorante sul mare, alla cenetta semiromantica, al pesce fresco, al vinello, allo champagne, ma soprattutto alla novità: Uscire con una persona matura, che le fa la corte all’antica, ed essere ammirata. Non oso dire di più.-
Lidia- Beh, sarà vero, …certo un pochino provinciale è…-
Egidio- … ma non è stupida. E questo mi da fiducia.-
Lidia- Forse hai ragione… ma lo sai che stai facendo il buon padre di famiglia, con molto buon senso e capacità riflessiva e di convincimento? Ora capisco perché ci sono due genitori a vegliare sulle loro creature. Io da sola…-
Egidio- … ne hai fatto una gran bella, intelligente, perspicace figliola. E ora piantiamola qui!-
Lidia- (con veemenza) Sono d’accordo, perbacco!-
Entra Argenta con il caffè per tutti.
Argenta- Ecco il caffè, prendiamolo finchè è caldo…(versa dalla caffettiera)-
Lidia- Grazie.-
Egidio- Prendo lo zucchero. ( esce)-
Argenta- A già, che sbadata.-
Lidia- Argenta, avete una bella famiglia. Complimenti… ma adesso parlami di Gino.-
Argenta- Ah, Egidio te l’ha già detto. (pausa) Ebbene, Lidia, Gino è un ottimo partito per bruna… se va tutto bene, come sembra. In tutti i casi, mi sono permesso di telefonargli per farlo venire. Lo conoscerai di presenza.-
Lidia- Sei impagabile Argenta.-
Rientrano Egidio e Salvo.
Egidio- Ecco lo zucchero… (serve gli altri)-
Salvo-(rientrando) E io come faccio colazione? Col vostro schifoso caffè?-
Argenta- Hai ragione cucciolo. Ti preparo un toast.-
Salvo- Voglio pane e nutella!-
Egidio- Quella l’hai mangiata ieri. Oggi toast.-
Salvo- Ieri era un altro giorno. In questo giorno domenicale si mangia pane e nutella.-
Argenta- E dai Egidio, facciamo un’eccezione… (a Salvo) Te lo vado a preparare.-
Salvo- Grazie mamma, se non ci fossi tu…-
Egidio- (simula un ceffone)… alle volte…-
Lidia- (sorniona) Hai perso autorità, commissario capo.-
Egidio- (furbescamente) La voglio perdere Lidia, la voglio perdere. Quello è un monellaccio, ma è buono e affettuoso… e sono sicuro che in presenza di persone non della famiglia, simula, si diverte a fare il bullo.-
Lidia- (guardando la stanza) E’ un po’ piccoletto l’appartamento… con le nuove esigenze… (indica il sofà).-
Egidio- …Ma stiamo provvedendo, Abbiamo già visto qualcosa che fa per noi.-
Lidia- Mi dispiace, forse con l’arrivo di Bruna…-
Egidio- Ora piantala! Bruna è mia figlia. E quando arriva un nuovo figlio, la famiglia cosa fa? Cerca una casa più grande. E noi non facciamo eccezione. E ora taci!-
Rientra Argenta con i toast.
Argenta- Ne ho fatto per tutti. Avanti prendeteli.-
Entra Bruna vestita casual.
Argenta- Tieni Bruna, mangia un toast che ti vado a fare il caffè caldo.-
Bruna- (prendendo il toast) Lascia , mi verso quello che c’è rimasto qui. (prende la caffettiere e si versa il caffè nella tazzina di Egidio) posso, papone?-
Egidio- Tranquilla…-
Suonano alla porta.
Argenta- (correndo ad aprire) Ecco Gino.-
Bruna- Gino? E cosa ci fa qui, a quest’ora?-
Egidio- (piano a Bruna) L’ha chiamato lei (indica Argenta) per farlo conoscere a Lidia.-
Bruna- E perché?-
Egidio- Ti dirò dopo.-
Bruna- Uffa!-
Argenta- (aprendo) Gino, vieni, vieni, ti devo fare conoscere la mamma di Bruna, arrivata stamani da Pozzallo.-
Gino- Da Pozzallo? (si blocca sulla porta)-
Argenta- E lì che abita.-
Gino- E’…è un po’ strana? ( tenta di sbirciare) .-
Argenta- Un pochetto. Ma… perché?-
Egidio- Lidia, tieniti forte, ecco che arriva tuo genero!-
Lidia- Che fai sfotti?-
Gino- (che ha sentito, guardando l’orologio) Lidia? Sentite, avrei fretta, devo ritornare in caserma, sapete, il comandante…m’aspetta. ( intanto cerca di non farsi vedere in viso).-
Egidio- (intervenendo, lo fa entrare quasi per forza) Ma dai entra, non sei il suo vice? Avrà la pazienza d’aspettarti.-
Argenta- (quasi spingendolo dentro) Lidia, ti presento Gino.-
Lidia- (vedendolo diventa una furia) Tu! Pezzo d’imbroglione! Come osi insidiare mia figlia!-
Gino- (guardando a terra) Io… io… non…sapevo…cioè…-
Lidia- (Ai presenti, cerimoniosa) E questo sarebbe l’alto ufficiale dell’esercito? Questo è un truffatore matricolato. Questo qui ha tentato di appiopparmi un assegno a vuoto, fortunatamente me ne sono accorta in tempo.-
Gino- Io… cioè…non è per male…insomma…la necessità…-
Argenta- Gino! Dimmi come stanno le cose!-
Gino- Perdonami Argenta, perdonatemi tutti. Ma, sapete, ho avuto tante traversie: mia moglie mi ha lasciato. Sono stato dimesso dall’Esercito per un piccolo… affaruccio non tanto pulito… ma avevo bisogno di soldi, per il divorzio, per vivere… insomma, Argenta, sono un fallito e vivo d’espedienti.-
Argenta- E quegli abiti eleganti, la cena al ristorante?-
Gino- Gli abiti? Rimasugli degli anni belli. I soldi per il ristorante? Assegnino…forse a vuoto! ( a Bruna) Bruna, perdonami, ma sono stato bene con te, mi è sembrato di ritornare quello che ero un tempo. (scena melodrammatica) Ora, me ne vado, Addio!-
Bruna- (che aveva ascoltato tutto con aria disinteressata) Ma di che ti scusi, mi hai fatto trascorrere un bellissimo sabato sera. Senti cosa facciamo: Quando avrai di nuovo la possibilità (fa cenno ai soldi), telefonami e andremo ancora in quel ristorante sulla scogliera. E per adesso Addio!-
Egidio- E per adesso, addio!-
Lidia- E per adesso te ne vai con le tue gambe… ma stai attento, ti tengo sotto mira!-
Gino esce frettolosamente.
Argenta- (trattenendo le lacrime) E io?-
Egidio- E tu cosa? Tu hai ancora me, tuo figlio e Bruna, cosa vuoi di più!-
Bruna- Cosa vuoi di più, mammona. (l’abbraccia)-
Salvo- Cosa vuoi di più! Mammina. (anche lui l’abbraccia)-
Lidia- ( bruscamente per non commuoversi) Oh, oh, oh…basta! E che scene sono queste? Avanti, io dovrei ritornare a Pozzallo, gli affari m’aspettano. ( velocemente bacia tutti) Vi saluto e vi auguro una buonissima giornata. ( a Bruna ) E tu stai attenta e…giudizio! (esce quasi di corsa)-
Bruna- Tranquilla Lidia. (le invia un bacino)-
Egidio- (seguendola fino alla porta) Ciao Lidia… e torna quando vuoi…-
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