Cataus La casa dei gatti
di
Aquilino
Per tre attori. Emma; Piero-Marple-il gatto; Chiara-la gatta.
GATTO Merda merda merda!
GATTA Smettila. Ti può sentire.
GATTO Non è quello che vogliono tutti?
MARPLE In realtà sono l’ispettore Marple. In incognito. Travestito da gatto.
Investigo. Un giovane è stato ucciso e mancano le prove. Manca anche il
cadavere. Se risolvo il caso, mi fanno commissario. Il massimo, per uno abituato
al minimo.
GATTA Perché bisbigli? Che cosa mi nascondi? Non mi sento tranquilla. Sta per
iniziare qualcosa.
GATTO Sempre in ritardo, la tonta. Notte fonda. Ne balzo fuori come un demone.
Per gli umani un incubo. Timor panico, lo chiamano. Senza elettricità, lampade o
torce, li vedi barcollare di paura. Temono i mostri che s’inventano. Ne hanno il
cuore gonfio. Tum tutum tum tum… il cuore del terrore.
GATTA Ascolta! Rumori che mi inquietano. È lei che si agita nel sonno? O si è
alzata e scaraventa cose contro i muri? Ah, la sua rabbia!
GATTO Tum tutum tum tum… il cuore del mostro.
GATTA Non mi spaventi. Sono assennata, io. Tu viscerale. Tieni giù le zampe. Hai
in mente solo quello.
GATTO Creature della notte. Furbe. Furtive. Feroci.
GATTA Il tuo mondo ateo, uh il tuo mondo ateo! Il tuo mondo ateo primitivo. Nel
mio c’è una luce. Uno dei suoi nomi è: non si fanno le cose impure. Laido!
GATTO Un altro è: le sorelle non devono essere frigide e bigotte. Fammela
vedere. Fammela annusare. Fammela toccare.
GATTA Non senti il bisogno del sublime? Ascoltami, qualche volta. In excelsis
rebus et sciaradae, gloria mea, damnatio tua.
GATTO Ah, va’ a farti infilzare da un cane. A che altro devo pensare qui, se non
a fottere? Muri da ogni parte. Finestre cieche. Dal tavolo al ripiano, dalla
poltrona al pensile, dalla sedia al pavimento, e poi sul davanzale, ma le
tapparelle sono inchiodate. Sai che cos’è una trappola?
GATTA Nessuno ci obbliga a stare qui.
GATTO E invece sì, stupida. Abbiamo perso il libero arbitrio. Non so proprio
perché me la faccia con una zoccola senza cervello. Su, giù, corri, salta,
balza, rotola, annusa… e sono sempre qua. Tra merda e piscio.
GATTA Mi sono adattata agli umani, ma ne diffido. Hanno perso l’istinto, senza
possedere la ragione. Potrei insegnare il destino, se mi ascoltassero. E invece
imprecano e spaccano cose. Vero, eccelsa? Io non sono chiusa. Ho le tue visioni,
visioni lunari. Super omnes ego, lego privilegium ero. Io sono ciò che gli altri
non sanno.
PIERO Mamma, mamma, perché mi hai abbandonato?
GATTA La pancia ti borbotta. Falla tacere.
GATTO È la televisione, micina fichina. Mi chiama.
GATTA Una poltrona e la televisione. Se qualcuno lo disturba… zampata, graffio e
sangue. Dovrebbero fare più trasmissioni sulla luna. Anzi, solo sulla luna.
Saremmo tutti più felici. Oh madre luna splendida cruna per cui passa il filo
che ricama il profilo dell’universo terso verso! Numquam. Et vesperum.
GATTO Di notte solo repliche o baggianate erotiche. È di giorno che si vede il
meglio. Azione e violenza. Accendi il televisore, sorellina buonasoloperscopare.
E non spegnerlo più.
GATTA Non mi ribello. È pur sempre mio fratello.
GATTO Pancia piena cuore caldo schermo piatto gaio gatto. Slurpami!
GATTA È la sua luna fasulla, la televisione. Ma non gli dà la vita futura.
Nemmeno la consolazione. Piace anche a me, lo ammetto. Adorare la luna non mi
rende diversa dagli altri. Io, però, so, loro no. E sono umile.
PIERO Perché mi hai ammazzato?
GATTA Abbassa il volume.
GATTO È lui! Prendo a pugni la pancia per stordirlo, ma è cocciuto. Vuole
risorgere.
GATTA Gli umani hanno un’etica perversa. La luna me lo diceva di non mangiarlo.
PIERO Mamma!
GATTA Spegni quella voce! Vuoi che si svegli?
GATTO Non ho paura di lei.
GATTA Bugiardo. Quando ha mangiato nostro fratello…
GATTO C’è la crisi, l’ha fatto per necessità. Ci ha chiesto scusa, no?
GATTA Sai che finge.
GATTO Ognuno pensa alla sopravvivenza. E tutti mentono.
GATTA Ma le è piaciuto. E se volesse riprovarci?
GATTO Era uno sprovveduto. Io non mi lascio squartare da una signora di
mezz’età.
GATTA È nel pieno delle forze.
GATTO Ha mal di schiena.
GATTA Solo quando vuole compatirsi o impietosire qualcuno.
GATTO Discussione chiusa. Noi siamo più furbi. Abbiamo gli artigli.
GATTA Guarda, è uscita la luna.
GATTO Da impazzire, quando fai così. Si parla di qualcosa di coinvolgente e
cambi discorso. Scendi, stupida!
GATTA La tapparella è rotta, c’è una fessura. Si vede solo uno spicchio di
mondo, ma è sufficiente per farsi un’idea. Vieni a vedere.
GATTO Non è la luna, è il lampione. Credulità e fanatismo. Solo io guardo in
faccia la realtà, in questa casa di schizofrenici. Che cosa vedi, matta?
GATTA Tanti piccioni seduti sugli escrementi. Ci spiano.
GATTO Portano malattie.
GATTA Immagino di essere lassù. Di guardare giù e di vederti minimo, quasi
invisibile. Ti muovi frenetico in una briciola di spazio, piccola come
l’inesistente. Infatti, mi domando: esisti? Sì, come le particelle in aria. Se
tiri la tenda, non le vedi più. Esistenza trascurabile, la tua. Polvere di vita.
GATTO E tu?
GATTA Io sono lassù, sfuggo alla logica, io sono benedetta, sono l’eletta.
Luna blu di Timbuctù
santa madre di lassù
sii pietosa guarda giù
benedici chi sai tu.
GATTO E lei, la mamma?
GATTA A volte penso che sia il male. Ha mangiato nostro fratello solo perché non
le andava di telefonare al supermercato. Se mi ascoltasse! Io ho un messaggio.
Ubi cuique veritas, ibi panisciam.
GATTO Sai che cosa penso? La convivenza con la delinquente ti ha rovinato il
cervello.
GATTA Non sono qui, sono lassù,
là sulla luna e guardo giù.
Tendo la zampa, tocco il pianeta,
solo una palla di acqua e di creta.
Plasmo la Terra in forma di ratto,
mentre la Luna è un muso di gatto.
GATTO Abbassa la voce. Vuoi svegliarla? Noi abbiamo gli artigli, ma lei ha i
coltelli.
GATTA Uno ha gli artigli, l’altra i coltelli.
Questo significa esser fratelli.
E per i figli ci sono i martelli.
La luna ha i crateri, gli umani i macelli.
PIERO Fammi uscire, gatto!
Gatta L’ho mangiato anch’io, ma non mi fa quest’effetto. Tu hai problemi di
digestione. Sai perché? Tutta colpa della televisione.
MARPLE Coltelli. L’ho sentito chiaro. Come detto da me. Ma io non uso il
coltello. Uso la pistola. Sono un poliziotto, io. Il coltello, è notorio,
compete al criminale. Che cosa ci fate in giro di notte, voi due?
GATTA Dormiamo di giorno, signor…
MARPLE Marple. Ispettore Marple. Sezione crimini efferati. Che tipo di coltello
usate? Da cucina o da omicidio?
GATTA Noi usiamo gli artigli, non i coltelli.
MARPLE Ah, siete gatti. Fuori della mia giurisdizione. Sai se qualcuno usa i
coltelli, piccolina?
GATTA Emma, la mamma.
MARPLE Mamma Emma. Suona sinistro. Come mai è madre di gatti?
GATTA Le abbiamo mangiato il figlio e per riconoscenza ci ha adottati.
MARPLE Ho il delitto e una pista per il ritrovamento del cadavere. Anche
un’adozione illegale. Due crimini sono meglio di uno. Il commissario mi ha
indirizzato a ragione: va’, va’ che fai carriera, che io sospetto della donna
che ha ammazzato il figlio sotto i miei occhi. Temo che siate complici, voi
gatti randagi. Bisogna diffidare del randagismo. E conniventi. Non si mangiano
le persone.
GATTA Vero, signor ispettore. Ma era tanto buono!
MARPLE Che fai, seduci?
GATTI Eravamo liberi e arroganti,
spregiatori di padroni e santi.
Cibo da razziare in quantità,
facile vivere in libertà.
Ma poi Emma ci ha aperto la porta,
siamo entrati nella casa morta.
“Questo è mio figlio Piero ammazzato”
ci ha invitato al pasto prelibato.
Noi mangiamo lui e lei mangia noi,
così va il mondo da allora in poi.
Attendiamo il ritorno di Chiara,
la figlia che tanto le era cara.
“Questa è mia figlia Chiara ammazzata”
ci faremo un’altra scorpacciata.
Siamo gatti e d’altro non sappiamo
che di mangiamento e sudditanza.
Eravamo liberi e orgogliosi,
ora siamo stomaci accidiosi.
GATTA Ma il mio messaggio non morirà.
Lo miagolo forte e chi udirà…
Che cosa combini? Sta’ giù. Selvaggio! Fai cadere tutto! Si è rotto qualcosa!
Fetido maschio prepotente e fracassone! Stupida massa di muscoli senza
controllo! Non mordermi! Devi sempre dominare! Questo no, no, no! Non voglio
farlo con te! Poliziotto, è così che tuteli la legge? Sparagli, poliziotto
vigliacco! Dammi la forza, luna. Voglio ucciderlo. No, è peccato. Voglio
uccidermi. No, è peccato. Perché mi umili così?
GATTO Zitta, piagnona. Non puoi godere, per una volta? Ascolta, si è svegliata.
La colpa è tua. Canti e balli. Strilli come una gatta in calore. L’hai svegliata
e adesso se la prende con me, che non c’entro niente. Sei una lurida.
EMMA Miagolano. Frignano. Ronfano. E che altro? Ringhiano. Fanno fracasso.
Spaccano le cose. Sono gatti, i meschini. Come dire peluche animati. Non tutti
li capiscono, ma io sì. Li ascolto e ci parlo. Come persone. Meglio di persone.
Per me è un onore e un piacere. Gatti sensibili e intelligenti. Parlo e mi
ascoltano. Sono una compagnia. Senza di loro… ecco, un nodo in gola. Ma di
notte! Non c’è nemmeno la corrente! Io le pago, le bollette. Sono povera e mi
derubano. Vigliacchi succhiasangue. La candela fa tremolare il mondo. Luce da
nausea. Vomiterò. Vomiterò sul mondo, è quello che si merita. Di notte! Di
notte, i maledetti!
GATTA Forse deve solo fare pipì, o bere un sorso d’acqua. Ma forse è carica di
rabbia.
EMMA Di notte no! Dovete dormire! Io devo dormire! Maledetti! Vi uccido!
GATTO Carica di rabbia. Sta’ giù. Sta’ ferma. Non ho finito. Ah, come mi fai
godere! Sì sì sì! Godo!
EMMA Devo riposare! Non passo le giornate sul divano a sonnecchiare!
GATTO Colpa tua. S’è mai sentito di una gatta che canta e balla?
GATTA E di un gatto incestuoso che stupra? Quelli come te…
GATTO Come me che cosa? Che cosa vuoi dire con quelli come me?
GATTA Va’ sul divano, va’. Smaltisci la fregola. Fingi di dormire. So io come
rabbonirla.
GATTO Mi comandi, adesso? Lunatica e puttana. Proprio femmina. L’una e l’altra.
Veditela tu, con lei. Siete uguali.
GATTA Eh, se non ci fossero quelle come me… Luna luna luna blu, sfolgorante di
lassù… et te iniuria a saeculis temperante.
GATTO Sgualdrine baciaculo. Buone solo per una sveltina.
EMMA Ti vedo, sai? Vedo gli occhi. Se li tieni aperti, ti vedo. Se li chiudi,
nemmeno tu mi vedi. Gatti presuntuosi. Ciechi come tutti.
PIERO Sono io, mamma. Sono qui sul divano. Non sono un gatto, sono Piero. Mi
vedi? Fingi di non vedermi?
GATTA Scusa, mamma.
EMMA Non illuderti. Ti spezzo il collo con un calcio.
GATTA Non pensavo di svegliarti. Cantavo a voce bassa.
EMMA Sai che dormo con un occhio solo. Te l’ho detto, che lei presto torna. E
quando? Di notte, la spudorata. Per spaventarmi. Avrò mai pace? Non voglio che
mi trovi addormentata. Sarebbe umiliante, per una madre premurosa. Dio, questo
divano quanto puzza di orina!
GATTA Lei torna, lei non torna. Una volta la diffida dal tornare: l’ammazza, se
si fa viva. La volta dopo gorgheggia che le pare di vederla sulla soglia. E
infine piagnucola e rinsecchisce come un albero che perde linfa, sospirando di
nostalgia e d’amore possessivo. Non ci si comporta così. Bisogna avere le idee
chiare, se si vogliono migliorare le condizioni di vita. Vero, luna? Se non ci
fossi tu, io con chi parlerei? Una fede di roccia. Ma lei non ha la fede. Non ha
nemmeno le condizioni di vita. Ha solo deliri.
GATTO Con la pelle spessa, però. L’ho studiata bene, la sua gola. Pelle spessa
come quella di una vacca. Devo procurarmi lo strumento adatto. Un coltello.
Denti, artigli e coltelli. Una perfetta macchina da guerra.
GATTA Sta’ zitto, fingi di dormire. Non dire cose per cui si può morire.
PIERO Attenta, mamma, vogliono ucciderti.
GATTA Fa’ qualcosa! Prendi il bicarbonato!
MARPLE Voci confuse. Ma tutte raccontano morte e violenza. Sono nel posto
giusto.
EMMA Ci sono sette treni che fermano di notte. A sette ore diverse, ogni notte,
sono pronta a correre alla porta. Puntuale, io. Anche nelle psicosi. Ma tu mi
hai svegliata fuori orario!
GATTA Perdonami.
EMMA Si perdona una volta, poi si ammazza.
GATTA Mi dispiace.
EMMA E ora che faccio? Torno a letto con l’agitazione? A fare brutti sogni? Eh,
no. Tutto sulle mie spalle? Crepi il mondo. Metto su il caffè così mi passa il
sonno? E poi? La casa è pulita. Non devo cucinare. Faccio così in fretta, per me
sola! Non ho bottoni da attaccare e indumenti da lavare. Sono una donna
abbandonata. Che cosa ci faccio in piedi a notte inoltrata? Senza poter
accendere una lampadina?
GATTA Posso cantarti…
EMMA Il tuo istinto suicida un giorno o l’altro mi ficca in mano un coltello già
insanguinato prima ancora che ti buchi il ventre tanto è smanioso.
GATTO Sì, ammazzala.
EMMA Zitto, tu.
GATTO Non vuole capire che l’ammazzi davvero. Una piccola dimostrazione, ti
prego. Dalle fuoco alla coda. Eh, deve sapere com’è il mondo!
EMMA È tua sorella, disgraziato. Tutto qua il bene che le vuoi?
GATTO Non le ho mai messo le zampe addosso, se non per educarla.
EMMA Perché ci sono io a vigilare. La libidine ti schizza dagli occhi.
GATTO Sono un maschio.
EMMA Attento. Sempre in tempo a castrarti.
GATTO Meglio che torni a dormire.
EMMA Mi metto a pregare. Magari mi viene sonno. Signore dell’universo che non ho
mai capito chi sei e che cosa fai, ma mi va bene così, che tanto non è che
dobbiamo vivere insieme, solo metterci d’accordo su una cosa: io ti prego e tu
mi dai quello che chiedo. Anzitutto, fammi tornare Chiara che solo una sciocca
se ne sta in giro quando ha una bella casa di proprietà. E poi di notte fa’
dormire i gatti che non vorrei trovarmeli al mattino sgozzati come prima o poi
finisce amen. Vado a fare il tè.
GATTA La colpa è della mia natura errabonda. Mi porta sui tetti. La luna è
vicina, tendo la zampa e tento di acciuffarla. Oh, luna luna luna… Non ha
limiti, la mia natura soprannaturale. Prodigi e visioni. Dai vicoli ai solai e
poi spicco il volo nell’etere mistico. E invece eccomi qui, incatenata al
dispotismo di una donna sanguinaria. Prega, lei. Ma prega chi? Lei non sa niente
della luna. Lei non sa proprio niente. Da quando mi ha fatto mangiare suo
figlio, non riesco a lasciare questa tana che puzza di rancido. Che cosa
aspetto? Lo so, purtroppo. Di mangiare ancora. La mia natura soprannaturale deve
fare i conti con la mia natura di gatta. Se Chiara torna… lei l’ammazza e noi la
mangiamo. Visto da lassù, tutto questo non ha senso. Eppure io non me ne vado.
La vita va affrontata nei suoi aspetti più conflittuali. L’importante è pentirsi
a cose fatte. Lei, purtroppo, non si pente mai. Dimmi, luna, è un’anima persa?
GATTO Uno stomaco da riempire è il motore dell’universo.
GATTA L’umanità è morta, ma noi siamo sopravvissuti.
EMMA I risvegli bruschi mi fanno questo effetto. Che me lo vedo lì, sul divano,
il figlio ammazzato. Per questo prego. Per tenere i defunti al loro posto. Non
ha un’espressione serena. Mi fissa imbronciato. Nemmeno da morto ha sale in
zucca. Di che si illude, di farmi paura? L’ho fatto io, questo pezzo di carne, e
io l’ho distrutto. Posso replicare. Un morto è più facile da ammazzare di un
vivo. Non implora, non si dibatte, non impreca né maledice. Una passeggiata,
ammazzare un morto.
PIERO Non è così.
EMMA Zitto, tu.
PIERO Non posso. Mi evochi. Se la smettessi di pensare a me, potrei starmene
tranquillo nell’aldilà. Ma tu o chissà chi non fate che ricordarmi. Lasciate in
pace i morti, che non ne possono più dei vivi.
EMMA Io? Io a te… dimenticato. Come mai esistito. Non so più nemmeno che faccia
hai. Fatti vedere. Brutto eri, brutto rimani. Sembri uno dei gattacci.
PIERO Mamma, sei tu che mi hai fatto mangiare da loro. Ora ci vivo dentro.
EMMA Dovevo lasciarti putrefare in casa?
PIERO Di solito, si fa il funerale.
EMMA Scordatelo. Rivedere parenti rinnegati anni fa. Sanguisughe e bigotti. E il
prete? Un prete fa domande, curiosa qua e là. La mia fede non ha bisogno di
intermediari. Io e Dio, una confidenza che sembriamo una persona sola. Piero, tu
mi conosci. Sono una signora riservata. La gente è fatta di estranei.
PIERO Un funerale in forma privata. La cremazione, magari. Nessuno se ne
accorgerebbe. Mi avresti in un’urna, non nelle pance degli schifosi.
EMMA Io forse credo nella resurrezione dei corpi, non potevo…
PIERO Mi hai fatto mangiare!
EMMA Ma eri già morto!
PIERO Non ti capisco, mamma. Ti sarebbe bastato poco, davvero poco, per volermi
be…
EMMA Sì, bela come una pecora. Beee… che cosa vuoi dire con beee? Bene? Hai
sempre amato il turpiloquio. Tu sei un degenerato, io una signora della media
borghesia. Non coinvolgermi nei tuoi vizi. Da piccolo rubavi carezze e baci. Eri
già depravato. Vuoi una tazza di tè? Eh, no. Sei morto, non puoi. Ti rendi conto
che hai perso tutto? E per che cosa? Per una perversione di mezza tacca.
GATTA Schifoso sarà lui. Muore e resta qua. Contro la volontà lunatica. Noi
facciamo quello che fanno tutti: mangiare e mangiarsi. So che è peccato. Ma lo
fanno tutti. Loro sì e io no? Luna mistero craterico. Molto complicato avere una
fede. Ne pascet agnus aut lupus. Tu che ne pensi? Dorme. La carne del
fratellastro gli borbotta nello stomaco, ma non gli impedisce di dormire. Mi
lascia qui con i dilemmi esistenziali. È davvero obbligatorio mangiare e
mangiarsi? Una risposta ce l’ho: è esaltante e piacevole. Ma non basta, forse.
Il concetto di peccato è aleatorio. La luna, d’altronde, ha le sue fasi.
EMMA Micina, va’ a nasconderti da qualche parte. Piero non ti vede di buon
occhio. Sai com’è rancoroso. Il massacro non gli ha insegnato niente.
GATTA Maschi.
EMMA A qualcuno bisogna pur dare la colpa, no?
PIERO E Chiara?
EMMA Di chi parli, scusa?
PIERO Di tua figlia. Mia sorella. Anche lei è colpevole.
EMMA Ah, quella. In giro. Vagabonda e meretrice. Anche drogata, suppongo. E
ladra. Ognuno è libero di godersi la vita come crede.
PIERO A me questa libertà l’hai tolta.
EMMA Per il tuo bene. Ora, infatti, non vai più in giro a mostrare il pisello.
Ora sei qui, posato, tranquillo, spento.
PIERO Sono morto, sbranato e maldigerito. Mi esibisco solo in sogno. Questo non
me lo puoi impedire.
EMMA Sbranato, digerito e dissolto in merda. Tutto qua, un figlio.
PIERO Se ti limitassi a non amare, forse un’intesa si troverebbe. Ma la mancanza
di amore apre la porta all’odio e alla violenza. Meglio che torni a dormire.
Essere gatto in una prigione ha i suoi vantaggi: si dorme tanto, tutta la vita.
Morte compresa. È angoscia, quella che sento?
EMMA Hai freddo? Vuoi una copertina? Ne sto facendo una di lana, un patchword
dai colori caldi. Si gela, stanotte. Un tè bollente riscalda l’anima.
GATTO Audio al massimo! C’è l’altra puttanella in diretta televisiva! Merda, che
bordello di casa!
CHIARA Non ho mai provato una gioia tanto intensa come quando mia madre ha
fracassato la testa di mio fratello a martellate. Ma l’euforia è durata un
giorno. Tanto breve, un giorno! Forse per un giorno sono stata felice. Poi,
invece di buttarmi tutto alle spalle, non ho fatto che pensare a loro. Piero...
Sepolto in cantina? Sciolto nell’acido? Fatto a pezzi e smaltito nella
spazzatura? La mamma... Mi pensa? Si è pentita del male che ci ha fatto? Vive
sola o ha affittato una camera? Piange? Invecchia? Si dispera? Forse è partita.
Diceva sempre: un giorno o l’altro me ne vado a fare il giro del mondo. Ma il
mondo non vale un giro. E nemmeno le interessa. Lei vive dove può dominare. Il
mondo è troppo per le sue forze di vecchia isterica. Non uscirà dalla sua tana
che puzza di fritto, lisoformio e bestia.
EMMA Se pensa che me la passi male… Che cosa mi manca? Ho una casa e ho i gatti.
Rimani dove sei, figlia ingrata. E quando ti viene la brutta malattia, non osare
tornare per farti curare. Crepa senza nemmeno un gatto che ti scodinzoli
intorno. Io, almeno, so mostrare affetto. Tu identica al resto dell’umanità:
ognuno per sé, tutti contro uno. Mici, micetti, qua che la pappa è pronta.
CHIARA Mamma.
EMMA E tu chi sei?
CHIARA Chiara, tua figlia.
EMMA Ah. Ho una figlia? E da quando?
CHIARA Mi fai entrare?
EMMA Così, sui due piedi? Che cosa sono, la portinaia delle tue paure?
CHIARA Ti prego.
EMMA Toh, è tornata la corrente elettrica. Arrivi tu ed ecco la luce. Che ci sia
un nesso? Sei una metafora? Un simbolo? Ho sbagliato a farti studiare. Entra,
reproba.
CHIARA È rimasto tutto com’era. Anche la macchia di sangue sul tappeto.
EMMA Una figlia? Qualcosa ricordo. In modo confuso, sia chiaro. Una figlia. Ero
convinta di essere vergine. Ma che sorpresa! Una figlia?! Sono stata sposata?
CHIARA Sì, mamma.
EMMA Ah, certo, con quello che è scomparso. Spero di averlo ammazzato io. E poi
ho partorito?
CHIARA Una figlia e un figlio.
EMMA Le disgrazie non vengono mai sole.
MARPLE Una figlia e un figlio. Il figlio con la testa fracassata a martellate si
suppone morto ammazzato. Farò analizzare la macchia sul tappeto. Il marito
disperso con sospetto omicidio. Anche un gatto è stato trucidato. La figlia
torna per farsi uccidere pure lei? Forse dovrei chiamare i rinforzi. No, poi mi
rubano il merito.
EMMA Che vuoi, gatto? Ti ho dato da mangiare, che altro vuoi?
GATTO Faccio il mio dovere. Mi struscio sulle tue gambe e ti mangio i figli. E
tu? Mi dai una ricompensa? Mi soffochi di attenzioni? Non mi lasci nemmeno
dormire. Parli con i morti. Accogli le figlie smarrite. Ma soprattutto ammazzi i
maschi e perdoni le femmine. Eh, no. Questo deve cambiare. Mi struscio sulle
gambe e affilo gli artigli sui mobili.
EMMA Va’ via, gatto. Torna a dormire.
GATTO Sì, ma con un occhio solo. Perdoni le femmine e ammazzi i maschi. A meno
che non sia una finta. Capace di tutto, una bastarda come te. Noi maschi siamo
l’apocalisse. Ti lecco i piedi.
EMMA Schifoso intruglio di puzze di pelo di pulci, va’ a farti impalare in un
campo di stoppie, che io ho un’ospite e l’ospite è sacra e devo farle una bella
faccia dato che è la mia figlia prodiga di ritorno dal mondo marcio!
GATTO Strozzati! Ahi! Non si lanciano i coltelli! Strega!
EMMA Ormai ti davo per morta.
CHIARA Anch’io, ma poi sono tornata.
EMMA Come temevo.
CHIARA Perdonami.
EMMA Il mondo, eh? Il mondo porcaio. L’hai visto? E sei tornata in fretta. Il
mondo! Bah. Che cosa hai visto? Sozzure da pervertiti.
CHIARA Posso abbracciarti?
EMMA No, cara, sono troppo emozionata.
CHIARA Sei contenta di vedermi?
EMMA Travolta dalla felicità. Ma… di notte! Chiara, tutti i miei insegnamenti?
CHIARA Sono scoppiata a piangere e non ho potuto aspettare.
EMMA Nella tarda mattinata, o sul mezzogiorno, per scroccare il pranzo, com’è
tua abitudine; oppure nel tardo pomeriggio, al massimo al crepuscolo, pregno di
emotività un ritorno al crepuscolo. Ti avrei accolta come una Medea. Ma di
notte!
CHIARA Posso accomodarmi? Sono stanca.
EMMA Di notte si fanno vivi i ladri, i farabutti e i morti.
CHIARA Ho visto che hai due gatti.
EMMA Immagino che ora debba offrirti il tè, dato che sei ancora viva.
CHIARA Grazie, molto gentile.
EMMA Mici mici mici. Venire a salutare la sorellina che ci ha fatto una
sorpresa. Non si sa mai che cosa aspettarsi, da una visita inattesa. Di solito,
danno e disturbo. Hai speso tutto, vero? Sei rimasta a secco e sei tornata. Mici
mici mici. Macché, non vogliono salutarti. Strano, sai? Di solito sono
affettuosi. Lascia che te lo dica: la tua espressione raggela una stufa accesa.
Sei comatosa, Chiara.
CHIARA Mi piacevano, i gatti. Io li portavo a casa e tu li annegavi.
EMMA Non essere indelicata. Potrebbero risentirsi.
CHIARA Mi stupisce che tu li tenga. Che cosa vuoi farne, mamma?
PIERO Vattene, Chiara. Non puoi stare qui. Non ti ho mai amata, ma vattene.
Vederti viva mi dà le vertigini.
EMMA Si acquattano nell’ombra. Diffidenti. Amano spiare di nascosto. Natura
ferina. In un attimo balzano alla gola. Sono belve. Ma tanto amorevoli. Io, per
fortuna, ho loro. Altrimenti, abbandonata dai figli…
CHIARA E Piero?
EMMA L’ho ammazzato, lo sai.
CHIARA Scusa se non sono venuta al funerale.
EMMA Un’altra che mi parla di funerale. Avete la fissa della socialità.
CHIARA Dove lo hai messo?
EMMA Se lo sono mangiato i gatti. Gli unici che mi sono stati vicini.
CHIARA Questi gatti? I due che ho visto?
EMMA Gatto e gatta, sì. Golosoni voraci, ma di bocca buona. Io, Piero, neanche
con una salsina piccante.
CHIARA Allora Piero è ancora qui? Ancora qui? Ancora qui, Piero? Allora è ancora
qui?
EMMA In forma di composti chimici, molecole virtuali, gas viscerali, spiriti
animali…
CHIARA Non sarei dovuta tornare. Me l’ero proposto, ma io quando mai mi ascolto?
EMMA Tu devi ascoltare solo la tua mamma.
CHIARA E il commissario?
EMMA Di chi parli? Sei tornata per mandarmi in confusione?
CHIARA Il commissario che indagava su Piero. Era venuto con una ragazza…
EMMA Non ne so niente. Un commissario, dici? Una ragazza? Sono anni che non
ricevo. Un commissario! Chiara, questa è una casa onorata. Non sarà una delle
tue fantasie?
CHIARA Io non ho fantasie.
EMMA Sicura di essere viva?
CHIARA Ho una sola certezza: la paura. Non mi abbandona mai. Un timor panico
improvviso e inatteso, mi sprofonda e mi eleva al di sopra dei mondi, mi riempie
e mi svuota, mi fa sentire morta e viva nella morte, da volere piangere senza
fine, con me sola a consolarmi, incapace di farlo.
EMMA La volontà divina va sempre rispettata. Per quanto insondabile. Se ti rende
vittima, avrà i suoi motivi. La mia volontà, almeno, è chiara e universale.
Venite, mici, venite. Non avete niente da temere. Anche Chiara era morta. Ora è
sul confine, una spintarella e cade nell’incubo.
GATTO Possiamo mangiarla? Ehi, mamma, possiamo mangiarla? Da viva, dico. È molto
più appetitosa, da viva.
EMMA Giocherelloni. Chiedono se possono mangiarti.
CHIARA Mamma, davvero sei contenta di vedermi?
EMMA Ci vuole un gesto ipocrita, altrimenti non la finisci più. Vieni tra le mie
braccia, Chiara. Mia figlia era morta ed è tornata in vita, era perduta ed è
stata ritrovata. Faremo festa. Un banchetto. Ti va del coniglio arrosto?
GATTO Miaooo!
CHIARA Non puoi mandarlo via?
EMMA Davvero hai paura che ti mangi? I miei gatti sono civili. Amano scherzare.
Passano il tempo a perderlo. Inseguono il gomitolo, no? O la pallina. Per ore e
ore. A volte mi metto lì sul divano, vicino a Piero, e li osservo. Per ore e
ore. Come fanno a mangiarti? Non ti ho nemmeno ammazzata. Viva, dicono? No, ti
rifiuteresti. A meno che io non ti tenga ferma. Ma non mi sembra il caso. Te
n’eri andata maledetta, ma sei tornata benedetta. Ora mi tieni compagnia, mi fai
i lavori di casa, ascolti le mie perle di saggezza, mi massaggi le spalle… Ora
possiamo essere felici, io e te remissiva e terrorizzata. Benvenuta, Chiara.
Prometto di non ammazzarti.
MARPLE Proprio di questo voglio parlare.
EMMA Chiara?... Hai introdotto uno sconosciuto? Si chiama complice? Del tipo
efferato? Che intenzione ha, manovrato da te, di uccidermi e poi vi godete
l’eredità? Gli hai raccontato dell’assicurazione sulla vita? Non fidarti. Dopo
ammazza anche te e si gode i soldi, il figlio di puttana. È così che fanno i
bravi cittadini.
CHIARA Mamma, non so chi sia.
EMMA E allora che cosa ci fa un uomo vivo in casa mia?
MARPLE Ispettore Marple, indagini crimini efferati. Lei è la signora Emma?
EMMA Io sono chi mi pare.
MARPLE Signorina Chiara…
CHIARA Come fa a conoscere il mio nome?
MARPLE Sono un poliziotto. So tutto. So che avete ucciso un congiunto di nome
Piero. A martellate. E poi ne avete occultato il cadavere. E suo marito,
signora? Che ne ha fatto? I gatti hanno…
EMMA Se la prende con gli innocenti, il chiacchierone. Ma li hai guardati negli
occhi? Sono teneri e amorevoli. Accarezzali, grattagli la nuca, non ti senti
sciogliere il cuore?
MARPLE Signora, sono un funzionario. Mi trovo qui per reperire le prove del
crimine. Conto sulla vostra collaborazione.
EMMA Collaborare con un poliziotto... Non mi sembra appropriato per una signora
che vive sola con i suoi gatti. E con una figlia reproba che si è pentita. Cerca
di capire. Ne va della mia reputazione. Io sono una che prega.
MARPLE Signora. Assicurando un’assassina alla giustizia, il suo credito sociale
aumenterà. Sarà circondata di rispetto e riconoscenza, le daranno una medaglia.
EMMA Sì, sì. Ma c’è un conflitto. Essendo io l’assassina e dovendo denunciare me
stessa, non è facile soppesare i pro e i contro.
MARPLE Non vorrà fare la latitante per tutta la vita!
EMMA Ma certo, mi dà soddisfazione. Amo infrangere la legge.
MARPLE Mi ascolti con attenzione. Ho accettato questo incarico spinto dalla
frustrazione. Altrimenti, non sarei qui ad accanirmi contro una donna che
potrebbe essere mia madre.
EMMA Non esagerare, sbirro. Tua zia, magari. La zia giovane.
MARPLE Sa che cosa dice mia moglie? Dice che sono il più imbecille. I miei
colleghi fanno carriera. Prendono il triplo del mio stipendio. Abbiamo il mutuo,
la retta della scuola, le rate della macchina… Ma il peggio è che non mi posso
più guardare allo specchio senza provare vergogna. Lei non ha idea di quanto sia
terribile vedersi per strada riflesso in una vetrina e girare la testa
disgustato. Lo shopping non è più sereno, la passeggiata è un cupo avvilimento.
EMMA Povero meschino, sei proprio il più tapino dei disgraziati. Gradisci un tè,
per tirarti su? Ci metto il miele e un goccio di rum.
MARPLE Lei è molto gentile. E anche sensibile. Non me l’aspettavo.
EMMA Chi credevi di incontrare, una messalina? Io sono una mamma.
MARPLE Quando uno sente dire che ha ammazzato il figlio a martellate…
EMMA Un raptus materno, l’ho fatto piangendo.
MARPLE Si pente, vero? Intende consegnarsi alla giustizia, vero? Mi dica di sì,
signora Emma. Faccia contenti me e mia moglie. Ci dia un futuro.
EMMA Quanto zucchero?
MARPLE Amaro.
EMMA Scusa, ti avevo detto che ci metto il miele. Non posso dartelo amaro.
Avresti dovuto dire: il miele no, per favore. Ma chi si preoccupa di facilitare
la fatica altrui? Tutti uguali. Nessuna pietà per una signora premurosa. E c’è
il rum. Anche il rum contiene zuccheri. Contraddizioni, ispettore. Hai portato
il mondo nella mia coerenza. Che cosa devo fare? Sospiro, sospiro e penso: ma io
devo continuare ad ammazzare, per stare bene? Scusa lo sfogo, alla mia età non
si ha più tanta pazienza. Chiara?
CHIARA Uno, grazie.
EMMA Sempre moderata. Brava. Continua così. Non eccedere. Viva la mediocrità.
Vedi, ispettore, come educo i figli?
MARPLE Una su due. L’altro…
EMMA Insisti? Provi forse un gusto sadico nel rinvangare una faccenda triste?
MARPLE Un omicidio, signora.
EMMA Abbi rispetto per il nostro lutto.
MARPLE E lei per la giustizia.
EMMA Giustizia è stata fatta. Per che cosa sei qui?
MARPLE Lei confessa e io la dichiaro in arresto per l’omicidio…
EMMA Non vorrai arrestarmi per un solo omicidio!
MARPLE … per l’omicidio del signor Piero di cui lei ha dato piena e ampia
confessione. Ha il diritto…
EMMA E gli altri?
CHIARA Mamma! Altri?
EMMA Quando si parla di giustizia, si va fino in fondo.
MARPLE Di quali altri parla?
EMMA Degli altri che ho ammazzato.
MARPLE Lei ha ammazzato altre persone? Quante?
EMMA Chiara?
CHIARA Di che cosa parli, mamma? Io non ne so niente.
EMMA Eri già andata via? La mia memoria…
MARPLE Quante vittime, signora?
EMMA Cinque, mi pare.
MARPLE Devo chiamare i rinforzi.
EMMA Vista appannata?
MARPLE Sì.
EMMA Lingua legata?
MARPLE Sì.
EMMA Pensieri confusi?
MARPLE Sì.
EMMA Resisti, caro. Voglio presentarti i miei morti.
MARPLE Ma lei, signorina… sua madre… che cosa è tornata a fare?
CHIARA Morto Piero, mi ero detta, la mamma si è messa il cuore in pace. Ora può
accorgersi di me. Prima ero invisibile. Piero il gigante alla cui ombra
appassivo. Torno e la mamma mi accoglie a braccia aperte. Trovo la casa in
ordine, la mia cameretta pulita. Pazienza per i gatti. Mi ci posso abituare. Ma
che lei continui ad ammazzare…! Non ha paura della prigione? Non ha paura di
niente. Io di tutto. Ma non posso andarmene di nuovo. Sono intrappolata qui. Ci
sono cose che dovrei capire, e non riesco. Dentro di me c’è un lampione:
illumina una sfera limitata, tanto quanto le braccia allargate. Al di là, le
tenebre. Non oso muovere un passo. È terribile scegliere una via di dolore e
fatica, rendersi conto che è quella sbagliata, e poi tornare dove niente è
cambiato. Sono condannata a stare in me stessa, dove c’è uno smarrimento che mi
toglie il respiro.
EMMA Il signor Pantofola, il mio ex vicino di casa. Veniva a lamentarsi che i
gatti lo svegliavano. Poverino, aveva un tumore e viveva recluso. Usciva solo
per bussare alla mia porta e gridare insulti. In pantofole. Non l’ho sopportato.
Non si esce per strada in pantofole. Si portano in casa germi, virus e batteri.
Ora il cancro non lo fa più soffrire. Una prece per la sua anima mediocre.
MARPLE Che male le ha fatto?
EMMA Era un malato incurabile. Che pretendeva di vivere.
MARPLE E non ne aveva il diritto?
EMMA Non essere ridicolo, non esiste questo diritto.
EMMA Il piccolo Sigismondo. Boy scout. In missione. Raccoglieva soldini,
dolcetti, scatolame e pasta per i poveri. Lo zaino in spalla e due borse, una
per mano. Curioso, logorroico, ipocrita, ma soprattutto assillante.
MARPLE Un bambino. Lei ha ucciso un bambino innocente!
EMMA Innocenza? Mai sentita questa parola. Ascolta invece questa. Sonnolenza?
MARPLE Sì.
EMMA Tieni duro, non ho finito.
MARPLE Un bambino!
EMMA Anch’io sono stata bambina. E allora? Solo perché faceva il boy scout… Sta’
quieto. Più ti agiti, più Caronte accelera sui remi.
MARPLE Ho bisogno di una coperta. Ho freddo.
EMMA Chiara, va’ a prendere il patchwork.
EMMA L’impiegata delle Poste. Mi riempiva la cassetta di bollette e pubblicità.
Ho distrutto la cassetta a picconate, ma lei mi lasciava bollette e pubblicità
davanti alla porta. Davanti alla mia porta! Ho picconato anche lei, in difesa
della privacy.
MARPLE Lei è la peggior criminale…
EMMA Sfinimento?
MARPLE Sì. Ma che cosa… che cosa mi succede?
EMMA Tranquillo, ci passano tutti. Continuo?
MARPLE No, per favore. Mi fa venire il mal di testa.
EMMA Sei troppo teso. Rilassati.
MARPLE Mi ha assassinato, vero? Non è giusto. Era la mia occasione.
EMMA Vedi che siamo in sintonia? Non è giusto, sono d’accordo. Niente è giusto.
Niente segue la retta via. Tutto sbanda a destra e a sinistra e noi procediamo
barcollando e spintonati fino a che un giorno… Dovresti ringraziami per le mie
illuminazioni.
MARPLE Tu… tu mi uccidi!
EMMA Non condivido tanto scalpore. La tua è un’esistenza senza valore. A parte
due o tre infelici, nessuno si accorgerà della tua scomparsa. Ti assicuro che
l’universo non ne risentirà. Ti consola?
MARPLE È la mia vita! Io ci tenevo!
EMMA Stai degradando a barzelletta una fine che potrebbe essere dignitosa.
Rispetta te stesso: taci e muori.
MARPLE Senza pietà.
EMMA Sono realistica.
GATTA Mamma.
EMMA Dove c’è puzza di cadavere non può mancare la sacerdotessa lunatica.
GATTA Gatto è molto arrabbiato.
EMMA Affila gli artigli? Arrota i denti? Aguzza gli occhi?
GATTA Ringhia.
EMMA Contro di me, immagino.
GATTA Sì, ti odia.
EMMA E tu?
GATTA Io non provo cattivi sentimenti. Io perdono.
EMMA E che cosa mi perdoni?
GATTA Sei una bugiarda. Un’egoista. Un’ingrata. Una sfruttatrice. Un’empia.
EMMA Siediti, cara. Parliamone da gatta a donna.
MARPLE Muoio.
EMMA Insiste nell’attirare l’attenzione.
GATTA Me lo regali?
MARPLE Non farmi mangiare dai gatti.
EMMA Tutti uguali. Pretendono di comandare anche dall’aldilà.
GATTA Vuoi che gli dia il colpo di grazia?
EMMA No. Si merita una morte umana, con tutta l’agonia, secondo la legge.
GATTA Mamma.
EMMA Dimmi, piccina. Sai che a me puoi confidare tutto.
GATTA Io non sono come Gatto. Non ti odio per quello che hai fatto. Però… mamma,
però me l’hai combinata grossa. Mesi e mesi di cibo in scatola e avanzi non
sempre freschi. Ripetevi che c’è la crisi, che i soldi non bastano… Chi pensava
che sapessi mentire tanto bene? E che non ci ami come affermi? Capisci perché
sono… amareggiata?
EMMA Piccina, che cosa ti dice la luna?
GATTA Non l’ho consultata. Ma so che cosa mi direbbe: digiuno e sacrificio
fortificano la fede, ma chi tradisce merita la morte.
EMMA E tu mi vuoi uccidere?
GATTA Tu sei la mia mamma. Proprio per questo non ho pregato la luna.
EMMA Hai fatto bene. Posso spiegarti tutto.
GATTA Mi si apre il cuore.
EMMA La crisi non è mai in corso, è sempre incombente, perché così vogliono i
mercati. Previdente, ho accumulato provviste per i tempi di carestia. Così non
morite di fame. In conclusione, vi ho salvato la vita. Io vi amo.
GATTA Oh, mamma, mamma!
MARPLE Sono morto.
EMMA In ritardo, ma possiamo chiudere un occhio. Tu chiudili tutti e due,
sbirro. Aiutami, cara, mettiamolo di là con gli altri.
GATTA Un assaggino?
EMMA Non è ora di pranzo.
GATTA Accogli, luna mirifica, lo spirito inedibile di questo corpo che tu hai
creato ricco di proteine, carboidrati, sali minerali, zuccheri e vitamine. In
tuo onore, con il benevolo consenso della mamma, più tardi ne farò una
scorpacciata. Vero, mamma?
EMMA Penso che ti servirò uno di quelli frollati. La carne fresca non fa bene.
Vuoi fare diarrea dappertutto?
GATTA Doppia porzione, allora. A Gatto niente, vero? Sapessi che cosa so di lui
che potrei dirti anche subito, se tu volessi!
EMMA Snocciola, spia.
GATTA Vuole ucciderti e mangiarti. Per impadronirsi della casa. Questa è la casa
dei gatti, dice. Cataus! Cataus! Grida cose che non capisco. È fuori di sé dalla
rabbia. Ti insulta e ti maledice. Vuole i cadaveri. Dice che sono suoi di
diritto. Dice che mediti di farci morire di fame. Durante una di queste notti ti
balza al collo e ti sgozza. Convertiti alla luna, lei ti protegge con l’alta
marea.
EMMA Tutto qui?
GATTA Terribile, vero? Tu ci hai accolti, ci hai nutriti con la carne del
figlio, e lui vuole ucciderti. Oh parvum iniquo sacrificium intellectus, in
inferis! In inferis!
EMMA Sia come sia, tu lo tradisci.
GATTA Ne ho parlato con la luna. Un tradimento leale non è peccato.
EMMA È tuo fratello. Vuoi che lo ammazzi?
GATTA Non vedo altra soluzione. Se lui tenta di ucciderti e fallisce, poi tu con
chi te la prendi? Anche con me. Ti conosco. Sei capace di spellarmi viva.
EMMA Mi temi, dunque?
GATTA Certo. Tu non sei lunatica.
GATTO Gatta!
GATTA Mi chiama. Devo andare. Confido nella tua saggezza. Ammazzalo.
GATTO Dov’eri finita?
GATTA Raccontavo alla mamma di come sei stato bravo a catturare il topolino.
GATTO Avete parlato di me in mia assenza? Non mi piace.
GATTA Solo per tessere le tue lodi.
GATTO Mamma!
EMMA Mamma! Mamma! Le campane della quaresima. Dimmi almeno chi sei: Piero o il
gatto?
GATTO Sono il gatto.
EMMA Che cosa vuoi?
GATTO Cinque cadaveri.
EMMA Sei, con l’ispettore Marple pace all’anima sua amen e così sia riposi in
pace onesto difensore della giustizia fedele coniuge padre affettuoso un esempio
per tutti i lazzaroni e i malavitosi medaglia al valore targa di bronzo e una
via intitolata alla vedova il cordoglio della comunità.
GATTO Sei cadaveri nostri di diritto.
EMMA Nostri di chi?
GATTO Di noi gatti.
EMMA Ma li ho ammazzati io.
GATTO E intendi anche mangiarli?
EMMA Non ci ho ancora pensato.
GATTO Gli umani non mangiano i cadaveri.
EMMA Di preferenza, no. Ma di necessità si fa virtù.
GATTO Li voglio.
EMMA Altrimenti?
PIERO Mamma, ti pare giusto? Di me hai fatto spezzatino per gatti e gli
sconosciuti invece sono di là integri.
GATTO Stanne fuori, me ne sto occupando io.
PIERO Bestiaccia prepotente.
GATTO Sei morto! Vattene! Lasciami in pace!
PIERO Mi hai ingerito tu.
GATTO Ti ho anche cacato fuori!
PIERO Solo la carne. Lo spirito è estraneo al processo intestinale.
GATTO Noi gatti facciamo tutt’uno. Pancia piena, spirito in estasi. Pancia
vuota, l’anima in merda.
EMMA Ora basta. Tu, gatto, ritirati con la coda tra le zampe e ringrazia la mia
depressione sottocutanea se non ti stiro sul pavimento. In quanto a te, Piero…
Ti capisco, figlio. Hai tutti i diritti. Ma i doveri sono superiori. I doveri
t’impongono di arrenderti alla condizione di morto ammazzato. Vattene, per
favore. Non c’è un aldilà in cui rintanarti? Inventatene uno. Eri così bravo a
inventare!
PIERO Ti senti forte perché è tornata Chiara. Di nuovo due contro uno. Ma questa
volta non potete né torturarmi né uccidermi. Questa volta vinco io. Non me ne
vado, mamma. Rimango a tormentarti. Sì, voglio vederti soffrire. Non so se mi
darà piacere, ma che altro posso fare? Non mi volevi da vivo, non mi vuoi da
morto. Che razza di madre sei? Voglio odiarti, finalmente. Forse mi sentirò
meglio.
EMMA Sono una mamma come tutte le altre. Abbandona il mondo immaginario in cui
vivi. Guarda in faccia la realtà, figlio caro. Le mamme sono così: uccidono i
loro bambini. E sai perché? Perché le mamme non sono diverse dagli assassini
comuni, e gli assassini comuni sono uguali ai bravi cittadini, e i bravi
cittadini non fanno niente per essere diversi dai delinquenti, e anzi più uno è
bravo più è delinquente. Capisci? Il pianeta non è verde e azzurro, è rosso.
PIERO Mamma, non voglio odiarti, voglio stare con te.
EMMA Lo vorrei tanto anch’io, Piero, ma il regolamento lo vieta. E tu sei così
incoerente!
GATTO Bel modo di educare i figli. Privi di rispetto e di discrezione.
EMMA Stavo parlando con Piero! Sputalo fuori, gattaccio, che non avevo ancora
finito di fargli le raccomandazioni!
GATTO Ricorda, donna. I sei cadaveri. O qui scoppia il finimondo.
EMMA Se senti puzza di benzina, sono io che ti do fuoco.
GATTO Alla gola! Alla gola!
EMMA T’impicco con il filo della corrente.
GATTO Le zanne nel cuore!
EMMA Ti sbatto nella lavatrice con un litro di candeggina.
GATTO Gli artigli negli occhi!
EMMA Ti ficco in pentola ancora vivo.
GATTO Graffi su tutto il corpo!
EMMA Ti strappo il pelo con le pinze roventi.
GATTO Stanotte ti uccido!
EMMA Fammi sedere, delinquente. Misericordia. Dov’è il dio che prego sempre? Per
che cosa lo prego? Non l’ho visto incenerire il gatto. Dio di giustizia, toc
toc, c’è qualcuno? Punisci i malvagi, dio. Il gatto è incolume! Minaccia e ride
di me! Fulminalo, dio delle catastrofi e degli stermini! Non succede niente. Che
dio è, se non lo vedo in azione? Penso di farmi atea. Forse mi converto ai
supereroi. Posso anche fondare una religione tutta mia. La dea dei massacri.
GATTA Non sa. Non vede. Preghiera sbagliata. Sacrilega. La mamma è un’infedele
miscredente. Si rivolge a un dio maschio. Non si rende conto? Un dio maschio è
devastante per la vita, che è femmina. La stupra. Solo tu, luna, illumini. Mi
hai rivelato che non è opportuno che io tradisca mio fratello gatto. Mi sentirei
sola, senza di lui. Meglio tradire la mamma. Grazie per avermi rivelato che
possiamo vivere anche senza di lei. C’è una dispensa piena di carne, di che
altro abbiamo bisogno? Ci sei tu, per tutto il resto. Illuminami sempre, luna
luminosa, e lascia nelle tenebre quelli che non credono, così che possano
inciampare e fracassarsi le ossa e morire. Sicut ad bestias.
Noi godiamo i piaceri del mondo,
anelando alle cose celesti.
Conduciamo una vita impetuosa,
tutto ciò che vogliamo prendiamo.
Cantiamo e danziamo,
balliamo e preghiamo.
Illumina, luna, i gatti credenti,
stermina gli empi e tutti i dissidenti.
EMMA Chiara! Porta la candela. Di nuovo senza luce. Casa di tenebre, questa.
CHIARA Ho paura, mamma. I gatti mi hanno seguita. Li ho sentiti corrermi tra le
gambe. Poi mi hanno graffiata. Mi hanno morsa i calcagni. Li ho scalciati via.
Se fossi caduta… Mi avrebbero mangiata, vero? Come hanno fatto con Piero.
EMMA Non tutta in una volta.
CHIARA L’incubo è cominciato quando hai dato loro le carni di Piero, vero? Si
sono intossicati di quella carne di mostro e ora ne vogliono ancora. Ma io non
sono come lui! Non possono desiderare di divorarmi!
EMMA Possono sì. Sono gatti.
CHIARA Saranno qui intorno?
EMMA Sono sempre qui intorno.
CHIARA Di te hanno paura, vero?
EMMA Sanno che ci metto poco a spezzargli il collo.
CHIARA Mamma… perché parli solo di morte?
EMMA Solo di morte, io?
CHIARA Chi entra in questa casa, lo uccidi. Ne esibisci il cadavere con
orgoglio. A me hai detto che non mi ammazzi. Ma quale madre direbbe alla figlia
una cosa simile? Si dà per scontato…
EMMA Scusa se t’interrompo. Mai dare niente per scontato.
CHIARA Neppure che una madre non uccide una figlia?
EMMA Hai ben visto Piero com’è finito, povero disgraziato.
CHIARA I tuoi pensieri sono indirizzati a immagini di morte, nel ricordo di un
omicidio o in un progetto di tortura. Ora, per esempio, chi hai in mente di
ammazzare? I gatti?
EMMA Per il momento non mi dichiaro. Ci sono affezionata.
CHIARA Tu, affetto? No, mamma. Per nessuno.
EMMA Vero. Ma per i gatti provo qualcosa di simile. Come quando vedi un bel film
alla televisione o gusti una zuppa saporita o ti fai un bagno caldo in una
giornata fredda. Cose così, di affetto. E per i miei gatti… insomma, è già
parecchio che conviviamo e ancora non ci siamo massacrati a vicenda. Non è
affetto, questo?
CHIARA Ho sentito che cosa diceva il maschio. Vuole mangiarti per impadronirsi
dei cadaveri e della casa.
EMMA Sappi che la femmina non è da meno. Quella bacia il culo alla luna e
intanto si fa fottere dal fratello. Chi non è coerente te lo ritrovi con il
ghigno del brigante. Fidati solo di me. Io quello che dico faccio, e quello che
faccio non lo nascondo.
CHIARA Ti odiano.
EMMA Sono gatti, che altro possono fare?
CHIARA Anche tu li odi. Ti hanno mangiato il figlio e ora…
EMMA Chiara, finora te ne sei stata zitta e depressa, e di punto in bianco una
logorrea… Non è che hai le tue cose?
CHIARA Dimmi che anche tu li odi.
EMMA L’odio è un sentimento bastardo. Per odiare qualcuno te ne devi interessare
e a me… ti assicuro che non provo interesse per nessuno. Ci mancherebbe! Ma li
vedi? Rammolliti senza spina dorsale. Io non odio, Chiara. Sono una persona di
nobili sentimenti. Il mio sguardo sull’universo è asciutto.
CHIARA Ascolta!
EMMA Si stanno affilando gli artigli. Smettetela di rovinarmi i mobili!
CHIARA Che cos’è questo rumore?
EMMA Il ringhio del felino. Sono pur sempre leoni, pantere, tigri… Senti la
puzza? Lavatevi, selvatici!
CHIARA Non dovevi nascondere i cadaveri.
EMMA Pensi che sia facile ammazzare una persona e farla sparire? Dove li
mettevo, nel sacco dell’immondizia? Sai poi che seccature con l’azienda di
smaltimento rifiuti! O li seppellivo in giardino con il mal di schiena
maledetto? Ci faccio una preghiera tutti i giorni e niente, che dio è questo dio
onnipotente che non sa curare nemmeno un mal di schiena?
CHIARA Mamma, perché li hai uccisi?
EMMA Mettila così: come se me l’avessero chiesto.
CHIARA Nessuno chiede di essere ucciso, se non ne ha motivo.
EMMA Magari ho frainteso.
CHIARA Perché sei tanto cinica? Tanto feroce?
EMMA Non c’è belva che non abbia un poco di pietà. Io non ne ho per niente.
Perché non sono una belva, sono una signora.
CHIARA Non sei una signora, non sei una donna, non sei una madre.
EMMA Mi lasci sola in un momento critico, con tuo fratello sanguinante sul
pavimento. Te ne vai nel mondo senza ascoltare la mia voce assennata che ti dice
di non farlo. Poi torni, non racconti niente, te ne stai lì rincitrullita con lo
sguardo nel vuoto… E infine apri la bocca e non la chiudi più. E non per esalare
un saggio di saggezza, ma per dire piccole imbecillità. Rinsavisci, Chiara. Sei
a casa, dalla tua mamma, e va tutto bene.
CHIARA No! Di là ci sono sei cadaveri!
EMMA Poi li faccio a pezzi e li metto nelle scatole, se ti danno fastidio.
CHIARA Due belve ci spiano in attesa del momento più opportuno per cavarci il
cuore!
EMMA Prima devono vedersela con me.
CHIARA E tu non mi dai risposte.
EMMA A me sono sempre bastate le domande. Uno sbadiglio e la questione è
risolta.
CHIARA Dimmelo, mamma, dimmi perché uccidi!
EMMA Vediamo. Fammi raccogliere le idee.
PIERO Voglio sentirlo anch’io.
EMMA Gatto, ti spiace controllare le viscere? Mi scagazzi Piero nei momenti meno
appropriati.
PIERO Non divagare. Voglio proprio sentire perché mi hai fatto secco a
martellate. E non rispondere per le mie esibizioni al parco! Tu di questa morale
spicciola hai sempre riso.
EMMA Ti ho spiegato che certe cose non devi farle, non sta bene. Ma tu hai la
testa tanto dura che ho dovuto provvedere così sui due piedi, senza
premeditazione né un’adeguata preparazione. E infatti… che sgobbata farti a
pezzi! Lasciamo perdere. Non voglio angustiarvi con la mia fatica di vivere.
PIERO Sii sincera, per una volta.
EMMA Sempre, io. Ma la mia sincerità è scambiata per mitologia grottesca. Che
cosa vuoi che ti dica, che mi sfuggivi? Che te ne andavi chissà dove senza
permesso? Potevo tollerare che ti sottraessi al controllo?
PIERO Ecco! Solo una questione di potere!
EMMA Solo? Se non puoi dominare, che cosa fai? Distruggi, no? In quantità
minore, ma lo stile è identico.
PIERO Quindi, ero innocente.
EMMA Non hai capito niente. Innocenza e colpevolezza sono giochi di parole. Ci
si trastullano i giudici nei processi.
CHIARA Allora, mamma?
EMMA Mi assalite tu da una parte e tu dall’altra. Peggio dei gatti, la vostra
foga. Ma che volete? Sono una signora di mezz’età stanca e disillusa,
amareggiata e…
CHIARA Mamma! Ora basta, ti prego. Forse tra poco… non so, in fondo sono solo
gatti… ma ho la sensazione… la nemesi… mi sembra giusto che tu, e io, perché
anch’io… complice, no? In fondo, non ho mai fatto niente per fermarti. Me ne
sono andata senza sapere dove andare e sono tornata senza sapere per quale
motivo e per fare che cosa. Ma ora tutto mi si chiarisce. Noi dobbiamo morire,
mamma, e in questo modo tutto si aggiusta. L’equilibrio si ristabilisce. L’hybris,
mamma, l’hybris… e torna dike, la giustizia.
EMMA Lascia che ti fermi, cara, prima che il delirio ti faccia scoppiare la
testa. Hai detto cose molto belle e difficili, non sapevo che avessi una
cultura, pensa un po’, non sono stata così male come madre, eh?
PIERO Mamma, anch’io ero bravo a scuola.
EMMA Sì, a toccarti il pisello.
CHIARA Non mi sfuggi, mamma. Devi parlare.
EMMA Parlare. Tu hai parlato molto, direi perfino troppo. Devo fare altrettanto?
Ho sempre privilegiato l’azione sulle parole che in fondo che altro sono se non
aria digerita e alitata con sentori non sempre gradevoli? Vero, Piero? Ti puzza
ancora l’alito.
PIERO Sono decomposto.
CHIARA Devi dire la verità, mamma.
EMMA Fammi riflettere. Adoro fingere di riflettere. Or dunque. Devo ideare un
finale, no? È questo che vuoi. Che condisca il massacro con una morale
edificante.
CHIARA Che spieghi perché sei un’assassina!
EMMA Con parole accorate, registro adeguato, tono solenne, singhiozzi e gemiti.
Vuoi una perorazione che susciti pietà per questa povera donna vittima delle
circostanze e di una società crudele. Vuoi… che reciti!
CHIARA Mamma, non so se…
EMMA Sì, sì. Questo vuoi. Che mettiamo in moto le forze dell’immaginazione. Che
facciamo teatro. Un’idea magnifica, Chiara. Forse non sei così idiota come ho
sempre creduto. Forse la scappatella nel mondo ti ha giovato. Sai che ti dico?
Anch’io farò un viaggio, al termine di questo… in che cosa siamo impegnate? Un
dramma? Una tragedia? A mio parere, è una commedia. Ridere del tragico è
salutare.
PIERO Vorrei fare Amleto. Ma voi sapete chi è Amleto? Amleto di Elsinore.
Danimarca.
EMMA Piero, non siamo a scuola.
PIERO Non sai nemmeno chi è Amleto.
EMMA Come tediose, insipide e vane
mi appaiono le piatte convenzioni
di questo mondo! Che schifo! Che schifo!
CHIARA Stai facendo di tutto per non rispondere.
EMMA Chiara, non ci sei solo tu. Devo mostrarmi materna anche con Piero,
facendolo vergognare della presunzione. Ma ora via, via… voglio prepararmi alla
recita. Ci vuole un palcoscenico che sia pulpito e tribuna, e questo tavolo è
adatto all’uopo. Sentite come parlo? All’uopo. Sono già un’attrice. E quindi un
personaggio. Sono così teatrali, i personaggi! Eccomi qua. Ora vi domino
dall’alto. Personaggio e drammaturga! Ci fossi arrivata prima, avrei ucciso in
un modo più plateale, con citazioni dotte e motivazioni profonde. E regista!
Avrei ucciso con belle musiche e luci d’atmosfera. Non fa niente. Ho un futuro,
davanti a me. Avrò una vita recitata, così mi sentirò più simile al mondo.
GATTI Bada, Emma, non deviare
dal corso dell’inganno.
Ciò che è vero qui è infondato,
ma se falsi ciò che è vero
ne verrà soltanto danno.
Tu non devi recitare,
declamare l’insensato,
non c’è nulla di sincero
in chi prende a testimonio
questo pubblico demonio.
EMMA Personaggio? No, no, non ne sono alla bassezza. Io sono un archetipo.
GATTA Dea luna insondata
con furia scatenata
risoluta e crudele
travolgi l’infedele.
EMMA Gentile, grazie. L’empito religioso emerge e galleggia come una merda nella
fogna.
GATTA Empia! Sacripantes tibi satanicas flammas…
GATTO Ci perdiamo in parole? Assalto, aggranfio, azzanno. E poi boccone dopo
boccone mi gonfio la pancia di carne umana. Le parole vanno bene solo come
stuzzicadenti.
EMMA Dopo, zotico. A esibizione conclusa. Se te lo consento. Magari finisce che
ci guadagno uno scendiletto di pelliccia. Sarà un piacere calpestarti a ogni
risveglio. Traditore. Ti ho nutrito, ti ho riservato un posto sul divano davanti
al televisore. Ingrato. Io ti do il cuore e tu lo trafiggi? Non hai dunque il
senso dell’onore?
GATTI Tu non devi recitare,
declamare l’insensato…
EMMA Via! Via! Io amo il teatro. Non gli sproloqui liturgici. Grazie, grazie.
Adoro gli applausi.
CHIARA Siamo qui per te, mamma.
PIERO Non sappiamo dove andare.
EMMA I miei figli. Un orgoglio. Vi amo, ragazzi. Per il momento fate il
pubblico, poi vi trovo un ruolo appassionante.
CHIARA Qual è la verità, mamma?
EMMA Incredibile, il teatro. Il pubblico chiede a una come me di esporre la
verità. Quant’è spudorato!
PIERO Non fa che divagare. L’ha sempre fatto anche con noi. Poi smette di
divagare e uccide.
CHIARA Mamma!
EMMA Il mondo, Chiara. Il mondo. Non è quello che dicono. Mio dio, no. Lasciamo
stare dio, che è complice e non aiuta. Il mondo, figlia adorata… e colgo
l’occasione per chiederti perdono, io non volevo, non volevo essere cattiva… O
forse sì? Mi si fa un nodo in gola. È già la seconda volta, oggi. Sono troppo
sensibile. Ma devo essere forte. Dura con me stessa. Il momento della verità?
Ebbene, sia.
Seguitemi con gli occhi dell’immaginazione. In questa luce tremolante guardate
sfilare, da una parte, gli stuoli della brava gente che abita il mondo. Gente
onesta e gentile, che vive di suggestioni e sa essere affettuosa, ama la natura
e crede negli ideali, pensa e crea cose belle, d’inverno riempie vassoi per gli
uccelli selvatici, in primavera coltiva l’orto, d’estate visita i musei,
d’autunno fa passeggiate in montagna, gente che sa che la vita colpisce a
tradimento, ma non si lascia abbattere, e anzi è sollecita nel soccorso agli
indigenti, gente generosa e comprensiva, di vedute ampie, gente che non uccide e
non calunnia, non diffonde veleni e non tradisce, gente responsabile e
costruttiva… Uomini da prendere a esempio, insomma. Li vedete, impavidi nelle
loro vite minute e irrilevanti? Processioni biancovestite si snodano lungo il
corso dei fiumi e sui crinali dei monti, con vergini che spargono fiori e
giovinetti che cantano lodi. Dall’operosità instancabile… li vedete al lavoro, i
rudi maschi accuditi dalle fiere femmine?… quali grandi opere! Puntuali e
precisi, creativi e affidabili, questi uomini piccoli hanno sogni grandi.
CHIARA Li vedo, mamma. Sono qui intorno a me, i loro sguardi brillano.
EMMA E tu vorresti buttarti tra le loro braccia, vero? Ti conosco, Chiara. Al
primo che ti fa gli occhi dolci regali una verginità stantia.
CHIARA Mi hai già rimproverata abbastanza.
EMMA Non dico a te, adorata. In fondo, come saresti potuta tornare se non mi
avessi prima abbandonata? Ma il mondo che hai visto e che ti ha disgustata è
solo un’immagine sbiadita dell’inferno che si nasconde dietro la maschera.
PIERO Basta guardare in casa propria.
EMMA Piero, smettila. Ammazzarti non è servito a niente. Sei così ostinato!
Rispetta almeno le mie buone intenzioni.
PIERO Non mi fai più paura. Ormai che cosa devo temere?
EMMA Renditi sopportabile, te lo chiedo per favore. Bada, potrei ignorarti. Non
scagliarti più i miei strali cinici. Dimenticarti.
PIERO No, mamma, questo no.
EMMA E non frignare, ormai sei grande. Ascolta che cosa ci stiamo dicendo. Sono
cose importanti. Assumi una posa interessante. Leva su di me lo sguardo ardente.
Sii teatrale, per una volta. Sempre così sciatto.
PIERO Va bene, mamma.
CHIARA Se il mondo ha una maschera, chi gliel’ha messa?
EMMA Tante mani. Tutte di manicure. D’altronde, se vuoi che l’uomo viva in
società, devi fargli credere che esiste una civiltà. Altrimenti, saremmo tutti
un po’ più selvaggi, no? Lo siamo, in effetti, ma non dobbiamo dirlo. Io sono
una signora, non una pluriomicida. Il personaggio non mostra l’attore che c’è
sotto, altrimenti tutto crolla. Solo nella finzione il mondo è reale. Terribile,
quando il dolore è invece autentico. Ih ih ih! E quelli cercano la serenità!
Sai, cantano così…
Lode all’uomo e alla natura,
la mia voce canti pura.
Nello sguardo all’orizzonte
splende l’alba dietro il monte.
CHIARA Non capisco. Dici cose importanti, poi ci prendi in giro, infine canti…
EMMA Ci vogliono grandi attori, per una rivelazione senza pietà. Di solito, la
gente si accontenta di un’ipocrisia tiepida. La genialità spaventa. Come
incontrare la bestia divina. Sai quella con le corna e i piedi di capra che
suona la siringa?
PIERO E poi sono io quello strano.
CHIARA Sta quindi a noi migliorare il mondo? E in che modo, recitando come fai
tu?
EMMA Non dire sciocchezze. Migliorare il mondo! Il mondo è, non va mai né meglio
né peggio. Fammi un applauso, se non capisci. Ora immagina una tragedia. Cupa,
sanguinosa, ineluttabile, spaventosa, terribile. I colpevoli, alla fine, saltano
fuori. I commedianti non sono capaci di trattenere i segreti: vomitano tutto. Mi
ascoltate? Ascoltate, figli che la sventura ha fatto nascere da una madre senza
cuore. Anche voi, gattacci infoiati, fanatici e predatori. Ascoltino anche loro,
i piccioni svagati e stupidi, nel cui cervello alloggia un solo pensiero: come
riempirsi le tasche. Ascolta anche tu, luna, e poi cambia faccia, finalmente, e
mostraci che dietro il niente c’è solo altro niente. Vi faccio una confidenza.
Quando la luna si avvicina alla terra, fa impazzire tutti. Per questo tengo le
tapparelle abbassate. Nella mia casa non voglio i matti. Sono un tipo
ragionevole, io.
CHIARA Da qui non si vede la luna. Quello è un lampione.
EMMA Per la precisione, è un faro di teatro. Ma non fa niente. Anche tu hai
bisogno delle illusioni consolatorie.
PIERO Io più di lei.
EMMA Chiudi gli occhi, Piero; e muori, che la mamma ha da fare.
CHIARA Tutta qui, la verità? Il mondo un orrore mascherato? E l’orrore sarebbe
la brava gente che vuole vivere in pace? È una cosa senza senso.
EMMA Ma sentila! Come se tu non avessi mai creduto alle favole! Vedi qui,
intorno a noi, la brava gente operosa? Concima il mondo con la propria vita in
nome del progresso, e semina ovunque le idee che disboscano e fanno crescere i
grattacieli, desertificano e lanciano astronavi nello spazio, stabiliscono
l’ordine sociale e incrementano la fame e la disoccupazione. Tanto fervore mi
eccita. Suoni, voci, musiche, trilli, clangori, sibili, discorsi, notiziari,
richiami, rombi, scampanii… e poi il silenzio. Se allunghi la mano, te lo senti
sotto i polpastrelli. Serico. La pelle di un vecchio. O dell’impalpabile materia
di cui sono fatti gli incubi.
PIERO A me piace. Troppa vita nausea.
EMMA Questa brava gente che semina, lascia poi che altri provvedano al raccolto.
Venite, cavalieri del tramonto! Nobili bardati a festa, ci riempiono il cuore di
emozione. Cavalcano scheletri di draghi. Gli ingenui cadono in ginocchio: gli
dei scendono tra gli uomini! Ed eccoli avanzare, impettiti come tacchini. Li
vedete? Li sentite come berciano, i barbari? Ne percepite la puzza monetaria?
Sono le cavallette bibliche, ma il dio delle bugie li benedice. Personaggi da
prima pagina, figure storiche, eroi da monumento, santi additati a esempio,
campioni dell’arte e del pensiero. Sono gli dei del presente perenne.
Responsabili di genocidi, di teorie razziste e liberticide, di fanatismi, nonché
ideatori dei crimini peggiori contro la stupida umanità e responsabili delle più
spudorate falsificazioni storiche. Spietati e ipocriti, mai tanto intelligenti,
privi di senso etico, adoratori del lusso e del potere. Organizzano l’umanità e
la usano per spremere il mondo. Chiudono l’umanità nei recinti e la mungono.
Stipano l’umanità su barche senza vela e l’annegano nella retorica. Poggiano il
piede sul collo dell’umanità e glielo spezzano. Sono i signori dell’ecatombe.
CHIARA Tu mi fai piangere, mamma.
EMMA Sono una grande attrice. Amo recitare ciò di cui non m’importa niente. Li
vedi, stagliati sopra la brava gente? Che spettacolo! Una modesta ma dignitosa
casa borghese si trasforma in palcoscenico e il palcoscenico in un campo di
sterminio. Vedi politici, militari, scienziati e religiosi fare piovere sangue?
Ascolta, ascolta il grido dell’umanità. Non è straziante? È figlio dell’eternità
e padre dell’ingiustizia. E ora vedi come tutto si fa confuso? In un gioco
terribile di ombre… Ah, questa candela che grande servizio! La luce del sole
abbaglia la verità e quella della luna la scioglie in languore. Nella luce che
trema, perché tutto trema, il cuore trema, le gambe tremano, tutto è paura… le
ombre si fondono l’una nell’altra, la brava gente raccoglie, i farabutti
seminano ed ecco finalmente gli innocenti dove sono, stesi sul campo a
ingrassare la terra di sangue. Le processioni si mutano in eserciti. Clamore e
clangore, sul campo di battaglia! Non distingui più tra vittime e aguzzini, i
combattenti indossano la medesima divisa, il fratello ammazza il fratello, e al
tramonto la morte cala a fare la conta. La processione ora è rossa, le vergini
sono gravide, i giovanetti assassini o assassinati. Poi il silenzio. Nella notte
il mondo sogna e all’alba la brava gente operosa semina il campo arato, mentre
dalla terra sanguigna spuntano già i germogli.
CHIARA Basta, mamma, ti prego.
EMMA Vuoi che, in questo oceano di sangue, se la prendano con me per qualche
ammazzatina? Mi offrono un posto da dirigente, se glielo chiedo. Capisci, ora,
finalmente, Chiara? Io non sono feroce. Io non compio crimini. Faccio teatro: da
carnefice a calunniata in un solo passaggio. Io sono una signora di mezz’età
civile e affettuosa, un’attrice da filodrammatica. Che ama i propri figli fino
alla morte. Loro, non mia. E ama i gatti. No, l’amore per i gatti è sospeso.
Capisci, Chiara, sì o no? La mia verità è teatrale. Io sono il teatro! Che è
feroce, e crea panico.
PIERO … fino alla morte, già.
EMMA Piero, sei proprio fissato.
PIERO Sono vittima di un’ingiustizia.
EMMA Iih, paroloni! La giustizia! La giustizia? L’hai sentito, l’ispettore
Marple, no? Degnissima persona, di provata onestà, e chi lo mette in dubbio?
Morto nell’adempimento del dovere. Sacrificato sull’altare della patria.
Medaglia al valor civile. Santo, forse. Per gli dei, questo si è teatro!
Lasciamo stare gli dei, che sono troppi e fanno confusione. Ma l’hai sentito,
no? Quali sono le sue motivazioni? L’autostima, la carriera, il rispetto della
moglie. Ecco per che cosa si fa giustizia: per un aumento di stipendio. Per
pagare la bolletta del gas. E con questo… sipario! Anzi, no. Manca ancora
qualche parola. Oh, ci ho provato gusto. Peccato che sia tutto finto.
CHIARA Se questa è la verità, che verità non esiste, se non come consapevolezza
della ferocia del mondo, e della sua ipocrisia…
EMMA È un buon inizio, no? Tutti gridano la propria verità. Io me ne sto zitta.
CHIARA … se questa è la verità, del tutto insensata, allora siamo votati al
suicidio.
EMMA A me vivere piace. Qui, però, in casa mia. Lontano dalla bolgia dei puzzoni
con le ascelle deodorate. Che si ammazzino tra di loro, un piccolo contributo lo
do pure io. Ma non pretendano di ricevermi nei salotti delle loro macellerie. Io
sto bene qui.
GATTO Miaooo!
EMMA Casa mia, gatti! Qui le regole le detto io! Voi potete tornare nella merda
da cui vi ho tolto!
CHIARA Mamma, mi confondi. Le persone degne, le persone buone, loro…
EMMA Non per niente gli danno i premi, no?
CHIARA Voglio dire che loro costituiscono una speranza, loro possono cambiare…
EMMA Ancora un po’ che aspettano… Ma perché cambiare? Che cos’è questa mania di
cambiare? Le cose vanno così, non c’è niente da cambiare.
CHIARA Ti sei chiusa in casa. Hai paura del mondo. Non puoi dominarlo e non fai
che distruggere.
EMMA C’è chi è costruttivo e tira su la torre di Babele e chi come me preferisce
starsene in casa propria a farsi gli affari propri fin che è possibile, dato che
anche qui vengono a rompere l’incanto e allora li ammazzo. Tutto molto semplice.
CHIARA Li senti? Si avvicinano.
EMMA Certo, vogliono mangiarci. Ma noi glielo impediamo. Ti voglio combattiva,
Chiara.
CHIARA Sì, mamma. Ci provo.
EMMA Brava, bambina. Ero in dubbio, sai, se tu fossi davvero viva. Ora lo
scopriamo. Se invece sei morta, evita di comportarti come tuo fratello. Abbiamo
tanti bei cimiteri…
PIERO A me non fai i complimenti?
EMMA Piero, sei morto, a che cosa ti servono?
CHIARA Mamma, quanti sono i gatti?
EMMA Due. Gatto e gatta, fratello e sorella incestuosi. Meritano di crepare, i
maiali. Che poi, a me, comunque, non me ne importa un fico secco.
CHIARA I punti luminosi che ci assediano sono occhi? Decine, centinaia di occhi?
EMMA Bastardi bastardi. Hanno chiamato i parenti. Tutti a casa di Emma! Carne in
abbondanza! Vedi, il mondo? Gridano all’assalto e si fa subito una folla.
CHIARA Non possiamo difenderci. Loro ci vedono, noi no. Qui ci sono dei picconi.
Piero, aiutami.
EMMA Piero, datti da fare, una buona volta. Non so che cosa ha in mente, ma i
picconi mi piacciono.
PIERO Vuoi scavarmi la fossa? Un po’ tardi, no?
CHIARA Voglio fare entrare la luce. Ormai è giorno. Muoviti, Piero.
EMMA Muoviti, Piero!
PIERO Anche da morto mi comandate!
EMMA Un momento. Che cosa hai detto? Fare entrare la luce? Quale luce? Quella
del mondo? Chiara, vuoi ripetere…
CHIARA Contro le finestre, Piero! Picchia duro! Luce, luce! Aria, finalmente!
Respira, Piero!
PIERO Potessi, ah come lo farei!
EMMA Fermi! Figli disgraziati, le mie finestre! Non potete distruggere le mie
finestre!
PIERO Ora vediamo i gatti. Possiamo prenderli a picconate.
CHIARA Ti va di darmi una mano?
PIERO Nel bisogno, tutta gentilezze.
CHIARA Non voglio usarti. Nessuno deve usare gli altri come strumenti per i
propri fini. Un’alleanza nuova, voglio. Ora so di che colore è il pianeta. E so
anche perché sono tornata. Per riconciliarmi con te e portarti via. Un’alleanza
con la morte. La conosciamo bene, la morte. Sappiamo tutto di quello che avviene
nel mondo. È un buon inizio, no? Ora possiamo ricominciare, io e te. Proprio dai
primi passi, quando ancora si sognava e non si adoravano i lampioni. Quando
lungo la strada si camminava per tutta la vita, nella luce e nell’aria.
EMMA La mia casa invasa dalla luce. Guarda la polvere! Senti che correnti
gelide! E questi gatti chi li ha fatti entrare? Mi dolgono gli occhi. Sono
cieca. Troppa luce! Fateli smettere di miagolare! Voglio diventare sorda! Dove
siete, figli traditori? Per questo vi ho allevati con amore, per essere buttata
in pasto ai gatti? Fate qualcosa! Massacrateli! Ci vuole una rivoluzione, contro
la rivoluzione!
CHIARA Ci stiamo provando, mamma. Stiamo buttando giù gli argini per fare
scorrere il fiume. Poi ci metteremo in navigazione senza farci spaventare dallo
strepito e dagli incendi sulle rive.
EMMA Ma come parli? Pensa ai gatti, non ai fiumi. I fiumi! Che ti viene in
mente? Devo fare tutto io, come sempre? Figli imbelli e imbecilli! Ammazzate!
Ammazzate!
PIERO Mamma, noi ce ne andiamo. Tu hai già i gatti, non hai bisogno dei figli.
EMMA Bravi, dateci dentro. L’inno, l’inno!
CHIARA Addio, mamma. Questa volta non tornerò.
EMMA Tornino i gatti dentro la fossa
la luce è rossa la luce è rossa
tornino i gatti dentro la fossa
la luce rossa si spegnerà.
Nefandezza nefandezza
primavera di tristezza
della vita della morte
il tuo grido apre le porte.
La luce rossa la si spegnerà
la luce rossa la si spegnerà
la luce rossa la si spegnerà
e poi qualcuno la riaccenderà.
GATTA Ho una causa. La guerra contro l’infedele. Luna luna luna, illumina
l’eccidio. Benedici il massacro. Rendici protagonisti di un mondo nuovo.
GATTO Ti perdi in vaneggiamenti, quando la preda è qui davanti a noi? Azzanna!
Azzanna!
EMMA Quanta luce, figlia. Ora s’intravede… si scorge il mondo, ora. Maledetto e
altro, così grande! Chiara, dove sei? Non ti vedo. Non vedo più niente, con
questa luce. Solo il mondo che vorrei accecare. Piero? Ti sei nascosto,
pusillanime? Vieni fuori ad ammazzare! E quelli chi sono?
GATTA Sono i piccioni, non hanno l’anima.
GATTO Seduti sui propri escrementi. Peggio di noi. Saranno buoni da mangiare?
EMMA Ammazziamo anche loro. E poi tappiamo le aperture. Sole e luna non devono
entrare. Questa è casa mia.
TUTTI Cataus! Cataus!