CASA SEGRETA
di
Roberta Rizzato
3° classificato al premio nazionale di drammaturgia Vallecorsi
Premessa
Il ricatto affettivo e familiare, la casa non come porto sicuro ma come carcere,
luogo in cui espiare una condanna. I segreti come meccanismi a orologeria.
Regina e Bianca, due sorelle dentro la casa. Per le due anziane sorelle è
arrivato il momento di fare i conti. Delle verità, dei rancori e, infine, della
pace.
Una resa dei conti cadenzata dai rumori che hanno ritmato le ore della loro
vita: la campana del paese, l’autobus di linea che passa sotto le finestre della
casa delle due sorelle. E i rumori della natura: il vento, la pioggia battente,
il gallo al mattino, i grilli d’estate, il silenzio del gelo d’inverno.
All’interno di questa realtà che si perpetua uguale anno dopo anno - e gli anni
passano inesorabilmente - si gioca la partita finale tra due anime incatenate.
L’odio si mescola al bisogno reciproco di esistere.
Protagonisti
Bianca e Regina Barbozza sorelle, una vita assieme
SCENA I
(Scena buia. Si accende uno spot che accompagna l'entrata in scena di una
giovane donna con una valigia in mano, una valigia color rosso ciliegia. Sembra
sconsolata, appoggia la valigia a terra. Si tratta di Bianca, la figlia più
giovane di Adelmo Barbozza. Qualche istante di luce intensa, fino a sbiancare la
figura apparsa, poi la luce pian piano si attenua ed è buio nuovamente).
(Il vento soffia forte e, se non sono ben chiuse, le imposte prima o poi
sbattono. Spot solo su Regina, seduta.)
Regina Hai chiuso, serrato tutto?
Bianca Ma sì, sì, ho fatto il giro prima di cena. Ho chiuso, come sempre.
Regina Questo vento ci porta via i balconi. Bora da nord. Speriamo almeno che
non si faccia il ghiaccio sulla pompa in orto.
(Silenzio. Improvvisamente sbatte un’imposta)
Lo sapevo! Non capisci niente. Mai, mai che mi posso fidare di te! Non
capisci niente. Le cose cento volte te le devo ripetere!
Bianca Avevo agganciato bene, io. E’ il vento che è troppo forte…
Regina …sta’ zitta va’, che se taci è meglio. Se uno fa le cose come si deve,
non c’è
bisogno di ritornarci su. E’ che te hai sempre la testa per aria, non ti rendi
conto delle conseguenze. Cara mia, troppa fortuna hai avuto nella tua vita, che
se era per te chissà che fine avresti fatto. Meglio neanche pensarci, meglio è,
che altrimenti mi viene su il magone.
(Luce su tutta la scena dove vi è già Bianca , invecchiata. Va ad appoggiare
sul tavolo un vassoio con sopra un bicchiere d'acqua e dei medicinali)
Bianca (borbottando) Creperai prima o poi!
Regina Cosa hai detto? Cosa hai farfugliato? Ah lo so, lo so sai, bellina, che
mi mandi le maledizioni sotto via. Non ci sento più bene, ma per capire gli
occhi, per quelli non servono mica i timpani. Lo vedo quando mi mandi le
maledizioni sottovoce, che stringi gli occhi che ti diventano fessure.
Bianca Te le immagini le cose, Regina. Davvero, tutta fantasia la tua.
Regina Lo so bene io che non è fantasia. Piccoli ti diventano gli occhi, ti stai
concentrando per tentare di ficcare la maledizione nella mia pancia, come un ago
nel puntaspilli, giù giù nella mia pancia.
(L'imposta sbatte nuovamente)
Ma vallo a chiudere ‘sto balcone, cosa stai lì impalata, con quella arietta di
superiorità. Manca solo di buttare via i soldi per riparare balconi. E passami
quel bicchiere e anche le caramelle.
Bianca Vado, vado.
(Bianca esce)
Regina Va va, buona a nulla. Niente sai fare. Solo casino da te, solo casino. E
a me tocca risolvere. Sempre stato così. Sempre. Venute fuori dallo stesso buco,
eppure... Eh ma si sa, tanto c’è la Regina. La Regina appiana, la Regina è là,
pronta, nata per mettere a posto dove gli altri fanno casino.
Ma a me, e a me chi ci pensa a me. Ah, tanto la Regina è forte, non ci bada a
questo o a quello. Eh no, lei no. Mi raccomando Regina, mi raccomando che adesso
è tutto sulle tue spalle. Prima una e poi anche l'altro: mi raccomando Regina. E
a chi è toccato di chiudere gli occhi prima della mamma e poi del papà? Ma a
Regina, si sa. Bianca è fragile, Bianca è sensibile, poverina. Ma avevo ventidue
anni, e io non sono sensibile, Sacramento? La puttana di…tutti quanti, in malora
tutti! (Butta giù le pastiglie)
(Rientra Bianca, con fare stanco)
Bianca Ecco fatto. Era tutto a posto, cara Regina. Tanto baccano per un
accidente di balcone!
Regina Và a quel paese, Bianca. Quando non ci sarò più, quando sarò dentro la
cassa da morto allora ti accorgerai che anche Regina serviva a qualcosa.
Bianca Hai preso le tue pastiglie? Le hai prese o come al solito fai finta di
prenderle e poi le sputi?
Regina Prese, sì le ho prese…grazie. Però tu mi devi sempre fare arrabbiare,
Sacramento.
Bianca Ti ho preso il Gran Hotel, Regina. Lo vuoi? Chissà quando ti stuferai di
leggerlo? Sono cinquanta anni che hai la passione per le storielle sceme di 'sto
giornaletto.
Regina Anche quello mi vuoi togliere? No dico, anche quello? Io cosa sono qua,
il mulo della famiglia? L'unica distrazione il Gran Hotel… eppoi non è sempre
scemo il giornaletto. Dammelo qua, che poi me lo guardo per conto mio, senza
seccatori tra i piedi.
Bianca Ma dai Regina, perché te la prendi tanto, non volevo mica offenderti...
Regina ... non volevi, non volevi. Sempre così. Furba, tu. Con non volevo te la
sei sempre cavata, e lasciato agli altri le gatte da pelare. (Imitando la
sorella). Non volevo, scusa, non era mia intenzione, non pensavo... sempre
uguale la solfa.
Bianca Va beh, Regina. Vedo che stasera hai proprio le balle in giostra e allora
ti saluto. Buona notte, a domani, e cerca di svegliarti un po' più buona.
Altrimenti...
Regina ... altrimenti? Altrimenti, cosa? Cosa fai, eh?
Bianca Altrimenti me ne vado, ti saluto, da sola rimani. Hai capito? Da sola.
Vecchia zitella rimbambita! Io giro al largo, tiro su l'ancora e parto. Hai
capito?
Regina Parla la giovane! Guarda che hai solo sei anni meno di me, balorda.
Bianca Sì, ma tu sei sempre stata vecchia. Sempre stata zitella.
Regina Sentila la disgraziata.
Bianca Ci vediamo domani mattina. Se hai bisogno di qualcosa mi chiami, come
sempre. Io arrivo.
(Esce)
Regina Va, va… se la chiamo lei arriva. Sì, butta giù il cicchetto della notte e
chi la sveglia più. Come non sapessi che lo tiene sotto il cuscino, il suo
liquorino. (Pausa) Parte lei, la signorina, “tiro su l’ancora e parto”. (Pausa)
Tanto di qua non ti muovi. Qui hai la catena, legate assieme. Solo che io ho
sempre saputo di averla, ben stretta al piede. Catena grossa, bestia di catena
che non si spezza. E lei invece ha sempre pensato di poterla rompere quando e
come voleva. Illusa. Grossa più della mia è la sua.
SCENA II
(Il ciclo delle stagioni, il battere delle ore, le attività quotidiane
scandiscono le esistenze apparentemente statiche. Attorno a questa rassicurante,
o inquietante, ripetizione si avvitano le vite, si distendono le storie dei
protagonisti. Destini disperatamente legati tra loro, con una storia comune.
Comuni i ritmi, diversi i desideri. A volte accade che l'inesorabile scorrere
della vita, così crudele nel privare le persone della giovinezza, tralasci di
portarsi via l'illusione che tale giovinezza non potrà più tornare. Regina si è
preparata, truccata: un fiore tra i capelli arruffati, un fiore finto,
scolorito, si è messa il rossetto e un paio di vecchi orecchini. Ridicola, come
lo sono i vecchi che specchiandosi pensano di potere appunto tornare indietro
nel tempo, recuperare un'estetica ormai svaporata per sempre.
Entra Bianca senza prestare particolare attenzione alla sorella)
Bianca (ancora assonnata) Buongiorno Regina. Dormito bene? Non ti ho sentito
agitarti, stanotte. Io invece non ho riposato per niente bene, mi sarò
addormentata che saranno state le quattro. Chissà cosa mi è preso. Lo sai come
sono, sempre stata una che appena appoggiata la testa sul cuscino partiva. Ora
invece mi capita qualche volta che proprio non c'è verso, malgrado il... (che
voglia dire il liquorino?). Poi alle sei mi ha svegliato quel maledetto gallo
della Serafina. Una volta o l'altro vado io a tirargli il collo. Giuro. Si
comperi una sveglia quella vecchia insulsa, che oggigiorno non serve più il
gallo!
(Si accorge del nuovo "look" della sorella e non crede ai propri occhi)
Ma come ti sei conciata?
Regina Perchè?
Bianca Ma ti sei guardata allo specchio?
Regina Mi sono tirata un po' su, non si può. E' proibito dalla legge?
Bianca Ah no, no di certo. E quel fiore, quel fiore da dove arriva?
Regina Non so, ho rimestato dentro quella vecchia scatola...
Bianca ... non è che hai tirato fuori i cimeli di quando andavi a ballare con
Rodolfo?
Regina Macchè Rodolfo e Rodolfo. Chi è poi 'sto tipo?
Bianca Ma sì dai, il figlio di Annibale. Annibale, dai, quello che aveva la
latteria giù alla curva del Merlo. Annibale...
Regina Ah, sì, sì ho capito, Annibale il marito della Delfina. E suo figlio
Rodolfo, sì, quello che è stato ammazzato alla fine della guerra.
Bianca Beh, ammazzato, ha avuto un incidente, è stato tirato sotto da un camion.
Regina Seh, è stato tirato giù dalle spese. Il camion mica si è fermato quella
volta. L'hanno trovato la mattina dopo dentro il fosso, quando era già duro. Era
uno della prima ora. Camicia nera, della prima ora. Ha fatto mandare giù tanto
di quel olio di ricino quel bandito. Spiace per Delfina, poveretta, una bella
disgrazia, ma il figlio era una vera carogna, pace all'anima sua. E poi, io non
ci sono mai andata a ballare con quello là. Avrò fatto sì e no qualche giro di
pista, forse era con lui ma non me lo ricordo.
Bianca Quanti balli ci siamo fatte, Diobbuono. Che orchestre...tutto dal vivo.
Ce la siamo proprio passata in quegli anni, vero Regina? Qualche paio di scarpe
l'abbiamo fatto fuori a furia di ballare. Ti ricordi la balera giù in paese? Al
Giardino fiorito.
Regina Anche il Diana non era male. Ma eri tu più accanita, io venivo una volta
sì e tre no. Tu e Serafina eravate tremende. E a raccontare frottole in famiglia
anche... vado a fare una passeggiata, sì altro che passeggiatina.
Bianca Ah sì, sì io e Serafina non aspettavamo altro che il sabato per
scatenarci. Non dicevo mai di no a nessuno pur di fare un giro di pista... oddio
non proprio a tutti, a qualcuno veramente dicevo di no... Oh, ti ricordi? Ti
ricordi Regina, Olindo?
Regina Il figlio della Amelia, sì. Maria vergine, brutto come il peccato. In
mezzo alla faccia lunga lunga un naso che pareva una roncola piantata sul tronco
di un albero.
Bianca Olindo, che quando doveva invitare una ragazza a ballare (imita la voce
di Olindo) Signorina mi permette 'sto ballo... poi si sputava sulle mani....
(in sottofondo attacca la musica)
Regina ... e la ragazza rispondeva, sono mica una carriola da muratore, io!
(ridono spensierate le due sorelle. I ricordi sono dolci, sembra che solo
allungando una mano si possa risentirne il profumo, il sapore.)
Bianca E il povero Olindo restava con tanto di naso!
Permette questo ballo, bella signorina con il fiore tra i capelli?
(La musica cresce inducendo Bianca a danzare e a seguire le parole. Bianca cerca
di prendere una mano di Regina per aiutarla ad alzarsi dalla sedia).
... "ya viene el negro zumbon bailando alegre el baion".
Regina Dai dai Bianca, lasciami stare...non posso.
Bianca Su Regina ..."Tengo gana de bailar el nuevo compás, dicen todos cuando me
ven pasar: "Chica donde vas? Se voy a bailar el baion".
(Continua a sollecitare Regina a smuoversi per fare qualche passo di ballo)
Regina Ti ho detto che non ce la faccio!
Bianca E dai... fatti coraggio, come da ragazze, dai!
Regina Come te lo devo dire, Sacramentato!
Bianca Se ti sforzassi un poco sarebbe tutto più facile. Lasciati andare, dai
Regina!
Regina Ma che sforzarsi e sforzarsi. Credi che mi diverta a stare così. E
smettila anche tu. (Pausa) Sempre peggio sarà. E anche tu lo sai che è così.
Sempre peggio.
(sfuma la musica, e Bianca si ricompone. I ricordi sono impalpabili come una
bolla di sapone: basta sfiorarli e scompaiono)
Bianca Non parlare così, Regina.
Regina Questa è la realtà. E' per quello che...
Bianca ... non attaccare di nuovo con questa storia. Lo sai come la penso. Non
sarà mai che ti aiuto a fare questa brutta roba. Hai capito Regina? Mai. Anche
te quando sarà la tua ora, né prima né dopo. Hai capito Regina. Né prima né
dopo. Alla tua ora, così come sarà per me.
Regina Tu me lo devi Bianca.
Bianca Tu sei completamente fuori, matta. Te lo devo... matta, matta da
manicomio. (pausa).
Perchè ti sei conciata così? (indica la faccia per riferirsi al trucco di
Regina)
Regina Dimmi Bianca. Ma sincera. Ero proprio brutta da giovane?
Bianca Ma cosa vai in cerca? Cosa ti passa per la testa?
Regina Tu dimmi. Brutta, vero?
Bianca Sei sempre stata un tipo. Eri soda, salda, Regina. Identica a ora.
Piantata per terra. Con la testa sulle spalle.
Regina Brutta, insomma. (Si toglie il fiore tra i capelli)
Bianca Bella, brutta, cosa vuoi che c'entri ormai. Tanto alla fine vecchi si
diventa. I brutti i belli i biondi i mori. Vecchi, Regina. Tutti quanti.
Regina Zitella. Me lo dici sempre anche tu: sei una zitella!
(Bianca porta Regina in sedia a rotelle fin sul proscenio come se lì fosse
appeso uno specchio)
Bianca Cosa vedi, Regina? Su dimmi, cosa vedi? Guardati, ma guardati bene!
Regina (guarda vergognosa l'ipotetico specchio)
Cosa vuoi... cosa vuoi che vedo. Una ragnatela di solchi... e i capelli da
matta. Ecco cosa vedo.
Bianca E gli occhi, come sono gli occhi, Regina?
Regina Mah, stanchi... azzurri... avevo begli occhi da giovane... vivaci...
magari il resto, insomma non gran che, ma gli occhi...
Bianca ... e la bocca? La bocca, Regina.
Regina (sorride, intimidita)... col rossetto che cola... ma denti bianchi e
dritti... quando li avevo. Ma quando li avevo erano bianchi e dritti! Staccavo
pezzi di pane duro come fanno i cani con la carne dall'osso. Tiravo, tiravo...
Bianca Un bel sorriso insomma?
Regina Mah, discreto, via. Non come il tuo, s'intende. Ma passabile.
Bianca (maliziosa) E... e le tette, Regina?
Regina Beh quelle senz'altro meglio delle tue. Senz'altro più grosse, più...
più... da donna, dai. Tu sembravi sempre una ragazzina con la punta della tetta
che spingeva timida sulla camicetta. Le mie invece li staccava, i bottoni, dico,
i bottoni della camicetta sempre li dovevo riattaccare. Stitiche le tue. Senza
offesa, eh Bianca. Per l'amordiddio. (Pausa)
Ti racconto un segreto Bianca. Non l'ho mai raccontato a nessuno. Sai che io non
ho mai voluto lo specchio grande in camera mia. Superfluo, per me. Ma... dentro
il comodino, in mezzo a una pezza, tenevo nascosto uno specchietto piccolo, col
manico di legno, e ogni tanto mi guardavo....(sottovoce) anche quando ero senza
vestiti... sì nuda.
Bianca Noo?!
Regina E difatti mi vergogno. Ma ormai che stiamo a dirci cose strane, tanto
vale dire anche questa. Nello specchietto a volte mi piacevo. Un neo sulla
natica destra, bello, tondo. Insomma a volte guardandomi a pezzi nello
specchietto pensavo, non sei tanto male, Regina. Bianca vuoi saperne un'altra?
Bianca Eh...
Regina Che ogni tanto sognavo... anche adesso, che strano... insomma, sogno che
devo correre a sposarmi. Correre sì, perchè sono in ritardo, in sogno corro con
le gambe ancora buone. Corro inciampo e intanto sporco il vestito bianco. Si
attacca di tutto sul vestito. Foglie secche, penne di gallina, cicche, carte
stracce. Anche pezzi di cacca, sì merda secca sul mio vestito bianco! Arrivo
senza fiato in chiesa. Mi guardo il vestito e vedo che faccio schifo. Tutti mi
guardano che faccio schifo. Vedessi che facce. Anche tu mi guardi con la faccia
schifata. La zia Adelina la zia Marietta, e lo zio Fortunato. Mi vergogno,
tanto... e non mi sposo più. Neanche piango. Mi giro e torno casa... chiudo la
porta. E basta. Finito il sogno.
Bianca E lo sposo? Chi è lo sposo?
Regina Neanche lo so. La cosa importante era il mio vestito bianco. Rovinato
quello, rovinato tutto.
Bianca Mi dispiace Regina.
(Pausa. Il campanile batte sette colpi)
Orco che tardi. E' ora di preparare la cena.
(Bianca esce di scena)
Regina Mi dispiace Regina. Mi dispiace. Regina.
Volevo essere felice. Volevo essere felice trasportando acqua. Volevo essere
felice trasportando acqua in cucina. L'acqua giù del pozzo. L'acqua dentro, giù
del pozzo. Agganciata alla catena vengo calata giù nel pozzo tra le pareti di
pietra grumosa. La luce si allontana, si avvicina l'acqua dentro, giù del pozzo.
Volevo essere felice. Solo trasportare acqua in cucina.
SCENA III
(Rumore della corriera, che ha la fermata sotto le finestre di casa Barbozza.
Entra Bianca con le lenzuola da ripiegare)
Regina E' in ritardo di dieci minuti, oggi.
Bianca Mi dai una mano a ripiegare le lenzuola? Cosa è in ritardo?
Regina La corriera delle undici, è in ritardo di dieci minuti.
Bianca Dovrebbero abolirla. Tanto ci saliranno sì e no tre persone al mese su
quella corriera.
Regina Quelli del comune potrebbero fare il giro delle case una volta al mese
solo per controllare se è morto qualcuno nel frattempo. Invece di passare la
corriera potrebbe passare direttamente l'autobara.
(Continuano a ripiegare la biancheria)
Bianca Ho fatto la valigia, una volta. Quella rosso ciliegia. Tre paia di
mutande, una canottiera, una gonna, due camicette, un paio di scarpe pesanti,
calze, sapone, lacca e un pettine. Corriera delle undici. Avrei fatto le scale
al volo e al volo sarei entrata nella corriera. Venticinque scalini al volo.
Tutta la notte mi sono figurata la scena. La corsa che dovevo fare per non
girarmi indietro, la porta da socchiudere piano e le lacrime che non avrei
dovuto versare. Buongiorno signorina. Buongiorno... mi fa un biglietto... un
biglietto per... Non ho saputo dirgli dove avrei voluto andare. Mi ero
immaginata tutto ma non avevo deciso da che parte dirigermi, da chi. Ho tirato
fuori mutande, canottiera, gonna, camicette, sapone lacca... ho messo la valigia
sopra l'armadio.
Regina Bella scema!
Bianca Proprio tu... tu dici a me bella scema?!
Regina Potevi andare. Tanto chi aveva tutto sul groppone era qualcun'altro.
Potevi andare, no? Tu eri libera. Salire sulla corriera, con la tua valigetta
rosso ciliegia. Con la tua lacchetta dentro. La tua occasione. E chi ti
tratteneva? Cosa ti tratteneva?
Bianca Io non ho rinunciato a niente secondo te? Solo tu. Solo tu la vittima.
Anzi no. La salvatrice del mondo. Vittima e salvatrice. Un Dio! Certo che potevo
andare. Ricominciare da capo, mettere un punto e ricominciare da capo. Uscire da
questa galera. Andare via, sì.
Regina E dove? Da chi?
Bianca (incerta, sconsolata) Non lo so. Da Guido, magari...
Regina (sottovoce) Seh, buono quello...
Bianca Sei sempre stata gelosa. Gelosa e invidiosa, sì. Io almeno un uomo ce
l'avevo, che mi voleva bene anche. Sì mi amava. Mi avrebbe portato via con lui.
Me lo diceva sempre che appena possibile mi avrebbe portata via con lui.
Regina Ma cosa dici? Cosa dici? Quello era solo uno che andava in cerca di
notte, che voleva fare la bella vita. Il gagà della pedemontana.
Bianca Non sai niente tu, niente.
Regina Ah non so niente. E dove è sparito il signorino, secondo te? Sta
aspettando l'occasione giusta per venirti a prendere. Eh? Dimmi. Uno di questi
giorni suonerà alla porta: ciao Bianca eccomi qua sono venuto a prenderti. Eh sì
che il Grand Hotel lo leggo io da cinquanta anni!
Te lo dico io finalmente come sono andate le cose. Perchè morta io nessuno poi
ti dirà più come sono andate le cose. Ultimo tram della verità, Bianca. Ultimo
tram. Per tutti.
Bianca E' morto... in un incidente... questa è la ragione. Non mi hai mai detto
di no neanche tu. Sarà morto in un incidente e tu rispondevi può essere, tutto
può essere.
Regina Seh, morto. Quello! Magari è anche morto. Anche lui ormai andrà per gli
ottanta. Ma non è morto quarantacinque anni fa, di sicuro.
Bianca Come lo sai?
Regina Buongiorno Guido. Ah 'giorno a lei. Guido le devo parlare. Di Bianca.
Sono qua, mi dica? E' in stato interessante, sì incinta. Ah. Non ha altro da
dire, solo ah. E che le devo dire? Sono contento? Magari, è una possibilità. Tra
le tante anche questa è una possibilità, dire sono contento. Beh, poteva
comunicarmelo Bianca. Sì è vero poteva dirglielo lei. Ma l'ha detto prima a me.
E io ne so più di quella ingenua di mia sorella. Ho preso le mie informazioni,
tardi purtroppo, ma le ho prese. Ah sì, ha preso informazioni? Seh. E cosa
avrebbe scoperto, se è lecito? Eh, cosa ho scoperto. Che lei, caro Guido, è di
più di quel che sembra. Non ribatte Guido? Continuo io, allora. Una moglie a
Belluno, una fidanzata a Vittorio, un'altra a Treviso e chissà quante altre. E'
bravo lei a incantare queste poverette che al più sono andate al paese più su o
più giù. Un paio di calze e... Un accordo. Lei sparisce. Sparisce. Da qua da
questo paese dai paraggi. E io non vado da sua moglie. Non avrebbe mai il
coraggio? Seh, lei conosce Bianca ma non conosce Regina. Sparire. .
Ti ricordi che aveva la moto rossa con il carretto a fianco dove teneva le
cianfrusaglie che spacciava come l'ultimo grido della moda? Fumo ha fatto quando
ha capito che poteva tagliare la corda senza tante ciance. Una nuvola grigia che
l'ha inghiottito. Manco mi ha detto mi saluti Bianca.
Bianca E te lo sei tenuto per te. In tanti anni a me neanche una parola. Un
cenno. Niente. E' giusto. Sai tenere bene un segreto, tu. (applaude) Brava!
Complimenti.
Regina Ora è tutto sulle tue spalle, Regina. Te lo ricordi Bianca? Tutto sulle
mie spalle, Sacramento. Gli affitti il mezzadro i campi il raccolto la vigna la
stalla le stagioni....
Bianca ... e la mia vita. La mia vita come gli affitti il raccolto le vacche e
le galline... la mia vita Regina!
Regina Cose vecchie, passate. Non si torna indietro, quando sono fatte sono
fatte.
Bianca Te la godi, vero Regina, te la godi a vedermi in mano tua. Non sai quante
volte avrei voluto venire nella tua camera e soffocarti. Sì, toglierti il fiato.
Sarebbero venuti i carabinieri a prendermi e sarei stata contenta, libera. Ma ci
pensi. Libera di finire in galera.
Regina Zitta zitta zitta. Shhh. E' tempo di morte ormai. La vita non ha più
indirizzo qui. Guido è morto, forse. Lui... lui è morto, di sicuro. Io sono
morta, tra un poco.
Bianca Io no Regina. Io no, io non sono morta. Crepa tu, finalmente. Io non sono
morta. Sono viva io. Viva. Hai capito vecchia matta. Hai capito?
Regina Ho capito, ho capito. Non occorre che urli. Un modo c'è, Bianca . Vivi e
morti separati, su due mazzi di carte diversi. Non più mescolati come adesso.
Due mazzi di carte. Uno dei vivi. E uno dei morti.
Bianca Cosa vai farneticando?
Regina Mazzo dei morti. La mamma morta bella, come tutti i giovani quando
muoiono. Il papà morto con i conti sulle dita, a contare quattrini fino
all'ultimo minuto. Guido... mah, forse morto vecchio o forse morto giovane,
ammazzato da qualche marito cornuto. Morto l'innocente. Un unico pianto nella
sua vita, un unico passaggio di aria nostra nei suoi polmoni piccoli piccoli e
poi... Basta poco sai? Qualche secondo la mano premuta sulla bocca e poi basta.
Come un gatto piccolo, con gli occhi ciechi. Neanche accorto. (pausa) E poi io,
Regina, con un piede qua ma con il sedere già accomodato tra di loro.
Mazzo dei vivi. Bianca. Sola, ma viva. Bianca di qua, il resto di là. Cosa ne
dici Bianca? Accorciare i tempi. Bruciare qualche tappa, e tu ti giochi le carte
del tuo mazzo. Tardi. Ma meglio tardi che mai. Si dice così, vero? Meglio tardi
che mai.
Bianca E dove vado io ora? Dove vado? Dimmelo tu che sai tutto. Per dove posso
prendere io il biglietto, eh?
Regina Non posso più fare niente Bianca. Ora è tutto sulle tue spalle. Io ho
fatto quello che si doveva.
(Pausa)
Bianca Sei mesi dentro casa, segregata. Ho detto a tutti che sei dovuta partire
per la Svizzera a fare assistenza alla sorella della povera mamma e che non sai
quando sarai di ritorno. Camminavo sempre scalza, per non far rumore. Ore sette,
Dino porta il latte. Ore dieci, Aldo con la posta. Campana forte delle dodici. E
poi campana forte alle otto. Giorni tutti uguali. Notti... e no le notti erano
mie, finalmente. Ma tutto al buio. Mi raccomando Bianca non accendere la luce,
anche se hai i balconi chiusi. E io camminavo, la notte. Al buio per la casa.
Avevo imparato a camminare come gli orbi, la punta delle dite erano i miei
occhi. Tastavano i muri, gli oggetti, le forme. D'agosto, cicale. Di ottobre, il
vento che porta in giro le foglie, di dicembre il gelo che scricchiola. E poi
quella notte arriva. Regina aiutami, aiutami, credo sia qui. Non gridare...
shhh... non gridare, stringi questo. Stringi forte. Eccolo, spingi. Spingi
ancora, eccolo. Fuori, è fuori. Neanche piangere l'ho sentito. E' per il tuo
bene Bianca. Non piangere, va là, ne avrai altri. Non c'è altro da fare, lo sai
anche tu. Ti rendi conto? Ne abbiamo parlato tanto, e anche tu eri d'accordo.
Uno scandalo senza fine. Un disonore senza rimedio. Ci pensi? I vicini gli zii
il prete. Le figlie di Adelmo Barbozza con un bastardo in casa. Un figlio avuto
di contrabbando! Morto il padrone quelle si sono date a fare le vacche! Bianca
non vorrai mica che veniamo segnate a dito. Perdiamo tutto, tutto quello che ci
ha lasciato il povero papà. Hai ragione Regina. Per fortuna che ci sei tu che mi
aiuti. Ci penso io, Bianca. Tu riposa. E non piangere. Qualche giorno e torna
tutto come prima. E' il nostro segreto, Bianca. Segreto per tutta la vita. Per
tutta la vita.
Regina Me lo sogno ancora la notte. Io invece l'ho sentito. Che piangeva. Dopo
l'ho avvolto nell'asciugamano bianco ricamato, quello della dote. E poi di notte
al buio... in fondo alla vigna... fatto un segno della croce. Anche una
preghiera.
Bianca (sottovoce) Lasciami andare, Regina. Ti prego. Lasciami andare stavolta.
Regina Ma vai. Vai. Sei tu che non sai dove andare. Vai. Mi arrangio. Non ho mai
avuto bisogno di nessuno, io. Sempre arrangiata. Vai vai. Buona solo a fare
casini. La povera Bianca. E la povera Regina?
Bianca Cosa vuoi che faccio?
Regina Fuori, oggi quanti gradi ci saranno?
Bianca Che c'en... saranno otto dieci gradi, non so.
Regina Avrò avuto i dieci o i dodici anni. Inverni di una volta. Con la
bicicletta
andavo fino a Vittorio e il freddo mi entrava dappertutto. Il gelo si infilava
sotto le gonne, dentro le mutande e mi fermava il sangue. Pensa che quando
tornavo a casa la mamma mi metteva dei panni caldi per farmelo circolare di
nuovo, mi sfregava forte con le sue mani calde. Pedalavo forte e non mi
riscaldavo. Pedalavo pedalavo pedalavo. E ridevo. Che sfida! Io contro il gelo.
Ho vinto io! Ho vinto. Sono viva, forte e ho vinto io!
Bianca Cosa devo fare Regina?
Regina Aiutami a raggiungere il mazzo dei morti. Perchè anche se pedalo,
stavolta perdo. E allora per una volta nella vita voglio prendermi un lusso.
Infilare una scorciatoia.
Bianca E' peccato Regina.
Regina (ride) Peccato... peccato. Mortale. Peccato mortale. Dai su, Bianca. Non
stiamo qui a raccontarcela. Proprio adesso...
Bianca E' come ammazzare! Non è come aiutare a fare una cosa che uno ci tiene
tanto. Una volta Serafina si è fatta portare da suo nipote Marco, dopo tante ma
tante insistenze, a Monte Berico. Prima di morire voglio andare a Monte Berico,
diceva. Ci teneva proprio tanto. Regina, capisci che non è la stessa cosa? Non è
un desiderio che uno dice e qualcun altro cerca di aiutare a realizzarsi. Non è
così. E' un peccato. Grave. (piano) Si finisce all'Inferno.
Regina Macchè inferno, macchè peccato mortale. Anche a Dante, il comunista che
alla domenica dava fuori l'Unità, il prete dal pulpito gli gridava sempre che
faceva peccato mortale. Perchè era comunista. E noi a crederci (pausa). Pensa
che una volta ho letto una storia. Su Grand Hotel, penso, sì, solo quello ho
sempre letto. Beh, insomma, la storia era questa. Una storia vecchia. Una donna,
una ragazza, una insomma che aveva rinunciato a tutto per suo marito. Aveva
fatto anche cose brutte pur di fare contento il marito... ammazzato suo
fratello... ma alla fine lui gli mette le corna perchè si era messo in testa di
sposare una più bella e più ricca di lei...la figlia di un re, credo. Allora lei
si incazza talmente tanto che per fargli dispetto, a lui, uccide la nuova moglie
e il padre di questa. E pensati, uccide anche i due figli avuti dal marito.
Orgoglio ferito, credo. Forse pensava che non era giusto quello che le era
toccato in sorte. Dopo tutti questi peccati...
Bianca ... cosa c'ent...
Regina ... lasciami finire. Quello che mi era rimasto impresso, era che dopo
tutti questi peccati lei viene caricata su un carro tirato da non so quanti
cavalli e portata via, in cielo. Mica all'inferno! Voglio dire, che forse se le
cose sono fatte perchè non c'è altro da fare... d'accordo quella ha un po'
esagerato... anche se sembrano cose brutte, cose contro... i preti.... contro
quello che ci hanno insegnato al catechismo. Beh, dico che forse, non è detto
che si vada all'inferno. Forse Gesù e la Madonna vedono quella che è stata la
nostra vita e pensano che in fondo non ci meritiamo anche l'inferno di là.
Bianca Non lo so, Regina.
Regina Pensaci, Bianca. C'è ancora un po' di tempo per discorrere. Poco però.
Bianca Ci penso, Regina. Te lo prometto. Buona notte Regina. Se hai bisogno, mi
chiami e io arrivo. Va bene?
Regina Va bene. Grazie Bianca.
(Bianca esce. Il vento preme sulle imposte, soffia impetuoso con varie
intonazioni. Si riaccende lo spot su Regina, in piedi anche se malferma. Sta
ripiegando degli abiti dentro una valigia rosso ciliegia)
Quando smette, resta il silenzio. L'unica cosa che mai è mancata in tanti anni è
proprio lui, il silenzio (pausa).
Come era bella Bianca, quando andava a ballare con il vestito bianco. La più
bella della balera, tutti la guardavano. Io mi mettevo in un angolo e pensavo,
quella è la mia sorellina, noi due siamo sorelle. Era un po' come se gli sguardi
arrivassero anche a me, di rimbalzo (pausa). Ce la siamo sempre cavata noi due
assieme. Non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo.
Le preparo la valigia, metto anche un po' di roba mia. Facciamo assieme il
viaggio e basta una sola valigia (pausa).
Non si è neanche mossa, stanotte dormiva a fondo. Il gallo di Serafina non ci
disturberà più.
(Buio)