CAPPUCCETTO ROSSO e IL PRINCIPE AZZURRO

fiaba teatrale di

Massimo Nicoli



La scena è buia. Si sente il rumore di un treno che passa a forte velocità. La scena si illumina. Si vedono alcuni sacchi dell'immondizia da dietro i quali si sente tossire. Appare una donna sporca di fuliggine, vestita semplicemente, scalza.

MAGDALENA: Puzzi, puzzi! sì, anche tu puzzi. Siete bellissimi da vedere ma bruttissimi da annusare. Mi piaci tu che sfrecci veloce e mi piaci tu che vieni da laggiù. Oh, quanti siete! veloci, ritmici, sibilanti. E poi c’è il doppio binario così, una volta al giorno, due di voi si incontrano proprio lì. Sembra che uno divori l’altro come un enorme serpente che inghiotte un altro serpente e cresce,(toglie dalla tasca un elastico e lo allunga) cresce come quei lombrichi che sembrano piccoli ma quando si muovono si allungano. (le scappa l’elastico e si fa male) Ahia!. E poi con voi faccio un gioco, non so se posso dirlo, è che a me piace ancora giocare: conto le vostre carrozze….
(Si sente il rumore di un altro treno che sopraggiunge. La donna esegue la conta) Sedici carrozze: dire. Devo raccontare qualcosa.
(Vede una scarpa. La raccoglie, la guarda stupita). Buttano di tutto. E’ da uomo ma…. (prova a indossarla. Poi cammina esagerando la zoppìa. Vede l’altra scarpa dalla parte opposta. Si avvicina con circospezione e la raccoglie). Sono nuove! (indossa anche la seconda scarpa e si ammira soddisfatta)
Dire, dire, dire, bisogna che racconti qualcosa.
Potrei raccontare una fiaba. Tempo fa si fermò per qualche giorno un vecchietto, si chiama Orfeo, anche lui vive nelle discariche o sotto i ponti, in riva ai fiumi. Orfeo conosce tante storie e me ne raccontò di bellissime. Vediamo, una conosciuta, così me la ricordo. Cappuccetto Rosso, ecco. Allora, Cappuccetto Rosso era una bambina a cui la nonna disse...no, a cui la mamma disse "Vai a trovare il lupo che non sta bene", cioè no..... Cappuccetto Rosso era una bambina e la mamma le disse "Vai nel bosco ma stai attenta ai cacciatori e non dar retta alla nonna... ma che dico! Da capo: Cappuccetto Rosso era un lupacchiotto, la sua mamma le disse "Vai nel bosco ma fai attenzione alla nonna che ti mangia in un sol boccone"...oh, che pasticcio, non me la sarò già dimenticata! Devo concentrarmi! (improvvisa alcuni esercizi e atteggiamenti come se si volesse concentrare. Poi fa segno di essere pronta e ricomincia) Cappuccetto Rosso era una bambina, la mamma la chiamò e le disse " O mangi questa merenda o salti dalla veranda", no, "e stai attenta al topo", aah! (si spaventa avendo evocato qualcosa che le fa schifo).... al pupo…. al lupo.
Mentre finge di non ricordare estrae da una sacca alcuni pupazzetti che sistema come se fossero il suo pubblico.
Alt, concentriamoci e riordiniamo le idee con calma.
Innanzi tutto: si chiamava proprio Cappuccetto Rosso? e non forse Giubbetto Rosso? c'era una volta una bambina che si chiamava Giubbetto Rosso...no, no, non va. Fiocchetto Rosso? o Fazzoletto Rosso...Ah! ci sono: Camicetta Rossa, visto che era una bambina, oppure aveva una micia con la camicia che si chiamava Camicetta Rossa mentre lei indossava stivaletti gialli ma con il tacchetto rosso. Tacchetto Rosso! No, bocciato….. ho trovato! C'era una volta una ragazzina tanto carina, la sua pelle era bianca e le sue labbra color ciliegia perché si metteva il rossetto, per questo la chiamavano Rossetto Rosso. Già, che scoperta, se è rossetto per forza è rosso; sarebbe bastato chiamarla Rossetto, no? E poi il nome le deriva da un regalo ricevuto. Potrebbero averle regalato delle babbucce e allora si chiamerebbe Babbuccetto Rosso. Mi piace. Già, ma ora mi rimane il dubbio: si sarà chiamata Cappuccetto o Babbuccetto Rosso? Che stupida! La bambina andò nel bosco e mica poteva andarci con le babbucce! con il cappuccio sì, per ripararsi dal vento o dalla pioggia.
Benissimo, allora era Cappuccetto Rosso. Finalmente posso cominciare la storia.
C'era una volta una ragazzina, solo a vederla le volevan tutti bene. Una volta la nonna le regalò un bellissimo cappuccetto di velluto rosso (durante la narrazione scarta un sacco dal quale estrae una mantellina col cappuccetto rosso).
Oh, com'è bello! Grazie nonna.
(Rivolgendosi alla mantellina) Cappuccetto rosso, compagno di gioco, amico frusciante, segreto aliante (musica, gioca a volare).
Tutti i bambini dovrebbero possedere un cappuccetto rosso, giallo, verde o azzurro per poter volare come una bella libellula lilla in una bolla nel cielo blu. Uh, mi piace! come una bella libellula lilla in una bolla nel cielo blu.
Si sente il rumore di un altro treno. La donna smette di giocare e conta le carrozze.

Quattordici carrozze: lettera. Devo scrivere una lettera. Già, ma a chi? Giusto! la lettera che Cappuccetto Rosso scrisse alla nonna per ringraziarla del dono ricevuto. Allora, ecco qua: mia cara nonna punto...no, forse virgola, mettiamoli tutti e due così non sbaglio: Cara nonna punto e virgola, ti ringrazio per il bellissimo regalo così spero tu me ne faccia altri. Presto verrò a trovarti perché la mamma mi ha dato un cestino con tante cose buone da portarti. Punto, ahi! mi ha punto un’ape! punto. A che punto sono? A buon punto; punto. A presto, punto, punto e virgola, tua Cappuccetto Rosso, tre punti, così si capisce che è veramente finita.
La imbusta, poi ci si siede sopra per sigillarla.
La mamma le cantava spesso una canzone:


Rosso Cappuccetto dalla pelle color latte,
corri per i prati in mezzo a poche oche matte,
tiri la coda alla gatta
che nell’erba sonnecchia distratta,
getti sassi piatti e bassi
nello stagno dei due tassi.

Rosso Cappuccetto,
amore di mamma,
viso paciughetto
dal riso di panna,
dormi dormi, fai la nanna,
dolce amore della mamma.

Rosso Cappuccetto corri corri, dove vai?
Chi ti può fermare, presto e in fretta crescerai:
fiochi giochi di donna
negli occhi della nonna,
ampi lampi nei campi di more
piccole e rosse come il tuo cuore.

Rosso Cappuccetto
amore di mamma
viso paciughetto
dal riso di panna,
sulle tue guance d'aceto
accetta questo bacetto.

Del papà di Cappuccetto Rosso non si dice nulla. Però si sa con certezza che ha sempre il naso rosso e di notte russa.
Che fame! Mi è venuta fame. Vediamo se trovo qualcosa da mangiare. Trova un cestino tra i rifiuti. Ma niente da mangiare si deve accontentare di un torsolo di mela e di una carota e allora fantastica sul contenuto del cestino.
Fammi un po' vedere cosa c'è nel cestino per la nonna: salsiccia e focacce, cacio alla brace, pasticcio di pernice, spinaci, rape e ramolacci, una bottiglia di vernaccia. Accipicchia, che appetito la nonna!
Cammina cammina Cappuccetto Rosso si addentrò nel bosco che diventava sempre più fitto. Di solito i boschi parlano: il vento tra i rami racconta di paesi lontani, senti il sibilo della serpe e la voce del torrente, e le foglie calpestate sono sbuffi di fate, l’erba nella radura fa un suono d’arpa e cantano le cicale mentre i raggi di sole rimbalzano da un tronco all’altro Ad ogni starnuto di gnomo un fungo compare, e un picchio tic, un picchio toc, un picchio tic-toc.
Durante questa descrizione Magdalena trova alcuni oggetti che le consentono di riprodurre alcuni rumori del bosco (un tubo flessibile per il vento, acqua in un secchio per il torrente, un fischietto, carta da stropicciare, ecc.)
Poi c’è sempre un cuculo “cucù” che si diverte a prenderti in giro “cucù”. Tu senti “cucù” e dici “è laggiù” ma quando sei là senti “cucù” di qua, torni indietro e ancora “cucù”, stavolta lassù; “vieni giù” “cucù”, “ora ti prendo” “cucù”, “non farlo più” “cucù, cucù, cucù”, “non ne posso più!” (silenzio) “Oh!” (pausa) “cucù” (Durante questo pezzo Magdalena è corsa in lungo e in largo, incespicando tra i sacchi, buttandoli per aria, fino a fermarsi esausta). Invece il bosco in cui si era addentrata Cappuccetto Rosso era fitto, fosco e zitto. Non si sentiva volare una mosca, non si sentiva volare una zanzara, un calabrone, un' anatra, un piccione; insomma, più nessuno volava lì. E sapete perché? Perché in questo bosco fitto, fosco e zitto, si trovò di fronte un losco individuo: testa grande, muso lungo, orecchie appuntite…… (durante la descrizione, un uomo è apparso dall’immondizia, qualche frammento di spazzatura lo farà assomigliare alla descrizione del lupo)
UOMO: un asino?
Magdalena, presa dalla drammaticità della storia, non si accorge dell’uomo, ma risponde tra sé.
MAGDALENA: Ma quale asino: “io sono il lupo”, disse lui, “gli asini hanno gli zoccoli ai piedi e io invece ho..
UOMO: Le ciabatte?
MAGDALENA: Macché, ciabatte!
UOMO: Le scarpe?”
MAGDALENA: Ma quali scarpe!
UOMO: Scarponcini?”
MAGDALENA: Ma quali scarponcini
UOMO: Stivaletti gialli col tacchetto rosso?
MAGDALENA: No!
UOMO: Era scalzo!
MAGDALENA: Macché scalzo! il lupo ha artigli forti e graffianti. (si accorge ora della presenza dell’uomo e corre a ripararsi) Aaaaahhhhhhh! Il lupo! Ma tu chi sei? che ci fai qui? Sei un lupo?
UOMO: Beh, un lupo, non direi.
Magdalena esce dal suo nascondiglio.
MAGDALENA: Certo, scusa, è che stavo raccontando la fiaba di Cappuccetto Rosso.
UOMO: ti piace raccontare fiabe?
MAGDALENA: Sì, molto.
UOMO: e allora vai avanti!
MAGDALENA: A te piace ascoltarle?
UOMO: Non me le hanno mai raccontate!
MAGDALENA: Non ti hanno mai raccontato fiabe? Oh poverino ma come è possibile? Dai siediti qui che ti racconto.
(Lo fa accomodare sul sacco pouf e immediatamente anche l’uomo lentamente finisce a gambe all’aria)
MAGDALENA: Ma, sei comodo così?
UOMO: Per l’osservazione delle stelle sì! Tirami su!
MAGDALENA: Buono!
UOMO: tirami su!
MAGDALENA: Dove lo trovo qui un tiramisù.
UOMO: Aiutami ad alzarmi!
Magdalena aiuta l’uomo a raddrizzarsi.
MAGDALENA: E se facciamo che tu sei il lupo?
UOMO: E dagli!
MAGDALENA: Per finta! La storia sarà ancora più bella. Del resto tu sei comparso proprio in quel momento! Tu eri il lupo.
UOMO: La volpe mi è più simpatica.
MAGDALENA: Un lupo! (riprendendo la narrazione). Quel lupo invece era lì, davanti a Cappuccetto Rosso in carne, ossa e peli,
UOMO: con due occhi che parevano due tizzoni di brace.
MAGDALENA: Sì, bravo!
UOMO: la bava alla bocca,
MAGDALENA: Sì!
UOMO: le unghie lunghe, le orecchie sporche e i denti gialli.
MAGDALENA: Sì!
UOMO: E che? non si lava mai questo Lupo! Si lavi! Insomma! E’ questo il modo di presentarsi?"
MAGDALENA: Ma i lupi delle fiabe sono così.
UOMO (facendo il lupo): Tu che ci fai qui?”
MAGDALENA: Cammino nel bosco”
UOMO: E dove stai andando?”
MAGDALENA: A casa della nonna.
UOMO: Va bene, ciao!
MAGDALENA: Va bene, ciao?
UOMO: Arrivederci!
MAGDALENA: Arrivederci? Ma no, il lupo quando ha saputo della nonna, ha cambiato il suo modo di fare ed è diventato dolce come le frittelle di mele.
UOMO: Come che?
MAGDALENA: Frittelle di mele! sono dolci no? Dai…
L’uomo è titubante
MAGDALENA: Beh?
UOMO: Non so come fare la frittella di mele.
MAGDALENA: Non devi fare la frittella di mele, è la voce del lupo che cambia!
UOMO: E cosa dice?
MAGDALENA: le fa percorrere il sentiero sbagliato.
UOMO: Ah già! Oh, allora Cappuccetto Rosso, se devi andare dalla nonna...
MAGDALENA: Hai ingoiato un pettine? Più cordiale!
L’uomo da una pacca sulla spalla a Magdalena.
UOMO: Se devi andare dalla nonna….
MAGDALENA: Più affettuoso.
UOMO: Se devi andare dalla nonna….
MAGDALENA: Però più furbo!
UOMO: Se devi andare dalla nonna….
MAGDALENA: Più viscido!
UOMO: ma quello non era un lupo, era un camaleonte!
MAGDALENA: Insomma è che tu cerchi di imbrogliarmi.
UOMO: Se devi andare dalla nonna….
MAGDALENA: Sì???
UOMO: Se devi andare dalla nonna….
MAGDALENA: Sììì???
UOMO: Se devi andare dalla nonna….
MAGDALENA: Sììììììììì???
UOMO: Vacci!
MAGDALENA: Vacci?
UOMO: Salutamela?
MAGDALENA: Ma no! Mi devi dire del sentiero! Non conosci la fiaba di Cappuccetto Rosso?
UOMO: No.
MAGDALENA: Ma che infanzia infelice devi avere avuto!
UOMO: Molto programmata!
MAGDALENA: Del tipo, ore 16 lezione di scherma, alle 17 studiare pianoforte, alle 18 equitazione?
UOMO: Più o meno. Ero un bambino impegnato ma triste. E tu?
MAGDALENA: Quello che mi piaceva di più era far fare la gara di corsa alle lumache.
UOMO: A chi?
MAGDALENA: alle lumache!
UOMO: E le lumache correvano?
MAGDALENA: No, devono portare il peso della casa. Ma ce n’era una che arrivava prima delle altre. Poi mi piaceva scoprire le rane nei prati bagnati e catturare i gamberi di fiume. Dai Lupo, c’è sempre tempo per recuperare. Te la faccio imparare io la fiaba di Cappuccetto Rosso, così potrai raccontarla anche tu. Devi dirmi: prendi per quel sentiero, arriverai prima!
UOMO: Con tutto il tempo che ti ho fatto perdere, arriverai seconda.
MAGDALENA: arriverai prima nel senso che impiegherai meno tempo! Ora la storia è giunta ad un momento importante. Quel che volevo dire è che… la storia del sentiero…… non era vero!
UOMO: Il sentiero non era vero?
MAGDALENA: Sì, il sentiero era vero ma non era vero quel che aveva detto il lupo: quel sentiero non era più corto. Il lupo aveva detto una bugia grande come una casa perché voleva guadagnare tempo per arrivare per primo dalla nonna. "Così potrai fermarti a cogliere fiori da portare alla tua nonna e arrivare ugualmente in tempo".
Magdalena si china a raccogliere fiori e finge di inseguire le farfalle.
UOMO: Ma cosa fai? Non hai capito che quello è un imbroglione? L’ho capito io! Dai su, non stare lì così! farai tardi. Allora ti sbrighi? Non uscire dal sentiero! Lascia in pace le farfalle!
MAGDALENA: Mi piacciono così tanto le farfalle, sono tutte molto belle ma alcune sono meravigliose.
Magdalena rincorre una farfalla. L’uomo rimane fermo in un primo momento ad osservare la scena. Poi viene coinvolto. I due si avvicinano, lentamente e in punta di piedi a un punto dove la farfalla si è posata. Quando arrivano vicini, la farfalla vola via improvvisamente e Magdalena assieme ad un urlo da un pestone all’uomo. Proseguono l’inseguimento. La farfalla si posa in un altro punto. Nuovo avvicinamento. Quando Magdalena si volta non si accorge che l’uomo l’ha sopravanzata e lo cerca alle sue spalle. L’uomo la chiama toccandole la spalla e Magdalena si spaventa. La farfalla è volata via di nuovo, Magdalena trova un retino. Lo fa vibrare nell’aria nel tentativo di catturare la farfalla ma alla fine irretisce la testa dell’uomo.
UOMO: Mai nessuno mi aveva scambiato per una farfalla fino ad ora.
Imbarazzata Magdalena toglie il retino dalla testa dell’uomo.
MAGDALENA: Piacere Magdalena e tu come ti chiami?
UOMO: Lupo.
MAGDALENA: Ma dai! non nella storia, dico nella realtà, come ti chiami?
UOMO: Beh, non ci crederai, ho due nomi Andrea e Lupo.
MAGDALENA: vedi? era inevitabile che tu facessi il lupo!
UOMO: Tu perché sei qui?
MAGDALENA: io ci vivo qui. Da molti anni. E’ la mia casa. (prende un sacco e lo sistema come fosse un pouf poi ci si siede sopra)
Oh ma non devi preoccuparti per me, me la sono sempre cavata benissimo. (lentamente va a gambe all’aria. Lo sistema prendendolo energicamente a pugni) E poi ho sempre la compagnia di qualche cane o qualche gatto randagio, vagabondi come me. Ma non resterò qui per sempre. Ti dirò il segreto della mia vita. Giura di non dirlo a nessuno. Giura, giura, giura sicura, a chi spergiura vita dura; giura, giura, senza paura, per chi spergiura tortura e sventura, (questa parole le pronuncia facendo gesti rituali). Un giorno uno di questi treni si fermerà e scenderà un Principe, il mio Principe Azzurro, che mi inviterà a salire sul treno e a riprendere il viaggio con lui. (imitando un ipotetico Principe Azzurro) “Vieni Magdalena”, il nome me lo sono data io, mi piacevano Magda e Maddalena, così ho deciso di chiamarmi Magdalena. “Vieni Magdalena, sono proprio io, il principe che aspettavi, ti porterò con me nel mio regno”. Avverrà proprio così, ne sono sicura. Si chiamerà Lucialdo, perché a me piacciono i nomi Luciano e Aldo. Lucialdo è un bel nome. Ma anche i tuoi due nomi ti danno un non so che di nobile.
UOMO: Dici?
MAGDALENA: Andrea Lupo di Castelbardo!
Dicendo questo Magdalena mette al collo dell’uomo una sciarpa. Per un attimo lei lo guarda come se lo vedesse per la prima volta.
MAGDALENA: Però zitto che rimanga un segreto tra me e te. Giura, giura, giura sicura, a chi spergiura vita dura; giura, giura, senza paura, per chi spergiura tortura e sventura.
(Lo ripetono più volte insieme con i gesti rituali).
Etu?
UOMO: E tu cosa?
MAGDALENA: Non so da dove vieni, cosa fai?
UOMO: giro il mondo.
MAGDALENA: Un vagabondo; questo l’avevo capito!
UOMO: feste, ricevimenti.
MAGDALENA: Oh sì, anch’io prima ci andavo spesso. Quanta roba buttano! C’era sempre tanto da mangiare.
UOMO: la solita gente, giornate tutte uguali
MAGDALENA: Ecco perché uso la fantasia: mi aiuta, mi fa sentire più libera. Tornando alla storia: sai che ha fatto il lupo intanto che Cappucceto Rosso si è distratta a rincorrere farfalle e raccogliere fiori per la nonna?
UOMO: E’ andato a riposare.
MAGDALENA: Ma va! Con la fame che aveva.
UOMO: E’ andato a mangiare.
MAGDALENA: Sì ma chi?
UOMO: Lo so, lo so! mi sembra….. tre porcellini.
MAGDALENA: Ma no!
UOMO: Sette capretti!
MAGDALENA: Sono altre storie. Il lupo è corso a casa della nonna. Bussa!
UOMO: Eh!
MAGDALENA: Batti alla porta.
UOMO: Che porta?
MAGDALENA: Ma insomma bisogna dirti tutto. Fa finta che lì ci sia una porta!
UOMO: Dove?
MAGDALENA: Lì!
UOMO: Dove porta?
MAGDALENA (si avvicina): Ho detto qui. E io lì faccio finta di essere la nonna.
UOMO: Ho capito ma dove porta la porta?
MAGDALENA: Dove vuoi che porti la porta! Porta nella casa della nonna. E io lì faccio finta di essere la nonna. Dai bussa!
L’uomo finge di bussare.
MAGDALENA: Allora?
UOMO: Ho bussato!
MAGDALENA: Devi fare anche il rumore.
UOMO: Tec, tec!
MAGDALENA: Tec, tec?
UOMO: Tam, tam!
MAGDALENA: Tam, tam?
UOMO: Vrum, vrum!
MAGDALENA: Vrum, vrum ma che razza di porte hai a casa tua? “Toc, toc” devi fare, “toc, toc” e basta.
UOMO: Toc toc e basta! La nonna è in casa?
MAGDALENA: Ma certo che è in casa, è ammalata! E poi non devi dire niente. Solo bussare.
UOMO: Toc, toc.
MAGDALENA: Chi è?
UOMO: Il dottore.
MAGDALENA: Ma quale dottore!
UOMO: Hai detto che è ammalata!
MAGDALENA: Sì ma niente di grave e poi tu eri il lupo.
UOMO (tornando a recitare): Sono il lupo.
MAGDALENA: Ma non puoi dirglielo così, altrimenti non ti apre la porta!
UOMO: Tanto ci passo attraverso, guarda!
L’uomo va oltre la porta immaginaria
MAGDALENA: Smettila! devi fingere di essere me.
UOMO: Te?
MAGDALENA: Sì, certo!
UOMO: Sono Magdalena.
MAGDALENA: Non me me, io sono Cappuccetto e tu….
UOMO: Il prin….
MAGDALENA: ?????
UOMO: … il principale protagonista della storia: il lupo.
MAGDALENA: Sì, va beh! Il lupo vuol far credere alla nonna di essere Cappuccetto Rosso perché lei la sta aspettando.
UOMO: Sono Cappuccetto Rosso!
MAGDALENA: Devi cambiare la voce, così capisce che non sei tu.
L’uomo prova diverse voci fino a quando Magdalena ne sente una che ritiene giusta.
UOMO: Sono Cappuccetto Rosso, la tua nipotina.
MAGDALENA: Entra pure, è aperto.
UOMO: Eh no! mi hai fatto fare tutta questa fatica e poi la porta era aperta?
Si sente di nuovo il rumore di un treno che passa.
MAGDALENA: Fermo. Dire, fare, baciare, lettera, testamento. Testamento, ecco il testamento che la nonna riuscì a fare in tutta fretta quando vide l'orrenda bestia nera che si avvicinava a lei con gli occhi iniettati di sangue, la bava alla bocca, il naso coi moccoli, le orecchie piene di cerume e gli artigli sempre più sporchi.
UOMO: Fa proprio schifo questo lupo! Non si lava mai?
MAGDALENA: i lupi delle fiabe devono far paura.
UOMO: e questo ci riesce proprio bene!
MAGDALENA: i lupi delle fiabe sono così. Ma le tue mani sono belle, curate, non sembrano quelle di un vagabondo!
UOMO: E’ da poco che…. perché contavi le carrozze del treno?
MAGDALENA: Non ho mai smesso di giocare. Mi piace, mi rende viva. Mi fa tornare bambina, quando tutto era bello, magico, meraviglioso. E’ così che sogno anche il mio Principe. Prima o poi lo incontrerò.
UOMO: Qui?
MAGDALENA: Sì.
UOMO: In una discarica?
MAGDALENA: Beh, anche Cenerentola viveva nella cenere.
UOMO: E il gioco?
MAGDALENA: Al numero delle carrozze collego: dire, fare, baciare, lettera e testamento. Dai, mettiti giù e non spiare.
Magdalena e l’uomo fanno il gioco del testamento: due sberle, tre pizzicotti, due carezze, poi chiede “quanti di questi?” estraendo un pettine e una carta velina. Inizia a suonare.
MAGDALENA: Quanti di questi? mostra ai bambini il gesto della sberla.
UOMO: due. (Magdalena esegue)Ahia!
MAGDALENA: e quanti di questi? mostra ai bambini i pizzicotti.
UOMO: Tre. (c.s.) Ahia! fai male!
MAGDALENA: Così vuole il testamento! Quante di queste?
UOMO: due.(Magdalena gli fa due carezze).
UOMO: Così va meglio!
MAGDALENA (estrae un pettine): E di questi?
UOMO: Uno.
MAGDALENA: Uno, giusto, è proprio uno.
UOMO: Non ho sentito niente!
MAGDALENA: Quante di queste?
Magdalena mostra una cartina.
UOMO: Tre.
MAGDALENA: No, sempre una. Finito il gioco. Ora guarda.
Magdalena costruisce un piccolo strumento con il pettine e la carta. Poi suona una semplice melodia. Se possibile anche l’uomo potrebbe tenere il ritmo con un barattolo riempito di sassi o percuotendo con un bastone due pentole rotte.
MAGDALENA: Mi è venuta fame. Sarà meglio che mi decida a mangiare qualcosa. Dunque vediamo cosa c’è: un torsolo di mela e una carota. Beh, meglio di niente. Tieni, la carota è per te.
UOMO: Ma….
MAGDALENA: Niente ma. Avrai fame anche tu, no? Un torsolo di mela a me basterà. Uno sfamato e uno affamato non possono andare d’accordo. Se invece mangiamo entrambi….
Musica cupa. Come a segnalare una presenza, qualcuno che si aggira nei dintorni.
UOMO: Attenta! Vieni qui! mettiti giù! nasconditi!
MAGDALENA: Che succede?
UOMO: Zitta!
La musica cessa.
MAGDALENA: Chi sono quelli? Cercano te?
UOMO: Non posso spiegarti.
MAGDALENA: Cosa hai combinato?
UOMO: Niente di grave… ma….giù! zitta!
Di nuovo la musica. I due restano nascosti in silenzio.
MAGDALENA: Chiudi gli occhi!
UOMO: Eh?
MAGDALENA: Chiudi gli occhi!
L’uomo chiude gli occhi. Cessa la musica minacciosa.
MAGDALENA: Io facevo così da bambina quando salivo sugli alberi da frutta per rubare le mele, le ciliegie o le albicocche. Quando arrivava il nonno chiudevo gli occhi, così ero sicura che non mi avrebbe vista.
UOMO: E….?
MAGDALENA: Non mi ha mai vista! Puoi riaprire gli occhi, se ne sono andati.
UOMO: Ehi, quelle sono le mie scarpe!
MAGDALENA: Ecco di chi erano! Tienile pure, tanto sono da uomo. Belle scarpe per un vagabondo! Hai rubato le scarpe, ecco perché ti stanno cercando!
UOMO: Già!
MAGDALENA: Certo che tutta quella gente per un paio di scarpe! Neanche fossero le scarpe del re.
Magdalena consegna una scarpa all’uomo e intanto inizia a cantare la canzone: Do, se do una cosa a te / re, è il Re che c’era un dì / mi, è il mi per dire a me / fa, la nota dopo il mi / sol, è il sole in fronte a me / la, se proprio non è qua / sì, se non vuoi dire no e poi si torna tutti al do.
La canzone viene ripetuta più volte. La canta anche l’uomo e ad ogni strofa avviene un movimento con le scarpe, fino a diventare una vera e propria danza. Ad esempio: do: si da’ la scarpa; re: la scarpa diventa come una corona; mi: con la punta della scarpa indossata come un guanto si indica se stessi; fa: si batte un cinque con le suole delle scarpe, ecc.
Infine tornano a sedersi. L’uomo sul solito pouf va a gambe all’aria. Magdalena lo aiuta a rimettersi a posto.

MAGDALENA: Ecco, la nonna è come questo torsolo di mela. Una volta anche lei era una bella mela, giovane e fresca. Poi il tempo passa e gli anni se ne vanno, un boccone alla volta, lasciandoti consumata e appassita. La vecchiaia è come questo torsolo il quale però conserva la parte più importante, il cuore, che contiene i semi: i semi dell'esperienza e della saggezza. (tornando a recitare) E di questi il lupo si volle nutrire e divorò la nonna in un sol boccone. La donna mangia il torsolo della mela. Poi il lupo indossò una camicia da notte della nonna, si mise in testa una cuffia e si infilò nel letto.
Magdalena mette il sacchetto che conteneva la carota e la mela sulla testa dell’uomo e lo fa sdraiare a ridosso del sacco.
MAGDALENA: Nonna, che orecchie grandi che hai!
UOMO: Grandi! grandi! sono normali, né più né meno come quelle di qualsiasi….
MAGDALENA: Dai, non è possibile che tu non conosca questa parte della fiaba! Questo momento lo conoscono anche quelli che non l’hanno mai ascoltata!
UOMO: Per sentirti meglio, nipotina mia!
MAGDALENA: Vedi che la conosci? Nonna, che occhi grandi hai!
UOMO: Per vederti meglio.
MAGDALENA: Nonna, che braccia grandi hai!
UOMO: E' per abbracciarti meglio.
MAGDALENA: E che unghie sporche!
UOMO: Anche le unghie? ma che rompiscatole quella Cappuccetto Rosso?
Fa per rialzarsi ma Magdalena lo ributta giù.
MAGDALENA: Va beh, questa l’ho aggiunta io. Che bocca grande che hai!
UOMO: E’ per mangiar…..
I due si avvicinano e i loro sguardi si incontrano. La frase viene coperta dal rumore dell'ennesimo treno di passaggio. La donna si alza rapida e conta le carrozze.
MAGDALENA: Dire, fare, baciare, lettera, testamento, dire, fare, baciare, lettera, testamento, dire, fare, baciare.....
Magdalena torna dall’uomo.
MAGDALENA: E' per darmi un bacio grandissimo, nonna?
UOMO: No, è per mangiarti meglio mocciosa, io non sono la nonna ma il lupo. (L’uomo addenta la carota) Buona questa Cappuccetto Rosso. Molto meglio della nonna. Si scioglie come il burro nella minestrina.
Magdalena spinge l’uomo verso il sacco.
MAGDALENA: Dopo aver mangiato anche Cappuccetto Rosso, con quello stomaco pieno, il lupo si addormentò come un sasso, russando come una bombarda. (all’uomo che è steso immobile come privo di conoscenza) Russa!….. russa!….. russa! Andrea, Lupo, che ti succede? ti senti male?
UOMO: Dormo come un sasso!
MAGDALENA: Mi hai fatto spaventare!
UOMO: Perché?
MAGDALENA: Pensavo stessi male.
UOMO: e ti sei preoccupata per me?
MAGDALENA: Sì, certo. Dai, russa!
L’uomo accenna ad un piccolo rantolo.
MAGDALENA: Di più!
L’uomo aumenta leggermente.
MAGDALENA: Di più!
UOMO: Russo russo!
MAGDALENA: Sì ma più forte.
UOMO: Russo in russo, i russi russano così!
MAGDALENA: Non mi importa nulla di come russano i russi, tu devi russare tanto forte che un cacciatore che passava da quelle parti, naso rosso e cervello fino, lo sente e pensa: "La nonnina deve aver mangiato pesante oggi! Vado a vedere che non stia male".
UOMO: Perché mi racconti questa storia?
MAGDALENA: per passare il tempo insieme, perché è divertente, perché un giorno quando ti sentirai solo potrai raccontarla a qualcuno. Un bambino che ti ascolta ci sarà sempre.
UOMO: Scusa, devo andare.
MAGDALENA: Proprio adesso.
UOMO: Un bisogno urgente!
MAGDALENA: Ma poi torni? eh, torni? Non lasciarmi sola anche tu!
Magdalena fa cenni di saluto come se l’uomo si fosse allontanato. Poi riprende a raccontare.

Il cacciatore si avvicina alla finestra e chi ti vede? Il lupo, in camicia da notte, spaparanzato sul letto, con una pancia che pare una mongolfiera. Il cacciatore entra in casa e si avvicina al lupo con molta prudenza. Nonostante il fastidioso prurito cerca di evitare il benché minimo rumore: sfortunatamente inciampa nella sedia e va a gambe all'aria, ma si rialza immediatamente afferrandosi a una tenda che però si strappa. Per non cadere nuovamente si appoggia al tavolo urtando la zuppiera che cade rompendosi fragorosamente in mille pezzi, calpesta una trappola per topi riuscendo con un enorme sforzo a trattenere un urlo ma nella rabbia scaglia la trappola contro i vetri della finestra che si frantumano. Decide di fermarsi in ascolto: il lupo continua a dormire.
Allora il cacciatore riprende la sua avanzata silenziosa: mette un piede su una biglia di vetro e va di nuovo a gambe all’aria, si rialza e sbatte la testa contro il lampadario, poi scivola su una chiazza di bava di lupo e la gamba gli si incastra tra la cassapanca e il camino, per liberarsi si toglie la scarpa ma mette il piede su una puntina da disegno e, saltellando per la stanza urta un secchio pieno d’acqua e finisce nuovamente per terra trascinando con se un vaso di fiori. Con ancora qualche fiore in bocca riesce a giungere finalmente al letto in cui dorme il lupo. Prende il suo coltellaccio e gli apre la pancia: "Papà" grida Cappuccetto Rosso saltando fuori in fretta e furia dalla pancia del lupo. Quel cacciatore era proprio il papà di Cappuccetto Rosso. Insieme aiutano la nonna a uscire da quella scomoda caverna. Poi visto che il lupo continuava a dormire come un sasso il cacciatore gli riempie lo stomaco di pietre. Così il lupo muore di indigestione perché, nonostante tutto, non ha uno stomaco in grado di digerire anche i sassi. E questa è la fine della storia.
Si sente ancora il rumore di un treno a vapore. Magdalena lo guarda con la solita gioia che pian piano si tramuta in stupore. Questa volta il treno frena e si ferma proprio davanti alla donna.
MAGDALENA: Che fa? Si ferma, proprio qui.
Entra l’uomo. Non è più sporco. Gli abiti che indossa sono nuovi, eleganti.
UOMO: Principessa Magdalena volete farmi l’onore di accompagnarmi in questo viaggio sul mio treno.
MAGDALENA: Il tuo treno…? principessa….? ma….
UOMO: Niente se e niente ma. Desideravi tanto un Principe, ebbene il tuo sogno si è avverato: io Andrea Lupo Finzi da RoccaMiralda principe di Alzalanza, ti chiedo di iniziare questo viaggio al mio fianco.
MAGDALENA: Un principe! ma io, così….
UOMO: Tu hai accettato me com’ero e io voglio te per quello che sei. E’ il tuo sogno che si avvera.
MAGDALENA: Sì, è il mio sogno che si avvera. (tra sé) Cappuccetto Rosso stavolta non ha incontrato il lupo ma il Principe Azzurro.
Escono di scena lentamente, guardandosi. Si sente il rumore del treno che riparte.

FINE