CANNIBALI
Atto unico in due quadri di
Gianluca Arena
Anelo all’abbaglio. Cado morto su un ramo. Più nulla. Crisantemi.
Personaggi:
Alberto
Simone
Ludovica, moglie di Alberto
Greta, fidanzata di Simone
Salottino di un piccolo appartamento dove convivono Alberto e Ludovica. Una porta d’ingresso, un tavolo con qualche sedia, un divanetto con tappetino. Sul tavolo è disposto un piccolo aperitivo: qualche sottaceto; bicchieri; qualche bottiglia; uno spumante già stappato. Umida e piovosa sera invernale.
Quadro I
Simone e Alberto sono in scena mentre sorseggiano dello spumante.
Alberto: Sì. Sono stati schietti: “signor De Rienzi, lei è stato preso.” In tre settimane vedo le cose in maniera diversa. Ti senti più tranquillo.
Simone: Direi che questo sia partire in quarta, no?
Alberto: Ci siamo dati da fare. Non è così semplice.
Simone: Quanti episodi?
Alberto: Una stagione intera, una ventina, più o meno. E’ una produzione che va dritta pure all’estero.
Simone: Ah, pure all’estero.
Alberto: Vuoi ancora spumante?
Simone: Perché no? (Mentre Alberto versa lo spumante) Appena sposato e già con un nuovo lavoro. Meglio di così, eh? Come ci si sente?
Alberto: Beh, come vuoi sentirti? Come gli altri giorni.
Simone: Non sembrerebbe.
Alberto: (Ride) Tu dici?
Simone: Ho visto la macchina nuova, sai? Mentre venivo qui.
Alberto: Che ne pensi?
Simone: Pensavo che potresti farmela provare.
Alberto: Ha appena dieci giorni. La proverai, non preoccuparti.
Simone: Non farai mica il geloso?
Alberto: E’ nuova di pacca.
Simone: E il contratto?
Alberto: Eh?
Simone: Il contratto…?
Alberto: Di lavoro?
Simone: Eh.
Alberto: Che te ne frega?
Simone: Per sapere.
Alberto: Stanno ancora patteggiando.
Simone: Porca miseria, tu non sai quanto sono contento.
Alberto: (Lo guarda, poi) Tu invece? So che avevi… Comparsa, vero?
Simone: Comparsa.
Alberto: Beh, vedi che da qualche parte si arriva. E per cosa…?
Simone: Prosciutto cotto. Una pubblicità del prosciutto cotto. Senti, te l’avevo già accennato per telefono…
Alberto: Simone, per favore, non ricominciare…
Simone: Ma soltanto fargli il mio nome. Dirgli soltanto… Ma no, non devi dirgli niente. Soltanto “conosco un amico che sarebbe disponibile”. Basta, solo questo.
Alberto: Mi hanno affidato il ruolo ora. Simone, davvero, se potessi l’avrei già fatto. Credimi. Non è facile.
Simone: Va bene. (Ludovica e Greta entrano con dei vassoietti di tartine e fanno per poggiarli sul tavolo) Allora me la fai provare?
Greta: Lo sapevo. Lo sapevo che lo avresti chiesto. Che ti avevo detto, Ludovica? E’ tutto il giorno che ne parla.
Simone: Una guidatina soltanto.
Greta: Amore…
Simone: Non chiedo altro. Che ti costa?
Alberto: Non ha neanche due settimane.
Simone: Ho capito. Poi non ti rompo più.
Alberto: Senti, Simone, non che non mi fidi ma adesso non mi va proprio. Praticamente devo ancora salirci sopra io.
Greta: Simone… Insomma, dicevo: ho dovuto aiutare un collega a cambiare la vetrina. Poi il tempo di andare a casa, sistemarmi…!
Ludovica: Ma siamo in orario, no? Il tempo di berci qualcosa e andiamo.
Simone: L’avevo detto io di lasciar perdere…
Greta: Ma come facevo a venire via!
Ludovica: Scusate, ma che fretta c’è?
Greta: No, no. Sono io che non mi è mai piaciuto perdere tempo. (Fa per mangiare una tartina) Buoni questi, sono col… Ah, no, scusate!
Ludovica: Prendi, prendi.
Greta: Salmone, no?
Ludovica: Philadelphia e salmone.
Greta: A lui piace molto il salmone. Ne va matto. Anche abbrustolito, sai la fettina…?
Alberto: Ah, sì.
Simone: Avevo intenzione di fare un nuovo panino da Vito col salmone. Di quelli gourmet.
Alberto: Io del salmone non vado matto.
Ludovica: (Riferendosi all’aperitivo) So che non è granché. E’ giusto per festeggiare tra di noi.
Greta: Ma direi che vada bene, no? Hai fatto tutto da sola. Amore, perché non prendi qualcosa?
Simone: Fammi un piattino. (Greta prepara un piattino a Simone)
Ludovica: Voi di che stavate parlando?
Simone: Ma niente… Ce n’è ancora spumante?
Ludovica: Finiamolo, dai.
Simone: (Mentre fa per versare a tutti lo spumante) Si comincia bene, eh?!
Ludovica: Perché? No?
Simone: Chi ha detto niente…
Greta: Che poi, a proposito di tempo, oggi non ne ho proprio avuto. Me ne sono resa conto solo uscita dal lavoro: non ho bevuto niente per tutto il giorno.
Simone: Finito.
Ludovica: Allora dopo raddoppiamo, no?
Simone: Ma sì, al tuo prossimo lavoro.
Greta: Al tuo prossimo lavoro. Come fosse agli Oscar, te lo immagini?
Alberto: (Come facesse un discorso pubblico) “Ringrazio i cameraman, i tecnici, il regista, il fonico…!”
Simone: Già…
Ludovica: Salute!
Simone: Salute!
Alberto: Salute!
Fanno toccare i bicchieri e bevono.
Ludovica: Non ho mai tollerato il secco.
Greta: Neanch’io. Ah, il piattino, amore. (Passa il piattino a Simone)
Simone: Sì.
Greta: E così Wikipedia, eh?
Ludovica: Hai visto?
Greta: Ci siamo messi a leggerla ieri sera. Facciamo le spie. (Ride)
Alberto: Una pagina Wikipedia tutta dedicata a noi. Fa senso, no? A me lo fa. Insomma, non te l’aspetteresti.
Greta: Al primo approccio in effetti fa un certo effetto. Credevo ci fossero solo…
Ludovica: Solo?
Greta: Come dire… Morti e ricconi. (Ride con Ludovica) Altro che enciclopedia…
Alberto: Ma perché non ci sediamo un po'? Stiamo andando di fretta. Non ci rincorre nessuno. (Fanno per sedersi) Il tavolo è per le nove e mezzo. No, amore?
Ludovica: Nove e trenta, sì.
Greta: Ah, vabbè…
Ludovica: Magari un quarto d’ora…
Alberto: E’ quello che dicevo.
Ludovica: (Sedendosi con Greta) E come va al lavoro? Cioè, nel senso, il resto del…?
Greta: Ah, sì, si procede. La responsabile ha litigato coi superiori. Dicono che tra non molto se ne andrà. E poi, che vuoi? Sempre i soliti discorsi. Domani me la posso prendere comoda e solo per questo credono di farti un favore… (Come ricordandosi improvvisamente) Ah…! Ho portato delle… (Indica la borsa vicino al tavolo) Simone, mi prendi la borsa per favore?
Simone: Dove?
Alberto: La prendo io. (Fa per alzarsi)
Greta: No, no…
Alberto: Lascia stare, davvero…
Greta: Insomma, stavo smontando la vetrina, no? Era ambientata in una giungla.
Ludovica: Ah, davvero?
Greta: Sì, ogni tanto facciamo le vetrine a tema. Solo per montarla mi ci è voluto un giorno. (Alberto le passa la borsa) Grazie… E allora mi sono detta: “se le buttate via datemele le porto stasera”.
Ludovica: Ma cosa?
Greta: (Controllando nella borsa) Le maschere che indossavano i manichini. (Estrae dalla borsa una bustina di carta) Per farci quattro risate tra di noi, no? Stasera. Per rimanere in tema. (Estrae dalla bustina di carta quattro maschere di scimmia) All’Imperial ci sono le scimmie, no? Quelle dove ti siedi, no?
Ludovica: (Con sorriso forzato, afferrando le maschere) Ah, ma che pensiero carino… No, amore?
Alberto: Sì, per farci quattro risate…
Greta: No, eh?
Ludovica: No, no, davvero…
Greta: Vabbè, mi è venuta così. Senza impegno…
Ludovica: Ma figurati, anzi…
Greta: E’ che sapete da quant’è che non mi fermo? Sarà un mese che non mi prendo una giornata. Eh, amore? Per un paio di notti mi sono alzata nel sonno. Mi ha dovuto riportare a letto lui.
Simone: L’ho dovuta tenere buona.
Greta: Ormai ha imparato.
Ludovica: Ah, davvero soffri…?
Greta: Alle volte sono sonnambula.
Ludovica: Non lo sapevo.
Greta: Beh, non sempre. Diciamo quando sono particolarmente nervosa.
Ludovica: Una cosa leggera, insomma…
Simone: Beh, leggera…
Greta: Più che altro faccio dei discorsi assurdi.
Alberto: Tipo?
Greta: Cosa dicevo l’ultima volta, amore?
Simone: Voleva una tazza di thè ma i gabbiani non glie lo permettevano.
Greta: Che poi dopo ho collegato. Sai quando mangiano i piccioni? Le carcasse per strada? Ne avevo visto uno quel giorno.
Ludovica: Ma tu vedi a volte le coincidenze…
Greta: Ma perché è così: non ho mollato un secondo. Prima di Natale, dopo Natale… La prossima vetrina non ve la dico neanche. Ma non mi va di buttar via la serata. Stasera mi voglio divertire. Sentite, pensavo: perché non andare con una macchina?
Alberto: Non dobbiamo passare a prendere Leonardo e Cristina?
Ludovica: Sì, Leonardo e Cristina.
Alberto: Hanno l’auto fuori uso.
Simone: Non dovevano venire con Massimo e Vittoria?
Alberto: Con loro torneranno indietro, ma al ristorante non vengono. Un contrattempo, non so cosa…
Greta: Leonardo e Cristina…
Simone: Sono quelli che hai già conosciuto. Qualche mese fa.
Greta: Ah, sì, infatti.
Simone: Ho saputo che ci si mangia molto bene.
Alberto: Pure io. E’ la prima volta che mi capita di andarci.
Simone: So che fa sempre pienone.
Ludovica: Non avevano più posto.
Greta: Ah, no?
Ludovica: Poi quando hanno chiesto il nome: “ma… quei De Rienzi e Russo”?
Alberto: In realtà ha detto solo De Rienzi.
Ludovica: Insomma, gli faccio: “sì”. “Allora ci vediamo venerdì alle ventuno e trenta”, tergiversa un po' e butta giù.
Simone: Chissà stasera quanto vi bombarderanno. Ce ne sono ancora tartine, vero?
Ludovica: Sì, certo. (Simone si alza e fa per mangiare qualche tartina)
Alberto: Dopo il matrimonio poi non facciamo più vita. Ma del resto fa parte del mestiere, no?
Ludovica: Tu invece Greta ti vedo… Come dire… Rispetto a quando ci siamo visti la prima volta, no? Non è più…?
Alberto: Sì, è vero. Avevi uno sguardo…
Greta: Beh, è naturale. All’inizio l’impatto si sente, non posso negarlo.
Ludovica: Quando è stato? Cinque mesi fa? Neanche parlavi quasi.
Greta: Più che altro, ecco… Fa sempre una certa impressione. Si pensa che in quella scatola ci sia un altro mondo e poi… No? E’ normale, no? Oddio, non so come dire…
Alberto: Sì. Sì, sì, è chiaro. E’ così per tutti.
Greta: E poi tutto sommato Simone fa parte dell’ambiente.
Alberto: La pubblicità del prosciutto crudo.
Simone: Cotto.
Alberto: Comparsa per il prosciutto cotto. Beh, capisco che hai fatto abitudine all’ambiente.
Ludovica: Ma, insomma, dicevi?
Greta: Dicevo… Niente… Siete gli amici del mio ragazzo.
Simone: (Ironicamente) Amici… Conoscenti diciamo. Neanche l’auto nuova ti fanno provare.
Alberto: (Ironicamente) Ma smettila.
Greta: Vuoi finirla con questa faccenda dell’auto?
Simone: Sì…
Alberto: Ti prende per il culo, sai?
Greta: Ah, sì, sì. Certo.
Alberto: Ormai lo conosco.
Greta: Ti tartasserà fino a stasera.
Simone: Finitela un po'…
Greta: E quindi, ecco, in fondo, mi sono detta, è giusto dovervi vedere per quello che siete, no?
Alberto: Ma certo. Del resto che male c’è? Il nostro è un mestiere come un altro, dico male? Io faccio il mio semplice lavoro, ognuno fa il suo.
Simone: Certo, è un semplice lavoro.
Alberto: Perché non doverci vedere per quello che siamo? Perché dev’essere qualcosa di speciale? Non lo siamo. E’ giusto.
Greta: Sì, ma io parlavo del fatto che siete amici.
Alberto: Sì, sì…
Greta: Niente. Penso sia questo, tutto qui. (Mostrando le unghie a Ludovica) A proposito: le hai viste?
Ludovica: (Guardando le unghie di Greta) Stavo cercando di capire…
Greta: Come le avevi tu. Mi erano piaciute e me lo sono fatte uguali. No?
Ludovica: Le ha fatte bene. Da chi vai?
Greta: Una ragazza in centro. Non mi prende tanto. Tu?
Ludovica: Io ho la mia estetista di fiducia. Sono cliente da anni.
Greta: Beh, l’estetista vera e propria per me è un po' troppo. Comunque ci siamo messi a guardare i vostri profili, su Instagram, ieri sera, sapete?
Ludovica: (A Simone) Pure tu?
Simone: Beh, eravamo insieme.
Greta: Ho scritto dei commenti.
Ludovica: Ah, mi spiace. Non ci abbiamo fatto caso.
Alberto: Ultimamente non li leggiamo nemmeno.
Greta: Beh, immagino ne avrete tanti.
Alberto: Troppi.
Greta: Beh, niente di ché: era per salutarvi. Abbiamo visto il vostro ultimo book. Tu in giacca e cravatta e tu coperta solo con le lenzuola. Mi piace, davvero.
Ludovica: Ah, beh…
Greta: Su, non fare la finta modesta.
Ludovica: Ma non faccio la finta modesta.
Alberto: I book non mi divertono ma…
Ludovica: Ma cosa dici?
Alberto: E’ vero. Non mi divertono…
Ludovica: Ma se ti sei divertito come un matto!
Alberto: Infatti, fammi finire: stavo dicendo che non mi divertono, ma quello sì.
Simone: Ci credo…
Ludovica: Ti divertono tutti.
Alberto: Ma quando?
Ludovica: Comunque l’idea delle lenzuola è venuta all’ultimo.
Greta: Simone mi ha detto che il vostro agente è proprio tuo padre, vero Ludovica?
Alberto: No, Simone, le cose dovresti raccontarle per intero.
Simone: No, ma mica ho detto così. Ho detto così?
Greta: Sì.
Simone: Allora mi sarò spiegato male.
Greta: Non volevo offendere nessuno…
Alberto: No, ma nessuna offesa.
Ludovica: Mio padre è il titolare dell’agenzia.
Alberto: Io sono stato assegnato a un altro agente però.
Ludovica: E’ per tenere separati il lavoro dalla famiglia. Talento e relazioni.
Greta: Beh, mi sembra giusto. Ci vorrebbe anche a Simone una cosa del genere.
Simone: Amore…
Ludovica: Cioè?
Greta: Anche Simone è bravo. No?
Alberto: Sì…
Greta: Meriterebbe pure lui qualcosa.
Alberto: Beh, di bravi ce ne sono tanti…
Greta: Penso che tuo padre potrebbe pure prenderlo.
Simone: Amore…
Ludovica: Sai, gli affari di mio padre non li conosco. So che adesso sono al completo. Il lavoro è già tanto, troppo.
Greta: Ho capito… Scusate. Io facevo così per chiedere…
Alberto: Ma no, figurati. Anzi…
Ludovica: Tema della prossima vetrina?
Greta: Come?
Ludovica: Il tema della prossima vetrina.
Greta: Ah, una… una navicella spaziale.
Ludovica: (Ride) Ma davvero?!
Alberto: Ehi, Simone, la tua donna se ne va sulla Luna e tu dove te ne stai? Nella giungla?
Simone: Con le scimmie, certo. (Fa il verso della scimmia e quasi si rovescia lo spumante)
Greta: Attento…! Il divano!
Simone: Non è successo niente.
Greta: Scusate…
Ludovica: Dalle stelle alle stalle, eh?
Greta: Il contrario direi.
Ludovica: Magari ci porterai i caschi degli astronauti. (Ride con Greta)
Alberto: (Afferrando una maschera) La maschera della scimmia… Lo sai, Greta? Sei simpatica. Lo dissi subito appena ti vidi. Mi piace questa ragazza. No?
Ludovica: Sì, molto meglio di…
Greta: Di…?
Simone: Ludovica…
Alberto: Su, ormai si può dire, no?
Greta: Di Matilde, vero? State parlando di Matilde. Ma te l’ho già detto: con me non hai problemi a parlarne.
Ludovica: Appunto.
Greta: E’ normale avere qualche ex. Una, due… Del resto, cosa si spera? Anch’io ne ho avuti.
Alberto: Ci conosciamo tutti qua dentro.
Simone: Non è una competizione.
Greta: Mica mi sento in competizione. Stai sereno, amore…
Alberto: Diciamocelo, Simone: Matilde era antipatica. Tutta presa dalla sua carriera.
Ludovica: Lei invece è simpatica. Questo volevo dire. E… Posso chiederlo, no?
Greta: Cosa? Dimmi.
Ludovica: Chi ha fatto il primo passo?
Greta: Oh, beh… questo…
Alberto: E’ stato Simone.
Greta: Beh, non si dice, dai...
Simone: Non lo so. Davvero.
Greta: Diciamo tutti e due.
Ludovica: Tutti e due...
Greta: In realtà ci conosciamo da molto tempo.
Ludovica: Ah, sì?
Simone: La sua famiglia era vicina di casa alla mia.
Greta: Poi ci siamo trasferiti. Ho iniziato a lavorare e ogni tanto ci siamo incrociati. Ma niente di particolare. E’ venuto così, tutto insieme.
Ludovica: Ma senti…
Alberto: (Afferra una maschera) La maschera della scimmia…
Ludovica: E la prende di nuovo…
Alberto: No, è che mi fa ridere la cosa.
Greta: Perché non te la metti?
Simone: Sì, mettila!
Alberto: Beh, direi che la prima vittima…
Greta: Chi?
Alberto: Beh, il tuo boyfriend, no?
Simone: Oh, ma dai…
Ludovica: Sì, mettila, mettila.
Simone: Ma perché…?
Greta: Oh, per favore…
Alberto: Eh, lui sta zitto zitto, ma…
Greta: Su, dai…!
Ludovica: Facci la scimmia.
Alberto: Facci la scimmia, Simone.
Greta: Facci la scimmia.
Simone: Ma non…
Greta: Perché devi fare così? E’ per scherzare.
Alberto: E’ per scherzare, Simone.
Simone: Va bene, va bene. Eccovi la scimmia. (Si alza in piedi, posa il bicchiere di spumante sul tavolo e fa per indossare la maschera) Ecco. No, dove siete? Non vi vedo. Oddio…
Greta: Sì, ma fai qualcosa.
Simone: Cosa?
Greta: Agitati.
Simone fa il verso della scimmia. Tutti ridono, incluso Simone. Continuando a fare il verso della scimmia, tra le risate degli altri, Simone si avvicina ad Alberto e fa come per spulciarlo, poi si avvicina a Ludovica e fa come per montarla tenendole la testa. Tutti si interrompono.
Greta: Simone!
Ludovica: Ma cosa fai?
Simone: Su, stavo scherzando. Scherzavo…!
Greta: Una scimmia un po' dispettosa direi…
Ludovica: Parecchio dispettosa…
Simone: (Togliendosi la maschera e riprendendo il bicchiere di spumante) Beh, del resto volevate la scimmia…
Greta: E’ sempre così: esagera sempre.
Alberto: E non le sai tutte.
Simone: A proposito di montare e di montati: come sta Cristina? Aggiornatemi.
Ludovica: Ah, non lo sai?
Simone: Cosa?
Alberto: L’ha perso.
Greta: Oh, mi dispiace…
Alberto: Quand’è stato? Novembre?
Ludovica: Sì, più o meno.
Simone: Non lo sapevo. Non ci vediamo da qualche tempo.
Alberto: Si sono ripresi. Non è stato facile, ma si sono ripresi.
Simone: Oh, ma vabbè…
Alberto: Cosa?
Simone: Beh meglio, no?
Greta: Ma cosa stai dicendo?
Simone: Almeno il divertimento continua. Scampato pericolo.
Greta: Ma che dici?!
Simone: Sto scherzando, sto scherzando…! (Ride)
Alberto: (Ironicamente) Che idiota.
Simone: Ma te lo immagini? Arrivo e faccio: “ehi, Leonardo, scampato pericolo, eh? E allora dacci di…” (Imita il verso della scimmia. Si versa erroneamente dello spumante sui pantaloni) Oh, ma porca…
Greta: Lo sapevo.
Alberto: Tu sei ubriaco.
Simone: Dove posso pulirmi?
Ludovica: Prima a destra.
Simone: Vado e torno. (Esce per i corridoi interni)
Alberto: Secondo me è già ubriaco.
Greta: Se posso chiedere: da quanto vivete…?
Ludovica: Cioè, in questa casa? No, questa casa non è nostra. E’ di famiglia, di mio padre. Ma praticamente ci veniamo solo noi.
Alberto: La usiamo quando non lavoriamo. (Gli squilla il cellulare, si alza e fa per controllare)
Ludovica: Sono loro? Dobbiamo andare?
Alberto: (Afferrando il cellulare) No… (Fa vedere lo schermo del cellulare a Ludovica)
Ludovica: Ah! A quest’ora?
Alberto: Vado un momento di là. Scusate. (Rispondendo mentre fa per uscire dai corridoi interni) Pronto! Carissimo, come va? Ma benissimo. Benissimo, sì, sì. Sì, dimmi, dimmi… No, figurati… (Esce)
Greta: Chi è?
Ludovica: Il suo agente. Quando sorride così è sempre il suo agente. (Estrae un pacchetto di sigarette e fa per accendersene una) Strano che chiami a quest’ora però.
Greta: Posso?
Ludovica: Certo. (Le porge il pacchetto e fa per accenderle la sigaretta) Sai? Sono contenta che tu e Simone stiate insieme. Credo che facciate l’una per l’altro.
Greta: Me lo auguro. Senti, adesso che siamo sole…
Ludovica: Mmm?
Greta: Come dire… Ma davvero per Simone non possiamo fare nulla? Nel senso… Simone ci tiene molto a questa cosa. Lo vedo che vorrebbe fare di più. Mi dispiace se prima sono stata un po' invadente…
Ludovica: No, figurati.
Greta: Se tuo padre, o qualcuno che conosci, potesse dargli una mano, ecco.
Ludovica: Ascoltami, Greta, purtroppo degli affari di mio padre non ne so niente. Io faccio la mia vita e lui fa il suo lavoro. So che Simone ha mandato più volte la sua candidatura.
Greta: Sì, è vero.
Ludovica: Beh, c’è poco da dire. Se mio padre non l’ha preso… Non l’ha preso. Tutto qui. Non che ci sia niente di male, può benissimo farsi sentire in altre agenzie.
Greta: Lo ha già fatto.
Ludovica: Beh, allora non ha che da aspettare, no? La cosa non deve scoraggiare.
Greta: Sì, aspetterà. Glie l’ho già detto, ma sembra… Non lo so…
Ludovica: Cosa?
Greta: Hai presente… Quando siamo soli, io e lui, è quasi come avesse la testa da un’altra parte. Come se ripensasse a delle cose…
Ludovica: Cosa credi che possa essere?
Greta: Non lo so. A volte mi viene da pensare alla ex. Però poi a ben pensarci… E’ come se avesse qualcosa da tirar fuori, da sfogare… Non vorrei essere io.
Ludovica: Credi questo?
Greta: No… Non lo so. Hai presente la sensazione di non essere abbastanza? Di… Di non bastargli?
Ludovica: Secondo me è soltanto un momento. Ognuno vive i suoi alti e bassi.
Greta: Sì, questo è vero... Comunque scusami. Non volevo rientrare nell’argomento di tuo padre e dell’agenzia.
Ludovica: Non preoccuparti.
Greta: E… riguardo la faccenda di chi ha fatto il primo passo…
Ludovica: Sì?
Greta: (Con sorriso) Beh, in realtà è stato Simone.
Ludovica: Ah, ma senti. Infatti avevo intuito...
Greta: Da cosa?
Ludovica: Da come ne parlavi. Dalla voce.
Greta: Beh, sai, è stata una cosa un po' casuale…
Ludovica: Improvvisa?
Greta: Già…
Ludovica: Lo hai aspettato per molto, vero?
Greta: Sì, diciamo… Un bel po'.
Ludovica: Si vede. Lo guardi con certi occhi. Ti cambiano, sai?
Greta: Davvero?
Ludovica: Davvero.
Simone: (Rientrando) Spero che sia venuto via. Più di così non posso fare. Venuto via, no?
Greta: (Lo guarda) Sì… Credo.
Simone: Dov’è Alberto?
Ludovica: A parlare col suo agente.
Simone: Ah…
Greta: (A Ludovica) E… Tu nel frattempo che stai facendo?
Ludovica: Aspetto. E’ un lavoro così. Lavori tre mesi e magari stai fermo il resto dell’anno. E’ un lavoro che chiede una certa… Come dire? Flessibilità.
Simone: Però tu sei ferma da un po' adesso, no?
Ludovica: Beh, non troppo…
Simone: Quanto?
Ludovica: Devo dirlo?
Greta: Fatti gli affari tuoi…
Simone: Saranno due anni. No? Mi sembra.
Greta: Due anni? E cosa fai intanto?
Ludovica: Beh, sto a casa, penso al da fare…
Greta: Però è brutto non fare niente tutto questo tempo.
Ludovica: Non è vero che non faccio niente.
Simone: Tu pensa, amore, dover passare le giornate a non sapere quando lavorerai.
Greta: No, io non ce la farei.
Simone: Questo è lo stress dell’attore.
Alberto: (Rientrando) Eccomi. Scusate.
Ludovica: Che ti ha detto?
Alberto: Lunedì mattina abbiamo un’intervista: Sky.
Ludovica: Ah, sì?
Greta: Sky?! Davvero?!
Alberto: Dobbiamo andarci.
Simone: Ma senti…
Ludovica: E perché non hanno telefonato anche a me?
Alberto: Che differenza fa?
Ludovica: Sono anche io nell’intervista, no?
Alberto: (Ridendo) Ho capito, ma sei qui, con me, in casa…
Simone: Bene. Bello, no? Un’intervista su Sky.
Greta: Non ricordo dove, ne ho letta una il mese scorso…
Alberto: Oh, più d’una. Comunque, signori, sono le nove. Che dite?
Greta: Posso usare un attimo il bagno anch’io? Prima a destra, no?
Ludovica: Certo. (Greta esce per i corridoi interni. Ad Alberto) La borsa. Non ricordo dove l’ho messa. Forse col cappotto…
Alberto: (Uscendo per i corridoi interni) Beh, non credo sarà lontana, no? (Esce)
Ludovica: (Alzandosi) Mi piace la ragazza. (Si ritocca allo specchio) Credo faccia al caso tuo. Non ne troveresti di meglio.
Simone: Lo pensi davvero?
Ludovica: Sono contenta. Lo dico davvero.
Simone: Ah-ah….
Ludovica: Credi che stia scherzando? Tu piuttosto scherzi troppo. (Si avvicina al divano e sposta i bicchieri sul tavolo) O meglio, no, tu non scherzi. Sai fare lo spiritoso, ma scherzare…
Simone: Beh, un po' tutti, no?
Ludovica: (Vedendo le pietanze sul tavolo) Qui è avanzato... (Afferra il vassoio di tartine) Vuoi? (Mangia una tartina)
Simone: No, grazie.
Ludovica: Come quell’uscita sulla gravidanza di Cristina.
Simone: (Avvicinandosi a lei) Da quando pensi tanto alle faccende di casa?
Ludovica: Da mai.
Simone: Non mi pare.
Ludovica: Ad avvicinarti così alle persone non le metti a proprio agio.
Simone: Perché? Ti senti a disagio?
Ludovica: E’ un vizio che dovresti toglierti.
Simone: Ci sei arrivata, Ludovica. Lo sapevi che sarebbe stato così.
Ludovica: Smettila un po'…
Simone: Sei una casalinga.
Ludovica: Sta’ zitto…
Simone: La brava, buona, casalinga del maritino.
Ludovica: Faccio solo quello che mi è chiesto di fare ora.
Simone: Vuoi farmi passare per scemo?
Ludovica: Faresti meglio a lasciarla.
Simone: Mi dai consigli?
Ludovica: Lo dico per il bene suo, non tuo.
Simone: E che ti importa?
Ludovica: Tieni la distanza… (Con lieve sorriso) Allontanati…!
Simone: Dillo, Ludovica. Dì quello che pensi.
Ludovica: Sei proprio infantile.
Simone: Infantile, eh?
Alberto: (Rientrando con due cappotti) Amore, non trovo… (Con ironia) Voi due avete preso un po' troppa confidenza.
Simone: (Con ironia) Dovresti dirlo a lei.
Ludovica: (Con ironia) Ero pronta a sdraiarmi nuda…
Alberto: Ma certo.
Greta: (Affacciandosi dai corridoi interni) Il cappotto e la borsa…
Ludovica: (Facendo per uscire per i corridoi interni) E’ tutto di là in camera. Vieni pure.
Greta: Grazie, sì.
Ludovica e Greta escono per i corridoi interni.
Alberto: Non c’è bisogno che mi mandi la tua ragazza a pregarmi, sai?
Simone: E’ stata lei che ci ha provato. Non l’ho chiesto io.
Alberto: Va bene. Non importa…
Simone: Ascolta, siamo partiti insieme, siamo colleghi…
Alberto: Oddio, ancora?
Simone: Ti stai divertendo.
Alberto: Simone, te l’ho già detto: entrare non è facile. Ma se ci provi ci riesci. Ci sono riuscito io, ci possono riuscire tutti. Ma con i mezzi giusti, capisci? Intanto dovresti farti prendere da un’agenzia. Ti sei fatto prendere da un’agenzia?
Simone: No.
Alberto: E questo non ti aiuta di certo. Te l’ho detto più volte. E dove sei a lavorare adesso? Sei da Vito, no? Lavori ancora a fare i panini da Vito? D’accordo, è di ripiego, ma ci vuole dedizione, capisci? Dedizione e talento. Anche un pochino di fortuna, va bene, non lo nego. Devi solo aumentare le probabilità di trovarti al posto giusto nel momento giusto.
Simone: Ma ci ho provato. Ho…
Alberto: Senti, vuoi che te lo dica? Forse non è il tuo momento.
Simone: Che vuoi dire?
Alberto: Simone, poteva capitare a te come è capitato a me, nessuno sa come mai. Accettare quel che non è avvenuto o che non eravamo in grado di fare. Non è una vergogna. Non è colpa di nessuno. E’ così e basta.
Simone: Stai dicendo che non ero in grado?
Alberto: No, non dico che non… Dovresti capirlo, no? Si fanno dei sacrifici, oppure se ne fanno altri. Funziona così. Che ti devo dire? Tu ora, dopo Matilde… Possiamo dirlo, no? Dopo Matilde, hai Greta. Dovresti pensarci. Dammi retta: mettersi l’anima in pace. Spesso è la miglior soluzione.
Ludovica e Greta rientrano con borse e cappotti.
Greta: (Estraendo il cellulare di Simone dalla borsa) Amore, il tuo cellulare…
Simone: Sì... (Afferra il cellulare)
Greta: Sentite, dato che ci siamo, prima di andar via, perché non ci facciamo una foto? Magari poi la pubblicate.
Alberto: Perché no?
Ludovica: (Estrae il proprio cellulare) La fai tu, amore?
Greta: Con le maschere! (Afferra le maschere e fa per distribuirle)
Ludovica: Sì, giusto!
Alberto: Le maschere… (Afferra il cellulare di Ludovica)
Ludovica: Alberto, su…! (Afferra una maschera) Comunque, scusami se te lo dico, sono davvero inquietanti.
Greta: Che ti devo dire? Mica scegliamo noi. Amore, falla anche col tuo poi.
Simone: Va bene. (Afferra il cellulare)
Alberto: Ci siete tutti? (Punta il cellulare di Ludovica per l’autoscatto)
Ludovica: Forza, vieni!
Greta: Sì, sì! (Afferra un bicchiere) Amore...!
Tutti si avvicinano e rimangono immobili, in posa per l’autoscatto, indossando le maschere. Simone fa il verso della scimmia. Tutti iniziano a fare lo stesso verso. Alberto scatta la foto. Ridono.
Greta: Un’altra. Dai, amore.
Alberto: Magari senza maschere, stavolta.
Greta: Sì, è vero.
Ludovica: Tutti senza.
Si tolgono le maschere.
Simone: (Punta il proprio cellulare per l’autoscatto) Fermi.
Greta: (A Ludovica) Comunque hai ragione: sono proprio inquietanti.
Ludovica: Imperial!
Greta: Domani voglio dormire fino alle tre del pomeriggio!
Rimangono immobili, in posa per l’autoscatto. Tengono in mano le maschere, in basso, fuori dall’inquadratura della foto. Le facce sono divertite e sorridenti.
Quadro II
La stanza è buia. Bicchieri, piattini, vassoi, sono dove erano stati lasciati. Le maschere delle scimmie sono scomparse. Da fuori si sentono passi frettolosi e voci. La luce si accende.
Simone: (Entrando frettolosamente, allarmato, quasi tra sé) Oh, porca puttana! Oh, porca puttana, porca puttana, porca puttana, porca puttana…! (Si volta indietro) Ci siete…? (Facendo per andare verso i corridoi interni, quasi tra sé) Porca puttana! Porca di una puttana…! (Esce per i corridoi interni)
Entrano Alberto e Ludovica che aiutano Greta ad entrare. Quest’ultima è tramortita, occhi socchiusi, mentre si tiene il collo.
Alberto: (Entrando, mentre aiuta Greta, verso dentro) Sì, ma dacci una mano!
Simone: (Da dentro) Non posso ora! Non posso! C’è qualcosa? Avete qualcosa qui?
Alberto: (Verso dentro) Ma cosa? (Indica il divanetto) Lì.
Ludovica: Tienila un momento, sposto i cuscini. (Fa per spostare i cuscini dal divanetto)
Greta: Oddio…!
Alberto: Avanti, forza, piano…
Greta: Piano. Sdraiatemi piano. (Si sdraia sul divano. Ludovica le posiziona un cuscino sotto la testa) Mi gira tutto. (Si addormenta)
Alberto: Dovremmo portarla in camera.
Ludovica: Amore, quanto hai intenzione di starci?
Alberto: Sai anche tu perché siamo qui. Non è colpa mia, Ludovica.
Ludovica: Vedete di fare presto. Qui non può restare.
Alberto: Oh, grazie! Grazie per avermelo detto! Lo so anch’io che non può restare…! (Pausa) Come sta?
Ludovica: Non tocchiamola. Vado a cercare la coperta di pile. (Esce per i corridoi interni)
Alberto: (Pausa, si siede, poi) Ma tu guarda come è potuto… Porca puttana, e adesso cosa…?
Entra Simone dai corridoi interni.
Simone: Come sta? (A Greta) Come stai? (Greta non risponde)
Alberto: Kaput.
Simone: Morta?
Alberto: (Ironico) Sì, morta…! Devi dirmi cosa diavolo ti è preso. Ma come cazzo hai fatto…?! Cioè, io… io non ci credo…!
Simone: Senti, è successo, va bene? E’ successo. Non so perché! D’accordo? Se lo sapessi te lo direi. Ma non lo so.
Alberto: Legalmente, per come stanno i fatti, è la mia macchina ad aver tamponato la tua. Capisci? C’è il mio nome. Il mio!
Simone: Cosa faccio? Mi devo ammazzare? Te l’ho già detto. Ma porca… (Fa per andare a sedersi. Trattenendo un lamento di dolore, tra sé) Mh…
Alberto: Che hai?
Simone: No, niente, un… Che cazzo di situazione…
Alberto: Nuova di pacca… Era nuova di pacca…
Simone: Brutta storia… Brutta, brutta storia. (Guarda Greta, quasi tra sé) Porca puttana… (Pausa) Senti, ascolta… Dobbiamo trovare un accordo alla svelta, va bene?
Alberto: Ah, ma davvero?! Adesso lo dici?
Simone: Sì, un accordo semplice, trasparente, talmente trasparente che non si vede. E il gioco è fatto.
Alberto: Se siamo qui non è certo colpa mia. Io già te l’ho detto cosa fare.
Simone: Non posso starci! Non… Hai capito che non posso?
Alberto: Bene, allora dimmelo tu. Non ci vuoi rimettere? Beh, se permetti nemmeno io. Ma qualcosa dovremo pur raccontare, no?
Simone: Un altro sistema. Un’altra soluzione. Qualcosa…
Alberto: Ma quale sistema vuoi trovare?!
Simone: Un altro…!
Greta emette un breve gemito di dolore come per dire di fare più silenzio.
Alberto: (Pausa, poi) Ascolta, continua pure a perdere tempo. Fatto sta che i fatti sono fatti, e finché non abbiamo trovato un accordo io in ospedale non ce la porto.
Simone: Neanche io.
Alberto: Bene.
Simone: Bene…
Ludovica rientra dai corridoi interni e fa per coprire Greta con una coperta di pile.
Alberto: (Afferra la bottiglia di spumante stappata) C’è rimasto dello spumante.
Simone: Versamene un po'. Ho sete.
Alberto: (Afferra un bicchiere) Era questo?
Simone: Non ricordo.
Alberto: (Mentre fa per versare) Vabbè.
Simone: (A Ludovica) Dorme?
Ludovica: (Con voce ferma) Sì.
Simone: Va bene, va bene… Cioè, più o meno…
Alberto: Volete da bere?
Ludovica: No… Anzi sì. (Si accascia davanti al divano)
Alberto versa lo spumante in altri due bicchieri e li porge a Ludovica e Simone.
Alberto: Mi devi spiegare come hai fatto. Cioè… la trovo una cosa assurda. Un semplice semaforo rosso, nessuno in giro…
Simone: Te l’ho detto: è colpa dell’asfalto. C’erano dei sassi in terra. E poi hai visto com’era lucido, no? Ha piovuto tutta la sera. E l’umidità…
Alberto: Le gomme sono invernali.
Simone: E che vuol dire?
Alberto: Ma tu stavi frenando?
Simone: Sì, ma l’umidità… Hai visto com’è tutto fradicio fuori, no? Ho slittato. Sai quanto ci ha messo a spannarsi il vetro? (A Ludovica) Diglielo, diglielo tu quanto ci ha messo.
Ludovica: Non ricordo.
Simone: Perfetto!
Ludovica: Cascavo dal sonno. L’urto ha frastornato pure me. Cosa credi? Ho quasi picchiato la testa.
Alberto: Va bene… Ascolta, Simone: sono le tre; Greta va portata via in fretta; io capisco la tua posizione però tu devi capire la mia.
Simone: Senti, Alberto, io… Come…? Non… non posso starci. Sono a corto. Lo sai che sono a corto. La macchina non è neanche mia, è di mio padre.
Alberto: Con tutto il bene che posso volerti, ma, davvero, dove vorresti arrivare?
Simone: No, ma non voglio…
Alberto: Vorresti quasi dire che la colpa sia mia?
Simone: No, senti, allora… Va bene, no. No, non voglio dire che la colpa sia tua, ammettiamo pure che sia mia…
Alberto: “Ammettiamo”…!
Simone: E’ mia, va bene, è mia. Però se fossi nei tuoi panni mi comporterei diversamente. Sarei clemente, ecco.
Alberto: Clemente?
Simone: Ascolta Alberto, ci conosciamo da una vita…
Alberto: Va bene, va bene. Quindi cosa dovrei fare? Tenermi la ragione, non ricevere un soldo, e magari doverti pure qualcosa per lei? (Indica Greta)
Simone: No, no. Possiamo fare semplicemente che ti tieni tutto, io pure, ed ecco fatto.
Alberto: E’ assurdo!
Simone: In pratica non è assurdo.
Alberto: In pratica io mi tengo la macchina danneggiata per colpa tua. Lo sai quanto ha quella macchina? Dieci giorni. Dieci giorni ha quella macchina, ed è già da cambiare!
Simone: Non esagerare. E’ solo la carrozzeria. Ci sarà da sistemare qualcosa.
Alberto: E’ un danno da almeno duemila euro, se va bene. Chi me li dà duemila euro? Il cielo?
Simone: Senti, te l’ho già detto. Io non ce li ho.
Alberto: Puoi chiedere a tuo padre. Hai detto che la macchina è sua.
Simone: Ma non ci penso neanche! A mio padre… Posso solo dirgli che qualcuno mi ha urtato ed è… (Come realizzando) Sì, possiamo… Possiamo dirlo pure noi…!
Alberto: Cosa?
Simone: Che qualcuno mi ha urtato ed è scappato.
Alberto: E poi?
Simone: E poi…?
Alberto: Andresti in ospedale tu solo.
Simone: Con lei.
Alberto: Certo, con lei. Con chi sennò?!
Simone: Potrei farlo.
Alberto: E a quel punto?
Simone: Beh, sono stato tamponato…
Alberto: Potresti anche aver sbagliato una marcia indietro. Potrebbero esser successe mille cose.
Simone: E quindi?
Alberto: Lo sai in che guai passiamo se ti scoprono?
Simone: Sì, in effetti… Pessima idea.
Alberto: Ecco, quindi, dammi retta, non ti rimborsano.
Simone: Ma la macchina andrà riparata.
Alberto: Prima andrà riparata la mia.
Simone: Dobbiamo andarci tutti e due.
Alberto: E dire che?
Simone: Eravamo ognuno nella sua auto.
Alberto: Quindi sarei io ad aver tamponato te.
Simone: Sì.
Alberto: No.
Simone: Perché?
Alberto: C’è una ferita di mezzo. (Indica Greta)
Simone: Vabbè, e allora?
Alberto: Se non ci fosse stata poteva anche andare, forse. Però c’è.
Simone: Non ti chiedo niente.
Alberto: Potrebbe anche darsi.
Simone: Tu non ti fidi.
Alberto: Non è fidarsi o meno. Il punto è che niente mi dice che non ci rimetterò qualcosa.
Simone: Ti tieni tutto così com’è. Garantito.
Alberto: E cos’è cambiato? Chi mi ripaga a me?
Simone: Ma perché dovrei ripagarti?
Alberto: Mi hai rovinato la macchina!
Simone: Sì, ma è quella che ha tamponato.
Alberto: Ti sei tamponato da solo!
Simone: Mi risarcisco da me per conto mio!
Alberto: Ma cosa stai dicendo?!
Simone: Di fatto sei tu ad avermi urtato.
Alberto: Sì, ma guidavi tu!
Simone: E che vuol dire?! Conta la macchina.
Alberto: Conta chi guida!
Simone: E quindi?
Alberto: Te l’ho già detto. Dobbiamo dichiarare il vero: tu guidavi la mia e stavi dietro, io guidavo la tua e stavo davanti; all’uscita dall’Imperial ci siamo scambiati le auto perché tu insistevi a provare la mia, nuova, ma le ragazze erano già entrate per il freddo. Basta. La verità, semplicemente la verità.
Simone: E io?
Alberto: Cosa?
Simone: Avrei da rimborsarti?
Alberto: Certo, questo è chiaro. E da risarcire lei. (Indica Greta)
Simone: E l’assicurazione?
Alberto: Non ti copre.
Simone: E perché no?
Alberto: Perché hai un’assicurazione nominale, solo che io ero nella tua e tu eri nella mia! E vaffanculo a quando l’abbiamo fatto!
Simone: Che cazzo di situazione…
Alberto: Ti dovresti accontentare.
Greta emette un altro gemito. Silenzio.
Alberto: Che ore sono?
Simone: Che ore sono?
Ludovica: Le… tre.
Alberto: (Quasi ridendo) Ho già fame. (Vede le tartine) Ci sono ancora le tartine. (Mangia una tartina) Volete? (Porge il vassoio)
Simone: Sì… (Mangia una tartina)
Alberto: Amore?
Ludovica: No, non mi va.
Alberto: A proposito, ma perché non sei sceso subito?
Simone: Cioè?
Alberto: Io sono sceso di macchina. Tu non scendevi.
Simone: Ma quando?
Alberto: Quando sono sceso.
Simone: Dopo l’urto?
Alberto: No, prima. Ma mi prendi per il culo?!
Tutti, tranne Greta, ridono. Poi si riprendono. Silenzio.
Alberto: Che cazzo ridiamo?
Tutti, tranne Greta, ridono. Poi si riprendono. Silenzio.
Ludovica: Sentite, Greta non può rimanere.
Simone: Senti, no, io non ci posso stare.
Alberto: E allora?
Simone: La colpa è di tutti e due.
Alberto: No, la colpa non è di tutti e due! La colpa è tua, tua e basta!
Simone: Ma perché me l’hai fatta guidare?
Alberto: Hai insistito tutta la sera…
Simone: Alberto, davvero… Siamo amici!
Alberto: Certo.
Simone: Lo vedi?
Alberto: Cosa?
Simone: Sei cinico.
Alberto: Ascolta, è la soluzione migliore, va bene? Credi che sia contento? Mi dispiace, ma le cose stanno così. E’ capitato a te come poteva capitare a me. Però è capitato a te. E’ la soluzione migliore perché è quella meno dolorosa. Credi che sia un difensore della verità? No, non lo sono. Non me ne frega un cazzo della verità. Ma coincidenza vuole che stavolta ci serva.
Ludovica: Va bene, sentite, io chiamo l’ambulanza.
Simone: No, no!
Alberto: No, nessuna ambulanza.
Ludovica: State pensando solo al risarcimento. Greta deve andar via di qui.
Alberto: Benissimo. Andiamo noi.
Simone: Sei matto?! Non ci penso nemmeno.
Ludovica: Perché non andiamo con l’auto di Simone?
Alberto: Non si è già detto?
Ludovica: Sì, ma possiamo dire che eravamo tutti lì dentro. Qualcuno ci ha tamponati ed è fuggito.
Alberto: Cosa?!
Simone: Sì, potrebbe starci. Ci mettiamo tutti d’accordo.
Alberto: (A Ludovica) Ma scherzi?!
Ludovica: No?
Alberto: Anche se così fosse il risarcimento non lo vedresti comunque, e si riparte da zero.
Ludovica: Sì, ma almeno sareste in salvo.
Alberto: Ma in salvo cosa?
Ludovica: Burocraticamente.
Simone: Infatti!
Ludovica: Nessuno viene messo sotto torchio, Greta se ne va in ospedale e voi potrete trattare in un altro momento.
Alberto: D’accordo, ma in sostanza non fa alcuna differenza.
Simone: Ma perché no?
Alberto: Perché no! E poi comunque Greta dovrebbe essere convinta.
Simone: Possiamo provare!
Alberto: Sì, ma tanto non…
Simone: Aspetta, aspetta un attimo… (Si avvicina a Greta) Greta… Greta, amore…Sono qui…
Greta: (Debole) Sì…?
Simone: Senti, amore, tu cosa ti ricordi?
Greta: Cosa mi ricordo…
Simone: Sì, cosa ti ricordi? Cioè… Sei stata urtata, no? Eri nel posto del passeggero, no?
Greta: Sì…
Simone: E poi…?
Greta: Tu eri nella macchina dietro.
Alberto: Ecco, vedi? Non funziona!
Simone: Shhh! Piano!
Greta: Cosa succede…?
Simone: Senti, amore… (Scambia uno sguardo d’intesa con Alberto e Ludovica) Senti, amore, per questioni… generiche, niente di che… cosa ne pensi di dire che eravamo tutti nella mia auto, che guidavo io e che qualche sconosciuto ci ha urtato, eh?
Greta: (Pausa) Va bene, amore.
Ludovica: (A bassa voce, a Alberto) Visto?
Alberto: Sì, ma non…
Simone: Devi esserne convinta, amore, eh?
Greta: Lo sono già…
Simone: Sicura?
Greta: Sicura. Sì, sì, è così…. E’…
Simone: Cos’hai?
Greta: Mi gira tutto…
Simone: Va bene, amore. Ora riposati che tra poco ti portiamo via.
Greta: Va bene. Sì… Sì… (Si addormenta)
Simone: Sta sudando.
Alberto: (Pausa) Ve l’ho già detto: non cambia niente.
Ludovica: Alberto, ascolta, dobbiamo lasciar stare per ora. Non lo vedi? Ci vuole buon senso.
Alberto: Ma davvero vuoi che se ne vada via così?
Ludovica: No. Sto solo cercando di essere ragionevole.
Alberto: Ragionevole?
Ludovica: Cosa vuoi fare? Tenerli tutta la notte?
Simone: Sì, infatti.
Alberto: “Sì, infatti”…! A raccontarla così non ci penso nemmeno!
Ludovica: Va bene. Raccontala come vuoi tu. Raccontatela come vi pare! Io mi arrendo! Sono distrutta!
Simone: No, no, ferma!
Ludovica: Io non dico più nulla, purché la portiate via. Guardate in che stato è!
Alberto: Credi che non mi dispiaccia? Finisce che passo io per quello cattivo!
Ludovica: Ascolta, potrai rifarti comunque col prossimo lavoro.
Simone: Appunto, tra poco giri. Girate tutti e due, no?
Alberto: No, solo io.
Simone: Ah, giusto.
Alberto: A te non importa niente di quello che hai rischiato, vero?
Ludovica: Sì, ma fatto sta che non è successo niente.
Alberto: Poteva succedere.
Ludovica: E’ successo a lei, e a lei bisogna pensare.
Alberto: Ma che…
Greta: (Sottovoce, nel dormiveglia) Simone alla guida, io accanto, gli altri dietro… qualcuno ci ha urtati… ed è scappato…
Simone: Ah, ah! Si è convinta. Un momento…
Alberto: Cosa?
Simone: Se Greta la racconta così...
Alberto: Vabbè, e che vuol dire?
Simone: Eh, vuol dire. Perché se lei dice una cosa e noi un’altra…
Alberto: Basta far vedere la mia auto e spiegare i fatti.
Simone: Sì, ma siamo già due contro uno.
Alberto: Beh, la mia parola contro la tua. Siamo in quattro, c’è anche Ludovica…
Ludovica: No, scusate, ma non volevo arrivare a questo.
Alberto: E quindi?
Ludovica: Alberto, Greta va portata in pronto soccorso.
Alberto: Sì, e per portarla in pronto soccorso bisogna raccontare una qualunque stronzata?
Ludovica: Qui non ci si sblocca.
Alberto: Non ci si sblocca non certo per colpa mia.
Simone: Beh, in questo caso non più.
Alberto: Che vorresti dire?
Simone: E’ la tua auto ad aver urtato. Quindi se con la versione di Greta la fai anche vedere …
Ludovica: (Si copre il volto) Oh, porca troia…!
Alberto: Ma la versione di Greta… Che bastardo! Che bastardo!
Simone: Beh, non sono l’unico.
Alberto: Io non puntavo certo a raccontare il falso!
Simone: Tu vuoi raccontare il vero solo per mettermi sotto torchio. Ma la macchina che ha urtato è la tua!
Alberto: Ma il danno lo hai fatto tu!
Simone: Se pure la tua è un’assicurazione nominale non posso farci niente!
Alberto: Ma io ti…!
Ludovica: Ascolta, Simone…
Alberto: Sei stata tu a dargli l’idea.
Ludovica: Io? La mia era solo una proposta per cercare una via di mezzo.
Alberto: Le vie di mezzo sono sempre state inutili! Oh, Dio!
Ludovica: Sentite, allora, abbassiamo la voce. (Prende fiato, poi) Simone, ascoltami bene: l’obiettivo qual è? Portare Greta in ospedale, no? Dico male?
Simone: Sì, ma il suo è solo quello di essere risarcito.
Alberto: E il tuo è di andartene come nulla fosse.
Simone: Allora rimango qui.
Ludovica: Senti, Simone, fossi in te non starei a perdere tempo in questo modo. Devi portare via Greta.
Alberto: Svegliala.
Simone: Perché?
Alberto: Voglio che si raccontino i fatti per come sono andati.
Simone: Senti, davvero… (Trattenendo un lamento di dolore, tra sé) Oh…
Ludovica: Mio Dio… (Si siede)
Alberto: (Si avvicina a Greta) Greta…!
Simone: Perché non…
Greta: Sì…? Chi è?
Alberto: Greta. Sono io. Ascolta, come sono andati gli eventi? Ti ricordi?
Greta: Sì, mi ricordo.
Simone: Porca miseria!
Alberto: Va bene. Puoi raccontarmeli?
Greta: Dunque… Simone guidava, io ero nel posto passeggero, voi dietro…
Simone: Appunto…!
Alberto: No, no, non quella… La versione di prima…
Greta: Quale?
Alberto: Quella di prima… (Greta non risponde) Greta?
Greta: Mi fa male la testa…
Alberto: No, no, ascoltami, ascoltami bene. Prima! Come sono andati i fatti realmente…!
Greta: Perché? Come sono andati…?
Alberto: Ma fai finta o…? Come puoi non ricordarlo? (Greta non risponde) Va bene, lo stai facendo per Simone, lo stai facendo per lui, ma se vuoi te lo rispiego…
Greta: Amore…
Alberto: Te lo rispiego?
Greta: Lasciami…!
Alberto: Devi dirmelo! (Greta si lamenta)
Simone: Non urlarle in faccia!
Alberto: Sta’ fingendo!
Greta: Amore…
Alberto: Porco cane!
Simone: Sì, amore, eccomi.
Greta: Sento male.
Simone: Vuoi un cuscino…?
Greta: Ho paura.
Simone: Amore, non è niente, va bene?
Greta: Voglio… Voglio andare via.
Simone: Senti, adesso risolviamo tutto e andiamo. Va bene? Tu dormi. Va bene? Dormi.
Greta: Sto male qui.
Simone: Vuoi un altro cuscino?
Alberto: Portala di là, in camera da letto.
Simone: In camera, sì, in camera. Vieni amore. (Aiuta Greta ad alzarsi)
Greta: (Con voce appena udibile) Sì…
Ludovica: Da qui non andremo mai via.
Alberto: Amore, per favore…
Simone e Greta escono per i corridoi interni.
Alberto: Ma che cos’hai?
Ludovica: Niente.
Alberto: Devi dirmi come ti è saltato in mente di complicare la situazione in questo modo.
Ludovica: Oddio, basta…
Alberto: Potevi cercare di aiutarmi.
Ludovica: Non era certo mia intenzione, ok?
Alberto: Sai benissimo che se uscirà di qui non riavremo più niente. Lo sai che è fatto così.
Ludovica: Dovreste farvi più maturi tutti e due.
Alberto: Non capisco perché ti sei tanto affezionata a lei proprio adesso. All’andata neanche la sopportavi…
Ludovica: Alberto, si è fatta male.
Alberto: Va bene, ma non al punto da non poter risolvere questo fatto.
Ludovica: Infatti non andava risolto. Bisognava chiamare subito l’ambulanza.
Alberto: Io l’avrei fatto. E’ lui che non voleva.
Ludovica: L’avresti dovuto fare e basta.
Alberto: Sì, per cosa? Per rimetterci io?
Ludovica: Allora dì che non volevi neanche tu.
Alberto: E’ tutta una fregatura.
Ludovica: Alberto, tu fingi di voler la verità, ma la verità è che non puoi farci niente. Lo sai.
Alberto: Che ragione avresti tu a lasciare che se ne vadano via così?
Ludovica: Che se ne vadano dall’appartamento di mio padre, tanto per cominciare...! Ecco cosa…!
Alberto: Non potevamo certo stare là fuori a discutere con una ferita!
Ludovica: Bene, d’accordo. Adesso però fuori e fine della storia!
Alberto: Ma ti sembra ragionevole? Sul serio?
Ludovica: Vogliamo fare a gara a chi è più ragionevole stasera?
Alberto: Siamo veramente ai confini della realtà. Cioè non ci credo… Non ci riesco a credere…
Simone: (Rientrando) Eccomi. Sta dormendo... Dice che le gira la testa.
Silenzio.
Alberto: Va bene, mettiamo pure che Greta dirà questo... Greta dirà questo e… E niente toglie che possiamo dire il contrario. No, no, è un’idea stupida, senza senso… Però sì, si potrebbe fare.
Ludovica: Sì, così sarà lei la bugiarda alla fine.
Alberto: Esatto! Non è così?
Simone: Greta non è bugiarda.
Alberto: No, certo! Ascolta, Simone…
Ludovica: Ma vi rendete conto? Che motivo avrebbe? E’ troppo complicato, ci mettiamo nei guai da soli.
Alberto: E’ vero, ma se tu fossi dalla mia parte invece che dalla sua…!
Ludovica: Dalla sua?! Volevo solo che Greta venisse portata via e invece è ancora qui!
Simone: Sì, è vero. Stiamo solo perdendo tempo.
Alberto: (A Simone) Capisci mai quando è il caso di dire basta?
Simone: Appunto, Alberto, facciamola finita così.
Alberto: (Lo ferma) Tu non hai capito la tua posizione.
Simone: Io porto Greta in ospedale.
Alberto: E se io non vengo?
Simone: Andrò da solo.
Alberto: Non vai da nessuna parte.
Simone: Senti, vorrei che la cosa finisse da buoni amici.
Alberto: Stai continuando a fare il finto tonto.
Simone: Non faccio il finto tonto. Ci tengo, veramente.
Alberto: Ti stai nascondendo!
Ludovica: Basta, finitela!
Alberto: Sei un attore del cazzo, un inutile attore del cazzo! Anzi no, te lo dico io cosa sei tu: tu sei un grande attore, un grande attore che come tutti i grandi attori reciti bene nella vita. Io lo so, sai, lo so che ti rode che io sia là dove non ti sogneresti neanche di arrivare.
Simone: Ma tu sei tutto suonato…!
Alberto: Oh, sì. Ti rode, vero? Questa cosa tu non l’hai mai digerita. Lo so, sai?
Simone: Beh, ovvio, quando il padre di tua moglie è titolare di un’agenzia…!
Ludovica: Simone non…
Alberto: Ah, ah, eccolo qui. Credi che solo per questo non mi sia fatto un mazzo tanto? Cosa vorresti dire?
Ludovica: Ascoltate…
Simone: Tu sei andato fuori di testa.
Alberto: Mi vuoi far passare per scemo? Cosa fai?
Simone: Porto via Greta.
Ludovica: Ora basta.
Simone: Senti, Alberto, non è il caso di continuare.
Alberto: “Non è il caso di continuare”. Quindi oltre al danno la presa per il culo! Avanti! Di’ quel che hai da dire.
Simone: Hai avuto un bell’appoggio.
Alberto: E quindi?
Simone: Volevo vedere se non ce l’avevi…!
Alberto: Ma sentilo, senti come gli rode...! Quindi, fammi capire, tu credi che io non mi sia fatto in quattro per questo mestiere? Perché sai, Simone, è un mestiere. Capito? Non un hobby da disagiati. Un mestiere.
Simone: Lo so.
Alberto: No, non lo sai. Tu neanche sai cosa significa.
Simone: Faccio la stessa cosa che fai tu.
Alberto: Oh…! (Ridendo) Oh, ma certo, sì, benissimo…! No, non posso crederci…! Quindi io sarei al tuo stesso… Va bene…!
Simone: Ti sei un po' troppo montato.
Alberto: No, il punto non è che io sono montato. Il punto è che io non ti invidio per niente. (Simone inizia a ridere) Che cosa ridi?
Simone: Niente, niente…
Alberto: Sono divertente?
Simone: Sì, parecchio…
Alberto: Continua pure a dire che mio suocero è anche il mio agente, domani avrai da fare i tuoi gran bei panini da Vito.
Simone: Che pezzo di merda che sei.
Alberto: E’ selezione naturale, Simone. Selezione naturale! Devi accettarlo!
Greta: (Da fuori) Amore! Dove sei?
Simone: Oddio…
Ludovica: Vado a vedere.
Simone Sì…
Ludovica: (Mentre fa per uscire) Fate piano e vedete di mettervi d’accordo in fretta. (Guardando Simone) Sono stata chiara, vero? (Esce per i corridoi interni)
Silenzio.
Alberto: (Applaude) Ma che gran bella interpretazione, Simone. Sei in gamba. Complimenti. Molto più in gamba di quel che pensassi. Se tu fossi così in tutto quello che fai saresti già molto più in alto di me. Vinceresti parecchi premi. Te ne do merito. Bravo!
Simone: Alberto, come vuoi finire questa faccenda?
Alberto: Non così, porco cane! Non così! Io per quella macchina ho speso quasi tutti i miei risparmi! I miei risparmi! E tu non me li manderai a monte in questo modo. Io ho dato l’anima, l’anima per arrivare a questo momento. Tutto quello che ho fatto finora l’ho fatto per arrivare proprio a ora, qui!
Simone: Ora ora?
Alberto: A questo cavolo di giorno! Tu cos’hai fatto? Guardati. Te ne stai là seduto. Il tuo perfetto ritratto di questi anni: non hai fatto niente di niente. Non mi stupisco che Matilde ti abbia dato dell’infantile.
Simone: Lascia stare questa storia.
Alberto: Per tutto questo tempo hai sperato che qualcuno ti venisse a bussare alla porta? No, non è così, Simone, non è così. Se vuoi ottenere qualcosa devi alzarti da quella cazzo di sedia e andare a prendertelo, con le unghie e con i denti. Non c’è spazio per la pigrizia.
Simone: C’è spazio per i nomi.
Alberto: “No pain, no gain”, Simone. “Nessun dolore, nessun guadagno”. Se non vuoi rimanere comparsa devi fare così. C’è chi pensa che sia spietato. No, è tutta una scusa. E’ la vita, Simone. Così funziona, così sarà sempre. Devi stare al passo.
Simone: Potevi aiutarmi.
Alberto: Potevo aiutarti? Lo sai quanti sono là fuori a voler fare questo mestiere? Milioni, Simone. Milioni! E continueranno ad aumentare. Lo hai visto stasera, no? La gente dà di matto. Arrivi al punto che anche il tempo libero è lavoro. Cosa vuoi che faccia? Mi metto a fare la carità? Ma tu in quale miracolo credi? Ti do una dritta: chiunque tu pensi di essere, non hanno bisogno di te. Parti con questo presupposto: non hanno bisogno di te, lassù. O sei il migliore del peggiore di loro oppure “puoi pure andare, ciao, buona giornata”. E anche se fosse, sarai pur sempre sostituibile.
Simone: Io ci ho provato!
Alberto: Sì? Ci hai provato? E come? Facendo una pubblicità ogni tanto a perditempo nella speranza di trovare un chissà quale aggancio? Affettando il prosciutto?
Simone: L’aggancio tu ce l’hai.
Alberto: Bene. Chi sarebbe? Mia moglie? Mia moglie, vero?
Simone: Sì, infatti.
Alberto: Quindi Ludovica sarebbe il mio aggancio. D’accordo. Almeno siamo stati chiari, finalmente. Era da un po' che tirava quest’aria, no?
Simone: Sì, da parecchio.
Alberto: Troppo.
Simone: Già…
Alberto: Ah, e comunque, tanto per rimanere in argomento: quelli delle pubblicità non li vogliono. Ti sei già bruciato in partenza, caro mio. Cosa pensavi? Di presentarti dicendo: “buonasera, sono Simone, ho fatto l’ultimo spot del cotto e del crudo. Ora mi prendete”?
Simone: Adesso sta’ zitto. Sono esausto.
Alberto: Se non entri in questo circolo non puoi rifartela con me. Comparsa sei e comparsa rimarrai. Fatti due domande: forse non lo meritavi. Ma non mi interessa cosa pensi. Mi hai rotto le palle. Una volta conclusa questa faccenda io e te abbiamo finito. Tu con me hai chiuso.
Simone: Questo lo dico io.
Alberto: Bene. Ragion per cui non ti faccio andar via così.
Ludovica: (Rientrando) Sta sudando.
Alberto: Sta fingendo.
Ludovica: Si sente male davvero.
Alberto: Non è per quello.
Simone: Che cos’ha?
Ludovica: Non capisco se dorme o meno. Ogni tanto sembra che borbotti qualcosa.
Simone: Va bene. Allora direi di andare, no?
Ludovica: Sì, infatti. Alberto…
Alberto: Come?
Ludovica: Alberto…
Alberto: (A Ludovica) Cosa stai facendo?
Ludovica: La cosa giusta.
Alberto: La cosa giusta? Ma veramente, o stai scherzando?
Ludovica: Alberto, per favore…
Alberto: Per favore cosa?
Ludovica: Non hai capito…
Alberto: No, voi non avete capito.
Ludovica: Alberto…
Alberto: Io non mi muovo di qui.
Simone: Non venire.
Ludovica: Come facciamo?
Alberto: Non potrai raccontare nulla senza di me. E’ inutile che ci provi: o siamo tutti e quattro d’accordo o qualcosa salta per forza.
Ludovica: Alberto, dobbiamo andare via di qui.
Alberto: E perché? Io non lo faccio andare senza alcuna garanzia che riavrò i miei soldi!
Ludovica: Porca miseria, Alberto!
Alberto: Cosa?
Simone: Va bene… Va bene, allora, facciamo così: tu non vuoi venire, non vuoi collaborare; perfetto; sai cosa ti dico? Io ti denuncio.
Alberto: Stai… Stai scherzando…?!
Simone: Ti denuncio!
Alberto: Mi… E con quale ragione?
Simone: Mancato soccorso.
Alberto: Che cosa?
Simone: Ti denuncio per mancato soccorso.
Alberto: Io ti spacco la testa…! (Fa per rincorrere Simone)
Ludovica: Alberto! (Fermando Alberto) Potrebbe farlo.
Alberto: Cosa fai? Hai paura? E’ stato lui a ferire Greta!
Ludovica: Sì, ma che Greta è qui.
Simone: Esatto! E’ qui.
Ludovica: L’avevo detto di non portarla.
Alberto: Ma che fai? Lo difendi?
Ludovica: Valla a raccontare poi in giro come sono andate le cose.
Alberto: Io l’ho fatto perché… Che bastardo maledetto! (Si siede con la testa fra le mani) Lo sapevo! Lo sapevo!
Simone: Allora? Cosa facciamo?
Alberto: Sta’ zitto!
Ludovica: Simone, capisci che tutto questo comporterà anche te, no? Capisci che non è da fare?
Simone: Se non c’è altra soluzione...
Ludovica: La soluzione si può trovare. Basta non perdere la testa. Adesso l’importante è Greta. E’ Greta, capite? Potreste rendervene conto tutti e due? (Silenzio. Simone si siede, con la testa fra le mani) Bene, allora, Simone, Alberto, vogliamo andare?
Alberto: Io adesso vado di là e la riporto a come sono andate realmente le cose.
Ludovica: Alberto, no, ti prego. Simone, digli qualcosa!
Alberto: Le faccio tornare il cervello a posto! Dovessi pure ammazzarla! (Esce per i corridoi interni)
Ludovica: Perché non gli hai detto niente? Perché non l’hai fermato?
Simone: Cosa vuoi che gli dica? Non finirà mai, e io non posso farci niente. Faccia pure. Faccia come vuole. Basta che finisca questa storia. Tutta la storia. Non mi importa.
Ludovica: Dovevi andartene quando potevi. Ti avevo lasciato la via libera.
Simone: E come facevo? Te ne rendi conto?
Ludovica: Fregartene, capisci? Prendere e andare. Salvare la pelle.
Simone: Quale pelle? La tua o la mia? La tua o la mia? La colpa è anche tua, Ludovica. E’ anche tua! Non posso pagare tutto io da solo!
Ludovica: Maiale schifoso!
Simone: Ti è piaciuto, vero, divertirti con me? Ti è piaciuto, vero, il burattino? Ti è piaciuto? (L’afferra) Sono stato divertente?
Ludovica: Lasciami stare!
Simone: Pensavi che non l’avresti pagata, eh? Pensavi di passarla liscia per sempre! (Ludovica gli tira un ceffone) Questo non hai neanche provato a tirarmelo in auto.
Ludovica: (Pausa, ride, poi) Poveretto. Sei proprio un infantile. Come ti disse Matilde prima di andarsene.
Simone: Non parlarmi di Matilde!
Ludovica: Ma davvero non ti rendi conto?
Simone: Perché?
Ludovica: Ti avevo lasciato la via libera. A quanto pare deve andare così. Vi ho lasciato fare. L’avete voluto entrambi.
Simone: Che vuoi dire?
Entra Alberto dai corridoi interni. Si ferma. Silenzio. Simone e Ludovica rimangono immobili. Alberto si siede.
Ludovica: Beh?
Simone: Come sta?
Alberto: No. L’ho lasciata stare. Dorme.
Simone: Bene, no?
Ludovica: Bene…
Alberto: La portiamo via?
Simone: (Pausa) Sì, andiamo… (Fa per prepararsi, poco dopo si volta) Non… Non venite?
Ludovica: (Pausa, ad Alberto) Cos’ha detto?
Simone: Eh?
Ludovica: (Ad Alberto) Nel sonno ha detto qualcosa, vero?
Simone: Cosa avrebbe detto?
Ludovica: A che gioco stiamo giocando?
Simone: Ludovica, ma che ti metti a fare ora? Avanti, andiamocene di qui.
Alberto: Sono sceso di macchina…
Ludovica: Aveva già iniziato a borbottare.
Simone: Borbottare?
Alberto: Vi sono venuto incontro. Lo schienale del posto passeggero era vuoto…
Ludovica: Te lo stava chiedendo in macchina, non è così?
Alberto: Sì, in effetti è così…
Simone: Cosa?
Alberto: “Dov’è Ludovica”, stava dicendo.
Simone: (Improvvisamente, ma non volendosi far sentire) Cazzo…
Silenzio.
Ludovica: No, Alberto, io non sono scivolata in avanti, e non ho battuto la testa.
Simone: Tu lo sapevi. Lo sapevi che di là stava dicendo così.
Ludovica: Hai perso, caro il mio Simone. Abbiamo perso tutti.
Simone: Io… Porca puttana, Ludovica. Io sono rovinato.
Ludovica: Per cosa? Per la tua piccola compagnia?
Simone: Greta è tutto quello che ho… Oddio…
Ludovica: (Ad Alberto) E quindi? Finito?
Alberto: Perché…?
Ludovica: Ma veramente? Ma fai sul serio o fai finta?
Alberto: No…
Ludovica: Cioè, tu non l’avevi capito?
Alberto: Oddio, sta’ zitta, sta’ zitta…
Ludovica: Alberto, io in quella macchina stavo facendo sesso orale.
Silenzio. Iniziano a ridere. Si fermano.
Alberto: (Ridendo) Quindi tutto…. Tutto questo per… Per un cazzo di pompino.
Continuano a ridere. Poi, lentamente, si fermano. Silenzio.
Simone: Sentite è… E’ stato un errore, d’accordo? E’ successo quello che è successo. (Ludovica ride) Lo abbiamo fatto senza rendercene conto.
Ludovica: Sta’ zitto, Simone.
Simone: Vaffanculo, Ludovica! Io non volevo arrivare a questo! Non lo volevo!
Ludovica: Certo che non lo volevi…
Simone: Senti, Alberto, non…
Alberto: Non mi parlare.
Simone: Ascolta…
Alberto: Non mi parlare!
Simone: Sentite, andiamocene via. D’accordo? Eh?
Ludovica: Oh, Dio mio…
Simone: Non facciamoci sentire. Io voglio solo andarmene.
Ludovica: No, Simone, non andremo da nessuna parte, ora.
Simone: Oh, Dio mio. Dio mio. Dio mio…
Silenzio.
Alberto: Lunedì abbiamo un’intervista.
Ludovica: Sì, abbiamo un’intervista…
Alberto: Non verrai?
Ludovica: Non lo so.
Alberto: Non lo sai… E quindi? Dove vogliamo arrivare?
Ludovica: Partiamo per caso da qualche parte?
Alberto: “Facciamo che siamo andati tutti con un’auto”. Ma certo. Sei previdente. E come hai fatto pure finta di essere preoccupata…
Simone: Sentite, chiudiamo questa storia. Portiamo via Greta…
Alberto: (A Ludovica) Hai deciso di rovinare tutto quanto? Di rovinarti così?
Ludovica: Tu o io, Alberto? Di chi sei preoccupato?
Alberto: Sai benissimo cosa succederà se ci lasciamo ora: non andremo da nessuna parte.
Ludovica: Già… La brava e buona moglie, vero?
Alberto: Non ci posso credere!
Ludovica: E’ per questo che dovrei continuare?
Alberto: Vuoi buttar via tutto così?
Ludovica: Ti è piaciuta la festa stasera, vero? Sì, ti è piaciuta…
Alberto: Ma lo hai visto? Lo hai visto stasera? Lo hai visto come ci acclamano?
Ludovica: No, Alberto. Acclamano te. Te soltanto.
Simone: Posso testimoniare.
Alberto: Là fuori siamo l’una parte dell’altro. Siamo la stessa cosa.
Ludovica: Pure la pagina Wikipedia è a tuo nome. Tu e quell’affarista di mio padre, ed io il vostro giocattolino.
Alberto: L’abbiamo dovuto fare! Lo sai anche tu! Il matrimonio era necessario!
Ludovica: Io volevo fare l’attrice!
Alberto: (Indicando Simone) Quindi lui? Ma davvero?!
Ludovica: No.
Alberto: E allora cosa?
Ludovica: Lui non è niente.
Alberto: Certo, lo so.
Simone: Aspetta un attimo…
Alberto: Ti ci sei vista un anno fa.
Ludovica: Sì, esatto.
Simone: No, ma non è successo niente, tranquillo.
Alberto: Già…
Ludovica: Ci siamo visti per qualche mese.
Simone: Non ci siamo visti. Sei tu che volevi vedermi, eri tu a volerlo!
Ludovica: Mi chiamavi tutti i giorni.
Simone: Mi hai stuzzicato per settimane intere. Mi hai attirato!
Alberto: Adesso di’ perché hai smesso! Di’ perché sei tornata!
Ludovica: Per il matrimonio.
Alberto: Per il matrimonio! Esatto, Ludovica... Per il matrimonio... Tu ci hai sperato. Ci speravi che servisse anche a te.
Simone: (Trattenendo un lamento di dolore, tra sé) Ah…
Ludovica: (Volge lo sguardo a Simone, poi) Avevo delle promesse.
Alberto: E adesso non più?
Ludovica: Non più cosa?
Alberto: Hai ancora speranza.
Ludovica: Che codardo che sei. Cerchi ancora di rifilarmi i tuoi discorsi? Sono due anni che sono ferma, e lo so, lo so che continuerò ad esserlo. Sarò sempre e soltanto tua moglie. Questo mestiere è uno schifo.
Alberto: Vuol dire che non te ne è mai importato.
Ludovica: Sì, ci sta. E’ tutta una commedia da gente venduta.
Alberto: Bisogna volerlo ardentemente.
Ludovica: Non lo nego: all’inizio mi piaceva, mi piaceva il modo in cui le persone mi guardavano. E’ questo che ti frega. A tratti può essere fastidioso, ma sono solo stronzate: in realtà ci piace a tutti.
Alberto: La verità, Ludovica, è che non hai talento.
Ludovica: Zitto!
Alberto: Oh, quanto non l’hai mai sopportato, vero?
Ludovica: Tieniti il tuo.
Alberto: Detestare quel che non si riesce ad ottenere. Non mi stupisco che tu sia uscita con lui: siete uguali.
Ludovica: Mettila come ti pare.
Alberto: Se era così allora non dovevi neanche cominciare.
Ludovica: Mio padre mi aveva inserito bene.
Alberto: E continua a farlo.
Ludovica: Già. Da lui a te. Ci avete guadagnato tutti.
Simone: (Trattenendo un lamento di dolore, tra sé) Ah…!
Alberto: Se solo tu avessi avuto la voglia… Sai dove potevi arrivare con tuo padre? Dio mio, che opportunità sprecata.
Ludovica: E’ vero. Fatto sta che non è così. E’ soltanto un mestiere di merda. Un bastardissimo e affascinante mestiere di merda.
Silenzio. Alberto fa per andare a rovistare nella borsa di Ludovica.
Ludovica: Cosa fai?
Alberto: (Cercando nei pressi della borsa) Dov’è?
Ludovica: Cosa? (Alberto continua a rovistare nella borsa) Cosa vuoi fare?
Simone: (Trattenendo un lamento di dolore, tra sé) Porca miseria…
Alberto: Cristo Santo, Ludovica! Davvero hai il coraggio di tornare indietro? Ce l’avresti davvero? Di cosa stiamo parlando, Ludovica? Di cosa stiamo parlando?
Simone: (Trattenendo un lamento di dolore, tra sé) Ahi…!
Alberto: (Riprendendo a rovistare nella borsa) Dov’è?
Ludovica: Non è lì. (Estrae il cellulare da una tasca, mostrandolo)
Alberto: La foto che abbiamo fatto prima di venire via. Pubblicala.
Ludovica: No, adesso no.
Alberto: Se ce ne andremo via così io sarò rovinato, e tu più di me. Dove vogliamo andare, eh, Ludovica? Come ti risolleverai dopo una notizia del genere? Lunedì abbiamo un’intervista. Se tu non verrai sai già come finirà. E sarà molto presto, Ludovica, molto presto!
Ludovica: Non importa.
Alberto: Va bene. Lo faccio io. Dammelo.
Simone: (Trattenendo un lamento di dolore, tra sé) Ts!
Ludovica: Lasciami stare!
Alberto: Vuoi darla vinta ai mediocri? Ho detto di darmi il cellulare!
Simone: (Trattenendo un lamento di dolore) Cristo Santo…!
Alberto: Si può sapere che ha da lamentarsi tutto il tempo?!
Ludovica: Ha… i segni dei miei denti… sul suo…
Alberto: Sul suo…? (Guarda Simone)
Simone: Già...
Ludovica: (Pausa) Quando abbiamo urtato ho stretto un po'. E’ stato d’impulso.
Simone: (Trattenendo un lamento di dolore, tra sé) Porco cane…
Alberto: (Rassegnato) Non riesco a capire se la cosa vada presa sul serio o no. Sembra… Sembra tutta una presa per… (Quasi ridendo) Che cazzo avete fatto… Che cazzo avete fatto… (Si tiene la testa fra le mani)
Simone: Io non sono mediocre.
Alberto: No, tu non sei mediocre. Sei soltanto una misera comparsa.
Silenzio.
Simone: Sentite, Greta è di là. Non voglio che si continui a parlare di questa storia. Per me la faccenda può rimanere nascosta. Non ho problemi, davvero.
Alberto: (Pausa) “Una commedia da gente venduta”. (A Ludovica) Perché non la racconti tutta, allora, la commedia?
Simone: A chi? A me?
Alberto: (A Ludovica) Diglielo un po'.
Simone: Cosa?
Alberto: Ah, non te l’ha detto? E’ stata lei ad averla convinta ad andarsene.
Simone: Chi? Matilde…?
Ludovica: (Pausa) Non l’ho convinta io. E’ stata lei a chiedermi un parere.
Simone: E’ stata lei come sono stato io?
Ludovica: Le ho detto solo quello che pensavo.
Alberto: Ti ci vedesti a cena.
Ludovica: Io ho dato solo il mio parere.
Simone: Tu l’hai convinta ad andarsene.
Ludovica: Non sono stata io. Diceva che tu negavi tutto. Non sapeva più come affrontarti. Pochi giorni dopo ti lasciò.
Simone: Una mattina. Soltanto un biglietto quando rientrai a casa. Era questo che avevi suggerito?
Ludovica: Ti avrebbe lasciato comunque.
Simone: Era questo che avevi suggerito?
Ludovica: Adesso sta’ zitto…!
Alberto: Ma guardatevi…
Simone: Ti è piaciuto vedermi affogare, non è vero?
Ludovica: State zitti…!
Alberto: Nella mia macchina…
Simone: E come gli è piaciuto, Alberto…
Alberto: Non importa!
Simone: (A Ludovica) Non è così?
Alberto: Lunedì abbiamo un’intervista!
Simone: (A Ludovica) Rispondimi!
Ludovica: Sì, è questo che avevo suggerito!
Silenzio.
Alberto: Ma a questo punto… Sì… A questo punto però la soluzione c’è. C’è eccome. Ma sì, Simone, devi andartene.
Ludovica: Tutto quello che ci siamo detti e lui ancora pensa alla soluzione.
Alberto: (A Ludovica) E perché no, Ludovica? Lui deve andarsene. Con Greta, capisci? Sì! Che prenda, vada, faccia come gli pare e non torni mai più! Mai più!
Ludovica: Non è una soluzione.
Alberto: Ludovica, è l’unica cosa che abbiamo. Lasciamolo andare, lasciamo che se ne vada.
Ludovica: Non è una soluzione! Lo vuoi capire?
Silenzio. Greta lentamente fa per affacciarsi silenziosa dai corridoi interni, fermandosi sulla soglia.
Simone: Non voglio che Greta mi lasci.
Alberto: (Pausa) Dobbiamo stare al suo racconto.
Simone: Sì… (Estrae il proprio cellulare e fa per scrivere)
Alberto: E faremo come non fosse successo niente.
Simone: Come non fosse successo niente…
Alberto: Ludovica?
Ludovica: (Il suo cellulare emette uno squillo. Estrae il cellulare e controlla) Ah…
Alberto: (Il suo cellulare emette uno squillo. Estrae il cellulare e controlla) Ah, bene… L’hai pubblicata.
Simone: Non sospetterà niente, vero?
Ludovica: Ha bevuto più di tutti.
Alberto: Neanche in macchina era lucida. E’ stata tutto il tempo su una panchina dell’Imperial a ripetere più o meno la stessa cosa: che non la vuoi. Ma, in fondo, sono solo le parole di una sbornia.
Simone: Infatti. Di una sbornia.
Ludovica: Verrà il giorno in cui potremo raccontarla.
Alberto: Verrà. Ma non adesso.
Ludovica: Già, non adesso.
Alberto: Lo sappiamo tutti e tre.
Simone: Sì, lo sappiamo tutti e tre…
Ludovica: Tutti e tre…
Alberto: Portiamola via.
Greta: (Come sonnambula) Amore, le scimmie sono sull’albero...
Si voltano e si accorgono di Greta, in uno stato di dormiveglia, come sonnambula. Silenzio. Tutti si fermano.
Ludovica: Greta…!
Alberto: Cazzo…
Simone: Greta?! Non... Che ci fai in piedi?!
Alberto: Ci ha scoperti…!
Greta si fa avanti: lo sguardo perso nel vuoto; cammina a piccoli passi silenziosi; la testa inclinata a lato, quasi penzoloni; braccia e mani rigide, contratte.
Greta: (Come sonnambula) Guarda, amore, le vedi? Le scimmie. Lanciano sassi a quelle a terra. Guarda, amore. Sono in camicia, le scimmie sono in camicia, ma le altre sono nude.
Simone: Oh, questa vede le scimmie…
Alberto: Zitto…
Greta: Guarda! Una di loro è cascata. L’hanno mangiata, l’hanno fatta a pezzi. Hanno staccato le membra, la testa, ogni cosa. Anche la camicia, quella camicia, non ha il colore del sangue e del fango? Non la lavano da parecchio. Quasi quasi ci passo l’Oscar. Sì, l’Oscar funziona. La metto in macchina. No, no! Ma mica coi sassi: la macchina non parte. E quella li lancia a chi sta sotto! Ha sconfitto il rivale, l’ha messa ed è salita. Dice che adesso è protetta dal re. Dov’è il re? Dov’è? Nessuno lo sa, non si vede, ma c’è. Quante giacche, quante cravatte, quante femmine in lenzuola. Da sotto le fissano. Si tingono le labbra di sangue e di fango. Si preparano, si montano tra loro. Monteranno anche me… Zitti adesso! Adesso è silenzio, ma saranno sassi. Sassi, nessuno sa il perché. Dicono che è per il re, è lassù, non si vede, ma c’è. Si accasceranno al suolo e cadranno dai rami. Si mangeranno a vicenda, mangeranno anche me… La macchina non parte: l’hanno sfasciata loro. Sì, è così, l’hanno sfasciata loro… (Rimane immobile)
Silenzio. Simone, Ludovica e Alberto scambiano un preoccupato sguardo d’intesa.
Simone: Amore…
Greta: Devo cambiarla…
Simone: Sì, amore, la cambieremo…
Greta: La macchina non parte…
Simone: La cambieremo, amore… Adesso vieni…
Greta: Ce l’hanno sfasciata loro…
Simone: (Facendo per condurla verso il divano, sfiorandola) Va bene, amore… Vieni. Vieni qui.
Greta: Qui… (Fa per sdraiarsi sul divano)
Simone: Sì, amore…
Greta: Ci ha tamponati ed è scappato…
Simone: Sì, è così…
Greta: Maledette scimmie... Che muoiano tutte… Che muoiano… tutte… (Si addormenta)
Silenzio.
Alberto: Vogliamo… Vogliamo portarla via?
Simone: Portiamola via…
Greta: (Nel dormiveglia) Qualcuno ci ha tamponati ed è fuggito…
Alberto: Bene… Allora, siamo tutti d’accordo, non è così?
Simone: Sì. Tutti d’accordo.
Greta: (Nel dormiveglia) Eravamo nella stessa macchina…
Alberto: (Riguardando il proprio cellulare) Ah, ma guarda…
Ludovica: Cosa?
Alberto: Qualcuno ha già messo un cuoricino.
Ludovica: Davvero?
Alberto: Sì, vedi? (Ludovica estrae il proprio cellulare e fa per controllare)
Greta: (Nel dormiveglia) Lanciano sassi… Mi hanno strappato la camicia…
Simone: Amore, ti portiamo in ospedale, eh?
Alberto: Com’è che sono ancora svegli a quest’ora?
Simone: E’ tutto sistemato.
Alberto: Non hanno di meglio da fare?
Greta: (Nel dormiveglia) Ci hanno tamponati... Ce l’hanno rotta loro... Prendono a far sassi… Dice che è per il re… Mangeranno anche me… Mangeranno anche me…
Sipario