I L  B A R  D E L L O  S P O R T

Commedia in tre atti di Fabio Bertarelli

 

Personaggi:

EMILIO barista

ANTONIO capo tifoso dell'Inter

MARIA moglie di Antonio

MARINA figlia di Antonio

NONNA madre di Antonio

GIUSEPPE capo tifoso del Milan

TERESA moglie di Giuseppe

STEFANO figlio di Giuseppe

GIGI e CARLO giovani tifosi dell'Inter

LINO e GIANNI giovani tifosi del Milan

ILDE HELGA e ULRIKE giovani turiste tedesche

MARGHERETE zia delle turiste tedesche

REMO e GINO studenti della 1° media

 

A T T O P R I M O

 

La scena rappresenta una piazzetta. Di fronte c'è il Bar dello Sport e a sinistra, un po' in diagonale e separata da una strada, la casa di Antonio capo-tifoso dell'Inter. Davanti al bar ci sono alcuni tavolini ed un biliardino. Un lampione illumina la piazzetta nelle scene notturne.

La scena si apre con l'arrivo di Remo e Gino, due studenti di dodici-quattordici anni con gli zainetti della scuola che stanno scambiandosi le figurine sportive.

 

REMO - Nooo... Lo scudetto del Milan vale almeno tre altri scudetti.

GINO - Ma va'... Al massimo ti posso dare in cambio lo scudetto della Juve e dell'Inter. Ci stai o non ci stai? Prendere o lasciare.

REMO - E va bene.

Si scambiano le figurine e si siedono ad un tavolino.

REMO - (chiama il barista) Emilio, portaci una lattina di coca-cola, due cannucce ed un pacchetto di chewing-gum, quelli che fanno i palloni grossi così! (Fa il cenno con le mani)

GINO - (guarda l'orologio) C'è ancora un po' di tempo per la scuola, ce la facciamo una partita a biliardino?

REMO - Che vuoi una lezione anche oggi? (Fa per tirare fuori dalla tasca una moneta)

GINO - E metti dentro quei soldi. (Prende dalla tasca una rondella) Guarda che bella rondella.

REMO - Che sei matto! La vorresti mettere al posto della moneta? Se Emilio ci scopre ci stacca le orecchie!

GINO - Non aver paura. Vai a guardare se arriva.

Remo va sull'arco della porta del bar a controllare l'eventuale arrivo del barista mentre Gino mette la rondella nel biliardino. Poi i due iniziano la partita. Entra Emilio con l'ordinazione.

BARISTA - Buongiorno, ragazzi. Ecco la coca-cola ed il chewing-gum. (Posa tutto sul tavolino e ritorna dentro il bar. I ragazzi bevono dall'unica lattina con le rispettive cannucce)

GINO - (guarda l'orologio) Andiamo che è tardi.

REMO - Emilio, metti tutto sul conto di babbo.

I ragazzi si alzano, prendono gli zainetti e se ne vanno di corsa. Poco dopo entra in scena il barista che canticchia una canzone mentre agita ritmicamente lo shaker come fosse una maraca.

BARISTA - Olé, gol, gol... olé, oho, oho...olé, gol, gol... olé, oho, oho... lo scudetto vincerem...

olé, oho, oho...nella coppa brinderem... olé, oho, oho... (Assaggia il cocktail ed ha una smorfia di disgusto) No, no! E' troppo aromatico, poco spiritoso, non è il cocktail per il tifoso. Il cocktail "Ultrà". Il cocktail che mi dovrà rendere famoso. (Getta via tutto con stizza e ricomincia da capo)

Entra in scena Stefano, un giovane di 18-20 anni, che si siede ad un tavolino con aria affranta. Il barista si mette a canticchiare una canzone allusiva per prenderlo in giro accompagnandosi sempre con lo shaker.

BARISTA - Amore, amore, amor... ta-ra-ra-ra, ta-ra-ra-ra, ta-ra-ra-rero. Amore, amore, amor... ta-ra-ra-ra, ta-ra-ra-ra, ta-ra-ra-rero.

STEFANO - Spiritoso! Portami un bicchiere d'acqua minerale.

BARISTA - Con la cannuccia?

STEFANO - No, la cannuccia te la infili in gola così la smetti di canticchiare.

BARISTA - Siamo su di giri oggi eh, giovanotto! Tu hai bisogno di un cocktail come si deve. Ora ci penso io.

STEFANO - No, non mi va di bere una delle tue schifezze.

BARISTA - Lasciati servire. (Il barista entra nel locale e ritorna subito dopo agitando uno shaker) Bevi! Si chiama "Giulietta e Romeo". (Serve) Bevi che ti farà bene.

STEFANO - (sorseggiando) Che schifo!

BARISTA - Come? Vuoi dire che non è buono?

STEFANO - No, pensavo a quello che mi sta capitando. Roba da matti! Il tifo, il tifo... Ma gli pigliasse quello vero!

BARISTA - Eh, eh! Non si può pensare d'avere l'amore mandando una maledizione.

STEFANO - Ma ti pare che quei due ragionano?

BARISTA - Sono sempre i padri vostri.

STEFANO - Padri, padri, bei padri che sono! I padri non ostacolano l'amore e la felicità dei propri figli per una sciocchezza.

BARISTA - Bevi, che si aggiusterà tutto. I miei cocktail fanno miracoli. Un signore qualche tempo fa veniva ogni giorno e si sedeva a quel tavolo là affranto perché era stato piantato dalla moglie della quale era perdutamente innamorato. All'inizio gli servii "Rassegnazione" ma non ebbe un effetto particolarmente efficace. Allora passai ad "Anestesia". Dopo nemmeno un mese quando era guarito, morì.

STEFANO - (Spruzza con forza il cocktail che aveva in bocca) Morì?

BARISTA - Sì, ma non a causa del cocktail. E' stato investito da un'auto.

STEFANO - Ah!

BARISTA - Anche una bella donna si fermava spesso a quel tavolo laggiù ed era triste perché si sentiva sola. Le somministrai il mio cocktail "Su con la vita" e dopo qualche mese...

STEFANO - Morta anche lei?

BARISTA - No, l'ho sposata. Bevi, ragazzo, bevi. Ti senti meglio, eh? Vedrai che "Giulietta e Romeo" farà il suo effetto.

STEFANO - Sì, finirò anch'io sotto un'auto.

BARISTA - Eh, eh, eh! Devi avere fiducia, altrimenti... Non senti che ti sta già suggerendo una soluzione?... Sì, sì... Io la sento, la sento. Eccola! (Pausa) Una fuga, una fuga d'amore.

STEFANO - Cosa? Una fuga d'amore? Ma fammi il piacere! Non siamo mica nell'ottocento o anche prima.

BARISTA - Quando i genitori si comportano come nell'ottocento bisogna adoperare i mezzi di allora.

STEFANO - Eh, sì! Ma... Marina non accetterà.

BARISTA - Accetterà, accetterà... E' questione di dipingergliela come una cosa romantica.

STEFANO - Ma i padri nostri? Ci daranno un sacco di botte.

BARISTA - Oh, giovanotto! Quanti se e quanti ma. Oggi voi giovani volete tutto a portata di mano, tutto. L'amore invece ve lo dovete guadagnare in un modo o nell'altro.

STEFANO - Per me, lo farei pure, ma lei... Ti pare che Marina acconsentirà a fare una cosa simile?

BARISTA - E perché no? Deve essere una fuga d'amore in piena regola. Una fuga romantica. Tu in piena notte salirai con una scala fino alla sua finestra, due colpettini, toc toc, nella persiana, lei ti aprirà, ti si calerà tra le braccia, e via, mentre la luna vi illuminerà la strada della fuga. Sarà bellissimo. I genitori il giorno dopo faranno qualche storia, poi fra una lacrimuccia e l'altra delle vostre madri si sistemerà tutto. Bevi, bevi. Non senti che "Giulietta e Romeo" comincia a funzionare?

STEFANO - (pensieroso) Certo che sarebbe proprio il caso di fare una mattata simile.

BARISTA - Ma quale mattata! Io, al posto vostro, non ci penserei due volte. Anche perché tempo per pensarci non ne avete. Questa notte c'è la luna piena, pertanto...

STEFANO - Questa notte? Senza rifletterci un po' su?

BARISTA - E' un'azione che deve essere fatta d'istinto, senza pensarci due volte, altrimenti non è più romantica.

STEFANO - Allora bisogna che parli subito con Marina. Ma chissà come posso convincerla.

BARISTA - Le canti una bella canzoncina: Amore, amore, amor... ta-ra-ra-ra, ta-ra-ra-ra, ta-ra-ra-rero. Le devi descrivere la cosa in modo che... mi capisci? Alle ragazze la fuga d'amore le fa vibrare come la corda di un'arpa. Scatena dentro di loro una forza irresistibile. L'amore, la fuga con l'amato, la luna... vedrai che ti dirà di sì. Sempre che ti voglia veramente bene.

STEFANO - Certo che mi vuole bene.

BARISTA - E allora, coraggio! Vedi che i miei cocktail fanno miracoli!

STEFANO - Se il piano dovesse fallire, non ci permetteranno più nemmeno di vederci.

BARISTA - Se qui, se là. Quante storie!

Arriva la nonna di Marina. Una vecchietta simpatica che vuole bene ai ragazzi.

NONNA - Stefanuccio, che fai solo solo?

STEFANO - Nonna, nonnetta mia. Io vi chiamo nonnetta mia perché siete la nonna di Marina e quindi anche la mia.

NONNA - Certo, figlio. Non essere così triste. Vedrai che si sistemerà tutto. Quei due omacci col pallone, col tifo... A farsi la guerra peggio di due nemici. E pensare che da piccoli erano sempre insieme e giocavano nella stessa squadra.

STEFANO - Giocavano nella stessa squadra?

NONNA - Come no! Erano tutti e due della "Spes". Io e quella povera nonna tua andavamo sempre a vederli quando giocavano nel campetto della chiesa. Quello era sport vero perché si faceva il tifo senza animosità, senza cattiveria. La partita era una festa e chi vinceva vinceva. Dopo si sono fatti grandi, il mio ha cominciato a tifare per l'Inter, tuo padre per il Milan ed eccoli lì. Ci mandano di mezzo la felicità dei figli, la pace dentro casa con le mogli, e anche gli affari. Roba da spaccargli le testacce.

STEFANO - Nonna, io vorrei parlare con Marina.

NONNA - L'ho capito, l'ho capito. Aspetta che te la vado a chiamare.

La nonna va a casa.

STEFANO - Emilio.

Il barista esce dal locale e si avvicina a Stefano.

BARISTA - Hai deciso?

STEFANO - Sì, però tu mi devi aiutare. Ho un'idea...

BARISTA - Cioè?

STEFANO - Quando questa sera il padre di Marina viene a prendere la solita bibita, tu gli ci metti un bel sonnifero. Anzi due, tre, dieci sonniferi.

BARISTA - No, io certe cose non le faccio.

STEFANO - Questo sarebbe il tuo aiuto?

BARISTA - Ah, no, no. Io certe cose con i clienti non le faccio. Pensaci tu, sono affari tuoi. (Si rimette a canticchiare la canzone dell'inizio ritmandola con lo shaker e rientra nel locale)

STEFANO - L'idea del sonnifero è favolosa. (Pensa) Dunque, vediamo... Lui di solito, la sera, viene a prendere il fresco, si mette a sedere in quel tavolino là e ordina da bere. Io con la voce camuffata gli telefono da quella cabina laggiù spacciandomi per un suo amico che gli deve parlare. Il barista lo va a chiamare, lui si alza e va a rispondere al telefono che è là dentro. Io arrivo di corsa, passo vicino al tavolino dov'era seduto, gli verso il sonnifero nella bibita e via. Questa notte dormirà come un ghiro e solo domattina si accorgerà che i due piccioncini si sono involati. Bene, bene. Ora devo convincere Marina.

Arriva Marina con l'aria preoccupata.

MARINA - Sei matto a farti vedere da queste parti?

STEFANO - Ché, c'è tuo padre?

MARINA - No, ma potrebbe ritornare da un momento all'altro. Se ci vede insieme sai che musica. Come minimo non mi farà più uscire di casa.

STEFANO - Marina, io ti voglio bene.

MARINA - Anch'io, ma non so se facciamo bene a continuare così, a vederci di nascosto come due ladri.

STEFANO - (sottovoce) Senti, ho trovato il modo di risolvere la nostra situazione.

MARINA - Sul serio?

STEFANO - M'è venuta un'idea...

MARINA - Che idea?

STEFANO - Io... io ti rapisco.

MARINA - (delusa) Ma va'.

STEFANO - Dico sul serio. Facciamo cioè quella che si chiama una fuga d'amore.

MARINA - Ma, Stefano!

STEFANO - Non sto scherzando. Senti, Marina, il nostro è un amore bellissimo, ma rischia di essere rovinato da quegli stupidi dei padri nostri. Con una fuga d'amore risolviamo tutto. Anche i più grandi amori che sono stati contrastati dai genitori si sono risolti così. Pensa, amore, nel cuore della notte, io salgo con una scala fino alla tua finestra, due colpettini nella persiana, toc, toc, tu apri, ti lasci cadere tra le mie braccia e via verso la felicità.

MARINA - (trasognata) Certo, come sarebbe bello.

STEFANO - Io troverò un lavoro, avremo la nostra casetta e potremo vivere nelle più intima e assoluta felicità.

MARINA - Un sogno, Stefano, bellissimo, ma è solo un sogno.

STEFANO - Ma quale sogno, amore... Ho organizzato tutto per questa notte.

MARINA - (sconcertata) Cosa?

STEFANO - Per certe cose il tempo è nemico. Bisogna prima farle, poi pensarci. I sogni debbono avverarsi altrimenti rimangono sogni. Ecco perché ho organizzato tutto per questa notte. Quando sentirai bussare alla finestra verrai tra mie braccia e via per sempre.

MARINA - E babbo, e mamma?

STEFANO - A sistemare tuo padre ci penserò io.

MARINA - Come sarebbe?

STEFANO - Niente, niente. Solo un piccolo stratagemma per renderlo innocuo.

MARINA - Allora lo dico a mamma.

STEFANO - No! Non devi dire niente a nessuno se vuoi che il piano riesca. Domani le madri nostre ci aiuteranno a sistemare tutto, vedrai. Loro sono in fondo dalla nostra parte. Per questa notte, allora. Non aver paura. Se mi vuoi bene devi essere pronta ad affrontare questa prova.

Arriva dalla stradina il padre di Marina con Gigi e Carlo, due giovani tifosi dell'Inter.

ANTONIO - (si ferma di scatto e con rabbia) Marina! Corri subito a casa e non uscire più senza il mio permesso! Ti proibisco nel modo più assoluto di vedere quell'individuo. Guai a te se ti ci ripesco! E tu, figlio di uno sporco Milanista non ti permettere più di parlare con mia figlia. I Milanisti ed i figli dei Milanisti sono topi di fogna e devono vivere nelle cloache.

STEFANO - Noi ci vogliamo bene e non può farci niente perché tanto ci sposeremo.

ANTONIO - Come ti permetti! Meglio morta che sposata ad un Milanista.

STEFANO - Io non sono un Milanista. Io voglio bene a Marina.

ANTONIO - Ah, rinneghi pure? Certo voi siete anche di poca fede. Cialtrone! Vai via e non ti far più vedere insieme a mia figlia, altrimenti... (Fa un gesto di minaccia e accenna a una pedata)

Stefano, contrariato, se ne va. Antonio e gli altri due tifosi si siedono ad un tavolino.

ANTONIO - Emilio, il solito.

BARISTA - (affacciandosi sull'arco della porta, canticchiando la canzone della tifoseria agitando ritmicamente con lo shaker) Non volete che vi serva l'ultima mia creazione: il cocktail "Ultrà"?

ANTONIO - No, servici il solito. Quelle schifezze di cocktail che sai fare tu, lasciale ai Milanisti così si piglieranno un bel mal di stomaco. (Agli altri tifosi) Domenica dovremo sprizzare energia da tutti i pori e gliele dobbiamo suonare di santa ragione. Dobbiamo non vincere, ma stravincere. Tutto l'armamentario è a posto? Le trombe, il resto...

GIGI - Tutto a posto. I mortaretti li portiamo?

CARLO - La polizia ce li sequestrerà.

ANTONIO - Dobbiamo farci furbi, li nasconderemo e non ce li troveranno. Senza mortaretti la partita non ha colore.

GIGI - Certo, dobbiamo annientare quei bastardi coi mortaretti, con le cannonate, con i missili se necessario.

CARLO - Già, i missili... bummm. vedrai come staranno zitti.

ANTONIO - Certo, dovremo essere tanti e ammutolire i tifosi avversari con ogni mezzo coi missili con le bombe con... Perché dobbiamo vincere, costi quello che costi.

CARLO - Olé, oho, oho... olé, oho, oho... gol, gol... gol, gol... gol, gol... gol, gol!

Arriva il barista con un vassoio con le bibite ed i bicchieri.

ANTONIO - (sorseggiando pensieroso) Speriamo che il libero abbia recuperato. Quei macellai di domenica ce li hanno assassinati tutti. Se ne sono approfittati perché giocavano in casa, ma quando verranno qui da noi nella partita di ritorno li azzopperemo tutti.

GIGI - Recupera, recupera. (Sottovoce) L'ho saputo da uno dei nostri. Vedrai che già all'allenamento di oggi sarà al suo posto.

CARLO - Ci sarà, ci sarà. Anche Radio Tifo da diffuso il suo tamtam e dice che ha recuperato.

ANTONIO - Invece non si doveva sapere per una questione di pretattica. Si doveva far credere all'allenatore avversario che il libero non aveva recuperato e che la formazione doveva essere rimaneggiata, invece... Le partite si vincono anche così.

GIGI - Potrebbe essere pretattica anche far sapere che ci sarà e invece non sarà così.

CARLO - Noi siamo sempre i più furbi.

ANTONIO - Se il libero recupera, potremo giocare anche con tre punte e li infilzeremo come uccelletti.

GIGI - Tre punte? Ma che siamo matti? Meglio essere prudenti perché il loro contropiede non scherza.

CARLO - E noi li azzoppiamo.

ANTONIO - Prudenza, ma quale prudenza! Bisogna attaccare senza dar loro tregua mentre noi li sorreggeremo con un tifo d'inferno. Li chiuderemo nella loro area di rigore e quando avremo segnato due o tre gol, amministreremo la partita. Io la formazione la farei così...(Si mettono a tavolino a discutere)

Si sente canticchiare una canzone da parte dei tifosi del Milan i quali poco dopo entrano in scena. Sono Giuseppe, il padre di Stefano, Lino e Gianni.

GIUSEPPE - (si ferma alla vista dei tifosi avversari) Ah, ci sono gli Interisti, ragazzi. (Si atteggia a direttore d'orchestra e si mettono a cantare in coro) Interisti al cimitero... paraponsi, ponsi, poh... Domenica vi faremo il culo nero... paraponsi ponsi poh!

TIFOSI INTERISTI - (rispondendo a tono) Milanisti gran fottuti za-za, za-za, za-za... consideratevi già battuti... za-za, za-za, za-za!

TIFOSI MILANISTI - A morte agli Interisti, a morte.

TIFOSI INTERISTI - Milanisti di merda...

I tifosi si azzuffano alzando il tono della lite. Si rovesciano alcune sedie e qualche bicchiere cade a terra. Arriva il barista che cerca di dividerli e mettere pace.

BARISTA - Ehi, dico? Calma, calma. Volete farmi chiudere il locale? Andate allo stadio, allo stadio.... Giuseppe... Antonio.... Chiamo la polizia... Che diamine!

Dopo un po il barista riesce a dividerli mentre Antonio, trattenuto da Emilio, inveisce contro Giuseppe.

ANTONIO - Senti, tu... Tuo figlio oggi era da queste parti a parlare con mia figlia. Se si azzarda un'altra volta lo stritolo come stritolerò tutti gli sporchi Milanisti come te!

GIUSEPPE - Mio figlio non sposerà mai la figlia di un fottuto Interista. Stai tranquillo!

I tifosi escono continuando ad insultarsi a distanza mentre il barista si lascia cadere su una sedia, esausto.

BARISTA - Auffa, sempre questa. Un po' di misura, perbacco. Guarda qua. Anche oggi hanno rotto... i bicchieri. (Si alza, riordina i tavolini, le sedie, prende il vassoio con i bicchieri e ritorna dentro il bar)

Arrivano Maria e Teresa, rispettivamente le mogli di Antonio e Giuseppe con le borse della spesa.

MARIA - A quelli di casa mia non piace. Brontolano sempre perché dicono che puzza.

TERESA - Io l'ho comprato. Era tanto bello. (Apre la borsa della spesa) Guarda. (Tira fuori uno stoccafisso) Poi ho sempre la speranza che una spina gli si conficchi in gola così la finirà di gridare e fare il tifo per il Milan.

MARIA - Beata tu che la prendi con filosofia. Io sono arrivata ad un punto che non ne posso proprio più.

TERESA - Me la prendo con filosofia, dici? Mi viene voglia di dargli una lasagnolata in testa. Se vince il Milan ci si ragiona, ma se perde, è come se ci fosse il morto in casa.

MARIA - Quando vince la squadra di tuo marito spesso perde quella del mio così se a te va un po meglio, a me, apriti cielo!

TERESA - Ma è mai possibile che le famiglie nostre devono essere condizionate dai risultati del pallone?

MARIA - Il tifo è una malattia peggio di quella vera. Il pallone, l'Inter, il Milan, il campionato, le coppe, i mondiali, la schedina, lo scudetto...

TERESA - Proprio non li capisco. Poi, ci guadagnassero qualcosa.

MARIA - Guadagnarci? Se continua così vedrai che bel guadagno. Almeno tu non hai preoccupazioni economiche.

TERESA - Lo dici tu. Sapessi... ho una paura che se Giuseppe continua a disinteressarsi degli affari suoi, presto andremo a finire a gambe per aria! Poi c'è il problema di quei poveri figli nostri che si vogliono bene e non si possono nemmeno vedere perché i padracci sono nemici di tifo.

MARIA - Io ho provato a dirgli qualcosa a quel maritaccio mio, ma di farli fidanzare non ne vuole proprio sapere. Anzi, s'è messo a minacciare. Io al posto loro... Sono troppo buoni quei poveri figli nostri.

TERESA - Zitta, zitta, vedremo quello che si può fare.

MARIA - Anche la situazione nostra... Io non so tu come la pensi, ma non siamo mica vecchie. Alla domenica, non pretendo che mi porti al cinema, ma almeno a fare due passi. Invece, sempre a casa perché lui prima deve andare alla partita, poi qui al bar a commentare i risultati, e appena ritorna a casa si mette davanti al televisore per vedere "La domenica sportiva" e le altre trasmissioni sul calcio e... buonanotte! Io mi sono proprio stancata. Un giorno o l'altro vedrai!

TERESA - Certo che ci stanno passando gli anni più belli. Fra un po' di tempo saremo brutte e sfiorite e loro magari si metteranno a guardare qualche altra donna più giovane.

Ritorna il barista.

BARISTA - Care signore, i vostri mariti poco fa avevano i bollenti spiriti e si sono scontrati e m'hanno rotto... m'hanno rotto i bicchieri. Vi mando il conto a casa o lo saldate subito?

TERESA - Come, non sono andati a lavorare?

BARISTA - Il lavoro di loro sapete benissimo qual'è.

MARIA - C'era pure mio marito?

BARISTA - Era il più scalmanato di tutti. Antonio Gigi e Carlo stavano seduti là quando è arrivato Giuseppe con Lino e Gianni. Apriti cielo! Una faticaccia per dividerli! E' possibile che voialtre mogli non riuscite a calmarli un po'?

Maria e Teresa si mettono sedute ad un tavolino un po' abbattute.

MARIA - Calmarli, calmarli... Io vorrei tanto calmarli, ma... Tu hai da darci qualche consiglio?

BARISTA - Io?

MARIA - Sì, tu puoi aiutarci perché li conosci meglio di noi in quanto è più il tempo che passano qui al bar che a casa.

BARISTA - (sornione) Beh, Io al posto vostro saprei cosa fare.

MARIA - Cosa faresti?

BARISTA - Beh, non siete ancora vecchie e non siete nemmeno brutte, anzi bellocce, direi. Io non capisco come fanno i mariti vostri a trascurarvi. (Galante) Io al loro posto invece del pallone me metterei a giocare a bocce! (Guarda le scollature delle donne)

TERESA - Aho, dico! (Prende dalla sporta lo stoccafisso) Stai attento come parli che ti stampo questo in faccia.

BARISTA - Eh, come siete permalose. E' meglio che ritorni agli affari mei. Vi debbo servire qualcosa? Ho un cocktail che sembra proprio fatto per voi: cocktail "Gelosia".

MARIA - Si, portacelo che ci farà bene. Vero, Teresa?

Il barista rientra dentro il bar per preparare l'ordinazione.

MARIA - Certo che siamo proprio due stupide. Altre donne al posto nostro...

TERESA - Oh, dico, non vorrai mica...

Ritorna il barista con il vassoio ed il cocktail.

BARISTA - (canticchiando e sculettando) Se li farete ingelosire... alé, alé, alé... li potrete riconquistare... alé, alé, alé... Se li farete ingelosire... Alé, alé, alé... vi farete di nuovo desiderare... Alé, alé, alé... Se li farete ingelosire... Alé, alé, alé... li farete rinnamorare... (Serve)

MARIA - Emilio, cosa hai in testa?

BARISTA - Niente. Volevo aiutarvi, ma voi mi pigliate a pesci in faccia.

TERESA - Certo, riprovaci con le tue proposte che sentirai che stoccafissata ti rimedi. Noi siamo donne serie.

BARISTA - Era uno scherzo. Bevete, bevete il mio cocktail "Gelosia", vi farà bene. Cominciate a sentire l'effetto? Fateli ingelosire.

TERESA - Ti abbiamo già detto che siamo donne serie, noi. Donne serie significa che siamo donne oneste, se per caso non l'avevi capito, signor barista.

BARISTA - Se siete così permalose arrangiatevi per conto vostro. Io ho tanto da fare. (Fa cenno di andarsene)

MARIA - Senti Emilio. Una volta che ti abbiamo chiarito chi siamo, tu cosa volevi proporci?

BARISTA - Sareste disposte a far in modo da apparire poco serie?

TERESA - No!

MARIA - (a Teresa) Aspetta, fammi capire bene che intende per apparire poco serie. Ce lo vuoi spiegare, Emilio?

BARISTA - Pur essendo serie, dovreste -far credere- di non esserlo, così da farli ingelosire.

MARIA - Beh, se si tratta solo di -far credere-... (A Teresa) Che ne pensi?

TERESA - No, no. Certi imbrogli non mi piacciono. Tra il far credere e poi diventarci, il passo può essere breve.

MARIA - Emilio, spiegati bene.

BARISTA - Troviamo due finti corteggiatori che faranno ingelosire i vostri mariti. Vedrete che ritorneranno docili docili all'ovile.

TERESA - Sì, e ci ammazzeranno di botte!

BARISTA - No, sarà un'operazione calibrata, dovranno vedere e non vedere, capire e non capire.

TERESA - E se questi cascamorti dovessero allungare un po' le mani?

BARISTA - Portatevi la borsa con lo stoccafisso. Questi cascamorti, come li chiamate voi, non potranno accampare alcun diritto, semplicemente perché voi li pagherete. (Fa il gesto dei soldi)

MARIA - Questa idea non è male, ma questi corteggiatori dove li troviamo? Non è facile.

BARISTA - Ci penso io. Organizzo tutto io. Lasciatemi fare. Fidatevi e finite di bere il mio cocktail "Gelosia". Vi sentite già meglio, vero?

Teresa e Maria annuiscono. Poi si mettono a parlottare tra loro e dopo se ne vanno. Il barista fischiettando una canzone riassetta i tavolini.

La scena si oscura. Poi ritorna l'illuminazione normale ed arriva Antonio.

ANTONIO - Emilio, il solito.

BARISTA - (entra con la bibita e serve) Qualcosa che non va?

ANTONIO - S'è più visto il figlio di Giuseppe da queste parti?

BARISTA - No.

ANTONIO - Se lo vedi qui a far la corte a mia figlia, avvisami. Capito?

Suona il telefono. Il barista va a rispondere. Poi si affaccia appena sulla porta.

BARISTA - Antonio, è per te.

ANTONIO - Chi è?

BARISTA - Non ha detto il nome.

Antonio va a rispondere. Sbuca furtivamente Stefano, si avvicina al tavolino dove stava Antonio, versa dentro il bicchiere di questi il sonnifero e fugge via.

ANTONIO - (ritorna) Il solito Milanista rompiballe. Telefona e poi non c'è nessuno. Fortuna che non mi ha fatto la pernacchia perché gli avrei spaccato il telefono sul muso!

Si affaccia Marina sul portone di casa.

ANTONIO - Dove vai tu? Torna subito in camera tua. E' meglio che te lo scordi quel figlio di...

MARINA - Babbo, mi paghi un gelato?

ANTONIO - Quando ti comporterai da vera figlia.

MARINA - Posso sedermi un po' con te?

ANTONIO - Non fare la smorfiosa. Tanto non mi commuovi.

MARINA - (si siede vicino al padre, pensierosa) Perché non mi vuoi bene?

ANTONIO - Come puoi dire che io non ti voglio bene. Forse ti riferisci al fatto che sono contrario a quel tuo corteggiatore? Devi capire che comportandoti così sei tu che non vuoi bene a me. Senti, io domenica ti porterò alla partita: c'è il derby, una cosa superlativa e sarà l'occasione per conoscere tanti bei ragazzi di sicura fede interista.

MARINA - Ma io voglio bene a Stefano. Che me ne importa dell'Inter, del Milan, del campionato.

ANTONIO - Non lo dire più, figlia mia. Tu ancora sei giovane e forse non capisci che significa avere una fede sportiva. Io su certe cose non transigo. E' una questione di onore.

MARINA - (Gli prende il bicchiere della bibita con il sonnifero) Mi è venuta sete, permetti?

ANTONIO - Sì, bevi. Bevila tutta e torna subito a casa.

Marina beve la bibita e dopo un po' comincia a sbadigliare.

MARINA - Babbo, io vado a casa. Mi è venuto un sonno...

ANTONIO - Sì, vai a casa, che io ho tante cose da pensare.

Marina se ne torna a casa sconsolata. Antonio ordina un'altra bibita e mentre sorseggia legge la Gazzetta dello Sport.

ANTONIO - A me la storia del libero non convince. Speriamo che sia pretattica, ma non sto tranquillo. Se non dovesse giocare salteranno tutti gli schemi. Altro che tre punte.

Dopo un po' Antonio se ne va. La scena si oscura e la piazzetta si illumina con la luce del lampione. E' notte fonda. Piano piano arriva Stefano con in spalla una scala a libretto. Si porta sotto la finestra di Marina. Apre la scala, ma in quel mentre arrivano due ubriachi che disturbano l'operazione. Stefano si nasconde in un angolo buoio. Gli ubriachi attraversano la scena sorreggendosi a fatica sulle gambe malferme e scambinadosi frasi sconclusionate. Andati via gli ubriachi, Stefano esce dal nascondiglio, sale fino alla finestra di Marina, bussa nella persiana e chiama sottovoce.

STEFANO - Marina... Marina...

Dopo alcuni momenti si apre la persiana e spunta la canna di un fucile. poi la finestra si spalanca completamente e compare il padre minaccioso. Stefano con un balzo scende a terra e fugge.

ANTONIO - (spara un paio di colpi di fucile) Milanista, figlio di Milanista. Io ti ammazzo, ti ammazzo!

 

A T T O S E C 0 N D O

La scena è la stessa del primo atto. Emilio sta sistemando i tavolini e le sedie. Arrivano i due giovani studenti. Emilio si nasconde.

 

REMO - Li hai fatti tutti i compiti?

GINO - Ma quali compiti? C'era la partita.

REMO - Quella strega della professoressa ci ha caricati di compiti come muli.

GINO - Io ho fatto solo quelli di musica perché sapevo fare solo quelli. (Fischietta)

REMO - Speriamo che non mi interroghi, perché se per caso, sentirai che fiasco!

GINO - Ma che t'importa? Capirai mi vuole far studiare il latino quando non capisco nemmeno l'italiano! Guarda se viene Emilio che ci facciamo una partita a biliardino.

REMO - Con queste rondelle andiamo a finire male. Se ci scopre...

GINO - Vai, vai a vedere. Di che che vuoi che s'accorga quello scemo!

Remo va a fare il palo, Gino mette la rondella nel biliardino e poi iniziano la partita. Poco dopo entra in scena Emilio.

BARISTA - Buongiorno ragazzi, oggi non andate a scuola? A proposito, dentro il biliardino ho trovato queste rondelle. (Mostra, legate ad uno spago, una lunga serie di rondelle) Sono per caso le vostre? (Con una mossa rapida afferra entrambi i ragazzi per le orecchie)

REMO e GINO - Ahi, Ahi...

BARISTA - Brutti figli... Se domani non mi portate i soldi veri, vedrete che vi succede! (Molla la presa ed i ragazzi scappano via di corsa) Mi hanno riempito il biliardino di rondelle questi... (Confidenziale) A parte che da piccolo lo facevo anch'io!

Arrivano i due giovani tifosi dell'Inter con sciarpe e bandiera del loro Club sportivo e si siedono ad un tavolino.

GIGI - Non vedo l'ora di assistere all'allenamento della nostra squadra per sincerarmi come se la cava il libero. Speriamo che abbia completamente recuperato. Domenica c'è il derby e a quei bastardi di Milanisti gliele daremo di santa ragione.

CARLO - Stai tranquillo. E' stata tutta pretattica. Domenica avremo la formazione tipo e vedrai che gragnola di goals si beccheranno quegli sporchi Milanisti.

GIGI - Emilio.

BARISTA - (canticchiando accompagnandosi con lo shaker) Olé, ohoo...Olé, ohoo...

GIGI - Emilio, il solito.

BARISTA - Ma quale solito, non volete caricarvi un po? Ho finalmente raggiunto l'optimum. Un cocktail favoloso. Favoloso, capito? L'ho chiamato "Ultrà". Volete provarlo? Vi farà bene anche per assistere all'allenamento. Avrete la sensazione di essere già in clima "partita". Olé, oho, oho...

GIGI - Sarà una delle tante schifezze di cocktail che hai inventato fino ad ora. Inutile che vieni sempre sotto il naso con quel barattolo canticchiando olé, olé!

BARISTA - Se non lo volete sarà peggio per voi. Lo servirò ai tifosi del Milan che avranno così la carica necessaria per sostenere la loro squadra.

GIGI - (al compagno) Hai sentito? Vuole servire il suo cocktail a quelli... Che ne dici di provare questo elisir miracoloso?

CARLO - E, sì, proviamolo.

GIGI - Allora Emilio, servici questo "Ultrà". Se sarà un'altra delle tue schifezze ti faremo chiudere bottega.

Emilio serve il cocktail canticchiando la solita canzoncina Olé, ohoo... in coro con i due tifosi. Poi il barista si mette a pulire i tavolini.

CARLO - Facciamo in tempo a studiare un po' la schedina?

GIGI - Io ancora ho tanti dubbi. Questa notte non sono riuscito a dormire per un incubo: avevo dato vincente la Roma e la Sampdoria e quasi al novantesimo stavano vincendo ed io assaporavo già la gioia di un tredici e di un sacco di milioni quando la Roma pareggiava per un autogol e la Sampdoria veniva raggiunta da un rigore inesistente. Mentre strappavo la schedina e urlavo la mia rabbia, mi sono svegliato di soprassalto. Appena calmato sono riuscito ad appisolarmi, ho fatto lo stesso sogno e lo stesso balzo sul letto.

BARISTA - Io all'età vostra facevo dei sogni meravigliosi. Altro che incubi. Mi sognavo certe belle ragazze.

CARLO - (al compagno) A proposito di ragazze, sai che questo cocktail mi ha messo in corpo un certo pizzicore. Una sorta di euforia, cioè quasi una voglia d'amore.

GIGI - Ti dirò che anche a me sta facendo un certo effetto. (Al barista) Ci dici che ci hai dato da bere?

BARISTA - Tranquilli, state tranquilli. Certo, sviluppa tutte le vostre prerogative di uomini e non è da escludere che solletichi anche la vostra mascolinità.

CARLO - Beh, a me poi non dispiacerebbe se... In effetti mi sento caricato. Dobbiamo dare atto ad Emilio di essere riuscito finalmente a creare un cocktail niente male.

BARISTA - Grazie, grazie. Io penso che gli effetti saranno strabilianti perché ho studiato a fondo le caratteristiche degli ingredienti. Sappiate che non ci sono soltanto elementi che spingono alla competizione esasperata fino alla violenza, ma anche all'amore.

GIGI - Mmhm, senti, per domenica togli gli elementi che favoriscono l'amore e aumenta quelli che ti fanno sentire una belva perché dobbiamo vincere.

CARLO - Certo, domenica vogliamo essere delle belve. Olé, ohoo... olé, ohoo...

GIGI - (ad Emilio) Non ti azzardare a dare questa bibita a quelli del Milan che ti facciamo saltare tutti i denti.

CARLO - Emilio, me ne servi un altro goccetto?

BARISTA - Bene. (Gli versa da bere. Poi rivolgendosi a Gigi) Anche a te?

GIGI - Versane un po'.

Arrivano Lino e Gianni, i due giovani tifosi del Milan. Anch'essi con sciarpe e bandiera in quanto diretti ad assistere all'allenamento della loro squadra. Si siedono ad un tavolino al lato opposto da quello ove stanno seduti i loro avversari.

LINO - Emilio, due caffè.

Emilio esegue.

GIGI - (prende da una tasca la schedina) Questa settimana dobbiamo indovinare soltanto 12 risultati invece di 13 perché Inter-Milan è uno fisso.

LINO - Uno fesso! Come te e tutti quelli come te. Stai tranquillo che farai quattordici.

CARLO - Vi fa rabbia pensare che domenica le buscherete e di che tinta.

LINO - Oh! è arrivato spaccamontagne. Se lo vuoi sapere anche noi abbiamo messo vittoria fissa per il Milan perché così sarà. (Si guardano in cagnesco)

Arrivano tre belle ragazze tedesche. Sono Ilde, Helga, e Ulrike.

ILDE - Italien, itelien, schon, sole, cielo...

HELGA - Caffee... Oh, molto pittoresco. Photographie...

Ilde e Ulrike si siedono ad un tavolino mentre Helga prende da una borsa la macchina fotografica e sta per scattare una foto alle compagne. Interviene galante Gigi.

GIGI - Prego, prego. Io fare foto. (Fa cenno a Helga di sedersi insieme alle altre perché penserà lui a scattare la foto)

HELGA - Danke, danke.

Gigi scatta la foto e si porta al tavolino delle ragazze. Si avvicina anche Carlo

GIGI - Deutch?

RAGAZZE TEDESCHE - Ja, ja.

GIGI - Io italiano, Gigi.

CARLO - Io essere Carlo.

GIGI - Voi come chiamare?

HELGA - Io Helga, (indicando le altre) lei Ilde e Ulrike.

GIGI - Madchen tedesche, ragazze tedesche belle, molto belle, schon.

RAGAZZE TEDESCHE - Noi schon?... Ah, ah... ragazzi italiani galanti, molto galanti. Come si dice? Pappagalli... latin lovers...

GIGI - No! Niente pappagalli. A ragazzo italiano piacere ragazze belle. Ragazze belle italiane, tedesche, di tutto il mondo. Voi Germania, dove?

HELGA - Noi Munchen

GIGI - Ah, Munchen Bayern... Bayern di Monaco. Grande squadra di calcio. Voi tifose Bayern?

RAGAZZE TEDESCHE - Noi tifose? No, noi niente tifo. Voi tifosi?

GIGI - No, noi no tifosi Bayern. Noi tifosi Inter. Inter di Milano.

RAGAZZE TEDESCHE - Voi tifosi? Puah... Allora niente buono.

CARLO - Niente buono? Perché?

RAGAZZE TEDESCHE - Perché tifosi niente buoni. Ragazzo tedesco tutto Bayern, pallone, partite, Trinken birra... poi niente amore. Ecco perché noi venire in Italien. Ma se anche voi tifosi, anche voi niente buono.

GIGI - Veramente... noi tifosi così, poco poco, quasi niente.

CARLO - Anche meno di niente. Noi veri italiani, tutto amore.

ILDE - Cosa essere kueste? (Indicando le sciarpe) Segnali di squadra?

GIGI - Cosa, le sciarpe? Così, era che faceva un po' freddo. Oggi vento. Winde!

CARLO - Si, vento! Faceva un po' freddo ed io avere un po' di mal di gola, tosse. (Tossisce)

ULRIKE - Freddo? Come, sentire freddo? Italia mai freddo! Sole!

CARLO - No, ora no. Prima un po'. Ora no, anzi ce le togliamo, vero?

GIGI - Certo le togliamo. Ora caldo. (Guardandole con bramosia)

ILDE - E la bandiera? Non essere bandiera di tifosi?

CARLO - Bandiera? Quale bandiera? Ah, no l'avevamo comprata per regalarla ad un nipotino, piccolo bambino, ja, che era tanto che la desiderava.

GIGI - Sì, era per un bambino. A noi la bandiera a che serviva. E' vero?

ULRIKE - Quelli là però tifosi? Hanno sciarpe e bandiere.

GIGI - Quelli sì, sì. Quelli tifosi. Sicuro!

LINO - Ehi, avete da dire qualcosa di noi?

GIGI - Volevano sapere se eravate tifosi.

LINO - Sì, siamo tifosi perché la nostra è la squadra più grande del mondo.

GIGI - (alle ragazze) Sentire? Quelli sono tifosi.

RAGAZZE TEDESCHE - (ai ragazzi del Milan) Tifosi puah. Tifosi niente buono. Tifosi niente amore, nain!

GIANNI - Anche noi amore. Volete una prova?

ILDE - (canzonandoli) Tifosi grida Ahaa, ohoo! Grande leone in stadio, con ragazze beeh! Shaf, pecora, agnellino!

GIGI - Quelli sono smidollati. Noi tutti maschi.

HELGA - A noi tifosi non piacere.

I ragazzi dell'Inter si avvicinano e siedono in circolo.

LINO - Bravi, per queste smorfiose avete rinnegato tutta la vostra militanza.

GIGI - Ma voi che volete? Chi vi ci ha chiamato?

RAGAZZE TEDESCHE - A noi piacere loro. (Indicando Gigi e Carlo) Loro niente tifosi. Loro bravi, belli, boni! Ja?

GIANNI - (guardando il compagno come per avere l'assenso) Anche noi, veramente, tifosi, un po' così, per gioco.

ILDE - Ah, anche voi poco tifosi?

GIANNI - Poco, certo. Poco poco.

ULRIKE - E la bandiera? E le sciarpe?

GIANNI - La bandiera? Ah, le sciarpe? (Si tolgono le sciarpe) Prova di Karneval, ah, ah! Carnevale, per ridere. (Dà di gomito al compagno) Per ridere, vero?

LINO - Sì, sì, per ridere! Ah, ah!

GIGI - Signorine belle, vogliamo trinken (fa il gesto) qualcosa?

RAGAZZE TEDESCHE - Trinken? Ja, ja.

GIGI - Birra?

RAGAZZE TEDESCHE - Birra? Voi bere birra? (Delusa) Allora come ragazzi tedeschi. Birra, birra e poi pancia. Grande pancia e niente amore.

GIGI - Io sbagliato. Noi mai bere birra. Niente pancia, tutto amore. Noi Italiani bere frizzantino. Volete un frizzantino?

RAGAZZE TEDESCHE - Ein frizantain? Ja, ja, good frizantain.

GIGI - Emilio.

Arriva il barista con il solito scheker, canticchiando.

BARISTA - Guten tag, signorine. Volete un cocktail, specialità della casa?

GIGI - Ma quale cocktail, Emilio. Portaci un frizzantino. Un frizzantino freschissimo per tutti.

RAGAZZE TEDESCHE - Frizantain, ja, Emilio.

Il barista porta lo spumante e tutti brindano in allegria.

GIGI - Voi quanto restare in Italia?

HELGA - Noi restare in Italia. Noi sole e meer.

GIGI - Mare? Bene. Anche a noi piacere meer. Perché non andare al meer insieme?

ILDE - Gut! Noi andare meer Sonntag.

GIGI - Sonntag?

ILDE - Ja, sonntag, domenica. Domenica meer.

LINO - Proprio domenica? Domenica veramente avremmo un impegno. Perché non andare sabato?

ILDE - No, no. Meer sonntag.

GIGI - (ai compagni) Sonntag, sonntag... Eh! (Strizza l'occhio)

ULRIKE - Se voi non potere, noi trovare altra compagnia per meer.

LINO - Perché noi la domenica fare footing.

HELGA - Gut, allora fare footing al mare, con noi.

GIGI - Certo, io domenica vado a fare il footing con loro, voi fate quello che vi pare.

LINO - Via, domenica sai che impegno abbiamo. Non possiamo andare al mare.

GIANNI - Io vado al mare. Quella biondina là mi piace.

LINO - Certo che un po' di footing al mare ci farebbe molto bene al corpo e allo spirito.

GIGI - Allora, signorine domenica si va tutti al mare. Contente?

RAGAZZE TEDESCHE - Bene. Gut, gut. Ora noi visitare città.

GIGI - Noi accompagnare, noi ciceroni. Duomo, centro storico.

RAGAZZE TEDESCHE - Ja, ja. Bene, gut.

GIGI - Emilio, metti nel conto nostro.

I giovani e le ragazze se ne vanno festosi a visitare la città. Emilio raccoglie il vassoio con i bicchieri e riordina i tavolini. Poco dopo passa per la piazzetta la moglie di Giuseppe vestita elegantemente che va a chiamare la moglie di Antonio. Bussa al portoncino e poco dopo la moglie di Antonio esce, anch'essa ben vestita e vanno a sedersi ad un tavolino del bar.

BARISTA - Complimenti! Siete bellissime. Va a finire che quelli si innamoreranno sul serio.

MARIA - (si rimira in uno specchietto e si ripassa un po' il trucco) Quando ci facciamo belle per i mariti nostri, quelli nemmeno ci fanno caso.

BARISTA - Eccoli laggiù. Vi stanno già aspettando.

TERESA - Mamma mia. Io non ci vado. Mi tremano le gambe

MARIA - Forza, forza, che dobbiamo dar loro una bella lezione. Altro che il pallone.

BARISTA - Ora state bene a sentire: raggiungete quei giovanotti laggiù. Aspettate che i vostri mariti si siano seduti qui e a quel punto prima una coppia e poi un'altra con una certa... mi capite... come si dice... affettuosità. Per esempio permettete loro di prendervi a braccetto o di mettervi una mano sulla spalla e passeggerete laggiù così da farvi vedere. A quel punto vedremo la loro reazione.

TERESA - Io mi vergogno.

MARIA - Via, via. Dobbiamo tentare il tutto per tutto. Andiamo.

BARISTA - Sì, brave. andate, andate.

Le donne si alzano e facendosi vicendevolmente coraggio vanno verso il luogo indicato da Emilio. Quest'ultimo continua il suo lavoro. Poco dopo arriva Antonio e si siede ad un tavolino.

ANTONIO - (spalanca la Gazzetta dello Sport e si mette a leggere) Emilio.

BARISTA - Sì?

ANTONIO - Un caffè. (Si reimmerge nella lettura) Questi giornalisti! Il libero dell'Inter si è completamente ristabilito e pertanto sarà regolarmente in squadra nel derby. Era una cosa che non si doveva sapere. Doveva essere una sorpresa. Adesso l'allenatore del Milan farà la formazione a colpo sicuro.

Arriva la nonna, preoccupata.

NONNA - Antonio.

ANTONIO - Che c'è? Non vedi che sto leggendo?

NONNA - Lascia stare un momento il giornale e stammi a sentire.

ANTONIO - Proprio adesso? Che c'è di tanto importante?

NONNA - E basta col pallone e stammi a sentire che si tratta di tua figlia.

ANTONIO - Ah! Ha rivisto un'altra volta quel rammollito, figlio di un milanista.

NONNA - Noo. E' che quella figlia non vuole mangiare più niente. Sono ormai tre giorni che non tocca cibo. Quella si ammala, povera cocca.

ANTONIO - E me lo vieni a dire qui, e adesso? Se non mangia vuol dire che non ha fame.

NONNA - Non è che non ha fame, è che se n'è fatta una passione per quel ragazzo.

ANTONIO - Per quello smidollato figlio di un milanista?

NONNA - (preoccupata) Quella ci muore. Tu sei il padre, ti dovresti preoccupare.

ANTONIO - Oh, ho ben altro da pensare. Vai a dirlo alla madre. Ci penserà lei a farla mangiare.

NONNA - Tua moglie non c'è. E' uscita.

ANTONIO - Dov'è andata?

NONNA - Boh, non me l'ha detto. Veramente è uscita tutta truccata e vestita bene. Prima è andata pure dal parrucchiere.

ANTONIO - Come, come?

NONNA - Io pensavo che avevate qualche occasione importante perché era tanto che non usciva così messa su. Poi invece ti ho visto qui, da solo. Allora ci pensi o non ci pensi a quella povera figlia?

ANTONIO - Povera figlia, povera figlia. Prima fa le sciocchezze e poi non mangia. E' segno allora che non ha fame.

NONNA - Devi perdonarli per quello che è successo l'altra notte. Bisogna capirli, i ragazzi si vogliono bene.

ANTONIO - Ti ho detto che se non mangia significa che non ha fame. Hai capito? Non-ha-fame.

NONNA - E invece no! Quella povera figlia s'è messa in testa di fare lo sciopero della fame, hai capito?

ANTONIO - Quando torno a casa, glielo do io lo sciopero della fame! Ma... anche Maria dov'è andata? Invece di badare alla figlia. Pure quella mi sentirà. Adesso però basta, lasciami in pace.

Arriva Giuseppe. Si siede ad un altro tavolino.

GIUSEPPE - (ad Antonio con tono provocatorio) Interista, Interista! Volevate fare i furbi, eh? Il libero non potrà giocare. Invece gioca come avevamo previsto.

ANTONIO - I soliti giornalisti che non si fanno mai gli affari loro.

NONNA - Antonì, vieni a far qualcosa per quella figlia. Che dici, sarà il caso di chiamare il dottore?

GIUSEPPE - Domenica, libero o non libero, la sorte vostra è segnata!

NONNA - Antonì, stammi a sentire. Hai capito che Marina vuole morire? Allora lo chiamiamo il dottore?

ANTONIO - (alla madre) Ma che dottore e dottore. Non muore, non muore... (A Giuseppe) Domenica vi faremo un coso così!

NONNA - Antò! Ti prego...

ANTONIO - Ho capito, ho capito. Lascia perdere, ci penserà la madre, no?

NONNA - Sei un incosciente.

ANTONIO - E basta! Ho capito!

GIUSEPPE - (canticchiando) Olé, ohoo... olé, ohoo...

ANTONIO - (a Giuseppe) Canta, canta... (Alla madre) Vai, vai, ne parliamo dopo. Non vedi che sono nervoso. Su, vai a casa, dopo vedremo, non vedi che quello là mi sfotte? Fa' il piacere. Dopo, dopo vedremo...

La Nonna sconsolata va a casa.

GIUSEPPE - (guarda in giro distratto, poi si riscuote) Aho, guarda un po' laggiù. Ma quella non è per caso tua moglie?

ANTONIO - (alzandosi in piedi, impietrito) Disgraziata! Ecco perché s'era messa tutta in ghingheri. E quello chi è?

GIUSEPPE - Come chi è? Uno che cammina a braccetto con tua moglie chi vuoi che sia? Sarà l'amante, no?

ANTONIO - L'amante? Adesso vado giù e le faccio vedere io. (Dopo qualche passo) Ma guarda un po chi arriva?

GIUSEPPE - (salta in piedi) Porca miseriaccia!

ANTONIO - Non è per caso tua moglie quella che cammina abbracciata a quell'uomo?

GIUSEPPE - Proprio sotto gli occhi nostri, queste... (Si morde le mani) Adesso vado giù... Anzi andiamo!

I due vanno ad affrontare le mogli con propositi bellicosi. Emilio esce dal locale e si mette ad osservare la scena soddisfatto e incuriosito.

Voci da fuori campo.

GIUSEPPE - (alla moglie) Allora? Tu, carina vai subito a casa che dopo facciamo i conti. (All'accompagnatore) Con lei, invece, li facciamo subito.

ANTONIO - (alla moglie) Anche tu, via, fila! Hai capito? (All'accompagnatore) E lei chi è?

1° ACCOMPAGNATORE - Come chi siamo? Voi piuttosto, che volete?

ANTONIO - (sarcastico) Niente, Siamo due che passavano qui per caso. (Cambiando tono) Ohé, dico, siamo i mariti di queste due sfacciate!

GIUSEPPE - Siamo i mariti, capito? allora levatevi dai piedi e subito se non volete buscarle.

1° ACCOMPAGNATORE - Mariti o non mariti, le signore stanno bene con noi e allora levatevi dai piedi voi.

MARIA - Ma non dovevate andare alla partita? Andate, no! Noi stiamo bene con questi giovanotti. Stasera ci portano anche a ballare...

1° CORTEGGIATORE - Avete sentito? Andatevene, che le signore stanno bene con noi.

GIUSEPPE - Ah, qui la mettiamo sul pesante. Allora ve le andate proprio cercando...

Si sente un tafferuglio. Il barista osserva divertito la scena e mima lo scontro di boxe, poi rientra dentro al locale. Poco dopo sopraggiungono i mariti alquanto malconci sorretti dalle rispettive mogli e si accasciano su due sedie.

MARIA - Emilio, Emilio!!

Compare subito il barista e si ferma fingendosi meravigliato.

BARISTA - Che è successo?

MARIA - Niente, niente. Sono caduti. Hai, per favore, un disinfettante, qualche cerotto e delle garze?

BARISTA - Sì, si. Subito. (Va a prendere la valigetta del pronto soccorso)

GIUSEPPE - (dolorante) Oh, mamma mia... che male... Mi esce il sangue?

ANTONIO - Che dolore... forse m'ha rotto una spalla. Porca miseria come menavano.

GIUSEPPE - (alla moglie) Svergognata, (barbuglia) fedi... grafa, sei contenta adesso?

ANTONIO - Ahi, Ahi...

Le mogli disinfettano, applicano i cerotti e fasciano vistosamente il capo e le mani dei mariti.

ANTONIO - Allora, mi vuoi dire chi erano quelli?

MARIA - Amici...

ANTONIO - Amici, eh? Appena me s'è sistemata la spalla te lo do io l'amico. (Facendo il pugno) Lo vedi questo?

MARIA - Erano così carini. Ci hanno trovate belle e interessanti.

GIUSEPPE - All'età vostra... Vergogna!

TERESA - (Minacciandolo con una scarpa) Ripetilo un po'? Vorresti dire che siamo vecchie? A quelli siamo piaciute, eccome.

MARIA - Certo, ci hanno travate belle, interessanti e buone. Anzi, "bone"!

ANTONIO - (con voce sofferta) Emilio, portami da bere.

GIUSEPPE - Anche a me.

BARISTA - Il solito?

MARIA - No, un bicchiere d'acqua, Emilio.

ANTONIO - No, l'acqua no. Non mi piace.

MARIA - Acqua, Emilio. Anche della cannella. Ora ci vuole l'acqua per far sbollire certi spiritelli.

Ritorna la nonna e si ferma preoccupata davanti a quello spettacolo.

NONNA - Oh! Santa Maria Benedetta! E che è successo?

MARIA - Niente, mamma.

NONNA - Come niente? Sono fasciati come due mummie.

MARIA - Niente, sono caduti.

ANTONIO - Non è niente, no.

NONNA - Ma che, proprio proprio. Pensate che sia proprio rincoglionita? Pare che le hanno buscate. Sarà il caso di chiamare un dottore, di portarli al pronto soccorso?

ANTONIO - Eh, esagerata, fra poco ci porterete all'obitorio.

NONNA - (a Maria) E tu dove eri quando è successo?

MARIA - Ero vicina a lui, mamma. Adesso li abbiamo medicati per benino e domani non avranno più niente.

NONNA - Voialtri non me la raccontate giusta. Ma guarda cosa doveva capitare proprio oggi che a casa c'è quella povera figlia che non vuole mangiare niente perché fa lo sciopero della fame! Avete capito? Sono tre o quattro giorni che non mangia. Quella ci muore. Prima l'ho detto a quell'incosciente del padre e m'ha risposto che ci dovevi pensare tu. Gli ci sta bene che si è fatto male.

ANTONIO - Adesso mancavi pure tu. Vedi un po' di stare zitta che mi scoppia la testa.

NONNA - Lo vedi che è da chiamare un dottore?

ANTONIO - Portatemi a casa che mi corico sul letto. Mi fa male il collo.

GIUSEPPE - Pure io è meglio che vada a casa a coricarmi.

I mariti sorretti dalle mogli si avviano verso le rispettive case, sofferenti.

NONNA - Emilio, Mi dici cosa è successo?

BARISTA - (confidenziale) Pare che le donne abbiano trovato due corteggiatori.

NONNA - Gesù mio! A quelle ha mangiato il cervello il gatto.

BARISTA - I mariti le trascurano troppo, dopo sapete come sono fatte le donne. Qualcuno sussurra loro una parolina dolce, due moine ed è fatta.

NONNA - E no! Così non va bene. Adesso vado a casa e la piglio a schiaffi. E allora, loro sarebbero stati ridotti in quello stato dai quei cascamorti?

BARISTA - E già. Quando vostro figlio e quell'altro hanno visto le mogli con quei due, li hanno affrontati e... le hanno prese.

NONNA - Io l'avevo capita che c'era stato qualcosa di brutto. Altro che "sono caduti".

BARISTA - Ma le donne non hanno fatto mica niente di male.

NONNA - Come non hanno fatto niente di male? Due madri di famiglia che si comportano così non hanno fatto niente di male? E quei due chi sarebbero?

BARISTA - Non lo so. Ma se i mariti avessero lasciato un po' perdere il pallone e avessero pensato di più alle mogli non sarebbe successo mica niente.

NONNA - Se è per questo gli ci sta proprio bene quello che è capitato e soprattutto che le abbiano buscate. Può darsi che quei quattro cazzotti che hanno preso li aiutino a rimettere giudizio. Non si sopportavano più, sempre e solo pallone... E pensare che fino a quando erano giovanottelli giocavano nella stessa squadra, la Spes! Ti ricordi?

BARISTA - E come no! Pure io ero della Spes, ma siccome ero più piccolo mi facevano quasi sempre fare la riserva.

NONNA - Che bei tempi! La partita era una festa. Io, la madre di Giuseppe, le mogli che a quel tempo erano le innamorate, andavamo la domenica nel campetto della parrocchia a fare il tifo e chi vinceva vinceva senza animosità. Dopo, il mio ha cominciato ad essere tifoso dell'Inter, quell'altro del Milan... Con questi bei risultati. Le mogli che si mettono a fare le stupide, i figli che non si possono fidanzare. Ti pare che va bene così? Se hanno preso un bel po' di cazzotti sono contenta, anche se uno è mio figlio.

BARISTA - Io sono convinto che è stata una bella lezione. Le botte qualche volta fanno rinsavire.

NONNA - Speriamo. Fammi un po' andare a vedere che succede a casa. Mi fa pena più di tutti quella povera ragazza.

La nonna va via ed anche Emilio torna dentro il locale. Si fa buio. Dopo un po' si fa notte e la piazzetta viene illuminata dalla luce del lampione. Arriva furtivamente Stefano con in mano una borsa capiente. Tira un sasso sulla finestra di Marina e attende. Dopo poco si apre la finestra e Marina getta il capo di una corda che tengono tesa uno per parte. Stefano lega un cacciatorino, un pezzo di formaggio, una bottiglietta di vino ed altre vettovaglie mentre Marina tira lentamente la corda. Si vedono salire tutte le vivande. Quando tutte le cose sono state prese da Marina, questa fa cenno di aspettare poi lega un sacchetto di immondizia e lo fa scendere verso Stefano. Poi Marina ritira a sé la corda. Stefano prende il sacchetto dell'immondizia e dopo essersi scambiati con il gesto tanti baci, va via e Marina chiude la finestra.

 

A T T O T E R Z O

La scena è la stessa degli atti precedenti. All'apertura del sipario i due giovani tifosi dell'Inter in tenuta da mare, sono seduti ad un tavolino.

 

GIGI - Sai che la prospettiva di passare una domenica al mare con quelle belle ragazze mi mette in agitazione. (Imitandole) Ja, ja... meer, sole, amore... (Appassionato) Oh, fraulein, fraulein...

CARLO - Proprio oggi che c'era il derby.

GIGI - Oggi del derby, del tifo, della partita non me ne importa più niente. Io oggi vado al meer con quella biondina con il naso birichino. Quella biondina che si chiama Ilde.

CARLO - Ah, tu hai già scelto?

GIGI - Certo, a me piace quella.

CARLO - Ehi, tu non puoi scegliere. Quella biondina potrebbe piacere anche a me.

GIGI - Sei arrivato secondo, amico mio.

CARLO - Niente affatto! Dato che sono uno sportivo sai che facciamo? Ce la giochiamo. Emilio, un mazzo di carte.

GIGI - E non dire cretinate!

CARLO - Poi c'è un'altra cosa: in Germania, che è una nazione più emancipata della nostra, molto probabilmente sono le donne che scelgono gli uomini.

GIGI - Se è per questo non ci sono problemi. Comunque devi sapere che vale sempre la legge del paese ospitante. In Italia è l'uomo che sceglie ed io ho scelto.

Arrivano Lino e Gianni canticchiando una canzoncina. Anch'essi sono in tenuta da mare.

LINO e GIANNI - Tutti al mare... ta, ra, ra, ra, rero... Tutti al mare... ta, ra, ra , ra , rero... Oh, gli interisti di merda!

CARLO - (alzandosi minaccioso) Ehi, puzzolenti milanisti!

GIGI - (trattenendo il compagno) Oh, ma siete matti! Avete sentito cosa hanno detto le tedeschine, no? Tifosi niente amore, tutto voce e basta. Oggi dobbiamo dimenticare l'Inter, il Milan... Oggi dobbiamo pensare all'amore, solo all'amore.

CARLO - L'hai presa bella, eh?

GIGI - Oh, io non vi chiedo niente. Voi fate quello che vi pare. Se volete seguitare a fare gli sportivi andatevene pure alla partita. -Io- vado con le ragazze.

LINO - Ha ragione Gigi, oggi sono più appetibili le ragazze. Lasciamo che alla partita ci vadano i vecchi come Giuseppe e Antonio.

GIANNI - (a Lino) A proposito di Giuseppe, lo hai avvisato che oggi non ci andiamo alla partita?

LINO - Io no.

GIGI - Nemmeno noi abbiamo detto niente ad Antonio.

CARLO - Già, porca miseriaccia. E chi lo vuole sentire, quello!

LINO - Io, veramente non ho avuto il coraggio.

GIGI - Non è un problema. Lo lasciamo detto ad Emilio e lui riferirà.

GIANNI - Proprio oggi che c'era il derby. Certo che ve le avremmo date.

GIGI - Te lo ripeto, se vuoi andare alla partita sei ancora in tempo.

GIANNI - No, no. Andiamo al mare con le tedesche. Quell'altra, la brunetta con gli occhi azzurri, Ulrike mi pare si chiami, non mi dispiace.

CARLO - Anche tu hai scelto? Bravi, Gigi ha già scelto la biondina, tu la brunetta, a noi ci lasciate qualcosa?

LINO - La biondina, la brunetta... stiamo facendo tanti progetti e magari quelle nemmeno vengono più. Ci avessero fatto il classico bidone.

GIGI - No, ieri sera mi ha detto che sarebbero venute.

CARLO - Ah, sei andato per caso a sentire la conferma?

GIGI - Ieri sera sono uscito con la biondina se lo volete sapere. Mi ha detto che anche le compagne erano felici di venire oggi al mare con noi.

CARLO - Anche l'altra sera mi risulta che sei uscito con la biondina.

GIGI - Beh, che c'è di male?

CARLO - Ecco perché sono due sere che non ti fai vedere qui al bar. Antonio ti aspettava per organizzare il tifo e non vedendoti si era preoccupato per la tua salute. A quanto sembra invece godevi di una salute di ferro.

Lino si affaccia all'angolo per vedere se arrivano le ragazze.

LINO - Eccole!

I giovani si ricompongono e poco dopo arrivano le ragazze tedesche, allegre, spensierate e vestite in tenuta da mare.

TEDESCHE - Guten tag, guten tag!

GIOVANI - Ciao, ciao, bellissime.

TEDESCHE - (si siedono al tavolo) Noi volere bere frizantain, ja.

GIGI - Ah, allora vi è piaciuto?

TEDESCHE - Frizantain, gut, gut, ja. Ora frizantain poi sole, mare.

GIGI - E amore! Emilio.

EMILIO - (Esce dal negozio e si avvicina al tavolo dei giovani) Desiderano?

GIGI - (rivolgendosi alle ragazze) Tu frizantain? Tu frizantain? tu? tu? Tutti frizantain? Emilio, frizzantino per tutti.

Emilio va a prendere lo spumante e ritorna subito. Serve e tutti bevono allegramente.

TEDESCHE - Ora meer, sole...Ah!

GIOVANI - Ja, ora mare, sole, amore. Via, andiamo.

GIGI - Emilio, noi oggi allo stadio per il derby non ci possiamo andare. Dirai con diplomazia ad Antonio e Giuseppe che ci è capitato un impegno inderogabile. Mi raccomando, con diplomazia. (Emilio annuisce sornione)

I giovani e le ragazze prendono la loro roba e se ne vanno gioiosamente cantando "O sole mio".

EMILIO - Ragazzi, a me i conti non tornano perché le tedesche sono tre e voi siete quattro. Chi è che rimane a piedi?

Lino si ferma, fa alcuni passi indietro e si mette seduto ad un tavolino, rassegnato.

LINO - Andate, andate voi che siete i più giovani. La mia è stata e rimane una vita disgraziata.

EMILIO - Come disgraziata?

LINO - disgraziata con le donne. Sono andato sempre in bianco. Anche questa volta doveva andare così... Sarà destino che dovrò restare solo. Lo sport mi serve per scacciare la malinconia. Quando la sera vado a letto, penso: se questa notte mi piglia un colpo, prima che se ne accorga qualcuno sarò divorato dai vermi!

Arriva Margherete, una donna tedesca un po' attempata, ma piena di vita.

MARGHERETE - Guten tag. Dove andate fraulein tedesche? Fraulein tedesche mie nepoti. Io zia.

LINO - Fraulein? Dove? (Fra sé ) Se le nepoti hanno fatto una scappatella adesso a questa cosa dico?

MARGHERETE - Capito? Dove andate fraulein?

LINO - Emilio, vieni qua. A questa ora che le dico?

EMILIO - (da dentro il bar) Offrile intanto da bere.

LINO - Signora...

MARGHERETE - Prego, signorina!

LINO - Signorina, vuole un bicchiere di birra?

MARGHERETE - Birra? Niente birra! Tu bere birra? Con birra grande pancia e niente amore!

LINO - Emilio, questa si rassomiglia tutta alle nepoti. (A Margherete) Vuole un frizzantino?

MARGHERETE - Ja, frizzantino ja!

LINO - Emilio, porta due frizzantini. (Emilio esegue. Lino e Margherete bevono)

MARGHERETE - Allora? Dove andate mie nepoti?

LINO - (guarda Emilio e vedendo che questi non trova alcuna soluzione, dice la verità) Sono andate al mare.

MARGHERETE - Andate meer? Con chi andate?

LINO - Con amici, con ragazzi.

MARGHERETE - Tu sai posto dove andate?

LINO - Io sì, se vuoi ti ci accompagno.

MARGHERETE - Bene, allora andare subito.

LINO - Mi porto il costume?

MARGHERETE - Costume? Niente costume! Noi deutsch prendere sole tutte nude.

LINO - Ma... come...

EMILIO - Certo anche noi tutti nudi. Quest'anno in Italia va di moda il due pezzi: Il berrettino e gli zoccoli! Andate, andate.

Lino e Margherete quasi spinti da Emilio vanno al mare.

Arriva Antonio con qualche cetrotto sul viso. E' in tenuta da tifoso con sciarpa con i colori dell'Inter, bandiera e tromba. Va a sedersi ad un tavolino.

ANTONIO - Emilio.

EMILIO - (affacciandosi appena sull'arco della porta) Sì?

ANTONIO - Gigi e Carlo non sono ancora arrivati?

EMILIO - Sì, e sono andati già via.

ANTONIO - (fa per alzarsi) Ah, si sono già avviati. Potevano aspettarmi. Eravamo d'accordo di vederci qui e poi andare insieme allo stadio con tutto il resto del gruppo.

EMILIO - No, non sono andati allo stadio. Avevano un impegno.

ANTONIO - Come sarebbe a dire, "non sono andati allo stadio"?!

EMILIO - Non sono andati allo stadio e non ci andranno.

ANTONIO - (alterato) Oh, amico... (Si alza e afferra Emilio per il petto) Non cercare di fare il furbo. Parla, che cosa vuoi nascondermi?

EMILIO - (divincolandosi) Lasciami! Mi hanno incaricato di dirti che oggi loro allo stadio non ci vanno.

ANTONIO - Come, oggi c'è il derby e loro non vengono allo stadio? Una partita che vale lo scudetto. Cosa c'è sotto, dimmi!

EMILIO - (sornione) C'è che quelli hanno sentito profumo di donna. Altro che derby. Come dice il proverbio? Tira più un pelo di... che un paio di buoi.

ANTONIO - (minaccioso) Basta! Dimmi dove sono andati che ci penso io. Altro che peli e peli. Si tratta del derby.

EMILIO - Sono andati al mare.

ANTONIO - Al mare?

EMILIO - Al mare, sì.

ANTONIO - Sono andati al mare? Ma sono diventati matti!

EMILIO - Sono passate delle ragazze belle, giovani, che lasciavano una scia d'amore e loro le hanno seguite. Le ragazze andavano al mare e loro sono andati al mare.

ANTONIO - Tu non me la racconti giusta. Sono stati sequestrati da quelli del Milan, vero?

EMILIO - No, sono stati sequestrati dalle ragazze. Altro che pallone, avevano certi palloncini qua davanti quelle fanciulle che ne faranno di gol.

ANTONIO - Porcaccia miseria! Ancora non ci credo, ma se è vero quello che mi dici vado al mare e li affogo. Parola mia! Con il derby che inizia fra poco, quelli vanno al mare! (Passeggia nervosamente avanti e indietro, indeciso sul da farsi)

Arriva Giuseppe con ancora qualche cerotto sul viso, tutto carico dell'armamentario del tifoso: sciarpa, trombe, gagliardetti, razzi.

GIUSEPPE - Emilio.

EMILIO - (si avvicina) Sì?

GIUSEPPE - Non sono ancora arrivati Lino e Gianni?

EMILIO - Sì.

GIUSEPPE - (fa per andare) Ah, sono già andati? Potevano aspettarmi e aiutarmi a portare un po' di questa roba. Tutto a me tocca fare!

EMILIO - Sono andati al mare, -loro-.

GIUSEPPE - (sorpreso) Come, sono andati al mare?

EMILIO - Sì, sono andati al mare.

GIUSEPPE - Senti, non sono in vena di farmi burlare. Non vedi che tutto è pronto per il derby? (Indica l'armamentario) Dimmi, sono già andati verso lo stadio?

EMILIO - Ti ripeto che oggi loro allo stadio non vanno perché sono andati al mare. Sono andati con delle ragazze tedesche che, il Signore le benedica, erano molto meglio di qualsiasi pallone. Te lo posso assicurare.

GIUSEPPE - Non ci credo! Non può essere vero! Oggi c'è il derby e a quelli sai che gliene importava delle ragazze tedesche. Dimmi la verità: sono stati sequestrati da quegli animali dell'Inter per annullare il nostro tifo!

EMILIO - Nooo! Sono andati al mare insieme ai tifosi dell'Inter e alle ragazze tedesche.

GIUSEPPE - Come? Sono andati insieme ai tifosi dell'inter? Ma è un tranello, te lo dicevo, li hanno sequestrati. Ora quelli li affogano.

ANTONIO - Emilio? Ma come? Gigi e Carlo sono andati al mare insieme a quegli sporchi... Ah... (a Giuseppe) li hai adescati con delle sgualdrine per non farli andare allo stadio, eh?

GIUSEPPE - A chi dai degli sporchi? Sono stati i vostri a sequestrare i miei ragazzi.

Giuseppe e Antonio si azzuffano e si insultano. Emilio riesce a fatica a dividerli e metterli seduti a due tavolini diversi. Dopo un po' passa la moglie di Giuseppe tutta ben vestita.

GIUSEPPE - Ehi tu, dov'è che vai, conciata così?

TERESA - Vado a chiamare Maria perché usciamo insieme.

GIUSEPPE - Dov'è che vai?

TERESA - Sei diventato sordo? Vado a chiamare la mia amica, perché usciamo insieme.

GIUSEPPE - Lo sai che io non voglio che tu esca insieme alla moglie di quello sporco Interista!

ANTONIO - Senti amico, sono io che non voglio che mia moglie esca insieme alla moglie di un fetente Milanista.

GIUSEPPE - (si alza minaccioso) Chi è fetente?

Emilio interviene e rimette seduto Antonio al suo tavolino.

TERESA - Senti, anzi sentite voi due: a me del Milan, dell'Inter, del pallone, del campionato, del derby non me ne importa niente. Anzi se lo volete proprio sapere ne ho piene le scatole fin sopra i capelli. (Rivolgendosi ad Antonio) Anche sua moglie la pensa esattamente come me per questo io esco insieme a lei perché siamo diventate amiche. Allora, avete qualcosa in contrario?

GIUSEPPE - Se ho qualcosa in contrario? Certo che ce l'ho! Anche perché insieme combinate guai. Non vorrei che andiate a incontrare quei due pappagalli.

ANTONIO - Già! Anch'io sono contrario. Primo perché è la moglie di quello là. Secondo perché, come ha detto lui, insieme combinate guai. Terzo perché non vorrei che andaste a incontrare quei due energumeni

TERESA - (con disprezzo) Ma come siete ridicoli! Se non ve l'ha detto mai nessuno, ve lo dico io a lettere maiuscole: noi, del vostro tifo, siamo arcistufe, l'avete o no capito?

La moglie di Giuseppe si avvicina al portone della moglie di Antonio e la chiama. Dopo poco quest'ultima esce tutta ben vestita.

MARIA - Oh, cara, eccomi, prontissima.

TERESA - Come sei elegante. (La osserva) Bellissimo quel vestito e l'acconciatura ti dona tantissimo.

MARIA - Accidenti! Anche tu però non scherzi. Gli farai girare la testa.

TERESA - Allora vogliamo andare?

MARIA - Sì, cara, un attimo. (Si ritocca la cipria. Poi guarda l'orologio) Oh! Ci staranno già aspettando.

ANTONIO - (rivolto alla moglie) Oh! Dove vai tu? Chi vi sta aspettando?

MARIA - (con naturalezza) Non lo immagini? Non lo immaginate?

ANTONIO - Se andate da quei due cascamorti dell'altro giorno, a te, Maria, ti chiudo in casa per sempre. Svergognata che non sei altro. (Fa l'atto di darle un ceffone)

MARIA - (con aria di sfida) Non fare la voce grossa tanto non mi fai paura.

TERESA - (la prende per un gomito) Andiamo cara che ci staranno già aspettando.

GIUSEPPE - Oh, carina, (si alza) dove vai tu? Ti do una sberla che ti faccio diventare la faccia come un pomodoro maturo.

TERESA - Non lo dire più nemmeno per scherzo. (Mostrando una scarpa con il tacco a spillo) Lo vedi questo tacco? Ti ci cresimo!

MARIA - (guarda l'orologio) Andiamo che è tardi.

TERESA - Sì, sì. Non è bello farli attendere. Poi hanno detto che ci avrebbero aspettato solo per un quarto d'ora.

MARIA - Si andiamo, non vedo l'ora. Sono tanto gentili, belli, e boni. Sì, soprattutto boni. Ci hanno promesso che ci portano a ballare. Non vedo l'ora di divertirmi un po'. (Accenna ad alcuni passi di Lambada canticchiando il motivetto)

ANTONIO - Ah, vi portano anche a ballare. Poi vi porteranno anche a letto. Brutte... (Si trattiene a stento) Ma tu, Giuseppe, non dici niente?

GIUSEPPE - Dobbiamo dare una lezione a quei due. L'altra volta ci hanno presi alla sprovvista.

MARIA - Ah, ah! Vi hanno presi alla sprovvista! Non vi conviene riprovarci perché uno è cintura nera di karaté e l'altro campione di lotta libera e si arrabbiano facilmente, e quando si arrabbiano sono molto pericolosi.

GIUSEPPE - Grazie per avercelo detto. Allora impediremo a voi di andare da quei due. Vero Antonio?

MARIA - Che fate? Ci impedite di andare dove ci pare? Non siamo mica bambine. Siamo stanche di restare tutte le domeniche dentro casa ad ammuffirci mentre voi andate allo stadio a divertirvi, a sfogarvi. Basta! Noi vogliamo vivere la nostra vita, vogliamo andare a ballare, vogliamo divertirci.

GIUSEPPE - (prende Antonio da parte, preoccupato) Qui bisogna cambiare tattica. Che ne diresti di portarle noi a ballare? O al cinema?

ANTONIO - Portarle noi a ballare? Ma pensane un'altra. Oggi c'è il derby che vale lo scudetto e io invece di andare allo stadio porto mia moglie a ballare? Ma fammi il piacere! Al massimo potrò portarcela questa estate quando il campionato è finito. Prima però che inizi la coppa Italia.

MARIA - Sì, sì! Mi raccomando, studia bene il calendario con tutte le coppe e le mortadelle. (All'amica) Andiamo, vah!

ANTONIO - (Alla moglie) Tu non ci vai!

MARIA - Non l'hai capita che tu non comandi più niente per me?

ANTONIO - (alla moglie) Ti ho detto di ritornare a casa. Forza, sbrigati che io devo andare allo stadio.

MOGLI - Voi andate, andate alla partita e noi andiamo a ballare così ci divertiremo tutti, non vi pare? Ciao maritini!

Le mogli stanno per andarsene. I mariti rimangono un po' frastornati e non sanno decidersi sul da farsi. In quel mentre arriva la nonna.

NONNA - (agli uomini) Antonio, Giuseppe, venite un po' qui. (Alle donne) Anche voi venite qui. Sedetevi.

MARIA - Mamma, noi abbiamo fretta. Che c'è?

NONNA - Eh, che vi parte il treno? Sedetevi.

ANTONIO - Mamma, io ho il derby!

NONNA - E che sarebbe questo derby?

ANTONIO - La partita, mamma.

NONNA - Non ti sei ancora stancato, sempre con questa partita. Mettiti seduto. E tu Giuseppe che hai gli spini in quella sedia? Mettiti seduto per bene, mica ti faccio pagare il biglietto.

ANTONIO - Forza mamma, che c'è?

NONNA - Qualche giorno fa, rovistando in un cassetto ho trovato questa vecchia fotografia. (Prende dalla borsa una vecchia foto e la mostra) Vi riconoscete?

ANTONIO - Vah? Come no! E' la squadra di calcio della "Spes".

GIUSEPPE - La "Spes"? Fammi vedere. Ecco, io sono questo qui. Quanto ero giovane!

ANTONIO - E io sono questo. Guarda che bel ciuffo di capelli. Che muscoli che avevo. (Sospira) Son passati più di venticinque anni.

MARIA - Guarda, guarda un po'... Gigetto! Quanto m'ha fatto la corte! Poi è arrivato questo bel campione.

ANTONIO - Eh, sì! Ero bello e facevo impazzire le donne.

MARIA - Hai detto bene: -ero-...

NONNA - Questa foto l'ho fatta vedere a Don Giuliano. Povero prete, si è commosso. Col dito vi indicava e di ognuno diceva tante cose belle. Di te, Antonio diceva che eri aperto, altruista, dal cuore grande così. E di te Giuseppe diceva che eri un gran bravo ragazzo, un grande giocatore e che potevi avere un avvenire. Sapete cosa ha pensato? Ha pensato di organizzare una partita di calcio fra gli ex giocatori della Spes e quelli della Fortitudo che era la vostra più agguerrita antagonista. Che ne dite? Mi ha incaricato di chiedervi se eravate disposti a dargli una mano ad organizzarla. Mi ha detto che conta soprattutto su di voi che eravate tanto amici. Io non gli sono stata a raccontare che adesso fate gli stupidi per il pallone. Non gli ho voluto dare questo dispiacere.

ANTONIO - (nuovamente, guardando l'orologio) Mamma, sì, ne riparliamo. Io devo andare. La partita sarà già cominciata ed io sono qui ad ascoltare queste storie. Ne riparliamo domani, domani.

GIUSEPPE - Ormai dove andiamo, guarda che ora è!

ANTONIO - Porca miseria tutte oggi dovevano capitare.

NONNA - Allora gli date una mano a don Giuliano?

ANTONIO - Sì, sì...

MARIA - (guarda l'orologio) Anche noi, ormai... Il quarto d'ora è passato da un pezzo. Quelli saranno andati sicuramente via.

NONNA - Quelli, chi?

MARIA - Niente, amici...

NONNA - Ah, sì, amici. Amici avete detto? (Rivolgendosi ad Antonio e Giuseppe) E voialtri avete sentito? Bravi! Voi fate i tifosi, loro le civette. Ma che belle famigliole!

ANTONIO - Ma uno nella vita dovrà avere anche uno scopo, non ti sembra?

GIUSEPPE - E lo scopo della vita è il Milan e le sue vittorie!

ANTONIO - Oggi te la diamo noi la vittoria. Sentirete che lezione.

GIUSEPPE - Io la partita la voglio seguire. Ora vado a casa ad ascoltare la trasmissione "Tutto il calcio minuto per minuto".

ANTONIO - Bravo, questa è una buona idea. Anch'io vado a casa mia a sentire la radio.

EMILIO - (affacciandosi) Sono ancora sullo zero a zero.

MARIA - Emilio, portala qui la radio, che ascoltiamo tutti.

Emilio porta la radio che trasmette tutto il calcio minuto per minuto. Maria gira la manopola della radio e si sintonizza su una stazione che trasmette una bella musichetta. Prende il marito e lo forza a ballare con lei. Antonio cerca di divincolarsi, ma alla fine accenna a qualche passo di danza. Teresa prende a sua volta il marito e dopo qualche resistenza da parte degli uomini, le due coppie si mettono a ballare. Emilio invita la nonna a ballare. Terminato il brano tutti sono un po' più rilassati. La nonna spegne la radio e li chiama intorno a sé.

NONNA - Venite, venite. Ho da mostrarvi una cosa. (Prende la borsa ed estrae una maglia da giocatore di calcio color verde con il n° 2) Antonio, te la ricordi?

ANTONIO - E' la mia maglia di difensore quando giocavo nella Spes.

NONNA - E' proprio la tua maglia. L'ho tenuta sempre da conto perché mi ricordava un periodo tanto bello. Tu Giuseppe la tua ce l'hai più?

GIUSEPPE - Ce l'ho, ce l'ho. L'ho vista proprio qualche tempo fa in un cassetto di un vecchio armadio sulla soffitta. Mi sono quasi commosso.

Arriva Stefano e vedendo i padri e le madri tutti insieme a parlare con cordialità rimane sconcertato e non riesce a capire.

STEFANO - Ciao, babbo, mamma. Signor Antonio, signora, Nonna...

NONNA - Senti, Stefano fai un piacere a nonna? Vai di corsa giù a casa tua, in un cassetto dell'armadio che sta in soffitta c'è una maglietta come questa (gli mostra la maglia della Spes) che era di tua padre quando giocava con la Spes. Prendila e portala subito qui. Hai capito? Vai! (Il ragazzo va di corsa a fare la commissione)

ANTONIO - (a Giuseppe) Ti ricordi come ti chiamavano?

GIUSEPPE - E certo che me lo ricordo: "Saetta". Mi ricordo quando volavo con il pallone fra i piedi per tutto il campo e bum... gol... E gli spettatori che facevano un tifo d'inferno. Dai Saetta, via, via, ci sei... spara in porta. E poi quando facevo gol tutti in piedi. Quel boato che ti riempiva il cervello di gioia.

ANTONIO - Eri proprio una Saetta. Sgusciavi tra i difensori ... li facevi dannare.

GIUSEPPE . A te, invece t'avevano soprannominato il Mastino. Certo che non era facile superare la difesa tua. Eri proprio un Mastino.

ANTONIO - Quante belle partite. Quante vittorie, quante soddisfazioni. poi c'erano due belle ragazze che facevano un tifo...Te le ricordi?

GIUSEPPE - Eh, adesso pare che il tifo non lo facciano più, anzi le infastidisce.

MARIA - No, adesso il tifo non lo facciamo più, siamo diventate allergiche.

ANTONIO - Ottavio, l'allenatore, campa? E' tanto che non lo vedo.

EMILIO - Eh, accidenti, se campa. E' ancora dritto come una canna. Ogni giorno fa la sua bella passeggiata. Quando passa da queste parti si ferma sempre a trovarmi. Forse vuole farsi perdonare di avermi fatto fare sempre il tredicesimo. Sicuramente perché ero il più piccolo.

ANTONIO - Se riusciamo veramente ad organizzare questa partita fra le vecchie glorie delle Spes e della Fortitudo, non sarai più riserva, ma dovrai prendere il posto di quel povero Checco. Morire così giovane...

Ritorna Stefano con la maglia della Spes n° 11.

STEFANO - (alla nonna) E' questa?

GIUSEPPE - (strappandogliela dalla mani) Sì, dammela. (Si toglie i vestiti fino a rimanere in canottiera e si infila la maglietta della Spes) Mi sta un po' stretta. Forse sono cresciuto di qualche chiletto. Un po' di pancetta, ma poca, non è vero?

ANTONIO - Ora la indosso anch'io. Vediamo un po' come sta a me. (Esegue) Sai, l'idea di giocare una partita come ai vecchi tempi mi entusiasma. Ora vado da Don Giuliano per dirgli che sono disponibile ad aiutarlo ad organizzarla. (A Giuseppe) Tu ci vieni? (Alle mogli) Veniteci anche voi, potreste essere utili.

NONNA - Un momento. C'è una povera ragazza che non mangia da diversi giorni. La vogliamo far morire di fame?

ANTONIO - Stefano, vieni un po' qui. Eccoti i soldi. Stasera invita Marina a cena da qualche parte e voletevi sempre bene.

Tutti se ne vanno. La scena si oscura.

Si accende poi la luce delle scene notturne. I due fidanzatini stanno seduti ad un tavolino ben apparecchiato serviti da Emilio e mangiano a lume di candela in una atmosfera d'amore. La nonna sta seduta davanti casa e sferruzza.

Passano Antonio e la moglie e poi Giuseppe e la moglie a braccetto.

ANTONIO - (a Giuseppe) Domattina andiamo a fare un po' di footing?

GIUSEPPE - Certamente. Dobbiamo ritornare in forma. Vedrai che partita.

Emilio accende la radio e una bella musica si diffonde nell'aria.

ANTONIO - (alla moglie) Sai che l'idea della partita mi ha dato una carica, mi sento ringiovanito. A ballare ti ci accompagno io, altro che quel bellimbusto! (Con un inchino) Signora, permetti questo ballo?

TERESA - (piegando leggermente il ginocchio) Con piacere.

Giuseppe e Teresa si allontanano ballando sulle note della musica, che canticchiano.

ANTONIO - Maria, davvero quel giovanotto ti piaceva?

MARIA - Sei geloso per caso?

ANTONIO - Ho soltanto capito una cosa: che ti voglio tanto bene. (Vanno a casa, stringendosi affettuosamente)

La nonna annuisce contenta, prende la sedia e va dentro casa.

Si sente un vocio festoso. Sono i giovani tifosi e le tedesche che rientrano dal mare contenti e allegri e attraversano tutta la scena. Subito dopo arriva Lino inseguito da Margherete la quale tenta di sfilargli i "bermuda".

MARGHERETE - Perché non hai voluto prendere il sole integrale?

LINO - Io, integrale, non mangio nemmeno il pane.

MARGHERETE - E levati questi pantaloni.

LINO - I pantaloni non me li levo! No...no!

Lino, sempre inseguito da Margherete, esce. I fidanzatini brindano e si danno un bacio.