I bambini vestiti di rosso
di
Aquilino
DRAGO Signore e signori…
RACO A me sembra una perdita di tempo.
DRAGO Vuoi negarmi il piacere di aprire la rappresentazione?
RACO I piaceri sono un’altra cosa.
DRAGO Tu hai i tuoi, io i miei. Lasciami giocare con i burattini.
RACO Bastardi. Sempre pronti a scappare. Sbrigati, ho fame di violenza.
DRAGO Non usa eufemismi. Non conosce metafore. Ciò che deve fare non lo annuncia
con la parola. Forse non lo pensa nemmeno. È impulso puro. Mi affascina.
RACO Hai finito? Hai detto quello che dovevi dire? Che soddisfazioni idiote!
DRAGO Mi chiamo Drago e il mio brusco compare è Raco. Siamo persone perbene, non
fatevi ingannare dai modi volgari. Raco è violento e spietato, io amo le cose
belle, e tra quelle più belle ci sono i bambini.
RACO Mi sembri una primadonna.
DRAGO Vuoi continuare tu?
RACO Io non ho niente da dire.
DRAGO Quando siamo venuti a conoscenza della nuova guerra… Una guerra
metropolitana, pensate… combattuta per le strade e nelle case... una comodità!
Ci è bastata un’occhiata, per prendere la decisione. Eccoci qua a raccogliere i
frutti. Abbiamo già concluso affari vantaggiosi e questo è anche il più
gradevole: migliaia di bambini da esportare per la gioia di imprenditori,
generali, malavitosi, viziosi, fanatici... tutti cittadini rispettabili. La
nostra clientela è selezionata e affidabile. Paga in contanti. Vogliamo
cominciare?
RACO Perché questi cinque se ne stanno separati dagli altri?
DRAGO L’autore non poteva mettere in scena tremila bambini!
RACO Non siamo noi gli autori?
DRAGO Noi siamo gli interpreti.
RACO Lo spettacolo, quindi, è nostro.
DRAGO Nessuno ce lo toglie dalle mani.
RACO È questo il bello. Che nessuno ce li toglie dalle mani.
DRAGO Che cosa può volere di più un uomo dalla vita? Non solo gli consentono di
trasformarla in morte, ma poi lo applaudono.
RACO Devo fare l’inchino?
DRAGO Ogni tanto mi spaventi. Una bestia che usa l’ironia non è naturale.
RACO Io non sono una bestia.
DRAGO Allora è tutto a posto. Anche tu fai parte dell’ordine umano.
STILO Facciamo un gioco? Nessuno ha voglia di giocare? Lascio scegliere a voi.
MELA Sta’ zitto.
STILO Conosco giochi con le parole. Alcuni sono impegnativi, ma per altri serve
solo un poco di attenzione. Il gioco dell’alfabeto è semplice. Per ogni lettera
si devono dire animali o città o altro, come vi piace.
MELA Perché hai tanto bisogno di parlare?
STILO Ho detto che voglio giocare, non parlare.
MELA Quando non c’è niente da dire, è meglio stare zitti.
STILO Mi accusi di parlare a vuoto?
MELA Non voglio che tu faccia parlare anche me.
STILO Sono sicuro che, mentre taci, parli con la mente. Tanto vale parlare con
la bocca.
MELA Io me ne sto zitta anche nei pensieri.
STILO Davvero riesci a non pensare?
MELA Riesco a fare tutto quello che voglio.
STILO Se non pensi... sei morta.
MELA Hai ragione. Sono morta.
STILO Non è vero, è contro l’evidenza.
MELA Sta’ zitto.
STILO Sicura di non volere giocare?
MELA Sicura.
STILO Ti aiuta a non pensare.
MELA Gioca da solo.
STILO Ci provo, ma non è un’impresa facile. Mi tocca rivestire i ruoli di
giocatore, avversario, arbitro, vincitore e sconfitto. Posso fare del mio
meglio, ma temo di ingarbugliarmi.
MELA Osserva gli altri. Uno se ne sta immusonito. L’altro ci fissa come se
toccasse a noi invitarlo a fare parte del nostro circolo esclusivo. La bambina
dorme. Tu sei l’unico che ronza come un moscone. Viene voglia di schiacciarlo.
AMIR Ehi, tu, perché mi indichi? Stai parlando di me?
MELA Io non parlo di nessuno e con nessuno.
BORI Di che cosa discutete?
STILO A te interessa giocare con me?
AMIR Giocare!
BORI Non lo so. Non c’è niente con cui giocare.
STILO Ma noi giochiamo con le parole. Se vuoi, ti insegno.
AMIR Stupidi bambocci. Invece di pensare a come scappare… Giochi con le parole!
Stupidi bambocci.
MELA Non mi piace la gente aggressiva. Mi innervosisce.
AMIR Sai a me che cosa importa del tuo umore?
BORI Non ha torto. Se ci organizziamo… se ci diamo da fare… possiamo scoprire
una via di fuga… che so, un passaggio segreto.
MELA ... per il mondo delle fate?
STILO Io non credo alle fate, però sarebbe bello. Voi ci credete?
MELA Io credo negli orchi.
STILO Davvero non ti va di giocare?
MELA Sei sempre tanto insistente?
STILO Scusa.
MELA Ignorami, per favore.
BORI Anche a me è passata la voglia.
STILO Non capisco che cosa abbiate contro il gioco. Giocare fa bene, quando
tutto va male.
MELA Ti prego.... sta’ zitto.
STILO Gioco da solo. Se qualcuno cambia idea, ricomincio da capo. Animali.
Aquila... babbuino... cane... donnola... elefante... faina... ghiro... Passo.
Istrice... lupo... mucca... nibbio... opossum... pulce... Passo. Rinoceronte...
sparviero... tonno... upupa... zebra... Ho finito. Non ha vinto nessuno. Siamo
pari. Io ho passato una volta e io ho passato una volta. Uno a uno. Seconda
partita. Città. Ancona... barcellona... carinzia... Conosci una città che
comincia con la lettera D? Scusa se ti disturbo.
BORI Dostar. Però è stata bombardata e non esiste più.
STILO Dostar... estonia... firenze... Ne conosci una con la G? È l’ultima volta
che ti disturbo.
MELA Gradi.
STILO Era la mia città!
MELA Quindi conosci una città con la G. Perché mi hai disturbata?
STILO Non mi è venuta in mente. Forse le città distrutte non valgono.
MELA Tutte le città sono distrutte.
BORI Allora non si può giocare con le città. Prova a farlo con le armi. Io ne
conosco tante. Posso aiutarti.
MELA Con le armi no. Sta’ zitto anche tu.
STILO Per arrivare alla mia fattoria si percorre una strada sterrata tra
pioppeti e campi di soia, dritta lungo il fiume. Quando vado in paese in
bicicletta, faccio fatica perché la salita è ripida. Al ritorno, invece, prendo
velocità e mi lacrimano gli occhi. Là c’è il fiume, questa è la strada. Ecco la
mia fattoria. Una granata ha colpito la stalla, però si può ancora riparare. Una
vacca è morta sotto le travi. Avevamo cento bestie, ma quando sono cominciate a
cadere le bombe abbiamo dovuto liberarle. Chissà quando le ritroviamo.
MELA Non voglio ascoltarti.
STILO Puoi anche non ascoltare. Non sto parlando con te.
BORI Ti ascolto io. A me piace sentire raccontare della guerra.
AMIR Perdono tempo in chiacchiere. Non hanno la minima idea della situazione in
cui si trovano. Che cosa credono, che li portano in un albergo di lusso?
STILO Chissà quante vacche ci rubano. Quando scappiamo, il nonno vuole portarne
via quattro. Prendi il carro, mi dice. Due le aggioghi e due le leghi dietro. Ma
non si può scappare con quattro vacche.
AMIR Pensa alle vacche, lui. Il mondo è un incendio e lui pensa alle vacche.
STILO Quando scoppia la guerra, mio padre scava un rifugio sotto la stalla. Ci
si nasconde per un mese. Non per vigliaccheria, ma perché non vuole essere
arruolato. Se lui parte, chi bada a noi? E poi c’è un altro motivo. Mio padre è
forte e coraggioso, ma non vuole uccidere uomini che nemmeno conosce. Ogni
notte, gli porto da bere e da mangiare. Uno dei vicini, però, fa la spia.
Arrivano i soldati, lo tirano fuori dalla buca e gli sparano in testa. Poi
ripartono, ma portano via mia madre e mia sorella. Anche a me sparano, ma mi
prendono di striscio e mi credono morto. Io lo so che cosa fanno alle donne. Ma
l’importante è che siano ancora vive. Le ritrovo, le riporto alla fattoria e col
tempo dimenticano.
AMIR Ma da dove viene? Da un mondo di sogni? Non lo sa che da qui non esce vivo?
STILO E tu?
MELA Io che cosa?
STILO La tua famiglia.
MELO Io non ho la famiglia.
STILO Sono tutti morti?
MELA Ho detto solo che io non ho più una famiglia.
STILO Mi dispiace.
MELA Non m’interessa. Non farmi parlare.
STILO E tu di dove sei?
BORI Di nessuna parte.
STILO Nemmeno tu hai voglia di parlare?
BORI Sì, ma non del mio paese.
STILO Se anche hanno rubato le bestie, rimangono la casa e i campi. Possono
avere bombardato la casa, ma i campi... i campi sono sempre là.
AMIR Mi basta una pietra appuntita e sono di nuovo armato e pericoloso. Mi so
difendere, io. Non mi faccio scannare come un maiale. Lassù c’è una finestra.
Devo trovare il modo di arrivarci. Non mi va di restare chiuso qui senza sapere
che cosa succede là fuori. Magari c’è un’opportunità e io la perdo.
BORI Se vuoi, ti faccio da appoggio.
AMIR Non mi sembri abbastanza robusto. E poi non mi fido. Chi ti conosce? Ehi,
tu, mi spii? Non starmi ad ascoltare! Guarda altrove! Io per te non esisto.
STILO Appena via i soldati, torna mio nonno. Per fortuna era giù al fiume con
mio fratello. Trova solo me. Il mio fratellino piange. Un fuggiasco ci informa
di quello che succede in paese. I soldati deportano la popolazione. Cioè, i
pochi rimasti vivi dopo il massacro. Ci dice che i mucchi di cadaveri sono alti
come i fienili.
AMIR Rinchiuso con una femmina e con due incapaci! Non capisco perché ci hanno
separato dagli altri. Che cosa vogliono, da noi?
STILO Mi metto il fratellino sulle spalle e prendo il nonno per mano. È quasi
cieco e bisogna guidarlo. Mio fratello Paulo ha appena sei anni, è magro, non mi
pesa portarlo. Facciamo più di trenta chilometri nei boschi e ne farei altri
cento, ma il nonno si è seduto con la schiena appoggiata a una quercia e non si
rialza più. Respira, ma non parla e non si muove. Gli lascio Paulo e corro verso
un gruppo di case per chiedere aiuto. Mi sono sempre tenuto lontano dalla gente,
e la gente mi ha sempre gridato di starmene lontano. Uno ci ha sparato. Ho
sentito la pallottola passarmi a una spanna dalla testa. Sbuco su una strada e
mi fermo di colpo, a bocca aperta. Davanti a me, una processione senza fine di
trattori, automobili, biciclette, autocarri... e i più poveri a piedi. Grido:
qualcuno viene ad aiutare mio nonno? Grido più forte. Non mi sentono. Non mi
vedono nemmeno. Mi avvicino. Non mi sentono, non mi vedono. Torno di corsa nel
bosco. Il nonno e Paulo non ci sono più.
MELA È una bella storia. Ce l’hai raccontata tutta. Ora, per favore…
STILO Non è finita.
MELA Ma sì che è finita!
STILO Magari, in questo momento, un soldato sta dormendo sul mio letto, nella
mia fattoria. Non m’importa. Meglio lui che una famiglia di ladri. Quella è casa
mia e il soldato prima o poi se ne va.
MELA Danno fuoco a tutto.
STILO Posso sperare, no? Se ritrovo la mamma, mia sorella, il nonno e Paulo… una
casa ce l’abbiamo, no?
MELA Hanno bruciato le case, le persone, i campi, gli animali, i laghi, le
montagne...
BORI Le montagne non bruciano. I laghi, poi... che sono fatti d’acqua!
MELA Sta’ zitto.
STILO Ho sentito dire che i vecchi li tengono in un posto qui vicino. Forse il
nonno è lì. Forse ha trovato qualcuno che lo aiuta. Paulo, invece…. L’ho cercato
per tre giorni. Ci sono tremila bambini di là, ma lui non c’è. Hai visto che
molti sono vestiti di rosso?
MELA Non voglio ascoltarti. Ti prego, sta’ zitto. Te lo ripeto, non parlarmi.
Non farmi parlare. Non sperare che ti ascolti.
AMIR Se non vuoi parlare, taci. Magari anche lui la smette di blaterare. Invece
continui a dargli retta e nessuno dei due se ne sta zitto.
STILO Scusa se ti ho disturbato.
AMIR Non chiedermi scusa! Io per te non esisto!
STILO Scusa.
AMIR Fatti sotto.
STILO Che cosa?
AMIR Fammi vedere come fai la lotta.
STILO No, scusa, non mi va.
AMIR Sei un maschio sì o no?
STILO Certo che sono un maschio.
AMIR Fatti sotto.
STILO Ti ho detto che non voglio.
AMIR Hai paura?
STILO Perché devo avere paura?
AMIR Ti sfido.
STILO Mi sfidi?
AMIR Tutti i colpi sono validi.
STILO Non m’interessa.
AMIR Fatti sotto, femminuccia.
STILO Va bene, però solo per gioco. Mi hai dato un pugno!
AMIR Difenditi, no?
STILO Pensavo che era senza farsi male. Invece, mi hai dato un pugno. Sei matto?
Lasciami andare. Mi fai male! Mi spezzi il braccio!
AMIR Visto? Sei una femminuccia.
STILO Non lo facevi per gioco!
AMIR Nessuno lo fa.
STILO Perché vuoi farmi male?
AMIR Piangi?
STILO Se non ti fermavo, mi rompevi il braccio.
AMIR Tu non hai fermato nessuno. Ho smesso io, non so nemmeno perché. Posso
anche ammazzarti, se voglio.
STILO Che cosa dici? Ti rendi conto?
AMIR Di che cosa mi devo rendere conto?
STILO Non si fa così.
AMIR Sì che si fa, lo fanno tutti, a meno che non siano perdenti come te. Allora
crepano. È così che va. E tu non farmi la predica, pidocchio.
AMIR Hai visto che femminuccia?
MELA Non m’interessa.
AMIR Però hai visto. Stavi guardando.
MELA Vedevo, ma non guardavo.
AMIR Però hai visto come sono forte.
MELA Puoi esserne fiero.
AMIR Certo. Qui dentro, io sono il più forte.
MELA E là fuori?
AMIR Dammi un’arma e te lo faccio vedere.
MELA Sì, va bene. Adesso lasciami stare.
AMIR Ho camminato per sette giorni in territorio nemico. Sai che cosa ho
mangiato? Rubavo le provviste a tutti quelli che incontravo. Si mettevano a
ridere, quando mi vedevano. Io facevo il buffone e poi li ammazzavo.
MELA Devo ripetere anche a te che non mi va di starvi ad ascoltare?
AMIR Li uccidevo con le loro armi e mangiavo i loro viveri. Ci credi?
MELA Sì.
AMIR Ci credi che un giorno ne ho uccisi sette?
MELA Sì.
AMIR Tu hai ucciso qualcuno?
MELA No.
AMIR Non hai mai ucciso nessuno?
MELA No.
AMIR O tu uccidi loro o loro uccidono te.
MELA Io scappo.
AMIR Non sempre è possibile.
MELA Io scappo sempre.
AMIR Eppure sei qui come una gallina in un pollaio e quando vengono per tirarti
il collo che cosa fai?
MELA Scappo.
AMIR Scappa adesso. Che cosa aspetti?
MELA Aspetto un’occasione.
AMIR Scappi come le galline a cui tagliano la testa. Corrono sprizzando sangue e
poi crollano e non si rialzano più.
BORI Bello! Mi piace!
AMIR Sta’ zitto o ti prendo a pugni.
MELA A me non tagliano la testa. Io scappo prima.
AMIR Non ce la fai. Nessuno di voi ce la fa a sopravvivere. Ma non mi fate pena.
BORI Ti ha fatto male?
STILO Vorrei vedere te... Guarda, è gonfio.
BORI Non devi contrariarlo.
STILO Che cosa gli ho detto?
BORI Ti ha preso in antipatia.
STILO Non gli ho fatto niente.
BORI Evitalo, non irritarlo.
STILO Ma io non gli ho fatto niente!
AMIR Entrano in un paese e sparano a tutti quelli che incontrano. Poi raccolgono
i superstiti, li allineano e li sgozzano. Uomini, donne, bambini. Le ragazze più
belle, però, se le portano via. Infine danno fuoco a tutto. Urlano, cantano e
ballano. Fanno festa.
MELA Sta’ zitto.
AMIR Sai che cosa ho visto?
MELA Tutti abbiamo visto, ma non m’interessa.
AMIR Un tale affetta un neonato sotto gli occhi della madre. Comincia dai piedi.
La madre si libera e gli salta addosso. Tenta di strappargli gli occhi. Lui le
spara nella pancia. La lasciano lì con le budella fuori. Le fettine di neonato
le buttano ai cani.
MELA Va’ via.
AMIR Certo che me ne vado. Io non sono un bambino, io sono un combattente.
Insieme a voi pisciasotto mi ci hanno messo per errore. Io devo stare con gli
uomini. Meglio così, però. Da qui è più facile scappare.
MELA Non sai che tutti i maschi dai dodici ai sessant’anni vengono ammazzati?
Non capisci che sei uno stupido fortunato?
AMIR Non sono uno stupido e il mio posto non è qui.
MELA Ora lasciami in pace.
AMIR Io sono un combattente e mi sento umiliato a stare qui con voi.
BORI In un certo senso, ha ragione a dire che sei uno stupido fortunato.
AMIR Tu vuoi morire.
BORI Non intendo offenderti.
AMIR Ripeti quello che hai detto e ti ammazzo.
BORI Va bene, scusa.
AMIR Voi dovete rispettarmi. Io ho combattuto e sono il più forte. Avete capito?
BORI Per me va bene.
AMIR Avete capito tutti? Avete capito?
MELA Sì, sì... smettila!
STILO Però non devi farmi male.
AMIR Piangi?
STILO Tra di noi dobbiamo aiutarci.
AMIR Sei proprio un fesso.
BORI È un campagnolo cresciuto nel letame.
AMIR E tu chi sei? Un cittadino con le palle mosce? Hai mai ammazzato un nemico?
BORI Non con le mie mani. A modo mio, anch’io ho combattuto. Ho scoperto dove si
rintanava un cecchino e l’ho fatto catturare. Prima di ucciderlo, l’hanno
torturato. Io ho visto tutto.
AMIR Comunque, tu non hai ammazzato nessuno.
BORI Gli passano una corda sotto le ascelle e lui se ne sta lì, appeso a un
gancio del soffitto. Mio nonno ci appende il maiale, a quel gancio. Non ho idea
di quanto sangue contiene un uomo. Più o meno di un maiale? Glielo fanno uscire
tutto e il pavimento è scivoloso. Lui non parla e non muore. Gli tagliano le
gambe e le braccia ed è ancora vivo. Gli tagliano il naso e le orecchie e ridono
di lui. Questo è il suo orologio. Guardate, è bellissimo. Sono rimaste alcune
macchie sulla cinghietta, ma si vedono poco.
STILO Porta male rubare ai morti.
BORI Me l’hanno dato come premio.
MELA Tutte le cose sono di qualcuno che è morto, anche questo luogo e l’aria che
respiriamo.
BORI I miei genitori sono rimasti sotto le macerie della casa bombardata. Io
sono ospite degli zii, ma gli zii li sento parlare che si lamentano di un’altra
bocca in più. E così devo arrangiarmi, se no muoio di fame. Dopo i
bombardamenti, fingo di soccorrere le vittime e invece le derubo.
STILO I morti vanno rispettati.
BORI Sì, lo so, ma io devo morire di fame?
MELA Perché non sei scappato?
BORI Dove? Sparano dappertutto.
STILO Il nonno dice che in città le persone si mangiano tra di loro. Anche il
maschio della volpe divora i cuccioli, se non trova altro.
MELA Io non rimango in una famiglia dove non sono desiderata.
STILO Tra parenti ci si deve aiutare.
MELA Io scappo.
STILO A un morto non si porta via la sua roba.
BORI Bravo, così muori di fame.
AMIR Io ho ammazzato vivi, derubato vivi e morti, ma non sono mai scappato.
BORI Ti piace l’orologio?
AMIR Ne ho visti di migliori. Potevo anche prendermeli, ma a che cosa serve
misurare il tempo? Tu adesso mi dici: sono le tre. E allora? Il tempo non vale
più niente. Uno può morire alle tre come alle quattro, non c’è differenza.
BORI Questo vale molti soldi. Lo vuoi? Te lo regalo.
AMIR Non mi fido dei regali e soprattutto di chi li fa.
BORI Giusto. Infatti non voglio farti un regalo, ma proporti un affare.
MELA Quei due vanno d’accordo.
STILO La volpe e il cane randagio.
MELA Non mi fido né dell’uno né dell’altro.
STILO I cani randagi sono senza cervello, ragionano con lo stomaco. Bisogna
ucciderli, anche se mi spiace.
MELA E le volpi?
STILO Se si avvicinano alla fattoria, uccidiamo anche quelle.
BORI Se mi ascolti, ti faccio una proposta.
AMIR Non penso che mi interessi. Quello che voglio, me lo prendo senza chiedere
niente a nessuno.
BORI In cambio della tua protezione, ti do l’orologio e altre cose.
AMIR Non sai difenderti da solo?
BORI Non sono forte come te.
AMIR Te l’ho detto, non mi serve un orologio.
BORI Io sono svelto a procurare le cose. Dimmi che cosa desideri.
AMIR Un’arma.
BORI Va bene.
AMIR Fammi avere una pistola e ti tengo con me.
BORI Siamo amici?
AMIR Soci.
BORI D’accordo, socio. Stringiamoci la mano.
AMIR Io non stringo la mano a nessuno.
BORI Soci sulla parola.
AMIR Quando mi porti l’arma, sia chiaro.
BORI Di me puoi fidarti.
AMIR Non mi fido nemmeno se scopro che sei mio fratello.
BORI Un affare si può concludere anche senza la fiducia.
AMIR Però non starmi addosso. Non mi piace respirare la stessa aria degli altri.
BORI Anch’io sono così.
AMIR Puoi essere come ti pare, basta che fai come piace a me.
MELA La bella addormentata si è svegliata.
STILO La conosci?
MELA Io non conosco nessuno.
STILO Noi due, adesso che ti sei messa a parlare, ci conosciamo.
MELA Per modo di dire.
STILO Possiamo diventare amici, non si sa mai.
MELA Questo non è possibile.
STILO Ti sono antipatico?
MELA Indifferente.
STILO Possiamo diventare amici indifferenti.
MELA Non voglio avere amici.
STILO Magari cambi idea. Poco fa non volevi nemmeno parlare.
MELA Sta venendo qui.
STILO Spero che sia socievole, almeno lei.
LAIA Per favore, voglio uscire. Qui dentro non si respira.
STILO Non si può.
LAIA Piove? Fa freddo? Oppure c’è vento?
STILO Il tempo è sereno, ma la porta è chiusa a chiave.
LAIA Allora è semplice. Dammi la chiave.
AMIR Che cosa vuole questa scimmia?
BORI Crede che abbiamo la chiave della porta.
LAIA Per favore, voglio uscire.
BORI Dice che vuole uscire. Non fa ridere?
AMIR Ho sentito, idiota. Non ho bisogno di un leccapiedi.
STILO Come ti chiami?
LAIA Questo luogo è angosciante. Non siate cattivi, aprite la porta.
MELA Non guardare me. Io non posso farci niente.
AMIR Ci mancava anche la pazza!
BORI Pensi che sono state le bombe a farla impazzire?
AMIR Non starmi addosso. E non chiedermi mai quello che penso. I miei pensieri
sono fatti miei.
STILO Di là c’è un salone pieno di bambini, ma tutte le porte sono chiuse.
LAIA Non voglio vedere i bambini.
STILO Li hai già visti, non ricordi? Sono vestiti di rosso.
LAIA Volevo continuare a dormire, ma il buio fa paura. Ci sono le fiamme, nel
buio. Non posso nemmeno tenere gli occhi aperti, perché questo luogo è
ripugnante. Fatemi uscire, vi prego.
AMIR Non vuole tenere gli occhi chiusi, non vuole tenere gli occhi aperti... Che
lagna. Ehi, scimmia! Hai paura? Dillo. Hai paura?
STILO Perché la tormenti?
AMIR Taci, contadino.
STILO Vuoi fare il prepotente anche con lei? Non vedi che non sta bene?
AMIR Sta meglio di me. È solo stupida.
BORI Certo, è pazza.
AMIR Sta zitto!
LAIA C’è sporco dappertutto. Siete stati voi a fare i disastri? Guardate quante
macchie sul pavimento. Ci sgrideranno. Andate in giardino a giocare. Non voglio
che ci vedano insieme. Io non ho fatto niente di male.
STILO Non possiamo uscire.
LAIA Bugiardo.
STILO Io non dico bugie.
LAIA Bugiardo! Bugiardo! Bugiardo!
STILO Non fare così. Volevo solo essere gentile.
LAIA Voi siete cattivi.
STILO Nessuno vuole farti del male.
MELA È meglio per tutti se ti rimetti a dormire.
LAIA Sei antipatica. Non voglio nemmeno guardarti.
AMIR Io, invece, ti piaccio... vero?
LAIA Anche tu mi fai i dispetti.
AMIR Hai paura? Dillo... hai paura?
BORI Questa matta ha paura di tutto.
AMIR Sta’ zitto!
STILO Non avete compassione?
AMIR Taci, zappaterra.
LAIA Quando arrivano i vostri genitori, vi sculacciano e vi fanno cose orribili.
Soffrirete moltissimo.
AMIR Povera stupida.
BORI È davvero matta.
AMIR Taci! Non fai che ripetere le stesse cose!
STILO Forse i suoi genitori la picchiavano.
AMIR Facevano bene. Io la picchierei anche adesso.
DRAGO Non fanno tenerezza?
RACO Sono cuccioli irrequieti, tanto stupidi da leccare la mano che li affoga.
DRAGO Per questo fanno tenerezza.
RACO Entriamo?
DRAGO Ascoltiamoli ancora. Attraversiamo la scena. Come attraversare la loro
vita.
RACO Come trafiggerla. Non suona meglio?
DRAGO Oh, sì. Zac. Un gesto semplice, senza sforzo. La loro carne è tenera.
RACO Ma tu parli solo di cose tenere? Sei proprio un pervertito.
MELA Mi chiamo Mela. Voglio stare in silenzio, ma la loro invadenza non me lo
consente. Dipingo quadri bellissimi e la mamma dice che sono un’artista. Devo
andare a studiare in città. È impossibile che non sia così, perché è il mio
destino. Dentro di me porto tutti i quadri che dipingo. Mi basta chiudere gli
occhi e copiarli. Voi non potete capire. Nel mondo dei quadri, io sono sola.
LAIA Mi piacerebbe chiudere gli occhi per non vedervi più, ma come posso
chiudere gli occhi se vedo le grida che bruciano? Sentite anche voi le voci
delle ferite? Laia, dove sei? Sono qui. Vuoi che ti prenda per mano? Sì, lo
voglio. Non devi avere paura. Però stammi vicina. Perché tremi? Ho tanto freddo.
Ti canto la ninna nanna? Sì.
AMIR La ninna nanna! Come ai bambini piccoli!
BORI Stiamo attenti. Forse è anche pericolosa, come tutti i matti.
STILO Non vedete che non sta bene?
BORI Ninna nanna...
AMIR Sta’ zitto!
STILO Io mi chiamo Stilo.
AMIR Un nome da bifolco.
STILO Voi come vi chiamate?
BORI Bori.
STILO E tu?
AMIR Sono fatti miei.
BORI Si chiama Amir.
AMIR Tu non hai ancora capito come devi comportarti con me. Non occuparti mai
dei miei fatti privati. O vuoi che ti faccia gli occhi neri?
BORI Va bene, ma...
AMIR Hai capito?
BORI Sì.
MELA Un giorno tutti diranno: quello è un quadro di Mela. È un quadro ampio
quanto la parete, tutto dipinto di rosso. La gente chiederà: perché Mela ha
dipinto la realtà di rosso?
STILO Proprio come i bambini. I loro vestiti rossi sono sgargianti.
MELA Non si può scegliere. Il rosso è l’unico colore rimasto.
DRAGO È il colore del mondo al tramonto, il colore degli incendi, il colore
dell’amore. Il colore dell’emozione, dell’affanno e dell’estasi.
RACO Quante cose in un colore! Io ce ne vedo una sola. Una ferita che non
rimargina.
DRAGO Tu pensi solo al sangue.
RACO È lui che mi chiama. Io rispondo.
DRAGO E poi smette di chiamarti.
RACO E già: muore.
DRAGO Guardali. Non sono adorabili?
RACO II bastardi? Il nostro ingresso gli ha mozzato il respiro.
DRAGO Si emozionano con facilità, sono bambini. Delicati, sai? Come la mimosa
pudica. Se la tocchi, le foglioline si ripiegano su se stesse. Ma attento: la
pianta è tossica.
RACO Non sanno se guardarci o distogliere gli occhi. Forse pensano che se
ignorano la nostra presenza noi non esistiamo. Bastardi e stupidi.
DRAGO Sono bambini, vagano tra fantasia e realtà.
RACO Sono bugiardi.
DRAGO Guarda che sguardi limpidi.
RACO Ti pugnalano alle spalle.
DRAGO Sembrano così miti!
RACO Non hanno disciplina. Sono indisponenti.
DRAGO Questi musetti innocenti? Impertinenti, forse. Come un boccone piccante.
RACO Bastardi e stupidi, nient’altro.
DRAGO No, no, no. Hanno una loro forma di intelligenza.
RACO Come fai a saperlo?
DRAGO Io non sono come te. Non li ammazzo prima di conoscerli. Non
preoccupatevi, agnellini. Sembra cattivo, ma è solo feroce.
RACO Questa stanza ne può contenere cinquanta e loro sono solo in cinque. Uno
spreco. Di là, duecento dei più piccoli sono morti soffocati nella ressa.
DRAGO Sta raccontando una fiaba. Nessuno è morto. Solo qualche mal di pancia.
RACO Certo. E io gli ho dato la medicina. Poi li ho buttati nella fossa.
DRAGO Hai buttato solo i rifiuti della settimana, comprese le ossa del pollo che
hai divorato ieri sera.
RACO Non erano di pollo.
DRAGO Comunque, le hai buttate nella fossa.
RACO Ma perché ti dai tanta pena per loro?
DRAGO Sono sparuti coniglietti selvatici. Se ne stanno gli uni vicini agli altri
e poi si addormentano...
RACO ... per sempre, senza nemmeno accorgersene, tanto precisa è la mia mira.
Forse ai bambini non importa di morire.
DRAGO Ti garantisco che sono esseri umani.
RACO Di qualità scadente.
DRAGO Vogliono vivere.
RACO Perché, allora, vogliono anche morire? Mi fissano con gli occhi da
coniglio, come per dire: uccidimi, è il mio destino.
DRAGO Oh, Raco, basta. Non hai la sensibilità necessaria per capirli e amarli.
RACO Che cosa ci vuole per capire un bambino? Lo guardi e lo ammazzi.
DRAGO Si sta divertendo a spaventarvi.
RACO Vi vuole far credere che io sono il cattivo e lui il buono. La differenza
fra noi due è invece questa: io uccido, lui guarda morire.
DRAGO Mi invidia perché voi mi amate.
RACO Ah, sono sguardi d’amore, quelli? Non di terrore?
DRAGO Ascoltate, bambini. Io e Raco siamo funzionari di una forza di pace. Non
ricordo più per quale ideale combattiamo, ma certo ha a che fare con l’economia
o con la religione o con tutte e due le cose strettamente avvinghiate nello
stesso letto adulterino.
RACO Abbiamo perso i contatti con quelli che comandano, ma continuiamo a
eseguire gli ordini secondo il nostro criterio. C’è sempre un ordine da eseguire
e dobbiamo eseguire anche gli ordini mai impartiti, dato che abbiamo giurato
fedeltà alla patria.
DRAGO Siamo intellettuali, marionette della demagogia, interpreti dell’edonismo
elitario, ma ci poniamo al di sopra della morale che guida gli onesti. Noi siamo
dio.
RACO L’ultimo ordine non ricevuto riguardava voi, bambini bastardi.
DRAGO Era un ordine generico.
RACO Quindi facciamo un’esecuzione generica. Chi si sacrifica per la salvezza
degli altri?
DRAGO Vedi? Nessuno alza la mano. Tu i bambini proprio non sai come prenderli.
RACO Per il collo, no? Tu, bastardo, non offri la tua vita per salvarne quattro?
STILO Non lo so, signore.
DRAGO È la loro strategia ingenua. Per stimolare la nostra tenerezza, i bambini
con gli occhi azzurri si mostrano disorientati.
RACO Guarda che ti propongo un affare, bastardo renitente. Vai a fare l’eroe, un
destino che si addice al tuo sguardo effeminato.
STILO Davvero, signore, non lo so.
RACO Se uccidessi tutti, perderesti comunque la vita. Non è meglio fare bella
figura ed essere ricordato con riconoscenza? Avrai un monumento. Ogni anno,
nella ricorrenza del tuo sacrificio, riceverai una corona di fiori.
STILO Sono confuso, signore.
RACO Ti sparo alla nuca. Non soffri nemmeno.
STILO Perché vuoi spararmi, signore?
RACO Ti metti a fare domande? Tuo padre non ti ha insegnato l’educazione? Posso
anche ammazzarti senza fare di te un eroe. Ma così non ci guadagni niente.
DRAGO Chiedi anche al moretto dallo sguardo sfuggente. Guarda come si torce le
mani. Mi sembra di percepirne il turbamento interiore. Un fiume di paura. Una
cascata assordante.
RACO Come ti chiami?
BORI Bori, signore.
RACO Non ti va di concludere da eroe la tua vita di bastardo?
BORI Propongo di tirare a sorte, signore. Sarebbe più giusto.
DRAGO Ci vuole una conta.
Cin cin bambino mio
tutto il bene lo voglio a te
la tua ciccia la mangio io
e gli ossetti li sputo a te
uno due tre
uno due tre
sei morto proprio te.
Vi piace, bambini? Se fate i bravi, ve ne insegno altre. Giochiamo fino a quando
fa buio. Poi, nel buio traditore e malizioso… uh, quante cose succedono!
Ascoltate anche questa.
Sotto il ponte di Baracca
c’è un bambin che fa la cacca
la fa dura dura dura
il soldato la misura
la misura trentatré
e la cacca più non c’è.
Ma la più adatta alla situazione è quest’altra.
Ci son tanti fragolini
tutti rossi e piccolini,
ci son tanti caprettini
proprio uguali a voi bambini,
ci son fiori nei giardini,
ci son tanti pesciolini,
tutto questo sai perché?
perché tocca proprio a te!
RACO Guarda la bestiola che ci volta le spalle. Sembra quieta quieta, ma se
infili la mano tra le sbarre ti trancia le dita a morsi.
DRAGO Non stuzzicarla.
RACO Voglio giocare anch’io, come fai tu.
LAIA Signore, buongiorno.
DRAGO Carina! Che prologo educato! Continua così, dolcezza. Sii gentile con lui.
Potresti vincere un premio.
LAIA Quel bambino ha un brutto carattere, signore. Non mi ha per niente trattata
bene. La bambina invece alza la voce e dice cose spaventose. E gli altri sono
cattivi. Io voglio uscire a prendere una boccata d’aria. Voglio uscire per non
vedere e non sentirti, signore, perché mi fai paura. Voglio uscire per cantare,
signore.
RACO Non mi piace come parla. Buttiamola nella fossa.
DRAGO Tanto pallida da commuovere un santo. Statuina di cera. Oppure, la
fiammella nell’ultimo respiro della candela.
RACO Non hai sentito come parla? È diversa dagli altri. I diversi non mi fanno
stare tranquillo.
DRAGO Se le soffi addosso, la vedi ondeggiare, ma non spegnersi. La carne è
trasparente. Se osservi con sensibilità, intravedi l’anima.
RACO Ma l’hai sentita come parla? Questa non ha paura come gli altri.
DRAGO Nota lo sguardo: non si fissa su niente, perché lei vede oltre.
RACO Hai sentito sì o no come parla? Una come lei porta male.
DRAGO È solo fragile, una bimba da accartocciare tra le dita come un foglio di
poesia.
RACO Sembra matta, invece è furba.
DRAGO Come ti chiami, bambina?
LAIA Il mio nome è Laia e so cantare molto bene.
RACO Non voglio sentirla cantare.
LAIA Se volete, vi racconto una storia. Di tutte ho perso l’inizio, ma la
conclusione è sempre dolorosa.
RACO Vuole incantarci con le cose inventate. Da’ retta a me: è una fattucchiera.
LAIA Non sono cose inventate, signore. Sono storie. Se avessi uno strumento, le
accompagnerei con la musica. Molte note sono andate perdute, ma il finale è
sempre doloroso.
RACO Mi fa impazzire. Non senti come parla?
DRAGO Fa impazzire anche me... di piacere.
LAIA Oppure posso recitare una parte tragica e questo luogo diventa un
palcoscenico.
RACO La senti, la senti come parla? Questa è una delle streghe che avvelenano i
pozzi e diffondono la peste.
DRAGO Non ami il teatro?
RACO Solo quello comico.
DRAGO Hai sentito, piccola? Vogliamo un numero comico.
LAIA È una richiesta sconcertante. Ci devo riflettere. Laia, sei in grado di
fare ridere i signori? Oh, no, ti prego, morirei di disonore, come se avessi
violato un sacrario. Puoi provare a farli solo sorridere, senza portarli alla
risata. Non è proprio possibile, non è possibile sorridere... se non per
anticipare un tuffo al cuore, una tristezza, una visione sconsolata. Mi spiace,
signore, qui non ci sono le condizioni, per ridere.
RACO Il cervello è marcio e potrebbe infettarci.
DRAGO Non ha un cervello. È una creatura di carne traslucida e pelle diafana. Un
involucro opalescente che mi piacerebbe aprire come uno scrigno.
RACO La prudenza ci invita a starle lontani.
MELA Signore...
DRAGO Una volontaria, infine. Vuoi essere tu a sacrificarti per la salvezza
degli amici?
MELA Non siamo amici.
RACO Vi state facendo furbi, voi bastardi.
MELA Signore, io non ho niente a che fare con questa guerra.
DRAGO Nemmeno noi, bambina. Ma, come vedi, ci siamo dentro, o per dovere o per
piacere o per tutti e due, nello stesso modo in cui siamo dentro il mondo. Non
stiamo parlando di realtà diverse.
MELA Io non professo alcuna fede religiosa, non ho idee politiche e nemmeno una
famiglia. Ho intenzione di andare all’estero e quindi non mi vedreste più.
DRAGO Questo a che cosa prelude?
MELA Signore, lasciatemi libera.
DRAGO Non ti sono simpatico?
MELA Non voglio rispondere.
DRAGO Non ti sono simpatico, dunque. Per quale ragione?
MELA Sei infido.
RACO E io?
MELA Sei spietato.
RACO Senti anche questa come parla? Non è proprio possibile stabilire normali
rapporti umani con i bambini.
DRAGO Oltre che intellettuale e artista, sono scienziato. La mia missione è
indagare i limiti e le potenzialità dell’infanzia.
RACO Sì, frugando sotto la pelle.
DRAGO Non hai paura, bambina?
MELA No.
DRAGO Possiamo ucciderti, lo sai?
MELA Lo so.
DRAGO Dovresti essere più gentile.
MELA Non farebbe differenza.
DRAGO Ma allora tu hai già incontrato il lupo cattivo! Povera bambina sfrontata
e villana. Addio, ingenuità! Mondo spietato. Addio, innocenza! L’infanzia non
muore, qualcuno la uccide. La mia coscienza…
RACO Io non ho mai avuto una coscienza.
DRAGO È vero, l’hai strangolata appena nata.
RACO Mi disturbava con i suoi piagnistei.
MELA Mi uccidete?
DRAGO Hai paura che ti uccidiamo?
MELA Io non ho paura.
DRAGO Ti uccidiamo.
MELA Se non scappo prima.
DRAGO Sei adorabile, quando ti illumini di illusioni.
MELA Io scappo.
DRAGO Ma io ti uccido.
RACO Mi stai rubando la scena.
MELA Io scappo prima che tu mi uccida.
DRAGO Io ti uccido prima che tu scappi.
RACO Queste battute spettano a me!
MELA Ti faccio lo sgambetto e scappo.
DRAGO Ti sparo nella schiena.
MELA Ti rubo la pistola.
DRAGO Ti strangolo con le mie stesse mani.
RACO Con queste mani!... La battuta dice con queste!... Le mie!
MELA Ti taglio le mani.
DRAGO Ti ammazzo a morsi.
MELA E io...
RACO Tu non puoi fare niente. Sembri viva, ma sei già morta.
DRAGO Vi è piaciuto il gioco? Abbiamo vinto io e Raco, ma potete sfidarci
ancora.
RACO Drago, perché mi rubi le battute?
DRAGO È una bambina davvero adorabile, così testarda e così illusa.
RACO Non puoi pretendere tutto per te.
DRAGO Infatti. Te la puoi tenere. Il suo fascino è già svanito. Comune carne in
fuga, destinata al carniere. Ah, infanzia, che miraggio!
RACO Finalmente posso guardare in faccia il torello dagli occhi neri. Ci ha
sempre voltato le spalle. Per paura o per maleducazione? Per viltà o per
disprezzo? Dimmi, bastardo. Sei sconvolto? La parte ti spaventa?
AMIR Ci vuole altro.
RACO Proprio la disciplina in cui sono maestro. Vuoi che ci provi?
AMIR Fa’ come ti pare.
RACO Voltati, quando ti parlo! Voglio vederti in faccia! Spegni lo sguardo
sfrontato! Non fare l’arrogante! O devo macellarti qui, subito? In ginocchio! In
ginocchio, bastardo!
AMIR Io non ho paura di te.
DRAGO Se anche ti bagni i calzoni, non c’è da vergognarsi. Te li sei bagnati? Mi
fai vedere? Sei bagnato?
AMIR Io non sono un pisciasotto.
RACO Abbiamo il tipo giusto per il nostro banchetto.
DRAGO Raco, Raco... Non capisci niente di bambini. Ha la polpa nervosa, fibrosa
e stopposa. È carne da gioco, non da cibo.
AMIR Che cosa avete intenzione di farmi?
DRAGO Niente, caro. Si scherza. A noi piace spaventare i bambini. Conosci le
storie di paura? Ai bambini piacciono. Piacciono a loro, piacciono a noi. È
tutto un piacere.
RACO Gli raccontiamo la storia e intanto li mettiamo nella pentola.
DRAGO Siamo due orchi. Due orchi perbene, sia chiaro.
RACO Ucci ucci sento odor di bambinucci.
DRAGO Ma tutto questo è un’invenzione. Rilassatevi. Gli orchi esistono solo
nella tirannia degli adulti.
AMIR Io ne ho ammazzati sette in un giorno solo, di bastardi come voi.
RACO Ehi! Non vale! I bastardi siete voi!
AMIR Io non ho paura di te.
RACO Non vali nemmeno una pallottola. Ti spacco la testa con una bastonata. Ti
sventro con una bottiglia rotta. Ti faccio a pezzi con una zappa. Sai i cani
randagi come sono contenti!
STILO Signore...
DRAGO Bambino, non disturbarlo. Sta progettando.
STILO Voglio dire solo...
RACO Mi disturbi! Mi interrompi! Non sei che un bambino piccolo come un
maialetto e osi infastidirmi?
DRAGO Lo hai fatto innervosire.
STILO Signore... tu cerchi un volontario.
RACO Ti offri?
STILO No. Voglio solo fare notare che Amir non è un volontario.
RACO Pazzo anche questo.
DRAGO Mettiti in un angolo, piccolo, e scompari fino al momento in cui ti
chiamiamo per giocare. Allora sì che puoi ricorrere alla tua voce di usignolo.
Ti serve per supplicare, disperarti, singhiozzare, piagnucolare e inventare
buffonerie con le quali attutire i boati della nostra euforia. Ma non usarla per
fare osservazioni sciocche, per favore! Sei ancora un bambino, usa la tua
ingenuità per dilettarci, non per molestarci.
STILO Volevo solo...
DRAGO Così belli e così stupidi.
RACO Li uccido domani. Ma se questa notte mi alzo a pisciare…. Chissà. Mi può
venire voglia di ucciderli in un sogno. Io ai sogni ci credo. Se sogno un
massacro, mi alzo e li faccio fuori. Potrei farlo anche prima che faccia notte,
per levarmi il pensiero.
DRAGO Chi di voi sa cucinare?
BORI Io, signore.
DRAGO Che cosa sai fare?
BORI Di tutto.
DRAGO Mi sembri un ragazzo educato e serio.
RACO Lo stai divorando con gli occhi.
DRAGO Sì, ma gli divoro solo l’anima, per il momento.
RACO Ignoro il gusto di qualcosa di immateriale.
DRAGO Io parlo per metafore.
RACO E questo furbo parla per infinocchiarci, dato che la sua intenzione è di
avvelenarci. È così, bambino bastardo?
BORI Io sono un bambino affidabile, signore.
RACO Che cosa saresti disposto a fare per ingraziarti chi potrebbe ucciderti?
BORI Di tutto, signore.
RACO Di tutto? Sei una prostituta?
DRAGO Gli ho solo chiesto di cucinare. Non ti alletta una pasta al ragù? O un
risotto con i fegatini? Io mi sforzo di provvedere al nostro benessere e tu mi
ostacoli. Perché tormenti lui e me? Non ti basta uccidere? Devi essere anche
volgare?
RACO Uccidere è la soddisfazione di un attimo, che non si coglie mai nella sua
profondità. Ogni ammazzamento mi lascia insoddisfatto, e chiama altro sangue.
DRAGO Adesso parli come un intellettuale. Lo vedi? Sei tu che rubi la scena a
me.
RACO Non angustiarti. Io non sono un istrione. Non recito, imperverso. Sei in
prova, bastardo. Comportati bene e ti do un premio. Un errore, e il ragù lo
faccio con le tue chiappe.
LAIA Questi signori non si comportano bene. Quando me ne sarò andata, spero di
non incontrarli mai più. Andrò in un posto lontano e diverso, perché questo è
laido e crudele. Non ci hanno messo nemmeno un prato. Il suolo è melmoso, mi
sono insudiciata le scarpette. Ne sale odore di escrementi. Non si può vivere in
un posto così.
AMIR Perché continui a occuparti dei fatti miei? Non ti avevo detto di starmi
alla larga?
STILO Io non ho fatto niente.
AMIR Me la so cavare da solo e tu devi starmi lontano, altrimenti ti spezzo un
braccio... così!
STILO Mi fai male!
AMIR Piangi!
STILO Non voglio piangere, ma mi fai troppo male!
AMIR Piangi!
STILO La smetti, se piango?
AMIR Sì.
STILO Ecco... sto piangendo.
AMIR Impiccione e femminuccia.
STILO È sbagliato volere aiutare un amico?
AMIR Io non sono amico di nessuno.
STILO Diglielo anche tu.
MELA Sta’ zitto, per favore.
STILO Non avete sentito che cosa hanno detto? Non avete capito che tornano per
ucciderci? Come potete essere tanto indifferenti? Non mi illudo che possiamo
diventare amici... ma qualunque essere umano, nella nostra condizione,
cercherebbe consolazione nella solidarietà. Che cosa avete nel cuore?
MELA Niente. Mi spiace dirlo, ma è così. Niente.
STILO Non è vero. Tu sogni di realizzare i quadri.
MELA È l’unica realtà che ancora concepisco. Il resto è macerie. Ma è una realtà
di sogno. Potrebbe trasformarsi in incubo.
AMIR L’unico modo per sentirci vivi è la lotta, altrimenti soccombiamo.
STILO Vivere? Voi non lo volete più.
MELA Vogliamo vivere a modo nostro.
STILO Non è più vivere. Tra voi e Laia non c’è differenza.
LAIA Come posso inseguire le visioni, se non fate silenzio? Nessuno vi ha
educato al silenzio? Nessuno vi ha mai detto che dobbiamo prepararci al
silenzio? Non c’è parola che valga la pena di essere gridata. Qualunque sia
l’intenzione, dalle labbra esala un sussurro confuso. Io farò una danza.
AMIR Vuoi che t’insegni alcune mosse? Guarda. Vuoi imparare? Magari diventi un
uomo.
LAIA Mandate qualcuno a togliere il tetto. La vista del cielo potrebbe dare aria
ai pensieri, che sono polverosi. Ora canterò una canzone.
AMIR Non importa essere grandi e grossi. Se uno conosce le mosse, mette a terra
qualunque avversario. Sta’ fermo, ti faccio vedere.
LAIA Vorrei che la mente si addormentasse, ma i pensieri si destano anche se la
mente dorme e mi ripetono che questo luogo è una bara. Ecco, vi ho recitato una
poesia.
RACO Bambina bastarda, non mi piace quello che fai. Non ci trovo un senso e
questo mi disorienta.
LAIA Provvedi a togliere il coperchio della bara, perché il morto che contiene è
ancora vivo.
RACO Vivo per poco. Morirà tra un attimo e gli conviene evitare di agitarsi,
perché non farebbe che accrescere la sofferenza.
LAIA Signore, potresti salvarlo.
RACO Io ho potere di morte, non di vita.
LAIA A chi può rivolgersi una bambina per avere salva la vita?
RACO Non conosco chi si occupa di queste cose.
LAIA Dovresti sentirti in colpa.
RACO A guerra finita, chiunque può confermare la mia innocenza. Le vittime non
rendono testimonianza.
LAIA Canto una nenia funebre, evitando di guardare in alto, perché quello non è
il soffitto, ma il pavimento, e io ci sto sotto. I tuoi passi sono assordanti,
signore.
RACO Un canto funebre si addice a un funerale. Sei d’accordo, indisponente
figlio di donnaccia bugiardo e ribelle?
AMIR Che cosa ho fatto?
RACO Volevi un’arma?
AMIR Che cosa vuoi da me?
RACO Per quale motivo volevi una pistola?
AMIR Io non parlo con il nemico.
RACO La risposta è facile: per ammazzarmi.
AMIR Perché te la prendi con me?
RACO Volevi spararmi alla schiena. I bambini sono infidi e immorali.
AMIR Ti sparo in mezzo agli occhi, così vedi la pallottola correre da te.
RACO Non ce l’hai il coraggio di affrontarmi.
AMIR Io sono un combattente.
RACO Sei un bastardo di strada, nato per essere soppresso.
AMIR Siete voi i bastardi. Spero che vi ammazzino tutti e che prima vi
torturino. Spero che lascino i corpi a marcire e che i corvi vi cavino gli occhi
e che i cani vi spolpino le ossa. Spero che ammazzino i tuoi figli, tua madre,
tuo padre... Spero che i soldati si divertano con tua moglie. Spero che le
taglino il naso, gli orecchi, le mani e i piedi. Spero che la tua casa bruci e
che il tuo gatto finisca in padella. Spero che il nome della tua famiglia venga
scritto sul pavimento di una latrina e mi piacerebbe essere il primo a pisciarci
sopra. Spero tutto questo e niente altro, perché altro non è avanzato.
RACO Amen.
MELA L’hai ucciso.
RACO Era già morto.
STILO Amir!
MELA Gli hai sparato con indifferenza.
RACO No, con piacere intenso.
STILO Amir! Posso avvicinarmi, signore?
MELA Era solo uno sbruffone.
RACO Un combattente, l’ha detto lui stesso.
MELA Tu uccidi i bambini.
RACO Mi rilassa.
STILO È morto, signore. Posso chiudergli gli occhi? Sta fissando il soffitto, ma
non c’è niente làssù. Forse fissa un ricordo.
RACO Inginocchiati e recita una preghiera per lui.
STILO Sì, signore.
RACO Bel quadretto.
MELA Io non sono una combattente e non ho intenzione di provocarti. Se mi lasci
libera, ti posso essere utile.
RACO Ci tieni tanto?
MELA Sì.
RACO Che cosa intendi fare della tua vita?
MELA Ho un sogno.
RACO Non è un motivo valido per vivere.
MELA Mi accontento.
RACO Ti accontenti anche di me?
MELA Mi accontento.
RACO Per non diventare come lui?
MELA Non voglio nemmeno guardarlo.
RACO È solo morto. Era tuo amico?
MELA Io non ho amici.
RACO Faccio portare via il cadavere del bastardo, ma solo per gentilezza verso
di te, ricordalo. Tu, prendi il sacco di carne e seguimi.
MELA Portami con te.
RACO Se ti chiedo di accucciarti ai miei piedi, lo fai?
MELA Faccio di tutto, per mettere in salvo la speranza. È ancora bambina, ha
bisogno di tempo per crescere.
RACO Possiamo giocare, io e te.
MELA Andiamo a giocare.
RACO Però devi stare zitta. Quando non c’è niente da dire, è meglio tacere.
Riesci a stare zitta?
MELA Riesco a fare tutto quello che voglio. E anche quello che non voglio.
LAIA Lui se ne va, io resto. Non sembra una cosa ben fatta. Devo morire, per
andarmene da qui? Posso anche farlo, ma non voglio finire nella fossa. È
detestabile stare vicino ai vivi, come si può tollerare la compagnia dei morti?
BORI Aiutatemi, per favore. Il sangue è un sipario sugli occhi. Vedo solo il
dolore.
STILO Bori! Che cosa ti è successo? Appoggiati a me.
BORI Le gambe singhiozzano. Tutto il corpo piange.
STILO Adagio. Un passo dopo l’altro.
BORI Non ho coscienza di quello che faccio. Sono fermo o sto camminando?
STILO Stai camminando.
BORI Il respiro è un corvo ingabbiato. Sbatte le ali furioso.
STILO Non agitarti. Ti guido io.
BORI Voglio sedermi. Il cuore ha un desiderio: abbracciare la terra e fermarsi.
Ma io intendo farlo riflettere.
STILO Sei pallido come il latte cagliato.
BORI Ne ho il sapore in bocca. Vorrei sputarlo fuori, con tutto il resto.
STILO Non so che cosa fare. Servono acqua e pezze per portare alla luce le
ferite sotto il sangue raggrumato.
BORI Lasciale rintanate sotto le croste. Se, oltre a sentirne gli spasimi, le
devo anche vedere... lo smarrimento abbatte l’argine delle lacrime.
STILO Allora, piangi.
BORI Non posso. Quello che ho avuto, io stesso l’ho cercato.
STILO Soffri?
BORI Molto, ma per un tempo breve. Il dolore finirà con me.
STILO Sei comodo?
BORI Non ancora. Mi manca la tua mano... Posso averla?
STILO Stringila con forza, non mi fai male.
BORI Stai qui, ti prego.
STILO Sì, ti faccio compagnia, ma tu non parlare. Riposati.
BORI Ora che ho tante cose da dire? Ora che so quali cose dire? Ora che so
scegliere tra le parole? Nel poco tempo che mi resta, voglio dire quello che
avrei dovuto dire prima. Ho taciuto durante una vita, parlerò in una morte che
assaporo attimo per attimo. Stilo, mi sei amico? Ma certo. Tu sai volere bene. E
Amir?
STILO L’hanno ucciso.
BORI Mela?
STILO Ha seguito l’assassino.
BORI Povera Mela.
STILO Non pensarci. Vuoi che ti racconti una storia?
LAIA È uno dei bambini vestiti di rosso? Mi fate fare la sua conoscenza? Forse è
meno scostante dei miei compagni di bara e potrebbe gradire che mi esibisca.
Bambino, ti piacerebbe vedermi danzare o sentirmi cantare?
STILO Non vedi che non sta bene?
BORI Non mandarla via. Avvicinati, se la mia vista non ti spaventa.
LAIA Il rosso è il colore della vita, ma tu non sembri contento. Qualcosa ti
rattrista?
BORI I motivi della mia tristezza sono talmente ingarbugliati che non so più
riconoscerli.
LAIA Questo luogo è orribile. I due signori sono cattivi. Nessuno viene ad
aprire la porta e voi morite. Ecco, tutto è semplice.
STILO Non devi parlare di morte.
LAIA Volete che danzi? Che canti? Che reciti? In un caso o nell’altro, non si fa
che parlare di morte.
BORI Danza, ti prego.
LAIA Dovete immaginare la musica, ma non è difficile. Ognuno la porta dentro di
sé. Ma danzate anche voi. Danzate tutti. Anche voi, signori.
RACO Non sono mai stato tanto imbarazzato.
DRAGO Te la cavi bene, considerando la mancanza di allenamento.
ROCO In tutta la mia vita è la prima volta che ballo.
DRAGO Non lo trovi piacevole?
RACO Lo trovo stupido. Io non volevo stare abbracciato a te! Ma non si ripeterà
mai più. Chiaro?
DRAGO La tua reazione mi sconcerta. Ho avuto l’impressione che ti piacesse.
RACO Drago, non mi si prende in giro su questi argomenti.
DRAGO Quali argomenti, scusa?
RACO Io non sono come te.
DRAGO Come me?
RACO Non fingere di non capire. Io non vado con gli uomini.
DRAGO Raco, mi vuoi offendere? Io vado con i bambini, non con gli uomini.
RACO Tu puoi fare quello che ti pare, ma non pensare che noi due siamo uguali.
DRAGO Ci sarebbe da discutere su quello che dici, ma sei troppo alterato. Se in
qualche modo ti ho offeso, perdonami. Non era mia intenzione.
RACO Così va meglio.
DRAGO Ora va’ o occuparti dei tuoi affari, che io mi occupo dei miei. Una
differenza tra noi due proprio non ce la vedo.
Tu, bambino caro... non capisco perché te ne sei scappato via. Nostalgia dei
tuoi amichetti? Vieni, di là ho il necessario per curarti.
BORI Preferisco stare con gli amici, signore.
DRAGO Le ferite si infettano. Qui è tutto sporco.
BORI Ci pensa Stilo, se gli dai l’acqua e le bende.
DRAGO Sciocco, non ha esperienza.
STILO Sono solo graffi, signore. So come si curano.
DRAGO Graffi profondi come artigliate di tigre. Non fare i capricci, bambino.
Saluta il tuo amichetto. Può succedere che non vi incontriate mai più. Chi
conosce i capricci del destino? Voi meno degli altri.
BORI Ti prego, signore, lasciami qui.
DRAGO Ti curo con il sale e con l’aceto, così le ferite si affrettano a
diventare cicatrici. Sulla pelle fioriscono i graffiti di una storia
appassionante. Ti torco gli arti per saldare le fratture, così il tuo corpo
assume storpiature mirabili. Pensi che il tuo amichetto sia in grado di fare
tutto questo?
BORI Non voglio venire con te.
DRAGO Guardami in faccia. Negli occhi. Dritto negli occhi.
STILO Non è pericoloso muoverlo, signore?
DRAGO Sei per caso un dottore, tu?
STILO Lo veglio giorno e notte, se necessario.
DRAGO Ti rendi conto della gravità di queste ferite? Povero bambino, raccontami
quanto soffri. Raccontami la tua sofferenza. Gemi il tuo dolore. Esprimilo con
aggettivi appropriati: lancinante, devastante, lacerante, disperante...
BORI Ora mi sento meglio, signore.
DRAGO Stenti a parlare. Sei dimagrito, la carne si scioglie in sangue. Ti porto
in braccio, come si conviene a una vittima sacrificale.
BORI Stilo, non lasciare che mi tocchi. Io non ho mai fatto niente per te, ma tu
fa tutto per me. Non lasciare che questo demonio mi trascini nel suo inferno.
Non posso piangere, ma sto annegando nelle lacrime.
STILO Se non vuole venire, signore, lascialo qui.
DRAGO Non vuoi venire con me, Bori?
BORI Non voglio.
DRAGO Ahi ahi ahi. Sono costretto a uccidere il tuo amico. Esercita una
cattivissima influenza su di te.
BORI Stilo non ha colpa.
DRAGO Ecco... lo uccido.
BORI No... ti supplico!
DRAGO Non vuoi che lo uccida?
BORI Lascialo vivere.
DRAGO Allora vieni con me?
BORI Perché non posso restare qui? Ti prego!
DRAGO Lo uccido.
BORI Non ucciderlo!
DRAGO Sei fortunato ad avere un amico come Bori. Andiamo, Bori? Saluta per
sempre il tuo amico premuroso.
STILO Non è giusto!
DRAGO Dillo al muro. Ti ascolta più il muro che un uomo sensibile come me.
STILO Lo dico a te, signore. Non è giusto!
BORI Avevi detto che non lo uccidevi. Lo avevi promesso!
DRAGO Scherzavo.
BORI Non hai mantenuto la parola.
DRAGO Le parole sono volubili.
BORI E adesso mi porti via?
DRAGO Sei il mio bambino.
BORI Mi fai soffrire ancora?
DRAGO Solo il necessario per curarti le ferite.
BORI Ho paura.
DRAGO Mi fa piacere che tu sia rispettoso.
BORI Fa’ morire anche me. No, scusa. Non volevo dire questo.
DRAGO Scuse accettate. Sei un bambino. Non sai che cosa vuoi davvero. Hai
bisogno di un papà.
BORI Laia, aiutami!
DRAGO Sono io il tuo soccorso. Ti offro cure, cibo e bevande. Senza di me sei un
bambino di strada. Accanto a me diventi l’ospite più importante della festa.
BORI Laia!
LAIA Laia ha la testa al posto dei piedi e i piedi non hanno bocca per
rispondere. Laia non ha parole. Solo suoni di cui non capisce il significato.
Non fate domande a Laia, perché non ha risposte.
RACO Drago! Lascia ogni cosa e vieni di là! E tu, bambina, aspettami qui.
DRAGO Aspettami anche tu, bambino. Quando torno, voglio trovarti sorridente.
Uscendo, porto via il tuo amichetto, così pensi solo a me. Sono molto geloso,
io. Imparalo in fretta.
LAIA Vuoi che riprenda a danzare?
BORI Canta una canzone triste.
LAIA Tutte le mie canzoni sono tristi.
BORI Canta, ti prego.
MELA Fanno i preparativi per scappare. I soldati si stanno avvicinando.
BORI Se ne vanno? E noi?
MELA Non chiedermelo.
BORI Ha ucciso Stilo per colpa mia.
MELA Noi non abbiamo colpe.
BORI Guarda che cosa mi ha fatto.
MELA Le tue sofferenze sono le mie, anche se il mio corpo sembra intatto. È
riuscito a ferirlo dal di dentro. Non ho più un cuore, ma un anfratto.
BORI Però siamo vivi.
MELA Non parliamo di questo.
BORI Manca Amir. Dov’è Amir?
MELA Mancherà per sempre.
BORI E noi?
MELA Forse abbiamo una speranza. Posso fidarmi di te?
BORI Come di te stessa.
MELA La risposta è ambigua, perché io non sono più l’amica di me stessa.
BORI Che cosa vuoi fare?
MELA Guarda.
BORI Un coltello. Ma non ha che poche dita di lama. Come noi, anche lui è
impotente contro gli orchi.
MELA Ma se mi aiuti...
BORI Non ho più un corpo. Ho perso la furbizia e l’opportunismo che mi hanno
sempre tenuto in vita. In me c’è solo paura.
MELA Mi aiuti?
BORI Abbassa la voce. Non voglio essere coinvolto.
MELA Morire non è la cosa peggiore.
BORI Ma è la più facile e io voglio vivere.
MELA Quando Drago torna, riprende a torturarti. Come puoi desiderare di vivere
così? Quanto tempo puoi resistere? È questo che vuoi?
BORI Forse prima o poi si stanca. O forse prova pietà. O forse mi si affeziona.
Forse mi lascia libero.
MELA Ti chiedo solo di attirare la loro attenzione. Fa’ in modo che mi voltino
le spalle. Ti chiedo solo questo. Per favore.
BORI Sei piccola e fragile.
MELA La rabbia che ho dentro basta per un branco di lupi.
BORI I lupi sono animali miti e misericordiosi.
MELA Uccidiamoli, Bori. Uccidiamoli!
BORI Non so se temo di più la loro ferocia o la tua audacia.
MELA Non voglio che il fiato di Raco entri nei miei incubi. Non voglio
portarmelo dentro durante la fuga.
BORI Scappi?
MELA Non ho mai fatto altro.
BORI E io?
MELA Facciamo un tratto di strada insieme, poi tu vai dove vuoi.
BORI E dove vado?
MELA Questo devi saperlo tu.
BORI Ho bisogno di te, ma non voglio essere complice della mia morte.
MELA Respira a fondo.
BORI Con quale respiro? Me l’ha rubato Drago.
MELA Maledetto lui, maledetto Raco, maledetti quelli come loro che schiacciano
sotto i piedi la vita degli altri!
LAIA Non vi sembra che questa giornata sia troppo lunga? Sono in attesa del
tramonto, ma la sera imprigiona la luce. La tinge di rosso. Il cielo è tutto
rosso. Da un orizzonte all’altro. Dalla linea di terra al cosmo.
DRAGO Hai detto bene, bambina pazza. La beatitudine del crepuscolo è durata
oltre il lecito. È tempo di mettersi in viaggio verso le tenebre.
RACO Quello è storpio. Resta qui.
DRAGO Il mio bambino?
RACO È un inciampo.
DRAGO Tu con lei e io da solo?
BORI Se Mela mi aiuta, posso camminare e sono certo che guarisco presto.
RACO Dimostraci la tua buona volontà. Mettiti in piedi e fa’ tre passi.
BORI Le gambe non mi sorreggono. Ma è una difficoltà temporanea, dovuta
all’emozione.
RACO Io gli sparo. Porta male accompagnarsi agli storpi.
DRAGO Per equità, dovremmo sparare anche a lei.
RACO Spariamo anche a lei.
DRAGO Sei senza cuore, Raco. Ogni volta che doni amore a qualcuno, gli rubi la
vita.
RACO Proprio tu dici così.
BORI Attenti! Ha un coltello! Io non c’entro niente con lei!
RACO Cagna. Dopo le attenzioni che le ho dedicato.
DRAGO In futuro sei pregato di scegliere con maggiore prudenza le tue amanti. Mi
ha graffiato il braccio e, se tu non avessi sparato, la lama avrebbe proseguito
la sua fuga verso il cuore.
RACO È stato un tentativo infantile. Da sputarci sopra.
BORI Guardate, riesco a stare in piedi. Vi ho dimostrato che potete fidarvi.
Faccio tutto quello che volete.
DRAGO Bambino mio, apprezzo la tua generosità, ma sei privo di senso pratico.
Sei malandato. Che piacere posso trarre da un corpo sfregiato?
RACO Gli storpi chiamano disgrazie.
BORI Guarisco presto.
DRAGO Non si guarisce dalla corruzione.
BORI Vi sono fedele.
DRAGO Ah, bambino. Chi tradisce è traditore.
BORI Uccidete anche me?
DRAGO Piccolo mio, tu sei già morto.
RACO E la strega?
DRAGO Uccidila, se vuoi.
RACO Non mi va. Porta male ammazzare i matti.
DRAGO Allora non c’è altro. Affrettiamoci, prima che i soldati arrivino e ci
chiedano conto dell’ecatombe di bambini. Che abbaglio, quella montagna di
colore!
RACO E se ci segue?
DRAGO Le spari alle gambe.
RACO Perché non le spari tu... subito?
DRAGO Dobbiamo andare.
RACO Spero di non ritrovarmela davanti di notte.
DRAGO Andiamo.
RACO Dove?
DRAGO In un posto civile.
BORI Uccidetemi, prima di andare. Non lasciatemi qui a morire da solo.
DRAGO Bambino, stai diventando inopportuno e noioso.
RACO Ti fa compagnia la matta, no? Potete cantare e ballare.
BORI Uccidetemi! Qualcosa di terribile mi tormenta. Non voglio più vivere con me
stesso. Uccidetemi, vi imploro.
RACO Non stai bene, qui? Sei al coperto e non ci sono pericoli. Puoi agonizzare
in tutta tranquillità.
DRAGO Se ti uccidessi, sarei un ingrato. Sapevi cucinare e non posso dire che tu
non sia stato fedele, almeno fino a quando non hai tradito l’unica persona che
poteva aiutarti. Ah, bambini scriteriati!
RACO Non hanno cura di se stessi, questi bambini bastardi.
DRAGO Dove andiamo, Raco?
RACO In un posto civile, hai detto.
DRAGO Laggiù vedo gente.
RACO Hanno l’apparenza di persone a modo.
DRAGO Allora uniamoci a loro.
RACO Sembra che ci aspettino.
DRAGO Ci battono le mani e ci gridano: bravi! Viviamo in un mondo strano, Raco.
LAIA La mia pazienza ha superato ogni limite. Non mi avete dato un cielo, un
prato, nemmeno un sorso di aria fresca. Come potete pretendere che rimanga in
questo luogo, dove tutto continua come sempre è stato? Signori, vengo con voi.
Allargo le ali, prendo un respiro profondo... Eccomi in volo sopra le vostre
teste. Non sono entusiasta della compagnia, perché siete persone cattive, ma non
ho scelta. Quelli che ho conosciuto sono morti. Ora canto qualcosa di triste.
BORI Tutti se ne vanno e chi resta non è vivo. Muoio nell’assenza. Morire non è
la cosa peggiore, ma morire nell’assenza con un dolore che mi crocifigge è
disumano. Quello che ho fatto non si cancella. Nessuno mi può perdonare. E io
posso farlo? Ma che valore ha perdonare se stessi? Non ho più pace. Voglio
morire in fretta, subito. Voglio chiudere gli occhi della coscienza. E poi,
forse, dormire senza sogni.
LAIA Arrivo, signori cattivi. Danzo nei vostri incubi prendendo a calci il
respiro. Vi strappo le palpebre affinché i vostri occhi mi vedano calpestare il
cuore. Danzo selvaggia e spietata. Voi piangete, signori. Danzo e canto la
vostra malvagità strillando nei vostri cervelli fino a farli scoppiare. Vi
racconto storie che vi fanno contorcere nel fango.
Non illudetevi di scappare. Io ero Laia e ora sono un vento di tempesta.