Avventure e disavventure amorose
Commedia brillante in tre atti unici
L’occasione;
La piccola appendice superflua;
Cose che accadono
di
Antonio Sapienza
La commedia è suddivisa in tre atti, singoli e completi, e trattano tutti l’argomento Amore.
Turi Lifo, febbraio 2019
L’occasione
Personaggi:
Elena, donna bella e affascinante
Giovanni, giovane attraente
Un cameriere
All’apertura della scena, si odono delle voci, provenienti dal probabile corridoio. “Noi siamo alla numero 21, a dopo” e un altro voce risponde “Ok Dario” ; poi si apre la porta comune ed entrano una donna e un uomo. Sono Giovanni, ventiseienne, ed Elena, trentenne.
Giovanni- (facendosi da parte e facendo entrare la donna, mente le parla confidenzialmente) La 21 è la terza camera a destra, questa è la 23. Prego.-
Elena- (in imbarazzo, guardandosi attorno) Grazie. Com’è buio.-
Giovanni- (premuroso) E già, Apro gli scuri…(va ad aprirli, poi girandosi) Fatto. Ecco, se me lo permette, vorrei dirle che…che…in somma…-
Elena- Non si scusi. Anch’io sono perplessa…-
Giovanni- Ecco. Sì, è la parola giusta: perplessi. Si! Insomma, ci troviamo in una situazione abbastanza imbarazzante, senza averne avuto … diciamo così, tutte le informazioni giuste. Mi sembra di capire. Ecco!-
Elena- Certamente. Io sono venuta per fare compagnia a mia sorella Gina, insomma, per parlare chiaro con lei- che è amico di Dario- solo per farle da copertura. Sa, il marito è gelosissimo, e se sapesse…-
Giovanni- Capisco. Ehm… io sono Giovanni. (tende la mano)-
Elena- Io Elena. (stringendo la mano)-
Giovanni – Ecco, Elena…io…io…beh, a me Dario mi aveva lasciato capire che...con lei…insomma, avremmo potuto fare l’amore…insomma …poi nella hall, con quella sicurezza che Dario sfoggia sempre…-
Elena- Già, nella hall…Me ne volevo andare via subito…poi t’ho visto…oh, scusi le ho dato del tu…-
Giovanni- … mi sta bene il tu, Elena…
Elena - … (annuendo con la testa) dicevo, ho visto che arrossivi, ho capito che sotto c’era qualcosa. Mi sei sembrato un bravo ragazzo…e, sempre per proteggere mia sorella, ho taciuto e ho accettato di salire qua, con te.-
Giovanni – E ti ringrazio. La tua fiducia mi commuove. Senti, dovremo aspettare almeno un paio d’ore prima che quei due (indica la porta) si stanchino. Che ne dici se ci mettessimo comodi e tentassimo, di far trascorrere il tempo… amichevolmente?-
Elena- Io direi di si…(si guardano attorno, poi si siedono l’una su una sedia, l’altro sulla sponda del letto)-
Giovanni- (indicando la porta da dove giungono i primi gemiti di godimento) Ecco, che velocità, comincia la danza…-
Elena- Quella è mia sorella, gode immensamente con Dario.-
Giovanni – Già… ma forse è Dario che riesce a farla godere così. (i gemiti diventano quasi urla).-
Elena- Mio Dio Gina è al settimo cielo…-
Giovanni- …(sornione) Dimmi la verità la stai invidiando?-
Elena- (imbarazzata) No, no, è che…è che insomma sono un portento quei due.-
Giovanni- (allentandosi il nodo alla cravatta) E se, putacaso, così per teorizzare… noi due… ci provassimo? (si alza e s’avvicina alla donna)-
Elena – Ehi, mica sono una puttana, sai?-
Giovanni- (facendo un passo indietro ) Dio me ne scansi! Scusa, scusa, scusa. (alza la mani in alto, come per arrendersi) Io non volevo offenderti! Volevo solo… sondare se c’era per noi una possibilità…-
Elena- ( tra se: Il tipo non è male, ha un certo fascino, ma mica posso buttarmi così , su due piedi, tra le sue braccia)… Giovanni, io capisco il tuo tentativo. Ma cerca di capire me. In una situazione simile, come posso fare? Posso farti, come se niente fosse, uno spogliarello propiziatorio? Insomma…sono una donna onesta…-
Giovanni- (prendendole la mano) Ma che dici? Io so di sicuro che sei una donna di alti valori morali… ma, ci sono certi casi in cui… ecco, il diavolo ci mette la coda…e per noi il diavolo è Dario.-
Elena- (ridendo) Povero Dario, adesso oltre che grande amante è anche un diavolo…-
Giovanni- Certo… Dario…è risaputo…-
Elena- Non credo che sia tanto famoso in tal senso, ma, evidentemente, con mia sorella…-
Giovanni- 8incuriosito) Tua sorella? Te ne ha parlato? E allora dimmi.-
Elena- Mih, ma sei un curiosone…Cosa vuoi, tra sorelle si parla, ci si confida, si racconta…-
Giovanni- …e tua sorella ti avrebbe detto…-
Elena- … che Dario ha un modo garbato d’iniziare, ma diventa una furia dopo. Insomma, Giovanni, il tuo amico la fa impazzire di piacere. Eppoi Gina mi ha confidato che, con lui, ogni volta, ha una decina di orgasmi …-
Giovanni- … in una notte?-
Elena- No, a ogni incontro, chiamiamolo clandestino, di qualche ora, come questo…(si riode gemere e poi urlare).-
Giovanni- (udendo) All’anima, gli sono amico di Dario da tempo, ma non sapevo di questa…sua grande virtù.-
Elena- E, allora, come credi che abbia conquistato Gina?-
Giovanni- (tra se) E ora sono nei guai. Ma come farò, eventualmente, ad essere bravo come Dario, con Elena? (poi a Elena) Elena, siccome io non mi sento all’altezza di Dario, e non oso… insomma, non oso nemmeno pensarlo, ma, ciononostante, sarei propenso di…di prenderci anche noi una chance…chissà se…che ne dici?-
Elena- ( tra se) Ora ci siamo…(poi a Giovanni) Dico che quei gemiti mi hanno un po’, insomma, un po’ eccitata…Vai a socchiudere le imposte…-
Giovanni – (si precipita ad eseguire) Fatto!-
Elena- (tra se) E adesso, divertiamoci un po’) …E ora, girati per favore…-
Giovanni- (c.s.) Fatto!-
Elena- (facendo la flessuosa e girando per la stanza) Anzi, chiudi gli occhi.-
Giovanni – (cs) Fatto!-
Elena- (Inizia a spogliarsi, poi si sentono delle voci concitate provenienti dal corridoio e si blocca) Cosa succede?-
Giovanni- (mettendosi in ascolto) Sembra un litigio.-
Elena- Sono Dario e Gina?-
Giovanni- No, no. La voce dell’uomo non è quella di Dario…-
Elena- (ponendosi all’ascolto) E la voce di donna non è quella di Gina.-
Giovanni- (ascoltando) Sembrerebbe che una coppia sia stata sorpresa da un uomo… forse il marito di lei…-
Elena- (rabbrividendo) Madonna.-
Giovanni – Adesso sono più calmi. Stanno discutendo.-
Elena- Discutendo?-
Giovanni- Si, ma forse si stanno chiarendo… probabilmente non era una questione di corna,(accorgendosi che Elena lo guarda sorpresa) oh scusa.-
Elena- Ma ti pare. Comunque meno male, pensavo che ci scappasse qualche …-
Giovanni- …qualche?-
Elena- Sì, pensavo che ci potesse scappare il morto! (breve pausa) Certo, se fosse stato mio cognato...-
Giovanni- Cosa tuo cognato? –
Elena- (tra se: Ora mi diverto un pochino) …Eh… caro mio, lui è capace di tutto!
Giovanni (allarmato) Davvero?-
Elena- Certamente! Secondo te, come reagisce un uomo tradito?-
Giovanni- Beh, ci sono modi urbani di dirimere le questioni.-
Elena- Si, ma non rientrano nelle sue, diciamo, teorie sull’onore. Tu non conosci mio cognato.-
Giovanni- E’ … è…un violento?-
Elena- Già. Ma, oltre che violento è un macellaio!-
Giovanni- Macellaio…tanto…per dire?-
Elena- No, tanto per fare. E’ macellaio di professione.-
Giovanni- Elena tu non sei sposata, vero?-
Elena- No, non temere, sono nubilissima.-
Giovanni- (sospirando di sollievo) Meno male.-
Elena- Ed ora, con questo fuori programma, s’è rotta l’atmosfera…-
Giovanni- …e noi la ricostruiremo. (s’avvicina alla donna).-
Elena- Alt! Ti devi girare e chiudere gli occhi.-
Giovanni- Fatto!-
Elena- (intanto che si toglie la giacca del tailleur) E dimmi, tu cosa fai nella vita?-
Giovanni- Sono impiegato in una ditta di import-export.-
Elena- E Dario?-
Giovanni- Dario è il mio titolare.-
Elena- E siete amici? E da quando?-
Giovanni- Beh, volendo considerare, proprio amici amici non siano… Da quando? Da quando mi ha assunto, tre anni fa.-
Elena- Ah.-
Giovanni- Insomma, mi onora della sua amicizia…beh, gli faccio da valletto, ecco tutto.-
Elena- (fermandosi) Valletto? Non sarai omosessuale?-
Giovanni- E cosa c’entra questo! Faccio il valletto nel senso che lo accompagno qua, o là, dove lui ne ha bisogno… come in questo caso. (Breve pausa) Stamani, per esempio, mi ha chiamato nel suo ufficio e mi ha detto:… “Giovanni, oggi ho bisogno di una persona fidata e discreta, come te…” E io gli ho risposto: Su di me puoi sempre contare, lo sai. e lui “ …appunto perché lo so ti ho assunto e di ho dato la mia amicizia…” ed io: Dimmi cosa devo fare? E lui” Dovresti venire con me a Beneriz, a coprirmi le spalle” Ehi, gli ho risposto, non ci saranno guai? E lui:…“macchè guai, tu dovrai tenere compagnia ad una signorina, la sorella della mia amichetta, la quale senza la sua compagnia non potrebbe incontrarmi senza insospettite il proprio marito geloso...” Ed, io: Bene, conta su di me. (pausa) Ma vedi, da come mi disse: Tenere compagnia, beh, mi solleticò un po’ l’aspettativa di una… avventura…-
Elena- Ah, quindi tu ci contavi da prima.-
Giovanni- Macchè, solo piccole fantasticherie, niente di reale.-
Elena- Ti credo. Dai, stai sereno. Riprendiamo (inizia a spogliarsi guardata da Giovanni che si è spostato la benda, con gli occhi infoiati).
Intanto inizia di nuovo la carrellata di sospiri, lamenti, gridolini e poi un urlo di Dario.
Elena- Hanno avuto l’orgasmo multipolo!-
Giovanni- (tra se) Ed io devo ancora iniziare…ma ride bene chi ride ultimo.-
Elena, in sottoveste. si stende sul letto, ma quando Giovanni gli si china sopra ella si scansa.
Giovanni- Ma cosa ti prende?-
Elena- Non sono pronta! Mi dispiace! Mi sembra una forzatura. Insomma mi sembrava impossibile…è…è… come prostituirsi. Abbi pazienza…-
Giovanni- Ma certo, certo carissima, ti capisco. Prenditi tutto il tempo che ti serve. ( tra se) e speriamo che si decida presto, io mica sono di sasso (guardandosi l’inguine).-
Elena- Intanto parlami di te?-
Giovanni- (tra se) Pure questo? (poi a Elena) Ho ventisei anni, sono laureato in scienze politiche, e scapolo per scelta. Non ho una ragazza, guadagno discretamente e non sono gay. (poi di getto, quasi supplicandola) E adesso vorrei fare l’amore, se non ti dispiace.-
Elena- Ehi, che fretta! Aspetta, lasciami ricaricare…-
Giovanni- ( tra se) Si ricarica sentendo i gemiti e le urla della sorella. E io? Io sono già carico a mille! ( poi a Elena) E se procedessimo coi preliminari, tanto per scioglierti…-
Elena- E come vorresti iniziare? Coi baci? –
Giovanni- Mi sembrerebbe giusto…-
Elena- Si, certo, se fossimo innamorati…-
Giovanni – (andiamo bene) Beh, certamente…ma si potrebbe magari provarci, no?-
Elena- (facendo la tragica) Non me ne parlare! Io bacio solo l’uomo che amo.-
Giovanni- (tra se) La strozzerei! (poi a Elena) E allori suggerisci tu.-
Elena- (tra se) Certo, ora devo cedere. In fondo, non vedo l’ora (poi a Giovanni)…Vediamo, vediamo, magari… si, certo. Che ne dici balliamo?-
Giovanni- Senza musica?-
Elena- Canticchia tu qualcosa.-
Giovanni- Sono stonato. Perché non provi tu?-
Elena- Vuoi che sia la dama a condurre le danze? Ma dai, sforzati.-
Giovanni-( tre se, facendole il verso) Dai sforzati. (poi a Elena) Ci posso provare. Vieni qui vicino a me, mia damigella. (la pende per mano e per farle fare una giravolta).-
Elena- Ma dai. Come si puoi fare il poetico con io in sottoveste e tu in mutande?-
Giovanni- Non sarà romantico, ma è eccitante.-
Elena- Per te. Aspetta, mi metto il vestito; tu almeno mettiti i pantaloni.-
Giovanni- (tra se) Io a questa la strozzo. (sta per mettersi i pantaloni, quando bussano alla porta con decisione) Accidenti, chi sarà? ( a bassa voce)-
Elena- Basta aprire.(cs)-
Giovanni- E se fosse il…macellaio?(cs)-
Elena- Avrebbe bussato alla 21, non credi? (cs)-
Giovanni- E se ha sbagliato? Io non apro (cs).-
Ribussano ancora. Elena s’infila sotto le lenzuola e si copre anche la testa. Giovanni tenta di mettersi sotto il letto. Elena cerca di bloccarlo col braccio fuori dalle lenzuola e, intanto, con dito indica la porta.
Elena- Apri lentamente.-
Giovanni- (senza uscire da sotto il letto, alza il braccio e col dito dice di no) Io non apro.-
Elena- Ma che razza di uomo sei?-
Giovanni- Sono un uomo che ci tiene alla propria pelle. (poi, con un moto d’orgoglio, esce da sotto il letto, tentando di ricomporsi, facendo l’eroe) Benissimo! L’hai voluto! Vado ad aprire! Che sarà mai! (poi tra se) … e speriamo bene.-
Elena- (da sotto il lenzuolo) Bravissimo!-
Giovanni- Avan…ti.-
La porta si apre e compare un cameriere che spinge un carrello con sopra una bottiglia di champagne, due calici e qualche tartina.
Cameriere- (vedendo Giovanni in mutande lo guarda con sufficienza) Coi saluti del signore della camera ventuno. Stappo?-
Giovanni- (accorgendosi solo ora che è in mutande, tende d’essere disinvolto) Cercavo… cercavo…ah, ecco l’ho trovato (mostra un fogliettino trovato per caso). Stappi, stappi pure.-
Il cameriere esegue. Versa nei calici e, poi lentamente, con sguardo indignato, esce.
Giovanni- (esultando) Ed ecco il preambolo che ci piove dal cielo. (prende i due calici, ne offre uno a Elena e si appresta a fare il brindisi).-
Elena- (prendendo il calice) Alla tua.-
Giovanni- Alla nostra nuova amicizia ;(tra se) …e speriamo che questa sia la volta buona.-
Elena- (finendo di bere, si tuffa nelle tartine) Le tartine! Buonissime… anche i dessert, ma che galanteria d’uomo quel Dario. Tieni, prendi anche tu, Giovanni (lo imbocca).-
Giovanni- (Malvolentieri mangiucchia qualcosa, poi tra se) Ho capito, qui non si scopa.-
Elena- Cosa hai detto?-
Giovanni- Io non ho detto nulla, il mio super ego ha detto: qui non si scopa.-
Elena- Il tuo super ego e un pochetto supervolgare.-
Giovanni- Cosa avrebbe dovuto dire?: Qui non si copula? Oppure non si coita? Non ci si accoppia? E il risultato quale sarebbe? Sempre quello: Qui si va in bianco. (fa il broncio).-
Elena- Suvvia, vieni, balliamo e tu dai, prova a canticchiare…-
Giovanni- (canticchia una canzone degli anni quaranta) Ma l’amore no, l’amore mio non può…-
Elena- Ma cosa vai cantando? Che roba è?-
Giovanni- E’ una canzone vecchia, la canticchiava mio padre quando voleva fare l’amore con mamma. Mi sembrava adatta.-
Elena- Va bene, dai, continuiamo.(i due ballano il ballo del mattone, Elena, sembra sciogliersi, mentre Giovanni fa muovere sapientemente le sue mani sul corpo della donna)-
S’ode un forte rumore.
Elena- (soprassaltando spaventata) Che sarà mai?-
Giovanni- (mettendosi in ascolto) Niente! E solamente Dario che è caduto dal letto.-
Elena- ( facendo il broncio) Anche questo ci voleva.-
Giovanni- (sta per riprendere a ballare, poi stizzito s’allontana dalla donna) Basta! Basta…s’è rotto l’incantesimo…(guardandosi l’inguine) Vedi? Vedi? Non risponde!-
Elena- (sciogliendosi e ridendo) Poverino, si sarà appassito…-
Giovanni- Certo, a furia d’aspettare…poi quel rumoraccio…-
Elena- (maliziosa) Ehi, non sarà per caso paura del macellaio che te l’ha fatto…morire?-
Giovanni- Io? Paura? E cosa c’entro io col tuo macellaio?-
Elena- (sorniona) C’entri, c’entri…-
Giovanni- Ma che fai deliri? E come ci dovrei entrare, vediamo?-
Elena- (facendo la misteriosa) Beh, tanto per parlare: e se il macellaio avesse a che fare con noi due?-
Giovanni- Bum! Assurdità!-
Elena- Lo dici tu.-
Giovanni- Perché tu no?-
Elena- Io si! Anzi probabile.-
Giovanni- Mi vuoi forse spaventare?-
Elena- Io? Giammai.-
Giovanni- E allora perché fai queste supposizioni?-
Elena- Perché lui ha qualcosa a che fare con me.-
Giovanni- Con te? E perchè?-
Elena- Perché è il mio amante!-
Giovanni resta fulminato, tenta di parlare ma non gli esce la voce. Gesticola come se facesse un discorso, poi, come posseduto, si veste rapidamente – sbagliando gli indumenti e mettendosi addosso qualcosa deli vestiti di Elena. Poi, ci rinunzia e si accascia sul letto.
Giovanni- E ora che faccio? Fuggo, scappo, o sgattaiolo via? (poi come se ci ripensasse, alzandosi e andando verso Elena) Aspetta, aspetta. E dimmi, questo specie di giustiziere dei mariti cornuti, come saprebbe che siano qui?-
Elena- (tranquillamente) In un certo modo glielo avrei lasciato, intendere io.-
Giovanni- Tu? Ma dai.-
Elena- Io, perché non credi?-
Giovanni- Certo che non posso crederci! E ch’è, tradiresti tua sorella?-
Elena- No, metto solamente le cose a posto: Lui la coglie sul fatto, ottiene il divorzio, mia sorella si consola con Dario, e quello sposa me, come promesso. Come vedi tutto fila, no?-
Giovanni- No che non fila. A parte che chi crede alle promesse dei mariti infedeli è un’ingenua! E tu non lo sei. Eppoi chi ti dice che il macellaio violento non fa carneficina? Ammazza tua sorella e Dario, poi entra qui, ci trova insieme, e ammazza me… anzi, prima te e poi me.-
Elena- Anche Me? Ma che dici?-
Giovanni- Dico che tu, essendo la sua amante, e credendo che tu gli fai le corna con me, lui si sentirebbe due volte cornuto. Ergo: Ci massacra!-
Elena- Mih, non ci avevo pensato… e ora?-
Giovanni- Ora cosa?-
Elena- Ora che facciamo?-
Giovanni- Che facciamo? (riflessivo, poi, risoluto, esulta) Ecco cosa facciamo! (con calma e scandendo le parole) Facciamo che, morto per morto, morirò col mio piacere. ( si stende sul letto, poi, assumendo un cipiglio autoritario) Vieni a letto!-
Elena- (tra se) Finalmente! (poi a Giovanni timidamente, quasi per fargli credere una ultima resistenza) Senza preamboli?-
Giovanni- (come sopra) Non c’è tempo, svelta! Vieni!-
Elena- E l’imposta?-
Giovanni- Chiudila tu!-
Buio. Voce dei due.
Giovanni- Dai, baciami! Ancora! Più dolcemente! Ecco, via così?-
Elena- Non farmi del male, mio signore. Come sei maschio! Come sei autoritario! Comandami! Ecco, sono la tua serva! La tua schiava! Oddio, oddio, che bello, che bello, dai, dai, fuoco! Fuoco, Fuocooo! Settimo cielo eccomiii!!!-
Suona il telefonino. Risponde Elena. Lieve chiarore del telefonino in scena.
Elena- Pronto? Dimmi. Ah, ciao Nuto…Si, già, ero io che ti dovevo chiamare, lo so. No, è che c’è stato un equivoco. Si, uno sbaglio. Stai sereno, è tutto ok…. Certo... guarda, tua moglie è una santa. No, macchè albergo d’Egitto! Siamo in un mercatino… si… stiamo vedendo e assaporando tante cose belle… si, in questa bancarella ci sono degli oggettini bellissimi… in ceramica e no…si, c’è una conchiglia, e sai? Un giovane la sta esplorando… e quasi sente l’umore d’amare, cioè volevo dire il rumore del mare, poi, guarda (con meraviglia) ci sono dei corni rossi in osso, i portafortuna napoletani…
S’odono, intanto, gridolini, mugolii, una serie di si, eppoi urla.-
…Chi grida? No, non è nulla, sono…sono due giovani innamorati che discutono: lei vuole qualcosa, dicendo si, si si, mentre lui tiene… duro. Ah, ecco, c’è anche un bel fungo in avorio, forse è un fermacarte… ed ha una strana forma, come se fosse…
Giovanni- …una mazza di tamburo…-
Elena – …di chi è la voce d’uomo? Ma del venditore, mi ha spiegato di che fungo si tratta, cioè di una mazza di tamburo, sai? è di squisita fattezza…lo sto tenendo in mano proprio adesso…che bello! ah, vorresti un regalino? Uno dei cornetti parta fortuna? si, ma certo… guarda, anche Gina te ne sta comprando uno, proprio adesso. Si, sarai contento: ti porteremo un bel paio di corna…rossi, certo. Stai tranquillo, lavora sereno. Cosa, cosa?… pagarlo? ma no, via non essere sciocco, è un mio omaggio, te lo do- come dice il poeta- con tutto il cor…Nuto. Ti proteggerà nei tuoi affari. A dopo. Ciao (chiude la comunicazione. Di nuovo buio in scena)-
Giovanni- Era il macellaio, no?-
Elena- Già, il tuo incubo.-
Giovanni- Del cavolo…ormai me ne strafrego di lui!-
Elena- Mio eroe! Vieni mio bel torello, che fa? Ricominciamo?-
La piccola appendice superflua
Personaggi:
Lilly, alberghiera e aspirante artista;
Mino…..Artista;
Prima dell’apertura del sipario, si udrà un uomo urlare. Quando il sipario si apre, Mino è già in piedi e tenta febbrilmente di alzare i pantaloni e infilarvi la camicia, e quindi di mettersi le scarpe. Tali movimenti possono essere fatti nel corso del dialogo susseguente. Lilly, una giovane donna si alza dal letto con addosso soltanto una lunga camicia e, inutilmente, fa cenno a Mino di tacere, d’abbassare almeno la voce, ma l’uomo è furioso. Si aggirava nella stanza come una belva e la guarda torvo come se la volesse strozzare.
Mino - Non è possibile! Dio mi sia testimone se non è possibile! Ma come hai potuto? Come hai osato? No! No tu mi hai fregato! Tu mi hai abbindolato vergognosamente. Capisci? Sono furioso solo per questo. Io...io credo di essere un uomo senza pregiudizi; credo che ciascuno abbia i suoi gusti e le sue necessità sessuali senza doversene vergognare: sono per il libero amore! Ma, appunto perché libero, vorrei essere anch’io liberissimo di scegliere con chi e come fare l’amore. Libero di decidere, se fare l’amore con …uno, con uno… come te, mi andasse a genio o no! E tu! E tu me lo dovevi dire prima chi eri!-
Lilly - Se ti calmi un poco tenterò di parlare anch’io.-
Mino – ( calmandosi) E parla, su, parla! Cos’hai da dire?-
Lilly – (ironica) Grazie per la concessione. ( poi determinata) Allora: Primo punto, quando parli con me non di azzardare mai più a urlare e a esprimerti in questo modo, così dispregiativo, e userai forme cortesi e al femminile e, se vuoi chiamarmi, mi chiamerai Lilly. Chiaro?
Secondo: io non ti ho fregato, ne ti ho mentito. Sei stato tu che non mi hai dato il tempo di parlarti, perché immediatamente, appena entrati, mi hai letteralmente, scaraventata sul letto. E cosa pretendevi, che fossi di ghiaccio? ( reazione di Mino per intervenire) Stai zitto e lasciamo finire…per favore. Allora: Mi sei piaciuto fin dal primo momento che ti ho conosciuto e quando, in Galleria, seduti sul quel divanetto parlavamo d’Arte, ma tu intendevi parlare d’amore, io, stoicamente, per raffreddarti, prendevo tempo parlandoti di poesia. Ricordi? –
Mino- (Mino annuendo) Ricordo, ricordo.-
Lilly- Si? Bene. Ora dimmi, uomo, quando avrei dovuto dirtelo? Forse proprio lì, in Galleria? Avrei dovuto prenderti da parte e dirti: sai, prima di parlare con me sappi che sono eccetera eccetera? Oppure durante quella splendida serata in pizzeria? Dovevo dirti: se vogliamo essere amici – come io sinceramente speravo in un primo momento – devi sapere che…; se no là, al lungomare, quando mi provocasti, mi stuzzicasti, mi eccitasti e mi facesti impazzire? e, quasi con la forza, ti facesti fare quello che feci? O qui! Dove non mi hai dato il tempo di svestirmi, che mi sei saltato subito addosso! Allora? Non parli? Non dici niente?-
Mino - E cosa dovrei dire? Che sono stato un energumeno assatanato? Si è vero, ho bruciato tutti i tempi. Ma mi facevi sangue, mi eccitavi fino al midollo, mi girava la testa quando stavo vicino a te…-
Lilly - …quando…stavi?-
Mino – (ammettendolo quasi a malincuore) No, no. Va’ bene! Volevo dire: Quando sto! Insomma, capiscimi, io… io non ho mai avuto esperienze simili. Normali nel suo genere, per carità –dico io – ma nuove per me. E… e non ho difficoltà ad ammettere che con te ho fatto l’amore in modo meraviglioso. Al lungomare, con quel rapporto orale, ti ho dato il mio corpo e tu mi l’hai restituito con l’anima. Ora credo che io abbia, forse, dei pregiudizi atavici – si, si, ne sono sicuro si tratta proprio di questo- ma capiscimi, Lilly, non me la sento di... d’avere una relazione con te. Ecco.-
Lilly - E chi ti ha chiesto di avere una relazione. Chi ti ha mai parlato di rapporti duraturi. Ti ho mai fatto pensare che potessimo diventare amanti? ( pausa di sofferenza ) Mino, te l’ho già detto, tu mi sei subito piaciuto come uomo e come artista. Ma, ti ripeto, mi sarei accontentata di esserti solamente amica. Ed essere tua amica, per una principiante nell’Arte come me, sarebbe stato il massimo del privilegio. Non volevo un’ avventura, non m’interessava. E te lo feci capire quando cercai di raffreddai i tuoi bollori quella sera stessa, come t’ho detto, in pizzeria… anche se con quella voce profonda, abissale, calda; con quel piedino, con gli occhi pieni di libidine latente eri irresistibile… Ma tu galoppavi già, mentre io appena appena iniziavo a trotterellare. E, comunque, trovai la forza di frenare gli eventi. E cos’altro era quella proposta che ti feci, dicendoti che ti avrei richiamato io, se non una possibilità di prendere tempo per riflettere? Ci pensai una settimana intera, prima di telefonarti: Ero indecisa, appunto, per questa tua possibile reazione. Mi chiedevo: dovrò parlargliene non al telefono, ma di presenza e certamente prima di… di… insomma… prima, al momento opportuno… o forse subito, appena arriva. Ma tutti questi buoni propositi saltarono in aria sconvolti dalla mia passione e dalla tua libidine- poche ore fa, in macchina, al lungomare- che poi ci ha portato in questa stanza, in quel letto. No, non ti ho voluto mentire, e non mi sono voluta approfittare di te, della tua sensualità. Mino, comprendimi bene: sono giovane e gli ormoni pressano, tu mi piaci, ma non ti amo! Io… io amo un altro.-
Mino – Un altro? E perché non stai con lui?-
Lilly – Perché… perché, sempre perché. Per qualsiasi cosa debbo dare sempre delle spiegazioni. Sono stanca! Mino, sono veramente stanca...(poi come per confessarsi) scusami… ( breve pausa) lui ha la stessa tua età e vive nella mia città… e ora sta con un’altra. Io quella città l’ho dovuto lasciare al termine dell’Alberghiero, per… insomma, per – diciamo – opportunità; e sono venuta qui, dove ho trovato impiego all’Hotel Excelsior, dove vengo rispettata da tutti …e anche protetta dal direttore… no, non pensare male è un vero amico e - se ti può proprio interessare - è gay.-
Mino- E intanto fremevi per quello, vero?-
Lilly- Già.-
Mino – (con tenerezza) Sei bella, giovanissima e già saggia e matura. Mi dispiace… molto. Lilly, devo andare, ma prima voglio che tu sappia… insomma, devo dirti, con sincerità che, quando in galleria vidi la tua opera, la esaminai criticamente, da competente, e mi piacque tantissimo: e mi accorsi, fra l’altro, che l’esecuzione era perfetta. (guardandola sorridente) Ero così intento a quell’esame che non mi accorsi che una bella ragazzina esile ed elegante come una cerbiatta, si era avvicinata e mi osservava abbastanza compiaciuta. (con una carezza repressa) T’ammirai subito. E quando ti chiesi se era tua l’opera bellissima che stavo ammirando e mi rispondesti di si, allora capii che ero un presenza di un vero genuino talento…eppoi, quando volli conoscere il motivo ispiratore - perché non si può dipingere quell’opera, se non si ha dentro una forte spinta emotiva…-
Lilly- …Ti risposi: Infatti c’è. Ma non gliela dico.-
Mino- (facendo finta d’essere contrariato) Mi lasciasti sbalordito da quella incosciente spigliatezza, così pensai di conoscerti meglio, e ti dissi: Senti ragazzina, mi piace questo lavoro, e tantissimo e hai anche una raffinatezza inusitata. Sei una vera sorpresa per me. Mi chiamo Mino.-
Lilly- Ed io Lilly. E sono contenta che il lavoro ti sia piaciuto…anche perché, penso, che tu sia un competente, un artista.-
Mino- Io lo sono un’artista, sono un pittore, ma anche tu lo sei.-
Lilly- Questo è il più bel complimento che io abbia mai fin qui ricevuto.-
Mino- Allora meriti un premio. Vieni ti offro la pizza. –
Lilly - (ricordando) E dopo, volesti il mio numero, ma ti dissi che mi sarei fatta viva io. E, dopo una settimana di riflessione, vinta dalla passione ti telefonai e prendemmo appuntamento al lungomare.-
Mino- …(fa un gesto con la mano come per dire: birichina) dove giungesti in ritardo e mi prendesti di sorpresa, alle sue spalle. (come un languido ricordo) Indossavi un leggero abitino che ti modellava il corpo scattante e ti rendeva assai seducente; quindi apristi la portiera, ti sedesti accanto a me, dandomi un bacino sulla bocca… ed io,(mettendosi le mani ai capelli) ed io-Madonna santa - a quel contatto dolce, caldo, conturbante, volli dare un immediato seguito. Ma tu sempre sorridente, parlavi, parlavi. Pazientemente aspettai il momento giusto, per iniziare le effusioni, ma tu continuavi a parlare d’Arte e di pittura. Volli baciarti, anche questa volta mi parlasti di poesia. Ed io fremevo spazientito ed eccitatissimo e…-
Lilly- … (languidamente) e mi mettesti il tuo membro fra le mai ed io rimasi come fulminata e per un momento non mossi un muscolo; poi, come presa da frenesia, te lo strinse forte forte, quindi lo palpeggiai e lo accarezzai chiamandolo coi nomignoli più vezzeggiativi. e me lo portai al petto. Poi mi chinai e iniziai massaggiarmi il collo fino alla nuca, quindi me lo portai alle guance, facendomi accarezzare, e, infine, lo baciai, e tu, con un inarcamento sapiente della schiena, e una leggera pressione, facesti si che… -
Mino- …(sognante) seguirono un immenso sospiro, un urlo represso, e un mugolio che si fusero dentro il piccolo abitacolo della vettura.(pausa) Ciò che era accaduto era stato un evento formidabile per entrambi. A me, molte volte, era capitato di fare l’amore in quel modo, ma mai mi era successo una sensazione come quella: cioè che, oltre al corpo, avesse goduto anche lo spirito. Era stato un incanto o un sogno, quella ragazza così sottile e fragile, così gentile e sensuale, che mi aveva fatto travasare la sua anima nel proprio corpo, restituendogliela inebriata, appagata, stanca e leggera?-
Lilly- Ed io ti guardavo, incantata, e sorridevo di gratitudine, e poi mi proponesti d’andare a cenare nel ristorante lì vicino, prima di venire qui, a casa mia...-
Mino – E successe il patratrac! Del quale, credimi, sono pentito. Ora spero che tu, col tuo concittadino potrai avere qualche speranza.-
Lilly – Si! la speranza ce l’ho, perché sono stata… insomma ho fatto con lui l’amore fino a sedici anni e so che mi voleva veramente bene. Adesso aspetto fiduciosa che gli passi l’infatuazione per quella…maliarda - lo conosco, lo conosco bene, è sensibile- si stancherà…-
Mino.- E chi lo sa?-
Lilly- Ehi! Come sarebbe?
Mino- (mettendo le mani avanti) Come non detto. Forse sono un po’ geloso. Ma sono sicuramente cattivo. -
Lilly – Fossero come te tutti i cattivi che ho incontrato. ( breve pausa) Ho sofferto tantissimo Mino, ma non mi sono mai arresa. Immagina: nelle mie condizioni, diciamo fisiche; in ambienti per me ostili; pensa, ho dovuto sopportare l’umiliazione della visita medica perché ero di leva e dovevo fare il militare. E fu una fortuna per me che il colonnello, conoscente di mia madre … ebbe… un sussulto di dignità, e buttandosi alle spalle le regola e la burocrazia, mi fece subito rivestire e mi dichiarò inidoneo per insufficienza toracica. E tutto ciò, insieme ad altre umiliazioni, (molto ironica) mi sono state elargite gratuitamente. Poi ero senza nessun sostegno morale, e… senza amore, ma con il libido tempestoso; immagina, come è stata dura la mia esistenza.
E certi falsi amici che volevano solo approfittarsi di me. Ma lasciamo perdere i cattivi momenti. Poi sei arrivato tu: frenesia dei sensi, ma senza vero amore - mi dispiace.-
Mino – (con tenerezza) Sei bellissima, giovanissima e…insomma…Oddio! Basta. Ti chiedo scusa Lilly… di tutto…( con imbarazzo) e sappi…che… insomma … sappi che con te, prima di… va’ bene, prima, ci sono stato veramente bene. Forse meglio che con qualunque altra donna, insomma, forse. Tiene duro, io ti avrò sempre nei miei pensieri. Mi dispiace… molto.-
Lilly – Spiace anche a me. ( Mino si volta) E stai tranquillo, terrò duro, so lottare. Anche contro la natura, la quale mi ha fatta psichicamente e fisicamente femmina in tutto, in tutto! – e tu lo sai bene! Ma ha commesso un solo errore: quei due centimetri di appendice superflua. Ora la scienza provvederà a rimediare: non appena accumulerò la somma occorrente, mi farò operare. Magari andrò ad ingrossare l’esercito delle sterili, ma finalmente sarò me stessa.-
Mino- Capisco (pausa) Ecco, penso d’aver perso la testa per te, ma d’averti anche offesa, e, seppur involontariamente, soffocata. Purtroppo sono fatto così – male, ma così- nelle novità, come nell’amore, mi butto anima e corpo. Mi lascio prendere dalla passione e, spesso, ne piango le dolorose conseguenze. Ma non credere che io sia un “piagnone”. Il dolore lo tengo ben stretto per me- come te d’altronde. Solamente mi dispiace quando, in amore, anche l’altra persona finisce per soffrine. (con gesto di stizza) Non so cosa sarei disposto a fare per evitarlo. Non voglio che la gente soffra. E sono pacifista. (con gesti di rassegnazione) Vedi? anche in questo caso, l’impegno di certi uomini buoni non basta più. Credo, senza essere blasfemo, che se neppure Cristo c’è riuscito - e, penso che non ci riuscirà mai- figuriamoci noi poveri uomini di buona volontà.( poi ritornando in se) E, come sempre, sto divagando.-
Lilly- - Continua, mi piacciono i tuoi discorsi, mi danno anche la possibilità di conoscerti meglio.-
Mino - Ho finito. Niente commiserazioni di sorta. Sia per me che per te! Lilly… sappi…che…
Lilly – Zitto, zitto. (pausa breve) Ti ringrazio per le tue parole e per avermi voluto donare quella dignità femminile che prima mi avevi poco prima negata.-
Mino- Già, che bestione! Ti avrò sempre nei miei pensieri.-
Lilly - Sei una brava persona Mino, mi dispiace per te. Si, anch’io ho avuto momenti bellissimi con te. Forse perché… forse…ma, lasciamo andare. Addio, Mino. (e gli si avvicinò per baciarlo sulle guance, ma Mino invece le sfiorò le labbra sottili e calde con le sue labbra carnose)… anche se volevo dirti….-
Mino- … dirmi cosa? Mi vorresti, forse, mettere a parte di qualche tuo segreto? (risoluto) Ho capito parlami di lui! dai sbottonati, parla, se ti fa sentire meglio.-
Lilly- … ti rassomigliava…-
Mino- Ecco perché decidesti di venire con me.-
Lilly- Infatti. Perdonami. E ce ne volle di tempo per decidermi, tra l’impulso e il timore. Timore fondato, non credi? Poi mi arresi. Spesso mi dicevo: quell’altro uomo certamente starà con qualche altra donna, a sollazzarsi, mentre io incartapecorisco qui pensando a lui. Posso rimane ancora senza amore? Posso? O è giusto cercare di nuovo l’amore e, magari, innamorarmi di un altro uomo? Ma questo non eri tu…mi dispiace.–
Mino - Ragionamento giustissimo. Invidio quest’uomo così prezioso. Continua-
Lilly – Sai è …era…un ex amante di mia madre. Quando fu piantata da mio padre, ella si consolò con un suo coetaneo, che conobbe in crociera. Si chiamava Giorgio. Era un bell’uomo, non c’è che dire. Come te, d’altronde.-
Mino - Caspita! Sono lusingato. Che uomo interessante …allora?-
Lilly – Infatti! Beh, sai, a quel tempo io avevo dieci anni ed ero un bel ragazzino, meglio dire una ragazzina, bionda e ben fatta. E lui volentieri mi faceva dei complimenti che mi riuscivano assai graditi. Anzi, spesso li ricercavo e li provocavo, li incoraggiavo con i miei atteggiamenti ispirati. Qualche volta mi faceva delle carezze sul viso, con quelle mani di fuoco che m’inebriavano; e avrei voluto che quelle carezze non finissero mai. Altre volte, incrociandomi nel corridoio, mi faceva palpatine sempre più audaci, sorridendomi e ammiccando. E un giorno, che rimanemmo soli in casa, egli, come per gioco, mi prese sulle ginocchia e scherzò con me per parecchi minuti, poi, sempre per gioco e per solleticarmi, mi palpò nei punti erotici, indugiando sempre più; e, quando fu sicuro della mia accondiscendenza, che dimostrai impazzendo di piacere- per quelle sue audaci carezze, per i baci che mi dava sul collo e sul petto- sfoderò… il... membro grosso come il tuo, eppoi, insomma, come puoi immaginare, finimmo nudi a letto. E da allora e per tanti anni ci amammo sempre, con le carezze delle mani e delle bocche, in gran segreto... un grande e bellissimo segreto, tutto nostro; e mai – mai - mi fece violenza alcuna.-
Mino - Furbo l’amico, eri minorenne. Si mise al sicuro da eventuali grane con la giustizia.-
Lilly- Non credo che pensasse a questo, o almeno, non solo a questo. Stava con mamma, io ero il suo carissimo diversivo.
Poi di recente, mia madre lo piantò per mettersi col suo capo ufficio – col quale sta ancora – e lui partì per non so dove. Io rimasi sconvolta e soffrii oltre ogni limite, in silenzio. Intanto quando finii la scuola alberghiera, trovai lavoro e andai a vivere da sola, qui…-
Mino - Ma quanti anni hai?-
Lilly - Quasi diciannove. Li dimostro tutti?-
Mino - Forse qualcuno di meno. E, dimmi, non ce ne sono stati altri, dopo?-
Lilly - No. Non ci sono stati altri uomini. Dopo di lui ci sei stato solo tu.-
Mino- Sei una virtuosa.-
Lilly - No, solo fedele al mio vero amore…tranne…-
Mino- Tranne con me. Capisco. Ma come hai potuto, diciamo così, ingannare tutti quelli che ti stanno vicino?-
Lilly - Ma dai, sii sveglio. Oggigiorno ti sembra facile, a colpo d’occhio, stabilire con esattezza se una persona, che veste unisex, porta i capelli lunghini, gli orecchini, è un ragazzo o una ragazza? Io lavoro all’Exelsior, e ci vado coi pantaloni strettini, con le scarpe basse e coi capelli raccolti sulla nuca. Quando torno a casa, mi basta cambiare scarpe, sciogliere i capelli, mettere un filo di trucco e…sono Lilly.-
Mino- E i colleghi? Ci tentano?-
Lilly- Ci hanno provato, ma è stato sempre inutile. Te l’ho detto ero troppo presa da quell’uomo, troppo. Chiamala fedeltà, chiamalo speranza, chiamalo appannamento sessuale. Nessun altro uomo mi attraeva…Poi arrivasti tu, e il resto la sai.-
Mino- Già… la sua controfigura, a quanto pare.-
Lilly- No, macchè controfigura. Si, lo amavo, e forse lo amo ancora: era bello, spiritoso, mi faceva impazzire; ma a parte l’affettuosità e la gentilezza, unite alle doti mascoline, per il resto non t’arrivava neppure alla spalla. Tu sei un artista e, ti dico con tutta sincerità, che ami anche da artista. Lui è solo animale, tu sei carne e spirito. Te lo ripeto, non si può fare nessun paragone fra voi due. L’unico atto spirituale che lui ha fatto è stato il rispetto della mia verginità.-
Mino- Già, la verginità… anale?–
Lilly – Si, e quella la riserverò a lui… oppure all’uomo che amerò.-
Mino- Bene, Lilly, con rammarico ti debbo lasciare. Insomma debbo andare via…Tu sei una bravissima ragazza e meriti una vita felice. Io, sinceramente, non saprei mai dartela… ma come posso andare e lasciarti così? ( lo disse accarezzandola in viso)-
Lilly – Fa nulla. ( Mino si volta)… Ah, non appena, mi farò operare, diventando donna a tutti gli effetti, t’avviserò.-
Mino – Te l’auguro. ( si muove, ma è esitante)-
Lilly – Grazie Mino, e mi dispiace per la delusione…(breve pausa) beh, forse… forse… ma no, lasciamo andare. Addio, Mino.- (gli si avvicina per baciarlo sulle guance, ma Mino invece le sfiora le labbra)-
Mino – Delusione? andrà a sommarsi alle altre…-
Lilly- Ne hai avute di…recente?-
Mino- Beh. Si.-
Lilly- Posso… posso sapere? Magari brevemente?-
Mino- Beh, niente… niente di serio, però mi ero illuso: Era una dea!-
Lilly- (come per trattenerlo ancora un poco) Parlamene, ti prego.-
Mino- (quasi contro voglia) Niente, la conobbi casualmente intanto che dipingevo un panorama sull’Etna, ed in primo piano c’era la sua villa. Pochi giorni e finimmo a letto. –
Lilly- Tutto qui? Certo, oggigiorno si va per le spicce (con una punta di risentimento)-
Mino- Beh, certo che no. Io, per esempio, l’ho fatta ancora più breve. (pausa) …
Lilly- Dai sono curiosa, sono tutta orecchie, abbiamo tempo, dai raccontami.-
Mino- Dopotutto la curiosità è femmina…(pausa) L’ultima volta mi invitò a casa sua. (sognante)… e mi accolse un essere celestiale: era splendidamente vestita di tutto e di nulla. Veli e tulle la ricoprivano e la discoprivano; la seta frusciante la fasciava e la esaltava; i capelli corvini erano raccolti alla nuca e tenuti insieme da un fiocco di seta azzurro; il trucco del viso esaltava il taglio degli occhi e la carnosa sensualità delle labbra; il suo profumo inebriava. Il suo sorriso mi sciolsi dal lieve imbarazzo in cui mi venni a trovare quando entrai in quel salone elegante e pretenziosissimo. E il bacio che mi diete, mi mise completamente a mi mise a agio facendomi entrare nell’atmosfera giusta..
Ma quel bacio, iniziato all’ingresso, continuò fino al salone, tra i cuscini del grande divano a “L”, tra luce soffusa che emanava una lampada posta ai piedi del piccolo tavolino. Poi ci sciogliemmo, e senza profferire parola, Amelia mi condusse in camera da letto; ci spogliammo rapidamente, quindi ella si sedette sul letto e mi attirò a se. Fu un amplesso breve, ma intenso e appagante. Poi, inaspettatamente Amelia si alzò e si rivestì. Io restai confuso: Insomma se si va a letto, si va a letto; se ci si spoglia, ci si spoglia; se si inizia a far l’amore, si continua. Ammenocchè quello non fosse nient’altro che l’aperitivo… e, in effetti, a cena, non avevano ingoiato ancora l’ultimo boccone, quando lei si alzò dal suo posto, e con un sorriso accattivante e invitante, si sedette sulle mie ginocchia. Fu l’inizio delle operazioni amorose che si protrassero fino a tarda notte, quando fummo sfiniti, finalmente potette lasciare la villa. (pausa) E non la vidi più! Partì l’indomani, senza dirmi una parola o lasciarmi uno scritto, un messaggino. Niente! Mi lasciò senza una spiegazione. Anzi forse si. Un ricordo mi sovviene: quando ci conoscemmo disse che non sopportava legami di sorta. Fine della storia.-
Lilly- Possibile? Così? D’un tratto?-
Mino- Proprio così: voleva la sua libertà… e porcaccia della miseria, e quei giorni d’amore, quelle notti di smanie, quei baci appassionati? Nulla! Fine! Basta! Stop. Come se avesse staccato una spina al suo robot. Ma io ero di carne e di veri sentimenti. Ci restai malissimo… e solo tu hai potuto scrollarmi di dosso la delusione.-
Lilly- Sei caro…(sognante) e come racconti bene-
Mino – Ti ringrazio. Bene, ( gesto affettuoso, come d’una carezza) Lilly, ora debbo proprio andare… (esita, poi si avvicina di qualche passo) poi, credimi, il fatto che tu ami un altro uomo e non me, per te è un bene, perché io… io non… non mi sento, cioè, non sono quello giusto… non… non… saprei essere… (gesto di stizza vedendola addolorata, esita e le accarezza il viso) Ma come posso andare via e lasciarti così? –
Lilly – ( avvicinandosi, prendendogli le mani e abbassando il viso) E allora non andare, resta… finchè ti farà piacere.-
Mino- (titubante) No…sarà meglio di no, per tutti e due.-
Lilly- Come desideri, anche se...-
Mino- Carissima anima sensibile, io ti ho voluto raccontare la mia ultima delusione per farti comprendere che un’altra ancora non la sopporterei. Perché, si lo so per certo, quando rivedrai il tuo uomo, andrai da lui con le ali ai piedi. (Lilly sta per rispondere) No, ti prego, finiamola così. Però, te lo dico con tutta sincerità, è stato bello. Molto bello! Addio, Lilly. (s’avvia verso l’uscio, poi si ferma si gira, e indicandola col dito) E sai? ora ho capito il significato di quella tua bellissima opera, in mostra alla galleria (breve pausa, annuendo con il capo) …si, parlo di quel cielo sereno, sfregiato da uno squarcio…-
Esce senza voltarsi. Lilly resta impietrita al centro della scena.
Cose che accadono
Personaggi:
Ottavio Virgoladue.………………………………………………..uomo anziano
Ida ………………………………………………………………….…farmacista
Poi:
Il Calvo
Il direttore Azzimato
Il Presidente Vegliardo
Questi tre personaggi, con adeguato trucco, possono essere interpretati dallo stesso attore.
Sulla scena sarà rimasta la stessa scenografia dei precedenti atti, però dev’essere nella parte sinistra della scena. Nell’altra parte, invece ci dev’essere una porticina, bassa dove c’è scritto: “ Pene, Fallo, Membro &C.”. Più da presso, una porticina più alta con la scritta: “Direttore”; sempre più alta un’altra con la scritta “Presidente”. Nella prima parte del pezzo, la scena a destra sarà al illuminata; mentre nella seconda parte, sarà al buio la sinistra.
Si consigliano l’uso di luci e musiche adeguate alle varie fasi dello della vicenda.
All’apertura del sipario in scena ci saranno Ida e Ottavio, seminudi.
Ida- Dai Ottavio, non t’avvilire sono cose che capitano… insomma, possono accadere- a volte.-
Ottavio- (vestendosi velocemente) La consolazione dei fessi, degli sconfitti, degli ipocriti.-
Ida- Guarda che non è una tragedia, qualche défaillance può succedere, a chiunque giovane o vecchio.-
Ottavio- Già, già. Intanto è accaduto a me, adesso. Ma ci pensi? Ti ho corteggiata, ti ho blandita, ti ho stuzzicata, ti ho quasi sedotta, e quando finalmente vieni da me, quando dopo i preamboli, dopo le carezze sempre più audaci, dopo…dopo… al momento del bisogno, ecco che quel maledetto mi tradisce schifosamente: E fallisco miseramente! No! Questa è la fine! Come posso contare più in quest’essere infido?
Come posso avvicinare una bella donna e non aver il timore che mi tradisca nuovamente? Oddio! Oddio! Sono rovinato, rovinato…-
Ida- (annoiata, tra se, vestendosi a sua volta) E quando finirà questo compatirsi a ripetizione… (poi a Ottavio) Dai, non è nulla. Riposati, rilassati, magari ci riproviamo più tardi, ho tante cartucce in serbo, sai come ci divertiremo.-
Ottavio- Vedi? non è tanto per la delusione che sto patendo, ma quanto per il risultato di un’operazione di seduzione che s’è messa in atto involontariamente e che ci ha portato qui, in questa stanza, in questo letto… per nulla!-
Ida- Dai, che sei stato carino nel corteggiarmi…-
Ottavio- Ma tu mi crederai, se ti dicessi che tutto incominciò per caso?-
Ida- Fu un caso? Ma certo, si, ci crederò.-
Ottavio- Certo che fu un caso. Quando mi decisi, senza un motivo preciso, a venire in farmacia, e chiesi di controllarmi il livello del colesterolo, non fu per caso? E ancora, non fu per caso che venisti tu a fare quell’esame? Non poteva venire un altro collega: infine eravate in cinque in farmacia. Poi, quando, dalla punturina che mi facesti al dito, non sgorgò il giusto quantitativo di sangue per procedere al bisogno, non fu anche questo un caso? No, fu la signora Fortuna che ci protesse: Tu strizzavi, ti accanivi, ti accostavi, ti curvavi, mentre dal camice, un po’ sbottonato, io ammiravo le tue mammelle?-
Ida- (ricordando sognante) … e ti chiesi: non le faccio male? È tutto a posto?…-
Ottavio- … e ti risposi: tutto a posto, anzi è stato un vero piacere.-
Ida- Come mai, perché?-
Ottavio- Lasci perdere…-
Ida- No, adesso me lo deve dire.-
Ottavio- E va bene: E’ stato un piacere…ammirare quel ben di Dio che sta sotto il camice.-
Ida- Il mio seno?-
Ottavio- Già. E le assicuro che è bellissimo.-
Ida- Grazie.-
Ottavio- E finisti di fare l’analisi. Che però non risultò giusta, altro caso? Certo! C’era stato un problema agli strumenti. E si doveva ripetere l’esame. Mi dicesti: torni domani. E io tornai. Ci chiudemmo nel camerino, e ricominciasti con i preparativi, poi pungesti, ma il sangue, ancora una volta, non sgorgava. E, quando mi massaggiasti il dito con la mano guantata, mi salì il sangue in testa: era una massaggio bello, flessuoso, caldo, che unito al tuo impegno che ti portava ad addossarti a me, mi fece decidere d’osare.-
Ida- E osasti: Con la mano libera, prima come una piuma, poi con più decisione, incominciasti ad accarezzarmi i fianchi, poi i glutei, infine mettesti quella calda mano tra le mie cosce…-
Ottavio-… e trovai tutto umido e pronto all’amore,,.-
Ida- …e mi chiedesti di incontrarci, e io, piena di libidine, ti risposi: anche adesso, mi faccio sostituire e andiamo a casa tua.-
Ottavio- Ed eccoci qui, con st’affare inerme come… come un morto ammazzato.-
Ida- Che ne dici? C’è speranza?-
Ottavio- Macchè! (iroso) Qua tutto è fermo! forse è meglio, per colpa di questo brutto stronzo, di non pensarci più.(speranzoso) Almeno… per ora… spero…-
Ida- (risoluta) Allora me ne vado, non ho tempo da sprecare...(poi, avvedendosi che Ottavio la guarda perplesso) …volevo dire il lavoro…insomma…beh, può darsi che ci rivediamo…magari ti porterò io il viagra… Addio!-
Ottavio- Non scherzare. Addio, per ora.-
Ida esce.
Ottavio- Ora io dico .… certo, sono cose che possono accadere – certamente; e a tutti, ma, dopo quest’ultima cilecca, con questa stupenda figuraccia ci ho rimediato, è ora che mi incazzi veramente, ( si dirige verso la destra della scena, bussa alla prima porticina) e voglio reclamare perentoriamente.-
La porticina si apre ed appare un signore calvo.
Signore Calvo- (annoiato) Dica…-
Ottavio - Allora, caro signore, mi vuol dire per favore, cosa sta succedendo? Perché mi accadono queste disonorevoli défaillance? –
Calvo – (serafico) Si calmi, si calmi. Cosa pretende? C’è la crisi… Non arrivano i rifornimenti...-
Ottavio –(scandalizzato) Come crisi? C’è la crisi anche per questo? Che significa? E come mai non arrivano i rifornimenti?-
Calvo – (annoiato) E lo chiede a me? Che ne so io? Mi lasci in pace, io ho bisogno di riposo… Si rivolga ai piani superiori; là, dove fanno tutto, dove sanno tutto…mi lasci in pace, io sono tanto, ma tanto stanco…-
Ottavio – (senza salutare, ma più incavolato che mai, bussa all’altra porticina, e quando s’apre, si sente un rumore di macchinari in movimento) C’è nessuno? Voglio immediata udienza col direttore.-
Direttore – (affacciandosi) Sono io. Che succede?-
Ottavio – (sbottando) Che succede? Caro signore, succede che lì sotto, le cose non funzionano proprio bene. Quello di giù è un pigrone, per non dire indolente e volutamente inefficiente. 8confidanzialmente) Dunque, allora, un poveraccio colpito e affondato, che fa?-
Direttore - E che deve fare? –
Ottavio- (risentito) Come che deve fare? Si deve incazzare o no?-
Direttore- (conciliante) Suvvia, si calmi, e mi spieghi il suo caso, per favore.-
Ottavio – (calmandosi) Mi spiego, mi spiego! Dunque…insomma, sarebbero argomenti diciamo delicati, come posso spiegarmi?-
Direttore – Si sforzi, su via.-
Ottavio – ( imbarazzatissimo) Ecco signor direttore, dopo che avevo finalmente convinto una bella donna a farmi compagnia, a casa mia, per…per… fare l’amore…e a… a iniziare, insomma, facendo quella cosa lì, come si chiama...insomma la fellatio, ecco che quel maledetto che sta di là sotto, fa le bizze… dice che è stanco di tanti anni di lavoro, che non ha più forze, che ha bisogno di riposo. E, per chiarimenti, mi spedisce direttamente ai piani alti: da voi! Ed eccomi qua.-
Direttore – (dopo averlo attentamente ascoltato) Vediamo, diamo un’occhiata alla sua scheda. Dunque signor Virgoladue…dunque… ecco: Caro amico, lei aveva a disposizione circa mille fellatio, ma non li ha utilizzati al momento giusto. In seguito gliene rimasero soltanto cinquanta e, negli ultimi tempi, ne ha usufruito solo di oltre quaranta. Caro signore, si rassegni, ormai è agli sgoccioli, il suo tempo è terminato, e i suoi rifornimenti sono finiti.-
Ottavio - Come finiti? Così di botto? Senza preavviso? No, non può essere.-
Direttore – Caro signor Virgoladue, invece, purtroppo si, e non posso illuderla. Vede? (indicando qualcosa che assomigliava ad un manometro) controlli lei stesso, la sua pressione si è esaurita, è quasi allo zero. (gesto d’impotenza) Ora, io non posso farci nulla, non è più competenza di questo reparto, mi spiace. Comunque vada sopra, in sala comando, chissà se lassù hanno qualche soluzione per il suo delicato caso. Buona fortuna. (chiudendo la porticina)-
Ottavio – (abbattuto) Grazie. (intanto bussa alla porta con la dicitura “Presidente“)-
La porta si apre e una voce dice:
Presidente- Venga avanti, giovanotto.-
Ottavio - Giovanotto? A me? Ma che mi prende per i fondelli? –
Presidente – (capelli bianchissimi e un vistoso barbone, come se avesse sentito) E’ un modo di dire… non ci faccia caso…s’accomodi signor Virgoladue ( e lo fa sedere davanti ad uno scrittoi pieno di fascicoli e un computer) Vede, sto già controllando i suoi dati e le debbo dire, con dispiacere, che i signori ormoni deputati al suo organismo riproduttivo, si sono ridotti al minimo, sono quasi a zero. E, ancora, purtroppo per lei, devo farle sapere che questi signori non si rigenerano più. Fine!
Ergo, da Presidente illuminato, a titolo di magra consolazione, le propongo queste tre opzioni surrettizie: La Saggezza, la Poesia e la Contemplazione. Ora, per lei, la Poesia è ancora appena sufficiente; la Contemplazione è in ascesa; ma la Saggezza è al di sotto dei livelli minimi. Pertanto si concentri sulla Saggezza e, possibilmente, ne elevi il suo potenziale impiego. Le farà senz’altro bene.-
Ottavio – (Restando basito, tra se): Questa volta è fatta! E’ finita! Non sono più “masculu”.(poi respirando profondamente, con voce pietosa) Signor Presidente, non si potrebbe fare un’eccezione?-
Presidente – (con un sospiro) Eh, caro amico, purtroppo con le nostre risorse non è possibile ripristinare la funzione. Però ci sarebbe una soluzione chimica… insomma si tratterebbe di una questione personale, molto delicata, direi etica e di colore… azzurro. Se putacaso a noi arrivasse tale spinta, saremmo costretti ad ordinare ai piani bassi - ma a malincuore, beninteso - di procedere alla bisogna…-
Ottavio - Chimica? Azzurra? Il viagra! (il presidente annuisce) No, e che c’entra? La faccenda, se si poteva, si doveva appianare con le sole forze naturali, senza aiuto dall’esterno. No, così non vale. No, no. Ma quando mai…Sa invece cosa le dico? Che accetto il suo consiglio sull'opzione saggezza. Adesso vado, scendo giù e… quel che deve succedere – succederà.-
Presidente – (sorridendo compiaciuto, porgendo un piccolo biglietto sul quale aveva vergato pochi segni) Saggia decisione signor Virgoladue, saggia decisione. E’ sulla buona strada. (poi sussurrando qualcosa all’orecchio di Ottavio) Ecco, prenda questo biglietto, lo consegni al titolare dei piani bassi, con i miei saluti. ( gli stringe la mano e gli indica l’uscita)-
Ottavio – Grazie mille, i miei omaggi a vossignoria! (e bussa alla porta in basso)-
Calvo – (affacciandosi, con aria indolente) Dica…-
Ottavio – (porgendo il biglietto) Il signor Presidente le manda questo messaggio.-
Calvo – (lo prende e legge, poi guarda Ottavio interrogativamente) Cosa significa S.S. P.P.?-
Ottavio – (risponde con aria di sufficienza) Suppongo che voglia dire: Servi Solo Per Pipì. Addio caro e… non darti più tante arie – signor Minchia! -
Musica adatta e sipario.