APOCRIFI, QUESTI SCONOSCIUTI
(Parola di Vangelo apocrifo)
di
Commedia in TRE atti
Per attori e spettatori cristiani, non cristiani, atei e agnostici.
PERSONAGGI
Narratore (in certe scene usa il leggio, per recitare le parti più impegnative)
Personaggio misterioso, non meglio identificato
Giuseppe (padre putativo di Gesù e sposo di Maria)
Gesù
Arcangelo Gabriele
Maria (madre di Gesù)
Scena: Un tavolo, due sedie, uno sgabello, panca, attrezzi e materiale da falegname appesi al muro o sparsi qua e là.
Lo sfondo, che si vede oltre una finestra, è un paesaggio mediorientale: una palma, un pezzo di deserto, case del tempo di Gesù… Un lato della scena, con un leggio, è riservato al narratore che legge e che, di tanto in tanto, diventa egli stesso uno dei personaggi.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
(Entra in scena il Narratore che si rivolge al pubblico.)
Narratore: Gesù nacque nell’Anno Zero. E su questo credo tutti siamo d’accordo, no?
(Pausa, come se aspettasse una risposta; il pubblico tace e il narratore lo sollecita)
Narratore: Uhè! siamo tutti d’accordo anche sul fatto che Gesù sia esistito, no? … (Pausa, poi …. Preoccupato) Non ci sono negazionisti in sala, vero …. Molto bene. Menomale.
Narratore: (tranquillizzatosi, riprende il discorso) Su quello che Gesù ha fatto nella sua vita, nella sua breve vita di soli 33 anni, non ci sono accordi che tengano, solo accomodamenti; e per narrare le gesta, le avventure, i miracoli fatti da quest’uomo, furono scritti i Vangeli. “i” vangeli: “ I “ vangeli, plurale. (Pausa). Per l’esattezza: Centoventidue.
(Entra in scena un personaggio vestito da… “Personaggio”.)
Narratore: E tu chi sei?
Personaggio: Sono un personaggio.
Narratore: Che personaggio?
Personaggio: Apocrifo…. Quanti hai detto che sono i vangeli?
Narratore: Centoventidue.
Personaggio: (mettendosi le mani ai capelli): Madooo’…
Narratore: Lascia stare la madonna, non è ancora incinta.
Personaggio: (scusandosi): E che ne so, sono apocrifo, anch’io.
Narratore (dubbioso): Ah! Ora capisco! Dunque dicevo… Dei centoventidue vangeli, solo quattro sono giunti ad essere riconosciuti: Il Vangelo di Giovanni, di Luca, di Marco e di Matteo. Il vangelo di Giovanni fu l’ultimo ad essere stato scritto, circa cento anni dopo la morte di Gesù. Naturalmente, i Quattro divennero tutti Santi. Ma le gesta di Gesù furono narrate e scritte, come ho già detto, in altri cento e più vangeli, definiti “Vangeli Apocrifi”, che in greco antico vuol dire “non autentico” … ovvero “eretico”… ossia “erroneo”… cioè “falso”… quindi “inesatto”… acciononsiacosacchè…
Personaggio: (con contegno, lo interrompe) E basta! Abbiamo capito.
Narratore: (sorride) Dopo spiegherò, e capirete, perché In quei vangeli vi sono narrazioni che neppure immaginate. I Padri della Chiesa attribuirono al termine “Apocrifo” il significato di “spurio”, o meglio: “bastardo” e anche “falso”…
(Il Personaggio fa un passo avanti, sta per interromperlo ma il narratore lo ferma alzando un braccio e con sguardo di rimprovero e il Personaggio retrocede umilmente.)
Narratore (continuando): …tutti epiteti in contrapposizione al significato di “Ca-no-ni-co” che vuol dire… (guarda il Personaggio con ira, come se con le successive parole lo bersagliasse) vuol dire… “autentico” … cioè “veritiero” … ossia “ispirato” … ovvero “attendibile” … acciononsiaccosacchè…
(Il personaggio allarga le braccia sconsolato)
Narratore (calmatosi): Ma perché quei vangeli furono dichiarati Apocrifi? Semplice: perché non potevano… non dovevano… appartenere alla vita di Cristo, colui che ha salvato il mondo emendandolo, che vuol dire… (stavolta si ferma di colpo) “pulendolo” dai suoi peccati; e in particolare liberandolo dal peccato “originale”.
Personaggio: (dubbioso) Non sappiamo se vi sia riuscito.
Narratore: Comunque, tutti i vangeli cominciano con l’annunciazione. Ma prima dobbiamo sapere alcune cosette. E non scandalizzatevi.
SCENA SECONDA
(Cambio di luci)
Narratore: (ha indossato giacca e cravatta, è seduto su uno sgabello, parla come professore). L’Arcangelo Gabriele appare a Maria e le dice, anzi le “annuncia” che è incinta.
Personaggio: (rientra; al pubblico, con tono ironico) Come se lei non lo sapesse già.
Narratore: (al personaggio, con tono di rimprovero) Ma non cadiamo in un certo semplicismo favolistico o da barzelletta, per favore. La maternità e la verginità di Maria, sono una cosa seria. Giuseppe era il suo fidanzato. La sposò…
Personaggio: (interrompe sorridendo) ma molti dubbi, e per molti anni, occuparono la mente di Giuseppe, il falegname. (Si sporge verso il Narratore e con tono confidenziale) Specialmente quando osservava suo figlio Gesù, al quale, sin da bambino, gli vedeva fare cose strane. Cose strane che, se vuole le riferisco e le divulgo e che sono descritte nei vangeli, apocrifi e no… (Con furba complicità) …in quegli altri… ossia in uno in uno dei vangeli canonici…
Narratore: (interrompendo) …Conosco, conosco, conosco… è naturale che certi episodi non potevano starci. I personaggi descritti nei vangeli apocrifi sono vicini ad una bizzarra psicologia. Nei Vangeli Arabi, ad esempio, incontriamo un Gesù stizzoso ed intrattabile, una specie di Gian Burrasca, un Gesù che ricorreva ai suoi poteri divini per i suoi interessi e i suoi vantaggi.
Personaggio: Un esempio?
Narratore: Beh… Un giorno, a Nazareth, Gesù, che a quel tempo aveva sei-sette anni, si avvicinò agli altri bambini che stavano seduti e si stavano annoiando, un caldo afoooso…! Vento caldo del deserto…! Chiamato Shimùn.
Personaggio: Shi-mùn?
Narratore: (ironico) No, Sci-rocco.
Narratore: (con voce buffa, da bambino) Arrivò Gesù e si propose di giocare con loro. “E come giochiamo?” dissero i bambini.
Narratore: (con voce da Gesù) “Ma con la creta, no? Ce n’è tanta, qui” disse Gesù.
Personaggio: (Fa la controscena) Eeeh! Certo, nel deserto!
Narratore: (Con la propria voce, si rivolge al personaggio, come un saccente professore) In effetti, a quel tempo, l’artigianato ceramico era rigoglioso… Con la creta, ci facevano i piatti, i vasi… roba preziosa che se oggi, in campagna, sotto qualche centimetro di terra (con tono da brigante) … trovassimo “casualmente” alcuni di quei suppellettili…
Personaggio: O diventiamo ricchi …o andiamo in galera.
Narratore: Ascolti, la prego … “Con la creta?” dissero i bambini, meravigliati. “Ma con la creta ci giochiamo tutti i giorni.”
Narratore: “Bambini di poca fede”, disse Gesù. “Guardate, ora vi faccio vedere.”
Personaggio: (interessato) Mi dica, mi dica…
Narratore: E così, come è scritto anche nei vangeli canonici, Gesù prese della creta ed iniziò a modellare degli uccellini. Modellò il primo e lo posò accanto a sé; (mima con le mani, come se impastasse) il secondo… lo stesso…; il terzo… pure…; il quarto… anche; il quinto… idem…
Personaggio: (spazientito) … E vabbè, professo’, abbiamo capito!
Narratore: …al quindicesimo… gli altri bambini, stufi di vederlo lavorare la creta iniziarono a canzonarlo, a deriderlo.
Narratore: “Embè’?” dissero i bambini. E un altro: “Tutti lo sappiamo fare” disse uno; “Lo facciamo tutti i giorni” disse un altro ancora; “Facciamo persino i coccodrilli” disse il più furbetto; “Che c’è di divertente?” disse l’unica bimba presente, coi capelli rossi, che di nome faceva Maddalena.
Personaggio: professo’, arricominciamo??? Sembra un disco incantato!
Narratore: Aspetti… (mimando la narrazione) Gesù, senza scomporsi, riprese in mano uno per uno gli uccelletti, vi alitò sopra e li lanciò in aria. Con grande meraviglia dei bimbi, gli uccelletti, anziché ricadere per terra, si animarono, presero il volo e scapparono via. Bisogna dire che si trattò di un vero e proprio miracolo. A sei - sette anni! pensi un po’!
Personaggio: Quindi il primo miracolo non fu a Cana, durante le famose nozze, quelle dove vi fu il trucco dell’acqua trasformata in vino spacciato per miracolo. Nei Vangeli canonici, dove questa vicenda degli uccelletti finisce con la creta che vola… A me sembra un finale banale.
Narratore: E infatti non è finita. Nei Vangeli apocrifi, invece, vi è narrata la continuazione di quell’episodio, altro che…
Personaggio: Davvero?
Narratore: Certo. I vangeli apocrifi sono tra le testimonianze più vive del cristianesimo primitivo. Hanno solo la colpa di essere stati portati alla luce dopo che, ormai, era stato deciso quali fossero i vangeli da prendere in considerazione, ossia gli scritti su cui basarsi per credere come vera la vita di Gesù.
Personaggio: La prego, continui. Torniamo al miracolo degli uccelletti di creta…
Narratore: E va bene. Vedo che si sta appassionando. Alla vista degli uccelletti che volarono via, tutti i bambini si divertirono; (Mimando le gesta dei bimbi:) si divertirono talmente tanto che Ridevano… scherzavano… e presero ad inseguirli, per acchiappare gli uccelletti… e capirne il trucco. Non vi riuscirono – naturalmente – e tornarono da Gesù…
Narratore: “Dai, rifallo” gli dissero. E Gesù (con dispetto:) “No!” Erano bambini, insistettero: “E dai, rifallo…” e Gesù: “ho detto no, uffa”. Alla fine… lo implorarono “Dicci almeno come hai fatto”. Ma Gesù, dispettoso: “No, no e no. Mi sono stufato di giocare, ho già fatto volare una moltitudine di uccelletti…”
Narratore: Lo minacciarono, persino.
Personaggio: (incredulo) lo minacciarono, e come?
Narratore: Per vendicarsi, i bambini spaventarono Gesù dicendo che sarebbero corsi a casa a raccontare la vicenda alle loro madri. E a questo punto Gesù, cedette e decise di accontentarli.
Narratore: “E va bene!” disse Gesù. “Però non plasmerò gli uccellini, farò altri animaletti”.
Narratore: (cambia tono e parla come se fosse stato presente ai fatti narrati:) E qui, come in un film, nei vangeli apocrifi cambia la scena: Vediamo una moltitudine di gente arrabbiata che, in gruppo, come una manifestazione di protesta, si dirige verso la bottega di un falegname.
Personaggio: Aspetti. Scommetto che era quella di Giuseppe, il padre di Gesù.
Narratore: Proprio così. Giuseppe, con la famigliola, era appena fuggito dall’Egitto – dove, detto tra parentesi, Gesù aveva combinato alcune marachelle che poi narrerò. Si erano da poco stabiliti a Nazareth…
Personaggio: …ecco perché Gesù era detto Gesù di Nazareth.
Narratore: Proprio a Nazareth, dove Giuseppe aveva aperto la piccola falegnameria. Vedendo la folla avvicinarsi a lui, piccolo artigiano, si meravigliò e pensò che fossero futuri clienti: “Vuoi vedere che hanno tutti bisogno dei miei servigi? Come li faccio io, i letti, non li fa nessuno, e anche le panche e gli aratri e le barche e i gioghi e gli scaffali e i divani…”
Personaggio: Ehhh! Che era, un artigiano di qualità?
Narratore: A quei tempi tutto era di legno e creta, sai? “Giuseppe!!!” Tuonò il capo dei manifestanti. “Devi richiamare tuo figlio!”; “Devi punirlo!” dissero altri. “E’ una peste”, gridavano… urlavano…
Personaggio (con pazienza): Lo abbiamo capito! E che è…!
Narratore: E qui, Entra in scena… ecco a voi… GIUSEPPEEEE! (Indica la quinta laterale presentando come se stesse entrando un divo).
(Entra in scena GIUSEPPE.)
Giuseppe: (preoccupato, agitato) “Oh, Gesù! Che ha combinato, stavolta?”
Narratore: (con voce del Capo villaggio) “Ha preso pezzi di creta e li ha trasformati in uccellini”.
Giuseppe: E che c’è di male? Vi è tanta di quella creta in collina!
Narratore: “Ha consumato molta creta, che ci serve per lavorare” disse una brava donna. “E poi ha reso vivi quegli uccellini - disse il capotribù - la creta è volata via”…
Personaggio: ….e non è più tornata.
Giuseppe: (Pensieroso) Ohibò, ne vedremo delle belle!
Narratore: “E vuoi saperne un’altra?” continuò il capo del villaggio.
Giuseppe: Eh! Non vedo l’ora!
Narratore/grande capo: “Poi, stanco di modellare uccellini, per sbrigarsi e non perdere tempo, invece di modellare uccellini il tuo Gesùccio si è messo a fare delle palline di creta”.
Giuseppe: Beh, è più sbrigativo (fa il gesto con le mani di appallottolare la creta).
Narratore/grande capo: “Sì, e dopo averne arrotolate due centurie, ha rese vive le palline trasformandole (arrabbiato) in vespe! Api! e zanzare!”
Narratore/popolani: “I nostri figli sono stati punti”; “l’intero villaggio è infestato”…
Personaggio: (immedesimandosi) “..Molti rischiano lo shock anafilattico”.
Narratore/grande capo: (la sentenza): “Giuseppe, devi punire tuo figlio!”
Narratore: (con rassegnazione) Parole di vangelo (apocrifo, eh?)
SCENA TERZA
Narratore: Giuseppe riuscì per un po’ a calmare la folla e disse…
Giuseppe: Come devo fare con quel fanciullo scapestrato?
Narratore: Poi si avvilì portandosi le mani ai capelli.
Giuseppe: (umiliato, porta le mani ai capelli) Vi chiedo scusa, popolani.
Narratore: …si avvilivano così, a quei tempi. Ma la folla insistette. (Come fosse la folla) - “Non bastano le scuse”; - “devi tenere a bada Gesù”; - “fallo stare a bottega con te così, almeno, impara un mestiere” …
Personaggio: Imparare un mestiere? … Ma chi, Gesù?
Narratore: Imparare un mestiere, sì! E da chi? Da Giuseppe? In realtà, Giuseppe non godeva di un’ottima reputazione come falegname. Infatti, era successo più di una volta che avesse sbagliato le misure degli sgabelli che fabbricava.
Personaggio: Erano sgabelli adatti più ai bambini e ai nani che agli adulti.
Giuseppe: Era per risparmiare il legname. E va bene. Appena ritrovate quell’irriflessivo di mio figlio… (pausa) …
Personaggio: irriflessivo? Che vuol dire?
Giuseppe (correggendosi, guarda il narratore): ... Discolo… va bene discolo? Appena trovate Gesù, mandatelo da me.
Narratore: E placati gli animi, la gente del villaggio si diradò mormorando. Fu così che Gesù bambino lo si vede riprodotto nei quadri medievali, e nelle stampe moderne accanto a Giuseppe, mentre lo aiuta con chiodi… accette… martelli… pialle… colle… zeppe… seghe… scalpelli…
Personaggio: (idrofobo) S’è incantato un’altra volta il disco!
Narratore: Rientrato a casa, Gesù ricevette una ramanzina.
Giuseppe: (con severità) Da domani in poi, tu starai qui…, a bottega…, con me. Così imparerai un mestiere!
Narratore: Gesù fu contento e ringraziò il suo babbo. “Grazie, padre. Ti sarò di grande aiuto. Vedrai!” E Giuseppe, borbottando, gli accarezzò i capelli e aggiunse:
Giuseppe: (riflessivo) Se avessi avuto un aiutante, la barca che ho costruito per il vecchio Simeone, appena l’ha messa in acqua, non sarebbe affondata.
Narratore: “Non è stata colpa tua, padre”, lo consolò Gesù fanciullo. “Le fiancate della barca non erano tanto basse.”
Personaggio: “Era il lago, troppo profondo”.
Narratore: Gesù non parlò più e, da buon figliolo che deve ubbidienza al padre e ai genitori, promise di essere un bravo bambino. Parola di vangelo, apocrifo, eh?
SCENA QUARTA
Cambio di luci
Giuseppe: (con tono da maestro che parla ad un alunno) Oggi spiegherò al mio piccolo Gesù come si fabbrica un tavolo perfetto, come questo, vedete? (Spintona leggermente un tavolo, che traballa) Ha tre piedi… (guarda sotto il tavolo, che traballa ancora) Anzi no, quattro… (Si corregge e parla con decisione) …quattro piedi.
(Giuseppe tasta il tavolo, che è instabile e traballa ma fa finta di nulla.)
Giuseppe: (Idem) Il tavolo ha una superficie piana per appoggiarvi i piatti… (traballa), ha le traversine per renderlo più solido (ancora traballa. Poi, sbrigativo) … e il tavolo è completato con le assi che si mettono insieme. Vieni, Gesù.
(Entra in scena Gesù, ragazzino)
Gesù: E come si mettono insieme?
Giuseppe: (con tono amorevole) Ovvio, figliolo: con colla e chiodi.
Gesù (Spaventato): No, i chiodi, no, papà. Odio i chiodi (si protegge le mani).
Giuseppe: (con autorevolezza) Con colla e chiodi, ho detto, e il tavolo è fatto! (Il tavolo traballa vistosamente e dice una improbabile bugia). Beh, è il pavimento che è difettoso.
Gesù: Con tutto il rispetto, padre mio: in verità ti dico che è uno dei quattro piedi che è più corto degli altri.
(Giuseppe, incredulo, esamina il tavolo da ogni angolo, lo liscia, lo sollecita, e infine si esprime)
Giuseppe: (con finta meraviglia) Ma questo tavolo traballa!
(Si guarda intorno, come se cercasse/pensasse ad una soluzione. Pausa e poi di colpo congiunge le mani)
Giuseppe: Oh, Gesù!
Gesù: (prontamente) Sono qui, papà.
Narratore: E così, Gesù, con l’aiuto di Giuseppe rovesciano il tavolo su un fianco, (Gesù e Giuseppe eseguono), esaminano il tavolo (idem); Gesù individua il piede più corto e trattenendo il tavolo verso di sé dice a Giuseppe…
Gesù: Tira il piede, papà.
Narratore: Così facendo, Gesù rese il piede del tavolo di lunghezza uguale agli altri, compiendo così il miracolo. Giuseppe ne gioì e ringraziò il cielo dicendo:
Giuseppe: (guarda in cielo) Buon Dio, ma questo non è mio figlio, è Tuo figlio.
Narratore: … E mai parola fu più giusta.
(Giuseppe e Gesù rialzano il tavolo e lo controllano. Il tavolo non traballa più. I due esultano con gesti di gioia e a loro si aggrega anche il Personaggio.)
Narratore: (mentre in controscena continuano ad esultare) Ecco perché Gesù stava a bottega, per correggere gli errori di Giuseppe. Ora che il tavolo non traballava più, fu reso grazie a Gesù.
SCENA QUINTA
(Entra in scena DIO.)
Narratore: (Meravigliato) Ma è Dio! Dio mio!
Dio: (con tono di benevolenza, ma con espressione opposta) In persona. Ma perché, brav’uomo che non sei altro, ti è venuto in mente di parlare dei vangeli apocrifi?
Narratore: (intimorito) Beh, ho saputo che con i vangeli canonici, nei teatri, la gente si diverte assistendo alle scene dei vangeli canonici scritti dai Quattro che tu ben sai… E siccome di Gesù ne parlano persino i vangeli apocrifi… ho voluto provare con le scene apocrife… appunto…
Dio: benedetto uomo, I vangeli canonici danno serenità, tranquillità… Con tutti quei miracoli, tutte quelle belle parabole… tutto bello. Se qualcuno degli uomini della Terra ha un esaurimento nervoso, basta che legga i vangeli canonici e pian piano la scamperà.
Narratore: Ma, Dio mio, se gli uomini sono tristi, basta che leggano i vangeli apocrifi e torna loro l’allegria, il buon umore. Meglio che prendere pillole e tranquillanti.
Personaggio: (intromettendosi) Un giorno, mentre parlavo con un parroco… Mi capita spesso, nelle sacrestie delle parrocchie, di parlare coi parroci – ma anche con semplici sacerdoti. E, mentre parlavo, sfogliavo un vangelo, di quelli canonici, trovato lì, a disposizione dei fedeli.
Dio: Anche a me capitò di parlare con quel parroco. Era un mio ammiratore. Parlammo di “Santa Teresina del bambin Gesù”, cui era dedicata la chiesa, che oggi si chiama chiesa di “Santa Teresa” …e basta. E mio figlio Gesù? Pensai? Non gli cambieranno mica il nome. Vuoi vedere che è tutta colpa dei vangeli apocrifi? Mentre, inginocchiato davanti all’altare maggiore, il parroco si rivolgeva a me, gli dissi la mia perplessità. Don Pilato, si chiamava… Ma tutti lo conoscevano come don Ponzio… Dissi a don Ponzio: “Perché è sparito il nome di Gesù dal nome della chiesa, che prima si chiamava chiesa di Santa Teresina del Bambin Gesù, mentre adesso si chiama semplicemente chiesa di Santa Teresa? Che fine ha fatto il nome di Gesù? E per tutta risposta mi regalò un vangelo, un vangelo particolare.
Narratore: Anche a te? Anche a me. “Tieni questo vangelo, mi disse, che riassume i quattro vangeli; è un testo ordinato e “aggregato” in una sola narrazione delle gesta di Gesù Cristo. Sbrigativo. È un vangelo “aggregato”, mi disse. “Aggregato”? domandai con meraviglia. Certo, “aggregato”, una specie di riassunto, mi rispose, così risparmi tempo. È divertente.
Personaggio: E che erano barzellette?
Narratore: (serio) Stavo per perdere il Credo in me stesso… Ma don Ponzio, mi spiegò che i vangeli non offrono una semplice biografia del figlio dell’Uomo…
Personaggio: … che sarebbe Gesù…
Narratore: (continuando) …ma serve per esprimere e alimentare la fede delle primitive Comunità Cristiane…
Personaggio: (con tono da saccente) …Le quali primitive Comunità Cristiane andarono ad alimentare i leoni del Colosseo.
Narratore: …Fu così che scoprii oltre i quattro vangeli, anche il quinto. E pensai: se esiste il quinto ne esistono altri. Li cercai e li trovai: I vangeli apocrifi, che per tanto tempo erano stati tenuti segreti. Insieme al vangelo Aggregato, don Ponzio… o don Pilato, fate voi… mi offrì anche un libretto nero. Che cos’è? Gli domandai.
Personaggio: … Lo so, Le “massime eterne”.
Dio: Anche a me, anche a me diede quel libretto nero, lo lasciò sull’altare, “vieni a prenderlo quando vuoi” mi disse. Naturalmente presi solamente il vangelo aggregato. Poi, molti secoli dopo - un’eternità, credetemi - mi resi conto che anche quello aggregato era per certi versi un vangelo apocrifo. Infatti, era formato dagli atti della vita di mio figlio Gesù, ma prelevati per narrare una vita “corretta”… “aggiustata”… “rettificata”… “abbellita”… “comprensibile”…
Personaggio: (con sorpresa, allarga le braccia) Signore! Anche tu ti ci metti…!
Dio: …se vogliamo, possiamo dire che la vita era resa più… più… accettabile, ecco. Don Ponzio mi disse che era un volumetto indispensabile per una lettura “più fruttuosa”; una specie di introduzione agli altri vangeli.
Narratore: Quelli apocrifi, appunto.
SCENA SESTA
(Cambio luci.)
Personaggio: (al narratore) Giuseppe ne ha viste veramente di tutti i colori. Secondo me. il vangelo doveva essere la “Vita di Giuseppe”, non la “Vita di Gesù”.
Narratore: Infatti. Gesù doveva ancora nascere e l’Arcangelo Gabriele apparve a Giuseppe…
(Illuminato da un faro entra in scena l’Arcangelo Gabriele.)
Personaggio: Veramente, ho sempre saputo che l’arcangelo Gabriele è apparso alla Madonna.
Narratore: (con tono sapiente e di rimprovero) No! Prima è apparso a Giuseppe.
Personaggio: No, prima a Maria.
Narratore: No, a Giuseppe…
Personaggio: No, a Mar…
Narratore: (perentorio) … A Giuseppe!
Personaggio: (si arrende con mani in alto) Come non detto.
Narratore: … rivolto a Giuseppe gli disse:
Arcangelo: (Con voce da Arcangelo) Giuseppe, Giuseppe, sposa Maria.
Giuseppe: (Sorpreso) Io? Sposare Maria? Ma… ma io sono anziano…
Arcangelo: Giuseppe, sposa Maria… che è vergine.
Giuseppe: (Sbrigativo, sorridente) Ah, beh, allora…
Arcangelo: Sposa Maria, che è vergine, ma ella porta in grembo…
Giuseppe: (cambia espressione, è sorpreso e preoccupato) Come sarebbe, porta in grembo?
Arcangelo: … Che è vergine e porta in grembo (con enfasi:) il Salvatore del Mondo.
Narratore: Giuseppe restò folgorato dalla notizia. E si rivolse all’Arcangelo con fervore dicendo:
Giuseppe: Maria è la mia fidanzata, ed io non l’ho mai… “conosciuta” …
Personaggio: (con malizia) …che vuol dire “non l’ho mai toccata”.
Giuseppe: No-no: non l’ho mai conosciuta-conosciuta. E, purtuttavia, come fa a portare in grembo una creatura… sia pure (con enfasi:) il Salvatore del Mondo?
Arcangelo: Fidati, Giuseppe. Fidati. Beata tra tutte le donne, ella è.
Giuseppe: E come mai?
Arcangelo: Dio ha benedetto il frutto del suo ventre. Ella è pura come l’acqua che scorre nel fiume.
Giuseppe: Quale fiume?
Narratore: Domanda lecita! A quel tempo non esistevano le industrie, ma solo concerie, fornaci…
Giuseppe: Ella è pura? E come fa ad essere gravida?
Arcangelo: E’ stata la potenza dello Spirito Santo.
Giuseppe: E chi è costui? Io non conosco un tale che si faccia chiamare Spirito Santo.
Arcangelo: Esso è potente.
Giuseppe: È così potente e nessuno nel villaggio lo conosce?
Arcangelo: (Cantilenando) Esso non esiste! Non è di questo mondo! Nessuno lo può vedere! ... Ma c’è.
Giuseppe: (urlando spazientito) E dov’è? Che gli faccio vedere io.
Arcangelo: (come in una interminabile risposta) Non lo vedrai… né lo troverai… né in Siria… né in Palestina… né in Egitto… né in Giudea… né in Samerìa… né in Galilea… né in Perèa…”
Personaggio: (urlando) Arcangeloooo! Pure tu ti ci metti!
Arcangelo: (continua, però sbrigativo) … né lungo le rive del Giordano… (tace di colpo e guarda il Personaggio) … né in Perèa.
Giuseppe: (incredulo) Nemmeno in Perèa?
Arcangelo: (Misterioso) Nemmeno in Perèa, esso è puro Spirito…
Personaggio: Ma dov’è ‘sta Perèa?
Narratore: E Giuseppe si convinse. Prese a sé Maria e la fece propria sposa. Ma il dubbio gli rimase nella testa. Parola di Vangelo. Apocrifo eh?
SCENA SETTIMA
Narratore: Tutto questo accadde prima che l’arcangelo Gabriele facesse l’annuncio alla casta Maria. A quel tempo, secondo un vangelo - apocrifo, eh? – Maria aveva solo quindici anni. Sempre secondo quel vangelo, l’Arcangelo le aveva portato la buona novella alla “terza ora del 14 di Nisàu”…
Personaggio: … cioè alle tre di notte del 6 aprile dell’anno 306 dopo Alessandro il Grande.
Narratore: Fu proprio in quel momento che, secondo gli Apocrifi, iniziò la gravidanza di Maria, né un minuto prima né un minuto dopo. E lo stesso Vangelo apocrifo, quello Armeno, fa capire che è la verità. Esso descrive minuziosamente come il concepimento sia avvenuto. Ve lo dico? (lunga pausa pausa. Giuseppe e Dio si guardano muti, imbarazzati)
Narrattore: (sollecita e richiama la loro attenzione) Ooooh! Ve lo dico?
(Facendo controscena, il Personaggio cerca di moderare il Narratore, quasi ad impedirgli di parlare o di suggerire cautela. Contemporaneamente, entra in scena Maria, va a posizionarsi su una sedia.)
Narratore: (risoluto) Ve lo dico! Quella volta, alle 2 di notte, Maria pregava il Signore…
Personaggio: …alle 2 di notte… (mah!)…
Narratore: …Il Signore era allora Dio dei Padri e Dio d’Israele. Ella, Maria, giovine fanciulla, lo implorava di essere privata della tentazione e dei cacciatori affinché conservasse intatta la sua verginità. Fu allora che, a porte chiuse, vi fu l’improvvisa apparizione dell’Arcangelo Gabriele, mandato dal Signore, e le annunciò, nel modo che sappiamo, che sarebbe “diventata” incinta e che avrebbe partorito il figlio dell’Altissimo.
Maria: (Trasalendo) Come può essere ciò? Io non conosco uomo.
Arcangelo: No, Maria. Stai tranquilla. Non succederà come succede a tutte le donne.
Maria: (con ingenuità, preoccupata) E… e come succede a tutte le donne?
Arcangelo: (rassicurante) Non avere di questi dubbi. Non vi sarà intervento di natura umana… né di un marito… né di amante… né di un altro uomo… né di un dottore… né di stregone… né di demonio…
Personaggio: (spazientito, un po’ furioso) Eh, no: basta con le litanie, questo è troppo, io non ci sto (esce di scena).
Arcangelo: …Vi sarà, però… l’intervento della potenza dello Spirito Santo, che entrerà in te e farà di te come gli piacerà.
Maria: (spaventata) Oh, Arcangelo, servo di Dio, non so come reagire alle tue parole. Oh, il mio cuore trema, il mio animo è agitato.
Narratore: Proprio in quell’istante, mentre la santa vergine diceva queste parole e si struggeva, e soffriva, e si umiliava… “Il verbo di Dio penetrò in Lei… attraverso l’orecchio e la natura intima (!) – parola di vangelo, apocrifo, eh!?
Giuseppe: E fu così che Maria fu santificata in tutti i suoi organi e i suoi sensi. Santificata e purificata come l’oro dentro al crogiuolo.
SCENA OTTAVA
Narratore: … E ora parleremo della nascita e come e quando e dove questa avvenne. Secondo il Vangelo Arabo-Siriaco - quello dell’infanzia - Giuseppe prese la sua sposa Maria e partì. Da Gerusalemme andò a Betlemme per farsi registrare con la famiglia nella sua città natale (come aveva ordinato Augusto l’imperatore), poiché era il tempo del censimento. E mentre si recavano, Maria chiamò Giuseppe e gli disse:
Maria: Giuseppe, sposo mio, ferma l’asina. Ho un desiderio.
Narratore: E Giuseppe, premuroso, fermò l’asina e disse:
Giuseppe: Un desiderio? Certo, luce dei miei occhi. Che desiderio hai?
Maria: Mi è venuta una voglia, sposo mio.
Giuseppe: Oh, Non sia mai detto che il frutto del tuo ventre nasca con una voglia! (premuroso) Che voglia hai, mia adorata?
Maria: Voglia di datteri.
Giuseppe: (si guarda intorno, irritato) Datteri? E dove li trovo, i datteri, qui? In mezzo al deserto. Non ci sono palme. E anche se ci fossero sono alte e io non so arrampicarmi.
Narratore: Questo avvenne mentre il sole era alto nel cielo; Maria, da brava sposa, tacque e così ripresero il cammino. Durante il cammino…
Maria: Giuseppe, sposo mio, ferma l’asina e fammi scendere.
Giuseppe: Certo, sposa mia. Un’altra voglia?
Maria: No, ma Colui che salverà il mondo vuole uscire.
Giuseppe: (irritato) Ma come, vuoi farlo nascere qui? In mezzo alla campagna? Non vedi? Ci sono i viandanti… i pastori… i contadini… dei soldati… i cavalieri…
Personaggio: (ironico) i viandanti… i pastori… i contadini… i soldati… i cavalieri…
Giuseppe: (al personaggio) …eh, brava! ...i cavalieri, i soldati… e tu vuoi compiere quest’atto vergognoso davanti a tutti?
Narratore: (amareggiato) Un atto vergognoso! Gesù che nasce viene definito nei Vangeli - apocrifi, eh! - “atto vergognoso”.
Giuseppe: Cerca di resistere, luce dei miei occhi, siamo quasi al tramonto, troveremo un rifugio.
Narratore: Giuseppe spronò la povera asinella, si rimisero in cammino e, quand’era già buio, Giuseppe vide una grotta con dentro un bue. L’asinella l’avevano loro.
FINE PRIMO ATTO
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
Narratore: Nel testo greco, scritto da Tommaso Israelita, viene considerato necessario portare a conoscenza di tutti i fratelli provenienti dal paganesimo, i fatti straordinari dell’infanzia che Gesù operò quando viveva in un corpo umano, ricordate? A Nazareth? Gli uccelletti? Quando aveva appena 6 anni? “Viveva in un corpo umano”, sembra brutto dirlo, eppure quando al catechismo ci domandavano “Gesù è morto come dio o come uomo?” dovevamo rispondere: “E’ morto come uomo perché come dio non poteva né patire né morire.” I miracoli che Gesù fece da bambino sono in realtà dei piccoli prodigi, ma non sono riportati nei vangeli canonici. Invece in quelli apocrifi sono resi noti anche i fatti tragici, narrati, come ho detto, da Tommaso Israelita. Per esempio:
(Gesù e il personaggio guadagnano il centro del palcoscenico.)
Narratore: (leggendo) Dopo un acquazzone, nelle pozzanghere vi era dell’acqua!!!
Personaggio: E certo! Dopo un acquazzone!
Narratore: Era acqua putrida, naturalmente. E Gesù volle che esse divenissero acque pure, limpide e salutari, per poterne bere tutti e riempire le otri.
(Gesù compie dei gesti adeguati, per far avvenire il miracolo.)
Narratore: Ma il figlio dello scriba Hanna, che passava di lì, distrusse con un ramo di albero - pare fosse un ramo di salice –
(Il Personaggio tira fuori da dietro la schiena un “grosso ramoscello”)
Narratore: … distrusse le pozzanghere e l’acqua defluì via. Il piccolo Gesù si volse contrariato verso di lui e disse… (Interrompe la lettura e con tono satirico avverte) c’era da aver paura quando Gesù si volgeva contrariato verso qualcuno, eh?)… (Riprende la narrazione) Si volse verso l’altro bambino e disse:
Gesù: Perché hai svuotato le pozzanghere? Che fastidio ti davano? Tu diventerai secco come il ramo che tieni in mano.
Narratore: L’altro bambino andò via ridendo, (il Personaggio esegue) ma fatti pochi passi cadde e morì (esegue) Gli altri bambini che giocavano nei pressi, avendo visto l’intera scena, corsero a riferirlo al padre del bimbo morto e questi incolpò Giuseppe. Ma Giuseppe tranquillizzò tutti.
Giuseppe: (con sorriso da finto tonto) Vedrete, lo farà tornare vivo, eh! eh!
(Restano tutti in attesa della resurrezione del bambino, ma non succede nulla.)
Narratore: Resuscitare! E così fu!
(Il bambino non si rialza e il Narratore ripete gridando)
Narratore: E così fu!
(Ancora pochi secondi e… Il bambino si rialza e tutti tirano un sospiro di sollievo ed esultano complimentandosi con Gesù.)
Narratore: E persino gli altri fatti di Nazareth, quando successe il miracolo dei passerotti, quelli fatti da Gesù con l’argilla, sono narrati in maniera diversa… quasi… quasi divertente… ascoltate. Un bimbo corse da Giuseppe e riferì: “Tuo figlio sta giuocando vicino al torrente e ha fatto degli uccellini con l’argilla, che non è lecito.”
Narratore: Non era lecito perché l’argilla bisognava risparmiarla; l’argilla serviva a tutti, nel villaggio, per fare vasi, piatti, stoviglie, giare, anfore, tegole… E poi, quel giorno era Sabato, giorno di riposo e di preghiera.
Personaggio: Non si lavorava e soprattutto… niente miracoli.
Narratore: Giuseppe andò al torrente e rimproverò Gesù per tutto questo. Ma il bimbo, da ubbidiente e amorevole figliolo, non rispose, guardò i passeri di creta e disse:” scappate, altrimenti vi mettono nel forno”.
Gesù: (quasi a discolparsi) Nel forno, sì. Ma per farne bomboniere, non per mangiarli; ma gli uccelletti hanno frainteso e sono volati via.
Narratore: Ecco come fu. Un giorno, mentre Gesù passava lungo la strada maestra, fu colpito alla spalla da un sasso lanciato da un ragazzo, forse era un invidioso. Gesù, calmo, disse: “Non proseguirai la tua strada.” E subito il ragazzo cadde morto.
Personaggio: Un altro morto? Ma Gesù che era un serial killer? (al pubblico, scusandosi) E’ scritto nei vangeli, quelli apocrifi.
Narratore: Naturalmente, i fatti di un Gesù che maledice e fa morire la gente non potevano essere inseriti in un vangelo. Però, nonostante ciò, la famiglia di Gesù era ben voluta e per questi fatti non è stata “invitata” a lasciare Nazareth. Infatti, Giuseppe fu semplicemente redarguito e ammonito.
Narratore: e il Capo tribù disse a Giuseppe: “Gesù fa morire i nostri figli; tu gli devi insegnare a benedire e non a maledire”: E Giuseppe tirò forte un orecchio a Gesù per dargli una bella lezione… (Giuseppe esegue) …ma subito smise perché suo figlio lo guardò severamente. Giuseppe ne ebbe spavento e, spaventato, disse: “Ora smetto di tirarti l’orecchio, ma da oggi in avanti tu devi fare azioni benedette e non maledette”. E fu così che dall’ottavo anno in poi Gesù fece miracoli benedetti. Resuscitò un bambino caduto da un tetto del secondo piano ma, dati i precedenti, Gesù fu accusato di averlo spinto. Poi riattaccò la pianta del piede ad un boscaiolo che, per sbaglio se l’era tagliato mentre affettava dei tronchi d’albero. Anche qui… ecc. ecc. …
Personaggio: Gesù, Gesù! ormai aveva una brutta fama.
Narratore: Vangeli apocrifi, eh!
SCENA SECONDA
(Cambio di luci.)
Narratore: E torniamo alla gestazione di Maria Vergine. Tema delicato per centinaia di anni, anzi migliaia… Dunque: dopo l’apparizione “dell’essere incorporeo” …
Personaggio: …che sarebbe l’arcangelo Gabriele…
Narratore: …e il relativo concepimento, Maria si alzò e aprì di corsa la porta (Maria esegue mimando l’azione). Aprì la porta per vedere se c’era qualcuno in ascolto, ma non c’era nessuno. E Maria si tranquillizzò. E riprese a filare una tenda scarlatta per il tempio del Signore.
Personaggio: …. Tra sospiri e preghiere e lunghe attese…
Narratore: Dopo qualche giorno Maria andò a confidarsi con l’anziana cugina Elisabetta, anch’essa incinta…
Personaggio: … ma molto più esperta di Maria!
Narratore: Andò dalla cugina per sapere come ciò sia potuto accadere.
Personaggio: Non si capacitava…
Narratore: Elisabetta le disse che per il Signore nulla è impossibile. Guarda me, anch’io che sono avanti negli anni e, forse vicino alla morte, dicevano persino che ero sterile, eppure sono rimasta incinta.
Personaggio: Si vede che Zaccaria non aveva null’altro da fare.
Narratore: Zaccaria?
Personaggio: Sì! Zaccaria, il marito di Elisabetta. Da quell’unione nacque Giovanni Battista, cugino di Gesù… Che poi lo battezzò… e poi gli tagliarono la testa… per colpa di Salomè, la butt… la prostituta che volle la sua testa.
Narratore: Ma tu, come lo sai?
Personaggio: Eh! Lo dice Luca, l’evangelista, capitolo 1 versetto 36. Nella tradizione cristiana è definita sua cugina… figlia di Ismeria… figlia a sua volta di Emerenzia… nonché sorella di sant'Anna… e nipote di…
Narratore: (Si porta le mani ai capelli) Va bene, va beeene…
Personaggio: (sbrigativamente) Solo un’altra cosa - solo un’altra cosa, posso? (Narratore acconsente) A quel tempo Elisabetta era al sesto mese.
Narratore: …Ed Elisabetta disse: “Non chiedermi come ciò sia successo, è la volontà del Signore. Pensieri, atti, parole… tutto al di sopra della capacità d’intendere degli uomini”. Poi consigliò a Maria di tornare a casa e di “non raccontare a nessuno ciò che le era successo. Specialmente ai figli di Israele”.
Personaggio: …perché avrebbero travisato i fatti… (pausa) … con inutili chiacchiere… (pausa) … che sarebbero sfociate in pettegolezzi e derisione.
Narratore: Elisabetta aggiunse “non dirlo nemmeno a tuo marito. Giuseppe, il tuo titubante sposo non capirebbe e ti ripudierebbe”.
Personaggio: Ma Giuseppe sapeva tutto, perché, secondo i vangeli apocrifi, era stato avvisato dall’Arcangelo Gabriele.
Narratore: Elisabetta suggerì a Maria di non uscire di casa e di restare silenziosa, come una brava sposa e lontana dalla gente.
Maria: (tra sé) Così ho fatto, silenziosa e ubbidiente. Ma il bambino cresceva nel mio seno. E venne il momento di affrontare Giuseppe, il mio diletto sposo.
SCENA TERZA
(Cambio di luci. Entra in scena Giuseppe.)
Giuseppe: (stanco, si tocca la schiena) Cara sposa, dove sei?
Maria: (premurosa) La tua servitrice è qui, mio benvoluto sposo (accorre verso Giuseppe e s’inchina leggermente).
Giuseppe: (ancora più stanco) Torno dai cantieri di Cafarnao, dove sono rimasto a dirigere i lavori ben 8 mesi.
Maria: (preoccupata) Otto… otto mesi, dici? (Si inginocchia dinanzi a Giuseppe, gli prende una mano e gliela bacia, inizia ad adulare il marito) Grande padre, immenso e comprensivo tra tutti i padri… Uomo dalle giganti capacità…
Giuseppe: (sorpreso, la interrompe) Ma che hai, Maria? Come mai ti inginocchi davanti a me, tuo umile marito? Non stai forse bene? … (sospettoso) Vuoi forse qualcosa? Non sei contenta? Sei sicura che non ti sia successo niente?
Maria: una domanda per volta, sposo mio.
Giuseppe (con benevolenza) Ma che hai, Maria?
Maria: Non ho niente.
Giuseppe: come mai ti inginocchi davanti a me?
Maria: M’inginocchio per onorarti.
Giuseppe: Non stai forse bene?
Maria: Sto bene.
Giuseppe: (sospettoso) Vuoi forse qualcosa?
Maria: Oh, no. Non voglio niente.
Giuseppe: Non sei contenta?
Maria: Sono sì, contenta. E ti sono riconoscente.
Giuseppe: Sei sicura di tutto ciò?
Maria: (abbassa gli occhi e scuote più volte la testa per dire Sì, sì, sì).
Giuseppe: Riepiloghiamo….
Maria: (risponde a tutte le domande, nell’ordine, quasi tutto d’un fiato) Non ho niente; mi inginocchio per onorarti; sto bene; non voglio niente, sono contenta perché non mi è successo niente e ti sono riconoscente (tira un sospiro di sollievo per aver risposto a tono).
Giuseppe: (poco convinto) Ah!... Bene… Molto bene.
Maria: (premurosa) apparecchio, e mangeremo con molta letizia… e mangeremo…. e rideremo… e scherzeremo…
Giuseppe: (guarda frastornato la moglie, che cambia espressione ed umore) Il colore del tuo volto è mutato, mia cara sposa.
Personaggio: E qui viene il bello!
(Giuseppe continua a guardare Maria, che cerca di nascondere la sua confusione, senza riuscirvi.)
Giuseppe: (guarda fisso Maria per pochi secondi e poi rompe il silenzio): Maria… mia cara… ho l’impressione che tu non abbia più… la tua grazia infantile.
Maria: (pudica) Ma cosa dici, mio amato?!
Giuseppe: (scrutando): Ti trovo un po’ cambiata, sai? Mi nascondi qualcosa, forse?
Maria: (volgendo le spalle) Cosa vuoi dire con queste tue domande e indagini?
Giuseppe: Donna! perché protesti, invece di rispondere? Ti vedo triste, fiacca, con espressione alterata.
Maria: Ma che dici? Io rido… (cerca di ridere, ma in maniera forzata, buffa) Non vedi?
Giuseppe: Non lo vedo affatto. Qualcuno ti ha forse detto qualcosa di inopportuno?
Maria: (prontamente) Oh, no.
Giuseppe: Ne sarei dispiaciuto. Forse hai un malessere?
Maria: (idem) Oh, no!
Giuseppe: Un’infermità ti ha forse colpito?
Maria: (idem) Oh, no!
Giuseppe: (con fare sospettoso) O forse sei stata… “infastidita” … da altre persone?
Maria: (con decisione) Nulla. Nulla di tutto ciò.
Giuseppe: Perché, quindi, non mi rispondi con franchezza?
Maria: (imbarazzata) Ma cosa vuoi che ti dica? (Inizia a sparecchiare)
Narratore: Giuseppe, più sospettoso che mai, restò in silenzio a guardare Maria che sparecchiava. Fece alcuni passi e ad un tratto prese una decisione.
Giuseppe: (con risolutezza) Maria! (Maria accorre) Non posso credere alle tue parole, sposa mia.
(Giuseppe afferra Maria per un braccio e la posiziona di profilo davanti a sé)
Maria: Che fai sposo mio? Vuoi forse frustrarmi?
Giuseppe: Voglio vedere.
Maria: (preoccupata si copre il ventre) Cosa vuoi vedere?
Giuseppe: Voglio vedere se tutto va bene, come dici tu. Mettiti ben in vista, qui, davanti a me.
Narratore: Maria si agitò internamente, non sapeva che fare, che dire… E rimase dritta davanti a Giuseppe. Questi sedette e prese ad osservare Maria con attenzione.
(Giuseppe fa cenno a Maria di girare su stessa, la scruta, dalla testa ai piedi.)
Narratore: Improvvisamente, Giuseppe ebbe un sussulto (Giuseppe esegue); si accorse che Maria aveva il ventre insolito: era incinta.
Giuseppe: (Giuseppe lancia un grido e si alza dalla sedia) Aaaah! Che riprovevole azione, hai commesso!
Narratore: Le reali e vere parole di dolore e dispiacere e di lamento profferite da Giuseppe sono riportate nel Protovangelo, capitolo Tredicesimo, versetto 1. Leggiamolo, leggiamolo. “Quando giunse per lei il sesto mese, ecco che Giuseppe tornò dalle sue costruzioni e, entrato in casa, la trovò incinta. Allora si picchiò il viso, si gettò a terra sul sacco e pianse amaramente”.
Personaggio: Anche Maria pianse amaramente.
Giuseppe: Con quale faccia guarderò il Signore, Dio mio? Che preghiera innalzerò io per questa ragazza? L'ho infatti ricevuta vergine dal tempio del Signore, e non l'ho custodita. Chi è che mi ha insidiato? Chi ha commesso questa disonestà in casa mia, contaminando la vergine?”
Personaggio: A questo punto seguono richieste di spiegazioni, come in ogni coppia in crisi, continuano accuse, proteste di innocenza.
Maria: Io sono pura e non conosco uomo.
Giuseppe: Donde viene dunque ciò che è nel tuo ventre?
Maria: Come è vero che vive il Signore, nostro Dio, questo che è in me non so d'onde venga.
Personaggio: Fu a questo punto che Maria pianse amaramente.
(Giuseppe prende a passeggiare avanti e indietro, pensieroso.)
Personaggio: Giuseppe è pensieroso e, come ogni uomo, fu convinto dalle parole e, soprattutto, dalle lacrime della donna.
Giuseppe: (verso Maria, per abbracciarla) Che fatto stupefacente e straordinario! Il mio animo è pieno di stupore!
Narratore: Però Giuseppe fu preso dai dubbi perché erano fatti mai successi, incomprensibili. Giuseppe non sapeva a chi rivolgersi sull’intera faccenda, per consultarsi, chiedere consigli… Questo fatto era un segreto, ma lo sarebbe stato ancora per poco, perché la notizia sarebbe stata divulgata e raccontata dappertutto.
Giuseppe: Di sicuro si divertiranno alle mie spalle. Continui a professarti intatta, ma i sacerdoti del Tempio ti crederanno?
Maria: (con rabbia da ribellione) Giuseppe, quando la smetterai di coprirmi di oltraggi e di muovermi accuse ingiustificate?
Personaggio: (incalzando) Giuseppe non poteva capacitarsi.
Giuseppe: No, no, non riesco a capacitarmi. Sono afflitto e triste.
Maria: Ma perché?
Giuseppe: Per la disgrazia che si è abbattuta su di me. Che farò di te? Che spiegazioni darò a chiunque me ne domanderà? Sarò disonorato tra i figli d’Israele (piange).
Narratore: (durante questa battuta, Giuseppe recita delle controscene adeguate) Pianse a lungo, Giuseppe, e si disperò. Si sentiva un uomo tradito. Era combattuto tra il credere a Maria - come se il fatto fosse stato opera di Dio - o se tutto era opera del demonio.
Maria: Persino le fanciulle mie compagne ti rassicureranno e ti diranno che un angelo è apparso al mio cospetto per annunciarmi la bella novella.
Giuseppe: E se quell’angelo era invece uno spudorato “travestito” da angelo?
Narratore: Giuseppe decise di ripudiarla, di condurla, di notte e notte, col favore delle tenebre, durante un’ecclissi di sole…
Personaggio: …ma se era notte, che ecclissi c’era?
Narratore: Insomma, nel buio della notte decise di portarla lontano dal villaggio e di lasciarla andare via. Maria pianse a lungo per questo congedo che in realtà era un ripudio bello e buono, un ripudio a tutti gli effetti.
Personaggio: Cominciò a preparare la valigia?
Narratore: No! Perché fu a questo punto che Maria ricevette la visita di un angelo del Signore
Personaggio: L’Arcangelo Gabriele?
Narratore: Eh! Sempre lui. Ricevette la visita dell’Arcangelo che la tranquillizzò dicendole di stare di buon animo e che il Signore l’avrebbe liberata da tutte le tribolazioni.
Personaggio, Maria e Giuseppe: (insieme, risollevati) Ooooooh! Finalmente.
SCENA QUARTA
(Cambio di luci, è notte. Lentamente entra in scena l’Arcangelo Gabriele.)
Narratore: E quella notte, l’Arcangelo apparve in sogno anche a Giuseppe.
Arcangelo: Giuseppe, Giuseppe. Prenderai con te Maria, vergine e senza peccato. Ella partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù, e sarà colui che salverà il mondo.
Narratore: Giuseppe si svegliò e glorificò il dio d’Israele che gli aveva concesso questo privilegio e decise di custodire Maria… e di onorarla… e di preservarla… e di aiutarla… di adorarla… di omaggiarla…
Personaggio: (controscena adeguata) Ancora continui?
Narratore: (sbrigativamente) … di onorarla e preservarla da ogni male.
Personaggio: Oh, così mi piaci.
Narratore: Però… (pausa. Poi controscena adeguata del personaggio) Però non avevano fatto i conti con i sacerdoti del Tempio: Maria e Giuseppe, infatti, furono arrestati.
Personaggio: Povera Maria, povero Giuseppe… Ma perché?
Narratore: Maria fu processata perché senza essere sposa aveva tradito il Dio d’Israele. E Giuseppe perché pur essendo anziano, vedovo e con altri figli aveva approfittato della vergine fanciulla che gli era stata data in custodia dai sacerdoti del Tempio. Hanna era il sommo sacerdote e vedendo che i due accusati si dichiaravano innocenti agli occhi degli uomini e del Signore, e che non avevano commesso atti riprovevoli, li condannò a bere “l’acqua della prova”.
Personaggio: (scettico) E Che condanna era? Bere l’acqua... l’avrei fatto anch’io.
Narratore: Si trattava di acqua amara… amara come il veleno. Quando non si avevavo prove certe, gli accusati dovevano bere alla sommità di un monte. Se questi fossero tornati sani e salvi, allora erano innocenti.
Personaggio: E morirono?
Narratore: Tornarono sani e salvi….
Personaggio: …e dissetati.
Narratore: …E furono liberi di tornare a casa. Dove si nascosero senza mostrarsi alla curiosità della gente e sin quasi al termine della gravidanza. E poiché si avvicinava il giorno del censimento, Maria e Giuseppe si misero in cammino verso Betlemme.
Personaggio: Beh, in cammino… Maria era incinta, quasi-quasi pronta a partorire… io so che partirono con una mula.
Narratore: Semmai un’asina. Stando ai vangeli - quelli apocrifi, eh? - non è ben chiaro se Maria viaggiasse a dorso di un’asina o di una giumenta. A volte viene citata un’asina, a volte una giumenta.
Personaggio: (con sicurezza) Una giumenta, una giumenta! Se non era una mula era un’asina!
Narratore: Perché?
Personaggio: Una giumenta è focosa, è scalpitante, e Maria non avrebbe fatto bella figura se fosse stata rappresentata su una giumenta: ve l’immaginate? Maria non era una valchiria… e nemmeno un’amazzone… e nemmeno una cavallerizza… e nemmeno…
Narratore: … Va bene, va bene, Quindi, come mezzo di locomozione fu preferita l’asinella, ok?
(Il Personaggio acconsente felice e, gratificato, fa il gesto di cavalcare).
Personaggio: (dubbioso) Ma… quando nasce, ‘sto Gesù?
Narratore: Ecco, un altro mistero devi vangeli apocrifi. Essi riportano il 6 di gennaio…
Personaggio: (sorpreso, incredulo) Per l’epifania?
Narratore: Per l’esattezza, il 19 di Tebeth. Ossia quando i Magi arrivarono al cospetto di Gesù bambino appena nato.
Personaggio: Che stranezza!
Narratore: Noi siamo abituati a “vedere” i tre re Magi solitari, a dorso di una cavalla o di una cammella…
Personaggio: … O di una dromedaria.
Narratore: (ironico) Sì, un’elefantessa! In realtà i tre erano tre fratelli e il loro viaggio durò nove mesi. Essendo tre fratelli, figli dello stesso padre, erano della stessa razza. Ma la volontà popolare riportata dai vangeli apocrifi, li hanno fatti diventare uno bianco, uno giallo e uno negro…
Personaggio: Un miracolo?
Narratore: No. In rappresentanza delle razze umane.
Personaggio: Logico: Cristoforo Colombo non era ancora nato…
Narratore: Perché?
Personaggio: Sennò i re Magi sarebbero stati quattro: …(Pausa)… mancano i pellerossa.
Narratore: Ma quello avvenne qualche anno dopo, nel 1482…
(Conteggia sulle dita, come a fare dei calcoli.)
Personaggio: Esattamente 1.481 anni, 8 mesi e 20 giorni dopo… (Pausa) Ora più ora meno… (Pausa. Guarda spaventato il narratore) …Per l’ora legale.
Narratore: I tre re Magi erano Melkan - Melchiorre in italiano, (con enfasi) re dei Persiani. Gaspar…
Personaggio: (come fosse un sapientone) …Gaspare, in italiano…
Narratore: …Gaspar, re degli indi; e Balthazar… (guarda minaccioso il Personaggio, che tace timoroso) e Balthazar – Baldassarre in italiano, re degli arabi. E non vennero da soli. Non viaggiarono soli. Erano in compagnia dei loro comandanti, dodici ciascuno…
Personaggio: (come in precedenza, conteggia velocemente sulle dita di una mano) …Trentasei in tutto.
Narratore: … E questi erano seguiti da drappelli di cavalleria, che comprendevano dodicimila cavalieri…
Personaggio: (idem) …quattromila per ciascun regno. (Pausa. Guarda il narratore che lo fulmina con lo sguardo) … (Con ingenuità) …Conosco anche le divisioni. (Pausa) Altro che tre re Magi solitari… a piedi… con i loro doni… (Mima la camminata di vecchietti, curvi e lenti col bastone.)
Narratore: I tre re furono avvertiti dallo Spirito Santo nel momento stesso in cui l’Arcangelo annunciava a Maria che sarebbe diventata madre per volere del Signore. Lo Spirito Santo ordinò ai Magi di andare ad adorare il bambinello ed essi subito partirono.
Personaggio: Ma prima fecero le valige… comprarono i famosi regali… radunarono i soldati… che salutarono le famiglie…
Narratore: (spazientito, continua) …ed essi subito partirono per un viaggio che sarebbe durato nove mesi.
Personaggio: Appuntamento Betlemme, a mezzanotte.
Narratore: Per nove lunghi mesi, le stelle, precedendoli, guidarono i re Magi e il loro seguito.
Personaggio: Dodicimila soldati, e trentasei comandanti… (Pausa) …ma i sergenti, non c’erano?
Narratore: Questo dispendio non era in linea con la povertà e la semplicità che Gesù avrebbe rappresentato in futuro, quindi il vangelo apocrifo che lo descriveva fu bandito. Ed ecco i doni dei re Magi. I vangeli canonici riportano Oro, incenso e Mirra.
Personaggio: (ironico) Scommetto che i vangeli apocrifi riportano molto di più. Ascoltiamo.
Narratore: Melchiorre, il primo re, portava Mirra…
Personaggio: E che cos’è?
Narratore: (sbrigativo, quietandolo con un gesto) Te lo dirò dopo. Portava Mirra, aloe, porpora, pezzi di lino e graziosa mussolina.
Personaggio: E chi era, la sorella di Mussolini?
Narratore: No, era una stoffa a quei tempi preziosa. E portava anche libri e manoscritti sigillati dalle mani di Dio in persona.
Personaggio: Hai promesso di dirmi cos’è la mirra.
Narratore: (velocemente, con sadismo) La mirra è una gommaresina aromatica, estratta da un arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae, può anche presentarsi sotto forma ...
Personaggio: Va bene, va beeene…
Narratore: Il secondo re, Gaspar, re degli indi, portava al bambinello altra mirra ma anche nardo… (si rivolge al personaggio) …che è un prezioso olio essenziale ottenuto dalla distillazione in corrente di vapore dalla radice di nardostachys jatamansi, che è…
Personaggio: Va bene, va beeene…
Narratore: … quindi altra mirra, nardo, cinnamomo, incenso e cannella.
Personaggio: (come se indovinasse) …per fare le tortine di ricotta?
Narratore: (non ci bada): Il terzo re, Balthazar, re degli arabi, portava (con enfasi) Oro, oro! Argento, Argento! Pietre preziose, zaffiri di gran valore, di tre colori: giallo, rosa e blu! Infine perle finissime e melograni e uva passa.
(Durante quest’ultima battuta, il personaggi fa gesti di entusiasmo e di contentezza, come se l’oro fosse per lui. Ma al sentire “melograno e uva passa” si affloscia.)
Narratore: Il brutto dell’intera faccenda fu che ad un certo punto del viaggio de tre re Magi, la stella cometa sparì.
Personaggio: (preoccupato) Come sarebbe… sparì?
Narratore: Sparì. (Imitando la voce del popolo) “Si è spenta, si è spenta”, dicevano tutti.
Personaggio: (idem) Tutti- tutti?
Narratore: Tutti, ebrei e palestinesi… romani e barbari… essei e zeloti… farisei e scribi… farisei e sadducei… scriba e filisdei…
Personaggio: (urla arrabbiato) E abbiamo capito, abbiamo capito! E che sono… (esita, non trova la parola) …e che sono… ignoranto?
Narratore: (sfottendolo) Nooo, non sei “ignoranto”.
Personaggio: Grazie.
Narratore: (cambia tono) “E adesso che facciamo?” I re Magi si sconcertavano;
Personaggio: (esagerando, si agita) … si scompigliavano… si scombussolavano… si scocuzzolavano… si scompaginavano…
Narratore: (interrompe la cantilena del Personaggio mettendolo a tacere con un urlo) … si smarrirono! (Pausa) “Dove andiamo senza luce, senza guida?” Il bambino Gesù non si trovava. E il giorno dopo a chi andarono a chiedere informazioni?
Personaggio: (indovinando) ad Erode!
Narratore: Proprio a lui. Colui che cercava Gesù per ucciderlo, così come aveva fatto con tutti gli altri bambini, la strage degli innocenti. Erode riceve i re Magi per carpire loro dei segreti riguardo “il re d’Israele” ovvero “il re dei re”. Per tre giorni e tre notti li coccolò, li lodò… Tutto inutile.
Personaggio: rimasero legati al segreto professionale.
Narratore: E fu così che a Erode “lo prese la rabbia al cuore e decise di non farli più partire e li fece arrestare”.
Personaggio: Arrestare i re! Ma come si è permesso?
Narratore: E qui il colpo di scena. (Con slancio trionfalistico) Grazie ad un terremoto e alle invocazioni del popolo spaventato, e grazie alle suppliche di Archelao, uno dei figli di Erode, che gli sarebbe succeduto, i Magi furono liberati e poterono finalmente raggiungere Betlemme con suono di trombe e canti di gioia.
Personaggio: E questo è scritto nei vangeli?
Narratore: Certamente. Quelli apocrifi, però.
SCENA QUINTA
(Cambio luci.)
Narratore: E venne il momento della nascita di Gesù.
Personaggio: (Con sconforto) Quante versioni! Quante versioni!
Narratore: (rassicurante) Però, alcuni episodi sono comuni a tutti i vangeli: nacque da Maria che vergine l’ha concepito, vergine l’ha partorito e vergine è rimasta.
Personaggio: e questo è certificato da una levatrice, Zelami, che l’ha trasferito ad un’altra levatrice, Salomè; diffidente, questa; com’era diffidente!!!
Narratore: Talmente diffidente che ha voluto palpare mettendo un dito nella vagina di Maria, che lo permise. Ma appena toccò la vergine, la mano di Salomè seccò.
Personaggio: … e mi pare giusto.
(Durante la successiva battuta, il Personaggio fa adeguati gesti di sopportazione, ascoltando il narratore nella sua declamazione.)
Narratore: E solo alle suppliche che Salomè elevò al Signore… e solo dopo aver gridato lamentandosi… e solo dopo essersi stracciate le vesti… e solo dopo essersi pentita della diffidenza… e solo dopo aver adorato il bambinello… e solo dopo aver toccato i panni che lo avvolgevano…
Personaggio: …panni di mussolina, vero?
Narratore: Solo dopo tutto quello che ho detto… la mano di Salomè fu risanata.
Personaggio: Ma chi era questa Salomè, quella che fece decapitare Giovanni IL Battista?
Narratore: No. “Quella” era un’altra. Poi Maria, dopo tre giorni dal parto, uscì dalla grotta. Ma molti vangeli dicono dalla stalla.
Personaggio: E perciò per accontentare tutti si dice che Maria rimase tre giorni in una grotta e tre giorni in una stalla.
Narratore: E tutti andarono ad adorare il Signore appena nato e…
Personaggio: … e a fare gli auguri a Maria … (pausa) … e a Giuseppe, naturalmente.
Narratore: A salutare Maria, che tutti sapevano essere Vergine e Madre del salvatore del mondo, di Colui che avrebbe emendato i peccati di tutti i popoli.
FINE SECONDO ATTO
TERZO ATTO
Scena unica
Un riflettore illumina il leggio, al quale si appresta a leggere il narratore.
Al riaccendersi della scena, L’Arcangelo Gabriele attraversa la scena reggendo un cartello con su scritto:
“DUEMILA ANNI DOPO”
Personaggi: Maria
Pino
Nonno
Nonna
La scena non è più quella dei primi due atti. Adesso è un’ampia cucina di un comune appartamento di un condominio popolare di una grande città.
Il televisore è acceso (e starà acceso per tutta la durata della scena). Viene trasmessa in continuazione molta pubblicità, martellante, inesorabile, monotona: ogni minuto circa ricominciano gli stessi stupidi annunci, gli stessi banali slogan.
Per tutta la scena regna molta confusione, stressante, da far saltare i nervi. C’è un senso di alienazione.
Maria è una giovane moglie e Pino è il giovane marito. Entrano insieme: lei è adirata, lui remissivo.
Maria (entrando): no, no e no! non te lo perdonerò mai. Siamo sposati da un anno e non ti ho mai fatto le corna, non ti ho mai tradito…
Pino: ti prego cara, modera i termini.
Maria: non ti ho mai fatto becco.
Pino: senti, tesoro, non è vero niente, non ho mai fatto l’amore con la nostra vicina. Ti hanno informata male, gente invidiosa.
Maria: ed io cieca, cieca, cieca.
Pino: ti amo e non ti tradirò mai.
Maria: tsè! tanto l’hai già fatto!
Pino: ma non è vero, come devo dirtelo?
(Il nonno è molto anziano, arteriosclerotico. Entra in scena sbraitando, roteando il bastone e sbattendolo sul tavolo, al centro della cucina. Rompe un piatto.)
Nonno: dove avete messo la mia dentiera?
Maria: ma che dentiera d’Egitto!
Pino: ti sei calmata, finalmente!
Maria: (più adirata che mai): calmata, io? sput! sì, sono calma, adesso.
Pino (asciugandosi lo sputo che gli è arrivato in viso): troia! Sei una troia.
Maria: non ancora: domani. Lo sarò domani.
Pino: e con chi?
Nonno: la mia dentiera, dov’è?
Maria: vaffan’… brodo, nonno!
Pino: ...tu e la tua dentiera del...
(Entra in scena la nonna; anche lei è molto anziana.)
Nonna: buon giorno, figlioli. Bene alzati. (Nota i loro visi irati) Bella giornata, vero?
Nonno: (imperioso) hai visto la mia dentiera?
Nonna: (con astio) no! Ho saputo…
Nonno: (interrompendola): ...che cosa hai saputo?
Nonna: ho saputo…
Nonno (idem): ...che cosa?
Nonna: ...e lasciami parlare! … Ho saputo…
Maria: sai quel che ci frega di quel che hai saputo?
Pino: Maria, ti prego, non mi tradire.
Maria: ah, no? Vedrai.
Pino: (supplichevole) no, ti prego. Non farlo mai.
Maria: adesso piangi, eh?
Nonna: ho saputo che è arrivato in città…
Pino: nonna, ti prego… non vedi che sto piangendo?
Nonna: non volete proprio sapere chi è arrivato in città?
Nonno, Maria e Pino: (rispondono in coro) nooo. E che ca’.
Maria: (riprendendo la lite con il marito) farabutto.
Pino: farabutto a chi?
Nonno: la mia dentiera…
Nonna: dite che ci salverà?
Nonno, Maria e Pino: (in coro) chiii?
Nonna: adesso lo volete sapere, eh?
Nonno, Maria e Pino (idem): sììì.
Nonno: ...basta che la smetti di rompere!
Nonna: ...ed io non ve lo dico.
Pino (perde la pazienza e afferra la nonna per la gola): ora ce lo dirai, invece.
Maria: vigliacco, lasciala. (Amorevole:) Lo dirà a me, vero nonna?
Nonna: no! (Maria dà uno scappellotto alla nonna).
(Il nonno ride e sbatte il bastone sul tavolo, come per esprimere contentezza.)
Nonno: fatela fuori, fatela fuori.
Pino: se non la pianti faccio fuori anche te.
Maria (alla nonna): chi? Chi è arrivato in città? Chi? Parla!
Pino: chi? Parla!
(La macchinetta del caffè comincia a fischiare.)
Nonna: Il… il caffè.
Pino: il caffè?
Maria: sta per arrivare il caffè?
Nonna: sta per uscire. Il caffè. Non udite il fischio?
Dalla culla posta in un angolo, proviene il vagito di un neonato (per le battute successive si consiglia di usare un bambolotto di gomma). Il bimbo strilla e piange, ma nessuno gli dà retta. I suoi strilli si aggiungono a quelli della pubblicità televisiva che – si ricordi – non è mai cessata. Viene reclamizzato ogni genere di prodotto e il volume della tv sembra voler prendere la parola e farsi prepotentemente udire, sovrastando tutti.
(Il bambino strilla sempre più forte, a perdifiato.)
Pino (gridando): parlo io, silenzio!
Nonno (sbattendo il bastone): io, io… la mia dentiera.
Maria: zitti, voi due. Zitti. Su, nonna, dicci chi è arrivato in città.
La nonna sta per parlare e, come d’incanto, lentamente, torna il silenzio: la tv abbassa con lentezza il volume, ma non tace; il bambino sembra calmarsi, ma singhiozza; il nonno non sbatte il bastone, ma lo picchia piano e nervosamente sul pavimento.
Nonna: tutti lo aspettavano e finalmente è arrivato. Verrà a trovarci oggi stesso. Lo ha detto proprio Lui. Lui, non noi.
Maria: Lui, chi?
Pino: lo confessi o no?
Nonno: taci. Taci e magari ti fanno fuori.
Nonna: lo volete sapere?
Nonno, Pino e Maria (spazientiti, in coro): sììì.
Nonna: (pentita) beh, lo vedrete appena arriverà.
All’improvviso la tv aumenta il volume e tornano gli spot pubblicitari. Pino e Maria tornano a sbraitare; il nonno riprende a sbattere il bastone e chiede la dentiera; il neonato riprende a strillare, la caffettiera a fischiare e, in più, dalla finestra giunge il rumore del traffico, con frenate brusche e assordanti suoni di clacson.
Pino insegue la nonna – forse per strozzarla?
La nonna scappa, correndo attorno al tavolo.
Il nonno ride contento.
Maria si reca presso la culla e finalmente prende in braccio il neonato.
Maria: (amorevolmente, al bimbo): cos’hai, tesoruccio mio, eh? I pannolini sono asciutti, la poppata l’hai già fatta (cambiando tono, si adira), allora cos’è che vuoi, eh?
(Il bambino piange più che mai, imperterrito.)
Maria: (trattenendosi dall’esplodere d’ira): ho capito: oggi lezione: “Come far smettere un bambino che piange”. Si passeggia avanti e indietro (esegue) e si culla il fagottino, così (esegue, in modo esagerato). Si parla al neonato (con tono autoritario) “su, su non piangere, fai la nanna: ninna nanna, bel bambino, ninna oh, ninna oh. E smettila, carino, dai.”
(Maria comincia a perdere la pazienza.)
Pino (smettendo di rincorrere la nonna, stanco): nonna, fermati. Parlaci tu, con tua nipote: crede che io l’abbia tradita.
Nonna: perché, non è così?
Pino: ah, sicché glielo hai messo tu in testa, eh?
(Pino, più arrabbiato che mai, rinuncia a lottare.)
Nonno: allora, la mia dentiera?
Nonna: e smettila! Vuoi la mia? Toh! (si toglie la dentiera dalla bocca e la porge al nonno. Questi la prende contento e se la sistema tra le gengive).
Nonno: oh! Adesso sì che posso farmi una scorpacciata di pisticchio... - ...volevo dire pistacchio.
Nonna: sì, ma fino a quando arriva Lui. Poi, vedrete, Lui sistemerà ogni cosa.
Pino: ma cosa? Chi? Spiegati, perbacco.
Nonno: dillo, dai, dillo.
(La nonna sembra che stia per svelare il mistero e tutto il trambusto diminuisce d’intensità.)
Nonna: ancora un po’ di pazienza.
(Il trambusto riprende come prima, anzi peggio.)
Pino: Aaaaah! Tu ci vuoi morti!
Maria (che passeggia col bambino in braccio): smettila caro, carino. Se non la smetti
di piangere ti dò in pasto al nonnino.
Nonno: la dentiera è ottima.
Maria: dormi, carino (perde la pazienza e grida) e dormi! Dormi! Brutto stronzetto.
(Il bambino strilla più forte ancora. Maria si sforza di stare calma.)
Maria: dormi, bello; dormi-dormi, carezza-carezzina (esegue) e un ceffone al mio bel bambino ( e gli molla un sonoro ceffone). Dormi, caro eh? Su, bello (si sforza di stare calma). Su dormi. Sput! (Sputa in faccia al bambino, poi lo getta con rabbia per terra, lo riprende e lo schiaffeggia ancora.) vuoi dormire o no?
Nonna: (calma): credo che sia giunto il momento di dirvi chi deve arrivare. E da dove. E perché.
Pino: oh, finalmente!
Nonno: brutta bacucca, ti sei decisa, eh?
(La tv, il traffico, la caffettiera e il bambino continuano a diffondere baccano infernale.)
Nonna: è arrivato in città un marziano.
Nonno: un… un marziano?
Pino: Seee! Un marziano? Capirai!
Maria (amorevole, al figlio): sentito, caruccio? E’ arrivato un marziano (cambia tono) e se non la smetti di piangere ti consegno a Lui.
Nonna: Lui, non noi. Lui, ci salverà.
Pino: Ci salverà? E da cosa? Non siamo in pericolo.
Maria (al bambino): hai sentito? Ci salverà, ma se non la smetti sarà troppo tardi per te e ti darò al Mannaro.
Pino: e non parlare così a mio figlio! Mio!
Maria: (con tono misterioso) tuo?
Pino: (speranzoso) nostro.
Nonna: vostro?
Nonno: loro.
(Al caos esistente si aggiunge lo squillo insistente del telefono. Nessuno va a rispondere.)
Nonna: il telefono.
Nonno: chi sarà?
Maria: già, chi sarà?
Nonna: e se fosse Lui?
Pino: e se qualcuno rispondesse?
Nonna: (a Pino) su, rispondi.
Pino: io?
Nonna: sei tu l’uomo di casa.
Nonno: (risentito) e io? Chi sarei?
Pino: per forza io?
Maria: e chi, io? (al bambino) dormi, dormi.
Nonno: io non aspetto nessuno.
Pino: e neanch’io.
Nonna: ma potrebbe essere Lui.
Pino: me ne frego!
Nonno: mi associo.
(A tutto il baccano già esistente si aggiunge il ripetuto “din-don” del campanello d’ingresso.)
Nonna: suonano alla porta.
Pino: già, suonano!
Nonno: e chi va?
(Nessuno si muove).
Maria: e andate ad aprire quella insopportabile porta!
Pino: (imperioso) non aprite quella porta.
Maria: e rispondete a quel dannato telefono! E togliete quella caffettiera dal fuoco! E tu (al marito), futuro cornuto, prendi questo bastardino, prima che lo faccia volar via dalla finestra. (gli getta al volo il neonato: Pino lo afferra a stento.)
Nonna: vado io ad aprire: sento che è Lui. (Va ad aprire la porta e rimane sorpresa.) Sì, è Lui.
(Una luce abbagliante filtra dall’uscio aperto. Entra un marziano e si dirige al centro della cucina. Tutti lo guardano stupiti. Il caos continua.)
Nonna: è Lui. E’ venuto per salvarci, vero?
Maria: salvarci da chi? da che cosa?
Nonno (sbattendo il bastone): eh! eh! eh! Come mi diverto!
Il marziano lentamente si avvicina al televisore e lo spegne. La pubblicità cessa di colpo e il bambino, dopo pochi istanti, smette di strillare; il rumore del traffico si attenua e finisce; il nonno posa il bastone, prende la pipa e si siede in poltrona, tranquillo; il telefono smette di suonare; Pino si avvicina a Maria e le passa un braccio sulle spalle: Maria ricambia l’abbraccio e lo bacia.
Nel silenzio che regna, il bambino emette una simpatica e prolungata risatina.
BUIO