Il Teatro Due di Parma ha proposto, nell’ambito della stagione di prosa del Piccolo Teatro di Catania, nella sala di via Ciccaglione, la pièce “Medea” di Christa Wolf, a cura e con Elisabetta Pozzi, con la collaborazione sulla scena di Daniele D’Angelo, autore delle musiche originali. Nello spettacolo, un intenso atto unico, interpretato con grande pathos da Elisabetta Pozzi, il mito di Medea è ripreso dalla scrittrice tedesca Christa Wolf, autrice di un romanzo uscito in Germania nel 1996 (Medea. Stimmen), e pubblicato in Italia (Medea. Voci) nel 1996. Il sottotitolo del romanzo (Voci) allude alla tecnica narrativa della plurivocalità adottata, infatti ogni capitolo è narrato dalla Pozzi in prima persona da sei diversi personaggi:Medea, Giasone, Agamede (maga e guaritrice, un tempo allieva di Medea), Acamante (astronomo di Corinto e consigliere del re Creonte), Leuco (secondo astronomo e allievo di Acamante), Glauce, figlia del re Creonte, promessa sposa a Giasone. Il testo, oltre a vivacizzare la narrazione attraverso una pluralità espressiva, utilizza soprattutto l’apporto delle musiche eseguite dal vivo da Daniele D’Angelo e che accompagnano il passaggio della Pozzi da un personaggio all’altro, mettendo in rilievo il conflitto tra due mondi lontani, un conflitto tra culture che nel romanzo della Wolf diventa riflessione sulle origini stesse dell'idea di potere. E sulla scena che offre solo angoli con leggii, la protagonista è la Medea di Elisabetta Pozzi che con uno scialle, un paio di occhiali neri, un'intonazione nasale, un commento musicale, caratterizza e differenzia le voci, rafforzando il senso della parola teatrale.
Una Medea atipica, quella presentata da Elisabetta Pozzi, una Medea vittima, non più carnefice, che vive da straniera in un mondo cosiddetto civile. Troppo intelligente e saggia, che finisce per scoprire la morte e l'orrore in un sacrificio umano. Emarginata, esiliata, verrà punita nella discendenza con la lapidazione dei figli.
La pièce, premiata dai reiterati applausi del pubblico, è preceduta da una breve presentazione della protagonista Elisabetta Pozzi che introduce lo spettatore nel mondo della Medea di Christa Wolf, lontana dalla Medea Euripidea. Una Medea che non esplode del risentimento covato per anni, in nome della libertà della donna schiavizzata dal potere di un marito ipocrita, riduttivo e stupido come Giasone; non si vendica dell’abbandono e del tradimento subiti da Giasone, e quindi non matura i suoi irrazionali propositi infanticidi; non uccide; non incendia nessuna città. La Medea di Christa Wolf subisce l’emarginazione perchè diversa. E saranno i veri barbari, i corinzi che non la accettano, ad annientarla fino a lapidarle i figli.
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