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Lenz ormai e indiscutibilmente non è più una semplice Compagnia Teatrale che si muove all'interno di quello che continuiamo a chiamare “Nuovo Teatro”, anche se talora più tanto 'nuovo' non sembra, elaborando progetti scenici, Lenz è diventato esso

stesso un 'progetto' che a partire dalla scena va ad occupare il luogo complesso e impervio dell'Umanità nell'intricato suo essere sempre relazione tra Natura e Cultura, tra irriducibile e circolare Esserci e Storia che orizzontalmente espone il suo 'Spirito'.
La sua scena, estrovertendo l'intimità, cioè rendendo esterno ciò che ci è di più intimo, metaforizza così il processo stesso dell'esistenza, palesando ciò che si vuole nascosto, ciò a cui ci vogliamo nascosti.
Haiku è un nuovo capitolo del libro che da tempo Maria Federica Maestri e Francesco Pititto compongono con rara sensibilità, con empatica percezione che va oltre l'ordinario per rendere appunto ordinario lo 'straordinario', maghi ed insieme alchimisti di un teatro che mescola con potenza parola poetica, narrazione mitica e, da loro quasi scaturite, immagini icastiche ed illuminanti della realtà.
Ed il loro paradosso in fondo è proprio quello di scovare la sincerità deformando il finto realismo, il desueto verismo, nella realtà profonda dell'immaginazione, psicologica e metafisica.
HAIKU, dicevo, è una non antichissima (circa del 1600 d.c.) struttura poetica giapponese, istituzionalmente brevissima e utilizzata prevalentemente a fissare liricamente, e la poesia custodisce essenze non altrimenti dicibili, luoghi e momenti della Natura (che ricordiamo nella loro cultura è 'vivente'), una sorta dunque di immagine in parola o di parola/immagine, ed in ciò mostra una naturale coerenza con la scrittura di Lenz.
Una suggestione che, senza alcuno scandalo, ritroviamo in parte nel bellissimo film di Wim Wenders: “Perfect days”.
Ma non solo, il progetto 'Lenz' è istituzionalmente un progetto consapevole di 'ricostruzione' e di 'rigenerazione' che, come scrive Danilo Selvaggi di LIPU nel foglio di sala, riguarda due essenziali scenari: “quello della natura, che è stata progressivamente impoverita dall'avanzare dell'urbanizzazione, e quello della cultura, che deve riscrivere il proprio alfabeto ecologico con nuove consapevolezze scientifiche e morali”.
Maria Federica Maestri crea così un micro-ambiente oscuro, come il grembo della natura, separato in tre spazi da trasparenti e dunque osmotiche membrane, avvicinando il più possibile il pubblico, anch'esso in quattro file tra loro separate, due a due, da una medesima membrana, dentro i quali si muove l'attrice sensibile, la bravissima Sandra Soncini spontanea nella voce e padrona della parola, ricomponendo quello stesso suo suono, e la musica che lo circonda, nei movimenti performativi che contemporaneamente porta avanti.
Dalla sua voce ricadono, prendendo il posto dell'aria che prima li occupava (da qui il sottotitolo), versi coinvolgenti, nella bella traduzione e ricostruzione composita di Francesco Pititto, che quasi ci trascinano dentro quella scena in cui precipitano insieme a loro e giacciono uccelli sconfitti da una brutale de-naturalizzazione del mondo, che accompagna una de-culturizzazione altrettanto brutale e devastante per l'Umanità.
Così recita il primo Haiku di Pier Luigi Bacchini:
“Non sono piume perse trasmigrando
Degli alti pivieri bianchi
    • tremuli fiori morti.”
Ripreso poi da tutti gli altri, a partire da Emily Dickinson :
“L’aria non ha Residenza, niente Vicini,
niente Orecchie, niente Porta,
niente Apprensione per l’Altro,
Oh felice Aria!”
È stata una delle quattro declinazioni del nuovo progetto HAIKU (DOVE PRIMA ERA BOSCO/ARIA/ACQUA/ROCCIA) che inevitabilmente suggeriscono i quattro arcaici elementi componenti (acqua/aria/terra/fuoco) del componimento della natura.
Uno spettacolo in prima nazionale andato in scena, negli spazi di archeologia industriale a nord di Parma, il 27 marzo in occasione della Giornata Mondiale del Teatro e nell'ambito di un evento più ampio denominato “Opening Habitat Pubblico 2024”, che ha visto anche una riproposizione performativa e poi video di “Apocalisse”, ultima imagoturgia del duo Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, già commentata. Grande partecipazione e vicinanza soprattutto interiore.

HAIKU, creazione Maria Federica Maestri, interprete Sandra Soncini, Musica Andrea Azzali, testo a cura di Francesco Pititto, su liriche di Pier Luigi BACCHINI, Emily DICKINSON, Rainer Maria RILKE, Ingeborg BACHMANN, Thomas Stearns ELIOT. Produzione Lenz Fondazione in collaborazione con LIPU.