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“Da piccolo mi dicevano che lo sport mi avrebbe insegnato i veri valori della vita. Ma in effetti quelli li ho imparati anche giocando in spiaggia o in cortile con gli amici”. Da molto tempo la compagnia Scena Madre, lavora e fa ricerca teatrale

partendo dal nostro tempo, analizzando, e riflettendo su quanto accade intorno e ponendosi criticamente rispetto al presente. Anche in questo caso, con il lavoro Liberatutti, (Finalista FIT International Festival 2023 (Svizzera); Finalista Intransito 2023; Selezione Suq Festival 2023; Finalista Premio Inbox 2023) il gruppo di lavoro, affronta un tema su cui bisogna riflettere, ma che spesso viene rimosso, perché molti sono gli interessi economici in gioco: lo Sport che fa male, che genera senso di frustrazione, di competizione, senza via di scampo. Negli ultimi anni l’aspetto agonistico dello sport ha coinvolto in modo sempre più totalitario bambini e preadolescenti. Le società sportive, che guadagnano sul successo dei loro iscritti, e sulle aspettative delle famiglie che sognano futuri gloriosi per i loro figli, impongono modelli irraggiungibili, si espongono i giovani atleti a delusioni, umiliazioni, che conducono spesso a disturbi depressivi e ansiosi, fino all’anoressia, si parla sempre poco dei disturbi alimentari degli sportivi. La conseguenza diretta di questo mal costume è che molti ragazzi poi, abbandonino lo sport, perché perdono il piacere e la gioia di stare insieme. Spesso dimentichiamo invece che la “Carta dei Diritti del Bambino nello Sport” dell’UNESCO dichiara che il bambino ha diritto di divertirsi e giocare, non di essere per forza campione. L'agonismo non è vincere la partita, ma vivere la partita, perché lo sport agonistico non faccia male al copro e alla mente dei ragazzi, è necessario migliorare la cultura dello sport a tutti i livelli, nelle famiglie, nei professionisti dello sport, nei mezzi di comunicazione e negli stessi piccoli atleti. Provate a sedervi nei gradini di un qualsiasi campo da calcio e ad ascoltare i commenti dei genitori sulla squadra avversaria, c’è da tapparsi le orecchie.  Questa visione dello sport, costituisce un grave problema per i piccoli e giovani atleti, perché compromette la loro salute psicofisica. Tutto questo si può vedere e ascoltare nella nuova produzione della compagnia Scena Madre. La regia e la drammaturgia di Marta Abate e Michelangelo Frola sempre dinamica e carica di pathos, coinvolge il pubblico e lo fa diventare componente essenziale dello spettacolo. La parola scenica trascinante e fluida rende il contesto, luogo di riflessione, un ring in cui gettare via tutti gli aspetti negativi dello sport: discriminare chi è meno bravo, giocare solo per eliminare l’avversario. Simone Benelli, Francesco Fontana, Damiano Grondona, Chiara Leugio, Sofia Pagano, atleticamente attori, cavalcano la scena con forza espressiva. “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare. Parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono. Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni”. Con queste parole Nelson Mandela durante la cerimonia inaugurale dei Laureus World Sports Awards, il 25 maggio 2000, invitava tutti a guardare le cose con occhi nuovi, lo sport può cambiare il mondo solo se gli ridiamo quel valore sociale. Proprio come accade per il teatro e in questo caso la compagnia Scena Madre svolge anche una funzione sociale. Per chi è in zona, si può vederli a Bollate al teatro LABOLLA il 9 febbraio 2023 alle ore 10, in una matinée per le scuole.

Produzione ScenaMadre-Co-Produzione Gli Scarti-Con il sostegno di Comune di Genova progetto Start and Go, Teatro Pubblico Ligure-Residenze artistiche Officine Papage, Teatro Nazionale di Genova.